La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 33 - 9 settembre 1924

~ ~-)' ~. ci~TN~E ·1P<\,t~- ( V I s TI\ s T o R I e I\ s ET T I M I\ N f\ L E D I po L I T I e I\ Diretta da PIEROGOBETTI- Redazionee Amministrazione: TORINO Via XX Settembre 60 Abb_onamentoper il 1924L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100- Un n~mero L. 0,50 Ct,i ricev~ uo oumero c;ii ESCE IL MARTEDÌ POSTALE sa~~,o " r,oo inteo<ie abt:>onarsi r"spir,~a il jioroale, altrimenti jli ccotfr,u"rerr,o l'hJvio e clopo un M'J"se proYvedererno aJJa risccss:ic.r," rr~ciiar;te tratta Anno III I':. 33 - 9 Settembre 1924 d O M hl A R 1 O: S. CA1tAMmLT.A: Parlamenli. - G. Mo1«:Av1: Il sacco del parricida. cullura. - Pno,mTEO F11.oom10: Problemi ai liberali. LoMA-r1cu: l.J'a1tunle situazione balcanica. - MAHCHSJ: ha sifu ■ zione Jugoslava. _ Vi.xnGc.eERA : ln1Jenta,io di PARLAMENTI La_ sit_uazione parlamentare nei quattro o-randi 1~:-31 curo~ ùoYe essa ha ancora uu :fficio p1u che i:az10~1alee più che puramente tatticc, ~trebb: JOt1.1tre larga materia a un futuro stoneo cle1 ~rn.blcm~ borghesi del dopo-guerra. N~ssuno s1 è ma1 tro\·ato di fronte a una sinnie ~casicnc per studiare l 'e,·ch·ersi e il dif_ ferenz1arsi di una fonna politica dentro i suoi stcs~ limiti immediati e sotto l'aspetto cli una reazione aatoconservatiYa. 1 veechi antiparlamcntaristi, dubitando di ~ues~ possibliità, oppoucvano al Parlamento tl truto de-i Consigli tecnici_ .ilito~ se altro ce n~ fu mai in questo campo, perch_è non c'è ruente di. p~ù contraddittorie e più iucongruc del Con.stgho tecnico di tipo .: àemocrntico », necessanamente composto di non tecnici e di _pseudo-tecnici : percbè i veri tecnici O sono funzio~ri ~ entrano nei Consigli di funzionari, umc:i seriamente possibili in regime di democrazia, o non si cl!.rano dei Consigli a cui la loro ~sizio~1e li rende age\·olmente superiori. I nuo,"'1 anttparlamentari~ti, non ostante la loro iuevitabile tende11za a ripetere i Yecchi errori, non ~anno potuto, almeno in sede teorica, contraddire così apertamente le loro avversioni alPapoliticismo, <la voler contrappon·e al Parlamento la sapienza apolitica, che è come dire impolitica, degli extra-parlamentari. E hanno escogitato il Parlamento che uccide il farlarnento, la maggioranza artefatta che esclude / automaticamente le forze di minoranza da ogni equ..~ tenzone, ~ le potenze irresponsabil~ e quas1, che dommano senza remissione il Pa.rlament? suici~"l- Teorie e azioni di questo ge- ~ere s1 sono 1nquadrate facilmente nella po1iti:a delI_e dc~t,·e contemporanee e delle clemago. g1e reaz.1onane. Se noi scorriamo mentalmente la storia dei quattro Parlamenti cl 'EUiopa, l'inglese, il francese, il tedesco e l 1italiano, dal 19r9 al r922, troveremo facilmente le basi di un éosì agevole antiparlamentarismo. Fosse l'artefatto dominio del coalizionismo lloydgeorgiano o la dittatura bloccarda francese, fosse 1' instabile equ_ilibrio del Reichstag o Ja cancerosa debolezza dei .: gruppi » italiani, - la morale era sempre che il Parlamento non sembrava ammettere altte soluzioni che il prepotere costante e insuperabile di una parte per tutta o quasi tutta la legislatura, ov,·ero il veloce alternarsi di ministeri legati all'arbitrio o adilirittura al capriccio dei loro malfidi sosteni tari. Se altrove la solidità della tradizione e del! 'educazione politica ha in gran parte compensato questo svantaggio, ha permesso più tardi cli eliminarlo, in Italia la palese insufficienr.a del Parlamento ha contato tf-a le più forti cagioni, o ~Imeno tra i più forti pretesti, dell'odierno stato di fatto. Ma un ritratto delle cose d' Europa nel r924 non può trascurare Ja constatazione che i par- \ lamenti stessi hanno superato la crisi che li travagliava. In Inghilterra. e in Francia, dove essi potevano esgere più semp-licemente imputati cli non rispecchiare come,aJJ'origine la vdlontà collettiva, le elezioni li hanno ricondotti alla necessaria mise à point e hanno restaurato un più corretto reggimento parlruDentare, attraverso la dialettica della uiaggioranza relativa. Iu Germania, dove le elezioni sembravano aver portato come conseguenza un'accentuazione maggiore della dipendellza del governo dal e voto » e dal « gruppo :e, è avvenuto invece che dalla necessità della difesa, economica e politica e dalla coscienza di un superiore interesse di azione scaturisse il consolidamento del pòtere a vantaggio dell'alleanza moderat.-'i. Resta l' Italia, dove le elezioni sono state scientemente dirette a liquidare il Parlamento. Ma i liquidatori, dopo aver per alcun tempo giocato sulle parvenze del consenSo elettorale, hanno sperimentato il duro isolamento parlamentare in cui li ha lasciati via via più chiusi l'opposizione, e hanno sentito con impotente disperazione tutta la vanità della Camera addomesticata. Ora, per bocca di qualche lancia spezzata, ripiegano verso la «costituente» e i .: consigli tecnici >J confondendo malamente una imitazione <le11a vigorosa esigenza affiorata e affermata dalla coscienza. <lei loro più decisi av- ,ersarii e una rinveruiciatura di vecchie teorie soreliane. In realtà la Camera e rinnovata > f! il Senato « rivalutato :i, sono stati in questi ultimi mesi catene sempre più pesanti ai piedi dei loro dispregiatori e corruttori, e con assiduo cigolio hanno ricordato, se non ai sor<li, almeno ai bnouj intenditori, che non è cosi facile mani• polare e addomesticare e calpestare i valori e gli istituti liberali come i nuovi padroni hanno creduto. La ri\·olu;,ione liberale vede, in queste nostre circoJtanze, il Parlamento uei parlamenti: dappertutto, cioè, dove una libera oce di coscienza politica trova modo cli esprimersi attraverso nuovi centri di volontà collettiva: nel comitato delle 01>posizio11iparlamentari e nei comilati locali elci partiti e gruppi <li opposizione. La richiesta de1la •costituente, non fu, quindi, don,. chis<eiottesco atto di spregio della realtà politica, ma s-1ntesi di impulsi latenti che essa vole\·a chiarificare, con una fonnula capace di riassumerli tutti: se il Parlamento non c'è bisogna .: costituire» il Parlamento e, attra~erso di questo, una nuova vita. Nè serve la triviale accusa che in tal modo si ritorna alla vecchia arte délle accozzaglie e delle mi~ele • le opposizioni sono strette oggi in unità di rivolta morale, che 11011 è da. confondersi con una qualsiasi equivoca coa1izione. Domani, la contingente coalizione, in cui questa unità ha preso piede, potrà scioglìersi -'- dovrà sciogliersi : ma l'unità di spirito politico da essa realizzata non sarà seu,-..... 1. séguito, come non sarà senza danno il volerla distruggere una volta ancòra. L'esperienza autifascista ci rivela così le condizioni di vita incf'e.rogabili di ogni istituto parlamentare moderno: quali sono la chiarezza e la fermezza della politica da un lato, dall'altro lo sforzo di attuare una volontà etica che nata dall'individuo, si traduca nello Stato. Il Parlamento a\'ulso dalla lotta politica, arnlso dalla robusta viceÒcla della. volontà popolare, non è più (o non è ancora} un l'arfamento: è mi organo di governo, talora più comodo, talora più ingombrante dei vecchi e sapienti sistemi di dominazione dei soggetti. Ora noi non siamo dei subjecti 1 n€: ascoltiamo le lusinghe del parcetur: noi siamo clei superbi, e vogliamo essere combattuti e combatter~ e vincere. Da ciò discendono la nostra prontezza. e la nostra insistenza a riconoscere il Parlamento Jà dove esso è:, o donde si prepara ad essere. E per questo suoniamo anche la diana contro il pericolo ormai manifesto in mol(i' che si preparano a mettere fra qualche tempo il polverino su queste nuove capacità e forze impetuosamente affiorate, e a considerare daccapo la forma democratica di rappresentanza parlamentare come ar. gomento di giuochi pseu<lomachavellici. Se non è il caso di illudersi sulla qualità del vino che potrà gittare lì per ll la botte rimessa a nuovo è certo· il caso di volere che il vino migliori, no~ si strawino i tralci novelli che promettono una futu!Ta miglioria. i\iia si g1iclerà contro di noi perchè vogliamo i parlaruenti di piaz'l.a. Antisagraioli, anticomizia.. ioli come siamo, non ci pu9,ressere - in buona fede - dubbio ili sorta: noi vogliamo -soltanto un Parlamento di coscienze, e ne salutiamo gli auspici là dove le coscienze si agitano. Soltanto in questo senso passiamo dalla. clisperazione alla speranza. Che se la speranza e la volontà che qui si esprimono si vorranno giudicare eretiche, non troveremo miglicr ri~posta di quella del Cid alla scomunica p0pale: • Absolvedme, dijo, papa - - si no ~erdos 1na.l contado. SANTINO CARA.1\1ELLA IL SACCODEL PARRICIDA E' vru10 dissimularsi la debolezza intrinseca di quell'amalgama di forze politiche, dalÌe pili S\'ariate origini e colorazioni, che va sotto il nome di « cartello delle opposizioni ». Il carattere ibrido di questa coaJizione giova -a1 Fascismo, che ha buon giuoco 11ell'additare alla facilona opinione pubblica italiana il cartello delle opposi1...ioni come una specie di .: sacco del parric-ida », il suppli7Jo cioè che il ,. Diritto Romano infliggeva aJ reo di aver sop. presso il ge11itore: il gallo, il gatto, 1a scimmia, il serpe e 11 parricida, legati entro lo stesso sacco e gettati nel ~evere, s1ù cui fondo, in un groviglio orribile, erano destinati a finire. In origine la pretesa di considerare in u. nico blocco tutte le opposizioui, dalla liberale conservatrice alla socialista bolscev;zza.nte, sembrava ed era un grossolano artificio, paragonabile alla famigerata d.1'\,;sioue degli Italiani in na7.ionali ed antinazionali. Tant'è vero che la, possibilità di =' azione comune qualsiasi era sempt1e stata scartata a ptiori, persino in occasione dell'ultima campagna elettorale, dove pure a\Tebbe potuto costi• tuire una pratica e reale arma di offesa. Fu il Fascismo a proporsi di trascinare i singoli oppositori giù dalle rispettive posizioni, per sospingerli tutti nello stesso angusto recinto. In queste condizioni, sotto l'lncubo delle stesse minacce, era umano che sorgesse un principio di solidarietà e di reciproca simpatia. Ma dopo il delitto Matteotti, ultimo e clamoroso epilogo d'una serie in.finita di soprusi e di violenze, un piano comw1e di difesa apparve improrogabile e sorse quasi spontaneo, partendo dal Parlamento per diffondersi nella stampa e nel Paese. In tal modo il Fascismo ha tolto agli Italiani anche quella che sembrerebbe la meno insidiabile delle libertà: la. libertà della scelta degli runici; ciò che è un raffinato castigo per chi nella vita politica ama sopratutto la chiareZ7.a e la, intransigenza concettuale e pratica. Qual' è il minimo comun denominatore r!t-lle singole opposizioni coalizzate? ~In ve1i.tà tl nr.- mero delle loro rivendicazio.ni è giustamente assai modesto. L' inamissibilità <l'ogni milizia cli parte, )a separazione dei tre poteri, la imparr.ialità della Magistratura di fronte a tutti i cittadiui di un medesimo StatoJ l'abolizione dalle nostre consuetudini sociali dell'autogiustizia e della. rapp1·esaglia, non dovrebbero costituire il credo t'.i un partito, ma le pregiudiziali non più discus,-;e d'ogui ordinato e moderno reggimento politico. Tanto in\·ece è oggi il turbamento della vita italiana che semplicemente per questo gli Italiàni si dilaniano, e sono divisi da. un solco cosi vasto che nessun ponte è possibile gettare tra le opposte rive. La necessità di mettere irr comune le proprie forze per far fronte allo stesso pericolo non è dunque il frutto d'un piano preordinato ma la conseguenza fatale della tattica avvers~a. Nondimeno la eterogeneità di un simile aggregato politico no11 può non lasciare perplessi. E' chiMo, ed è stato tante volte ripetuto, che a una situazione spasmodica come la pre- ~te difficilmente potrà succedere un periodo di calma operosa, e che una serie più o meno lunga di aberrazioni in ~enso opposto non potrà essere evitata. Troppo ,.è il rancore e il sentimento di ribellione che si è auda.to accumula11do in ogt1i ordine cli cittadini tontro gli eccessi sempre impuniti d'wia minoranza faziosa. Troppo innaturali sono le caratteristiche che con mezzi del tutto esteriori si sono volute impon'e al nostro Paese, perchè non ne debba seguire un generale sussulto. Se pér malaugurata ipotesi - e Dio voglia che questa sia la voce d'una sperduta Cassandra - dalle ceneri del Fascismo dovesse germogliare un rinnovato estremismo, è: facile prevedere che non pochi dei nostri odierni alleati sarebbero portati a tributargli indulgenza. I fì losofì. che clistinguono volentieri tra assassini politici e assassini comuni, tra delitti inclivicluali e delitti ili_ folla, cbe sono sempre disposti a trovare attenuanti per le cosidette « aspirazioni ingenue delle masse• J anche se queste si abbandonano ai più inammissibili eccessi - sorgeraW10\ come per incanto. Anzil non avranno che a farsi prestare, adattandolo al nuovo soggetto, il frasario che volta a volta è stato in uso per giustificare le più incredibili aberra7..ioni. Ebbene, se anche fosse vero che lo spettro di tu1 nuovo estremismo si profila all'orizzonte, non per questò ci si dovrebbe adattare al regime inC'iYile che oggi ci governa, come al minore fra due mali necessari. Anzitutto percbè è da speraire cbe le tristi ,icende di questi anni qualcosa abbiano pur insegnato a tutti quanti; e poi perchè non è possibile, non deve essere, che l'Italia debba sottostare alla vicenda ili cadere dalla padella nella brace per risaltare un'altra volta in padella, e via ili questo passo. In fondo, in che consiste 1a profonda sapienza dcll 1arte <li C,ioJitti, qudla c-he alla 1un;.ra g-Ji dà sempre ragione? Egli sembra considerare il popolo nostro C<.>me un adolescente affetto da frequenti crisi di :io,iluppo, durante le quali dà facilmente in escandescen 7..e. E' ,·an~,. sc~<lo Gio~itti~ H_metodo enert;ico della carmcra d1 forza o t1 nchxamo a11a severità degli immortali principi; c:o;n;ene che 1 'e\·idenr.a e i frutti delle dissennate c:..-.;p<:rienze crm- \·incano il minorenne della bontà dei .:.uoi vaterni ammae.::.tramenti. Seguaci di que,,ta. politica - quanto profondamente umiliante! - sono gli immancabili fiancheggiatori di tutti i movimenti cui arride il successo, sono tul-t.i coloro che sanno « in...;.e;_ rirsi nella realtà•, anche se si rtatti d'una realtà che dovrebbe profondamente ferirli. Quanto precede p:uò scmrare· la costituzione cli un alibi nell'.-·entualità di accuse, cli cui abbiamo_ chiaro il presentimento. E così è infatti. Ci par p ,·ederla, al primo sciopero generale, la braYa gente che con diuturna propaganda in tuttte le occasioni e in tutti gli ambienti siamo riusciti a distaccare dal Fascismo, - ci par cli ,·ederla fàrcisi incontro furente e rinfacciarci la colpa di aYer contribuito ad abbattere chi da quei malanni a,·eya saputo liberarci! Ad::usa analoga a quella cbe con insistenza si ripete a carico di quelle frazjoni della. borghe. sia, le quali dopo aver accolto con simpatia un movimento di coraggiosa reazione al pazzesco fenomeno bolsce,;co, si schierarono nettamente all 'oppos:izione non appena quel morimento degenerò e assunse aspetti tali da renderlo inammissibile. E' s~ricameute vero che quella parte dçlla borghesia italiana, che .: grosso modo • può dirsi interpretata dagli scrittori del • Corriere della Sera », appoggiò, almeno indirettamente~ i1 Fascismo a1 suo sorgere. , Ma endentemente quella borghesia rq1e malgrado le sue incomprensioni, sapeva di costituire, senza pofer essere sostituita, i quadri e l'ossatura della vera classe dirigente; quella bor?besi~ cui veniva brutalmente negata ogni rag10ne idea.le nei moYimenti e nella condotta della guerra - della quale anzi, come d'una colpa, le si chiedeva a g;ran Yoce l'espiazione -, non pote\·a nega-re il suo appoggio ad llll fen~ meno quale fu il Fascismo ai suoi inizi. Esso segnò il limite oltre il qual<:; non si doveva più cedere 1 fu sdegnosa riYolt:i contro il disconoscimento d' innegabili meriti, fu 1'affermarsi di una ,igorosa posi7ione di legittima ilifes/. Certo una Yolta ammesso l'illegalismo, sia pure come reazione ad un altro illegalismo, era illusorio sperare di poterne frenare gli eccessi ed iJ fatali sviluppi. Ma dicano i facili critici quali altri mezzi tenevano in serbo per uscire da una situazione divenuta insostenibile, quando il disorientamento era generale e l 'opiuione pubblica sem. braYa chiamata a dare un segno chiaro della su.a volontà. Questo ricorso alla tesi della legittima difesa è certamente ingrato; ma in un paese a scarsa educazione politica come il nostro, la. parte illuminata deJla classe dirigente non de,e temere ili essere fatta segno volta a, volta alle più opposte accuse. • Per avere compreso quanto vi fosse di umano e di generoso nel movimento socialista, fu ac-- cusata di essersi scavata la fossa colle sue pro. prie; mani e di aver contribuito all'esautora~ mento dello Stato liberale. Per essersi assunta la responsabilità dell'impresa di Libia e per la sua condotta prima e dopo la guerra europea, fu accqsatai successivamente di essere stata imperialista e poi rinunciataria. Oggi si vede imputata di aver tenuto a battesimo il Fascismo; domani sarà chiamata responsabile degli errori in cui cadranno i suoi odierni alleati. Ciò non conta. Per noi è geloso amore dei propri con,incimenti, sicchè le disinYolte apostasie non sono ammesse; è volontà di limiti insuperabili, è bisogno cli intransigenza su posizioni ben definite. Il poter constatare che in Italia si trovano sempre minoranze coraggiose che in tutte le occasioni riescono a custodire una tradizione di rispettabilità e di buon senso, è per noi ragione di conforto e cli fiducia nell'avvenire del Paese. GEROLAMO MORGA VI

I J,A RIVOLUZIONE LIBERALE LA VITA INTERNAZIONALE bene prcci~ati. ~e (;J';:1 :vMirittura il me--✓.zo più appropriato per n:alizzare e più compiutamc..,i1t<: fim affatto 01,po-,.ti. :-,;<; i croati, nè gli l<.>- H:11i avi't:bbc:ro altrimtnli potuto pc:rccpfre più prepotente JrJ .&lim<Jlo a. schic:rar~i come tali contro i "{;rh1, riU.:nuti F,<>f1r'affattt.Jri,e a tc'TJt:irc cli fai -.i val<~rccon delle pretc:se nrJn s.<1n1:rrcmi -.urat<:. Ed in Croazia il fo·nomc:no Radk so1'sc in fori.a d<:ll1es:.1:--.pcra7.,ion<: d'una stirpc, c.:hc.:le 1,c:r..;<J11ali i11dina1.i<>ni:illc concé"'.doui vi• sionaric: c,I il 11.;1turak:tono d'ispirato nei dis<:ors-i d'un uomo, ,l'altrondc <"oltissimo e "";,·~ corrit.orc:: st.·mpr<: 1n·<>ntoe S<.-'1lljJre largo della gente: umile, rite:-nnc :-:rt"j(nie:\"identi d'un affollo più si11n:ro e fallivo JJ<..--1' la caw;a croat1. Fra gli s.Jovcni, educati ,tià Wl lunga se,--riedi anni nd una politica pili pratica <..-sJ,rcs-,;a. in una superba organiz.1,azi<mc C:.COJV>mic:a, fur•mr, rese illusorie le -cric intenzioni coJlaborazionistc cldl'ahatc Kcrost<, il due<: rispc.-ttato dellt 1n:1sse Hrr>anc e rurali, al quale il sCJL'il'J della dignità 1u.m t·onsc-nth·a di spingere le dctl.c· i11l<:nzio11isiuo alla clcdizione e:::dal servilismo. L'attuale situazione balcanica l'icnna, agosto , 924 . Anche a chi segua superficialmenk gli avvcnimen~i balcanici ~on devono eS.lìcrsfuggiti i pro• fonch turbamenti e le frequenti crisi che nou disgiunte da forme violente e da colpi cli 'stato sanguincsi, sconvolgono i popoli della vicina pcnillola. La sconfitta microasiatica elci g, cci ebbe 1x:r ?onsegu~nza un radica.le cambiamento di regime lll Grecia che ora, sotto la veste repubblicau . ..1 non meno che sotto quella monarchica di ptima, passa da sussulti in sussu1ti che denotano uuo stato pennaneute e pericoloso cli tu, bameuti t eh disordine. I rapporti bulgaro-jugoslaYi contribuirono 11011 poco all'improvviso prodursi di quel colpo di stato iu Bulgaria che ebbe tulle le carallciistichc di un vero pronunciamento, gravido di cause· guenze impondcrabili 1 che ha finito per sommergere la Bulgaria in una complcla anarchia ap,reu. do una crisi cosliluzionale senza. fine e se111..a uscita. La Rumania pure non \·a immune dal male che lra\'aglia i Balcani: la minacciosa attitudine russa per la questione della Bessarabia, l'agitazione dei Zaranisti (contadinisti) e del generale Axerescu, fierissimo capo dell'opposizione Rumena, non fanno sperare giorni lieti c tranquilli alla , Grande Rumenia • d'oggi. Nè l'Albania si distacca dal quadro generale eh~ si presenta torbido e oscuro in tutte le parti della penisola balcanica: il malcontento delle masse popolari albanesi contro i bey feudali e le agitazioni nazionaliste sboccarono in una rivoluzione n1morosamente vittoriosa, che portò alla cacciata di Acbmed Zogu e dei bey e all'iustau. razione del Governo liberal-nm•ionali..t del \'escovo Fan ~oli. Per ultimo la sorda ed irriducibile lotta degli elementi antiserbi ha indotto la Corona j ugoslava. per e\'itare maggiori complicazioni, a chi.amare al potere il blocco delle opposizioni il quale, ·come è noto, oltre a chiedere la cad~ta del ,·ecchio Pasic, miraYa e mira ad un n[tovo ordinamento statutario, ispirato ai principi di decentramento, di tollera117,..._'l reciproca e cli auto. nomic regionali. Dal Monte Nevoso al Capo Matapan, dal Duiester 41la Voiussa, tutto è in ebollizione e in oscuro fermento. Una volontà ferma ed una mente direttiva unica si è proopsto un programma ed una méta che persegue irriducibilmente, seuza esitazjone alcuna. È 1a nuoYa politica russa che si affaècia per· riconfermarsi e riprendere il suo posto nella penisola balcanica. Senza reclamare professione di fede bolscevica o mutamenti sociali radicali, essa cerca di avviare i popoli balcanici verso la coscienza di un fine comuue e la concezione di un piano solo: la federazione balcanica. E' questa un'idea che ba guidato e iuspirato alcune menti illuminate de11a penisola balcanica anche nel passato remoto e recente : dalla memorabile rivolta (1828) dei cristiani balcanici contro l'oppressore comune - il turco - ai movimenti dei giorni nostri. I Ma negli . ultimi anni non pochi elementi di prima linea han fatto proprio 1'ideale della Federazione balcanica: Radic in primo luogo . il capo dei contadini croati, il partito di Stamboliisky una volta, i montenegrini, qualche eminente uomo politico albanese e Jj.nalmente una frazione dei rivoluzionari macedoni. Ora questi due elementi sembra.no decisi ad andare uniti alla realiz1,a.zione del programma comune malgrado le molteplici e no11 lievi clifierenze che li disuniscono quanto al metodo da seguire, ag1i scopi ultimi da raggiungere, al regime sociale da instaura.re. Epperò anche gli elementi non federalisti CO· me: i rivoluzionari della Ma.cedonia, capritanati da Teodor Alexaudroff e Peter Ciauleff, i nazionalisti montenegrini e quelli albanesi di Kos· sovo, che propugnano l'indipendenza assoluta dei loro paesi, hanno finito per aderire al blocco di coalizione delle fon,e rivoluzionarie balcaniche che-, unite, si preparano ad abbattere 1'attuale stato di cose nei Balcani, inviso ed intollerabile i11 egual misura a tutti. Il programma della nuova coalizione balcanica, come si vede, è concotde e chiaro, per quanto concerne la parte negativa. Raggiunto lo scopo non è p:revedib1le come le va.rie con·enti politiche ed i vari aggrup·pa.menti etnici potranno collaborare per la ricostruzione e per _1'instaurazione di un nuovo edificio sociale e statàle sulle rovine del vecchio regime demo1ilo. Ma certo tutto l'assetto politico dei Balcani avrà a subire ~rn mutamento reciso e radicltle. Sa'l'à questo nuovo ordine la bolscevizzaz.ione dei Balcani? Oppure la Federazione Balcanica, cli tipo piccolo-borghese e democratico, sarà composta cli una infinità cli Stati nazionali e cli pro. vincie autonome? O piuttosto i vecchi piccoli Stati balcanici coll'aggiunta del Montenegro ri. sorto, di una lVlacedonia e Ull3J Croazia indipendenti e di una Albania ampliata e ricostruita? A qua.le fine tende la politica balcanica Italiana.? E quale corrente e tendenza essa ineferirebbe e seconderebbe fra. le tante esistenti nel1'ambilo della coalizione attualmente costituitasi sotto gli auspici della Russia? Giova tener present.e thc, nwlgrado un <·t-rto malumore: contro la n;<.·<.-ntcpolitita italiana di amici,-,ja e di soslcgno al g<>V<:1'110 di 1':u;.ic che sembrava diretta a contribuire al <·011solidamt11to della Jugoslavia del vccdiio n:gi111ce 11011o:sta11tc i cosi detti « errori clclla diplomazia italiana•, l'Italia 11011 ha tJcmid nei Halca11j 1 1tè j compo11c:11lila nuo\·a coalido11c hakanita 11utr0110 sogni impe.riali~ti o di 1i\·incitc ro11lro chicche~ sia e tm1tome110 contro l'lt:ilia Bisogna. almeno che nessuna lusinga di sogno rc;:1ziouario venga opp<1sto alle nuO\'C Ione baka11khc. deve essere ben cttiaro che queste hanno JX!r sé l'avvenire. I>. 1,0~1.\TJCII Da Pasic a Davidovic (dalla dillatura al regime democratico) Eta in trn fYc\e.-;cd'Europa un capo di Governo che si dichiarava i11dispc11sabilc: intorno a lui s'era creato il milo clc:ll1i11sos.tiluibilità. Si affermava che via lui, il pucsc sal'ebbc precipitato nell'anarchia e 11cl ca°". Epperò si cer. cava. cli far colpo sugli auimi pavidi, per quanto sinceramente p1·eoccup0ti delle ~rti nazionali, facilmente suggestionabili, con l'ine~orabile di. lcmm'}: per la salute dello 8t~to e ciel popolo o lui, o nessun altro. r'.,(Ia dire il \·ero il capo di go,·crno in parola possede\·a w.1a risorsa inesauribile di abilità politiche, {Xlrlamcntaci e di esperiem',e per dirigere la cosa pubblica. Difalli lo si era visto affrout.are mille sede sitaazioni, molto spess0 con successo e comunque mantenendosi sempre a galla. Kon si dimenticava soprattutto la sua capitale benemerenza: quella cioè che si dové\'a ' a ln1 {)'ÌÙ che ad ogni alti-o artefice la lras{01·- maz.ione d'un paese pkcolo, povero ed insidiato in una pctenY...avasta, ricca di energie e rispet· tata. In motnenti più recenti egli era divenuto l'uomo <l'ogni c1isi, apparendone anche il dominatore per eccel1en7.a. Si gitmge,;a ine'v;tabilmente a lui anche quando ·nel corso d'una. soluzione lo si sarebbe Yolentieri. lasciato da parte. Della sua posizione di signoreggiatore politico i. segni forieri d'un imminente tramonto si retidevano sempre più lontani. Da ultimo anzi apparin1 audacia JXl7.,7...e5Ca pur anche- il tentativo di scopri re una .sola traccia <Lei detti segui foderi. M:a Nikok Pasic (parlo di lui e non d'altri e 11011 violQ: i limiti dello Stato Jugoslavo entro il cui àmbito voglio soffermarmj)i affacciato ricolmo di forze e cli ,~rtù taumatu~giche e re:16 mito, che incombe e SP'J.venta, per quanto si~ stato lUl genuino capo costruttore della grandezza. e potenza jugoslave, quando in fine più che mai si lusingava che il suo potere di dominatore non SM"ebbe cessato che con la morte, si è visto - con sua stessa. sorpresa - messo da parte e costretto a cedere le redini del g<>- verno ad un uomo di Stato, dalle pretese molto p-iù modeste e molto più lungi da ogni velleità dittatoriale. E per questo muta.mento che colpiva inesorabilmente il gigante nou si è m.ini111an1ente commossa 11 opinione pu.bblica jugoslava. Neppure i serbi, che sono orgogliosi del possesSd. d'un Pasic, considerato come la più schietta esJnes&ioue delle ,~~tù politiche della .stirpe; e neppure gli « oriunasi a, o fascisti jugosla\'i, che· minacciano il fi.11di mondo ad ogni piè sospinto e che avevano trovato nel vecchio statista la tollerama. più benevola, per ogni loro bravata - au001~ più che n~ gabinetto Pasic collaborava con tanta influenza il loro protettore e padre spirituale Svetoza.r Pribicevic - seppero accenna.re un solo gesto che dimootrasse una couttarietà al matamento subentrato. Ed il mite e colto Davidovic, con tutta la su.a. calma di professore in ritiro, veniva ad assicle.rsi al governo del paese, deciso coscientemente di avYaJ.entisi di quei metodi democratici, con cui si cerca nella maniera la più larga possibile di ottenere le partecipazioni e. cli clistribuire le responsabilità per l'esercizio del potere pubblico. * * * Pasic nel go,·ern~rc la Jugoslavia aveva. va. gheggiato una dittatttra. di stirpe. La stirpe serba non doYeva confondersi, con le sue precise caratteristiche, fra le altre stirpi che avevano concorso alla formazione dello Stato jugoslavo, m.a vi doveva all1incontro eccellere, come quella alla quale le altre doveyano essere semplice. • mente debitrici clella libertà. Anzi queste dovevano riconoscere in quella la vincitrice, che le aveva trattate con generosità frate111a e le aveva, chiamate ;ad ass1dersi al desco d'utt..'1.stessa famiglia,. I,a dittatura di stirpe diveniva. una dittatura di partito solo incidentalmente, quando unico il partito ra.clicale serbo - nella sua stra.grande maftgioran7..a almeno -, acccdc\'a, per quanto tratta.vasi di chiarire la posjzione dei setbi nei riguardi dei croati e degli slo,·cui, al ptw.to di vista di Pasic. Ed una r'agione ancora più incidentale determinava ad essere una dittatura 5('mplice1nente personale quella che dove\·a essere una dittatura di stirpe prima e di partito poscia. Non a.Itri che Nikola. Pasic poteva essere ricouosciuto ca.pare di essere tut dittatore per una. dittatura, quale erà qttella da lui coucep~ta. 1Vla la dittatUJra eta anche per Pasl.C' l' f!,rma me.110efficace al raggiungimento di fitù sia pure C'n po' d-i riflc..-<;sioncavr<:bhc fatto comprenùerC' agli uomini nl pott:r<: d1<: perfino con i radic-iani sal'<:bbe st:,to da parte loro una molto facile impresa l'intendersi. E l'intesa con K<>· rosee, più ,·olte a11che tc:nt.ata, era condit..ional:t soltanto all'abbandono d'ogni mir-d. an.nientalrice. Itn·c.-cc dcrh·ò, risultato logico e naturale, l'opposizione, destinata a rendersi sempre più recisa, contro qu<:lli, che::per i loro fini e metodi di go\·crno, ne c.-rano escltLsl\·amente responsabi Ii. Come l'opposizione contro la dittatura di Pa. sic prese co11sistcnr.a, si vide inasprirsi il disagio interno della Jugoslavia con una di quelJe aberrazioni politiche che se perseguite, sono fatali ed inesorabili piaghe corr0<litrici clellc sorti d'un 1x1cse e d' un popolo. Pasic\ cla \·ecchio parlamentare, pure assumendo nel governo il carattere e le ftmzi011i cli tlll dittatore, si face\·a scrupolo di presentare il sno ministero al di fuori di una qua1e certa base parlamentare. Osò solo per alcun tempo di avvalersi della collaborazione unicamente di uomini del suo partito, ma poicbè i radicali da soli costituivano ana minoranza troppo palese nella Skuptciua, essi, per rnl& di Pasic, si riunirono, in ttn modo che pan·e definitivo, con i così detti democratici dissidenti, capeggiati eia Sn~tor,ar Pribicevic. E' da notarsi che originariamente vi era un solo partito democratico, che si proponeva di sostitui1•e - ancve contro, come abbiamo già compreso, alla stessa coucez,icme su.lJ I ordinamento delle stirpi entro lo Stato di Nikola Pasic - alle tre stirpi serba, croata e slovena con le rispettive differeuzi37..ioni, u11a ·sola nazione jugoslava entro la quale non sarebbe stato più il caso di distinguere nè lo serbo, uè il ct'oa.to, nè lo sloveno, tiia di ricoouscere invece niun altro che lo jug05la,~o. Era un tentatfro questo che avrebbe dovuto cozzare contro la possibilità pratica, e quindi, pur- 'tnru1teuendosi il programma teoricamente 1 quale cr'a stato fissato in origine, nella realtà esso doveva mauifestarsi in seguito, secondo L'l mentalità ed il temperamento degli uomini che lo propugna.vano .. E si prccisnr01101 anche sotto la pressione delle vicende politiche, le due diverse ,correnti democl'atiche denominate dai nomi dei capeg- ~ giatori, co11·ei1te di DadidoYic e corrente di Pribicedc; ma mentre per il primo tratta.vasi cli accomtrnare i cittadini jugoslavi in un complesso fraten10, av\-alendodsi dei mezzi più efficienti della persuasione, per l'altro trattarnsi invece di perseguire un'attività spietata• mente sopraffattrice e dolentatrice ad un in. tento di livellazione. Epperò il clistacco fra i davidc,;ciani e i pri. biceviani si accentuava sempre più netto; anzi e negli uni e ngli altri et'a sempre più acuta l'ansia di mettersi recip:rocamentc in aperta antitesi. Pribicevic ed .i suoi \'Ollero, u11 brutto giorno, es-sere il ptmte11o più sicuro per garantire la dittatura di Pasic. Questi, nel momento che accettava l' inco11clizio11ata collaborazione di quelli, ebbe il torto di trascurare quanto il leader democratico dissidente si 'f)ropone\·a cou l1allean7...,1..Alt1·imenti Pasic non si sarebbe non accorto che Pdbicedc intendc,-a instaurare come metodo di goven10 ]a_ \tiolc.nr.a per provocare uno stato pennanente di guerra civile fra i citt,_1.clinijugoslavi. In qltesto stato permanente di guerra ci vi le sarebbcto pullulati i profittatorl per repri111ere e dominare g1i altri cittadini. I quali ultimi avrebbero dovuto essere paghi cli servite in sil~nzio. E natu.ralme11te i pochi 1>1-Ì\'ilegi:1ti assettori della Nazione ::;i sarebbero schiera ti an11ati contro tutti i rimanenti allatti inermi e costituenti l'antinaz.:ione. Imma11cabilmcnt(! lo stesso Pasic &1.J·ebbe stato prima, o d'opo, soppiatato da Pribice\ic, la. cu.i collaborazione avrebbe intanto servito 3 dedare dai fiui intesi ed a compromette.re in sensi non voluti l'attività politica del Yecchio uomo di Stato serbo. E fu un'aberrazione politica e pa1-Yeun'odiosa tirannide questa. p1ù recente intesa di governo fra P.asic e DadicloYic. l\1la di fronte ad essa le opposh,ioni non ebbero più riserve o scrupoli. Caddero anche iu esagerazioni, su.lle quali d'altronde si shi,r...,.-~rrìla speculazione dei domiuatod. Ed il J)lroposito identico <l'.i tutte le OJ>PO" sizioi1i di abbattere il governo conculcatore ne recò 1'ìnfrangibile solidarietà ed il fronte =ico d'ùppc.,.:;izim1t::,cht: s' impt.:miava suJ tnnomio lJavidovw-Koroscc-Spaho; rii Daddo\.ic-, il lea- <k-r clc·l gruppo democratico che disponeva d'un magg-i<,r n11merù rlj mandati alla Carnera; d: Korosc-<, .il c:1rx, <lei <1istiam:,.:,c,cia)j sloveni, < di Spah<,, il più antorevolt esponent,, dei mu,;. !ò.Ulmani~><J;,,niaci,che, come partito té.ngono nel l'arlamc--11to uu numE:To cO!->picuc, di rapprCS<..""ll.- LJinti. \prx:u·(..-11tt.-m<:nte i ra<lidani c.--ranofu,,ri del blù<•c-oddl<: <JJ>JJfJSizkmi,ma in S<Y.-.tanr..-"J ne: co- ,;tittdva110 il n<---rbo;gjaccht qut.."tc p<:r il con. ,-,,r~,, cli q11eIJi \·ennerc, a. cfr..p,.,rre d'un 'incontra~t;Jta maggioran,r.a parJamc.-ntarc. I radieiam difatti ~Jlo qu:mdo videro che avrebbero e-on 1'app<,rt,, ,]e) ](Jrr.1 numc.--roalle <Jf>r.,,oc;izfoni mess<, in min<Jran1..a all:J Ca.mera i ç,..6tc.-nitmi dj Pa.,;.kq < 11 J•ribk<•vic n<m :,j a..-.tennl-'l'O più <lai lavori 1.r:1rlamc,-ntarie qua.'Ji si f.lTtt:ipitar,.mr, :illa Camc.-ra appunto per a.-;.sicurare la mag-gir.,ran.1.a alle Of!J)('> i1,ir.1nie per <;ost<.--nt.-•rle n<-lla !otta 11(:"• <·c..,;.;;.aria JJ<~r afferrare la :.;.uccc.....__ ir,n, al J..<,t,-r,· • . . Jl fronte unico delle oppr.>Sizion-in,u la mng-- gior:uw,a ormai garantita alla C.ame:ra e <''On il <:001~11~ !';<:mpr<:più largo che an<lava at·quisl.:1mlo fra tutte l<-"....tirp-i <lella Ju~o-,J:nda, anche pt:~rchi• oltre ('hc un ci.JmfAtt, di u,nrih:i..- :zionc si pr<,1igge\·a pur quello di rig-t-neratl,n.• d~lla , ita pubblica, dtsiderandola epurata <la <Y..{ni•mmoralita e <la ogni corruzione, ~i afia<·· ciò ad un tratto quale una tenih11t- minar-ria alla d1ttatura. Epperò gli uominJ dd g-,.,,·"--rn" non e;itarono a decidersi per Jo ~ugJlmento clclla Ca.mc-ra e per le nuoYe elezioni, che. fatte con i meloclj propri delle dittature ,arebb<:rr, ,·al~, secondo il loro pensiero, a debellare i partiti d'opposizione. ).fa la Corona non si lasciò convi ttc(:'.fedi scostarsi dalle vie costituzionali più immediate, quando con 1' incamminarsi per le ~tesse era possibile <li rimediare ad un disag-io politico parlamentare. ~eancbe di fronte ad una. cri:-,.i ministerial~, prm:ocata, a quanto sembra, a bella posta, il Re jugO"larn rnlle consentire allo scioglimento della Camera ed alle nuoYe elezioni. Pro,·ò in,·ece ad associare in un.ri concorde atti\;tà di go,·erno, confonr.e i :rigidi principi costituzionali, e i sostenitori •iirt:tti di Pa~-ic (h~ciando da parte soltanto quelli irriducibili di Pdbice,-ic) e gli oppositori. E certo la fatica generosa del \·enerando Lplba Jov.,noYù·, il radicale presidente della Camera, uomo di indi~sa autorità, di esemplare:J rettitudine e degno di generale estimazione,· sarebbe riuscita ad accontentare il \'Oto della Corona, se:: la disciplina del partito, in maggioran.z.1. condividente il punto di vista di Pasic, non lo an,sse sopraffatto. Venne allora così improY\°i~ alla luce t1 gabinetto David.odc, gabinetto dai precisi principi democratici e di schietta collaborazione, che richiede dagli uomini che lo compon. gono acl un fine cli vantaggio collettirn, chiara responsabilità e rinuncie anche dolorose e che si imJ>eeonarisoluto di raggiungere un'indi~rut. tibile unità di spiriti e cli forze di tutti gli jugosla,·i, a\·,·icinando i programmi, conciliando gli intenti cd armonizzando interessl ed aspirazioni. Le op,po:,izion.i sono oggi paghe di av\.:re stretto un patto, che resiste a.Ila terribile pro,·a del potere ai radiciani anche senza la <liretta partecipazione al governo, ne danno l'apix>ggio Yerso prome&-.e di compensi misurati, che :non tangono affatto nè l'u11.ità, nè gli ordinamenti statàli .. Ed i radica.li? Anche fra questi fedeli soldati di Pasic, si notano dei sintomi d'una clisposiz.ione a trattare con tutta benevolenza, che può mutarsi in breve in fiducia., il gabinetto Daddodc. lu ogni modo il risultato più concreto raggiunto con l'aYn~nto al potere del nuovo ministero, è l'irolamento, che sempre piu si rimarca, cli Pribice\;c, il fanatico assertore della ,;olenza per spuntarla con i diritti della nazione, che maschera il pri\·ilegio, contro l'antinazione, che in questo caro 11011 è altro che la stra.grande maggioranza dei cittadini. E un isolamento quale è quello di P1;bice,;c, non è la manifesla7.ione più cddente cli una morale ben meritata condanna. \'l)ICEè\ZO ~!.\RUSSI G. B. PARAVIA & C. Editori • Librai - Tipo1!r11fi TORINO- MILANO - FIREIZE- ROMA- NAPOLI - PALERMO Biblioteca dei Classici Italiani , .. D..\XTE ALIGHIERI IL CA·NZONIERE a cura di GksEtPE ZONTA j L. 90g-ni p~sia, in qne-sta ed.i7✓ione, viene iutro~ dotta. da uua noti,-~ia storica circa. il moonento della vila di Dante, 1n cui ,·enne ~critta, alla quale !-li aggiunge nna bre·e ~in1 :e-i '-1cl contenuto di essa; .finalmente \;eue notato il valore estetico che ha sia in se stessa, sia relath-amente alle altre composizioni. Segue I_X>i1a esplicarione di parole mal note o che abbia.no QUO speciale significato, oppure la minuta parafrasi di w1 periodo o di una strofa,. per illuminare chi legge rntorno al significato a.et passo difficile. è da 1ironoscere in questo uovo commento ddlo Zcnta il pregio di una finezza non comune. Studi Da11teschi diretti da ~tCHELE BABBI, \~olumo settimo, Firenze 1928, pag. H.6. GIUSEPPE BARETTI PROSE Scelte ed annotate da LUIGl PICCIONI L. i2-

LA RIVOLUZIONE LIBERALE INVENTARIO. DI CULTURA r.aio e colorito di tratto in tratto come da sprazzi cli luce di un potente riflettore, è il documento più significativo di un mo• I. L'orologio smontato Durante qu,esto principio di secolo abbiamo festeggiati molti centenari, che ci riconducevano agli uomini ed alle cose del principio del secolo XIX. Purtroppo quelle fosticciuole ci hanno fatto mep"lio comprendere come si sia allonLanato da noi - ancor più che nel tempo - lo spirito di quegli uomini e di quelle cose. Non da curiosi, ma da uomini di studio, rifacciamoci per un momento a un secolo fa ed entriamo nel Gabinetto Viessieux, istituzione nata da qualche anno appena, e passiamo in rapidissima rassegna fra le pubblicazioni recenti, quelle di maggiore importanza, che hanno avuto la più larga eco nel pubblico, e che hanno formato le più profonde correnti di pensiero nel deDennio immediatamente seguìto alla restaurazione. I Sepolcri sono dell'epoca antecedente, ma sono ancor vivi nell'anima del pubblico, che inconsciamente sente trasfondersi il precorrente spirito romantico di Foscolo. Da Foscolo a Manzoni, anche allora, prima che la critica lo assodasse, il passo non era molto lungo. E Manzoni doveva già trionfare nel 1824. Sono del 1815 i primi quattro ·inni sacri, del 1819 la Morale cattolica, del '20 il Carrnagnola, del '21 il Cinque maggio, del '22 I' A.delchi e la Pentecoste; e già tra il '21 e il '22 comincia il segreto travaglio ohe lo porterà alla più alta prova. Da Milano, così ricca di vita letteraria e battagliera ed amante di novità, sopravvenivano i fascicoli del Conciliatore, che riaccendevano le dispute scoppiate all'apparire della Lettera di Grisostomo, fin dal 1816 ; e da Milano ancora, insieme con i volumi della Biblioteca italiana (che sopravviveva letterariamente all'epoca napoleopica, schiacciata moralmente sòtto il sussidio austriaco) venivano anç'):le i fascicoli di una pubblicazione periodica alquanto eclef;tica e confusionaria, ma compilata da un editore nuovo ·ed intraprendente, Fo_rtunato Stella, lo Spettatore, che per primo lanciava nel gran pubblico un giovane nobile ingegno quasi dissepolto dalla biblioteca di una casa patrizia marchigiana. E insieme con le p,rime 'prose dello Spettatore ed altri lavori filologici', tra il 1819 e il 1826 si svolge e matura rapidamente buona part.e dell'attività poetica di Leopardi. Nella prima raccolta del 1824, insieme con le tre prime canzoni troviamo, p. es.: la 1 canzone Alla Pri~ rnavera, I' Ultilmo canto di Safto, I' Inno ai Patriarchi; e sono del 1825-26: L' Infinito, La sera del dì di festa, Alla luna, La vita solitaria. E in quello stesso periodo si compiva la formazione spirituale di Tommaseo e Mazzini, di Troya, di Rosmini, di Galluppi e di Colecchi. Si può dire che il germe di tutta la fioritura intellettuale italiana del secolo sia in questo primo quarto di secolo; gli anni posteriori non aggiunsero, degli altri elementi (ondamentçJ.li, che il pensiero di Giobert-i •(che è poi un tentativo di sintesi eclettitia) e degli hegeliani napoletani, con, a fianco. De Sanctis. Chi avesse voiuto dare un,o sguardo complessivo a quella stupenda fioritura d'ingegni dovevà riconoscere 1conprofonda ammi-_ razione l'affermazione di un'· Italia nuova. Le ·stesse nostalgie medioevali importate d'Oltr' Alpe, in quanto motivo poetico, diventavano, nelle loro e.spressioni più originali un richiamo al1e tradizioni della Patria \n ore più gloriose (si ricordi il Medio •Evo corrusco d'armi sognato dall'esule berèhettiano); o· un'aspirazione altamente patetica verso la giustizia divina, sia che esali - dal fragile petto di Ermengarda, sia che si sprio-ioni dal cuore infranto di un Na.po1eon~; o ufl appello alla dignità tlell'individuo e all'eguaglianza umana, eguaglianza non più giacobina, ma cristiana, ma pure eguaglianza, c110si riaffermava in un atto di protesta civica. (Tutti fatti a sembianza d'un so/o figli tutti d'un solo r-iscatl:9... ) Anche l' Italia, dunque, in forme sue, cementava il nuovo edificio, quale sorgeva al chiudersi de!LeJguerre napoleoniche. I potentati vincitori a congresso, sfmttando alcune formule astratte, potevano dane alle parole ordine, pace il significato cli qu ietism-0,; ma per quelli pei quali aveva avuto una parola lo spirit_o tragico degli anni turbinosi, che ancora echeggiavano cupamente nell'aria, ordine, pace non potevano significare che una più s:Lretta comunione con Dio; una più fervida invocazione alla Provvidenza, ali' amore del prossimo; un più intenso ripiegarsi dell'anima su se stessa, e quindi la ricerca di una nuova coscienza e il bisogno di riaffermarla, oggi nella ribellione evangelica di fra Cristoforo, ·domani nella ribellione civica di Ugo Bassi. OrdinP, pace.. mento, in cui si accostavano alle sponde del!' Italia letteraria le onde già in moviNon sentiamo, oggi, intorno a noi rie- mento delle nuove tendenze, delle nuove cheggia~e frequenli le medesime espres- morJc nel pensiero europeo. li vigile ed s 1on1 ? bppure sono raccostamenti del tutto asluto pescatorn abruzzese si aff;ettava a supernciali. Nulla di peggio che fermarsi gettai-e le reti in mare, e metteva in mostra alla facciaLa delle parole. nel suo acquario tutto quanto aveva rlìcato Noi parliamo oggi di ordine e di pace con la rete. facondo wnlo egli, stesso, del resto, una lucida coscienza di parlare in una più della iridescenza delle! scaglie che della stanza vuota, e quindi con una intima e qualilà della pescagione. insuperabile insoddisfazione, che invano Comunque l' esempio e il successo da~- alcuni tentano cli celare anche a se stessi. nunziano affrettarono il movimento cli a~- Basta un minimo di perspicacia per accor- sorbimento che appariva necessario in congersi che si è rnggiunlo un ordine esLeriore scguenza del fatto che non si era determicd una pace fittizia, e non tanto perchè nato fine, allora un moto interno di rinnoi plenipotenziari di Versailles hanno com- vamenlo. Si noti che le nuove correnti di messo questo o quell'errore, questa o quella pensiero europeo entravano in Italia quasi rngiuslizia (ciò avvenne egualmente a Vien- di contrabbando, tra le pieghe della lettena e in tanti altr-i congressi diplomatici), raLura d'arte o addirittura della letteratura ma perchè dentro e fuori di Versailles cosiddeLta amena: questo perchè dopo il non aleggiò uno spi1·ilo creatore. '70 il pensiero speculativo era vissuto d'imL' ordine dei fatti procede clall' ordine prestito, e impigriva nella scuola, che dcdelle idee: è malinconico _ ed· è una ri- clinava a visLa d'occhio. Le dottrine positiprova delie nostre deficienze culturali __ viste avevano avuta la loro parte di bene; che in Lempi di moda idealistica ci sia così ma erano giunte "di rimbàlzo e già prive frequente necessità cli ri,cordare un prin- di elasticità. Giunsero troppo tardi per cipio elementare come questo, che solo ci avere una elaborazione nazionale (uso la difende dal dare alla storia un significato parola senza alcun senso «sciovinista"· Il puramente casuale, cioè nessun significato. pensiero di un paese dev'essere ripensato Ora, mentre la fine del secolo XVIII è uno in un altro, perchè possa essere conservato dei più vivaci risvegli di .pensiero della in vita e trasmesso altrove o ad altre genestoria umana, la fine del secolo XIX è u'n razioni). Ma il positivismo si affermò in torbido tramonto di un' età critica. Basta Italia quando manifestava già- segni di pensare ai valore rappresentativo ed alla crisi nei paesi di origine, e la nostra decainfluenza vasta e dissolvente di Nietzsche clenza accademica non permetteva l' auclaniel trentennio che ha preceduto la guerra; eia. di un tentativo italiano di soluzione ma forse il peggio ài tutto non fu tanto della crisi incipiente. la immediata influenza di Nietzsche, quanto Era quindi naturale che la giovai'te gelo strano mescolamento che seguì al sovrap- / nerazione si sentisse spinta, al di fuori della porsi del!' alta influenza del pragmatismo. scuola, a vedere altre cose di là ùalle Alpi. Il pragmatismo, nei paesi anglo-sàssoni, Fu una corsa attraverso i giardini di Ardai quali si dipartì, trovava i suoi confini micla. I pomi vietati furono porta.ti come ed il suo equilibrio nella forma analitica tesori - e non sempre lo erano. del pensiero, niell' istinto realistico, nella Aver tracciata la genesi _di quel movitradizione puritana della razza. Nell' Eu- mento significa anche averne indicate certe rapa'. continentale vennero a mancare J'wno caratteristiche e certe Lare originarie, le o l'altro o· ~utti quei contrappesi; il prag- quali lutle si potrebbero raccogliere sotto matrismo fu raccolto da una generazione di la parola: improvvisazione. Una prova nietzschiani deçadenti, e si verificò un con- molto significativa è offerta da una ossernubio che direi belluino, che portò a un vazione di natura filoìogica - onde a qualindividualismo egoistico sistematico e ret- ouno potrà parnre pedanteria il rilevarla, torico insieme, che avvelenò un po' tutti. • mentre I,e conseguenze furono estese e proIl simbolo più caratteristico dell'epoca nella. fonde. Il nuovo gusto aveva il carattere sua forma di follìa della vertigine, è il spiccato di un cosmopolitismo saltuario e costruttore So.Jlness. L' Europa tutta, neb irrequieto; però le fonti, alle quali si abbefatale agosto del '14., fece la fine del costrut-· verava erano più di prima in fortissima t S Il I prevalenza francesi; vale a dire che alla ore o ness. 1 Le giovani generazioni che ancòra imma- Francia non solo chiedeva largamente la ture sÒrpassarono ·1asoglia del nuovo seco,Jo produzione francese, ma si adattava volene si trovarono quasi d'un balzo di contro a tieri e senza scrupo.Jo per raggiungere in una delle grandi catastrofi della storia, modo molto approssimativo la cultura erano in condizioni d'inferiorità morale ed straniera attraverso traduzioni e spesso inintellettual,e e furono ,tifavolte. La loro con- fide manipolazioni. dizione, g-ià di per sè stessa critica, di Con poca fatica si riescono a trovare alnuovi enfants du siècle (di un secolo cioè cuni filoni di cultura pseudo-cosmopolita, nato con un cataclisma) ha prodotto un sulla quale è facile riconoscere alcune etimalessere più acuto per lo spaventevole chette di grandi case editrici francesi: le vuoto intellettuale che gli avvenimenti bru- bibliòteche filosofiche di Alcan; le pubblitali di una guerra oltrem-0do « meocanici- caziòni del M ercure de France (attraverso stica,, e senza poesia (con molta rettorica, il quale P- es., c'è venuto- Nietzsche), la che è l'inverso) hanno operato sui campi Biblioteca cosm-0polita di S,tbck (attraverso del pensiero già mezzo dissodati qualche la quale c'è venuto Ibsen) ecc. Questa defianno innanzi. Nel bel meglio delle guerre cienza originaria ha lasciato tracce pronapoleoniche il secolo XIX si apriva con il fonde, che ancor oggi sono riconoscibili - Genio del Cristianesimo,- Barbusse, Guido e talvolta ci balzano davanti quanto n,eno da Verona e ì discorsi di Wilson, avrebbero oe l' as.pettiamo - malgrado la sopravvedovuto sollevare i nostri cuori o il nostro nuta opera metodica di nuova oominagione intelletto durante l'ultima guerra. Questa compiuta dal Croce. Ma il' Croce, a mio è stata la vera crisi di Versailles. avviso, è stato sempre un solitario, anche * * * A quella crisi generale l' Italia non ebbll da opporre argini ·di nessuna specie; avvenne che anche gli elementi più vivi e forti della sua cultura contribuirono a solleci.tare l'opera di disgregamento della viLa culturale. Dopo il '70 l' Italia aveva avuta una vivida fioritura letteraria. L'impressionismo e il naturalismo regionalistico, assorbendo con duttilità spesso felice le formule del- !' estetica naturalista francese·, e favorito dalla reazione partico-larista contro l'accentramenl-o ad oltranza della destra, dettero opere altamente significative, sia in letteratura che in arte. Però lo spirito animatore era già ritardatario e _quindi destinato ad un afirèttato sviluppo e ad un rapido declino. E' questa in buona parte la ragione intima diel frigido rispetto - convenzionale per molti - che si fece subito dopo, il 1890 intorno a Giovanni Verga. C' è un Iibro che ségna una data nella cultura del tempo: Il trionfo della morte - 1894. Quel barocco accavallarsi di pervertimento erotico e di sino0ro culto dell'arte come unica realtà veramente sentita, di wao-nerismo e nicianismo e di nostalgie regio~alistiche abruzzllsi con 1 una persistente cr.eclenza arcadica nella. potenz.a miracolosa delle forze primitive; ·il tutto mescolato con incérti tentativi di simbolismo e con pretese d'indagine di psicologia sperimentale, mesS-Oinsieme alla rinfusa, come in una sala di >'endite all'incanto e illumiq·uando non pareva così, e sulla· sua opera mi fermèrò dopo aver finito di tracciare le linee di questo·, che si può chiamare il vero ,e;proprio movimento di reazione cosmopolita delle generazioni dell' 80. Questo dunque passò per due stadi. Il primo fu di .quasi passività so-tto le influenze straniere. Aperto da artisti, come i1 D'Annunzio, o semi-artisti, come il Nencioni - che fu per qu,esto rispetto un pre-. cursore - esso mantenne il carattere precipuo di dilettantismo, estetico, che assorJjiva pe,r altro da alcune manifestazioni analoghe, di pow anteriori, della letteratura franco-inglese. Questo p0riodo è fissato nella nostra mente da due titoli: Il Convil'o e Il Marzocco. Meno nota è una terza rivista, che ebbe breve, ma non ingloriosa vita. a Napoli, Flegrea, tra il 1899 e il '901 e che acquista maggioro importanza pel fatto che insieme con alcuni epigoni del Convito vi collaborarono il Croce ed amici ·del suo primo circolo (un frammento del- !' Estetica fu pubblicato la prima volta in quella rivista). In confronto a quel primo stadio il secondo, costituito dal movimento fiorentino, che si raccolse •intorno al Leonardo, al Regno ed alla dee (1903-1914), si presenta come uno sforzo maggiore di assimilazione, un desiderio di uscire dai modi del dilettantismo e cli tentare una rielaborazione che avesse una impronta propria. •Fatta giustizia a queste intenzioni, e riconosciute le qualità individuali dei più brillanti ingegni che presero parte a quel movim,ento, un giuòizio riassuntivo sui I • 1315 risultati di esso nella storia nella nostra cultura non può essere sostanzialmente molto diverso da quello che si può dare del periodo precedente. Il " materiale » importato clurante quel tempo per opera di quegli scrittori fu indubitabilmente ricco: atrtraver;;o il Leonardo e la Voce furono conosciute, per lo meno approssimativamente, tutte le tendenze d'avanguardia della letteratura, e dell'arte francese d'intorno il '900, e il r,ubblico, che, nella sua generalità, era fermo ad Anatole France, al Bourget e - i più avanzati - a Remy de Gourrnont, c<>minciòa familiarizzarsi con i nomi del GirJe, del Peguy, del Claudel; in arfA3 si sali.i, rlall' impressionismo al cubismo ; attraverso Sorel si cominciò a mettersi al corrente delle dottrine sindacaliste. :\-la forse il rnaggiore,successo di divulgazione fu nel campo della filr,sofia, col pragmatismo. Da parte sua il I/egno introduceva la critica antidemocratica e le idee politiche del J3arrès e dei legittimisti dell'Acticm françoise. Tutto questo però rimaneva un accrescimento quantitativo, il cui I peso era sicuramente superiore a quellCJ verificat-OSi nfei dieci anni precedenti ; ma che purtroppo non cambiava affatto il modo di pensare, non modellava e sopratutto non disciplinava una nuova generazione d'intelletiuali: anzi ora che gua.rdiamo quel tempo con una certa prospettiva storica, dobbiamo riconoscere che su quest-0 punto fondamentale della educazione intellettuale le cose peggiorarono e non migliorarono, e l'azione sopratutto del quinquennio della « Voce• (1909-1914), ootto l'influenza prevalente di due uomini di qualità femmiJ]ili come il Papini e il Soffici, doveva avere di necessità più efficacia dissolvente che ricostruttiva. Il Prezzolini, ingegno .molto meno brillante ed intuitivo, con qualità più pratiche che speculative, ma di tempra sana ed equilibrata, si accorse dello squilibrio, ne sentì il disagio ed ebbe in un primo t-empo l'ambizione di superare (la parola cominciava ad essere di moda) le contraddizioni con uno sforzo insi;eme di sintesi e di adattamento. Ma la sua natura.le propensione è per l'adattamento, pel semplicismo ottimistico, che dia una tinta d'ideale, di trascendente, alla sua attività - per altro rispettabilissima - nel campo della pratica. Ciò rese impossibile la sintesi, la rielaborazione; e l'occasione, perduta una volta, non si ritrovò più. Personalmente anche il Prezzolini, perduta quel!' occasione, non ne ritrovò più un'altra pec capeggiare il gruppo della Voce. Egli si trovò in mmzo a loro come un giovane di buona famiglia capitato in mezzo a una brigata goliardica. Al principio questi si sente fuori posto, imbarazzatb e ride forzatamente delle loro scapestrataggini ; ma la sua timidezza di fronte a giovar.,; spregiudicati gl'impedisce di imporre la propria maggiore serietà, e finisce per essere soggiogato. Il giorno dopo sì consola e mette a tacere la coscienza ripetendo a sè ste.sso le Memorie di Pisa di Giusti __ Il Prezzolini è rimasto così attaccato ai ricordi di quel periodo - oerto ricco cli fàscino e di nostalgìa - che anche oggi, a più di dieci anj di distan_za, è vinto dalla tenerezza dei motivi sentimentali che accompagnano quei ricordi e non ha acquistalo l'obbiettività sufficiente per giudicare il fenomeno da un punto di vista approssimativamente storico. Ne è prova il recente libro sulla Cultura italiana (Firenze, 1923), nel quale la prospettiva è anacronistica a.ppunt:o di una dozzina d'anni fa: la Voce è l' « incipit vita nova» dell'Italia contemporanea ; da allora I' Italia ha imparatq a pensare, a studiare e così via. La culrura italiana sono le Memorie di Pisa di Giuseppe Prezzolini ... Concludendo, l'azione di quei tre gruppi, e specialmente della Voce, accrebbe sema dubbio di una gran quantità di materiale grezzo la cultura del paese ; ma mentre esercitava. con acume persino ingeneroso la critica della cultura accademica, cadeva troppo spesso in istato di anrn1irazione stupefatta davanti alle scoperte _che faceva nel camipo della cultura europea contemporanea. Ipercritica da una parte, deficienza di critica dall'altra. Il nuovo materiale veniva così gettato alla rinfusa su di un terreno no11iancora preparato a riceverlo ed a rielaborarlo. Si potrebbe con qualche fondamento di esattezza accos,tare il movimento culturale fiorentino del 1903-914 a quello dei letterati franoesizzanti della seconda metà del '700 (Bettinelli, gli scritto,ri del Caftè, ecc.); con questa sostanziale differenza per quello che riguarda gli .effetti conseguiti, che mentre gli uni avevano la fortuna di poter trasportare un corpo di dobtrine semplice ed organico insieme, gli. altri erano costretti a cogliere ali' estero e pori.are in patria frutti euerogenei, ràmpollati da uma crisi di pensiero che già aveva invaso l' Europa. MAHIO Vrncr.buERRA

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