4r(H"' I li.GILDO NilPOS ,V.AR4 UL In regime di stampa imbavagliafa Il vero articqllsta è il lettore: egli dett leggere tra le righe. CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIEROOOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamentoper il 1924L. 20 -. Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100• Un numero L. 0,5-0 IL MARTEDÌ <:bi rice"e un i,un,ero <ti sattio e non ir,ter,<te a.l>l>or,a.rsi r,spill!l2' il !iorr,ale, altrin,er,ti !li çor,tir,uenn,o l'ir,.,io e <topo un IT),ae pro.,.,e<lutrr.o alla ria<cuicr;e n;,c!iar;lt tr~Ha Anno III ~ N. 31 - 29 Luglio 1924 Per Il riposo estivo delle persone addette all'amministrazione e alla tipografia il prossimo numero uscirà nella s1iconda qulndlc!na di agosto. BO M: MAR I O: L. D& FILPO: Parai• 2 num•rl. - il buca d'tlkn•. - normalizzazion•, - P. A. BALDO: L'Istruzione prnlesslonal•. - A. CAVALLI: Uomini • cose di Romagna: Pascoli • □ rioni. - v... gvard,a naziona,le: Una difesa di Mussolini. - A.. C.: P. M•nnl. - M. TEDESCBJ: La legge sulla stampa. PAROLE ·E NU lvIERI 1.'episodio più significativo e che più compiu. tament.e rivela caratteristici motivi etici dominanti, è la tormentosa .foga con la quale le oppasi.zjoni si accaniscono ad iuconsapevolmeute conferire u.na relativa legittimità giuridica alla fa,,e istruttoria del processo Matteotti. in cui per imperdonabile errore pregiudiziale,} si esau: 1irà o quasi, contro la stessa intenzione origiruuia dei denunciatori, la ,passione del delitto. Cbe ""' non è grao danno mettere il mondo a · soqqtlSdro per ottenere la incriminazione del maggior numero possibile di ricostruttori, allo SCOjXl di meglio colorire i nefasti di una presunta ragion di Stato, non è' certamente utile confondere i poteri della sezione di accusa con la potestà sovrana del la Nazione. No:i, per esempio, avremmo considerato un ordina,fo e trascurabile espediente di tecnica giu<liziaria la circostanza degli interrogatori, dei oonfronti, delle perizie; nè ci ~emmo comunque a.dOlltati. per la permane= del generale De Bono al comando della Milizia. Tutte ingenuità, codeste, o mal dissimulate ipocrisie, dflle quali è gitl6to che profitti la sagacia di non pochi fascisti, per distrarre fin eh' è possibile il corso degli eventi. Se il delitto è quello che è, le di~oni, il rimpasto, la rinnovellata velleità ri<>:l6tmttrice, ci dovrebbero lascia,r del tutto indifferenti. Una band:a di criminali ordiseè nel nome e per la salvezza della patria innominabili delitti che la rosc:ienza della impunità e di -alte connivenze consente di tra.mru'e nel pala=o del governo : membri del quadrumvirato, cavalieri della resurrezione e della restaurazione del prestigio nazionale, assertori del principio gerarchico financo nel delitto, che miravano a liberare lo Stato cor. roso dalla tracotanza delle masnade sovversive, ru<X>tendo giorno per giorno il prezzo del negozio, e che, a parer loro, la morale macchia~ vellica av-endo inge.ntilito i costumi, 's-i limita- •allO tutto al più ad in.frenare la scioperataggine di pochi facillOrosi. \ E' il trionfo dell' ancien régime, dicono, la riabilitazione del giolittismo, che ebbe il merito di fiaccare i turbolenti del risorgimento, e fedele servitore della monarchia, la salvò e la valorizzò come elemento unitario della vita nazionale. Coi tempi che corrono è tutt'altro chiaro di IUlla caJa.nte, invece. Ma il giolitt;ismo, quale espressione di un liberalismo torpido e corruttore, senza nulla risolvere, acul l'asprezza del problema naz:icnale, favorendo artificiosamente lo sviluppo 'delta lotta politica, senza CUTarsi di affrontarne la; cb..iarificaziooe delle premesse. Il fascismo a sw,, volta, insorgendo ed impossessandosi dei poteri dello Stato, affermava, con la segreta iden,. tità dei contrarii,, l'inconsistenza dello Stato me-- desimo. Consentiamo pure che si sia trattato di una specie di rivoluzione percbè non fece certamente difetto una tal qurue mentalità barricadiera, so. pravvissuta nèl miracolismo sovvertitore di Roberto Farinacci. Paventando le incognite di Ulla ingiustificata repressione, certo I è che Mussolini operò nel modo più pacifico la sostituzione del regi~, ma non riusci tuttavia ad impedire lo stillicidio delle violenze, sollecitato dalla mal repressa aspettazione di Ulla seconda ondata. Combattuto e costretto fra la logica petroliera cli Farinacci e l'arca.dica aspirazione normalizzar. trice dei revisionisti, una irresolubile crisi travaglia intanto la compagine del fascismo, già che es.sendo mancata la necessaria premessa della, furia dissolvitrice iniq,iale, non la rivol11r zio:o,e, incostante entità, occorreva difender.e e salvare, = sibbene una parnd.ia di partito, che per aver mancato al suo indifferibile scopo, era inadeguatamente contenuto più che da comunione ideale di intenti, da una mezza dozzina di formule imparaticce, tolte frettolosamente in pre- 1 stito e quotidianamente elaborate ed integrate da sermoni che contribnivano ad accrescere la bailamme· dei propositi e degli. spropositi. La necessità di una finzione unitaria di orgar ndzzazione ilischiuse il ciclo dei patteggiamenti e del compromesso, dentro e fuori. le fila del partito; e Mussolini,. reggendone i numeri e scampjglia.ndoli, o dicbia.ran<losi estraneo ai ri.- volgimenti che in esso si succedevano senza pooa ad ogni evento che consigliasse nuove revisioni di valori e di direttive, ha ostacolato la soontaneità dei processi di chiarificazione della situazione. Ma nel tempo stesso, per ottenere uno stato di quiete e di consolidamento presso che defin.itivo, sacrificando sostanzialmente alle proprie fortune il moto fascista, fu costretto a giocar di bussolotti fra la carta statutaria e le possibilità minacciose della inesorabile seconda ondata, onde le lingue si c:oniusero ancor più, e . lo spirito ID'l1nicipale1 rotte le sottili scorie dello· Stato ed affiorando con rinnovellata gagliardia, iruei;sce il nuovo paradosso che fatti gli italiani resti oggi più che mai insoluto il problema di rifar daccapo l'Italia. Il prescindiamo pure da:lla capacità ricostruttrice di una fazione che proclama la necessità di una gerarchia atta a valorizzare ed a moralizzare l'Italia; percbè se Mussolini riteneva per fermO di poter governa.re i a suo talento per sessant'duni almeno, di siffatta, curiosa convinzione non c:'era c:be lui, e gli altri, per tema di arrivare in .,vtardo, o per sfiducia· uegli indefettibili destini, si sono ·unicamente affrettati a sistemare le proprie incerte .fortUlle. Augusto ~Ionti vedeva giusto quando as,.seriva che si sru:ebbe difficilmente scosso il termine della dominazione ·fascista· prqvocando con la mentalità di altri tempi scandali e rumori inton10 alle malefatte dei ricostruttori, che ne dovevano altezzosamente sorridere di sopportazione: In cosi buona compagnia ed in tanto decadimen~ cli ~so morale, che altro avevano da temere di WJ.a. punzecchiatura, anche se valida in altri tempi meno leggiadri a covrir di vituperio un parlamento, un governo, un regime? Dopo un mese di accap-igliature e di scapigliattue giornalistiche, caduta ignominiosamente dal volto dei santoni la maschera, nulla o quasi nttlla. è mutato; anzi os,iamo di affermare che come entità rivoluzionaria, straniata fin che si vuole dalla coscienza nazionale, il fascismo è oggi più saldo e più forte di prima. Le oppo. sizioni hanno polemizzato troppo da pari a pari, hanno disrosso, negato, ritrattato} hanno infine riconosciuto che tutto si sarebbe potuto felicem:ente appianare, mandando a casa, la milizia, restaurando il principio di eguaglianza. fra i cittadini dello Stato, e revocando, percbè niente meno che incostituzionale, l'editto sulla stampa. Quante cose, quanto garibaldinismo ... E poi 1 a confqrto, si son persino tirati in ballo la catia albertina, i diritti dell'uomo, incomodando la maestà del re, lo statuto ed altre simili baggianate, che il governo può ben sorrideÌ-e di averla passata liscia. Ma c'era qualcuno il quale riteneva davvero possibile che il fascismo si decidesse ai mutar registro, e convinto~ di abill!a e di dolo, abban- .donasse il potere? J.,'opposizione deve sapere che attraverso la tumultuosa canea delle rivelazioni e delle pietose in.discrezioni mira più iti alto, tende a vulner'are il cuore del regime; c:ome se il torto del medesimo fosse quello di aver elevato alle' supreme dignità un po' cli canaglia, e non già quello di aver sconvolta ÌITeparabilmente la vita nazionale, ~e senza saper lui stesso a che IIliri, aver contraffatto per incapacità ed immaturità storica i cardini di quello Stato contro la inettitudine del qua.le aveva furoreggiato piima della marcia di Roma. E pensate che taluni gonfi di rettorica e di pietismo hanno persino esultato al pensiero che non uno si sia prestato a difendere :innanzi ai giurati Amerigo Dum.ini, quasi che le c:olpe deJ delitto si assommassero in lui, simbolo di inau... di te eflen'atezze; laddove se nella banda e' è Ull fanatico, che con una. Certa abnegazione tivoluzionaria si è prestato senza, prezzo a colpire i designati, quest'uno è Durnini. Il genio del male risiede in ben altre responsabilità. Responsabilità· che vanno più in là del regime, e suonano non solamente condanna di una ideologia o di Ull metodo, ma bensi mònito impe,;oso alle op-posizioni, che, per rifarsi della vergogna patita in seguito al colpo di mano fascista, si sforzand di con.ferire al cosl' detto caitello delle sinistre il carattere di una sacra rivolta ideale. Ma domani? L'antifascismo di certuni dissimula visibilmente u.u'astiosa gelosia di mestiere che solamente la brama di spartir la spoglia dei c.l-01ninatori riesce oggi a contenere. E' YeTO che si va creando nel Paese una eoscicnza nuova, estranea al1e pedanterie de] passato, cd ostile per temperamento e per educazione 1..."l.l.lturalee politica al fascismo. ?\fa non ne ripete:t·ebbe gli e:tTori, qualora riuscisse ad acca.- panarne la eredità, agli occhi della invida bramosia costituzionalisteggia11te dei superstiti deL l'ancie,i régime f ' Per ì più astuti, la salvezza è ancora oggi in un gic,littismo rimodernato! Dopo di che resterebbe privo cli ogni benefizio, se non di amm.ae<>t,rmenti qualsiasi rivolgimento passato o presen 1e; :fino a quando i principii di più civili rivendicazioni_ non si polarizzeranno intorno ad uomini che bandendo le rare formule clcHa libertà e µella dignità, personificheranno principii reali e concreti di· bene intesa valorizzazione. Ma s,,.rebbe poi tutto o non a.vrebbc in effetti l'aria e- lai significazione di un ripieg~, che non si sa p-erchè dovrebbe esseTe prefei;to all 'esperimento cli Mussolini e del suo dominio fo.7.Joso? Il probleml,. ,la risolvere non scaturisce che p._q,rzialmente da elementi politici ed ec-crnomici cd in quanto v,i si riflette U'Ili complesso di cit'c<r stanze che trascendOllo l'attività dello Stato. Rovesciare i termini dell'educazione, bisogna. Pe:1 1 far l'Italia, o quasi, occorse dire e far credere che immensa e tremencta fosse la sacra missione imposta a noi dalla storia, e pçpolo sublime di eletti e di illuminati fosse il popolo italiano, vizi.a.to invece <li cortigianeria e rei-torica, di mandalinismo macchiavellico in politic:2., e di grotteschi ciceionismi :in arte. Sostituire i numeri e la loro realtà agli inganni di cui ci siamo lungamente pasciuti, esultando al 1niiracolo delle Ca/11.zoni ll'oltremare montando in boria per le laudi degli eroi d~l cielo, del mat'e e della terra. Cade oggi, con il doloroso esperimento fasci. sta, il crepuscolo dell'eroismo e delle parole grosse. Questo è il gran torto del fascismo, di comprensione e di valutµ:ione storic:a, che impersonò, senza necessità dialettiche m3. per incomposta vanità, i mali di una generazione ctùlata al ritmo dell'inno di :Mameli e dell'Internazionale, mutevoli diane di acceca.mento e di e~ter. minio. Nel!a lusiuga di imporre al mondo il riconoscimento della nostra grandezza si accorge via via il fascismo che tutto è da rifare, e che l 'wJità della patria non si· compie apprestalldole nuovi e sanguinosi confini, od organizzando sagre, per magnificar ,le forche ed il sindacalismo .integrale. Le metafisiche dell'esaltazione retorica di ogni tinta sono perditempi e vanaglorie da nulla. Spogliar.si cli orgoglio, bisogna, 'e di cialtroneria. E · poi, numeri, numeri, numeri, e un bagno f~do di verità 0 • La parola della verità è come aratro che strazia e feconda la terra ». Se non è già troppo tardi, forse, per turbare la .inconsapevole beatitudine di Ull popolo. LUIGI DE FIL):'0 IL DUCA D'ATENE Le taglie ehe poneva ai c:ittadin:i er~no gravi, e i giudizi suoi ing;;iusti e quella severità ed uman.ità, e.be egli aveYa fiuta, in superbia. e in crudeltà si era convertita. Donde molti cittadini grandi e popolani, nobili o con de.11a1i, o morti o con nuovt modi tonnentati erano. E :per uon si governar meglio fuori che dentro ordma sei Retto,; (fi.d,ncia-ri) per il contado, i quali battevano e sixgliavano i contadini. Aveva i grandi a sospetto a.ucorn che da. loro fosse stato beneficato, e che a molti di quelli avesse la patria redenta, percbè non poteva credere, che 1 generosi animi qua.li sogliono essere nella nobiltà, potessero sotto la sua ubbidienza couteotarsi. Perciò si volse a beneficar la plebe, pensando con i favori di quella poter la tirannide conservare. Venuto pertanto il mese di Maggio nel qual tempo i popoli sogliono festeggiare, fece fa.re alla plebe e poJ?Olo minuto p;ù compagnie, alle qua.li onorate cli splendidi titoli diede insegne e danari. Donde 11.llc:.'l parte di loro andava per la città festeggia.udo e l'altra con grandissima pompa i festeggianti riceveva. MACCHIA VELLI , NORMALIZZAZIO Dal manifesto di Rimini del 1l¼,:: • l\el 1832 la sc.'1:tade' Sanfedisti reclutò, fra' più perduti iruli,;dui delle più abbk-t.tc classi della società, una mano di gente cupida e fari. 110TOS2, la quale prese sar..-ram.en.to di fare sterminio de' liberali SC.-ll.7..a compassione de' pianti delle donne e delle stri.da dei fanciulli, ed in nome del Vicario di Cristo vennero beru:.rl.etu i pugnali di questi centurioni del!' Apostolica Romana Sede, i qua.li si lordarollO del batte,:,. sato sangue de' fratelli. Più tardi scese il go, \·erno alla \·ei-gogna di ,·estirli di uniforme, ed intitolarli voiontarii po-ntifi.cii. Centwioni e volontarii per lunghi e lunghi anni im.pun.eme:nte percossero, ferirono, derubarono, uccisero a tradimento i cittadini tranquilli; gli a.500Ssinii si noverarono a centinaia; a migliaia e migliaia le ferite e le percosse, senza dire delle contumelie e dei soprusi d'ogni maniera: e quasichè J'im,. P1:11"tà non bastasse 1 ne vc.-nnero agli operatori lodi dal Governo, avaID'..arnenti di ,rrado e decorazioni di ordini cavallereschi. 0 ' « E' nelJa storia romagnola un graYe amDl2.estrameoto pe' reggitori de' popoli : che quando in luogo della giustizia si pone lo spirito di fazione, il potere non è più conciliatore e giudice, ma ladro e omicida; è franto ogni vincolo della società civile, e la. sola forza rimane arbitra delle sorti de' cittadini >. . ** Da e Lo Stato Ro1:1MJ.O dal 18r5 al. 1850 > di LGit Carlo Parini - Firenze, Le :.\Ionnier _ Libro primo, Capit. V. : e I centurioni e Yolontarii ,·ennero recluta.ti. fra Ja. più abbietta e facinorosa gente, pri vile,. giati di portar armi, di non pagare certe 1:as6e municipali, riscaldati dal ianatis.mo non solo politico ma anche religioso, perchè alcuni vesco,i e sacerdoti li •desc:rive\anO e addottrina- ,·a110. In alcune città e castella dominarollO con bTutale .ferocia: a Faaiza, più che altr~ve, dove il Sanfedismo aveva vecchie e profonde radici, ;;corrazzavano armati sino a' denti come orda di selvaggi in terra conquistata:' le polizie erano in mano loro; perciò insolentivano e m.isfacevano impunemente; i contadini, i famigliari si ribellavano all'autorità dei padroni, nè v'era verso di disfarsene; chè i o-overnantio erallo di quella stessa risma, o te.:ievano la prepotenza dell'associazione dominante. La quale vendica:va le onte del governo, quelle della re-. ligione, quelle della setta, e quelle d'ogni individuo consorte, ed accendeva nelle RomaQ'll.e un i!1,fen.10 di rabbiose passioni. Che più? ~I centttrio-ì\i furono assassini di partito .. « Le stesse insufficienti leggi municipale e provinciale venivano torte a favola da circolari pubbliche e secrete, e dalla invasione de' Sanfedisti e centurioni in tutte le cariche e gli uffici. L'ordine giudiziario non riceveva l'assetto che era stato promesso . . . . . . « I giudici servivano, o per amor~ se tinti alla pece della setta, o per timore, o per animo vendereccio. Le polizie erano faziose: un agente di polizia in alcUlli paesi face,-a paura ai cittadini più che 1tno scherano: quegli sgherri consociati aì centurioni strappavano ai cittadini i peli dal mento o dal labbro superi.ore: non permettevano ai liberali lo andare a caccia o a diporto: niegavano passaporti, sorvegliavano le [run.iglie, vfola•v-ano domicilio e persona con pc:rq ui.s1zioni continue. . . . . . . . . . . . . . . . « Qui bastino i brevi cenni che ho fatti e. fine di capacitare i lettori della natura di quel governo che si chiamava di restauraziOne « Il governo malversava e comprimeva: il Sanfedismo prepoteva: il liberalismo mordeva il freno e si travagliava' di -nuo.vo nelle cospira.- zi011i 11.
126 Non è a credere che l'istruzione professionale - UJt qualche wsa che sia veramente degno di questo nome - si possa da.re direttamente nelle officine, come erroneamente pensa taluno. Le scuole ad hoc create nell'iutcrno degli stabilimenti, hallllo capovolto il gravissimo difetto di molte scuole tecnJcbe pubbliche. Queste, causa il loro troppo vasto prngmmma universale (che vuole dare ai gio,·an.i nozioni ili tutto lo scibile umano) annullano la loro pratica utilità nella vita: qaelle svolgono invece un programma troppo ,~stretto ed mùlaterale. La Scuola nell'i11ten10 dello Stabilimento 11011può mai - per grandi che siano i mezzi che il singolo industlialc mette a sua disposizione - essere completa; il materiale didattico ~ forzatamente limL taio e, poiché è interesse logico dell'industdale di te11ere legati alla prop1·ia fabbrica per l'avvenire gli operai che la Scuola va formando, tendcnu naturale della Scuola stessa è di specializ7.are alPestretuo e verso un fine unico ben determinato gli insegnamenti tecnici con riduzione al minimo di quelli generali. D'altra parte, solo poche e grandissime aziende potrebbero essere in grado di mantenere co11venicnteme11te in vita propde Scuole e qtteste sar'atl!U.o sempre più atte a perfezionare gli operai già fatti in vista di formare il personale tecnico dirigente, che uon a creare nuo,·i elemeu.ti dai giovani app1·endisti. La massa degli apprenclisti che si avvia ali 'industria deve invece essere formata da vere •e proprie Scuole Professionali, l'opera delle quali deve essere integrata eia q t1ella delle OfficineS c-uole di perfezionamento. L'Italia possiede qualche buona Scuola Industiiale, ma la tendenza. ad ampliare i programmi ed a dare sempre più grande preponderanza agli insegnamenti teorici generali e superiori tolgono loro per gran parte il caralte:re di vere Scuole Professìo1lali adatte all'ambiente in cui si trovano ed alle.,esigenze tecniche delle varie industrie specialmente sviluppate nelle singole regioni. E<l essenzialmente noi I.I1anchiamo - purtroppo si -può dire del tutto - di Officine.Scuole, in cui il giovane operaio possa mettere a profitto gli insegnrunenti teorici ricevuti e seguire nella - pmtica :i procedimenti tecnici dell'industria che particolarmente lo interessa ed essere al corrente dei suoi :incessanti progressi. I laboratod delle Scuole Indust)iali attuali non possono dare mai all'allievo l'idea di quello che è nella pratica reale, l'ordinamento della produzione e del lavoro :in uno stabilimento moderno. . * • Si è parlato talvolta della creazione cli speciali fondi per la istituzione nei vari centri industdali della regione di queste Offic_i11e-Sc1wle per integra.re l'opera delle Scuole Professionali e specializzare in determinati rami i giovani da queste licenziati. Tali fondi dovrebbero essere forniti direttamente dagli industdali e sola.mente da. loro. Noi non siamo contrad a ciò per partito preso; ma non possiamo nasconderci i pericoli e gli inc<;>nvenienti di un tale sistema. Il problema dell'Istruzione è problema generale e pubblico e tale si deve pure wnsiderare (anzi =e problema primordiale) quello della Istruzione Professionale. Non può esse.re commessa ad una sola categoda la cu;ra della sua rtisoluzione.• DevoltSi inoltre prevedere le possibilità di crisi industriali. Sotto il peso di queste, per quanta personale e huona volontà possano metterci gli industdali, le sorgenti a cui attingere i fondi per la vita delle Officine-Scuole verrebbero fatalmente ad' inaridirsi, qualora esse fossero fornite da una sola categoria, o sarebbero mantenute ddotte solo da qualcuno a scarso be. ne:6.cio di tuttj. L'esistenza di simili Scuole (e qualche esem,-, pio di Offici11e-Sc1wle serali già esistenti ben ci istruiscono i.n materia) sarebbe precaria e soggetta troppo all'alea delle mutabili condizioni esterne. Noi pre<'onizziamo invece le Scuole Professionali e le Officine Scuole di .Perfezionamento qua)i Enti pubblici retti dalle Pro-vincie e fornite dal concorso collettivo di mezzi adeguati. E parliamo della Pro-vin.eia cvme reggitrice delle scuole professionali rx/rchè vogliamo che queste siano I impronta.te a· carattere <li grande praticità, onde se ne possa ricavare il massimo rendiment~. · L'organismo provinciale è il più immediatar mente a contatto coll'ambiente industriale in ~ la Scuola deve vive:re e colle necessità delle varie industrie che vivono nella limitata zona e che dalla Scuola devono trnrre le proprie future maestranze. Il programma generale d'insegnamento dettato dallo Stato - che deve man. tenere il suo control1o - deve essere 'sviluppato ed integrato secondo :i bisogni parl:icolar"i della wna industrble e non uscire ne1 vago e nel generico delle cose troppo gcneraJ:izzate. L'Ente Provinciale - dotato, sì capisce, di mezzi e cesp-iti finanziari adegn.àti, vi.ve della vita stessa della zona, È: più sensibile ai nuod bisogni ed alle nuove esigenze che lo sviluppo ed il perfezionamento industriale creano ed è più faCllmente acressibile alla comprensione di. essi ed alla loro traduzione in p-ratiche riforme. di J LA RIVOLUZIONE LIBERALE lu questo campo la Germania ba lasciato in c-redità alla Frnucia, in Alsazia (e la Francia è stata sollecita a conserva.re e.d a migliorare ren,. dcndolc più agili) delle magnifiche Istituzioni scolastiche e tecniche per gli apprendisti dell'artigianato - forma particolare sviluppatis,;ima del!' industria in quella regione - Istituzioni a carattere locale e quindi ben diverse ,lalle Scuole professionali delle altre Provincie tedesche rispondCllti ad altre esigenze industriali. Ma un più preciso insegnamento ci viene dal Belgio, dove - in ristretti confitù t.crritoriaJi -- si vive un'intensissima vita indusl.riale cli grande nazione. Lo Sta.lo ha wlà lomito di grandi mezzi le Pro-vincie, delegando ad esse la cura d('U 'iuscguameuto professionale. E' stata cura delle Amministrazioni Provinciali cli riscattare, se cosl possiamo dire, le Scuol!,! ProfySSiQnal.i viventi per virtù dei sussidi fon1ili dagli intlustrfali e trascinant.i ua"esi- :;tenza grama e S<!mp1·c in questua di fonc)j e di sovvenzioni dai Comuni. Le Scuole Professionali sono ora ovtinquc rinnovate, dotate di mezzi didattici appropiiati e se uuico è ovunque il progr,1111111a cl1 inseg1wmento generale civile e morale, diversi e caratteristici sono invece gli insegnamenti tecnici che si impartiscono. Si hanno oosi : la Scuola cbinùca-zucciieriera di Gand, la miucraiia e la meccanica di Liegi 1 la tecnica coloniale di Anversa (per fornire elementi adatti al Congo), la chi mica e la tessile di Vierviers, le scuole d:i falegnameria e di armc,;a cli Herstal (Liegi), di siderurgia e mecca.-- uica di Seraing, pU!re nei dintorni di Liegi, ed a.Jh·e ancora, 1 tutte conispondenti alla speciale caratteristica dell'industria nelle singole regioni. Utiano di queste Scuole un solo risultato: i grandi Stabilimenti che già avevano e conser- ,·avru10 I,: proprie Scuole intcrne per gli apprenclLsti, obbligano ora questi a frequentare seralmente le Scuole Professionali pubbliche, il cui insegnamento è considerato come ottimo inkgr, lctrc di quello più ristretto da. esse fornito. l\fa una cosa otti1na · &tata latta dalla pro- \·incia di Liegi e noi vorremmo che in Italia ~i facesse: la Scuola Normale per gli Insegnanti delle Scuole professionali. E' essa cootituita da. un e-orso didattico speciale per la formazione mentale psicologica di colui che deve insegnare materia tecnica con linguaggio appropriato, ad una <.-ategoria speciale di allievi, usi agli esempi ed alle necessità delle officine, ai quali suonerebbe inusitato quindi e.d ostico un linguaggio troppo tc-oricamente scientifico o troppo scolasticamente letterru-io. Frequentano qu,sta Scuola Normale (piccolo Ente, ma ben dotato e dir<:ttoJ professori di scuole medie, ingegneri, tcçnici ottimi e capi operai anziani de11'industria, <lestL nati a fonnare il personale ins<ognante per le varie Scuole professionali. Ed essi hanno l'obbligo durante il corso della Scuola Normale (serale) di continuare il loro lavoro nelle officine o negli uffid, per nulla perdere dell'immediato coni.atto colla vita dell'ambiente della produzione e portarne le esperienze migliori nella Scuola ~ormale stessa e servirsene poi nella loro opera d'insegnanti. Dalla pratica che orm.aI l'Italia possiede. nel campo industdale e clall' esempio che dall'estero possiamo trarne, sorgono gli insegnamenti che ci dcrnuo guida.re nella soluzione de.I problema dell'istruzione pro.essionale. P. A. BALBO UOMINIE COSE DI ROMAGNA I. Pascoli r. Quando Alberto Vedrani, da buou psichi~- tra, mise in evidenza le incongruenze politiche del Pascoli, non sep-pc altrimenti spiegarle che colla mancanza di carattere del Poeta, perchè non Seppe vedere in esse l'esp1-essione d'una categoria psichica comuue a tutta la razza romagnola, come in vece videro il Serra e l 1.A.1nbrosini a'llorchè rilevarono la possib'ilità espresSiva che chiameremmo volentieri col Borgese rettorico-oratoria, tipicamente :incarnata nell'Oriani, e consistente nelP a: impudenza ,, tutta particolare colla quale il romagnolo ([s'accampa in faccia a tutto il monclo senza piegare ll anche se sprovvisto delle armi colle quali è necessario ingaggiare la lotta, generalmente supplendo alle lacune della sua ignoranza, colla ricchezza del suo volgare temperamento. (R. SERRA, Oriani). Nascouo da questa a: impudenza»' la maggior parte delle opere storiche e di pensiero del- ' l'Oriani, altrettanto che l'imbastitura di improvvjs.ate rivoluzioni e di fortunate dittature. INon è questa però la possibilità espressiva di cui è particolare incarnazione il Pascoli, qttalltunque per certi atteggiamenti, quelli notati dal Vedrani, molto risenta della possibilità oratoria e sans-façon propria all 'Oriani e ai demagoghi minori e maggiori. 2. Un dato di fatto di cui abitualmente non s! tien calcolo quando si vogliono giudicare gli uomini e le cose di Romagna, e che invece potrebbe render chiari molti putlti oscuri, è quello rapp•resentato dai 300 e più anni di goven10 pap<tle. La s,·alutnzione sistematica delle :istituzioni laiche cla parte dei Legati e vice-Legati papali esclusivamente preoccupati d'assoggettare al Governo centrale gli istituti mutuati dai liberi Comuni e dalle Signorie, mirava indubbiamente ad ottenere, mediante la sfiducia dei cittadini ue11c loro p'I"oprie forze, que11a spe~ie di fatalismo mussuimano che è il quietismo, collsistente 11ella 1;1Junzia alla lotta ed alla conquista individuale, per aspettare che dall'alto (da Roma, o d·al Vescovo; dal signorottoi o da altri) piova 1a (l grnzia ». Evidentemente, poichè i Papi non han mancato cli compiere opere utili, il paterna1ismo pontificio doveva testimoniare 1a veridicità del trasécndenta.lismo aristotelico-Scolastico ('Ontro le blasf~me pretese dello spirito laico, allo stesso modo che i molti istituti di beneficenza dei Papi., eretti, avrebbero dovuto render chiara la be11evole111,adi vina, traverso l'amore del Vicario di Cristo portato alle sue pecorelle. Se tanto\l'assolutismo di Luigi xiv, quanto il paternalismo di Pio vr, possono discendere da questa conce1jone, da essa deriva anche la retrocessione del ci11is ronum.us pro}¼lgatosi ne1 libero cittadino dei liberi Comuni, a11a sudd:iti:mza dell'amato figliuolo abitante ne11e Legazioni, che è per l'appunto ciò che ci interessa nella presente cif'costanza. 3. Nell' ,rnimo de11' amato suddito due poSsihilità tipiche possono nascere capaci d 'esprimere la ~ma schiavità: quella offerta. all'umile, al co1Jtndi110, che costretto al limit-ito orizzonte del ~110 campo, quello deve amare e di quello ncco11tentirsi; l'altra, quell:;,. offerta al cittadino (rn,·:-ilicre, nobile, letterato, ecclesiastico, arcade) che ohhlig;.-1to a vivere sulla campagna o <lekli impieghi è perciò forzato a vh·ere la vita falsa n del rortig:i:rno o del demagogo, secondo il va1i.nrc clei temp•i e del clima sto,;co. L'umiltà del Pascoli (e del Mo,retti, potremmo aggiungere) ed il suo amore delle piccole, buone., e inutili-utili cose, non è in fondo che l'espres. ~ione della prima possibilità; all'istesso modo che la cortigianeria e i1 barocchismo del Beltra. melli suII 'Uomo ntW'IJO, e la multicolore demagogia dei troppi uomini politici romagnoli, non 'sono che 1 'espressioue della seconda. 1 1 Appena cosi, i tipi tanto dell'una che dell'altra possibilità, potrebbero ancora essere simpatici per quel tanto cl'il1genuità maliziata e di singolarità pittoresca che ancora hanno; ma soltanto un passo più avanti nella pratica, allorchè i primi (i contadini) diventa.n mezzadri e piccoli proprietari, ed i secondi (i 'Cittadini) mediatori e bottegai, sono subito odiosi : per \ la l0ro angustia murale, e per la loro grettezza tenacemente campanilistica e conservatrice, che impedisce l 'affennarsi di nuove possibilità evoluti ve e l'aprirsi di più vasti orizzonti sentimentali e politici. 4. - Le lotte sostenute attorno al 1910 pel pos. sesso delle trebbiatdci (qualunque cosa si pos.;a pensare <li questa nostra illazione pratica) possono essere un esem,pio per dimostrare.quali difcoltà ha dovuto e dovrà ancora trovare l'introduzione iu Romagna. d'uno stato di fatto capita1¼,tico e per riflesso !ìOC:ialista, di verso da quello piccolo-borghese e famigliare-agrario: espressione della nostra preistoria politica, del nostro fe- - nace provincialismo (soJitam.eute definito con altri nomi), e infine del nostro pascolismo. Con questa, p{\rola intenclimno riferirci a quella speciale cosa che il Pascoli stesso chiamava , sociali~mo latino,, poichè sarebbe stato preconizzato da Orazio e da Virgilio, e la cui enunciazione cosi spesso affiora dalle sue ope1·e di lirica e cli critica, come risulta da questi periodi quanto mai significati vi, che stralciamo dal diS<'orso La mia smola di grmnmhtico, « Il domani è incerto. Domani, chi sa.? i lavoratori, cioè la massima parte del genere umano, che proclucono quell'immensa ricchez1..a che loro non tocca, vorranno eh 'ella sia di tutti...,. E' bensl vero che le grancli ricchezze tendono a divenir grandissime e ad accentrarsi, e domani lo Sfato sarà tutto: ciò non pertanto la libertà migrerà dalla terra, ma per tornare però acl ogni modo, perchè a le grancli campagne arate dagli schiavi sacri del Dio Stato, si spiccioleram10 ùi nuovo. J:?alle grandi mncchine se ne genereranno molte piccole. Piacerà il. la-i:oro domestico. L'industrie diverranno tutte arti. Ronzerà in ogni casa la macchina familiare. Og,iuno avrà la sua casa, (il Pascoli si reputò felic-e quando potè comprarsela) che non importa sia grande; il suo bene che è bene non sia tanto~ per non insuperbirne, come :insegnano i suoi maestri d'economia, il mite Virgilio ed il suo Ornzio 1 l'immortale cantore dell'a'Urea mediocritas. II. Oriani e la borghesia ghibellina r. Ricordate le « alate ~ pagine dell' Ori.ani sulla Via Emilia? Con meno lirismo si può dire che da secoli Faenza è il cuore della Romagna e il crogiuolo in cui vengono a confluire le idee per uscirue trasfigurate: qui infatti se per le Yie del mare arrivano le maioliche Clecorate della Persia o dell1Arabia, vengono trasrormate sino a perdere il loro carattere originale per diventare i capo. lavori di Mastro ll1ldassare Man.ara e di Cà Pirota, all'istes....~ modo che le iclee contenute nei libd a tedeschi, qui giunti dalla Svizzera Yeng-0110trasformate nell'equilibrato sentimento artistico e politico dei suoi eruçliti del 600 e nel vivo fervore d'opere e di riforme degli amministratori del secolo posteriore, raggruP,pati nelle · accademie non per cscltLsivamente cantare gli amod dei pastorelli arcadi, ma sibbene anche per agitare in esse la discussione sui problemi concreti della scienza e del bene publbico. Verosimilmente come dall'aristocrazia i liberi professionisti e gli eruditi ricevevano :iJ crisma della civile dignità, all'istesso modo che da questi ultimi la ai-istocrazia riceveva la sete de{ sapere e i doni della cultura ,entrambi dai sacerdoti nrnanisti (che l't:rudizione po;;.itivista ha confinati noi limbo infamato del tjcisbeismo), ricevevano quel necessario senso d'equiJibr:io che doveva impedire tanto lo slanciarsi nel1 'orgia pazza dell' enciclopedismo unilaterale e miope, quanto n<:l paradossale desiderio dell'avventura c.:o&ì caro in quei giorni all'aristocrazia, allorchè si sentiva avulsa dalla grande base d'una 5u.a concreta funzione p6litica e sociale. 2. Xon ci peritiamo di affermare che clall'alve.o delle: ac<·arl<·mie arcadiche ?e 1J'.'1ta una considerevole parte della vecchia classe dirigente, la ])"-rte guelfa (cl~rirnle) im'bcvut".l di r·ultura umanistica e volta alla propri<:tà agr.1ria; mentre dalla rivoluzione francese i: nata l'altra parte, qa.eJla ghibellina ·(giacobina) dt-ùita ai traffir:-i e volta alb j,H.>prie::tà urbana, sc:ir~.Jm~-nte ·olta, romantica e positivista. _E' opportuno aggiungere che queste pratiche condizioni han ùato luogo alla nascita di due distinte scuole letttrarie: la neo-classica facente capo allo Stracchi e raccogliente le simpatie e le adesioni dei sacerdoti letterati, della nobiltà colta e della \·ecchia borghesia agraria umanistica e conservatrice; la romantica facente capo a nessuno1 in uu primo tempo, e poi all'Oriani, e raccogliente le simpatie dei borghesi di città, dei negozianti e degli industriali, e nell'ultimo tempo di determinate categorie d'operai, riflettenti la mentalità della 1oro classe j;adronale, giacobina., repubblicana e materialista? :'\on ci parrebbe, ma ciò ammesso non è <liffi. cile immaginare, per spiegarla, la deleteria impressione che le sataniche romantiche e guerraz.- ziane JTemorie in.utili pos.scno an:rc fatto sulla accolta del pubblico fae-rrtino .rlieno pu temperamento dai colpi di testa e dalle posizioni estreme e troppo imbevuto di cultura umanistica (vale: a dire scettica) ne' suoi ceti dirigenti, e <li bigottismo nelle classi inferiori, per non storpiare le pur belle pagine autobiografiche <lell'Oriani fanciullo e: discepolo dei Reverendi Padri Barnabiti, in una cinica confessione <li scarso al"fetto filiale e di mancato amore materno. Senonchè bisogna subito notare che l'ostilità più forte fu quella politica, com'(: uma110 iu una città cli provi11cia; per riconoscere come ] 'Oriani foSSe ancora truppo indulgente \'erse gli ignoranti parvenus che in va.rie occasioni gli si avventarono alle calcagne per morderlo e per in. fa11garlo. \ Per nno strano destino invero così consueto all 'Ori::rni, anche in altri campi, al figlio della signora Hertoni che cliscende\·a cla una celebre famiglia di IX1triotti e cli giacobini, nella limitata cerchia politica faentina, toccò la sorte di rappresenta.re la parte del e codino> e del conservatore; mentre invece se ci fu qualcuno che rappresenta!,;.se l'incomposta anima romantica e garibaldina del giacobinLc;mo di quei tempi, questi fu proprio l'Orbni, per c1iltura e per temperamento romantico e romagnolo quanto nessun altro, in tutto il suo male e in tutto il suo bene. 3. Noi pensiamo che la limitata esperienza politica faentina, in e-erto qual modo abb:a ser- ,·ito di lievito all'Ori:1ni politico e storico del1' Italia una e •monarchica, che dal vivo della lotta meschina combattuta in provincia, ha forse ritratto l'intuizione e la certezza della sua concezione militaristica monarchica e unitaria cla con. trapporre al frammentarismo d'ella democrazia riYolnzionaria, in\·ano affiorante dagli episodi in~nrreziouali a,·yenuti qua e là nel primo ven.. tennio di go,·erno sabaudo. In conclusione, come abbiamo riconosciuto nel Pascoli il rappresentante tipico àeIIa piccola borg-besia umanistica (guelfa~ con esigenze decentratrici), ci sembra che l 'Oriani sia quello clella borg-hesia cittadina ghcobina e positi,·i-.;h (ghibellina, con esaltazioni imperi:1listiche); ag-giung:en.clo che le opere !,;.toriche dello srrittore faentino rappresentano lo sforzo mag:giore eh 'essa borgh.esia abbia compiuto per port..vsi all'altezza della m10Ya realtà politica ofkrbgli dal Risorgimento e <:]alla M011archia. ARM!\ND() CAVALLI G. B. PA ,.._,.A.VIA & C. \ Erlitnri • I ihr, i - 'Tipotr,•fi TORINO MILANO- FIRE1tZE- ROMA- NAPOLIPALERMO Biblioteca·dei Cl-,ssici Italiani I FIORETTIDI e: Fr.ANrVCO a cura di A. DEI.LA TORRE L. 8,00 . Con grande senso di opportunità e di serietà il J?rof. AR'JALDO DELLA TORRE ha dag-li .411ale.cta e dall'Archiviu.•11 derivato n.011 poco lume .:il bel commento de:i Fioretti, apprestato per i tioi del Paravia. Ingegno pronto a :impo.c:.sesst1rsi delPargomento che studia, il Della Torre ~i è acilmente saputo odentare nella vasta e compli- ' cata materi.a che gli stava dinanzi, tutto egli ha cercato di vedere, di tutto rendersi rae-ione. Un commento ai Fioretti nessuno prima ·ai lui aveva tentnto, sgomenti forse tutti delle difficoltà che bisognava· superare; egli ha osato e - è giusti7ia il rironoscerlo _ ba Yinto la pro~. Larga l'informazione bibliog-ra ·ica, ricchissime le note, acuta spesw l'interp•retazione. UwBERTO Coswo. « Rasseo-na .rrancescana > in Giornale Storico della Letteratura Italiana Voi. LVI, pp. 412-4r6
bi ' LA RIVOLUZIONE LIBERALE H7 UNA DIFESA DI MUSSOLINI larvato ciò come un provvedimento d' indole sociale anzicbè quale è, morale e religioso. Figure della politica italiana .I.ti recai a trovare il Conte Clemen\e Solaro della Margarita in una mattinata della scorsa settimana, e malgrado l'ora quasi antelucana lo troni già sollecito nel suo gabinetto da lavoro. Non si meravigli, mi dis.sc vcdeudomi, quasi risponde.udo ad ttua mia tacita iuLcrrogazionc, dcli' ora '.'°'l in.solita <la me fissatale per up.1 con •crsaz1011e, ma le ntie OC'CU~oni nella giol'. nata sono lante che, malgrado la mia uon più giOTon<.' età ho dovuto 1iprende1c le :1..Dticheabitudin1 dando udienza nelle prim<.: ore del mattino. Del resto posso oggi mostrarmi ben lieto - !SOf,rgiunse meulrc co11 un affilato collcllino temperava ttna penna d'oca - uel vedere che a.nch-c l'alto spirito clel Signor Mussoli11i Belle p.rilTlL': ore del mattino esamina e decide i più gravi e podeiosi problemi politici. Ella 1-icorderà eè io 50110 rimasto lietissimo nell'apprenderlo che la riforma della legge clellorale (riforma che finalmente in qualche modo, forse noi miglior modo possibile, incamminò lo Stato - che· voi all1i gio\"aui tah·olta illutlcuclovi chiamate Nazione alla soppressione di qutll'in. fausto 1stituto che è il Parlamento) venne dal Signor MussolitJi esaminata e decisa. alle due de1 m. .1.tti110. Si ritorna con ciò alle buone tradizioni e questo potrà, io spero, sigi1ificare il riscatto della Patria dalla servitù nella quale oggi le insa11e teorie quarantottesche l' hanuo spinta. I I potere è stato strappato ùa un vento cli lllsa11ia a chi solo legittimamente e per divina volontà Ja deteneva. Ma, dirò con l'alta mente del Conte di Montalembert: , li y a certaines spoliations pour !es quelles il n'y a point de pardon,. Queste parole che il mio grande amico ha pronunziato alla Camera dei Pari il 16 aprile 184-4 mi 1itoruano alla mente mentre il deplore. vole en·ore commesso allorquando si o·edette di • largire :o una cositletta caita. costituzionale o Statuto (errore scontato amaramente in questi ultimi settantasei anni) sta per essere riparato. 11 Re Carlo Alberto, del quale fui piimo ministro negli ultimi tredici anni del suo regno, precedenti le infauste riforme, debbo riconoscere che e'opponeva frequentemente a provvedimenti non proposti per altro fine che per gloria· al suo nome e per ,·autaggio dello Stato. crSuadere Pri11cipi quod oporteat, multi laboris >; la verità di queste parole di Galba a Pisone l'ho provata coli' esperienza e ne . serbo memqria ma non rancore. La. storia II magistra vitae li rimetterà certo lo Stato .sulla giusta via. li governo fascista ha già iniziato il suo proficuo lavoro, e non dubito, data l'energia spiegata, che raggiwigerà lo scopo. Qualche sconsigliato, a proposito del1'incidente Matteotti, ha potuto insinuare che, continuando in tal m.odo, dei fascisti normali~ zatori potrebbe dirsi « solitudinem faciunt pacem appe]lant li. Errore, errore enorme. Difficile sem.. pre fu reggere la politica di uno Stato, indirizzar1a al suo lustro vantaggio e decoro; ma difficilissimo quando il principe ha due volontà ed è forza .ad una opporsi, l'altra seguire coll 'intento che prevalga. Non esiti quindi il Duce - lo chiamate cooì voi altri giovani? - prosegua nella sua via e lo Stato ritornerà in breve a qnel lustro che aveva p1ima dell'infausto 1848 -e DOD più i n.ostri figli L-unenteranno il funesto errore per cui furono spente le speran.ze di gloria :e di felicità ond'era quell' epoca promettitrice. Io ho seguito con occhio vigile le grandi iniziative del governo fascista, e spesso la commo. z.ione mi invase nel Yedere sì bene rispecchiati i grandi concetti che sempre mi ispirarono conie -devoto servitore del mio soyrano e posso con .sereno spirito di equità - ora che la mia età piuttosto avanzata nou- consentendomi di aspirare ad un ritorno al potere, toglie ogni carattere meno che obbiettivo al mio giudizio - congratularmi col Signor Mussolini e coi suoi compagni di un governo che può davvero dirsi re- ~tauratOre. Non è il caso di discutere se dal 1848 in qua i.1 Piemonte, governato da una vera turba di scav-ezz,acolli, dal Conte Carnillo di Cavour a quel -piccolo siciliano calvo dalle tre mogli, abbia fatto veri ed apprezzabili progressi; nè m 'im~ J)Orta negare che l'aver riunito sotto un solo -sovrano le varie città d'Italia sia stato un vantaggio. Del resto Re Carlo Alberto aveva un de.si-derio che non celava, e che io in fondo ap. provavo, di essere indipendente <la ogni straniera influenza. Egli che era sin nel profondo dell'animo avverso all'Austria. Nia Egli era pieno di illusioni sulla possibililà di liberare l'Italia dalla dipendenza austriaca. Non pronun- :;,jò la paro-la di scacciare i barbari, ma ogni cli. scorso palesava il suo segreto. Ebbene, giovinotto mio, .a Vete visto? Può I' ltalia d'oggi pretendere d'aver raggiunto la propria i11clipenden1.a quando qualunque incidente M~1tteolti può <bir occasione alla i;ta.mpa estera, e, peggio, Hi Primi Minìstri esteri cli ficcare il n.aso nelle cose nostre -interne pretendendo, non soltanto che venga mantenuto l'online, ma che venga mantenuto a -quel modo che i delittuosi, delittuosi per davvero, principii della rivoluzione di Francia han- -no impooto? Ed allora, dov~ ,·a a finire l'i11dipenden1..a? D'altra parte se l'Italia sotto il peso cli tali principii non è andata in rodna ciò è dip-~so -dal fatto che anche gli altri Stati si sono 1ascinti governare sotto 1'i11flt1en1,a clcgli stessi p zzi principfr. Quei pri11cipii cioè che hdJJ permesso Amico mio, io sono ormai vecchio e non aspiro per tanti anni che 11011più ai , sudditi , si ri. a riprendere, dopo una piuttosto lunga parentesi, volgesse il Re 11ei suoi proclami, mai ai , cit- il governo della pubblica cosa. Sebbene ormai Figlio di gente del popolo, orfano di patadi11i •· Vocabolo questo, come osservò il Conte l'esp<.,rlc:n7,a bbia eloquc:ntc:mc:ntc:climostrato l'er- dre e ricoverafu in un istituto di benefiIl. NENNI di Maistre che non può essere tradotto in alcuna rore dei regimi liberali, e si stia, in ltalia al- ccnza nella sua nativa Faenza, sino ai seluugua; proprio sol dalla Francia assai prima men.o, r~-staurando il. grande regime che solo può dici anni e cioè fino a quando fu cacciato che la ,ivoluzione lo facesse suo per disonorarlo. d.ar'e gloria e gran<l<:7.zaallo Stato, nn mio rù per rtbellione ai superiori ed alle ideologie Ora, mercè il fine intuito del Signor Mussolini lorno al pot.,1·e non lo clesidern poichè 110n iu che irnr,ersonavano, Pietro Nenni è il rapalla parola barbara è sostituita quella di , lasci-• tutto amora è la vita italiana normalizzata. presentante tipico del popolano romagnolo, sli • parola schiellame11te italiana che richiama Normaliz7,ata cioè ricondotta a quei &'lni prin- ma bfJéCialrnénte faentino, ribelle per istinquei legami e quei vincoli che i popoli saggia. cipii che facevano f<:lici i popoli prima che •·er- to e fuori legge per la cattiva educazione di mente liberi non clebbouo dimenticare. peggiasse fra di c,;si quello che in mia gioven~ù riflesso ricevuta dalla classe urbana diri11 Signor Mussolini ha ristabilito anche un po' chiamavo il • tifo costituzionale•· Quando ciò geni.è, repubblicana, anticlericale, mat.eriadella clig11ilà perduta. nelle nostre n..sscmblce po- che inesorabilmente dovrà avvenire sarà avve. lista. litichc ordinando ai deputati fascisti di inter- nut.o, ve<ll"emo. Ora è intc:resse suprem.o dello ln gioventu !\enni è stato repubblicano, venire in frnk alla seduta i11augurnle della kgi- Stato proseguire nella ,ia iniziata s<:1na p-r«,c- perché i, fatale in Romagna che tutti i rislatnia. Questa clisposizioue, giustissima, chec cuparsi <li quanto i nemici dello Stato possono belli facciano il loro tirocinio rivoluzionario chè ne abbia pensato, a quanto intesi dire, il dire. nelle Crise repubblicane. deputato Lanfi-anconi, mi ricorda i provvedimenti L'opinione pubblica, l'bo detto altra. volta, è Quale, sia il repubblicanesimo predicato che clovclli prendere allorchè la signora cl'Obre- una chimera, è uno di quei S[)'dUracchi <li cui in queste ultime si può immaginare dalle solT, moglie del Ministro di Russia si preseutò a si servono per indurre i pochi ledeli d' Israek a SOl!JHJOS;;(j antimilitariste del 1911 e 1914, Corte con i merletti pcnde11li dall'acconciatura sacrificare alle Divinità Infernali. L'opinione per la famosa « settimana rossa n originaÙt, del capo in color bianc0 1 mentre l'etichetta p-lù pubblica è come un torreutc senza sponde che corne è noto, da un comizio anf;irnilitarist.a naturale eçl evidente presc,iveva il color nero si getta a destra o<l a sinistra, allaga e copre tenuto il 7 giugno ad Ancona da Enrico Maiiscrvando il bianco alla Regina e alle reali cli limo, di selci non meno il campo ubertoso latesta e da Pietro Nenni; nùnchè dall'adePrincipesse. ' che le lande incolte; acconciate I "alveo ed il sione dei repubblicani all'anarchica AlleanNon polete poi ben comprendere, mio giovane torrente non minaccerà Jc campagne; cosi se za del Lavoro, avvenuta, oom·è pure noto, amico, con quale gioia io abbia scguìto l'opera l'opini011e si abbandona alla sfrenatc:zza delle nel 19i2 e diede luogo all'uscita dal Partito ciel Ministro Gentile, il cui allontanamento dal passioni diverrà elTerata; se si dirige diverrà di una non esigua minoranza di inscritti, pote,·e m' ba arrecato grande dolore che trova sostegno a generose imprese; ma nè in un caso ora aggruppati attorno al manipolo di mthlsolo conforto nella speranza che il Minist,-0 Ca. nè nell'altro non è regina; la forza le è supc- lettuali facenti capo alla ravennate Italia sati sappia rip·arnre agli errori cotnmessi quasi riore, 1a cambia o le impone silenzio. Come ve- del Popolo e guidati dall'ex-on. Gomandini. involontaiiamente dal suo buon nonno dopo che dete, la mia opinione collima perfettamente con Le simpatie che i repubblicani non han traviò dalla buona educazione milanese di au- quella del Signor Mt1ssoliui senza che occorra mai negato di provare nei riguardi delst,iacante persecutore della perfidia cli c. Cat- troppo dilungarmi. Potrei dire, se non temessi l'anarchismo, dei suoi uomini e dei suoi taneo. E' evidente infatti che l'intimo concetto che le mie parole suonassero allusione al depu- metodi, si spiega col riconoscere che una del Ge,1tile - ed egli ha fatto bene a non mani. tato Lupi che il Fascismo ba plagiato il mio non comune radice li ha espressi e li esprifestarlo troppo apertamente, perchè ciò avrebbe programma. Chi potrebbe dopo ciò disapprovare me: l'insurrezionismo, ereditato dai rivoluallarmato gli avversari nostri - è stato quello il telegramma a Spalla, grande campione del zionari del sec. xrx, ma specialmente da di disorga11izzare l'istruzione per poi grado a valore e della forza che è la. più grande e bella Mazzini. grado sopp1imerla. In proposito io bo chiara- prerogativa dei governanti? Poco vale se l'insurrezionismo repubblimc:nte espresso il mio pensiero nel mio Mem.o- ;,ion occorre che mi dilunghi troppo per <limo- cano dopo la caduta di Porta Pia, esprime randwn Storico-Politico. Quando io scrissi riepi- stra,e la necessità d1 sostituire a<l una stampa '- l'mcapacità da parte della piccola borghelogando il mio punto di vista, d'aver prOCUJ"ato 111qu111.at11cedell'optu10ne pubblica quella che , sta cittaàina di uniformarsi al nuovo r1~mo d'influire presso il Re perchè non fosse cosi fa-'· può per antonomasia dirsi • la buona stampa•· economico e politico rappresentato dall'unicile a permettere Asili d'infanzia e scuole ele. Ripeto, chi lavora non occorre legga giornali e tarismo delia Monarchia; e se invece mentari nelle quali si educassero i figli del po- si distragga con aspirazioni estranee al suo còm- l'insurrezionismo internazionalista-anarchico polo non a diventare buoni cristiani e buoni pito sociale. Pochi giornali, pochissimi libri e esprime la sommossa delle classi piccole sudditi, ma a diventare inclifferenti in reli. con idee chiare, semplici, .rispettose del Sovrano contro le classi ricche, dei plebei contro i gione e intollcranti di ogni autorità, preparati e della Chiesa soprattutto. Frattanto, poichè non patrizi: il mezzo accomuna nell'azione ana <lar mauo a qualw1que ribellione nel gran <ll potrà un tale risultato raggiungersi d'un tratto, che se gli altri si propongono fini antitetici. che fossero maturi i piani di chi quelle istitu. è bene aiutaJ"e la buona stampa. Approvo perciò Non tutti però: in basso la comunione 7.ioni promoveva, fui chiamato il nemico dell'i- l'~ttment~ dei coside~ti fondi segreti, ed in atte~ non è solo nei m•ezzi, ma anche nei fini; gli struzione del popolo. Leggete, leggete, giovi- di soppnmere questi quando saranno soppressi operai repubblicani non sono soltanto connotto, ciò che allora scrivevo esprimendo un vero i giornali sovvertitori della pubblica morale con_ tra la monarchia, ma anche contro la borsenso cli cornpassio"ne nel vedere i fanciulli espo- siglierei cli aggiungere un articolo brevissimo al ghesia. Di questo fatto, che il Nenni appena sti ad una vera corruzione nelle scuole. fa uno decreto sulla stampa. Basterebbe limitare il for- avvertiva allorchè - inutilment.e - propose dj quei libri di lettlLl"a stampato a Genova si mato ed il numero delle copie dei giornali. Perchè in seno al Partito Repubblicano una reviinsegna va alle gio,·inette ed ai ragazzi che • da- per esempio un giornale di opposizione deve sione dei postulati economici attinti dal Mazgli occhi escono le lagrime >, che « con essi si avere un formato ed una tirntura superiore a zini ; Errico Malatesta (che, com'è noto, in distinguono i colori>, che e chi non vede è crnella di un giom<11e amico del governo? Evi- gioventù è stato repubblicano) aveva piena cieco>. Ciechi voi che insegnate ciò ~he avete deJitemente percni- i mah-agi souo in mag~ior coscienza, e non volle infrangere questo taper scienza infusa conosciuto fra le braccia della numero dei buoni. E' quindi giusto determinare cito patto di masse, come invece tentò fare nutrice! Oh forse è necessario tanto dispendio che ogni a11no, o<l anche ogni semestre la tira. dal i908 al 1914 Mussolini (in ciò si vede di maestii per imparare che , l'orecchio è !'or- tura ed il formato dei giornali sovversivi si la sua faziosa inconsapevol€zza), che pure gano dell'u<lit.o ,, che , le rose e le viole man. iiducano alla metà. Cosl i11 breve si raggiun- c9nservava in sè molto dello spirito repubdano odore ,ecc.? Io ho sempre avvertito il Re gerebhe senza troppe difficoltà lo scopo. Capisco blicano e giacobino, in quel suo volontaridel pericolo di ciò. Temo, gli dicevo, temo quei che il mio sistema è mene rnp-iclo e semplice cii smo alla Blanquì. protettori di scuole, di asili, di alberghi d'onde quello proposto clal deputato Faiinacci (quale Se quanto ha fa,tw Mussolini può essere 'si von-ebbe escludere la religione, e proponevo uomo! e qnnle mente! fosse vis..<:iutoai tempi rii una riprova della sua faziosa impulsività e di fondare nuovi Conventi e nuovi Istituti reli- quel rammollito <li Beccaria!), giaccbè mentre :o della sua scarsa ctimestichezza colla logica, giosi. Non mi si cliede retta! E Oporto fu la scorcio i gicmiali, egli preferirebbe scorciare i quanto ha fatto il Nenni nel 1920 quand'è conseguenza. giornalisti, ma in fondo il risultato non cambia. passato al socialismo, potrebbe essere la E qui non posso trascurare il ricordo cli quanto Giovinotto, il sole è già alto ed io devo recarmi riprova della sua onestà, e d'una fatalità male arrecò al popolo la cosl detta , libertà di agli Uffici Divini. Devo lasciarvi non senza però che già altri aveva esperimentai-O. Abbiamo stampa ,. Io sono entusiasta del nuovo decreto manifestare la mia approvazione per la nomina ricoràato Malatesta. Senonché, ciò che è dal Signor Mussolini emanato. Lo avrei anzi 9-e- di nuovi nobili. Si riconosra dunque la nobiltà, inesplicabile è il fatto che il Nenni ha sensiderato più esplicito, ma bisogna pur fare qual- sia presso al Trono, ne riceva i primi splendori, tito il bisogno d'inscriversi al Partito Sociache concessione alla iniquità dei tempi, e prece- e siano redivivi i maggioraschi. Ciò non piacerà lista, anzichè chieder di far parte di un dere per gradi. a molti, ma elevano rassegnarsi, non vi pa.re? qualsiasi gruppo anarchico, come avrebbe La libertà di stampa, come ho sciitto altra In una sola cosa io dissento <lal Signor Musso- volut-0 la logica stessa delle cose e lo stato volta e dopo tre quarti di secolo posso ripetere lini. Io 11011 approvo la sua insistenza nel ,·oler d'animo da cui era mosso. con sicura esperienza, è assai temibile in ogni mantenere la Milizia. Alle caserme io preferivo Invero, mai il Nenni si è discostato dalla ordinato Governo. Non si proverà mai che ba- i conventi. Ma ove ciò non sia possibile, fran- con'cezione democratica. Il mazzinianismo stino le leggi repressive degli abusi per ovviare camente non mi riesce simpatica la camicia 11era. della sua prima gioventù 1 che poi s'è tramuai danni; uè le multe, uè le carce1; sanano le Mi fa pensare che non sia facile accorgersi quando t.ato nel bissolatismo e \Vilsonismo prof es ferite degli avvelenati strali del1a cattiva stampa è sudicia, e questo ha i suoi inconvenienti. D'a1- salo durante e dopo la guerra, non ha mai aperti in cuore alla società. tra parte Costantino il Grande ha clato un imita. avato modo di tramutarsi, per esempio, nelD'altra parte non dà la storia la miglior prova bile esempio toglienclo al De Ilono dei snoi Pre- l'antipatriottismo dei comunisti, ma ha condei clanui della liberlà di stampn? Chi 11011 ri- toriani l'autorità militare, istituendo la nuova servat.o, anche dopo la inscrizione di Lhi lo corda la perniciosa cliffusione che volle darsi guardia imperiale dei Domestici. Ciò gio,·erebbe professava nel Partito Socialista i caratteri all'ingiusto giudizio sul goven10 Dorbouico, dato anche per utilizzare una parte dei deputati della del federalisrno mazziniano e garibaldino, da quello sciagarato uomo di Stato inglese che ni.aggioranza, delle comparse voglio dire. auspicante 1 com'è noto, la federazione degli tanto danno arrecò ali' Europa con Ja sua dema- Vi lascio; se avete occasione di vedere il Si. Stati Uniti d'Europa. gogica. iutetnperanza larvata cli legalità? Ed una gnor 1viu.ssolini, salutatelo per mia parte, e, se Che la Società delle Na.zioni propugnala volta compiuto il male della divulgazione di è permesso un consiglio a chi col baciare le da Lloyd George e da Wilson, e il Patto rii un tale giudizio non riusd possibile alcun rime- Sacre Reliquie cli Santa Rosalia in Sicilia ha Roma voluto da Bissolati 1 siano stati scam• dio, per quanto i valenti clifenso1i del Governo dimostrato la sincerità e il fervore del vero ere- biati dal Nenni per l'espressione del rediBorbonico abbiano chiaramente e &<:11za riguardi dente, ristabilisca nel bilancio dello Stato il vivo federalismo mazziniano, può essere la messo a posto lo sconsigliato calunniatore. La fondo già stanziato pe,· le spese di be.cotilìcazione testimonianza della sua ingenuità e della caduta del Regno di Napoli è in g,·an parte do. della Venerabile Regiua Clotilde, fondo incon- sua scarsa profondità politica; ali i3le;so vuta ad uua tale calunnia che con~cntl il crearsi siderntamente soppresso quanclo si aveva la su- modo che la sua adesione al socialismo docli una opinione pubblica europea contraria atl perbia di ritenersi indipendenti dal Cielo e dai vuta, più che al riconoscimento della verità un Governo rispettoso cli Dio e della Sovranità. Santi. Ciò gioverebbe ad ottenere dal Divino marxista, alla commozione davanti agli orPerciò ho anche approvato la limita1.ione che Creatore quella grazia che oggi si ha la noia di rari della guerra, può teslimonia1'e la sua al commercio delle sb1mpe ecl alla loro diffusione provoca.re con amnistie e condoni per fini na.. sentin1entalilà di popolano romagnolo. si è data con l'accresci111cnlo delle tari/Te postali. zionali. Qui tornerebbe opportuno far parola delAi miei tempi la poota era tollerata soltanto per Con giovanile sveltezza il Conte Solaro della la tanto decantata generosità romagnola; le lettere, e ricordo ln lott.1 Silcro-.;auta che so- ìVIa1·garita si levò dalla sua poltrona accompa- oggetto, così spesS-O,di rettorica. Una specie stenni per impedire che si distribuisse la posta guandomi fin sùll'uscio e, porgendomi la fine di generosità esiste infatti in Rom.agna, ed nei giorni festi,·i. Una deputazione di Genova aristocratica mano ripetè: , Salutotemi dunque è la facilità colla quale, per cav):llleria, si si presl'ntù i11,·a110 :rnche al Re per ottenere 1a il Signor .Mussolini, e se l'opinione cli un vec- accetta di difendere la causa d'un amico, rc,·oca di 11utale orclinc. W ,·ero che allorquando chio che meritò la fiducia del Priucipe di Met. anche se per caso, questo amico vi è idealt~mpi tristi soprnn,·em1cro si distribuirono nelle ten1ich vale quakhe cosa, rilegga Tacito e l'An- mente nemico. Nel suo libro Lo spettro del llqmeniclre.uou solo le lettere ma anche le stam,. timachiavellus del Grande Federico. Non si sa Comunismo, pubblicato nel 1921, Nenni, pe ! Ora ,la qualche anno la sm1a, morale, catto- mai; vi possono essere dei giuclici anche fuori senza saperlo, dà la più bella dimostrazione Jica usanza è ristabilita, sebbene dolga che sia.si cli Berlino,. UNA GUARDIA NAZIONALE di questa ingenuità, allorchè confessa che
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