La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 29 - 15 luglio 1924

bi ll4 f.A RIVOI.GZIONE LIUERALJ~ Lettere d.a1l'Emi1ia IL PARTITO LIBERALE :S el bel mezzo della città di Bologna, a poca cList.ruizadal Nettuno del Giambologna, sorge la stalua di un altro bell'uomo, ailante della persona - vestito questo, però, seco11do la moda d'intorno al settanta, con signori]e eleganza e gesto co1upostamente oratorio. E' Marco Miughetti. Mi hanno detto che ali 'erezione cLi quella slatu.a concorsero alcuni tra i più facoltosi ammi. ratori dello statista, i maggiorculi del primo nucleo del partito liberale-moderato romagnolo. Se costoro avessero soffocato per un poco qnella tenerezza di affetti, che l'eloquio melodioso e il gesto attraente di 1Iarco ì\Iing-bctli sape,·:1110 1·a. pire agli uomiui e, più, alle donne, e avessero guardato intorno a loro quello che il , metodo Miughetti ;1 aveva arrecato al liberalismo romagnolo, e in particolare a quello bolognese - chi sa se non avrebbero lesinato il loro tributo di ricouoscenza politica. 11 , metodo l\1inghetti » non era tutta cosa su.a. In pmte era il metodo, meglio la mentalità, il temperamento deUa parte più prop1iamente politico-parlamentare dei moderati italiani, che andarono avanti fino al 1876 nell1illusione di « continuare la tradizione di Cavour , 1 mentre applicaYano senza genialità alcune formule meccaniche cli gioco parlamentare, che avevano dsto mettere in opera da lui. Questo modo di con. tinua,·e portava fatalmente al passaggio da partito a consorteria, che infatti si Yerificò entro pochi anni. E il partito moderato romagnolo, sotto la guida di Minghetti - che ne divenne l'arbitro dopo la morte pcr-ernatu,·a di Parini - fu un buon campione di consorteria pro";nciale. ~1iughetti ci aggitU1se del suo quel certo ondeggiare ed indugiare cli benestante, che desidera ardentemente di essere ai primi posti e riftùgere, ma detesta gl 'incomodi e gli spintoni; infine quel dilettantismo indorato d'ottimismo, che gli sgorgaya dalle medesime fonti della sua eloquenza umanistica ed accademica. Diceva Sella che nel vedere Minghetti a trattare certi affari pubblici gli sembrava di vedere un vaso fragile e prezioso ne1le mani di u.n fanciullo. Con queste disposizioni all'incirca si organizzò intorno alla sua persona PAssociazione costituzionale bolognese, in forma strettamente personalistica (il nume e i grandi sacerdoti) ; e con questi precedenti il liberalismo romagnolo era destinato a immobilizzarsi e fossilizzarsi più inesto e più compiutamente che nelle altre regioni. Quando vediamo come s'è venuto ,evolvendo il partito liberale piemontese, e anche in parte quello lombardo o toscano, con tutti i difetti vecchi che ancora riconosciamo in essi ed altri nuovi che si sono presi da altri partiti, ci. accorgiamo tuttavia di ayere davanti agli - occhi organismi che posseggono elementi di ,-italità 1 perchè, bene o male, si sono tenuti in rapporto con la vita circostante. Il partito liberale romagnolo era già diventato un ·organismo morto ai p1imi del '900, allorchè le assillanti necessità di difesa non più dalle organizzazioni politiche radicaii e repubblicane, ma dagli' assalti IÌlal preveduti delle organizzazioni socialiste contro gli interessi immediati e famigliari dei più facoltosi sussidiatori della vecchia consorteria costrinsero questa a battersi su di un terreno di lotta di classe e di egoismo sindacale, che fu l 't1ltimo tracollo del liberalismo bolognese e insieme i I primo seme del fascismo della, borghesia grassa) di quell'aspetto del fascismo, che potremmo chiamare padronale, terriero, che iu Emilia ed• in Puglia 1per analogie di con.dizioni ec0110miche, ha avuta la prima e più prosperosa fioritura . .K on dimentichiamo che Gino Baronciui vieue dalla Segreteria dell'Agraria, nella quale si asserragliarono i conservatori romagnoli dopo i1 '900. Tutto questo, ripeto, derivava da un difetto di origine, da un difetto si potrebbe dire di aeramento. Nè Minghetti nè tampoco gli altri videro certi caratteri demografi.ci della regione) che era necessario tener d'occhio per far sentire la propria presenza in paese. Non videro p. es. qt1esta caratteristica fondamentale della provincia di Bologna, che il capoluogo non imprime il secruo della propria influenza sul contado, ma .. a~ soggiace volta per volta alle influenze ondeggianti cli quello. Se non mi sbaglio è questa uua caratteristica. dei centri provinciali agrari, i quali non ries~ono a raggiungere l1autonomia e con l'autonomia la forza, propulsi va dei centri industriali. Ma il fenomeno colpisce tanto più a Bologna pel contrasto con ricordi e tradizioni comunali·, delle quali ancora permangono vestigie, e cou certi aspetti, sia pure superficiali, da citHL cli prim'ordine. I liberali bolognesi (che pure rappresenta.vano essi stessi uno dei flussi di invasione del contado in città, poichè erano quasi tutti eTedi di fa1niglie della circonvicina campagna emilianaromagnola passate ad abitare la città con l 'accre.scersi delle fortune, negli ultimi secoli, (dal cadere del principato bentivolesco in poi) non tennero conto del fenomeno 1 nè nei suoi precedenti storici nè nello sviluppo sociale contemporaneo, e si chiusero nel loro guscio, perpetuando un altro pcr-ecedente, quello dei proprietari terrieri durante il regime papale) vi venti spensieratamente in città, dì rendite o di debili, estranei alla vil.a della campagna che 11 nutJiva estenuaudosi ed abbrute1Jdosi. lin moderato per opiniol)i e per se11timenti, g-rande amico di Minghetti, ma rimasto estraneo al partito, t1no dei pochi che ebbe fede nella necessHà p1ima di rigenerazione della campagna tomagnola, Giuseppe Pasolini, scriveva negli ultimi anni parole accorale e piene di delusioni sullo stato delle terre romagnole: e Io credo che que:;ti paesi siano ora i più scomposti d'Italia•· « ... E' una sciagura, una. vergogna per tutti noi. Abbiamo fatto tanto per avere un governo libero; i nostri amici migliori, noi stessi siamo slati al potere, ed il paese è afflillo da quei mali medesimi che lo conturbavano quand'era gover. nato dai nostri avversari. .. 11. « Mi sanguina il cuore se-rivendevi queste cose. lo forse fui dei meno illusi, ma fui illuso anch'io, perchè se non credeva all 1età dell'oro, non e1·edeva a questa età che è peggio che di ferro ... ». e Ciò che mi addolora sopra modo è la tristissima condizione delle mie provincie di Romagna. E' corruzione al di là di ogni limite. Ogni più ti;ste pa& sione 1 ogni più sinistra ambizioue ci ha libero corso. l\Ii sono accorto che abbiamo saputo far_e un governo parlamentare, non un governo libero: dispotismo e tirannia possono stare anche con quello ... ,. Ed a Minghetl:i, scrivendo nel 1865 di un atroce fatto di sangue, l1l1a delle tante vendette di parte commesse a Ravenna, scoppia : « E' un gran pezzo che sento divorarmi dal fuoco della opposizione: finirò là,. (lìi em.o-rie di G. Pasolini, raccolte da suo figlio. Torino, Bocca, 1915 - Il, Cap. XXI). Questi sp=ti che ho tratti dall 'epistola.tio di un uomo de] tutto disinteressato sono rivelatori non solo di uno stato di f~tti e di una mentalità faziosa tutt'altro che superata, ma della origi. naria impotenza ricostruttrice del partito liberale; e 11 ultima esclamazione fa c01npreudere meglio di un lungo ragionamento il fennmeno non infrequente in Italia 1 meno ancora in Romagna, che uomini di opinioni e di cultuTa Jiberali 1 e forse anche di temperamento consen,<.1tore, si guardano con ogni cura dal cadere nella fossa del partito liberale: caso tipico dei nostri giorni Mario Missiroli. Per tutte le deficienze e Per l'inerzia, alle quali ho accennato soprra, avvenne che mentre moderati illwninati a.i altre regioni, come Jacini 1 mettevano il meglio della loro operosità nel porta.re a fine la cfassica. inchiesta agraria, j moderati romagnoli si fecero sorprendere ·lrru rist1ltati di essa, che valevano per tanta parte delle terre, nelle <Ìuali avevano i loro interessi. i\Ia il colpo più grave fu dato dal l\1inghetti dopo lo sbaraglio del 1876, quando fu costretto a trovarsi un collegio politico in un 'altra regione, a Legnago, dove ben presto senti le influenze del nuovo ambiente e ci si adattò con la mollezza ottimista del suo temperamento. E parlando da Legnago infatti, nell'otj:obre 188r, gettò alle ortiche il suo paludamento di fiero oppositore, che già tanto gli pesava, e dette mano con Depretis al trasformismo parlamen. tare. iVIa nel far questo nou si preoccupava nè punto uè poco dei suoi amici dell'Associazione costituzipnale bolognese 1 dei quali continuava ad essere il santone, e che abbandonava ad bel- ~11as~ o poco meno, cioè agli assalti degli azzu,1-ri (il partito progressista) e dei cattolici (allora intransigenti 1 ed a Bologna, a Faenza e in altri centri fiè1·ameute intra11Sigenti). Ciò nonpertanto i moderati riuscirono a m.anteuersi sulle principali posizioni 1ntUl.Ìcipali, ad Imola 1 p. es., col partito Codronchi, a Ravenna ed a Porli, dove tennero testa per lungo tempo ai repubblicani, a Bologna, dove amministrarono quasi ininterrottamente dal 1875 al 1902 - salvo una parentesi progressista: r889-90. Aggiungo ancora che l'ultima amministrazione liberale-moderata purn (Dallolio) fu in complesso eccellente e pareva avesse compreso e volesse fare ammenda di alcune colpe dei predecessori. L'allargamento della cinl.a daziaria faticosamente effettuata dal Dallolio fu un provvedimento, che dimostrava in lui l 'intuiz.ione dell'accennato problema de. mografico di Bologna cli fronte al contado. Buone qualità amministrative di indivi4ui non bastavano però a tenere in vita un partito che si era rapidamente esaurito e si era rannicchi~to in un angolo provinciale, dilettato dalle arguzie di Enrico Panzacchi. Avvenne così che dopo i colpi ricevuti dai vari ceutd della regione dai blocchi popolari, sotto gli auspici giolittiani, poco dopo· il '900, il vecchio partito liberale non si rialzò più. Co1nuni interessi di difesa da parte dei proprietari terrieri cementarono i blocchi clerico-moderati, che si affennarono qua e là nella regione (a Bologna i clerico-moderati furono al comlllJe dal 1904 al '14 - sindacato Tanari - 1 aprendo di necessità la strada ad un sindacato socialista, che fu qnello Zanardi)i ma questo fenomeno di trasformismo provinciale di destra aveva pe1- fondamento non più una visione politica nazionale, ma il programma di difesa economica de.Il'Associazione agraria. In questo stesso periodo giunse in Romagna qualche riflusso del movimento cosiddetto dei , giovani liberali> fondato da Giovanni Borelli a, Milano e dal medesimo Borelli sostenuto in varie parti d'Emilia (specialmente tra il 1910-13) con indicibile spreco cli eloquen7..a. Dati i pre~ cedenti del paese e del partito, al quale per necessità si doveva appoggia.re, quel movimento non ebbe in Romagna nesslllJ risultato apprez.. ,..abile. I giovani liberali fnrnno riguardati dai dirigc-nti dell'Associazione costituzionale come utili frombolieri <la c;iociare avanti nei contraddittori contro gli organiz7..atori socialisti, ma guard,'lti S<:mpre con sbspett,, e abbandonati alle loro deboli e inefficienti risorse finanziarie, quando pareva che pcr-endessero qualche atteggiamento autonomo o peggio ancora che volessero carpire a vo]o un seggio e1ettora1e. Quello che /: segult.o è cronaca di scarsa importanza. il Tanari ed altri amici del blooco clerico-mocleralo del 1904 sono entrati, chi inima chi dopo, nel partito fascista: dopo tt1tto, l1lJ atto di coeren,..a. Altri si sono appartati dalla vita politica militante. Alberto Giovannini si immagina di capeggiare un partito. Il 14 febbraio l'assemblea del gruppo giovanile liberale LIBERALISMO Siamo lieu di pubblicare in risposta a Bauer w110 scritto di Rosselli che m;rà un nole'Vole si,. gnificato di chiarimento. IL pensiero- di Rosselli è di iin socialista che non è rimasto estraneo di fronte alle critiche e alle esigenze poste da Rivoluzione Liberale. Una -volta mnmesso, come am,. mette Rossclli, che il socialismo è conquista da parte del proletariato di una relativa indispens11-- bile autono-m,ia economica e l'aspirazione delle masse ad affermarsi nella storia, il passo più difficile per intenderci è compii<to. Anche il nostro liberalis·mo è socialista se si accetta il bilancio del marxismo e del socialis1no da noi offerto più volte. Basta che si accetti il principio che ti<tte le /ibe,·tà sono solidali. Al punto in cui • stanmo le cose ci sem,bra indispensabile che intervenga nella discussione un socialistn che p_D-Y-l la voce degli organi rnsponsabili su,l tema dee rin-1t0'Vù1nentoche Rosselli affertna essersi ~11enuto silenziosam.ente creQ,ndonegli 1t.lti1ni anni in seno al pa·rlito socialista. Cos'è il lib(milism □ ? Salandra, Aibertini, Einaudi, Amendola, ::.vrissi1:01i,Turati rivendicano tutti da punti di vista sp,,sso opposti la qualifica di liberali. La spiegazione più semplice ma anche più supelficiale di questa. plttralità di significati assunti da1la parola « liberalismo » sta nella influenza ancora grande che esercita la tradizione liberale. Se Salandra o Sarrocchi avessero avuto la dignità di rivendicare il nome corrispondente alla loro fun7.ione conservatrice, per non dire reazionaria, potrebbero coutinuare in eterno a far lezione o a difendere in Corte d'Assise. In Italia. non si vota per il a: conservatore>. L'Italia è il paese· delle etichette; e come si spaccia il o: Chianti • di Pontassieve, si spaccia il « liberalismo» di Salandra. / Una spiegazione più soddisfacente la si trova mediante l'analisi stodca. Sino a che l'ideologia liberale dovette fronteggiare 1 'ideologia assolutista e il vecchio principio legittimista, il suo significato nou fu contradditorio e le correnti che ad essa si 1;chiamavano rimasero unite in una lotta vitale di utilità generale. Dopo la rivoluzione francese colla parola liberalismo si indicava qualche cosa di assai preciso. Liberali erano coloro che opponendosi alla autorità asso. Iuta della Chiesa e dello Stato vedevano nella libertà lo 'Strumento fondamentale per il progresso umano. Nia col definitivo tramonto delle ideologie assolutistiche è nz.turale cbe dal Yecchio tronco nuove correnti si clistacchino e giungano finauco ad urtarsi nella loro autonoma evoluzione. Dopo la ,·ittoda della corrente genericamente liberale tutti sono in certo modo liberali; tutti si affermano 1 volenti o nolenti, su un mitllm.o comune denominatore liberale. Tutti afferma.no una serie di libertà; libertà di culto) di pensiero, di associazione, di stampa; tutti pongono nella \·olontà del popolo espressa attrJYerso il meccanismo rappreseutatiYo il nuovo fondamento del potere. Solo che i lim.iti posti all'esercizio di codeste libertà e la interpretazione della parola popolo (Yecli diritto elettorale sulla base censuaria) sono diversissimi. E sopratutto lo spirito che anima queste correnti si è andato facendo radicalmente diverso. Poi alcune esigenze progressiste sono venute onnai meno, una volta compiutamente raggitrnti gli obbiettivi di classe. La prima couseguenza logica di queste sintetiche osservazioni tutt'altro che originali 1 è che non è possibile affermare senz'altro con sicw·ev.a inoppugnabile quale sia il contenuto pireciso del liberalismo e di conseguenza quale delle diverse correnti ne sia in un concreto momento storico !a più legittima erede. Anche per un altro moti vo: che la esigenza. liberale si è ,·enuta affermando in epoche dh-er.se in tutti i lati, in tutti gli aspetti della vita : in religione, in finanza, in economia, in polilica 1 in diritto. E per quanto pei; bocca di Francesco Ferrara si potes.se dire che tutte le libertà sono solid3li tra loro, non è chi non Yeda come nei diversi paesi e dalle varie correnti sedicenti liberali ben diversamente vengono apprez7,ati i singoli valori affermati dal liberalismo. Su un punto mi pare che ci si possa mettere d'accordo; punto che alme110 per n1e costituisce la p1·emessa iudispensabil~ per tutto il ragio. di P..ergamo rntò nn ordine del giorno col quale si • deplora che la Direzione del partito non si sia preoccupata d'assicttrare al partito nn'adegnata rappresentanza nel Parlamento, cttrandosi unicamente di pcr-ocacciare mandati politici a persone al di fuori delle organizzazioni regionali •, e si constata « che l'opera della Dire?...ione è stata dannosa alle organiZ?..azioni e alla dignità del partito stesso >. SfidQ ! l-'.1. peggiore jattura che potesse capitare al l:'artito Liberale Italiano, in tempi già cli per sè ste .si difficili, fn che la. segreteria. cliventasse ma.neipio <lei , metodi .\1inghetti >, se117,a la cultura e la signorilità di :l-1inghetti. Per altro, \Jf-,,erb-J Ci<.1\·anninl è entrato a lfontc."Cltorio sen,.a c"lpo ferire. }fnssolini, avendogli già data la tirata d'orecchi ammonitrice, la sera del 28 gennai", ha. fatto bene a fare felice nn nomo cli così modeste esigenze. MARIO VIXCIGUERRA SOCIALISTA name:nto successi \'O. E cio.è non st:.tre il Jiberalismo in un assieme statico di prindpi e di norme. Esso è: da considerarsi invece in continuo din.-nire, in via di JX:-rpetuo rinno-vamento e di perenne superamento delle posizioni già acquisite. Il contenuto concreto del liberalismo muta nel tempo; quel che è fondamentale è lo spirito, la funzicne immortale, l'elemento dinamico e progressista insito in esso. Sistema e metodo liberale Tutto il conflitto tra le ,·arie correnti liberali sen1bra che si 1iassuma nella opposizione tra i seguaci del .: sistema • e i seguaci del « m.etod-o • già posto chiaramente in luce dal Papafava ma, come vedremo) da un angolo dsua1e assai diDa un lato stanno i seguaci del < siStema • inteso come una somma di dati principi economici, giuridici, sociali, sui quaJi si regge lo Stato moclemo. Questo sistema che pur non essendo del tutto rigido è racchiuso entro limiti angusti, contempererebbe equamente, a detta dei suoi fautori, le due forze, la indi,·iduale e la sta tale e, assicurando la stabilità del regime, ga.. rantirebbe nel migliore dei modi le possibilità di progresso. I1 sistema si riassume in una formula: sistema capitalistico, borghese. Suoi postulati f011damentali, oltre quel minimo liberale già posto in luce, sono: proprietà privata illimitata. 1 diritto di eredità, libera iniziatiYa in tutti i campi, quindi liberismo, lo Stato concepito sopratutto come organo di polizia. Per taluni dei suoi seguaci il sistema liberale finisce per ridursi quasi al liberismo. Dall'altro stanno i seguaci del < nietodo • liberale avente come premessa fondamentale che la ]ibera persuasione del maggior numero è il miglior mezzo per raggiungere la verità (Papafa\·a). Il metodo viene inteso colle un complesso di nonne che stanno a base della ,ita dei popoli a ci ,·iltà europea, come un complesso di regole di giuoco che tutte le parti in lotta si impegnano di rispettare in quanto sen;ono ad assicurare in modo definitivo la pacifica convivenza dei cittadini e delle classi, a mantenere gli urti entro limiti tollerabili, a permettere la successione al potere dei vari partiti e classi, a incanalare nella legalità le forze inno,atrici e progressiste. In una parola il m,etodo è una sorta di « 1ninim.o com.u.ne denominatore• di c.h·iltà buono per tutti gli indiYldui, gruppi, partiti, e costituisce in certo moclo l'atmosfera della lotta. Esso sta a rappresentare il ,-eicolo per il qua.le è dato a tutte le forze di affermarsi nella ,-ita sociale per. le de legali. Per quanto non sia su&:ettibile di una de.fi. niz.ione rigida oggi può dirsi che si concreti nel principio della SOYTanità popolare, nel sistema. rappresentativo, nel dspetlo dei diritti delle minoranze 1 nell1affermazione di taluni diritti foudamentalme11te acquisiti inalienabilmente alla eoscienza moderna, nel rinnegamento della dittatura e della violenza. Dico subito che la distinzione più sopra tracciata tra sistema e metodo è rigida e schematica; difficile riescirebbe incli,-iduare seguaci del sistema che non accettino almeno in parte il metodo e viceversa. I passaggi sono graduali ed è dato anche vedere seguaci cli una medesima. corrente assumere posizioni differenti a seconda degli eventi e delle epoche storiche. Tutta,ia alla luce di qt1esta prima sbozzatura mi accingo breve1uente ad esaminare le di\·erse co11euti sedicenti liberali che si hanno attualmente in Italia tralasciando quella anarchica che sembra a 1ue sia fuori della tradizione liberale (forma se mai degenerativa) per quanto non è cla escludere che in concreti momenti storici pos...~ compiere u11a utile funzione critica. Salandra Per i liberali , marca Salandra, il liberalismo si risoh·e tutto o qu...1.sinell'affermazione della laicità dello Stato e nella esaltazione dei cosi detti valOTi nazionali. Seguaci rigorosi del siste. ma cosl come venne foggiandosi e poi per opera loro cristallizzandosi ad uso e consumo della frazione più retriva della borghesia 1 non esitano, posti a scegliere tra il metodo e il sistema, a sacrificare il primo al secondo. E' evidente che al centro del pensiero liberale sta ·l'idea di liber-

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