La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 23 - 3 giugno 1924

b i A RIVOLUZIONE LII ,R_~;.E LA TRAGEDIA DELL'EUROPA trovai aitro desiderio che qu<:llo cli stabilire una vera pace e conùiJ';ionidi amldzia con i vinti. 11 giorno 10 gennaio 1920 fu per me di graude tristezza: dovetti sottoscrivere a Parigi la ratifica del trattato di Versailles. Ricordo ancom la sce-na al Quai d'Orsay, nel saloue dell'Or0logio: durò appena tre minuti. Vi fu un prilll() atto nel gabinetto rleì 1ninistro degli esteri, dove ci tro\:ammo Clemcnceau, Lloyd Gcorgc, Mat. sui, rappresentante del Giappone, ed io. Gli Stati \'niti d',\.merica non erano rappresentati. Poi vennero introdotti dal direttore del protocollo \\'illiam Ma1t1n, i due rappresentanti della Germania1 Von Lesner e von Simson. Dopo un bre,:e scambio di saluti, Clemeuceau dichia. rò che il testo del protocollo era conforme a quello mandato loro il 2 no,·embre e li invitò a firm-c1re.Quando ebbero firmato, Clemeuceau andò loro incontro per dare la simbolica stretta di m.ano. Tutto ciò dm·ò appeu:a tre minuti. Entrammo poi nella sala dell'Orologio, dove vi era un gran pubblico di uomini poJ-itiri e di rappresentanti stranieri, di giornalisti, di curiosi. Ernno le ore 16 e cinque minuti. Cleme11cea11 aYeva alla sua destra i 1~appresenta11ti france::-i,poi ero io e dopo cli me Ilymans, rappresentante del Belgio, Venizelos, presidente del Consiglio di Grecia, Pasic rappresentante dello stato serbo croato sloveno. Alla sua sinistra erano Lloyd George con Bona.i· Law e Lord. Curwn, rappresentanti della Gran Bretagna, e Matsui, ambasciatore del GiaJ>pone a'Parigi. Vi erano poi molti rappresentanti di stati minori. Dopo che Clemenceau ebbe invitato i rappresentanti tedeschi a finnare, ciò che essi fecero lenta1nente iu composta tristezza, firmò da p1·ima Lloyd George, poi Clemen-ceau, poi io, dopo M:atsui e in.fine tutti gli altri, Clemenceau. si levò e disse : , Il J>rotocollo di ratifica del trattato concluso tra le potenze dell'Intesa e la Germania è sottosc1itto. Da questo momento il trattato entra in vigore, e deve essere eseguito in tutte le sue clausole. La seduta è tolta,. Uscii dalla sala con Lloyd George e Curwn e fuori era una grande gioia e le grida dei venditori dei giornali partecipavano al pubblico il lieto evento. Il trattato, aveva detto Clemen- • ceau, do,-eva essere eseguito in tutte le sue clauso)e. E come poteva esse.re eseguit0 se era ineseguibile? Tutta la gioia della strada era in contrasto con il mio sentimento : io cercavo la pace e non udivo intorno a me che propositi di violenza. Erano i tempi della illusione, quando il pubblico credeva, in base alle parole dei suoi go,-erni, che la Germania avrebbe accettata la servitù e insieme fornito tutti i mezz;i per pagai-e le spese della guerra e arricchire i vincitori. Onando assunsi la direzione del governo italia-;:;o in giu=o del 1919, il mio primo atto avrebbe Jon,t';, essere la firma del trattato di Versailles, il 26 giugno. Io conoscevo a fondo quell'abominevole trattato per averlo lu~gamente· meditato e lo consideravo come la rovma del. t'Eu:t:()pa: non avevo avuto nessuna. parte nella sua preparazione, nè alcuna responsabilità. Pre:, gai quindi l'on. Sonnino e i su.di collaboratoriJ di firmarlo. La sorte , oleva che toccasse proprio a me df firmare la ratifica di un atto che credevo rovinoso così. per i vincitori come per i vinti, perchè basato sulla Yiolem.a, sulla malafede, sullo spirito di rapina. Come ministro èel Tesoro, dopo il disastro di Caporetto, nel ministero Orlando-Nitti-Sonnino che portò l'Italia alla vittoria., io avevo ~- vuto il compito più duro. Dopo un rovesc10 militare cosl terribile, tutto in Italia era tn pericolo. Trova.i ai primi del novembre 1917 ne~ le casse del Tesoro solo un deJ:ìcit di 242_ Ulllioni di lire e la necessità di rifare le artiglierie, le armi, le munizioni, di provv~er a ~utt~ ciò che occorreva a un, gran.del eserctto e di_ ridare 1a fiducia. In quei gio~ io avevo l~anu~a piena cli angoscia percbè credevo che. 1.l mio primo figliuolo, volontario di guerra a diciassette anni fosse morto : tutto 11 suo reggimento era stato distrutto, e seppi solo due mesi dopo, a Parigi, in casa di un ministro francese,_ c~e egli era ferito e prigioniero dei tedesch,, t~ Germania. Io lavorai con tutta la fede, trovai tutti i mezzi finanzia.rii rifeci tutta, la P~~uzione di guerra: era in me uu ardore m1st1~0 percbè credevo non solo di lottare per la ima patria, ma per la civiltà. . . E stato sempcre un fiero avversario del m~- ro · di •• h Jitarismo tedesco e di ogm forma . rmpena .• smo e d:i nazionalismo basata su~la v10lenza IDl • litare-: quando coloro che nel ,mo paese esaltano ora il mi1itarismo francese, eF-al~vano <?"uglielmo II e l'imperialismo tedesco, 10 mamfestavo apertamente la mia avv~"S10need e.ro smceramente a1nico Jella Franc1a democratic~. AveYo e1·eduto anche io a una guerra di popoli contro il militarismo tedesco e avevo su: bito aderito alla guc--rra dell'Italia, nell:' fede dt una. giustizia più u~ana e di una ptu umana convivenz.a di popoli. Ma subito dopo la vittoria, mi accor_si che anch~ in Italia si manifestaYa una ubbnacatura che era la più pericolosa per la pace_ e: che . , ~,..lava un linguaggio che non era p-m quelsi r- • la nostra lo che avevano parlato per sp1egare partecipazione al1a guerra. Io pensavo che tutte le forze dovessero essere dirette_a ~are u.na ~er:a, e onesta pace e le manifestaz1on1 che aV"\•e~t- -ano sopra. tutto i11Francia e che erano seguite in i11g-hilterrae in Italia, mi offendevano 1n-ofo11da.mcntc.Avevamo dunque lotlato contro le guerre per fare nuove guc1Tc, avevamo detto di \"Olcr distruggere il militarismo per crl!éli'C uuod e più virulenti militarismi? avevamo let-- to di far la guerra in difesa della democrazia e della liberlà1 per ucd<lcrc L'Ldcmoc·razia e ln libertà, .rrnchc dove avevano salde ra<lic-i? A metà cli gennaio <ld 1919 io uBdi dal go, crno. Era av,·cnuta in mc ulla profonda crisi cli cos~tcn,,a e una g: andc iuquieluclinc era c:ntrata n:::1mio spi ri~r. ,\Itri uomini politici, che avevano preparato il tratt.at.o e che erano caduti uel vasto inganno ebbero dopo di me la stessa crisi spirituale. Lansingi segretario di Stato durante il governo di Wilson, tornalo i11 America, <licbiarava anch'egli la sua delusione e la sua tristezr..a, dopo aver firmalo l'iniquo trattalo, che minaccia l'esistenza della civiltà, che ha sofiocalo in tanti paesi la libertii di azioni, di pensiero, di parola, di ini:;,,1avtia econo1nicai e ha distrutto, come nessuna guerra, un numero enorme di felicità, abbassando tutta l'umanità. Questa guerra, scriveva Lansing, è stata combattuta dagli St,ati Uniti di America principalmente per distruggere le condizioni che l1avcvano provocata. Queste condizioni non sono state distrutte. Esse souo state sostituite da altre concli2,ioni egualmente ieconde cli odio, di gelosia, di sospetto. I vincitori di questa guerra intendono imporre i loro desideri combinati ai vinti e subon:lJilliU'etutti gli interessi al proprio interesse. E' vero che per far piacere alla pubblica opinione dell'umanità insorta e soddisfare l'idealismo dei moralisti, essi hanno circondato la loro alleau,.a con la Società delle Nazioni; ma si chiami come si vuole, si mascheri come si vuole, essa è 1'alleanza dei vincitori. La Società delle nazioni, costituita com 'è orai sarà 1a preda cli ogni avidità e di ogni intrigo; es.sa è chiamata a dichiarare ginsto ciò che è ingiusto. Abbiamo un trattato di pace, ma non porterà pace permanente, perchè è fondato sulle sabbie mobili dell'interesse di ciascuno. In quesiti giudizi, aggiungeva Lall.61ng, io non fui solo. Qualche giorno dopo che furono scritti, io mi trovavo a Londra, dove discutevo del trattato con alcW1i principali uomini britannici. Io notai le loro opcinàoui in questa fonna: Il costrutto è che il trattato era illogico e inapplicabile, che era concepito nell'intrigo e formato nella cuJ>idigia ed era più adatto a provocare che a preveni.iregurer·- re. U:ho dei leaders del pensiero politico della Gran Brettagua disse che il solo scopo evid~te della Società delle nazioni era quello di perpetuare la serie degli ingiusti provvedimenti che erano stati imposti. • Questo non è solo il pensiero di Lansing, cioè dell'uomo che, come Segretario di Stato, ha dichiarato la guerra. in nome dell'Amèricai e ba sottoscritto il trattato; ques,to è il pensiero di • quasi tutti gli uom:iui che hanno sottoscritto il trwttato cli Versailtes, e fuori della Francia e. qualcuno dei suoi stati vassalli, non ho trovato quasi alcuno che non abbia vergogna e rimorso di averlo firmato. E' stato il più grande delitto dei popoli moderni e si è caduti in esso, come nella guerra, quasi senza avvedersene, a furia di errori, di concessioni, di richieste, rli stanchezza. Uno dei principali firmatari mi diceva: - E' stata la nostra colpa, sarà la nostra espiazione. E' stata la nostra colpa, ma io non vedo ancora 1a espiazione. Dopi'.) aver finnata la ratifica del trattato dll pace è, meglio del trattato di g11erra dii Versailles, la gioia di Parigi e le grida dei vendituri di giornali mi davano una profonda ttistezza. Mai una pace seria e durevole si è basata sulla spoliazione, sul tormento e sulla rovina dei popoli vinti, sopra tutto di grandi popoli. 4 pac.. di Versailles non è che la spoliazione, il tormento, la rovina. Di quale spaventosa tragedia di Atridi si inizia la rappresentazione? Si seguirà per lunga serie di anni? Quali rivolu.z.ioni e quali guerre si seguiranno? Quando una pace è veramente logica non suscita l'entusiasmo delle folle, suscita anzi malumore, o avversione, o sdegno e quasi sempre delusione. Io ricordavo due altre guerre e due altre pa1ci del principio del secolo ventesimo e vedevo in quale precipizio Puma11itàera caduta per seguire lo spirito di rapina e il programma di violenza. La guerra con i boeri era stata pei· la Gran Brettagna tm grande sfol'Zo : aveva dovuto combattere in suolo inospite, a distanze enormi, con mez:d costosi, aveva avuto vittorie e disfatte; aveva subito crudeltà e aveva comm.esso orudelità. La pace fu sottoscritta il 21 maggio 1902. Io mi trovavo a Londra in quei giorni e ricordo che la pl'incipale preoccupazione degli uomini politici britanuici era di trovare il modb cli ren,. dersi runici i vinti. Difatti nessuna ingiustizia fu usata : il generale vittorioso volle rendere pub. J;,lico omaggio al generale vinto. Da quella pace venne l'Union, of South Africa, che, dove erano piccoli stati discordi, fece sorgere un grande St!ato, che costitul un magnifico dominion, in cui non solo non rimase odio pei, gli inglesi, ma che nella guerra europea, diiede le sne risorse e mandò i suoi uomini a combattere a fianco degli inglesi. Vidi in occasione della pace anglo boera molti uomini fra i più autorevoli d~la Gran Brettagua, ma in nessuno di essi Mentre la guerra anglo-boera preoc:cu.pava ancora l'Europa, scoppiava la più formidabile guerra fra la Rus.~ia e il Giappone, la più grande che sia ,tata combattuta ,la popoli moderni prima della tragica estate del 1911. I_/" RLL5&ia contro l'aspettativa generale <:ra pknamentc sconfit.ta. In quel tempo il Giappone Cérainvaso da una vcr~1 frc.."tlesia11,1.Xio:n.alistav:1ttorioso C<.>11t1la·OCina., vjttorioso (•<.mtro ];i, Russia, avendo sconfitto i di1e imperi p1ù ,;rrandi della tena, era t-•11tration una fase di orgoglio eh<~ accecava tutti. Hra la frenesia delle conquiste, la smania <li grandi concessioni t.crritoriaH, di ~- normi indennità. Il govc,'l'nodel Giappone comprese t'he solo ttfla pace mod<.-ratae onesta, con pochi acquisli tenitoriali, seina indennità, p<.r teva essere non solo la gioia presente, ma la sicurezz.a avvenire. Il trattato di Portsmouth è w1 csemp1o d:i grandezza e di moderazione: H popolo giappooe,;e non ebbe nessuna delle C06C cui aspirava violentemente. I giorni 5 e 6 settembre 1905, quando giunsero a Tokio e si d-iffusero le notizie delle clansole del trattato, in tutto il Giappone, ,na sopra tutto nella capitale, accaddero scene terribili. Il popolo si credette tradito e, dopo un mo,imento di stupore e di coste1·rtazione 1 &iabbandonò alla più folle violenr.a. 11 popolo voleva ad ogni costo massacrare i m:inislri I che avevru1Ovoluto un trattato che non soddisfaceva alcuno. Ma i ministri avevano compiuto, non chiedendo indennità, non volendo larghi acquisti territoriali, atto di grande saggezza e provveduto all'avvenire del Giappone. Essi sapevano bene che una pace giusta evitava nuove guerre; che i debiti di guerra avrebbero determinato la saggezz.a, che gli imbarazzi finanziari erano la salvaguardia contro le nuove follle. Un eminente scrittore francese, che potette assistere a tutte le rivolte giapponesi del settembre 1905, conchiudeva esprimendo la sua ammirazione per quegli uomini politici che, sacrificando la prnpria popolarità e mettendo in pericolo la propria esistenza, avevano voluto che la industria della guerra avesse avuto una delusione. Le p-iù illus,!ri personalità giapponesi espTimevano subito dopo l'opinione che se il Giappone avesse potuto ottenere dalla Russia ciò che il popolo giapponese voleva, sarebbe stato preso da una crisi di orgoglio che lo avrebbe reso insopportabile a tutti i popoli della terra e la indennità sarebbe stata spesa in,t;,,'amente in nuovi armamenti terrestri e marittimi. Quando anche il Giappone non avesse avuto p~ù nemici, tutte le volte che la sua situazione glielo avesse permesso avrebbe fatte.. la guerra. Quale guerra.i? Una gueri·a qualsiasi, non importa quale. Ora la Francia ha voluto fare il contra1io del Giappone e ba preparato una pace che è la guerra, dei trattati cli pace, che, come ha detto ,Cletnenceau, sono un modo di1 continuare la guerra. Quale guerra, se i nemici di ieri sono inenni e in rovina? Forse domani una guerra qualsiasi, non importa quale. Ad accrescere la mia tristezza nel genn-aio 1920 coDJtribuirono anche le sedute della conferenza : si volevano tutte cose che io non volevo. Vennero anche due richieste che mi offesero particolarmeute. La prima era la richiesta al1 'Olanda di consegnare l'imperatore Guglielmo lI per poterlo proce-ssare; la seconda era Ja richiesta alla Germania di consegnare molte mie gliaia di ufficiali tedeschi, imputati di atti di crudeltà. Vidi io stesso quelle liste, che erano state man mano ridotte. Mi opposi con grande vigore ad entrambe le richieste, che quantunque consentite dal trattato, erano assurde e irnmorali ; le combattetti c011rogni energia. Co.me si poteva processa.re l' imperatore Guglielmo II se noi che eravamo i nemici dovevamo essere i giudici e se il trattato aveva dichiarata la responsabilità di tutto il popolo tedesco e gli aveva imposto l'e pene più dure? Come si poteva chiedere al popolo teclesco cli consegnare migliaia cli uificiali per farli processare da noi? E come potevamo noi giudkarli? Non aveva.mo noi stessi durante la guerra commesso atti di crudeltà? Ottenni così che noµ si facesse alcun.aiing-iu.sfu pressione all'Olanda, ma solo una richiesta che si sapeva senza risu.ltato e che i processi agli ufficiali tedeschi fossero fatti nella. stessa Germania e da giudici tedeschi, a Lipsia.. Si era pensato di mandare l'imperatore Guglielmo, II nella piccola isola di Curnçao, in «lima disastroso e si discuteva di questa depmtazione in tutta serietà. Era una inutile malvagità e io volli e,dtarla. L1eITore parto1isce l'errore e la colpa parto~ risce la violenza : dopo di allora si è sempre andati di male in peggio. Militaristi, uomini, di stato ambiziosi, gion1alisti alla ricei:ca della sensation, banchieri alla ricerca di affari, prof1te1,.rs de g1.t,erre semp•re desiderosi di lru·ghi guadag11i 1 hanno in tutta Europa diminuito ovunque ìl senso della responsabilità e il livello della morale pubblica. Giulio Cesare, che è stato uno dei più grandi capitani dell'umanità, ma anche ttn profondo e sincero democratico, come si direbbe ora per dileggio un socialdemocratico, era nel suo sentimento il vero continuatore dei Gracchi; dopo aver vinto i galli ed i germani osservava nei commentari, con profonda saggezza e modestia, che la fortuna può molto in ogni nostra vicenda e sopra tutto in guerra: M1.ilturn..cu.n1,in onin1_ b1ts rebu,s t""" in re mMitari potest fart,ma. La Francia ha vinto la guerra aiutata dalla fortuna, per il concmso di tutti i. popoli liberi, ma non 9l i1.-'l saputo fare al, una rinuncia e solo ha aCU1to la violcnr.a: ha imposto ai tedeschi umjliazioni e tormenti che i tc.·deschi ,·ittoriosi mai le imposero. Che cosa sarebbe ac:c:a.duto nel 1825 e nel 1870 se i tedeschi avessero fatto cmitro i francesi dò che i /ranresi han fatto dopo il r919 contro i tedeschi·, (.,iu.Jio Ce;are che conosceva a frmdo l' indole <lti popoli <lke che J 'animo dei g-alli come è arditi, e pmnto nell'intraprendere I:,. guerra, cosl è debole e punto resistente a ,opportarn<: i rovesci. Sum ut ad bella suscipienda Galloruni o/acer ac promptus est anhnu,, sic mollts ac minime resislens ad calamitates perf,rewlas mens e(lrum est. Supponi.a.mo che i tedeschi vittoriosi del r870 avessero preteso ocoeupare inrlefinitamen.!,: i territori francesi fino a Lyon, che ave:,,c.-rotolto alla Francia la sua flotta mercantile, le sue colonie, i suoi crediti ali 'estero, le sue miniere, le !i.UC mjgJiori ric.-- chcz7..<:c, :he dopo averla disarmata pc...-r terra e per mare, avessero mandato truppe di negri a .Yfarsiglia e a Bordeaux, che avessero invaso perio<licamt:ntenuovi tratti di territ.r.Jrioe creato un'agitazione per dividere la Francia in tre o quattro Stati, che avessero preteso fare un corridoio come quello di Danzig dal territorio te-Jesco fino a .:\iarsig]ia e che ).larsiglia, che non ~ più francese di quel che Danzig sia tedesca, fosse stata m.essa sotto una complice Società de]Je ~azioni, come ora Danzig, che ·cosa sarebbe avvenuto? Supponi= anche che la Francia avesse visto i cittadini francesi giudicati, in tempo di pace, da tribunali militari te. deschi e le donne di Francia costrette a soddi. sfare non solo la libidine dei tedeschi ma quella dei selvaggi e che la Francia avesse dovuto far lavorare tutti i cittadini per pagare indennità impossibili, che cosa avrebbe detto e che cosa avrebbe fatto il popolo francese? Io non so che cosa avrebbe fatto, nè come avrebbe sopportata la violenza; ma so che i tedeschi non si sono mai macchiati delle colpe dei loro vincitori. Si può mutare i fatti come si vuole, si può presentarli com.e si vuole anche - diversamente dalla realtà, ma la verità ha un misterioso e quasi divino potere di espansione, e prima o dopo tutto il mondo, economicamente diminuito, moralmente offeso, dovrà avere la sua grande reazione, e di tutto sarà chiamato responsabile l'imperialismo francese. Io sono stato (e voglio sempre ricordarlo) un sincero amico della FTancia e prima della guerra un tenace avversario dell' imperialismo tedesco : il mio disagio spirituale è ora nel fatto che la situazione si è ora ro,·esciata. Ma anche ora io credo di amare più sinceramente la Francia che non coloro che la second.ano nella viole117.ae la spingono nell'errore. Io appartengo ancora a quella schiera di uomini di Stato che credono alla necessità cli un accordo sincero fra la Francia e la Germania e a un'intesa leale fra i due popoli, su una base di perietta uguaglianza e di collaboraziq_ne. Possono Francia e Gerniania fondl:tre la loro esistenza sol.o sulla distruzione e sullo sterminio? è-:on è possibile che i cJuepaesi s'integrino in un grande accordo? Ogni violenza non sarà dimenticata, ogni delitto non sarà obliato, la Germania. non morirà. La Germania, a traverso una serie d!i cataclismi e di crisi interne, e di atti cli disgregazionei si ricomporrà più numerosa, più forte, più unita. Dovrà mettere come scopo della sua esistenza nazionale Yenclicare tutte 1e,.,a.,troci ingiustizie subìte? E che cosa sarà dell'Europa se un secolo di attlv:ità umana sarà impiegato a preparare future vendette ? ::--io1c1ombattere le richieste della Francia attuale significa secondarla nell'e.iTore e preparare la sua rovina: solo una tenace opposizione dei popoli liberi pa-eparerà la rinascita della Francia den1ocratica e forse la unione futura dei francesi e dei tedeschi. Uno scrittore francese mi chiese: - Non credete che un accordo fra Fraucia e Germania sia 1111 pericolo per l'Italia? Io gli ricordai l'ode di Victor Hngo alla Ger'. mania, al grande pbese il cui respiro è la musica, che ha eroi più alti che la cima del Monte Athos, le cui azioni sono gloriose dovunque. E gli dissi che Victor Httgo, anche dopo la sconfittai della Francia del 1870, aveva nel Parlamento di BorcleatL, salutato l'unione dei due popoli com.e la salvezza della civiltà e;iropea. L'Italia non può che attendere ogni beneficio da questa tlllione e ogni sicurezza. Ora tutti neg-ano i diritti della vita e noi li affenniamo; tutti insultano la democrazia e noi l'amiam.o; tutti vilipendono la libertà e noi diciamo che che essa è lo scopo della vita e il mezzo di ogni grandezza; tutti in Europa pro-, clatrk'l.110 la violenza e noi la detestiamo e ci rivolgiamo ai popoli liberi, agli americani sopra tutto, per chiedere che siano con noi nel nostro sentimento e nella nostra fede. Ho voluto rilegger Victor Hugo, dopo ogni discorso di Poincarè e ho axuto la stessa sensazione che si ha uscenda da una sala n1orturu--iian, una. campagna p:iena di sole. Non dubitiamo, non esitiamo, perchè noi siamo le forze della vita. Ne dou.tcms pas. Croyons. Em.pUsso-ns l'étendo,e. De 11otre confiance, hmnble, ailée, éperdue. SoyO'ns lJhnmte11se 01.ii. Avrei anche dov11to aggiungere con Victor Hugo: Qne notre cécité ne soit pas ,m obstacLe. ilfa avrei creduto di mancare dì riguardo a Poinca:rè, ciò che v'eI'amentenon è nelle mie inten,.. zio1ti. Acquafredda in Basilicata, rS Ottobre 1923. FRANCESCO NITTI.

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