La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 23 - 3 giugno 1924

90 LA RIVOLUZIONE LIBERALll datti a intenderlo ed a favorirlo come modmeuto politico, come nuovo partito. Gli im[;-Ù.:fa erano appunto per questo movimento i lllli,ti ideali: gente che aveva l'educazione del « signore• e il marnupio del po,·ero cristo, che conclivideva coi sovversivi il malcontento e }'impazienza dello stato presente di cose, ma che in pari tempo repugnava a certi atteggiamenti dei sovversivi ed era interessato alla conservaziouc ed al ntfforzamenlo del regime, gente che viveva una \'ila politica ambigua e contradcliloria, stretta fra l'istinto di ribellarsi allo Stato e il bi. sogno di ser\'ire lo Stato e quindi di sosteuerlo 1 gente che costeggiando tutti i partiti era stata sempre scontenta di tutti i pa1tit.i1 era, ripetiamo, l'elemento ideale per questo movimento duplice e ambiguo, bolscevico e conservatore, rin. neg-atore dell'autica polilica e continuatore di quella politica stessa, promettitore di stabiHtà e di disciplina, ecl esaltatore di quegli ideali nel cui culto la nostra media borghesia era stata allevata. secutore della tradizione e iguaro ricalcatore delle orme altrui il fascismo, anche in questo campo, rimise in valore gli autichi ctlchts, che parevan pa.ssati di mocla, fra C1lÌ quello dello Stato. l'atri,_1,(lo Stato è\azione cleUa ri,·olu1,io11c francese, dopo tutto), e quello dello Stato-l'a<lrcm,.·. Il primo ideale è quello che si può chiamare propriamente Nazioual-fascista e la sua. rivendicazione è veramente merito e vanto dc1 Nnz.ionalfascisino come movimento ideologico e come partito. Io dubito che qLte::.taconcezione di Stato sia capace per sè sola di galvru1iz1,are le energie di tutti i fullzionru-i, e più ancora dubito che i mocli adoperati dal fascismo riescano a diffondere ed a far generalmente riverire questa. concezio11e; ma non esclude che, per molti dei divendeuti dallo Stato, la identificazione dell 'a.st.ra zione Stato con la realtà concreta di patria italiana, abbia prodotto quell'adesione Intima, quella immedesimazione fra interesse dcll 'im1>iega,. to e interesse dello Stato in cui è la soluziouc vera, s.econdo me, del problema della burocrazia. ìliolte tessere non citrlo che gli impiegati • id' genere, quelli governativi in particolare, ab- * * bian fatt<ostaccare al P. N. F. ina certo si è che • questi impiegati han r,cato all'incremento di quel Ma la coucezioue più fortunata in questo cammoto un contributo assai più importante che po, quella che ba prodotto il mira.colo delle • conon sia il pagatnento delle quote e l'assistenza se che marciano•, di cui tanto si compiacciono alle assemblee. li cinquanta per cento della lor- i nostri co=essi viaggiatori e i tur:sti tedetuna del fascismo in Italia. è dovuta al fatto che selli in viaggio di uw.ze, è, senza dubbio alcuno esso fascismo ebbe, fin dalle prime ore, a.miei quella dello Stato.Padrone, quella dello Statosempre più mtmerosi e sempre più devoti nelle Carabiniere. E di questa il vanto bisogna lafile dei dipendenti dallo St:,,to e dalle Ammini- sciarlo a Mussolini, il quale istinti va.mente per strazioni pubbliche: l'avere in magistratura, neL risolvere, lì per li, la questione burocratica, ha la burocrazia militare, nei Ministeri, nelle po- ricalcato le orme ed ha ripetuto i gesti dei gran. ste, nelle ferro,;e, in tutti questi rudi di ,sopra.m. di • p1focipali • delle nostre falangi di , mezze maniche , della gente devota e , a.isposta a tut. tnaniche • : « ••• la burocra1,ia è in molta parte to , per il bene supremo del fascismo, ci lo Stato. In fondo il presidente del Consiglio è spiega una quantità di C'OSenella storia del fa- coltti che si impone di venire ogni mattina alle scismoi e ci spiega pure come, scoppiata. più 10 dinanzi al proprio tavolo a studiare e controlclamorosamente la crisi, il Governo di S. M. il lare le pratiche. La burocrazia ... è come un, moRe, dopo aver deciso di resistere, quando si cer- tore gigantesco cbe .nei primi att!imi del suo funcò attorno gJj esecutori di tale decisione, pdc-hi zionamento ha un suo ritmo irregolare e accele0 punti ne trovò e, posto nella condizione di quei rato, che è suscettibile di improvvisi arresti. comandi in linea che, intatti loro nelle loro ca- .,,..-1ALloraintervengo io e spingo la. leva del 11wcui nella storia sempre si son sostituite alle 11. bere repubbliche le 'monarchie assolute. & l'impiegato italiano fosse già maturo per questa conquist., non so: che l'impiegato nostro abbia adoperato queste garan1,ie per assicurarsi l'impunità auzichè per tutelare la sua dignità, e stato detto da tanti, ed io non vado ora a cercar se sia vero; il mal uso che una fX--rsona od una classe fa di uno strumento di modernità 11011 è un argomento per negare l'importanza e la necessità cli questo strumento: anche a Vt-rbica.. ro non si erede alla profilassi, ma la profilassi è salutare anche a Verbicaro; e basta che su mille ce ue sia uno che faccia buon uso e che tragga profitto per si: e per la società di una garanzia giuridica o di una misura di disinfezione, per giustificare la concessione - anzi la imposizione - del disinfettante e dello stato giuridico; gli altri impareranno, e coJ tempo anche essi si rammoderneranno. Intanto sta il fatto che prima della llard.a su Roma, gli stati giuridici degli,impiegati, la c,1i necessità e giustizia, si noti bene, erji:lgià stata ticonoseiuta e proclamata dagli uc,mini della destra storica 11, avevano fatto dei nostri tra1.1ets, -\llelJa teoria e nella pratica, della gente indipui- .,,<lente, dignitosa, usa a contare per la propria stabilità e la propria carriera su elementi obbietti,·i e assoluti tit.oli, l'anzianità, concorsi, ccc., a,·evano immesso questa classe definitiva- ·mente nella vita moderna. Con la scusa che quel. le tali garanzie « legavano le mani -. a chi era in alto, ed assicuravano l1impu.nità a non moltissimi indegni o inetti, con il pretesto che es. sendoci tutto da rinnovare occorreva pure rinnovare il personale specie nei • posti di coma.n,. do , si sono abolite tutte le più efficaci garanzie giuridiche; con la scusa delle anteriori agitazioni, e ciello spirito « antina.z.ionale 11J si sono dit'occate le organizzazioni, che di quelle garanzie o bene o male1 erano i più validi presidi : e così, abolisci e dirocca, l'impiegato è tornato quello che era prima assai del '<)00 : il lustrascarpe del u principale•, Pumile servo del « sor cavajer >, la foglia secca, che ogni turbinair di vento veme, mm avevan più nè telefono, nè porta or- tore arrestato o che gira1Ja a folle: ed. ecco il dini, nè ufficiali di collegamento nè nulla con cui niotore si sgrana e il ritm.o ripiglia regolarre ». \ politico può rapire in volta per tutta la penisola. comunica·r'e con la linea, dopo ttn po, cli agi- Son parole di Mussolini e c'è dentro tutto l'uom.o. tarsi e dii imprecare dovette anch'esso rassegnarsi Come pure in queste parole è contenuta, la agli eventi ed a.spettare anch'esso l'immancabi- spiegazione di quel tal mi.-acolo del « filaire delle , prelevamento,. le cose, e dell'adesion': data e mantenuta dagli * .. Il governo fasci$:.tase non ba risolto il problema della burocrazia inteso come sempHficazione dl servizi e res~nsabilità dei funzionari, ha per0 dato innegabilmente una sua soluzione a questo problema, considerato non nell'as-petto tecnico ma in quello psicologico, e inteso come intelligenza da parte dell:impiega.to pubblico del. l'idea dello Stato , e come devozione di esso impiegato ad essa idea. Il problema della burocrazia, inteso come problema del funzionamento dei nostri organi amministrativi -e dei nostri servizi pubblici e come problema del , rendi.nÌento , dei nostri funzionari, è sovratutto un problema di psicologia. e un problema di cuffiira. Ma.le funzionano gli organi statali ed i servizi pubblici, non tanto per difetto di ordioomenti, quanto per scarso rendimento del personale, e poco «rende:11,il personale posto al servizio dello Stato e degli Enti pubblici, anche o specialmente, perchè questo personaìe, particolarment'e in Italia., non è edu. cato alla , religione dello Stato • non conosce e non pregia dello Stato i va101; astratti e trascendentali e considera la « roba dello Stato • came la. « rob'a. del diavolo,, iL servizio come « COr'lfée • faticosa e inutile, il superiore come un « pignolo 11, il pubblico come uno « sc'.occiatore 11 e come un nemico. Risolvere il problema della burocra. zia è anche dare al fu1121onario - dare alla nostra borghesia ~edia e minuta - 1a conoscenza e il cui to dello « Stato •. • Tan.iteint.elligenz_e, tante colture, tante conce. zioni di Stato : lo Stato Dio, lo Stato patria, lo Stato campanile, lo Stato sindacato, lo Stato P"': drone, lo Stato carabiniere ecc. : c'è n'è per tutti i gusti : l'essenziale è che per il funzionario h, Stato, il pubblico, sia qualcosa, qnalcosa. cli noto di concreto 1 e, naturalmente, di pregiato o d1 rh,erito. Annebbiatesi od obli,teratesi, dopo la prime generazioni di • impiegati patrioti 11 1 e tli governatori « filosofi 111 le conce-L.ionipiù alte <li Stato etico, di Stato patria, di Stato laico, ecc., trascurnta, per l'ubbia e la fatalità dell'unili,. l'idea dello Stato campanile o dello Stato reQ"l.One non venuta a maturazione 1'idea dello Stafu 'sindacato, era rimasta quella dello Stato padrone, Stato o,-ispi, Stato Grolitti, ._ m.a. anche questa poco efficace e di splendore mterm1ttente 1 connessa necessariamente com'è a.Ha pn"- senza fisica del , padrone •. Dopo la guem1, nel- ! 'eclissi delle antiche idee e rappresentazioui l Stato, e nelle impazienze e immaturità òell~ nuove (Stato dei Consigli, Stato della regione\, pairve appunto che1 a un ce1to momento, adJirittura l'idea e l'essenza medesima di Statr, fcs. se per far naufragio, come prima sotto i :olp~ dei bolscevichi, cosi più tardi sotto quellt d<'l fascisti. Fatto fallire a suo tempo il disegno di salvar la situazione con un governo di coalizioue antifascista e anticomunista, il fascismo fece p~eci. pitare gli eventi Cvll la Marcia. Impadronitosi de), w.~ere qiede, come si diceva., anche al problema cle).la b11rocrazia., inteso nel senso che di~o noi, una s-ua soluzione: incosciente pro11np1egati al Governo Nazionale. Sebbene pmna auch 1essi si agit!assero e tumultuassero, erano essi i primi a soffrire, anche spiritualmente, di quel disorfil~e, e, nessuno più degli impiegati, sentiva il bisogno che venisse q1.J.?,lcuno a « coma.uclare 11. Adesso si se11tono 1 è ve:ro, preilluti e spinti ma han i1imp1'essione di .sentirsi. anche sorr'etti » ; gli impiegati sono sempre impiegati e non sarebbero più tali se cessassero di brontolare dei capi_e di spa,rla.re del « pri!neipale »; il prezzo delle pigioni cresce, quello dei viveri non <liminuisce, iH sti!pendi sono sempre quelli e talvolta anche sono stati decurtati; e s~ vedono certe cose, in questi uffici, dei salbl, delle piroette, <lei favoritismi; e clii t.anto in tanto qualche cacamus dal! 'alto vuol far di giorno quel che s'è sognato di notte e manda ordjni e dà di• sposizioni che le son cose dell'altro mondo quando le &i d'evono esegtÙre; il sussurro &i fa più forte, par che voglia crescere a tlumulto, ma poi tutto tace: « Voi sapete che cosa oggi pensO!dello Stato e della Burocrazia. Ne penso bene. Penso che l'Amministrazione dello stato cammina quando ognuno, al suo posto, è occupato nel suo preciso dovere• : è Mussolini che pairla, i Principale : abbiamo un Padrone, lavoriamo: e ogni sussurro d'i fronda. s-i quieta, e tuttir glil a- 1 . mari boc:oo;ni si trangugian,o e •si torna alle sogua. Ad altri tocca di peggio, tanti sçmo sta ti licenziati: e poi, andando avanti s~ migliorerà. In alto si pensa a noi finalmente : « I benefici economici ed i progressi tecnici raggiunti non sono che un mezzo per aprire la via ad u.na per libica di speciale i11teressamento per le classi lavoratrici 1 siano esse manuali o tecntche o profess1ona/.i 1 siano esse nei campi, nelle offi.ciu~, nei laboratori e negli ttffici, : anche il Re, ud discorso della Corona ha avuto una buo·na pa. rola per ,. le classi impiegatizie • e per i parla , degli uffici , : è la prima volta nella storia del Regno d'Italia. :Mussolini, il Re, le u buone parole• dei « principali r, : gli operai non se ne aceontentauo, gli impiegati si. . •• E ueauche noi1 scribacchini cli quella « 1u.iserabile cosa , che è l 'opposizione 1 J on ci accontentiamo delle buone parole dei !)1"incipali e non ce ne accontenteremmo neanche se quelle parole fossero seguite dai buoni fatti : non per noi ma per la classe a cui apparteniamo, e per 1; bene del nostro paese. Nella sforia dellSf bw·ocrazia italiana, cheè ta11, ta parte della storia della t~rza Italia, il periodo che andò dal '904 al '914 all'incirca, fu il periodo delle più importanti conq11iste da parte della classe i;npiegatizia : fil il periodo degli , stati giuridici ,, fu il periodo delle ga.ranzie ~ gli impiegati contro i soprusi dei « gros bonnets , e dei politicanti romani o locali, fil il periodo in cui avvenne, o, per lo meno, fu resa possibile giuridicamente quella trasformazione dell'impiegato da « fu1121onario, in cittadino eh~ è essenziale per la costituzione e la ~rsistenz,i dello stato liberale moderno e che costituisce il procedimento inverso a quello per - Wla, contenti loro!. .. Lasciamo andare. Anche se gli impiegati, per parecchie ragioni, s'accontentano, per ora, di questo stato di cose1 il primo a non V'1lerlo più oltre tollerare dovrebbe proprio essere 11 Governo, qualunque esso sia. Le leggi di garanzie per gli impiegati gov~n1ati·.1i t- di ent! pubb]i~i non sono solamente Utia pr,·,•., 0 ~t -iue degli interessi degli iwpiegati stessi, ma sono un ottimo paravento anche p<"r gli uomini d~ G" 1t:rno 1 di qualunque governo, ripeto. Nou ~·è miglior 1L sposta per chiudef'\la bocca ai più importuni dei sollecitatori di questa : « c1è una lf'gJt:; non si può , . Certi ministri di 1Ylussolini 1 letteralmente sopraffatti <la codesti importuni, possou far teStimoniauza della verità di quel eh 'io dico, e sono essi oramai i primi ad invocare che sian ristabilite o riapplicate, con Paltre leggi, anche quelle che determinano precisamente le assun. zioni e le carriere degli impiegati: riconoscono anch'essi oramai che « la legge • e con la legge il padre della legge il Parlamento, è dopo tutto anche per chi «comanda, l'unica protezione efficace contro gli assalti del peggiore dei parlamentarismi., il parlamentarismo senza parlamento, che è venuto di moda in Italia dalla Marc1a in qua. ... Ma un altro disastro ha proYOCàtonei riguardi della , religione dello Statòl,, l'avvento del fascismo al potere. Priima della Marcia, anche dopo la guerra, pure quando lo , Stato di tutti • era già divenuto lo • Stato di nessuno .. c'era ancora in Italia almeno un funzionario dello Stato, il qua.le in quel blocco in.forme s'era ritagliato un suo simulacro di Stato, e se lo era foggiato da sè e pe/ sè, a p,ropria immagine e somiglian.7..a, e vi aveva insufflato il su.o spirito, e se n'era fatto, nel suo freddo ateismo, un Dio1 H suo Dio : e ad esso sacrificava, e cla:vanti ad esso pregava, e, ad esso ripensando, compieva la sua bisogna cotidiana, oude traeva per sè scarSQ1ma baste. vole guadagno, mentre abbondante utile ne ridondava a tutta la comunità. Un bel giorno, questo ledei senitore dello Stato da lui divinizzato app.-ese dai fogli e dai bandi che moti sediziosi eran scoppia.ti contro la sic,ue-,za dello Stato e che coloro i quali se. devano sulle cose di tutti s'apprestavano a debellar quei moti pieaj,Ai buona speranza di facilmente riuscir nell'intento; e si rallegrò alh novella 1'umile servitore del Dio Stato, credendo che la fiamma di fede eh 'egli aveva sem,pre ricettato nel suo animo 1 si fosse miracolosamente prnpagata anche agli uomini che sedeva.no a Roma, e che, per lo stesso miracolo, il sim,ulacro piccolo del Dio ch'egli s'era intagliato per sè, si fosse tanto ingrandito dai assumere davvero la statura e le misure del Grande Stato di tutti. Ma poi altri fogli ed altri bandi gli dissero che quella notizia era dovuta ad un errore di stampa, e che quei moti non era.n sediziosi, cbè anzi i sediziosi di testè erano divennti dopo di 1l.DJ giorno degli ottimi cittadini tutti intenti ad operare per il bene della Patria e del Re : 'e già prima che a lui" giungesse l'inattesa e mirabolante notizia e anche dopo vide sugli edifici pubblici, sugli edifi.zì dello Stato, comparire in un giomò non previsto dal calendario, una bandiera, inastata lassù da gente che non ne aveva il permesso, per festeggiare non lo Statuto, o il Piave, o Vittorio Veneto, e neanche la Breccia <li Porta Pia, ma un'altra breccia, un'altra marcia, un'altra conquista, quella di Roma fatta da... Romani, quella dello Stato di tnUi (o di ll<:SSUDO/, latta da un pugno di ... sediziosi. E allora si spense nell'animo di quel devoto dello Stato quella li.ammella e si fe,;:,e là dentro una grande oscurità. Allora ricercò quel simu. !acro che egli s'era intagliato per sè nel grande blocco informe ma non Jo trovò più, e si vide invece dinanzi una spede di .Molocche, ,·estito di mai più viste fO',tgie, tatuato di macabri segni, con sopra una grande scritta • Stato fascista ,. L'antico credente nello Stato s<:tl7.aaggettivi e senza padroni, l'antico officiante davanti al simulacro del suo Stato, provò davanti a quello -tato di una fazione, un senso, più che di .sgomt-nt.o, di repugnanr;a, e il suo primo impulsç., fu, di uscir dal tempio, ove era accaduta la sostituzione, e di ricercarsi altrove un altro Dio e un altro tempio. Ma era già vecchio, era già stanco, e non era solo, chè all'ombra del primo altare gli eran nati parecchi figli che mangiavan pane e vestivano panni ; ed egli sentl che oramai era tardi per farsi un 'altra vita e cercarsi un altro Dio. E rimase dove era, o tollerato o dimenticato, al servizio di quel Dio in cui egli non credeva, e da cui non poteva più astrarre, ed a cui non poteva lui attribuire la p.ppria. immagine ed insufflare il proprio spirito. E rimase a ripetere davanti a quell'altare i gesti di prima, macchinalmente e distrattamente, e continuò a spedir la bisogna usuale ma 5e117.afervore e senza alacrità, di sacerdote fatto sacrestano, di credente fatto praticante, s1:uotat.o di fede e d'animo, inerte e stupito. I La, tragedia del dissidio Ira Stato fascista e funzionari avn,ui, anche nella babilionia di un tempo, a coltivare ed a servire lo Stato senza aggettivi, noB deve essere soltanto argomento di parabola per un letterato pérdigiorno, ma dovrebbe anche essere oggetto di seria meditazione per qnanti hanno a cuore le cose d'Italia. In questo dissidio, anche se ridotto a pochi, anche se limitato ad un solo, è il germe della dissolu1,ione d'Italia. Strappi come questi nelle tradì. zioni non così facilmente si risarciscono. Certo non li posson ricucire coloro che li han.no prati. cati. Codesto è compito delle opposizioni. • E se non riesci.ranno 1e op-posizioni a ri50lvere ed a comporre codesto dissidio, allora, fatalmente, la falla sempre più si aprirà ; e le conseguenze di questo scomporsi della compagine statale non sono così facilmente prevedibili. AUGUSTO MONTI. G. l3. FARA'VIA & C. Editori - IAbrai • Tipografi TOftlNO - MILANO - F!HENZE - ROMA - NAPOLI - PllEIMO Biblioteca dei Classici Italiani GIACOMO LEOPARDI I CANTI iptroduzione e note di Valentino Piccoli - L. 9,50 Il criterio fonda.mentale a cui si è uniformato Valentino Piccoli è il se,,o-uente: un commento deve servire a far intendere i-n tutta la sua pienezza un poeta e non a mettere id mostra l'erudizione del commentatore; deve essere UI?O strumento che agevoli, non un ingombro che inceppi. P_er questo, il Piccoli - pnr tenendo p,-esente l'opera di altri co=entatori e riassumendone, quando è necessario, le diverse opinioni - ha cercato di eliminare ogni inutile ingombro, e sopra tutto quei continui raJfronti con altri poeti - che spesso sono puramente esteriori e superficiali - e quei troppo minuti riferimenti biografici, che tendono spesso a dare una fal&a ccmcretez.za a quanto è pura creazione idea.le del poeta. " h~Eao DEbbfl STAffiPA ,, il ben noto ufficiò di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ES€LOSIVA)liNT& io Milano ( 12) Cors<l Porta Nuova, 24. '

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