La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 13-14 - 25 mar.-1 apr. 1924

di qu~ta realtà e delle sue lezioni non tenga tutto il couto dovuto 1 iitcngono che il sociaUsmo si avrà solo e necessariamente coll'estendersi al mass.imo della cooperazione di consumo, in u110 collo S\·iluppa.rsi dcll 1a7Jone dello Statuto e delle Municipalità. Il ragionamento dei \-Vebh i: pre..sto i-ias~unlo: L'unica, la vera, l'autentica democrazia è la democrazia dei consuma.tori. Col movimento coo- ~raii \·o di conswno si provvede un metodo per 11 qual: la_p.roduzione, a dilTerenza che i1J regime cap1talisLico, non si s\·olgc coll 'inccnlivo ùcl profitto. La climi11.azio11cdel profitto o la sua redistribu1jone avYiene secondo un criterio scbiet· tamenle democratico percbè si proporz.ioua non alla quota cli capitale posseduto, ma all 'ammontare delle compere. La Cooperativa di consumo non ha quindi interesse ad aumentare i profitti al cli là dello stretto necessario per fronteggiare lo. contrngenze del mercato; per ragioni fisiologiche ha da e&sere aperta a tutli, tendere anzi perpetuamente ad espandersi lotl.'ll1do conl.ro i trusts capitalistici; è interessata trru)demen.te a c-he i metodi di prod11zione1 i processi tecnici si perfezionino continuamente. }luel eh~ veramentç çaratterizza la democrazia ùel èotlSttmatori è la. sua fom1a volonlaria. Il socialismo dei '\Vebb \7.1.0lessere di marca liberiSta. Le Cooperath-e entrano in concorrenza colle imprese priYate, colle municipalità, Wora anche tra di loro. E in genere nella lotta vincono e ancor più Yinceranno perchè non avendo alcuna inferiorità in sede economica. sono immensamente superiori in sede politica e morale. Ciascuna Cooperativa o gruppo di cooperative organizzerà anche le su.e fonti di 1ifornimento 1 avrà i suoi. c:entri di produzione attraverso un iepo111eno di integrazione non sconosciuto in ecouon\ia. Si partirebbe dal consumo 1 tesi cara al Gide, per giungere alla produzione capovolgendo l'attuale processo economico. E già oggi non poche cooperati ve posseggono aziende agrarie, latte.rie, manifatture, e quelle all'ingrosso esercitano molti rami di produzione e lo stesso commercio interuazionale. ~on d è nulla cli utopistico, secondo i Webb, nel prevedere il graduale cooperativizzarsi del mondo, almeno britannico. In nes-sun ramo si è palesata una reale inierio- ,jtà. questione di tempo e di uomini, Quaiche dato : ~ 1879 società (1920) con 4.504.852 soci (9 per •cento della popolazione, in genere capifamiglia) con wia rendita cli circa 25 miliardi di lire italiane con 56oo lire italiane di rendita per 1nembro. Sembra che circa tre settimi delle fami- ' glie inglesi si?no socie di cooperative. Grosso modo il movimenito fornisce a questi tre settimi la metà delle me.rei alimentari e un decimo degli altri prodotti. Siamo di fronte cioè a una rete di im1>rese superiore a tutte le altre esistenti. Quel che appare Yeramente originale e grandioso è la organizzazione federa.le facendo capo alle due grandi CooperatiYe all'ingrosso (lVholesale Societ·y) inglese e scozzese. La loro attività va dal campo della produzione a quello del credito e della distribuzione. Mirabile l 'orga.t1i.zzazipne dei serdi,i bancari: il 95 per cento del credito alle cooperative è fomite dalle Cooperative alt 'ingrosso. Col servizio .di assicurazione sulla vita si sono gratuitamente assicurati col di,·i.dendo stùle compere quasi tutti i soci delle Cooperative. La Cooperativa all'ingrosso inglese da un capitale di 2-455 sterline nel 1864 con 18.337 soci è salrl:a nel 1922 a llll capitale di 45.461.000 sterline e 3.494.400 soci. Possiede manifatture 1 aziende agrarie, der~siti, anche fuori d'Europa ed ha 44.000 persone alle sue dipendenze Il salariato però non scomparirebbe in un regime a cooperazione universalizzata. Cosl il problema grave delle relazioni tra consumatori e produttori. Esso si risolverebbe, dicono i ,iVebb.. non ri.<;olveudosi. Tutti gli 'appartenenti alla classe salariata (dal direttore all'tùtimo avventizio) souo O dovrebbero essere simultaneamente membri del le Società Cooperati ve come constt1natori e delle loro Trade - Unions come produttori. I contrasti certo non si eliminerebbero; già oggi tra le orgauizr..azioui degli impiegati in aziende cooperatfre e i dirigenti si hanno lotte clamorose, scioperi replicati ; le relazioni tra unionisti e cooperatori, malgrado gli organi cuscinetto, non sono delle più facili. Ma, osservano i Webb, è anche vero che ]e cooperati ve fanno ai loro impiegati (200.000) le migliori condizioni di impiego del mercato garantendo in molti casi un minimum di salario. Col miglioramento delle condizioni generali molte quistioni spinose si risolveranno automaticamente. Per quasi WJ secolo, incalza.no i nostri Autori 1'ivolgendosi ai loro asprissimi critici, i gilclisti 1 il nostro movimento è stato combattuto, sabotato, quando non del tutto ignorato, percbè violerebbe i principi fondamentali in una orgauizzazione socialistica e cioè controllo operaio e in genere autogoverno nell'industria. Ma, per quanto magnifici siano cotesti posltùati, novanta anni di esperienze e letteralmente migliaia di tentativi in una mezza dozzina di paesi, in quasi tutte le industrie, banno dimostrato in modo ineqttivocabile, qualunque sia la ragione, che la conduzione d.i una impresa eia prute dei produttori comu.uque organizzati, è t1ll.8i forma impraticabile di organizwzione industria.le. Voi chiedete che siano gli stessi dipendenti ad eleggere i loro supe1iori, parlate di auto-gover'no, di autoLA RJYOLUZIOXE LIBERALE disciplina . .'.\fa. in nes~un caso, 11cppttr<:ne::Je ridoni e nelle Coopci·ati\'(,!1 qul.-sto sistuna ha faU_o b".oua pro\'a. E' una ,,uc..-;tionc dj ps1colog1a. ~on si scegli<: colui al quale si dovrà obbc.--Wrc . .Xella cooperativa di produz.i011C!si lavora per il profitto, per il massimo profitto; è un egoismo a basi più larghe dcll'attu:ilc che 6i organizr..a. La cooperativa di proclw.iouc è mi<;01,1eistica, avversa ai mutamenti, ai pcrfez,ionamenli tecnici. Ju essa si riaJicn11a110 lo sfruttamento e la oppressione dei deboli eia parte dei l:ivoratori più abil,i e 5pecializzali. Tende a chittde.-si ad as.sttmere salariati, a peggiorare le condiziottl di la,·01·0, a non rispettare i111Hni1num, di esistenza L'espetienz.a ha dimostrato il fia.c;codella e~ pcnuione di produ.zi011e come mezr..o dj realizza,1011e di 1W massimo di utilità e dj giustizia sociale. E la spiega7Jone è: ancora una volta semplice e d'indole psicologka: nessuno è buon gittdice nel suo caso particolare. Il piccolo grtLJ>- po prodttttore finisce inevitabilmente per vedere l'intc1·essc generale aUra.v<:rso il st10 proprio e pa1i..icolare. Si accusa il movimeuto della cooperazione di consumo di non rcaliz;,.a.re i postulati democratici. Ma che cosa è più rispondente al principio democratico? Che a guidarlo siano, in concreto i quattro milioni e più di cooperatoti o i du~ centomila impiegati? Xon esaltiamo poi troppo, dicono i Webb, la figura e l'opera del •produttore•· La produzione dei beni e dei servigi, ben hwgi dal costituire la base fondamentale della vita sociale viene e Yerrà ~umendo una importanza ognor~ decrescente. La democrazia nel campo della produzione è mezzo, non fine. Si lavora per vivere non si vive per lavorare. Si deve tendere ad as~ sicu.rare .ad ogni cittadino non tanto la libertà nella produzione, quanto la più larga Jibertà e possibilità nella sua vita che per tre guaiti si svolge fuori della fabbdca. Abbiamo troppo disprezzato la funzione sociale del consumo. Anch'essa ba U11 aspetto creativo e positivo. Tutta 1a organizzazione della comunità dovrebbe essere indirizzata non tanto a produrre i beni quanto a goderli e a farli godere nel modo m.igliore e pi/i. giusto. Con questo t().Se() cpicureisitto i1 sògi1o cooperati\·o è compiuto. Lo sforzo di emancipazione ◊peraia è spacciato. La sen,itù nel mondo economico non scompare, ma si trasforma; servi dell'umanità, non più del privato sfruttatore. E la questione sociale è risolta 1 la pace assicurata, il socialismo realizzato Il gildismo Il dissi'dio tra cooperato1i cli consumo e di pro- .duzione che sembrava. ormai risolto col fallimento del cooperativismo cli produzione, si è riacceso in questi ultimi anni fortissimo in sede pratica e teorica. per opera di 1W gruppo di gioYani, specie intellettuali. (Penty, Orage, Hobson 1 Cole, ecc.) La scuola gildista, sorta per opera del Penty nel 1907 e contrassegnata da tendenze socialiste utopistiche e piccoli borghesi, s'è Yenuta profondamente modificando specie per l'influsso del socialismo co11tinenta.le e del mondo operaio. Concorrono in esse s ,·aria.te e contrad~ elitarie influenze d.all'Owen al Ruskin e al -n'Iorris, dal Iviarx al S0Tel1 diversamente combinate nei singoli scrittori. Ad un estremo ad es. : il Penty, col suo disprezzo pel macchinismo, per la clivisione del lavoro, per l'odierna economia a prezzi fluttuanti e a produzione su grande se-a.la, e iu. sintesi per l'attuale ci....-iltà quantitativa. Vecchi motivi utopistici, vecchi spunti ruskiui.ani che si volatizzano al contatto colla realtà. In altri 5Crittori preYalgono invece moth-i morali e religiosi. Cervello realista, spirito freddo, equilibrato, dalla educazione marxistica veramente ec<:eziouale in terra inglese, è G. D. H. Cole, di grau lunga i1 più originale fra i gildisti. La su.a critica contro il collettivismo accentratore e la rosea ed anonima democrazia dei consumatori è spietati. Egli ha sentito come pochi altri, potentemente influenzato dal sindacalismo 1ivoluzionario, che il succo della rivoluzione socialista non sta tanto in un 1nutameuto delle condizioni e dei metodi di distribuzione, qunto nel mutamento dei me. todi di produzione e conduzione delle imprese. Attrayerso una propaganda decennale è xiuscito ad imporre al movimento sindacale, dando una forma concreta alle vaghe per quanto sempre più incalzanti esigenze e aspirazioni delle masse, i due motivi fondamentali di lotta : controllo operaio e autogoverno nell 'i ndus'ria. L'operaio cosa, numero, materia grigia estranea alla vita della fabbrica moderna dev-e riacquistare in seno alla fabbrica, e non fuori come vogliono i Webb, tutta la sua personalità. Il piroblema operaio è p~oblema di coscienza, di dignità, cli libertà. Gli opet'ai stessi non si accontentano più del semplice « miglioramento, economico; il fine che intendono raggiunge.re colla Trade-Union. si allarga, si sposta; vogliono diveaire ·attivi compartecipi della vita della azienda. La simpatia per le gilde medievali non vuol significare il desiderio di copiare la struttura del mondo corporativo. Ma lo spirito animatore delle gilde medievali dove l'ente e i lavoratori associati in uno coll'opera da compiere erano una cosa sola viva e vibrante, dove il principio dell 'autogoverno era normalmente praticato, dove non si disprezzavano le esigenze artistiche e qualitative, ecco ciò che il mondo moderno può, deve imparai·e volgendo lo sguardo al passato. La democrazia clei consumatori è una bubbola, una truffa volgare. Nessuna vera èemocrazia JMÒ bi 1n,i t:;.LIun elc."1l1e:nto indifferenziato e negativo quJlc è il C"Olt..-sumo.Si potrebbero ripetere le, c:austic:hc paml,, del l'aneto: Se un legame solid;.1.lc.: v,1() in.&ta.urar.:,.itra gli uominJ perchè: cousum:wo, allora un eguale legame solidale può llLstaurar,i tra gli uomini perc:bi: portano vesti, camminano, rc::;pir'a110... JJ.:1. solidarietà, questo mistc.-•ropsicf>logic:o, che di fatto necessita per afiermarsi <l' c..-ssercdfretta coniro qualcuno o qu,,'llchc cosa, è lauto più forte quanto più ristretto, a11d1c nmnericamente, è l'ambito nel quale si pak.,;a e più vivaci, possenti, positi,..; sono gli i11te:r<:.%i d::ii quali scaturlS<e. .\on sappiamo che farcene,, dicono i gildisti riprm1dcndo e rcalizr..ando il concetto soreliano di pro<luUor(;, di una p ..;,.:udock.'1n<JCrazia.basata sulla massa grigia cd a.ssc--ntcista dei consumatori dove, per il solo fatto del consu.mo l'Imperato1·edi tutte le Indie può teorica.mente' esser socio nella medesi,na cooperati va coli' tùtimo disgraz.ialo cli East Eud. Non sappiamo che farcen.e di un mutamculo sociale che elimini il padrone singolo, l 'imp,·enditore privalo, per regalarci il padrone collettivo, sia esso Stato Comune Cooperativa. La guerra colla 01,nir:,tenza della burocrazia statale ce lo ba dimostrato a sufficienza. Il problema delle ineguagliauz.e nella distribuzione è certo importantissimo; ma se per risolvere quello occorre riaffermare jn eterno Ja schiavitù ciel produttore, i, preferibile, almeno in un primo lempo, un sistema per cui la. direzione e il controllo dell'industria vengano esercitate cumulativamente da operai e imprenditori. Potere e responsabilità nel campo della produzione han110 da essere dei produttori. La forma attuale di democrazia poggiata sui suffragio universalei pur avendo lllla indubbia funzione, non provvede agli affari della comunità in base al positivo volere dei suoi membri. Il suffragio universale, 'come diceva tra noi il Salvemini, è più w1a forza negativa. Il potere économico, precede il politico. Fincht nella organizza.. zioue economica domina. l'autocrazia, la.casta la divisione in cl.assi, non si può parlare di /era democrazia. Lo Stato (altro motivo sinciacalista-marxista) va distrutto o grandemente mutilato. Esso è oggi il comitato cli '4ffari della classe dominante. Col cadere del privilegio economico e col libero riorganizzarsi della produzione per opera cli gruppi autonomi federali di produttori, avremo non più tmo, ma due, ma più Stati. Ogni associazione sostanzialmente è Stato. La trasformazione dovrà poggiare sul sindacato: Oggi il 1noto sindarale è estraneo a..lla conduzio11e del le industrie, '!)UÒ imporre solo proibizioni. Do\-rebbe interessarsi del lato positivo, rcch:!.ln'2.reil diritto di regolare I 'assunzione e il licenziaruentç, deJla mano d'opera, partecipare almeno in parte alla direzione e al controllo delle imprese, impoITe il diritto di elezione o comunque di scelta dei sorveglianti da parte degli interessati. Per ogtti funzione che richiede una cooperazione di volontà come tipicamente segue nel mondo industriale moderno, occorre che il dirigente immediato sia imposto dal basso. Certo l'evoluzione in questo campo sarà lentissima, percbè gli operai furono purtroppo abituati a considerare coloro che detengono l'autorità nella industtia capitalistica come i loro naturali nemici, e non possono, di t111 tratto, mutare i loro costumi. .. I gi ldisti si rendono pcliettamente conto della lentezza del processo cli realizzazione specie per quru,to b.a riguardo al lato morale. ~en.tre il socialismo cli Stato 1 come beh dice il Bauer, è sempre possibile a qualunque grado di SYiluppo sia arrivata la massa dei lavoratoci, un socialismo invece che debba avere per base il , self goverJJ.iag workshop , 1 cioè l'autodirezione delle aziende, è possibile solo quando la classe lavoratrice, con la r.1rogressiva estensione dei suoi controUi snll'iudustriai abbia già acqttistata la capacità intellettuale e morale, che è premessa necessa1·ia alla direzione industriale indipendente. Sarebbe quindi erroneo rnler affrettatamente concludere sulla base delle recenti esperienze, per ora 11011 troppo felici.. L'unità economica elementare è la gilda. E' sì, una cooperativa di produzione, ma a base nazionale federata con tutte le altre gilde ed emanazione della rispettiva organizzazione sindacale. Kon cleve tendere al conseguimento dei profitti, ma produrre sulla base del costo aYendo speciale riguardo alla qualità dei prodotti : realizzando la più stretta intimità fra lavoratori manu.ali e tecnici ed organizzandosi nel modo più demo:::ratico. 11 salario ha da essere commisurato ai bisogni dell'esistenza. 1 s'intende entro certi limiti 1 e scprntutto avere carattere di continuità. La Gilda deve garantire sempre, in ogni eventualità (malattia, disoccupazione) i mezzi di sussistenza. NelJ 'amministrazione interna la Gilda sarebbe libera dalla ingerenza di altri organi, Stato compreso. J:vlaallorquando eutra in rapporti con altri enti, allorquando si tratta di indirizzare la produzione e di stabilire i prezzi delle merci, la decisione spetterebbe ad un Comitato misto dove, oltre ai rappresentanti della Gilda, siederebbero i rappresentanti degli interessi generali (Stato, municipalità, cooperativa di Consumo). Lo Stato, in uu regime gildista, sarebbe solo nominalmente il proprietario di tutti i beni delle Gilde. Grandi differenze quindi dalle nostre cooperative di produzione non appaiono 1 salvo per quanto ha riguardo alla maggiore vastità dell 'organL,.m<Jc.onccpito, e come vedremo, alla .:,trutlura mlerna dclla Gilpa. Le primr:- esperienze che si sono an1te in Tnghiltcrra tra il 2r' e il 23' non furono &e."'1Dpre , l e r..;t:iut:-:.:r.o in UJJo degli aml)ie11ti pi-.i. consc."1vatr..rri dell'unionismo inglese ed econo111i< ;.tménU- arrc1:rn.to, cioè nella indu.:>tri:1 edili~ %.iadove ]<; tléC:(;.i, jità di capitale sono minlJri e: più facik: c:ra ottc.--nere lavoro specie dagit (.-t1ti pubblici e t<>'>r,erativi !)<!rla crisi degli alloggi Ciascuna giJda è retta da un comitato di cornp<>sto dai rappresentanti dell<: ()rg-Jnizz.zioni sindacali degli operai e recnici della. industria <:dile della regione. E' una sorta di consiglio di atnrninibtr'1zk.me cui spettano fa nomina dei clidgenti e la dfrezione dc:ll'imrJre;:1. Può su_ddhidei:-si in 6'."ttry,otnitati r,e,- le varie questwru cd 1n questi una metà dei posti è riservata ai del~ati dd lavoratori impiegati nella gilda. A bhiamo moltre il comitato di fabbrl.:a o consiglio di azi,~ eletto dagli operai di ogni gilda con funztoni tecnico-disciplinari e al 'Juale SJX-ita la nomina dei sorveglianti. In pratica nei primi tempi questo dualismo nella direzione fu assai dannoso e si palesò fonte di discu.s,;ioni e di crisi. Si ,olle assurdamente rinunciare dapprima ad ogni capitale di esercizio ritenendo che fosse sufficiente ottenere anticipi settimanali dai clienti. Col risultato di far sorgere I.e gilde come funghi, senza ronveniente preparazione. Solo più. tardi, nel '22, fu sottoscrit'-..o dal Sindacato degli Edili un prestito cli 150 mila sterline. Xe! frattempo si costituirono organismi federali. \.a l\"ational Bilding Guild cui facevano capo circa 140 gilde edilizie e un Cunsiglio Sazio-rwle. La depressione economica fu la catL';a più che altro occasionale qella crisi cbe nel dicembre 1922 condusse al fallimento molte gilde, compresa la National Building Guild. :.\Iancò in molti casi una suffificienL:! preparazione morale, difettarono per errore teo:-i<'9 i capitali, ci si rnlle tenere troppo aderenti alio sche. ma ideale. Talora anche dal lato disciplinare e direzione tecnica i risultati non furono brillanti. li dualismo tra il Comitato di Gilda ed i.i Comitato di fabbrica fu assai dannoso, il se.."'Ondo YOJeya inten·cnire in ogni quistio~ anche tecnica. S~h-o casi rarissimi sul mercato libero fu impossibile sostenere la concorrenza. Xon è detto davvero cb.e il semi-fiasco sia definitivo. )lolti errori si eviteranno per l'a\Tenire. Le Gilde ancora in piedi hanno mutato i sistemi di 001:1duzione. Intanto i postulati gildi-.ti e sopratutto lo spirito con cui i gild.isti guardano al problema operaio hanno profondamente permeato il mondo uni011istico britannico. A.d esempio la Federazione )Iinatod cbe prima della guerra chiedeva la nazionalizzazione e l'amministrazione stataie, dopo le esperienze belliche, presentò nel 1r9 alla Coai huJu.stry Conunission. uno schema di nazionalizzazione schiettamente rildista. L'idea del controllo e della condirezio;e nella industria che specie nel periodo bellico si diffuse grandemente indubbiamente tornerà sulle scene appena superata la crisi attuale. Altra proposta gildista che ba avuto sinora parziali applicazioni è la stipulazione cli contratti oollett.h-i tra Trade-U11ions e imprenditore per la fornitura della mru10 d'opera necessaria già inquadrata, sorveglianti compresi; cosl che l'imprenditore remunererebbe non più il singolo operaio ma il sindacato che penserebbe poi alla redistribuzione. Queste due opposte concezioni del di \-enire ser cialistico che si sono Yenute drammaticamente scontrando in Inghilterra meritano più ampio studio e col presente bo inteso quasi eselusirnmente limitarmi alla parte informatiYa. L'esperienza. inglese non ha favorito per ora i primi accenni ad un mo\-Ullento di cooperazione nel campo della produzione che, partendo dal sindacato professionale, evitasse gli errori e gli egoismi cli molte cooperatiYe di produzione. In Germania i 1istùtati delle gilde edili sono assai più co11fortanti. Sta poi di fatto che il movimento cooperativo cli consumo, anche universalizzandosi come predicono i ,Yebbi non può risolvere quello che sì avvia a<l essere nei paesi più evoluti il problema fondamentale, il problema della emancipazione operaia. La cooperazione cli consumo nou elimina il salariato, nè gli scioperi, nè gli wti di cate,, goria. In questo contrasto tra una aspirazione di li, bertà e di autogo,·erno rispondente alle esiienze di masse sempre più Yaste di lavoratori e una realtà che non ne permette almeno per ora in Iughìlten-a una rapida concretazione, sta la vera crisi del mondo del laYoro britannico e la sorgente delle lotte future. Il circolo v-izi.oso non si spc-7.,zacolla cooperazione di consumo, nè sembra per ora supera.bile coi metodi gildisti. Nè si supera con una spallata rivoluzionaria che non può mutare l'ambiente economico. Solo l'esperienza, liberamente attuata, coi suoi risultati magari dapprima dolorosi e negativi, potrà indicarci la ,-ia. nuova negil anni a venire, C. R. (1) The Cooperafo·e Consumers' l\fovement 1921 " h'Eao DEhhASTACilPA " il ben noto ufficio di ritagli da giornali e ,:iviste fondato nel I90I, ha sede ESCLUSIVAMENTit i~ Milano (r2) Corso Porta Nuova, 24.

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