La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 12 - 18 marzo 1924

46 parlano per bocca degli sceicchi e degli ulema. Xè la pluralità dei Califfi ha mai coinciso con le didsioni religiose: il nazionalismo persiano pote-va, anche recentemente, riconoscere il Califfato di St.ambul, sunnita, sen7..a per qttcsto rinttnci,fre alla propria scismalicità, sciita. Percbè la concezione semitica. della religione non ammette pontefici, ma solo suprem~ sacerdoti : la vera autorità risiede per essa nella legge, talmudica o gorftnica, e nei suoi iutc:rpt'cli, mislici o raz..io1ialisli .Secondo i loro detti crede e opera l'Islam : ag•scc secondo il comando del Calillo. Ma questo agire non è, necessaria.mente, legato a una autorità sola; nè riconoscere il Califfo è una condizione d'ortodossia. I CaJjffi possono molliplica:rsi, cadere 1 risorgere: la loro fortuna islamica di pende dalla loro coincidenza. con la volontà dei credenti, con i decreti del Signore, di cui essi sono soltanto il ,;-eicolo guerriero .. J\[a Kemal giustifica l'illusione laicistica par1.'tncloe legiferando cli democrazia, di progresso, di spirito moderno: presentando agli occhi attonili clell'Occide:nte. come t1n fa.t1.u«occidc11tale• :il pa<;Saggio ne11e sue 111A1J.i, della dl'l·ez.ione di affa,ri del Califfato, o, che fa lo stesso, della dignità cli Califfo. Egli soddisfa cosl ad uu tempo gli , Aufklarer , dell'Assemblea che vogliono laicizzare, e if popolo che ha bisogno di un successore del Profeta. Tanto più che è altrettanto illegittimo il califfato di Kem.al quanto quello di Abdul i\Iegid, e quindi, politicamente, dello stesso peso. Perchè mai questa illegittimità sia stata e possa essere così ixx:o senti:ta, si capisce subito pensando che i Turchi sono nell'Islam: ad~11e11..tici'i: la loro di\·ersità di raz1.,a impedisce loro di sentire il sapore nascosto delle generazioni cli Abramo, di percepire il valore autentico delle toiedoth Isracl e della contrapposta disceude117.,aismaelitica d!a cui uscl il Profeta e a cui dovrebbero ria.ttaccaJ-s~ i veri C'tlilli .Hanno sentito, i Turchi, come già i Tairta.ri, lo spirito eroico dell'Isla1n 1 non la sua a.ristocraz.ia religiosa; sono fanatici, e non tradizionalisti; non sono semiti. S'intende cosi jl dualismo di Kemal che s 'abbassa tosto a uu debole politicismo, data la , modema • coscienza dello stratega: da una parte egli, e con lui la sua accolta di deputati e di generali, dà inconsapevolmente corso allo spirito anticoranico della sua razza disprezzando e disconoscendo la sostanza intima della tradizione; e dall'altra· incao:na in sè una volta di più il « Vittorioso », il « Signore eccelso» di cui sein.pre è vissuta la monarcomane ed/ eroicomane coscienza turca. Fin qui, Kemal non sarebbe C'he, in uu senso e nelù.'altrO', se non ìl nuovo dinaste che .invece di far sgozzare i ve:cch_iprincipi infraciditi, si è limita;t:o (e avrebbe, nell'ipotesi, fatto male) a cacciarli. Il guaio si è c-he, per lllll rispetto, si sostituisce all'illegittimismo 1'illumin.ismo; per l'altro, Kemal non accetta decorosamente Ja situazione che si è creata, e vuol essere, a un tempo, il Ghazi e il Vizir, cioè il Sultano senza serraglio, o peggio il Sultano custode del Serraglio: magra e insufficiente figura. I ke.rna.listi, del resto, si avvihtppa.no sen1pre più in una rete cli insipienza. Finchè erano nazionalisti, col vant.aggio sui Giovani Turchi di ww. guen·a fortunata, potevamo sorridere di indu.lge.nza.; ma da qU'allldosi sono proclamati democratici,, <tu.bitiamo forte della loro serietà. Non ricordano più che la costituzione del 1909 trovò la Turchia, non impreparata più di altri popoli neo-costituzionali, ma ostile; che non si trova,-ano allora nemmeno cand.i<l.at\ al parlamento, nè poi, eletto il parlamento, deputati di opposizione. Kon s'accorgono che l'Islam è sordo ai loro programmi, e plaude ai loro trionfi solo perchè spera di tornar a tenere i TtU"Chicome otto secoli fa, qual truppa di avanguardia; perchè l'Islam non è ad Angora ma nell'Indo, tra gli Afgani, nei .deserti arabici e libici, dall'AgaKhau. al Senusso. Non sentono che foni:ranno per s.traniars.ii dalla lor gente medesima, o dovranno dare un calcio agli Statuti e alle libertà occidentali per identificarsi, se sairanno in tempo, con le fortm1e dell'orda di Sebaste, il cui capo vide nascere dal suo cuore un albero eterno. Visto che non è possibile, nè degno d'augurio, che dalla Turchia venga fuori una specie di secondo Giappone; visto che anche in Giappone la denwcrazia non alligna. Avrete del resto l'intuizione di quello che sarà tutto il kemalismo politico se pensate w1 momento solo alla fisionomia di Ismet e alla sua diplomazia di Losanna. Ismet sottile e impassibile sotto la Yeste del gentlemen europeo, cli fronte ali 'altezzosità di Lord Cu.rzon : tutte le c."1.11ted ll'occidentalismo, della Worù!.pol•cy, dei trattati e delle garanzie, giocate con sapie~ orientale e con tenacia ttu·anica contro il dogmatismo e l'impe1ialismo europeo. La Tttrchia cl:i Reni.al è la macchina d'approccio dell'Islam : le sue cmte democratiche sono la torre coperta cli pelli che si accosta alle mw-a nemiche. O Kemal sa questo, ed è pronto a dar fuoco alla tone una volta arrivato sotto: o Kemal prende le sue pe1b per loriche cli buon acciaio, e allora cadrà lui prima della sua stessa torre. La Turchia è in questo momento, alle spalle cli Kemal, come un Ismet dai centomila cuori : ha trovato passabili le vecchie sto"rie dell'Unione e Progresso, e le giuoca come una bnona carta; l'Islam alle spalle della Turchia, giuoca a sua volta la Turchia come t.111a carta utile e conveniente. Ma lasciate che dalla brace scottante si alzino le fiamme, e sarà fatta piazza pulita degli estremisti democratici, delle .d=e infermiere e l. .\ I{ l V O L U Z I O ::-: 1.; J, i B E R A L E propagandiste, della nwdern fashion che fa andare in solluchero i molti militi dell'esercito della Salute europea propinata all'Oriente. Allah lascia vivere i nazionalisli, i laicisti, i modernisti, perchè infinite sono le sLrade della sua sapienza: ma un giomo srurà, che il Califfo figlio di Qoreisc' levi ancora la. s,pada contro di uoi. E allora tenteremo inva110 di ravvis,a,re la bene amata aTua:c-hia laica11. SANTINO CARAMELL.\. lJOMINI E IDEE Lìbero Tancredi T\Iassimo Rocca non è mai sta.lo anarchico. Fu individualista; il che nou è la stessa cosa. Di individualisti ve ne sono di infinite specie, ma si possono ridture a due categorie ti piche. Vi souo quelli che sbraita.no «11e ne strafotto dell'umanità» «Il mio lo è l'Unico-,, ccc. e si logorano i polmoni e fanno della faine, mascherando con pose nerouiaue e COIL rimasticature nieb..schiane e stirneriaue 1 un esasperante idealismo e un cuore tenero. Costoro sono, -in fondo, brava gente. Capace di pagruii la cena quando sei in bolletta. Incapaci di far la spia o di rubruti il paletot quando li ospiti. L'altra categoria è quella degli arrivisti, borghesi nel senso peggiore della parola. Po\·eri, soffocati dalia loro mediocrità, pieni di voglia di vivere, finiscono ladri, spie o giornalisti greppaioli. O finiscono padron.i1 commendatori, uo1uini di governo. Libero Tancredi appartiene a q,,esta categoria. E' stato mantenuto anni ed anni dagli anarchici, come «intellettuale». Con Il N01Jatore fece il re1.1isionista, in Am.erica. Attaccò platealmente gli esponenti più integri e coerenti dell'anarchis1no, svisò fatti ed idee con l'as.t.\izia di uno Scarfoglio d:i provincia. Sempre in bolletta, trovò ospitalità tra gli anarchici, sen1pre indulgenti. Ma finì per sta:ncare anche lor<Y.Perchè faceva l'individualista anche quando gli pagavano il pranzo. Questo fu il cobno. Una volta, ad esemp-io, ad un anarchico romano cbe da parecchi giorni gli pagava i pasti in. trattoria, Libero Tancredi faceva quotidianamente le sue prediche stirneriane, ripeten<lo: • Tu mi paghi il pranzo perchè sei debole. To sono forte ... » L'anarchico ascoltava, con deferenza. Perchè un uomo che ha fame non va preso ;,ila le~tera. Ma uu giorno dichiarò all'ospite: • Mi hai con.vinto. Vc;gli.o diventare forte anche i'o». E aggiun-se, rivolgendosi al ca1neriere che porgeva, il conto : ({Per il signote fai un conto a par.te». Tancredi vide che 1 'anarchismo comi~1-• ciava a ribellarsi all'a.nafthia. E cercò di rimpannucciarsi come pubblicista. :Ma la sua cultura di manualetti Sonzogno non gli apriva molte strade nè tali da scorazzarvi da dominatore. Tancredi libicista, nel 1914, tentava di ritornare in ~embo all'anarchismo. Vestendo il saio del pentito e con un ramicello d'olivo nella destra, rea di tutte le eterodossie possibili ed immaginabili tentò l'ingresso al Congresso anarchico cli Fi;enze che, poi, non si tenne. Il 3r luglio di quell'anno scriveva, al Comitato ordinatore: CASAEDITRICESONZOGNO 14 ~ VIA PASQUIROLO - 14 MILANO LA SCIENZA PER TUTTI 81 Luglio 1914. 0T6 9, Al Comitato ordinatore del Congresso di Firenze. ' Ho esitato sinora a scrivere la presente, per ttn'infinità di motivi che voi con1prenderete. Veramente l'annunzio sta.ut-pato su e Volontà» secondo cu.i pote1.1an.oprendere parte tutt.i coloro che accettano zQ. rivoluzione contro Lo Stat· il capitalisnio - e io l'ho se·m,preaccettata « contro tutte le forme dj sfmttameuto e di aJJJto1;ità ! 11 - mi ap1·iva le porte. Ma c'è voluto 1'i11teressruneuto di amti.d - fra cui Mari·c, Gioda - per' persuadenn.i açl intervenire. Essi sperano- che il congresso possa servire anche di spi.egazioue fra con1pagu1 e di mezzo di pacificazione. Lo credo anch'io, percliè da vicino ci si comprende 1ncglio e si misttrano meglio le parole; del resto, il 1nolivo della ·mia animostià è sempre stato qu,ello di no-n 'VOle-nni 1.1oi - sin dal r9()6 - co-nsi.derare come compagno, negandonii t1itti i di1ittl, pu:r pretendendo i do-veri. Comunque io sono pronto ad intervenire, e stendere la 1nano a tulti coloro che 1Jar-ran-no slringerla, al fine di perdonare e farsi perdonare, ponendo -una pietra, su tutte le questùm,i personali, e con promessa, d4 110n. 1·is0Uevarle ·mai più. Soltanto nel caso che vol credia.te che la pacificazione vada. a mio favore 1 io sono pronto a sottomettermi ad un amp-io gittry, che esamini i ntlei torti e le mie ragioni. Credo che l'ora attuale non permetta di entrare, anche vole11do, nel cam1po anilrchico con seco-ndi fini. Del resto, bo una posizione che mi pone al disopra d'ogni sospetto d'arrivismo: sono direttore della rivista ,La Scienza per Tutti» con 250 lire 111ensili. Mario Gioda mi avYisa che furono accettati due suoi argomenti da discutere. Gli anarchici e i sindacati, guerra e militarismo. Nli p-ropongo di i.?1terfoq11,i,resu.i prim,o .. e prego d-i /.asciare a, 1n.e la relazione su.I seco,1do. La mia tes-i è meno eterodossa di quanto credete, ne avrete trovato de-i campioni negli a1ticoli dell'A-va,nti/ firmati A lta,vi/./a o Ma,rio Gu.idi, che sono miei. Forse ue comparirà uno in questi giorni, sulla guerra vicina che forse manderà in aria tutto. Ma speriamo di no>. PIERO 6□BETTI ~ Editare Cosl spero pure di spieganni fraternamente su Tripoli ; a proposito ai cui io sono condannato per quello che non ho ,11.aidetto, e> meglio che ,n,i ha fatto dire il delegato Balestrazzi e che io ho smentilo piÙ, 1.1olte 1 senza che ness-u,no se ne ac1,orgesse. TORINO - Uia XX Settembre, 60 j(ovilà: LGIGI EIKAUDI Manderò c11tro oggi il franco d'adesi.cn.1e,perchè rappres<.·11to ~,,olo me stesso. Xon ,·i 11asco11doche colla presente ho -volulo dimoslrare a quei compagni - Malatesta compreso - che -vorrebbero la fine di una. lotta ormai duennale che il responsabile mm ne sono io. l'òlete finirla per sem.pre f Ve ne offro l'occasione. A Itri menti favorite dichiararlo >n pubblico su e Volontà». La pre&e:ntc \·i sarà trasnt.(.~- sa da Gioda : 11011 arriverà entro oggi ma non è nella dilazione di un giorno che si può fondare un pretesto di ripulsa. Comuuque, il vaglia di I lira vi giungerà spero a tempo. SaLuli cordiali. Vo.stro Massimo Rocca. ( Libero Taureai). Libe~.-oTancred.i, respiuto dag1i anarchici, andò alla «Persevera11za,. e cercò di diventare Massimo Rocca. Ma è rimasto Libero Tancredi. E gli anarchici hanno avuto Ja soddisfazione di vederlo a capo dei COllsigli di competell7.,a del ,iG·o\·erno fascista, cotnmendatore, amicone di 11ussolini. U1ia liquidazione maggiore non La poternno sperare. C. B. Gentile contro Gentile Taluno di noi, che aveva passati i \-ent'anni quando scoppiò La guerra, può ormai considerarsi tra i vecchi : troppo ta.rd:i, inlatti, e come fuor di stagione ha conosciuto « gio,..inezz.a., giovinezza ! ». Gli sia dunque concessa la consolazione dei vecchi: quella di ricordare. Ricordo che studi.avo allora, e' con passione, filosofia, e che Croce e Gentile furono miei maestri veri, in coutropposto ai ma.estri d'ufficio, che dalle cattedre liceali ed. universitarie ostentavano di ignorare codesti scocciatori e demolitori di vecchi idoli. E ricordo d'avere raccolto q.a.l Gentile questo insegnamento: che non ha senso il distinguere in « materie> ciò che si insegna, ma che si insegna filosofi.a, si educa cioè a pensare fi losofica.met:1te non solo nelle lezioni intitolate. e di filosofia>, ma in quelle di sto-- ria, di lettere, in tutte, se chi insegna ha spirito filosofico; e, se no, non si trova filosofia neanche nelle , ore , cosidette di filosofia. Dicevano, Croce e Gentile : filosofia è storia, filosofia è pen.,;iero, filosofia è metodo. Perciò non si può, iufin,e, pensare - 11011 si può esser uomini - .se uon si ha una certa, più o meno sVolta, p-iù o meuo chiara filosofi.a. Quindi la famosa negazione della laicità intesa come neutralità vuota, indifferente... E così il maestro - concludeva il Geutile - avrà sempre una sua. fede, una sua filosofia, che sarà il fuoco ed il centro ~del suo insegnamento. Oggi, che l'insegnamento della dottrina cattolica è stato rigidament.e .introdotto, da Gentile ministro della P. I. nelle scuole elementari, non mi stupisce udire i cattolici lamentare che il Gentile non sia abbastanza ortoclossb, 0 che limiti troppo timidamente le sue innovazioni ortodosse alle scuoi.e elementari. Quello che mi stupisce è nou ud.i1:e alcuno dei tanti e tanto verbosi gentiliani, moltipl-icatisi in questi ulti'- mi anni come le mosche, non udirne uno solo a svolgere o almeno rimasticare nun·e solito le teorie del m.aesl.ro, e d:ire: - Ma come può bastare che ci sia uu ortodosso maestro di religione, che dà lezione nelle ore dedicate alla religione, rneuti·e in tutte le altre ore, parlando di storia, d'italiano, cli dirittii e doveri, cli tutto lo scibile, il maestro potrà essere uomo di uria sua fede qualsiasi, anche ortodossa? O do\-e ,-a a finire l'unità sistematica del pensiero· e dello spirito? Se l'insegnante cli religione deve essere chierico, e ti1nbrato e ,id:imato iu tutte le debite forme dal Vescovo, non capisco perchè ttt"tti i n1..:'testrinon debbano essere altrettanto aute11ticame11te ortodossi. Ri.;o1·ge·dunque la supera, tissjma dlistinzione tl'a le « materie » d'insegnamento, filosofiche e m11 filosofiche, fonnali e materiali, o - Dio n~ scampi! - addirittura tra il Pensa1·e e il Pe:r:sato? Io, se foss,i Gentile, non saprei che riSpoudere a un così incomode discepolo, e borbotterei fra i denti : - Io non 3apeYa che tu loico fossi. La faccencla è che mi, gentiliani avanti lettera, gentiliani non fru:at.ici, gen_tiliani in partibus infideliumr., genti1imi seuz.a pappagallismo e con ind.ipeude.nza d'idte, po\·era gente che ebbe rapporti del tutto i1tellettuali con i libri del filosofo G-iovall.lliGeutJe, vissuto in t<:.mpiante• r'iori all'èra fascista, e non rappo1ti di can:ie:ra e di tessera con S. E. ilì\finistro Gentile, noi poveri n1incb.ioni e.ravanD1 siamo forse, sare.ino se ci paire, seguaci di C<t·teidee che Gentile pro-i fessò; noi, visibi1men:e distinguendo la pratica ù.tilitar:ia e professiomle dalle filosofiche speculazioni (in scnscs lati10, etimologico, co-ntemplati1.10) simno fedeli a erte idee, ·che possono chiamarsi gentiliane o w, poco ci ituporta. Siamo pitì papisti del papa! E perciò, co=euterebbe Giusti, bisogna darti l'arsenico! Un filosofo non è 1l1l politico ... E se, riconoscendo questa antinnnia, questa W.compatib-ilità eh carattere, g1ida.simo; « Bravo, il politico Gentile! li? ì\1a sa pite be.ne che quell'opinione .. inattuale La profes.a.va Benedetto Croce filosofastro attaccato a 1ueJle clistiuzioui che 'Gentile combatte, come un residuo d'astrattismo, col suo attualismo totale. LUIGI E~IERY. LELOTTEDELLAVORO L. 10,50 1 volume di circa 800 pagine Luigi Einaudi, che tutti conoscon.o come economista e :finanzic..-re, !-;i rivela in questo libro originalis<-;im.osociologo. L'autore traccia la storia d<::imovimenti proletari degli nltimi venti anni e w,lla resi~t<:.-nzadella borghesia ed in questo studio dimostra un tale spirito di simpatia per le classi che lavorano e che si sforzano di raggiungc.--reforme superiori di vita a traverso c-onp trasti, lotte, dc-viameuti, ritorni, e difficoltà cli ogni sorta, che il libro riesce anche un'opera buona, perchè clà fiducia e ingenera speranza.. L'esame obbiettivo, scientifico dei fatti è colorito e 11.111anizzatoda uno spirito di oscuro idéa.l.i,;mo che mentre ci fa (omprendere i fatti C1 a\~vicina maggiormente allo scrittore. . Ecco i titoli dei capitoli : I. - La belleaa della lotta. I I. - Psicologia e forme della lotta operaia. lII. - Critica al socialismo. I\i. - Governo :,indacale. V. - G·li ideali <lel la,·oro. Ll:lGI STURZO POP01tlla1sr,io E fllSGISr,,:O 400 pag. - L. 14 Questo libro non ~ un:a raccolta frammentaria, ma un saggio organico che illumina la storia di questi quattro anni e ne deduce logicamente una linea d'azione per il futuro.· E' il più forte Libro di teoria del. popolarismo. Ecco 1'indice : Cap. I. - I primi quattro a.ruti. Cap. ll. Dalla crisi di luglio alla ¼u-cia di ottobre. Cap. III. - Primo tra,-a.glio popolare di fronte al fascismo. Cap. TV. - Il Congresso di Torino. Cap. V. - Proporzionale e costituzione. Cap. VI. Partito popolare e clerico-fascismo. Cap. VII. - Naz:ioua.lismo e fascismo. GRILDRIG LE6EffEHDZIOlfl NELFDSCISMD L. 3 Àlcttni Gi1tdf.zi della I,tampa e L'autore di questo in.teressan.te e acuto- o-p,u- • scolo 1.•ede1iel Jascism..o l'uitinw e fortunato episod10 della lotta della generazione dei giovani contro la gene.razione dei vecchi che detene1.1ain. Italia gli onori e il potere ,. A. Tilgher, li. ,ìlondo, II no-venz.bre 1923. e Cu.rioso op1J.Scolo li. Il Dm.tto italia,io 14 novembre 1923. e ci si presenta sotto il --i;elo dell'ano--,1-i?n-0 1,n forte scrittore di cose politiche .... Il saggio di Grildrzg è infatti la cosa più seria che Sia stata scritta sul fascisnw dopo gli stuà.i di Salvatorelli e di Vinciguerra ». Il La»w"e 25 no,·=bre 1923. e L'opuscolo·~ in.teressante e merita di esser6 letto ,. Critica politica 25 nm·em.bre 1923. e L'inte;pretazione dell'autore è in gran. parti 1.1era ,. Con.:;c-font-ia 9 febbraio r924. « Grildrig a proposito del fascismo ci dà 1,11. saggio filosofico. Basterebbe questo per diffidarne. Del resto l'editore indica la 1.1iaall'autore e così la fil.osofia. ser-ue ancora 1i11a-volta alle tesi inutili. Inte11..dia111-0ci:inutili, ma uttraenti >. Il ?-:,w-voPaese 9 febbraio 1924. • Un brilla11te e paradossale studio appare per i tipi del Gobetti sotto il titolo: Le generazioni nel fascismo, ad, opera di -zm.. '""llirtzwso della, pe,1n.a che. si cela sotto lo pseu-donim-0 di Grildrig >. L'A-vanli/ 7 dicembre 1923. e Sollaz=e1.1ole e fu.ci.da tea-ria che chiamerem.c per intenderci, dei figli l-zipi e dei padri agnelli>. Critica fascista 16 dicembre 1923. « Grildrig ci ha lasciato piuttosto scettici s1,lla tesi che con brill.onte trattazione sostiene ». Corriere Mercantile 22 dicembre 1923. e La tesi d.i Grildri.g è s1iggesti1.1a sopratutto perchè tenia di legare il di-venire della storia a -zin fatto primordiale ed elem.ent;are: l'istinto>. S. Vitale Giornale di Sici/.ia 30-1-924. « L1a1ttore proponendosi il problema della vicenda delle generazioni nel/.a storia co11.tempora1zea d'Italia sostiene che lie'Uito e fermento di ce1•ti nostri recentissimi 111.-otif-zi « la generazione giO'Ua11-issima degli adolescenti dai quindici ai venti anni clie non partecipò alla guerra» sì .che qu.ella che si chiama e ri1.1oluzione fuscista > no11 sarebbe -veramente la: « ri-volu.zione dei co-nz.battenti », 1~ia piu.ttosta la « ri-vol.1t..zi011edei figli dei red-zu;i :o. Corriere della Sera 8 febbraio 1924. Si spedisce franco di porto contro vaglia di L. 3 ; 10 capie L. 20.

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