La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 11 - 11 marzo 1924

FASCISMOE ASSICURAZIONISOCIALI Ila Relazionelnsolera Il prof. Insolera ha pubblicato nella Riforma sociale del settembre-ottobre 192.,, ,olto il litolo « Linee cli una nuova politica delle assicurazioni sociali ,, w10 studio che, come avverte l'autore, « riproduce sostanzialtnentc concetti e proposte di una 1-elazione dellata per i gmppi nazionali fascisti cli c01npete11za. ». Co1n·e-1rà esaminare ad un.a ad una le sue proposte più importanti. L'obbligatorietà per soli organizzati Auche Plnsolera accoglie il principio, concordemenle ammesso da qua.si tulli gli Sta.ti m.odenù, dell'intervento in materia di legislazione sociale dello Stato che, in omaggio ad esigenze etiche ed economiche, impo11e coattivamente l'onere cli premii di assicurazione sui Ja\·oratori e su.i datori di la"oro e disciplina. ed organizza il complesso congegno a.ssicurati,-o. Egli aggiunge però che • il principio cli obbligatorietà iu tanto sia transitoriamente da accogliere in qu.a.nto ,·alga a sancire anzitutto la necessità che siano i laxoratori stessi, per i prim.i, a riconosce.re che hauuo il dovere cli provvedere in qualche modo a fronteggiare i rischi cui sono soggetti )); in omaggio a questo suo con,;nci1ue.nto propone di abolire il Yincolo della obbligatorietà personale ed in su.a Yece « di statuire la obbligatorietà solo i-11 confronto delle organizzazioni di 1nestiere, delle corporazioni, dei sindacati , . Ora mi si consenta opporre il seguente dilemma: o si ammette e si giustifica l'obbligatorietà dell'assicttrazione in quanto la classe la\·oratrice e per deficieuze etiche e per instabilità economica non può esercitare la necessaria opera di previdenza - e tale Yerità è conlennata dalle statistiche economiche delle classi popolari e del pauperismo - ed allora debbono accetta.rirene in toto le necessarie conseguenze; ovvero i la\·oratori ci: riconoscono il do\-ere di provveder in qualche modo a fronteggiare i rischi cui sono soggetti», ed allora l'obbligatorietà, repugnante ad un atto esse11zialmente spontaneo quale è la previdenza ove uOJl intervengruno imprescindibili esigenze, non ha ragione d'essere. Tertiu.m. non. datru:r: la semi-obbligatorietà caldeggiata dall 'Insolera, mentre non « evita di ricadere nel nullismo della vecchia assicurazione facoltativa•, d'altra parte è assolutamente superflua, anzi dannosa per la ristretta élite operaia organizzata cui l'autore vorrebbe limitare l'obbligatorietà dell'assicurazione. Infatti è noto come l'organizzazione di mestiere in una nazione industrialmente arretrata. come l'Italia sia ancora molto debole, eccezione fatta. per il Settentrione. Imponendo quindi mediatament.e 1'obbligatorietà ai soli lavoratori organiiiati in sindacati e corporazioni, la assicurazione ven-ebbe a perdere tutta la sua efficacia economica e sociale in quanto sarebbero esclusi dai suoi quadri i non organizzati e cioè quasi tutti i salariati dell'Italia centrale, meridionale ed insulare e l'ingente esercito dei lavoratori non qualificati (unskilled) del Settentrione. Forse l'autore nel su'ggerire tale innovazione si illude che i benefizi dell'assicurazione, circoscritti alle sole organizzazioni di mestiere, possano costituire per i non organizzati w1 alletta.- mento tale da invogliarli a federarsi in sindacati e çorporaz.ioni e da suscitare la generaliz7_.azioue e diffusione dell'o:rganizz.azione profes-- sionale. Sencnc-hè i benefizi dell 'assicu1·azione sociale - ne è dolorosa conferma l'esperi~ - esercitano una. minima attrattiva per le classi lavoratrici, mentre gli oneri c.he ne deriva.no costituirebbero probabilmente un efficacissimo deterrente. per molti operai « organizz.:'lbili » contro la formazione di organizzazioni di mestiere. Unica ca,u..c;agenetica delle organizzazioni professonali è la grande industria e, ove quesfu. nµ.nchi, non vi è lusinga di assicurazione che valga. In effetti beneficierebbe quindi dell'assicurazione sociale obbligatoria soltanto quella eletta. aristocrazia del laYoro che mercè la ferrea fruttuosa organi7,zazione e la preziosa capacità lavorativa b.a rnggiu.nto uno « stan<l.ard of living » molto elevato, gode cli alti salarii e può quindi benissimo volontaria.mente prelevare dal lru·go margine del salario la quota necessaria per l'esercizio della previdenza. Ed in realtà la storia economica ci insegna che in Inghilterra, molto prima dell'introduzione dell'ass.icuraz.ione obbligatoria e cioè S'in dal 1848, le Friendly Societies e le Trade-Unions {per cita.re una delle prime, la , Book Printer's Association ») organizzarono con lusinghiero successo l'assicuraziu1e volontaria contro gli infortun.ii, la. malattia e l'invalidità e come su questa via siano sta.te seguite dalle associazioni mutualistiche e dalle orga.uizzazioui di mestiere cli Germania, tanto• da dover essere queste cl.isciplinate da una legge del 1876 che le distinse u.' « registrate » e « libere » stabilendo per le pnme speciali privilegi ed esenzioni. Ed in, Italia la migliore organiz7~ioue esistente, quella <lei grafici, riesce agevolmente a prel'eva.re dai suoi federati ben retribuiti, evoluti e previdenti, notevoli quote sociali per garantir loro sussidE elevati in caso d'i disoccupazione involontaria e cli sciopero. Anche la. Cassa pro- J fes&ionale degli opera.i ecl:i,lidel Piemonte, sino a poco tempo fa, esigeva per volontaria determinazione degli isc-dtli un magghr contributo assicurati \·o e corrispon(le\·a cow;eguc.-•ntem<-nte in caso di disoccupazione una note\·ole m.aggiorazione al sussiilio corrisposlo dall'a .."-!iicu.razione obbUgatoria. Jn conclusione verrebbe riconosciuta la nccessilà dell 'intervcnlo si.alale proprio quando questo anzichè uccc..i;sario sarc.bbe dannoso in quanto soflocherebbc lo spirito della pr~vidc,iw, il gioco fecondo dell:1 libera iniziativa. La partecipazione dello Stato Per contro merita iucon<lizionata approvazione l'asserto che « lo Stato uotJ abbia, nonnalmeulc, ad jntervenire altro che per disciplinare le modalità e la. valulazione qua.utilativa, degli oneri assicurativi clei lavoratori e <lei da.lori ili la- \'Oro se:117..a parte.ciparvi finanziariamente. Ed il mio pieno consenso è giustificato non solo dalla considerazione pratica della minima utilità delle 100 lire ru1ntLedi maggiorazione concesse dallo Stato llaliano per ogni pensione liqujdata e dalla. legittima ed encomiabile preoccupazione finanziaria cli non gravare c.--ccessivamenle e cou trascurabili risulta.b il bilancio dello Stalo -- come gittstarnente rileva l'Insolera - ma sopratutto deriva da ragioni etiche ed economkhe di. maggior portata. Il preteso finanziamento dello Stato infatti, come osserva. il Loria, è sovènte illusorio perchè il contributo statale quasi sempre ,-iene a gra- ,-are o direttamente sotto forma. cli imposte o indiretta.mente mediante dazii sui prod.olti di consumo popolare sulle stesse classi la,-oratriei apparentemente beuefìcate. Inoltre l'intervento finanziario dello Stato nuoce e contravviene ai prindpr:ii che informano la previdenza e la mutualità in quanto da tale contribuzione statale non può disgiungersi quel caratte1'e di graziosa elargizione, di carità legale, tanto deprimenti per la. dignità del lavoro. Le assicurazioni sociali possono benissimo prosperare senza sovvenzioni st.atali, ne offrono ampia conferma le statistiche; lo Stato per conseguenza non deve interveniire finanziariamente nelle istituzioni previdenziali ma esclusivamente sancirne l'obbligatorietà, organizzarne e.d invigilarne il retto funzionamento nell'interesse della collettività. Assicurazione contro la disoccupazione Dell'assicurazione contro la disoccupazione l'Insolera propone la soppressione ritenendo ir fenomeno della disoecupa7jone . , avuls_o da un razionale trattamento tecnico » e non sll..SC'ettibile quindi di una proficua organizzazione assicurati~:a. Riconosco che tale forma di assicurazione sociale presenta gravi clifficoltà di ordine economico ed attuariale a ca.usa delle profonde, instabili oscillazioni del ri~chio e della assoluta iusu.fficien.za. e difformità delle statistiche raccolte in materia; ma mi sembra eccessh-o inferirne una così draconiana determinazione. Non credo ad esempio sttfficient'emente probatoria. la constatazione che l'assicurazione contro la disoccttpazi011e si dimostri sistem.aticamente impotente a soccorrere la marea. travolgente di disoccttpati creata. dalle periodiche depress oni economiche; in tali tragiche evenienze - si oppone - l'intervento :6.n=ziario dello slato è sempre reso necessario dalla insuffi.c.ienza dei benefici assicurativi. C06l ragiona.ndo, analoghe catastrofiche i11az..i.onJsi potrebbero a mio avviso trarre dalla constatazione che nessun Istituto pubblico o privato d'assicurazione sulla vita o contro la ma.latti.a, l'infortunio e l'inYalidità potrebbe adempiere le obbligazioni contratte verso i p1·op.r'iiassicurati nella eventualità di un terremoto o di una diffusa epidelllia, ove venisse meno in questi casi il finanzia.mento dello Stato. . ' Si potrebbe obbiettare che, mentre un terremoto od una epidemia soùo contingenze del tutto eccezionali, le grandi crisi econoruiche banno una. ricorrenza ciclica. che1 secondo le st.atistiche, oscilla da sette a quindici anni. Tuttavia la minore eccezionalità dell'evento credo non possa eccessivan1cnte pregiudicare ed eliminare l'utilità di una istituzione previdenziale che ha il compito precipuo di garantire n rischio « norm..3.le » di d.isoccupazion.e, d'erivante necessariamente dalle esigenze dell'organizza.zio-'. ne economica attuale. « Il sistema dell'industria, moderna - aJierma Carlo Booth - non può funziona.re senza. UJ1 margine di disoccupazione, senza 4D-a riserva di lavoro». Questo margine normale di se.nza-lavoro, tutt'altro che trascurabile, questa .. non esigua « armata di riserva», richiesta dalle esigen7.,e della ecouo1nia capitalistica, l'assicurazione contro lo disoccupazione deve e può tutelare. . Non è detto inoltre che l'istituto assicuni.torc • non possa con saggia opera di p1·evidenza accant,onare ingenti 1iserve da utilizzare in caso cli crisi onde alleo-gerire notevolmente i gravissimi oneri finan7Jarii sinora addossati esclusivamente allt1 Stato in tali eccezionali frangeuti. Certo l'insttfficienza e l'inorganicità del materiale st!atistico necessario per grad1u,re le categonie professionali secondo i d.iversi coefficienti di rischio e per adeguarvi i p.remi di assicurazione, 1.e gravi difficoltà di disciplinare l'.i.11dennizzo per disoccupazione &tagi0nale, la clii;organizr..azionc dc.'1 se;rvfaii de;J collocamento, cui spetta il compit,, di ridurre il rischio di rlisoccupa.zi<J11C',costituiscono ostacoJi non Hevi per la gestione: <lell'assic urazionc c,,ntro la clisoceupa7..ione. Tuttavia una :.apientc orga11iz2:tzionc: <1':I mercato riel lavoro, quaJe ad csempir, v<1nta ]'Inghi1t..crra, e la raccolta, i] rfordinamento e 1a elaborar...io11cdei necessari dati statistid, se c:o-.tituiscono una. <·on,]izione essenziale per iJ vantaggioso esercizio dc:11 'a:,:sicurazionc c<;ntro ]a clisoccup:nicmc, eia questa, per JJC.-('C.Y;arir.,, (;()JlfenruJtfJ rHtcsso1 ricevono vigoroso impulso. Agli accénnnti inc011vc11i<".!1tj c;j potrà quindi benissimo ovviare non procc<lc."11doad una esecw~ionc sommaria, ma pcrfo.z.ionanào c-d c..-m.endando l 'alllli--de organizza.7.,ione assicurati \'a. 1\ssicurazione contro la malattia Invece l'Jnsolera sarebbe favorevole all'introduzione dcll'assicura7jone contro la malattia.. Il sussidio obbligatorio però, a suo parere, dovrebbe essere II minimo, cosi che, oltre a non raggiungere il salario, non abbia a superare in n.es- .sun ca.<;o l'equivalente giornaliero della pensione cli invalidità ». Per quanto mi sia lambiccato il cerve1Io, non mi è stato possibile comprendc.-re in base a quali motivi l'fosolera. proponga che il sussidio cli malattia • non abbia a supera.re in nessun caso l'equ.ivalente giornaliero della pensione cli invalidità »; al contrario mi sembra logica per ev;.. denti consicleraz.ioni una conclusione opposta. Infatti il beneficia.rio della pensione di invalidità de\·e essere, secondo le norme sancite, permanentemente ed assolutamente invalido al lavoro e quindi, data la sua esistenza sedentaria ed inoperosa, può condurre un t.c.---uoredi vita cli molto il1feriore a. quelJo del lavoratore pienamente ,,alido che, inabiUtato al lavoro da una affezJbne morbosa transitoria., non solo deve proYvedere alle spese mediche, ma ancora curare la sollecita, soddisfacente reintegrazione della sua. energia produttrice onde rioccupare in prospere condizioni il suo posto cli lavoro. A rigor di logica ne consegue che il laYoratore am1nalato debba beneficiare cli prestazioni superiori e non inferiori a queJle dell'invalido: è questo non solo un interesse indiv-iduale 1 immediato dell 'assicui-ato, ma precipuamente un interesse collettivo meclia.to iu quanto mira a tutelare le fòrze produttive della ~azione. Passando a. discorrere dell'estensione della massa assicµra.bile, l'Inso1era von4ebbe restringerne i con.fini, limitando la sfera d'azione delle assicurazioni sociali «stricto sensu, ai soli 41vora.tori manuali con precario contratto di lavoro ed escludendo inYece gli impiegati ed i la voratori intellettuali che « banno, per abitudini, attitudini e lunga scadenza del contratto d'impiego, molti punti cli comune con la categoria degli impiegati statali , e per i quali si propone l'adozione d,i speciali provvidenze analoghe a quelle dei dipendenti dello Stato, previa una razionale riforma. del sistema di indennità e cli pensioni attualmente vigente. Nei riruard.i dei lavoratori manuali 1'Insolera vorrebbe~ anzitutto semplificare il congegno ·finanziario dell'edificio assicurativo meclia.nte la abolizione delle classi salariali- di contributo e delle i:udenn.ità variabili e la conseguente ridu7..ionedelle prestazioni ad una U.Uica misma- minima'« limitatamente alle maggiori, più impellenti necessità della. vita. Ora, è lecito chiedersi: in base a quale criterio è possibile valutare una entità così vaga, oscillante, vai·iabilissima., quale è il « minimo» necessario a soddisfare le maggiori, più impellenti necessità della vita? Lo « standard of living » della classe operaia varia notevolmente a seconda che si consideri l'operaio specializzato della grande industria o il manovale « unskilled » di una primitiva officina di provincia, il tipografo liinotypista o il minatore delle ,..oliare siciliane. Quali di questi molteplici « standa.rcls of livino- »· dovrà essere assunto a base per la deten~nazione del « minimo necessario » di. indennità? La mistu·a di pE:usione unica « normale», proposta a titolo di esemplificazione finanziaria dal relatore in L. 720 annue, cioè 30 lire alla quindicina, se per m1 sala1iato che guadagni quindicinalmente 70-80 lire potrà essere considerato a stento sufficiente a sodclisfare le elementari. necessità d~ll 'alimentazione, per un operaio specialìzzato che goda di un salario quindicinale di 400--500 lire costituirà in..-ece, dato il suo normale tenore di vita, la. miseria più assoluta ed una a.t1tipatica irrisione. Per le suesposte considerazioni è ingiusta, oltrechè inesplicbaile, la nùsura unica minima di inclernnità; la va,riabilità delle pensioni e dei sussidi, proporzionati ai salarii medii guadagnati è una esigenza economica oltre a costituire un giusto provvedimente cli equità distributha. STEFANO GruA. PIERO 60BETTI - Editare TORINO - Uia XX Sethimbre, 60 Jmminenfe GIOVANNI AMENDOLA UNABllTTAGliIA ltIBE~Al!E Prenotarlo con 'Vagliai d,; lire ro. lJOMINI E IDEE Il giornalismo Gentile Cornu11kato ufficiale: , -·· altro decrc.-to stabilirà le norme per gli esami cli Stato, cli abilitazione alla prof~sione di giornalista. nelle &ne manikstazioni più elevate ... ,. Ci voleva rm,prio w1 filosofo, forte d'aver fatt.r., in giornalismo queUa prova eh{•... Emilio Cet"hi seppe dire c<.m magistral=te garbata M:verità, per aVL.,.e,=he questa bella pensata.: 1a scuola dei gj<.,rnalioti. Vorrei consigliare a Giovanni Gentile di rileggere certe pagine di Benedetto Croce, tanto più di lui uomo di monrJo.. e pc..,-ci& studiosamente filo<;ofo: fune perché - osserverebbe, col buon =o del prnfano, Giolitti - non ha mai pc.-rduto , il senso del ri<li<:olo, . Bisogna proprio aver oostru.ito e dedotto a tavolino l'idea platonica del gic,rnaJismo, per avere una trovata. siffatta; e io mi domando se Gentile n,:,n ha mai letto, ma bene, da cima a fondo, nelle righe e tra le righe, un solo giornale, cosi da aYere un'idea cli que11o che sia un. git>rnale, come « si fa.e.eia, (un fare che è un farsi, dico bene?) un giornale. E non c'é da. i.no:-ridire: il giornalismo ha i peccati delle sue ,-:irtit : un giornale sisrematicamente rettificato a reg0la. di filosofi sarebbe tale prodotto denicotinizzato che ness1mo vorrebbe più saperne, malgrado la. fascetta tricolore! Lo sa Croce, che, con la. sua sapienza ruond3na e un tantino fatalista cl.i fihr sofo napoletano, seYer"a.men.te sentenzil, contro l'abito mentale-morale di leggierezza che dà Ja professione giornalistica (contrapponendogli - disgraziato! - l'abito d'ascetica austerità degli insegnanti: ma a sua scusa va detto che- al2ora non si erano ancora viste le conversioni in massa al gentilcsimo, che anzi era. tenuto in dispregio: in quel tempo alla ::\.1inervaera. piuttossto di moda il positivismo); ma Croce non s'è nemmeno sognato di vo1ere 1ettificare, per "-i.a di concimazioui speciali o d'innesti alla Voronoff, le teste di cavolo del giornalismo in qualche orto modello_ Giornalismo, giornalai e giornalisti sono quel che sono, wchè ... cosi va. il mondo, cioè per un'infinità cli ragioni che tutte le persone cli buon senso conoscono, e non pretendono riformare con un decreto. Quel cosidetto , cinismo , dei sociolo-- ghi alla Pareto o degli economisti, gente abituata a considerar le cose come sono, Croce (forse per i suoi studi cli storia e cli economia) lo ha nel sangue. Ricordo llll2. risposta. che diede una volta De Viti De :11arco ad uno che timidamente J.amentaYa la manc:anz.a di serietà e di rigidezza politica di troppi giornali. . A codeste querimonie pedagogiche e moralistiche Peconomista tagliò e.orto ossen·and.o freddamente: « E che cosa ·vuol pretendere dai giornali se il pubblico, comprandoli a quattro soldi, non paga que11o che costano? ,. Forse il ministro Gentile crede clan-ero che il pubblic.o comperi i gic.m.ali per leggere gli articoli editoriali? Che mentalità da. caffè Ara.- gno o da. circolo .di lettura palermitano coi divani di velluto e le intennina.bili discussioui politiche! Giacchè evidentemente la scu.ola (scu.o-- 1.a superiore, signori miei!) di giornalismo, iàea.- ta dal ministro'"Gentile, non si occuperà che dell'ammaestramento di giornalisti politici. Vediamo già c.hi saranno gli illustrissimi docenti : il sen. Corradini e il sen. Rastignac 1 Pant.3.leoni e Coppola, Qu.ilici e &arfoglio, magari con :Mario Ca.rli e Xicola Pa.scazio, in formazione «fiancheggiante, di liberi docenti, con Umberto Kota.ri oratore nei cll di festa, il tutto sotto lo scettro manga.uellaeeo del com.m. ~Iussoli11i Arnaldo, Rettore Magnifico per delega del fratello. E possiamo star certi che, se per assurda ipotesi si presentassero a dar gli esami, sarebbero bocciati per inettitudine manifesta i Yari ~lissiroli e Salrntorelli, Ansaldo e Ameudola, poYeri untorelli del giornalismo falso e bugiardo. Dies iraeJ dies illa ... Ma perchè poi una scuola. superiore cli nuoYo conio? Per l'abilitazione all'esercizio del giornalismo d'alto bordo come lo vagheggia S. E. Gentile c'è già quello che occorre: la. tessera del Partito :'.\aziona! Fascista e l'Ufficio Stampa della_ Presidenz..a del Consiglio : cresima e confessione. L. EMERY. O.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Torino. Pn:no GoBETT! - Direttore-responsabile

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