La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 7 - 12 febbraio 1924

LA RIVOLUZIONE LIBERALE LAPOLITISCCAOLASTICA DELFASCISMO Lastuolealementare Quan_do l'alluale Presidente ùd Consiglio scelse a. .m1u1stro dcli.a P. I. Gio\'anni Genlile pan·c che il capo del partilo giunto al governo chiede.s&eal suo nuovo e inopin._1.,locollaboratore unicamente l'iutroùazion.c dell'inscg,1ame,1Lo.religioso nella scuola elc111c:ut.:·u-e:tulli ricor<la.1O1 la frase famosa : « io sono un cattolico ... per questo ho \'OJuto all'istruziouc un uomo come Giovanni Gentile.• Ma eia tltl uomo apptlllto come Giovanili Gentile per la S<:uolaelementare eta.liana altri attendeva ben altTo. E per un poco questa attesa parve che, nonostante lutto, 11011 dovesse andare delusa: nel Consiglio clei Ministri del 29 Dicembre 1923 \·eni va deliberato l'ordinamento regionale dei provveditorati con esplicita dichiarazione che quello era • il pri m.u ,;conosci m.cnlo del la regione , e che Il per 1nerilo di esso il Ministero sarebbe stato libe-ro di attuare wi lai-go decentramento dei scrvi7..i... spe-eiahnente per quanto si riferiva all'istruzione elementare li; nell'intervista concessa nel gem.1.a.io'24 all'on. Bevione il mi1tistro del½ P. I. mostrà.va c-hiaramente di volersi sovrattutto occupa.re del problema delle , nuove scuole e~ementari , per cui dicb iarava di ,·oler « utilizzare la cooperazione cli organismi parastatali con1e l'Opera Nazionale contro l'analfabei:ismo e l'AssOCiaz:ione per gl'interessi del lVIezzogioruo, : intanto era s.tato chiamato alla Direzi-One G<>nerale il prof. Giuseppe Lombai-do-Rad.ice. Parole e atti questi i.11cui era contenuto, per chi sapeva intendere, tutto un programma.. ~ta il guaio si era ·che questo progrn.mma poteva esser liberale, poteva eseser popolare, poteva esser idea.lista, poteva esser tutto tranne che un programma fascista: il fasbsmo per la scuola _i,o genere, per la elemC:11tarein paiticolare, aveva delle i<l.ee, pcx1le se \·oglia"I:no, ma in compenso molto chiare e su que5te i.dee la. predominante, l'idea fissa, era questa: Scu.ola di Stato. Si rendeva quindi inevitabile, nel seno del fascismo e d:el suo gruppo di co1npetenza per l'educazione e del consiglio stesso dei ministri, un conflitto fra i so.stenitori delle idee del Gentile ed i fascisti statolatri, fau~~i della scuola « altissima e delicatissima fu117Jone di stato», « istituto di educa2;ione politiro-D.a.7....ionale li e feroci nemici dei « particolarismi diretti a scopi immedìaL'lmente locali •· Il confutto scoppiò di fatto e fu ltlllgo ed aspro: l'episodio più-clamoroso ne fu l'espulsione dal ,Gmppo Nazionale di competenza per l'ist.ru.zione del Partito N. F. , di Dante Dini, factotz.m della Corporazione fascista della scuola - Sezione Magistrale - e caldo difensore delle idee surriferite. Da quella espulsione si potè, nel tempo in cui avvenne, argomentare che la vittç>ria in quella battaglia fosse in definitiva rimasta a.i gentiliani. Ora però che tli tutta l'opera svolta dal ministero fascista nei riguardi della scuola eleme,i4,re noi possiamo· avere 1a visione « ~noramica·, (adesso si dice così), è lecito almeno dubitai-e che questa decantata vittoria sia stata davvero cosi ~n1ple~ ed universale: anzi ~oi abbiam. l'impressione che ,alla resa dei Conti, anche qui, ,quello che ha avuto partita ,inta non sia stato il ben noto programma , liberale, dei fautori di Giovanni G.,;,_tile, ma invece q_uello , soc-ialista • degli antichi socialdemocratici inventori del uazional-fascisip.o. ... La legge Credaro del 4 giugno 19rr aveva, come tutti sanno, attraterso la costituzione dei Consigli provinciali scolastici attuato effe.ttivamente il, trapasso della scuola elementare dal comune allo stato, ed aveva già difatto trasformato il maestro elementare da dipendente comunale in fu:nzionario governativo. Però nel Consiglio Provinciale Scola.stico, ordinato secondo la legge Credaro, gli iuteressi scolastici locali erano ancora rappreséntati e tutelati da quelli dei Consiglieri che ripetevano la loro origine da.i voti dei Consigli Provinciali e dei Consigli ComtlDali. E' vero che codesta rappresentalli'~ in fondo era cosa formale e che codesta tutela era in definitiva meramente fittizia; è vero cbe già con la legge Creclaro la padrona ass9luta della scuola ele,nentare -:italiana era la bnrOC1·aziaprovinciale impersonata. nel Provve<litorei anzi in qualche mena.torrone, (per lo più un m.assoncello) di quegli Uffici Provinciali; tutto qµes1:o è verissimo, ma è anche vero che il principio del diritto d'intervento degli Euti locali nelle cose della scuola elementare era salvo, e che, do\-e esistevano uomini capaci e adatti, questo diritto potev~ and1e, sia pure attraverso difficoltà assai gravi, venire utilmente esercita.to. Con la -serie cli decreti e cli ordinanze, che rappresc.nLmo l 'op-:r.J. dei ·~iinistero fascista nei riguardi della scuola elementare italiana; anche que::;t\ ultimi avmiz.i è'autonomja locale so110 stati spletata1nente aboliti : conferita, o restituita, al Con"igl:io Superiore della P. I., tutto néminato dal Re su propo ~ta del .ì\1iuistro, la competenza per le ca.se della sctt0la elernentar~; aboliti i bibnci delle antiche am1uinistrazioni pro,·inciali senza elle siano sbti ricostituiti i bilanci delle nuove amministrazioni regionali,, onde o: la scuola eleme,1tare e popobre, per la parte che fu avocata all'amministrazione dei Consigli scolasti- ·ci, ha una vera e propria amministrazione statale, : il Consiglio scolastico e il Consiglio di ,disciplina istituiti « per gli affari dell'istruzione clcn1cntare , presso i Provveditorati regionali, composti di membri nomin~'lti tulli ix--r decreto ministeri;-i.lc: i comwti autonomi, in odio al.la loro sup~.rstitc auto1101nia, sempre più rafiinata111e:ntevessati, fino al punto, per esempio: di obbligare quei COl11lll1i i qu.ali vogliano discipli11a1c la carriera dei maestri in modo diverso da <1uello stabililo dal R. D. 7 ottobre '23 ad assegnare ai n.ta('_c;lristessi « stipetl(li e attmcnti superiori di almeno un decimo a quelli legali , ; e ai comuni la cui scuola è rclta, attraverso i Provveditorati regionali, direttamente da Roma, insieme con la, soddisfaz.l01.1e di pagare i loro contribttli dcbitame11te arrotondati, è stata lasciata la facoltà, di vigila.re sulla scuola < lintitatam.cnte alla prese1fr..a degli scolari.. al loro buon contegno fuori della scuola e ... all'as,,iduità dei maestri , . . • * Ma il colpo più grnve che alle autonomie scolastic.he locali ba.nno arrecato i « regiorialisti , collaboratori degli statolatri del nazionalfascism.o è stato q,1ello della soppressione ùella scuola slovena. e tedesca. uei ten;tori alloglotti, avvenuta con gli articoli 4 e r 7 del R. D. 1. ottobre ,23 : la quale deliberazione se avrà riempito di gioia quel m.aesfro cli Gorizia dal nome pareccbio mericLionale e-be al congresso di Milano della Corporazione fascista. della scuola si sgolava ad invocare Wla a soluzione fatta nell'interesse nazionale , del la qLtestione della scuola slovena, viceversa. non so con che animo abbia potuto essere ingoiata dai fautori della a cultura regionale » e da.gli incoraggiatori di a: esperimenti cli differenziazione,, che stanno realizzando i loro antichi programmi liberali a fianco degli odierni a: demolitori d1 campanili 11. Ai quali 1-eal.izzatori\o dedico la narrazione cli w1 episodio di cui io stesso fui l'anno scorso testimonio oculare. Un villaggio sloveno a ridosso d'un monte dal tremendo nome sloveno, che serbato tal quale ricorda a noi uno dei più Puri eroi della nostra. u:ltima guerra, tra.vestito all'italiana, c-on1evoglion le scimmie del nazionalismo finisce che non dice più niente a nessuno. In questo villaggio una. scuola 'Slovena. Nella scuer la slovena, recente e amatissima intrusa, una sco- •letta italiana. In una classe della scoletta italiana una maestra itaHana. Nella e-lasse una bibliotechina circolante, creata fra mille difficoltà clall'anzidetta maestra. E' la giornata che, finite le lezioni, s-i distribuiscono i libri. Si presenta a restituire libri e a cercarne altri un maschietto bioncl<Jlentigginoso, dall'incerta pai-lata ita.lo-fni-- •Jaua: a: uno sloveno , mi dice sottovcx:e la :ma.e1 stra. Perchè vuoi libri? Per leggerli. Lii capisci? Sl. Li leggi tu solo? No, li leggo forte la sera ai fratelli e alla ma.mm.a. Vuoi questo con le fig,i.re? Sl. Addio. Addio. La maestra spiega che quello è uno d;,; più assidui, ma che non è il solo: e ne venebbero• cli più se non fosse ... e qui abbassa la voce e dice ... quello cbe i lettori s'immaginano. La diff11sione della cultni-a italiana e l'assorbimento della razza allogena - signori realizzatori - si fi. cosiJ con i metodi: del resto cli cui voi siete stati i' maestri : con gli articoli 4 e r7 non si di ffonck· altro che dell'odio, e non si realizza· altro che la rovina della scuola:. E a.i nazionalfascisti, che ad ogni proposito si riempiono la bocca del nome di Roma, dedichiamo questo peribdetto d 1W1 libro postumo d!'uno studioso che, poco prima cli morire, aveva dato un po' nel nazionalismo anche ltù : I Ro-nzani non pens1L1'0110 · J1<1Ì a perseg1iitarc la li11g11adei popoli soggett.i.. ma per i~ait,tO'ritàonde era circ~ dato il I oro nome parve a quei popoli un singolare privil('gio la. concessi:one cii usare il latino negli atti pubblici,. (P. Sa,i-Lopez - Le origini neolatine). , Recentemente i gioniali cliffomdevano un ccrtnunicato, e\·iùcntemeute ufficioso, secondo il quale il Ministro. della P. I., a sedare il malcontento vivissimo che le disposizioni del citato decreto ayevau proHx;ato. in Val d'Aosta nell'Alto Adige e nella Venezia Giulia, preparava dei p.rovvedimenti iutegrativi che « conciliassero le giuste richieste ddle popolazioni interessate coi supremi interessi nazionali cli diffusione della lingua ~taliana ». Resispiscenza di legislatori? o pressioni dJelementi locali, giunti dir'ettamente a Mussolini? o richiamo alle pre<:ise disposi:iioni dtl tratta.ti inte1uazio11ali finnati anche dall'Italia? o il solito ballo di S. Vito della nostra politica interna.z.ion,,."llela, carezza dopo la strizzatina., le visite e gli abbraccia.menti dopo la. mobilitazione segreta delle c-aqiicie nere? Noi attendiamo i prov~ veclimcnti' i11tegrativi: intanto- quei due articoli re:-;ta110là, a documento, non faciln1ente cancellabile, della capacità a.. realizzare degli esaltatori clelle autonomie e delle libertà scolastiche. ClJil d~nclo la pa.rente&-'ie ton1ando alla questione del.. decentramento e della... sburocratizz~!zione della scuola elementare italiana, diremo elle in questa completa e irreparabile avocazione allo stato della scuola elementare italiana, i m·test1i elementaii italiani sono - :finalmePie l - divenuti an~h'essi> dei perfetii funz-ionari go\eruativi; inquadrati nel nuovissimo ordinamento ge1·archico; assegnati i più anziani al grado n°, i più giovani al 12"; trasferibili di comune in comune, d'i «sede» in « se<le », non più entro l'ambito della provincia, ma entro quello della regione, anzi, tino ad tL11quinto dei posti a v Ya.canti, addirittura entro !'ambito del Regno, da regione a regione, come veri « rappresentanti ., e ,alleati• dello Stato, cioè, nella squallida realtà gon.-"Tnativa italiana, come veri tra·vels della oramai inn11mcrabile burocrazia scolastica. Anche per la scuola elcme,1tare si è quindi puntualmc.11te av\<:rato quello che noi avevamo pui-lroppo facilmente p1esagito: la realtà fascista più forte di tutti gli idealismi, non ha fatto altr~ che l"(;c:area-l suo ultimo compimento quel processo di accentramento, di « statiz7.azione ,, di « bcrCV'Tatizzazionc:.,, che i governi anteriori alla guerra, e particolarmente quelli succedutisi in ltalia fra il '?02 cd il '914, avevano iniziato e recato a rosl buon pu11t..o: il minL,;tro Gentile, fascista e idealista, ha compiu.to l'opera del ministro Credaro, dcmocralico e posi ti vista : il direttore generale Lombardo-Radice ba tirato le somme elci dati proposti dal direttore generale Corradini ; la storia, particolarmente la storia rec-enlic;sima e contemporanea., ha di queste ironie. . . Quando si parla di statiz,..azione completa della scuola elementare e di trasformazione definitiva del maestro in impiegato si parla naturalmente della scuola elementare italiana. quale si era venuta costituendo in Italia dal 1861 al 19n, e qua.le l'an:va trovata e consolidata la legge Credaro. Ma chfonquc ha una certa pratica di questi problemi sa che la questione di questa scuola è solaP1ente 1111 punto del complesso problema della scuola popolare italiana e, forse, neanche il puntb più importante; chè anzi si potrebbe dire che il Yero problema italiano della scuola ele,nentare non sia quello di provvedere a.i bisogni della scuola che J;ià esiste, ma sia piuttosto quello di creare la scuola elementare che ancora non. esiste. Siamo nel cuore della questione del nostro analfabetismo, la. quale questione ormai si è rivelata essenzialmente come una questione di r creazione e di moltiplicazione di scuole , . Finchè i ministri della P. Istruzione e quelli delle Finanze rivolgono la loro attenzione suJia scuola che gjà esiste la lotta contro l'analfabetismo non fa progressi : questa lotta comincia a recai- suoi frutti qtrn.13:dosi pensa a dare nuove scuole, nuovi maestri, non alle popolazioni che una scuola purchessia o bene o male ce l'hanno da mezzo secolo almeno, ma a quelle popolazioni che una scuola elementare non hanno mai avuta nè buona nè cattiva, e che di questa scuola - ora - sentono sempre più distintamente e urgentemente il bisogno. Finora il tentativo più serio e intelligente che fosse stato fatto in Italia per avviare a soluzione il problema della scuola elementare « che non esiste·, era quello della cosidetta Opera co-n.tro l'analfabetisnio. Il D. L. 28 agosto 1921 che creava quest'Opera, decreto preparnto sotto il ministro Cr~ce e pubblicato sotto il ministro Corbino ,era informato ai seguenti principi : lo StatoJ riconosciuta la propria incapacità a fornire di una scuola popolare le popolazioni delle regioni che hanno una più alta percentuale di analfabeti, si rivolge ad alcune Associ.azio;nilprivate che hanno già fatto buona prova nel campo della cu.ltura ,PoJ:lOlare (Associazione pel Mezzogiorno, Umanitaria, Scuole del!' Ag:ro Romano, ecc.), e le delega all Jàzione contro I'analfabetismo: a quest'uopo· lo Stato segua agli Enti delegati il compito (creare scuole ditlrue, serali, festive dove queste scuole mancano), assegna a questi Enti qualche fondo (L. 5.700.000 per il '2r-'22), e lascia loro la. più- ampia libertà e autonomia; quattro rappres<;1J-tanti degli Enti Governativi, quattro rappres~tanti della Associazioni -delegate amministrano l'Opera e riferiscono annualmente al Minis~ro. E basta. Jt1essasi al lavoro l'Opera aveva fatto miracoli: solamente nell'anno 1921-22, l'Associazione pe1 Mezzogiorno, delegata dell'Opera per la lotta • contro l'analfabetismo in Basilicata, Cal8.bria, Sicilia, Sardegna aveva creato, all'ombra cli quel memorabile decreto, n64 scuole fra diurne, serali, festive ed' estive; ·a queste scuQle si ero.no inscritti 54.000 alunni, cli questi ne erano stati esaminati 28.500, promossi 22.100. Questo, ripeto, per la sola zona a.fl:ìdata allAssocia;ione per il Mezzogiorno, senza, tener conto deJ.1 'opera compiuta dalle altre Associazioni delegate per altre zone d'Italia. Nella più volte citata intendsta con l'on. Be• viM1e, il Mi.nistro della P. I. del Gabinetto Mus-· solini aveva dichiarato che per la creazione di nuove scuole eg1i intendeva fare qualcosa di più de' suol predecessori e, fra l'altroJ voleva a: utilizzare la cooperazione di organismi parastatali come l'Opera. Nazionale contro l'analfabetisnio iL Il 3r ottobre 1923, a pmposito della « classificazione delle scuole elementari e trasfonnazione delle scuole stesse», ve~va emanato il R. Dect'eto n. ~2410, il .quale c-ontei. 1eva il seguente articolo (32° cle11aserie) : a Sono abrogate tutte le disposizioni preseute.mente in vigore per l'Opera contro L'analfabetis1110 ,. Il dee1·eto stesso che aboliva l'Opera contro l'mzaLJabeÌismo, ann.u1lando il su}loclato decreto Corbino, provvedeva contemporaneamente a -caricar di nuovo JaYoro le Associazioni Culturali delegate, gettando loro sulle braccia tutte le c-osidette « scuole provvisorie », do~ le scuole che esistono o che si istituiscono nelle borgate dove il numero degli obbligati alla frequenza è inferiore ai 40. Per coordina.re il lavoro, cresciuto e-osi improvvisamente e fuor d.i misura, delle Associazioni CultITTali Delegate, all'O·perlL contro l'a·n.alfabetis>no, ente giui-idico autonomo e persestante, il decreto 31 ottobre 1923 sostituisce un Comitato co-ntro L'analfabetismo, costituito di cinque rappreS<:ntanti degli Enti delegati, all'tlOpo , chiamati dal Ministero della 'Pubblica Istruzione , : il quale Comitato ha sede presso il Ministero della l'ubblica Istruzione cd è presieduto da rrno dei rapresentanti anzidetti scelto dal Ministro della P. fslruzione. L'Opera contro l'analfabetismo creata dal decreto Corbino, in cui era ck-tto espressa.mente che • le Associazioni Delegate ... mante-ne1Ja,rw la luo attuale autonomia , , istituendo per gli a.- naif.abeti elci mezzoili migliaia di scuole in regime cli libertà di autonomia e di regionalismo, aveva dato 1lll troppo incomodo e peri.col.oso esempio della forza e della efficacia di certe idee: quell'Opera, chissà?, poteva, cadendo nelle mani di qualche fanaticr,, diventai-e magai-i un organo di propaganda antinazionale : ni-geva togliere quello scandalo e quel pericolo: urgeva abolire quell'Opera; e l'Opera fu cli fatto abolita nel modo che si è visto . Restano le Associazioni Delegate: Enti pericolosi ancbe questi. Per intanto si controllano con l'istituzione del famoso Comitato fatto di membri chianiati, presieduti, ecc; in un « secon do tempo , (adesso si dice cosi) si provvederà anche meglio ad assiCtcrare a tutte e singole le benemerite associazioni quella tal.e • libertà che i: anche responsabilità,: !·[umanitaria docet. . • • Onesumente non posso chiudere queste note senza aver messo in rilievo tlD provvedimento del Ministc-ro fascista. della pubblica istruzione, molto cliscu.sso, ma a cui io debbo tributai-e una lode quasi incondizionata. Si tratta di questo: a sensi degli articoli r, 2, 23, 24 del R. D. 31 ottobre 1923 le scuole eosidclte di « scarso rendimento , , cioè quelle che hanno un nuruerc, di frequentanti inferiore a un certo mini11ium, possono essere, nel triennio, trasformate in scuole « sussidiate » - Che cosa sono queste scuole sussidiate? - Sono scuole < aperte da pri:uati.... con l'autorizzazione del Prov'i.-editore e mantenute parziaimente con il sussidio deUa Stato )t - E dove possono sorgere? - Presso le paxrocchie, presso le fattorie, e gli altri stabilimenti a,,o-ricoli,presso gli impianti e le opere industriali e le stazioni ferro\iarie lontane dall'abitato, nei luoghi di· maggior raduno dei pastori e dovunque per tlD congruo periodo di tempo si possono raccogliere fanciulli obbligati jn numero inferiori a quindici •· - E chi può insegnare in queste scuole e aspirai-e al sussidio? - Anche il « maestro non fonùto del titolo di abilitazione >. - E se non si trova nessun parroco, nessuna cattedra di agricoltura, nessun industriale, ecc. 1 che si prenda l'incarico di far sorgere la scuola? - Allora niente : se c'è una scuoletta scarsamente frequentata questa sai-à soppressa, se non c'è, i pastori, i contadini, ecc. ne rimarranno senza come han fatto :finora. Massoni, democratici, unitari, amici della scuola inorridiscono davanti a questa minacciata (e qua e là già eseguita.) ecatombe di umili scalette elementari, e parlano, scandalizzati, di oscu.rantismo, di regresso e di medioe·ro; i maestri della. Unione protestano contro il vituperio de!la dignità riconosciuta anche al maestro < non fornito del titç>lo :a. Noi diciamo agli uni ed agli altri : « dirigenti di organizzazioni professionali, ,enerabili di loggie massoniche, leaders di partiti democratici, capi di organi.zz:a.zioni operaie, voi tutti che siete animati da cosi fiero e ,·eemeute amore per la scuola. del popolo, adesso è venuto il 1non1e11toài mostrar meglio che a parole ] 'affetto che rni portate a1 popolo e l'interesSe ehe voi ponete alla sua scuola. Voi i11orridite al pensiero.che iu proYincia di A..lessandria siano state SOIY presse a tutt'oggi 16 scuole clemeutari, e 18 in que1la di Cnneo, e 25 in quella di Xo,ara e d.u.ece-ntodieci in quella d.i Torino, e altrettante, se non più, in tutte le prov:incie d'Italia? Ebbene sta in voi ripara.re a tanta iattura: fate\-i aYanti, mettete-Vi in relazione coi Prov,editori_, assume.- te YOila gestione ùi queste scuole. Createne delle altre, occupate utilmente il molto tempo che le vacanze politiche Yi 1asciano e ,i lasciera~o per un pezzo». a: Siete, mi pare, tutti quanti, più o meno, degli antii.3.sc-isti collaborazionisti : è Yero o no ? ~bbeneJ qui c'è il fatto vostro: come collaborazionisti a\·ete bel garbo a offrir i'opera YOStra disinteressata al ministero che attende a rie-ostruire l'Italia: e ,i assic1uiamo che il ,-ostro aiuto, per questo, non sarà respinto, anzi sarà, a ria.- perltua della concessione di cionòoli, graziosamente remunerato; come antifasc--isti tro\-erete di meglio ancora: potrete soitrane alla. monarc-h.ia scolastica fascista nna qu:?lci.ie proYiucia, potrete crearvi in codeste scuolette tanti piccoli seminari. cli vostri futuri seguaci e z..:l:ttori, potrete trasformare codeste scolette in ceJl!ùe c~ella Yostr::t ·utura società democratico. Avanti signoriJ all'er pera!». • l -11 '}e] Ieryorino, questo, che com.e trnti altri uo~tri fetT01;11i del genere, 1u.11a\Tà 2l~ro effetto che qn(:110 di far dire che gii ~çYittori cli R. L. se d si mettono, qualche vo1ta riescono anche ad essere rli,·erte11ti; i de:mocratici collabora7ÌOuisti antifascisti hanno nl~ro pel capo; essi si accontentano di biasciare gli anatemi; ad assu1nere la ges.tioue delle scalette sassidia.te ci penseranno i pan-oci. Il che sarà, dopo tutto, il manco male. AUGUSTO .MONTI.

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