La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 1-2 - 1-8 gennaio 1924

r,1,e di merci oUenuLe dalla Germania in conto riparazioni, ove si faccia eccezione del rnllbone. E sarebbe puerile il sostenere che la Germania deve vendere largamente merci m·i paesi neutrali e passare le valute di questi ali' Intesa, per tre motivi molto semplici: 1° che anche i paesi neutrali non possono comperare più cli quello che vendono cd uno squilibrio improvviso, provocato da subit,1nee vendite te<.Jeschein largo sWe, genererebbe cri,i e reazioni; 2° perchè tutti noi ..-encliamo in questi paesi e la concorrenza tedesca, acutizzata, recherebbe gravi disagi alle nostre industrie di esportazione ; 3° perchè un eccesso di valute straniere a nostra rli$posizione danneggerebbe iì corso dei cambi, reagendo sui prezzi aelle merci e sui saggi dello sconto, alterando tutte le bilancie dei pagamenti, e non sempre a nostro fa- ':ore. Io crederei che una via migliore per risolvere il problema potrebbe tentarsi con accorcli industriali, sul tipo di quelli che vanno clelineandos1 nelia Ruhr fra industri al i !rancesi, tede.chi e belgi. Ma l'argomentc richiede una serie di premesse e di condizioni, pr.ima delle quali sarebbe la cessazione di quello spirito commerciale geloso e nazionalista, che oggi invece impera in I.anta parle del mondo. E, finchè esso dura, dure1·à altresì il dilettevole problema delle riparazioni. ATTIL 10 CAB I A TI. PIERO □OBETTI - Editar~ TORINO - Uia XX S!:!tlembre, 60 Uscirà il 1S gennaio LUIGI STURZO POPO!.AIUSMO E FASCISMO ai prenotatori Lire IO l-11 \·olume originale cli oltre trecento pagine; storia scritta da un protagonista; rivelazioni di iatti sinora oscuri; una coraggiosa e serena bat- -.aglia. li\DICE i'REFA?:10:::SE Capitolo primo • I primi quattro anni. I. L'impostazione politica. ll. ~tti e i popolari. 111. Dalla c,1;si cli Nitti al veto a Giolitti. i, •. Dal !a conferenza cli Genova alla crisi Facta. -Ca.pitol<f secondo . Dalla crisi di luglio alla marcia di Ottobre I. I problemi della politica italiana. li. Un atto cli viltà dopo tre anni di eqnivoco. lll. L'appello al paese del P.P.I. i,·. E,·cuti politici. Capitolo ter:!O Primo travaglio popolare di fronte al Fascismo l. Tre battaglie. Ji. Popolari senza n1imetismi e senza filie. lII. :Partiti che si sfasciano - Partiti che si fondano - Partiti che restano. i\". Un partito combattuto da tutti. \ •. Utili ricordi. Yl. PoEtica e casi di coscienza. Capitolo quarto • Il Congresso di Torino J. La funzione storica del pa.rtito popolare italiano. 11. 11 congresso non si doveva tene.re. Capitolo quinto . Proporzionale e costituzio1fe l. Pal'titi, maggioranza e go\·en10. J I. r-\ 11a.ricerca delle basi del p1;ncipio cli autori ti,. :-Il. 11 veto a Curzon e i1 \·eta a Giolitti. lV. La 1·iforma elettorale al Senato. Capitolo sesto • Partito popolare e clerico,fascismo l. Perplessità e coufnsioui. Jf. Selezione e cUnamismo. llI. J 1 uostro « centrismo ». 1V. Collaborazione e opposizione. i" .. \bbasso la l_}Olitica! \·r. . \ 11tolesi0His1110. VII. Dell'uso e abuso della parola « cattolico ». \"Il[. Politica e< cattolica». Capitolo settimo • ì\""uzionalismo e fascismo J. Che cosa è il nazionalismo. J L Dopo -il primo anno di go\·crno. l I f. Spirito e realtà. 018 LA RJVOLUZIO~E LIBERALE Lfl SITUflZl□NE EC□N□ r'IICfl TEDESCfl E' difficile formware un gindizio breve e com- La cattsa dunyu~ del capovolgimento della sipleto, qttale mi si chie<le. tuazione tedesca stdte appunto nell'atteggiar fenomeni economici sono, per loro natu.ra, mento degli alleali (ricredutisi in parte troppo fenomeni complessi. E, jo Oermanla, vi si ag- tardi); i quali, per esigen1...e che d'altro canto giunge la complicazione cli una crisi. neppure essi avrebbero potuto diversamente sod- .(>u lullo poi (ad opinione di chi scrive) una disfare, pensarono che fosse possibile far della crisi cli civiltà, estesa a luUo uu tempo e llttto Germania, per decenni, il serhatoio c:.conomico il mondo. per le nen:ssità eu.ropee . Qui appresso si teuta appena uno schema. fn questa illusione economica, li aiutarono J:orga11is1110 pro<lut.ti\·o tedesco è uscilo dalla infiniti dementi ideali e:. sentimentali; i quali guerra sosta11ziah:nente intatto. Poco o nttlla 0. però nulla hauno a che: fare; con l'economia, e stato colpito nel suo impianto (la Germania 11011 coi suoi c.:ouvincimenti e<l anche istinti. Cosl, per conobbe l'irH'asioue); mc110 che mai 1]el suo esempio, la giustcr.;,,a da un punto di \ista etico metodo. Per noi un'industrializzazione forzata di far gravare suJla Germania il peso della guer- -- p1·oclottasi ne1 corso delle ostilità 1 pel tccni- ra, e le sue conseguenze. cismo della guerra - è stata motivo di profonde In <,<:rma11ia - O\'C la ,·osa éra g-uardala dal punnovità uella distribuzione della mauo d'opera. to di \·ista p<;rfe;ltamcnk oppùsto; e do<: utilitaTali frette e travestimenti furono sconosciuti o rio cd ottimista - 11ou si credette: nc:1primi tempi quasi, 'iu Cenoauia. a questa irrevocabilità di posizioni. Si sperò inCua continuità nelle fo1111cd'applicazione al fatti, unanimemente, che gli alleati recedessero \:-1\·oro,cong-in11L.'l.ad un abile ·e preesistente in1- dall'eccesso delle loro pretese; e si attese (per piànto produttivo, m.antennc la Gennan.ia 11.1 un certo tempo, forse anche in buona fede) che lullo vigore (col concorso di altre; cnuse) fino si trovasse una formula conciliativa delle esigenalla cessazione delle ostilità. ze dei vincitori con l'autonomismo economico La Germania non ha sofierto Pumiliazioue cli tedesco. una sconfitta in campo; che può scuotere pro- Poi, persistendo la pressione alleata - ecÌ anzi fondainente 1 'opiuioue propria di ciascun popo- aggravandosi - si produsse quel fenomeno che lo, ed influi.re sul suo carattere anche econo- abbiamo già analizzato estesamente ed esaurienmico. temente altrove (1); e sul quale non ci ripete- ~essuna influenza ebbe il parYente mutamen- remo. E cioè la separazione dell'economia privata to costibuzionale (Repubblica invece dell'Impe- - poggiata su d'un organismo produttivo che ro). E' inutile soffenna.rsi sttlla superficia1ità di vedemmo intatto e formidabile - dall'economia quella trasformazione; che non con-ispose ad di Stato. Si tentò insomma di lasciare quest'ulalcun travaglio interiore. timo (debitore giuridico) alle prese, col suo nudo Certo, gravi diminuzioni subl la Germania, congegno costitmdona.le, con gli alleati; mentre per. effetto delle ostilità, nella sua ricchezza-ca- la grande industria e la grande finanza - sepitale. ì\<Iain ciò divise la sorte di tutti gli altri guite via via anche dai satelliti e dai mecH6cri Stati in guerra, vinti e vincirtori. - ~i organizzò un'economia a parte, in cliserNè la perdita deUe colonie Ja mise in concli- zione. zioni più sfavorevoli, almeno per il momento. Circa il profilo di q1testo fenomeno mi richiaL'i111pero coloniale tedesco era. una no,·ità, ri- mo a qttanto bo scritto in R. L., n. 39 (F1nanza montante a qualche decenuio; partita da sfrut- e econontia). tare per il futuro, ma non ancora entrata atti• I risultati di questo tentativo sono ru.inosi e vamente nella sua vita economica. preoccupanti, per la Germania e per l'Europa La perdita della fl,otta commerciale1 infine, fu tutta. Possono cosl riassumersi : meno aspra e grave di quanto apparisse. Coin- La Germania è entrata ora effettivamente iu cise infatti (per fennarsi ad un solo aspetto) con una crisi economica gravissima, •quale non le la crisi mondiale del tonnellaggio; che impoverì apparteneva affatto alla cessazione delle ostilità. appunto i possessori di flotte. 1 La circolazione. monetaria _ divenuta, nel senQuesto, in un rapido e saltuario sommario; so più partitivo, circolazione di Stato - non dal quale risulta che la Germania (malgrado la riflette affatto l'economia nazionale. Quest'ulmole apparente deUa sconfitta) uscì relativa.men- tima è travestita, tutta o quasi, in valuta estete intatta dalla guerra, in quello che oggi costi- ra; o è stagnante in altre forme di investimento, tuisce il centro d'Ull .organismo economicp: iJ (tipico delle ore di panico 1 il mercato dei gioielli, cougegno produttivo. •,e.m:bili, ecc.). T~tto questo. f.:1 sentito :sattamente', _co_n~ j_ ., ,.t ha quindi una finanza senza alimento precisa _ed emp1_nca valu~zl'one; econom.1~1 ~~ 1 economico. Deve perciò solo moltiplicare aJl'inGennania e fuon Germania. All estero com1nc10 finito la circolazione (che, ormai serve ad esso infatti l'acqti.isto cli marchi su larr,-a scala (at- soltanto) per far fronte con l'aumento di numetraverso il quale, per un fenomeno beffardo, gli rario alla svalutazione progressiva. alleati hanno ri1ncsso quanto ci·edettero imporre Questo mezzuccio ha però <lei limiti, come o ricavare dalla Germania) ; e ricominciarono le tutte le inflazioni monetarie. La circolazione moordinazioni di merce tedesca, sovrana un tempo dei mercati. Il sistema produttivo tedesco, a sua volta, conllnciò sub-ito a funzionare e ad esp01tare. All'intel"tlo, dunque, ed a!l'estero la Germania superò la guerra in m1'effic-ientc e quasi immutata situazione di credito. La sua valuta divenne valuta di speculazione ottimista all'estero; la sua produzione venne subito ridomandata. A far desiderare questa produzione conb;bu.iva (oltre alla tradizionale bontà del prodotto) il basso corso del marco, valuta da du.m,pin.g. Dunque: la Germania riprese la sua vita economica sotto i migliori auspici, e - relativamente .!..- in u~a posizione di privilegio. Oggi, è lecito dirlo: AI fiue delle ostilità, se vi fu dell'ottimismo economico e finanziario in Europa, lo fu verso 1a Germania. Furono e sono vittime di quell'ottimismo (che prese tw.a difftt· sione popolare) migliaia di poveri risparmiatori, che acquistarono marchi. Fu erroneo quel! 'ottimismo? Non crediamo. Difficilmente si producono, nel campo del credito, suggesticni collettive di tal natura; e - per clippiù - pro!U.1Jgate per tanto tempo. La Gennania era Yeramente uscita bene dal conflitto, e pote.Ya veramente prosperarç. E quel credito, diffuso in tutto il mondo, era un fenomeno economico motivato. Che cosa capovolse, fino al punto ove oggi siamo, quello stato di cose? Le recriminazioni sono superflue. Forse (ed a.nzi, senza forse) la coalizione. degli Alleati cordspoudeva a sua volta a foudamentali esigenze economiche, non soddisfatte dalla guerra; e fors 'anche da questa aggravate per quakhe nazione. La Francia, per esempio, 1 che m~ntre . 11011 debellò il suo nemico dal lato econmnno, s1 rodnò finanziariamente nel corso delle ostilità. E' quindi superficiale dar la colpa, s-ic et s 1m-• pf/citer, alla Francia, per esempio. Anche essa 11011 ha altre solll7..ioui disponibili. Siamo piuttosto di fronte ad una di quelle. situazioni reciprocamente obbligate; nelle quali non v'è Yia per equilibrate concili.azioni, in quanto y'è di mezzo un elemento inconciliabile. Tetnpo cli crisi, insomma; ed - aggiungiamo - crisi di ciYiltà. Le belle accademie democratiche (conferenze i11ternazio11ali, discorsi e libri dei premiers ecc.) n,·r,·nno perciò questo \·iz1o: cli ·la,·orare sul~ 1 'assurclo. netaria è un congegno simbolico di ricchezza, np. non è ricchez1..a. Onde, solo per pochissUno tk:tpo - in virtù del creclito dello Stato - può sostituksi alla ricchezza-capitale 1 che deve rappresentare. Superato il punto critico, 1a rovina è precipitosa. In Germania vi si è arrivati. Chi crede vera.mente che la cu.nra di ribasso del niarco (che ha on.llai raggiunto delle cifre aritmeticamente imponderabili) corrisponda. alla decadenza economica della Germania? Sarebbe wi assurdo. Se cosi ·fosse1 in quel paese non v-i· sarebbero che frazioni' infinitesimali di ricchezza; e probabilità di vita eccezionali. Invece (bene o male) vivono tutti; e non ~ è giunti ancora alle con vulsion.i della fame. Lo Stato dunque - ch'è il debitore. giuriqjco, sul quale contano gli Alleati - si è avulso dall'econom.ia na;,Jonale. l\1a di questa situazione assurda sofi:rono più particolarmente le classi medie e povere; le quali (per intuitive ragioni di collocazione sociale e di uso dei cong~o-ni economici) non possono astrarsi dal I I orga.nismo • finanziario dello Stato, nè possono ·crearsi UJl 'economia a sè - con propri simboli e proprie compensazioni - ; e restano attaccate alla valuta interna, esse che vi\·ono di un'esclusiva vita nazionale. La diserzione dei grandi capitali, e la loro collocazione fuori patria, (sia pure se non fatta in odio al le masse, n~a agli ex nemici) va fata.1.Jnente a. ricadere sulle classi medie; per l'inscindibilità dei Ie11ome1ù economici con la loro sede d'origine. Perciò la cris\ delle ripa.razioni si è cambiata i11 una crisi sociale e int<::rna. Inoltre: quali che sia.no i mezz.i tentati per separare l'ecouomia privata da quella dello Stato 1 sta pur sempre il fatto che l'espatrio dei capitali, o il loro ristagno in in\·estimenti sterili, finisce a hmgo decorso <.:onindebolire il sistema produttiYo Ledesco, per quauto saldo e fondato esso sia. Ci si riduce ad t{na produzione senza a1imcnto, ad m1 consumo scuza rcintegTazione. Quindi, il salvataggio dell'economia privata te .. (r) \"cdi pili particolarmente: « Il ·Tempo 11 -="- 5 del 1922: (< La crisi del marco» - 11 .ìloHdO numeri 201, 271 e 28t :i. c., collana di articoli sulla Cri~i tedesca. -- « Ci,·-itas >) nnmeri 5 a. c. « ):'olc ~1111~Cri~i co11tc111pora11ca)). 7 desca. è un salvataggio per modo di dire, perehè non può durare a lungo, ni: ripetersi all'infinito. Somiglia piuttosto ad Ull'alienazione urui volta tanto. E dopo? Con tali malattie economiche, nessnn affidamento ptti> farsi sui tentativi del Governo tedesco d1 stabilizzare la sua circolazione; rli crearne una nuova 1 etc. ,...\lungo andare, deve considerarsi SC'.nza.nessuna promessa anr..:he qu\.:1>'!arco Rendita, di cui oggi tanto si parla. c:ià e:sso nasce su ùi un <.:ontrosenso: la garanzia immobiliare; la quale mai fn base adatta per la ricchezza mobiliare p<:r eccellenza, qual'è la valuta. Basta questo riJjevo (senza esami di dettaglio; qui inopportuni) per comprendere che non è una moneta sana, una moneta normale. liagari, se bene amministrata e cautc:Jata, potrà resistere nella cerchia d'un uso di eccezivne: ma questo non ha nulia di comune con l'equiJibrio economico. La Germania È; dunque in piena crisi finanziaria, economica. e sociale. E1 nell'assurda ipotesi· c!Je cessasse in questo momento ogni coazione e ogni esigenza dei vincitori (ipotesi, per ora, da apocalisse) essa si troverebbe già di fronte a problemi, per s(; stc..--ss.idi ardua soluzione; e cioè, fra i principali : 1°) il riassorbimento e la sistemazione, in qualche modo, della catastrofica circolazione dcl marco. La Germania non potrebbe sc<:::glierei mezzi comodi della Russia sovietti.sta, col suo rublo; perchè nè ha compiuto una rivoluz.ione 1 nè può rassegnarsi ad affrontare un pe-ri.ooodi ic;olarnento assoluto; 2°) la sistemazione d'una crisi sociale, già ormai deternùnatasi ; 3°) e <li una crisi prociuttiva eh 'era 1'11nica su.a risorsa attiva, dopo la sconfitta. Questi problemi resterebbero in piedj, anche se da ora ln poi cessassero ie esigenze e le rappresaglie dei vincitori; o si riducessero ad un minimo sostenibile: posto che oggi questo minimo Yi sia; sul che non anticipiamo giudizi. Dunque, nulla di chiaro da prevedere;' e, .sopratutto, nulla di normale. Ci troviamo di fronte a complesse eventualità, cbe dureranno ancora per molti anni. Questo, dal - lato negativo. Percbè Yi è anche un lato posit:iY01 nella crisi tedesca: e ~oè il fatto che la Germania possiede pur sempre quel perfetto congegno produttivo cui si accenna all'iuizio dj questo scritto; e che (pur nelle constatazioni e congetture pessimistiche) essa non va considerata come un organismo economico sterile e liquidato. Perciò - quale che sia 1 'ampiezza della crisi - essa non si svolge sul nulla economico; ma ha per sfondo un congegno di produzione che è tra i primi del mondo, e che potrebbe tornar in equilibrio ut pochissimo tempo. "Fin'qua:mì~v-----" non si sia giunti ad una catastrofe ,rustruttiya, v'è sempre in pie<li questo valore potenziale ed amplissimo: ed è forse per la sua influenza che finora, nel centro d'Europa, non si è arrivati a convulsioni e ad anarchia. i\I.<RIO GRIECQ. PIERO GOBETTI EDITORE Torino Via XX Settembre 6o Bisogna abituare gli Italiani a reg,l..-e un. libro in-vece di una torta, d'una crav11.lla o d·i un sopramobile. Se si potesse soslil1;we un bel libro alle figurine di biscuit, al qu«- dretto col moschetti~U,,/ al fagiano -imp«- glialo, al vaso d'alaJld!t-ro, che un tempo hanno riempito i salotti provinciali, e magari anche i pagliacci di stoffe, le ballerine atteggiate alla danza che si trovano nei s1tlot1.icittadini, sarebbe un bel passo innan~i. _GIUSEPPE PBEZZOLINI. FELICECASORATI Pittore 50 tavole con testo critico di PIERO GOBETTJ. Edizioue in carta a ma.no <l.i gran lusso L. 5, Edizione elegantissima in carta patinata L. 2• Si spcclisce franco di porto. E' stato giudicato dalla critica unanime uu'epera di squisita eleganza. E' un bellissimo dono per ogni person.a ài gusto. .Cefterafura: F. ì\i. BoNGIO:\NNI VENTI POESIE con incisioui in legno originali di ~. G.\L.\~TE L. 8 Opera di. fine elega·n:::a. Ri,velazioHe d.'1u1~ scrlt. tore e, d·i un pittore. F. HrnBEL AGNESE BERNAUER Tragedia in 5 atti. - Trad. da G. ~i-.:cco. L. 6 (Uno dei capola\ori del grande post-roma11.ti00 leclesco). G. Scronn,o L'EPOCA DELLA CRITICA L. 3 t ·nu si11h·si rinscita degli studi estetici e letterari contemporanei.

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