La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 1-2 - 1-8 gennaio 1924

r, /I R J V O L [J 1/, J O .\ J·, •L J H J-. R 1\ LE □ ERMflNlfl SPECCHIO D'EUR□ Pfl nws>JJIHJ di giu,l.izia é di bPn<,s"8resociali, d1 svilupf10 e d1 libc:rta spirituali. In poli1.:u, rnJ.r,rnazirmale, essi vagheggiavano la N1 il.tel<•1iropa,,, arJrJir,tlur,i g-1 iStati TJnil.i d' Eu1·rJpa 1 supc•f';Hn<'nli dr•Jla nazione. Ma it rr11Plrnag-nifir·n c,rJificio social<· mancava la lmsr, politica della dcrn,,craz1:i: mr,nlrù questi er,n:tl, internaz1onaltstici. er:inr, ,r,rofonda1ilf•ntcinfetti, PSSistessi, di nazionalisrnr,. Si spiég-a, per-tanto, come l'Intesa, per tanti <:len1P1iliarn,trala rispr,Uo alla Gérmania, ab1,ia potuto apparire, <, parzialrn1,ntc i,s:;<;re, ,·,un1w1nedi libarla,, di progr0ssr, contro di lei. Ma con qoesto risultato: che le rJemor:rnzic,occidentali, anziché fondersi col mondo sociale cd c,conornico tedesco in una forma superiore <li vita europea, hannr1 sviluppai,, in sè i germi preesistenti della infézionu nazionalistica, mentre quel mondo s1)- <:ial<'cd ccono1nico è in sfaccl<J.Cofii la sconlitla tedesca ha portato l'involuziorn• <, la d<'rnùenza europc,e. lJnica vitt<1ri,,,,1. la !•'rancia: la Francia agraria, rlobbiam dir<·, 0 piccolo-borghese; poiché c' è anche una !<'rancia sconfitta, quella industriale e bancaria, e al di lit di essa, la Francia maestra all'l~uropa di politesse sociale, di chiarezza formale, di equilibrio intellettuale, di fraternità umana. Si ripete comunemente, essere il problema tedesco 11nodo centrale della situazione europea. La cosa e vera in un senso più profondo. d1 quello in cui la intendono i più. Non s1 tratta soltanto del numero - 60 70 milioni cli Tedeschi -: nè ·della posizione geografica - la Germania nel centro del!' Europa -; nè della importanza economica diretta - materie prime ciel soLlosuolo tedesco~ sviluppo ed organizzazione delle industrie tedesche --. Il punto decisivo è che il ,lramma della Germania è quello stesso dell'Europa intera: la crisi della civi I lit industriale, della civiltà capitalistica. La guerra ml)ndia!e, terminata colla clisfalk1. tedesca, è sta.la la sconfitk1. di questa civiltà; il travaglio del dopoguerra, culminante nel clisfacimenlo germanico, la crisi seguente alla sconfi tla. Il primo pèriodo e il secondo si sostanziano nel!' assalto ai pilastri della società capitalistica da parte ciel nazi onal ismo. Quando si dice che la sconfitta e la crisi germaniche rappresentano la sconfitta e la crisi della civiltà industriale, prodotte dal nazionalismo, non s'intenò·e identificare in blocco, la Germania di ieri e di oggi, con quella civiltà, nè i popoli suoi nemici, di ieri e di oggi col nazionalismo anticapitalistico. C'era e c'è un nazionalismo iedesco; e nell'orbita del mondo capitalistico rientrano in buona parte le forze antigermaniche. Mai, come in questo periodo storico di nazionalità pullulanti e di nazionalismo esasperato, le divisioni e i cont,rasti sono stati, nel profondo, internazionali. La guerra mondiale è stata, potenzialmente, una guerra civile; ed il suo sesaputo e sanno, per la più chiara immediatezza degli effetti, Russia, Germania ed Italia•. Quello, dunque, che si vuol dire è che la guerra e la sconfitta tedesca coincidono con l'arresto e la deviazione dell'industria tedesca dal suo sviluppo normale, fisiologico, e il disfacimento tedesco del dopoguerra con la crisi suprema di questo medesimo industrialismo; e che con l'industrialismo tedesco è stato deviato, arrestato, cacciato in una crisi mortale l'industrialismo europeo. Si dice comunemente che l'espansione industriale, il superind.ustrialismo ha condo<Lto la Germania alla guÈìi'ra. Ma coloro che affermano questo dicono anche - e magari 'subito dopo - che la Germania avrebbe fatto la conquista economica del mondo se 91!!"--ir---'i'. =-.non. ruresse scatenata la guerra. La seconda affermazione distrugge la prima. Se si ammette - e l'ammissione risponde a verità - che nella pace, e per la pace, la Germania avrebbe potuto coronare l'edificio del suo industrialismo mondiale, già così avanzato, ne segue che la guerra - scatenata o no dalla Germania - è stata, per questo industrialismo, un colpo gravissimo; e non solo per esso, ma, come ognuno riconosce, per tutta !;economia europea. Lo sviluppo industriale tedesco voleva la pace, e non la guerra; e così quello dell'impero britanniç.o, dell'Italia, della Russia. Il nazionalismo - tedesco e non tedesco - che ha scatenato la guerra, l'ha condotta jusqu'au bout, la prosegue nel dopo-guerra, trasformandola parzialmente in guerra civile, non è un prodotto fisiologico della civiltà capitalistica: è la sua degenerazione, il suo, carcinom<1;. Questo processo degenerativo, questo cancro della civiltà contemporanea, si è abbarbicato, per i11fezioneinterna e corrosione esterna, sopratutto sul corpo tedesco; ma di là infetta e corrode l'Europa intera. Ecco perché il problema tedesco è il problema europeo. Anziché essere la proiezione po!itfoa della società capitalistica, il nazionalismo rappre- ~ta uno stadio ideologico arretrato sullo sviluppo .economico e sociale dell'era capitalistica. La civiltà capitalistica suppone l'individualismo e tende ali' internazionalismo ; essa non nega la nazione ed abbisogna dello Stato, ma l'una e l'altro sono per lei momenti ed élementi della vita universale, non valori unici e forme definitive. C'è, sappiamo bene, un capitalismo nazionalistico, protezionistico, statolatr; ma è capitalismo incipiente precapitalismo, o degenerazione parassitaria. Immaturità e degenerazione, tuttavia, punto rare, anzi ln.rgamente diffuse'; i cui effeLti si saldano con quelli di un altro fenon'féno capitale: l'infantilismo politico delle classi produttive. La società capitalistica, cioè, non ha espresso ancora dal suo seno _ a:J.mienonell'Europa continentale - una classe politica corrisP,ondente: e nel posto . vuoto si è impiantato il nazionalismo piccolo boro-hese. In questa mancanza di sincronism!: tra sviluppo economico e sviluppo politico fra realtà sociale ed ideologia s;t,a il segreÌ.o della guerra mondiale e ciel dopoguerra . . Il sincronismo mancante m nessun popolo si vede meglio che nel popolo tedesco: Germania specchio d'Europa. L'immaturità politica germanica è un fatto _generalmente constatato - dai teclescl11per I primi -, ed a cui giuslamente si attribuisce una parlc cospicua di responsabilità, nella sconfitta e nella crisi tedesca. Quello che si dice r si veti<' 111enrJ i• r-l!c tale imn1al1mlà <knva in buona parte dalle dittature bismarckiana e guglielmina; e che essa non è se non 1,1 rna nifestazione più cospicua di un fenomeno europeo, la scarsa partecipazione delle classi Cilstitutivc della società alla vila pubblica, che è quanto di1·c, l'arretrato sviluppo della dernocmzia. Capitalismo 1,ell'economia i-icl1i<·<lc democrazia nella politica: il fallo che il i'"' se capitalisticamcnte più sviluppalo d'l~nropa si sia lrovalo ad essere quello Dol1licamente più arretrato dovevà produrre ed ha prodotto uno squilibrio gravissimo, 1mn sconvolgimento profondo in Lutla la viia europea. l'ul'C, la Germania ha avul,, qualc·he sentore dei postulati sociali e politici impliciti nella civillà capitalistica. Socialmente, anzi, essa era alla testa dell'Europa; sotto la crosta del « militarismo prussiano», u'nica visibile ai piccoli borghesi d'Occidente, i tedeschi erano andati elaborando il mondo ideale del secolo XX: massima organizzazione del tecnicismo economico in e per un LUIGI SALVATORELL!. ILFALLIMENTO DELLE RlPARAZ[ ONI La pace di Versailles, ove la storia insc- il paLlo di sicurezza. Questo diniego non gnasse qualcosa a qualcuno, dovrebbe es- - poteva che spingere logicamente la Francia sere l'ult.imo trattalo di par.e fatto sulla ba- verso la decisione o di ottenere dalla Ger- ~e dello sfrultamento 1 economico del vinto. mania tutta l'indennità necessaria; oppure, L'interdipendenza economica dei popoli ha se non poteva raggiungere la ricchezza, di ricevuto i.nfatti dal 1919 ad oggi una tale se- conquistarsi per altra via la sicurezza. rie ininterrotta di prove ripetute e costanti, Questo sintetico esame della diversa posida cosllituire la dimostrazione più irrefuta- zione delle tre Potenze di fronte al problebile delle verità economiche svolte pochis- ma deìle indennità spiega come, in fondo, simi anni prima della guerra da Norrnan la questione sia venuta trasformandosi esA.ngell nel suo famoso libro « The Great Il- senzialmente in un duello fra i due Stati rilusion »: libro che col passare del tempo di- masti più direttamente antagonistici, la Gerventa sempre più grande, si eia costituire mania e la Francia. Mossa la prima da un veramente un vang·elo di economia interna- unico desiderio preponderanU,: quello di zionale ad uso dei governanti di popoli. non ria.gare niente. Mossa la seconda dalla Oramai gli errori della pace di Versailles risoluta volontà di ridurre all'impotenza la sono penetrati nella coscienza di tutti, gra- rivale e liquidare una volta per sempre la zie éti risuUati negativi di essa ed alla cri- più che secolare vertenza del possesso del tica continua che sui giornali quotidiani si Reno. è fatta da parecchi economisti. Essa aveva • • già subito sei modificazioni prima di en- E cèrt-amente, ove si considerino sotto tale trare in vigore, nell'aprile, 1921: ne subì a~. aspetto gli avvenimenti di questo tanto tratre sei, prima che, constatata la permanen~e "*iato, ma interessantissimo periodo veinsolvenza, parziale agli inizi, ·e poi -iut'ft\!'"' mte 'degno dall'appellativo di « storidella Germania, la Francia ed il Belgio de- co », la linea di condotta della Francia mi cidessero, lo scorso gennaio, di occupare 11 sembra degna di ben altra considerazione bacino della Rùhr. di quella dei g,ermanofìli da dozzina, o del Durante queste continue alternative e trat- signor Lloyd George; il quale poi oggi ditative quadriennali, la Germania non aveva mentica di essere stato uno dei peggiori arpa.gato gran cosa ; ma in compenso aveva tefici di Versailles, uno di coloro che contrisconquassato la sua finanza e l'ordine in- buirono a raggirare lo \1/ilson, il ministro terno dei suoi rapporti fra le varie classi so- che faceva le elezioni inglesi garantendo alle ciali in una forn1a inaudita sin qui nella masse che la Germania 1tvrebbe pagato tutti storia ed al cui confronto impallidiscono i i danni della guerra « fino all'ultimo ricordi degli effetti sociali delle gu,erre pu- penny». niche in Roma. La Francia, a sua volta, si Se io fossi stato un francesè, avreì certo era venut-a indebitando come non fu mai, votato per l'occupazione della Ruhr: non, nè durante la granae Rivoluzione, nè dopo come ancora oggi da tanti si affetta di erela guerra del 1870. E l'Inghilterra si amma- dere, per ciò che poteva rendere direttamenlava di quella crisi cronica, che l'ha por- te alla Francia, ma bensì per il colpo ditata sino al pericolo d'un cambiamento pro- retto che doveva vibrare, e ha in eft'etto vifondo della politica commerciale -del!' Im- brato alla Germania. Nella loro logica costipero. tuzione- di un armonico sistema economico Nel frattempo, fra un'Europa in pieno cli- nazionale, i tedeschi avevano fatto della sordine, si accentuavano i dissidi fra le tre Ruhr un pernio essenziale: essa era divenmaggiori Potenze cieli' Intesa di fronte al tata poi il pernio fondamentale dopo la pertrattato di Versailles: dissidi creati dalla dita cieli'Alsazia-Lo11ena, della Saar e dei forza delle cose e perduranti contro ogni vo- bacini slesiani. Occupare la Ruhr, signifilon~à politica dei governanti, consci dell'im- cava quindi sconquassare l'intero sistema portanza di conservare per qualche tempo economico tedesco, far rivivere con maggior ancora l'accordo bellico. energia i sentimenti separatisti della RenaPer I' Inghilterra, difatti, la ripresa di nia e sopratutto mettere con le spalle al una vita economica normale nell'Europa muro i veri, gli unici padroni della GermaCentrale presenta un'importanza che supe- nia del dopo guerra, e cioè i magnati d'elra di gran lunga qualsiasi indennità da ri- l'industria pesante. scuotere dalla Germania. Per l'Italia pure La ecceziona1e svalutazione del marco, le consegne tedesche in conto riparazioni so- aveva posto costoro nella situazione di pomno troppo piccola cosa, diluite in 32 anni, ri- pare a proprio favore tutto ciò che di liquido spetto all'altro problema, ben più grave per e di mobilizza.bile esisteva nella ricchezza essa; dei 22 miliardi di lire oro cli debiti, privata tedesca. La Francia attese che quec0ntratti specialmente con gli Stati Uniti e st'opera di svuotamento delle tasche tedecon l'Inghilterra, e che ogni anno si aumen- sche arrivasse al suo perfezionamento e intano degli interessi, crescenti più rapida- tanto, per non perdere tempo, organizzava mente dell'ammontare delle riparazioni. E' la sua flotta aerea in guisa da ammonire, per la Francia, al contrario, che l'entità del- senza parere, ogni velleità londinese: e poi, le riparazioni tedesche rappresenta un pro- quando vide le sanguisughe tedesche ben blema cli importanza veramente vitale. Essa gonfie, le afferrò e le costrinse ét venire ad ha già speso oltre 50 miliardi di franchi nel- una resa parziale. la ricostituzione dei dieci Dipartimenti fra- Tanto rude fu il colpo, e così netta per cassali dal nemico e la cui ricchezza privata la Germania la percezione che la Francia uguagfowa, se non superava, quella di tuLla aveva toccato il punto giusto, che nella l'ILalia preMllica. Ha un debito vitalizio per resistenza spinse senza confore tutte le le pensioni che, capitalizzato, vale 60 mi- sue riserve. Essa è costata, a quanto liarcli. E le spese belliche, furono tali che, riconoscono gli stessi tedeschi, tre miliardi sommando,le ai dne precedenti capitoli di cli marchi oro in dieci mesi, cioè quanto spesa, il debito pubblico - anche ove la bastava per pagare sei delle annualità di Germania pagasse tutta la indennità presta- 500 milioni, pattuite con l'Intesa nello scorso bilita - ammonterebbe ancora a circa 330 anno.· Cifra in ogni modo più che rispettamiliardi, ad otto volte, cioè, l'ammontare bile per un paese, la cui circolazione cardi esso al 19i4. Ciò dimostra l'errore fonda- tacea di' 93 trilioni di marchi vale oggi 193 mentale compiuto dall'Inghilterra durante milioni di marchi oro. le lmttative di pace, col negare alla Francia Fino a che il gioco dell'emissione cartacea r:r,11finuan1a rlar, i ,ur,1 ,,!folli b,,n nrJl,., n ",vi pl11tr,,-ratite:rJr•,ch1si u,antene,·ano p-i.- tn,,ttir·arr,~nl,, 1,er la n,sistr,nza ad oltranza: tanto piu elle nr,1 frattempo eranr, in grad'3 r,i,, brillantem,-nte r:he mai di portarr. avanti , prr,pri affari. Vi e un piccoio libro recenllssirnr, <lr·i signori ·wul!sr,hn e \Vc,rnlè, il <JJJalr•r·i ,,ffri:, rJ<..:llenotizie eminent<:mr,nu., istmll1vu in materia, di cui ho dato la qnir - tesS!·nrn sulla "Starnr,a » <kl ~'3 di~ernbn,. .\J·, ;.dunge Y•rnpre u11 punt.<Jin cui il s1- ,;lr·uH1.,jj alirnr~nt;..Lre1'::Spése <1)n E:rni.;sir,n" a ;,,.11.r,<;<Jntrnur,di carl;1-rnr1nr,tacessa, p&1'- che nr,n rende piu a nessunr1.. \ questo pun, tr,, 1 prezzi rJelle m&rci non solo seguonr, m ;rn "" immediata, ma precedono la s\·alute.- ziùn8 rn<1netar1a, fJ<::rc.hbi gro::;sisti: ir1 pr~ visione dei nur,vi amnenti, tengono i prodotti in magazzenù: e, !J(JSSùnoadottare que- ,ta tattica cr1n tantr, maggiore facilità, iu quanto r;I,,, l'abbr,n!Janza r!~l n,edir, r;irc, - !ante spingE: le banchr, a lar?h 0 ggiare n~1 cn,diti. I salari e gli ;tipendi a loro vùlta. giunti al rninirnr, inrJisp,c,n°abile per l'e,,1sténza, non pos::.ono più cornrJrirnersied a11menlano in esalta prnporzir,ne con la svalutazione monetaria e col rincaro della vit.o.. Le materie prime, i cr,mbustibili, i S(:milevorati, .ed in gem,re tutti questi beni complementari a mercato internazionale, vengono man mano a rappre:;entare una pe,·- <;entuale sempre piu ragguardevole del C'3,t•, complessivo del prnàolto: sicchi, anchr, p&· tale motivo il prezzo di quest'ultimr1 viene ragguagliandosi serr,pre più da \'ic.ino a t/Uello estero a moneta buona, e cessa Cl.ìSi una delle cause più efficaci della bJJvrtazione. La bilancia dei pagamenti S! altera sfavorevolmente, in ragione composta deil'alto costo in moneta cattiva delle imr,ortazioni, delle esportazioni decrescenti di merci e di quelle crescenti di capitali. Il risparmio diventa sempre piu raro, perche eia non può esportarlo lo cons,1ma in spe;e in,- produtti,·e, in acquisti di gioielli, stoffe pr,cziose, quadri, mobili antichi, di tutt-0 ci~. insomma, che rappresenta ,.m valore 1,iù stabile in moneta buona. Ed infine il fenemeno del livellamento dei vrezzi interni a quelli esteri si accelera. per la reazione dei coltivatori agricoli, i quali cessano dal portare prodotti nelle città e dal darli in cambio. di una moneta a valora rapidamente decrescente. Raggiunto cosi il livello fra i prezzi inte,·- ni ed esteri, si arresta in tutti i profittaton l'interesse a falsificare ulteriormente la moneta. Si arresta per lo Stato, il quale_ d~y"=-· ~--➔ elevare gli stipendi dei suoi funzionari e tr.- va difficoltà estrema a far assorbire dal mercato dei nuovi debiti in carta: mentre quel.- li antichi gli hanno reso t tto ciò che potevano, essendosi il peso -rea degli intereS&1 ridotto praticamente a zero. Cessa pei privati industriali per le cause dette più sopra, ed in !orza delle quali non resta più margine a proprio fa\'ore frn il costo ed il prezzo dei lorc, prodotti. Due sono dunque le forze che hanno fatk mutare lattica agli oligarchici tedeschi - e quindi al governo tedesco - di fronte a, problema delle riparazioni. L'impossibilit.ì. di continuare ad alimentare la resistenz1. nella Ruhr con emissioni cartacee, ossia a. spese delle classi medie e delle meno a·ltbienti ; l'incapacità di sfruttare ulteriorme:tte la svaluiazione del marco, al doppio fine di non pagare indennità alI'Intesa con la. scusa della finanza pubblica rovinata e lit allargare ìe esportazioni tedesche col « uluta-dumping ». Sicchè oggi - dopo cinque anni di lotì,e e di impovenmento - ci ritrovian10 esatta.- mente al punto di partenza. La Germania iii sforza di rimettere in ordine la sua finanza. e la moneta, con l'interes.,ante tentativo del marco-rendita, dopo avere pagato una i•- dennità formidabile ai suoi oligarchi, i quali l'hanno spedita all'estero L'Intesa riprellde a studiare la capacità di pagamento della Germania e si propone di correre dietz:e ai capita.li emigrati - il che è già una bella impresa - per decidere quanto e quando ,,i potéà riprendere il pagamento e la riscossione delle riparazioni. !\<laciò che impressiona non è tanto il tempo perduto, quanto il fa.tto che, dopo tutlo questo disastro, la psicologia degli uomini politici dell'Intesa siu rimasta quella del 1919, e cioè che essi si impuntino a pretendere dalla Germania. i grossi pagamenti in oro ed in merci. Il che esige: 1° la possibilità da parLe della Germania di raggiuu- 'gere una bilancia di pagamenti largamente. favorevole: 2' una produzione tedesca a costi molto bassi, ed in ogni modo inferiori .. quelli dei suoi competitori. E ciò a sua volt.a parrebbe di dover concludere ad una politica della « porta aperta» èommerciale, nettamente opposta a quella che attualmente spira e che sino ad oggi ha trionfato negli Stati òell'Europa Continentale e dell' America. Se una difficoltà grande hanno avuto in proposito i governi dell'Intesa, è stata quella cli mettere in circolazione le conse-

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