La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 40 - 18 dicembre 1923

CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE .. Diretta da PIERO GO13ETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. 10 • Estero L. J0 - Sostenitore L. IO0- Un numero L. 0,50 (L'a1Jb3na1nento non disdetto prvma del Jt; dice1nbre s'intencle •rinriovato per un annoJ IL MARTEDÌ Anno II ~ N. 40 - 18 Dicembre 1923 Il numero di Natale di R. L. non uscira: in compenso il num~;.o seguente, dedicato aHa Germania, sarà in otto pagine. SO hl MAR I O: L. E1:sAFOJ: Ln bellezza delln lottn. - A. CRESPI: Le elezion,· ,·n"le•,·. - A. "o" ·1 J"tl J t· d J r • J d ~ • ,.. . 1·1: ,n po 1• ca Reo•• u·a e ase,smo: ,a scuola ei ghlantnomlnl. - Indite d•ll"anno 1923. li primo numero del 1924 dedicato alla questione tedesca offrirà ai lettori un esempio di come faremmo e Rivoluzione Liberale » se potessimo stampare fre, quentemente numeri di otto pagine. Due anni fa, l'anno scorso, tra la palingenesi fasci• sta, sembrava un sogno far vivere e imporre una rivista libera e originale- dt politica. Oggi non deve sembrare un sogno migliorarla cd ampliarla. Sap, piamo dopo due anni di prove che ci sono molti ami: ci capaci di condividere i nostri sacrifici. Ci rivolgiamo di nuovo a loro. Abbiamo bisogno di far conoscere la rivista a nuo~ ,,e persone, di mandare sempre nuovi numeri di saggio. Per questo ci dobbiamo fondare sugli ::t.bbonamenti sostenitori e sulla sottoscrizione. Se avremo 10-0 abbonati sostenitori potremo mandare « Rivola, 1.ione Liberale a 500 persone che ,,orrebbero e non possono abbonarsi. a biblioteche, circoli di cultura. Gii amici ci inviino dunque l'abbonamento sostè. nitore e partecipino alla sottoscrizione. Inoltre vogli~mo quest'anno raddoppiare gli abbonati. Desideriamo indirizzi di probabili abbonati. Abbiamo disposto per un DONO DI LlllE QUATT!lOCENTO cioè di tutti i volumi già stampati o che si stampe "'ranno prima del 30 giugno 1924 presso l'editore Go• betti a quanti ci procureranno 100 nuovi abbonati per il 1924. Chi ci anù procurato 20 nuo,·i abbonati potrà sce. gliere libri di nostra edizione sino all'ammontare della somma e.li L. IOO. ;-\ chi ci trova 5 nuovi abbonati regaleremo l'edi, zione in carta patinata del volume: FELICE CASORATI • PITTO!lE ~ La cloll1ina nrn esposi.a. è una nuova for- .,wlazione, co11linguaggio mutalo, di teorie 18 quali si sono di volta. in volta sforzate di '♦trovare l'unitù perdut.a. attraverso i confliLli tra uom10i e classi. L,,,armonie econo- ;niche di BastiaL, la Leoni, dell'equilibrio (•conomico non sono forse, anche tentativi di sintesi, sfm·z, per vedere il punto nel quale wl mercato, per un attimo, le forze si equilibrano e si raggiunge un 1·isullalo che pu0 A chi ne trova uno spediremo: Tommaso « I:.roe svegliato asceta perfetto». Fiore: essere cli massima felicitJ.zione della collettività? Gli economisti, come è loro costume, parlano di equilibrio, di prezzi, di mercato-, rli massima soddisfazione. I te01~cidelle corporazioni parlano di nazione e di soggezione delle classi al1a volontà superiore che incarna l'interesse della nazione. Il linguag- /(io formale è diviso, il contenuto sostanziale I libri saranno spediti franco di porto appena l'in tcressato ci avrà comunicato i nomi degli abbonati 1111ò,·ida lui presentati che abbiano effettivamente pagato la quota di abbonamento. Gli abbonamenti ~emestrali contano come mezzo abbonamento. Gli abbonamenti sostenitori come cinque abbonamenti. Risogna che gli amici ci aiutino a raddoppiare j nostri abbonati. è uguale. LA BELLEZZA DELLA LOTTA Il problema non è di negare l'equilibrio fra le forze contrastanti; cosa che sarebbe iJSSurdo. E' di trovare il metodo col quale quel!' equilibr-io possa essere raggiunto col Mi pare cì1e questi scritti sui problemi del lavoro restino tuLli fedeli ad alcune idee madri: lo scetticismo invincibile Jnzi quasi la ripugnru1za fisica. per le provvidenze che vengono dal di fuori, per il benessere voluto procurare agli operai con leggi, con regolamenti, col collettivismo, col paternalismo, con l' intermediazione degli sfaccendati politici pronti a risolvere i conflitti con l'arbitrato, con la competenza, con la divisione cleì tanto a mctù; e l'G. ~i-n~p&tia viva per gli sforzi di coloro i qua.li vogliono elevarsi da sè ·e in questo sforzo, lottano, cadono, si rialzano, imparando a prop1ie spese a vincere ed a perfezionarsi. Il socialismo scientifico ed il collettiV'ismo russo, in quanto schemi di organimazione della società o tentativi di applicare praticamente quegli schemi non mi interessano. Sono al disotto ciel niente. Invece il ·socialismo sentiJDento, quello che ha fatto alzare la testa agli operai del Biellese o del poi-Lodi Genova, e li ha persuasi a stringere la mano ai fratelli di lavoro, a pensare, a disoutere, a leggere, fu una cosa. grande, la quale non è passata senza frutto nella storia d'Italia. Il col/ettivismo è un ideale buono per le maniche col lustrino e serve solo a far morire di fame e cli noia la gente. Sono puri socialisti, del tipo noioso, coloro i quali vogliono far risolvere le questioni del lavoro da arbitri imparziali incaricali di tenere equamente le bilancie della giustizia, e vogliono far compilare le leggi del lavoro da consigli superiori, in cui, accanto ed al disopra alle due parli contendenti, i competenti, gli . esperti, i neutri insegnino ai contendenti le regole del· perfetto galateo. Oggi, g·li ideali burocratici sono ridivenuti di moda. Sott'altro nome, l'aspirazione dei dirigenti le corporazioni fascisLe di trovare un mel-0do, un principio per far marciare d"accordo imprenditori ed operai, è· ancora l'antico ideale collettivistico. La lotta combattuta per insegnare agli operai che l'internazionalismo leninista era una idea distruttiva e che la nazione era condizione di vita civile fu una cosa santa; ma il credere che si possa instaurare in terra l'idillio perfetto tra industriali ed operai sotto la guida di qualche interprete autorizzalo dell'interesse supr,erno nazionale è una idea puramente burocratico-comunistica. Tanti sono socialisti senza sapel'lo; come l,anti che si dissero socialisti o furono a capo di movimenti operai contro gli industriali erano invece di fatto puri liberali. Un industriale è liberale in quanto crede nel suo spirito di iniziativa e si associa con i suoi colleghi per trattare con gli operai o per comprare o vendere in comune; è puro socia.lista quando chiede allo Stato dazi protettivi. L'operaio crede ne'11a libertà ed è liberale quando si associa ai compagni per creare uno s~ru: mento comune di cooperazione o 1di difesa; è socialista quando invoca dallo Stato un privilegio esclusivo a favore della propria ore:anizzazione o vuole che una legge o la se~tenza del magistrato vieti ,ai crumiri di I li1inimo costo, c0lla minore superficie di allavorare. Liberale è colui che crede nel per- trito. Non è neppure necessario all'uopo scefezionamento materiale o morale conqui- p·liern l'una formula più che l'altra: purchè stato collo sforzo volontario, col sacrificio, ]'equilibrio si raggiunga, possono riuscire colla altitudine a lavorare d'accordo con al- 11tili le contrallazioni dirette, le leghe, le tri; socialista è colui che vuole imporre il corporazioni, l'arbitralo, perfino il colpo cli perfezionamento con la forza, che lo esclude sterzo dell'uomo posto in situazione di autose otlenut-0 con metodi diversi da q'Uelli da. i:ità per togliere le parti dal punto morto lui preferiti, che non sa vincere senza pri- in cui si erano caociate. L'ideale della navil~gi a favor proprio e senza esclusive pro- ;.ione e quello dell'interesse collettivo, ]'anm;ieiaie contro i reprobi. r· nomi non _con- f1):razione c.ooperu.tiva O quella partecipaziobno; ! tdeale. l'lrQilll(;l_.C[J,IHl!n c,J;;p 0 ~,, .0_.,n. ... , ,S,<,)~l •_-",O!JQ LnOlP.{0r.w:µiJ!;_.F,tJ;e R, condurre tnnsecamenle, _qualunqu_esia la denomina- all'eqmhbno. Ma tutte sono pure armi stniz10ne sua eslenore. . . . mentali le quali sono vive e feconde soltanto Og~i, 11 problema operaio. in Italia ha quando siano adoperate int condizioni favocambiato nome: invece di federazioni e di revo-li. camere df'l lavoro rosse o bianche o gialle, si parla cli corporazioni fasciste. Quale è il contributo sostanziale c.he esse hanno recato al problema del lavoro? P,trlo clei'principi, non dei particolari .. Non ha importanza il fatto che in parecchi casi le corporazioni si comportino nello stesso modo delle antagoniste rosse; che anch'esse usino laho,Ita violenze contro gli avversari o contro i crumiri o gli adepti di altre fedi~,che esse PJ'O· nuncino ,materni o boicollino altrui od ambiscano a monopoli. Queste'' possono essere a~cidentalità passeggere, non connaturate alla dollrma. Quale sia questa doUt,rina io tenterei di chiarire così: « Il principio della loUa fra le clu,eclassi degli imprenditori e degli operai è nocivo alla produzione. Ognuno dei due combattenti immagina di poter raggiungere un massimo di vantaggio distruggendo ed e· spropriando l' avversario. L' imprenditore tenta di ridurre l'operaio al salario minimo; l'operaio vo•rrebbe annullare il reddito del capitale. Diminuisce la produzione ed impoverisce perciò la coll€Llività; lo Stato si incìebolisce verso l'estero e si sgretola all'interno. La Corporazione sorge per combattere questa politica suicida. Col suo medesimo nome essa afferma l'idea della nazione, alla quale gli cgoi8mi particolari cli classe debbono sacrificarsi. La Corporazione non sacrifica l'operaio ali' imprenclilore; nè l'im. prenditore all'operaio ; essa vuote riunire in una sintesi superiore le due rappresentanze finora ostili. Le corporazioni operaie e quelle padrona.li debbono rimanere distinte e indipendenli l'une dall'allre·; ma, pur tutelando i proprii interessi, ognuna cii esse deve essere consapevole delle necessi•tà di non offendere l'incluslria, di non indebolire la nazione. Se le due corporazioni non sanno trovare la via dell'accordo fecondo, vi deve essere chi, nel momento critico, pronunci la parola risolutiva, dichiari la soluzione giusta alla quale tutti debbono inchinarsi. « L'arbitro non deve avere la mentalità nè dell'operaio nè del!' imprenditore. Deve essere l'uomo che si inspira aL!e necessità nazionali, che è educalo nella dottrina del sacrificio del presente all'avveniI,e, che sa ricomporre in sintesi le vedute e gli interessi discordanti delle due parti unicamente intese al guadagno immediato"· Quali siano queste condizioni non si può dire in modo tassativo. Ne enumereremo alcune tra le più caratteristiche. E' pref Pribile l'equilibrio ~ttenuto attraverso a àiscussioni ed a ,lotte a quello imposto da; una forza esteriore. La soluzione imposta dal padrone, dal governo, dal giuclioe, dall'arbitro nominalo d'autorità può essere la ottima; ma è tenuta in sospetto, appunto perché viene da altri. L'uomo vuole sapere perchè si d'ecid,e e vuole avere la illusione cli decidersi volontariamente. Bisogna lasciare rompersi un po' le coma alla génte, perchè questa si persuada che lì di contro c'è il muro e che è vano darvi di cozzo. Nella lolla e nelìa discussione si impara a misurare la forza dell'avversario a conoscerne '!e ragioni, a penekare nel ft;nziopamenlo del congegno che fa vivere ambi i contendenU. L'eqidlibrio stabile è più facilmente rag-_ giunto dal tecnico che dal politico. Affidare cioè la risoluzione delle questioni del lavoro al ministro, al prefetto, al fiduciario fasci-sta od al deputalo conservatore illuminalo è indizio di scarsa educazione ind uslriale. La soluzione, a cui il politico lend€, è in funzione dell'equilibrio politico, non di quello economico. Entrano in sioco fattori di•tranqui!lità esteriore, di accaparramento elellorale, di propiziazione cli gruppi politici. Poichè l'equilibrio in funzione di fattori puramente economici sarebbe cliverso, l'una o l'altra delle parti o tutte due cercano una compensazione alla perdita che debbon,o sopportare in favori economici ottenuti dal potere politico: all'equo trattamento corrisponde un aumento dei sussidi chilometrici, al controllo operaio sulle fabbriche tien dietro la tarif(a doganale del luglio i92i, le piccole concessioni strappate da prefetti amanti del quieto vivere son dolcificate dalle commende e dalle chincaglierie cavalleresche di cui, non si sa perch.è, gli industriali sono ghiottissirn i. Non accade che l'offesa all'equilibrÌ!) economico duri. Qualcuno paga sempre il costo dell'offesa. L'educazione dei tecnici capaci della soluzione dei problemi del lavoro si fa attraverso la lotta, txnto meglio quanto più questa è aperta e leale. Orator fit. Il buon arbitro non si fa-mai sui libri, nei comizi eletlorali, nella pratica prefettizia, non nei partiti, nei fasci, nei parlamenti. Solo l'operaio della rniniera o della officina sente la vita del lavorn: wlo l'i11duslriale sente la gloria ed ha l'orgo_glio della _impresa. Troppi avvocati, troppi pohticanti, tr0ppi uomini abili, accomodanti, soluzionisti hanno rovinato il movimento operaio italiano. Ci sono stati troppo pochi uomini r·udi, p1·onti a sbranarEi, ma pronti anche a sentire qud che in fondo al loro animo c'era di comune, !"amore al lav1 Jro crJmpiuto, !"orgoglio del capolavoro, il desirJc:,;o di metterlo al mopdo perfetto. Solo discutendo faccia a faccia, queste due razze di uomini posson·o giungere a riconoscere le proprie sovranità rispettive: l'uno sulla direzione, sulla organizzazione e sulla invenzione dell'impresa, l'altro sulla propria forza di lavoro. La sovranità sui mattoni, sulle macchine, sune merci non conta. E' cosa morta, la quale vive soltanto perchè l'organizzatore ed il larnratore appre_zzano e fanno valere quel che ognuno di essi apporta di proprio nell'opera comune. E' bene che ognuno custodisca gelosamente ('esclusivo dominio sul proprio.compito che e, per l'imprenditore, di organizzare l'impresa e per l'operaio di prestare la propria opera manuale od intellettuale. E" bene che og~uno risenta vivamente l'ingerenza altrui nei propr10 campo. Gli imprenditori sfia.c- ,IX)latiche si rassegnano a lasciarsi controllare dai propri dipendenti, gli operai prhi di _oi-gogl10 1 quali affidano la tutela del proP 1 :'° lf!Vç?_tQ..ajìduclacinon usciti stalle propne file sono mezzi uomini. Con questi omuncoli non si cost1·uise,e per l'a,·venire. Perchè l'equilibrio duri, è necessario che esso sia minacciato ad ogni istante di non durare. Chi v~nà legger_ele pagine di questo libro, veclra quanto sia antica la mia repug-nanza verso i monopoli industi;ali ed operat. Ad un certo momento le le~he rosse accorte.si. di_essere diventate' pote~ti in u~ mondo di v1h borghesi, frammezzo a mae:istrati prontissimi a rendere servigi inv~ che a dare sentenze, vollero essere sole padrone del lavoro: negarono a.i bianchi ed ai gialli ti diritto cli esistere, si arrogarono tl ~rntto esclusi;vo di eleggere rappresentanti .,e] _consiglio supenore_del lavoro e si appre-. skuono a negare 1!dmtto del Parlamento a correggere le decisioni ciel Consiglio del Ìavorçi caduto m loro mani. Fu il segnale della _loro rovma. Oggi le corporazioni fasciste paiono avviarsi a commetter{') il medesimo errore. Anch'esse negano il diritto all' esistenza dei rivali sconfitti e ad uno a uno li espellono dalle cooperative, dalle camere del lavoro, dai_ consigli ciel lavoro, dal Parlamento. Solitudinem faciunt et pacem appellant. Anche ora, es sovratutto ora, biso~na negare che l'equilibrio esista nel monopolio, nella soppressione di diritto o di fatto degli avversari. Ho descritto, nei primi saggi di questo vohLme, gli sforzi che nel i897 e nel !_900_compievano alcuni gruppi di operai italiam ._A tanta distanza. di tempo, rianda.ndo coi. ncordi a quegli anni giovanili, quando ass1Stevo alle adunanze operaie sui terrazzi di via Milano in Genova o discorrevo alla sera in wni li osterie dei villa~~i biellesi con operai tessitori, mi esalto e ~ commuovo. Que!Ji furono gli anni eroici del movimento operaio italiano. Chi vide, raccapricciando, nel 1919 e nel i920, le folle briache di saccheggio e cli sangue per le vie delle o-raneli città italiru1e., non riconobbe i figli di quegli uomini, che dal 1890 al 1900 nascevano alla vita _coll.ittiva, comprendevano la pro.pria d1g111làdi uomini ed erano convinti di do' ver rendersi degni dell'alta meta umana a cui aspiravano. Lo spirito satanico della dominazione inooulalo da politicanti tratti dalla feccia borghese li travolse e li trasse arovina. Quel che erano allora gli operai che, attraverso a persecuzioni ed a carceri, capitanavano il movimento della loro classe furono dal 19i9 al 1921 i giovani aràent/ che chiamarono gli italiani alla riscossa. contro il bolscevismo. Oggi, che essi h,inno conquistato il potere assoluto, l'ebbrezza del co-

162 LA RIVOLU,ZIONE LIBERALE mando minaccia di distruggerne l' opera. Percné l'equilibrio duri, bisogna che esso sia continuamente in forse. Bisogna che nessuna forza legale intervenga a cristallizzare le forze, ad impedire alle forze nuove di farsi innanzi contro alle forze antiche, contro ai beat.i possidentes. Perché gli industriali renda.no servigi effettivi alla collettività, fa d'uopo che lo Stato non dia ad essi il privilegio di servire la collettività, non li tuteli coi dazi protettori contro la concorrenza straniera; non li costituisca in consorzi a cui Ja gente nuova non possa aspirare. Perché gli operai si innalzino moralmente e materialmente, importa che ad ogni istante gli orga- ·' nizzalori rossi possano sfidare i bianchi t, questi i rossi ed i fascisti amendue e con essi i gialli e tutti siano sotto l'incubo del sorgère di altri miti organizzativi- E' diventato di moda oggi irridere alla pretesa di suscit-are la concorrenza nel mondo delle organizzazioni padronali ed operaie; e si addita l'esempio delle corporazioni fasciste, le quali nimicissime del monopolio sinchè questo era tenuto dai rossi, ora che ne hanno la forza, lo pretendono per sè. E si vuol dimostrare che ciò non é solo frutto di prepotenza politica, ma di esatto calcolo economico, poiché solo coll'unicità e col monopolio della organizzazione possono gli operai ottenere il massimo di guadagno. Su di che non occorre disputare; poiché di ciò non si tratta. siffatta, da repugnare alla lunga al vivere quieto e tranquillo. Se questo dura a lungo, è la quiete della schiavitù, è la mortificazione dello spirito. Alla quiete che è morte é preferibile il travaglio che è vita. LUIGI l!;JNAUDI. (Da.I rn!tune Le lotte de/. 1-avoro che esce adesso presso l'eclitore Gobetti e che tlttti devono affrettarsi ad ordina;e. - L. 10). Lettere da~'Inghilterra LEELEZIONI I 6LE51' LoHdra., 9 clice111bre. Le èlezion.i i11glesi del 1922 segnarono su 1quclle del 1918 un progresso nel senso che voleYano tlire la fine del coalizion.ismo reso necessario daÙa guerra e p,rot!"atto oltre il periodo in cui poteva p,.1.rergiusLifi5-'ahile e il ritrn.-no alla distinzione normale dei partiti; 111a erano più l'e]i1niuaz,.io1~ del coali.zionismo che non questo ritorno. Il cotpo elettorale cleside.ra,·a anzihttto uiia cosa neg~ti,·a, la tranquillità, e a quest.'uopo diede una maggiorru1Za di 8o seggi ai consetTatori guidati Llal Bouar Law, il quale s.i impegnò a non introdurre fondamentali mntamcnti nel regime fiscale senza un a1tro appello a\ paese. Fu in seiu:ito a questo impegno che Bonar Law ebbe l'appoggio morale pu.r di un ex-Canc-ellie.re li1Jerale e libeInstaurino pure, se ci riescono, operai ecl 1•istadeUo Scacchiere, il Yl:ac~euua; e questa soimprenditori, il mon'opolio del lavoro o del- ht2ione ft, pseferita ad altra pu.r da liberali come, l'impresa. Ciò che unican1ente si nega è che 1...ord Gray. Un go,·enw di tn1.nqu.illità non era lo Stat-0 ~anziani legalmente il monopolio possibile còn una 1naggiora.nza conservatrice; i medesimo, vietando ad altri di combatterlo liberali erano scissi, i lab1rristi agitavano lo e di distruggerlo, ove ad essi basti il corag- spauracchio d~lla leva SLtl capitale; i conservagio. Il punto fermo é questo, non quello tori erano il solo partito cli governo possibile della convenienza del monopolio. Finché il E non vi è dubbio che uu- sim;Ie P'!'rhunento amonopolio ,padronale od operaio, é libero, ,-Tebbe potuto durare ancora clu.e o tre anni; finchè é ]Pcito a chiunque di criticarlo e di nessuno desiderarn a così breve scru:leuzamwve tentare di abbatterJo, può esso reca.re qual- ele7ioni; Balclwin, sLLccessoa Bouar Law ,-;tiche danno; ma è danno forse non rileva.nw ratosi per motivi di salute, uon ebbe un solo e transitorio. La condizione necessaria di un rnto di sfiducia. M.a. Baldwin era un uomo di equilibrio duraturo, vantaggioso per la col- nessun intuito delle situazioni, che presto si leltività, vantaggioso non solo agli industrie- lasciò dom;na.re dall'elemento estremo, ultraproli e agli opèrai organizzati, non solo a quel- teziou.ista e militarista del Gabinetto; il quale li viventi oggi, ma. anche a quelli che vi- eleme11to credette cbe' si potesse sfruttare la vranno in av-venire, non è l'esistenza effet- Conferenza imperiale e la situaz.i011e interna per tiva della concorrenza. E' la possibilità giu- ottenere un voto capace cli autorizzare un ritorno ridica della concorrenza. Altro non si deve al protezionismo. chiedere allo Stato, se non che ponga per Non aveva il Bonar Law anni sono eletto che tutti le condizioni di farsi valere, che con- due inverni cli disoccu,pazione sarebbero bas-tati senta a tutti la possibilità di negare il mo- a rendere irresistibile ,la.conversione del paese al nopolio altrui. La possibilità giuridica della pr~zionismo? E uon :;.i era ora cli fronte fl negazione dà forza al. monqpoho. se utile quarto ln,·erno di disoceupozi011e? ~E per <~i ptf:1, davvero al gruppo e Jorse alla collettivi.là, non erano i liberali scissi tra Asquihani e Lloydpoiché la sua persistenza, contro alla libertà georgiani? )!on ',!"ano i liberali e i laburisti. più di ognuno di combatterlo, é la sola dimo- che mai ostili g'fi uni agli altri? Non era la strazione persuasiva della sua ragìone di v-i- massima parte del nuovo corpo elettorale compievere. Qual merito o qual virtù si può rico- tamente all'oscuro in materia cli questioni fiscali? nosc.ere invero a chi, pe-r vivere, là appetlo Chi non avrebbe abboccato all'idea che la proalla spada dal braccio ·secolare? tezione, con l'escludere la merce estera, avrebbe In verità poi,, le organizzazioni,-_ quando dato lavoro a tutti? Chi non avrebbe prefeiito, non siano rese obbligatorie dallo Stato, non alla peggio, il protezionismo alla leva del capiconservano a lungo il monopolio. La storia tale e al socialismo? Non sarebbe bastato un dei consorzi industriali e delle leghe operaie immediato appello al paese, con appena. il tenniè una storia caleidoscopi.ca di ascese, di de-- ne legale di l're settimane cli propaganda, affatto cadeaze, di trasformazioni incessanti. Ad insufficiente per la catechizzazione liberista dei ogni momento debbono dimostrare di meri- nuovi elettori cli fronte a un programma tariffitare l'appoggio dei loro associati. Ed è im- sta a bella posta formulato in tenmin.i incerti e possibile, non aiutando il braccio secolare, nebulooi, per carpire la necessaria maggioranza che questa dimostrazione sia data a lungo. in seggi, pur se non la necessaria maggioranza Gli uomini sono troppo· egoisti o cattivi o cli voti? Ecco le considerazioni cbe ll11 po' alla ignari perché Lrovandosi a capo di una or- volta, nonostante deboli resistenze di colleghi e di ganizzazione pot~n\e, non soccombano alla altri capi del partito conservatore, finirono con tentazione di trarne profitto per sè, a danno l'indurre il Balclwin a non attendere nemmeno dei proprii rappresentanti o non si addor- il 11uovoanno e a provocare le elezioni del 6 dimentino nella conseguita vilt-0ria o non ti- cembre; elezioni fino a poche settimane prima ranneg!a!;ino i reietti dal gruppo dominante. ritenute impossibili da tutti, certo non desiderate A rendere di nuovo l'org.anizzazione viva, dalle opposizioni; elezioni che ebbero per ,mico operante e vantaggiosa agìi associati ed agli scopo l'ottenere dal paese un verdetto, sotto forestranei, uopo é che essa sia di continuo as- m.a cli adeguata pur se ridotta maggioranza consillata e prE,muta da rivali di faLto o dal ti- serrntrice, r-he eso11eras6ei.I Goven10 cla.ll'impemore del loro nascere. L'equilibrio, di cui gno cli llonar Law e l'autorizzasse a introdune un parlano i libri di E:COnomia, la supremazia bilancio protezionista. della nazione a cui fa oggi appello non sono Le dezioni del 6 dicembre vanno quincli, sem,a ideali immobili. Essi snno ideali appunto possibilità cl:i conte.stazione veruna, considerate percht.- l'uomo vive nello sforzo contin ur, essc-nzia1méHtl: come un refen::ndu111se il probledi toccare una meta, la quale diventa, quan- ma cl.ella clisoccupazion,-,dovesse o 110risolvCT.si do pare di averla raggiunta, più alta e più con un ritorno al prote'l.ionismo. i,; in questo sta lontana. L'equilibrio consiste in una succes il carattere diffe1·enzialcdelle elezioni ,lei 1923 in sirme di c,0ntinui mai interr1Jtti perfeziona- confronto di quelle del 19 22: i partiti erano già mE'-nl1,attraverso ad oscillazioni, le quali at- distinti; ora si è già tornati am·hc alla trn.clizionc tribuiscono lrc vittr,ria ùra a questa, r,ra a degli appelli al JY.i0;esu una o due, questioni ben quella d(•lle fo1·ze r,ontrastanti. La gir,ia dr,I determinate,. &0101whèlo stato d'animo del publavoro, per l'operaio e della vittoria per l'im- b1ko, per quel che se ne poteva giu'.dicare, rimapr~ndiv,re. sta anr:he nel pericolr, di per- 11cm qudlo dd 1922; il pac,.sccontinuava a d0;iclerr le posizioni conquistate e nel piacere 1k4·arc ,--,;cmialmcs1t<ctranquillità; e quindi si deli<J sfrirzo che si deve compier<· fJ&r difen- ,cntl s11biu che la decisione ministeriale andava rlf:rle prima e per C/Jnquistare f->< 1i nuovo l-er- cr.,ntro que.-;ta aspirazione c:ol risol1c:vare una <lc:.llc: reno. Tolyasi il pericolo, cessi 11 combatti- qu~stinni piu contnm:.-rsc; il mondo degli affari mtnlr1 é la :zioia del vivere, dd pos.sr:d,·r-é, -.i rin·lù tosto perturbatissimo; da tutte k: parti deJ lavorare dh'"tnla diversa da quella ctrn c·<;mindò a s,,lk::v.ar"i 1m'o11<la rli-protesta contro è serr1brata gioia vera a::rli uornini da1la r·j.. l'id<=a ,li t::asarc: il c-iho f,<:r a(-<·1.·11hrnrela prcfe:- VfJliJZiom::rr-à:nc&se in po( ~on che la (( quie- renza ai prodotti dei Dominions; Haldwin dovétk te,, di chi non <Jesider" nulla fuorch1; ;roder(• tosto impcgnani a far t<'<OC'l.ionc per il grano, la quel r·he si possiede non possa. essere anche c-arn<:,le uo\·a1 il hurn,, il formagg-io <: co<;ìriduun ideale e che la sua attuazione non ·ia reva a hcn pr,co 1" l"·omc,sse di l"·dc-rcnza, che non potevanc, e...i.,(•re;~t.anzhli eh<; .,(:: si esclubella. Ho descritto in un capitr,Jr, di qu<,~t,, dernno la rnrne e il g-ra1westero. E d'altra parte libro la vita felice del lazzarone napoletano col far quc-ste eccezioni egli scontentava anche, i nel m€r:ivig-liù50 secolo XVHI eh<, fu dav- prnduttori ,!i f{rano in;.:I,-sie anche più allarmava vero l'età dell'oro della cr,ntentezza di vive- le ind11,trie di c.,port;,,,ionc, che ,i se1Yono di r~. del buon g-usf.o, della tolleranza e dell'a- molti manufatti esteri importati come cli loro mabihtà: PnrtToppp la natui-a umana e OO· (,maÙie prime. l': ad .\squith non c-ra difficile il mettere subito il dito st1l sofisma cli curar la disoccupazione col protezionismo; il 90 per cento dei disoccupati appartiene .ad inclttstrie che sono in cd.si pe,·chè il consumatore este.~·o uo11 può compmr,e ; la p1·otezione accreséerebbe ulteriormente la disoccupazione in queste industrie. Il lagnarsi' clell'iruportazione e della concorrenza estera era ricUco1o: nel r913, anno di massima importazione, la clisoccupa,done fu appena del due per -c~nto; e dal 1913 al 1922, uonosta.nte la crisi mondiale, la quota .. parte del comrrl'ercio inglese nel com.merci.o mondi.aie si era eleYata dal 13 al 17 per cento. Dunque la diagnosi protezionista era errone,a; dopo la guerra il libero scambio era non· menç ma più necessario alla Gran Brettagn.a. Con questo cliscor~o cli _-\squith a Dewsbury la lotta era ineluttabilmente ,·inta. Frattanto Lloy~ George arrivava dal1'America e la scissione tra i liberali spari va per inçanto. :\ Glasgow e a Londra vari giornali consei·vatori si pronu~ciavauo peL libero scambio; altri criticavano Baldwin perchè aYcva cli Jatto, con le conce..~ionj su111.menz.iona..te,ridotta a zero la preferenza imperi.:'1.le;altri chiedevano che d p'impeg11asse a non proporre un bilancio protezionista senza sottoporlo a.I refere11dw111. 111b.reve: la prote7,ione creò il caos nel campo conservatore; e subito apparve prevalente _i1 prognostico che il Governo non avrebbe ottenuta una 11rnggiora11z..:1. sufficiente per la riYolttzione fiscale o che 11011ne avrebbe antta affatto; che con ogni probabilità non si sarebbe avuto nel nuo- ,.-o Parlamento alcun partito in maggioranza assoìuta, indipendente, di governo, e che tr.a pochi mesi si sarebbe dovuto di bel 11uovo appellarsi al paese. Il risultato delle- clezio.ni ha più che confe·- mato questi prognostici nel senso eh-e anelò. di gra.11 lunga più lll là d'ogni ottimistica profe7.ia. Il lVIinistero ·che aveva So seggi cli maggioranza 11e 1.tSci in n1inora11za di 9S e con 7 dei suoi membri trombati. Lasciamo parlare le cifre : 1922 1923 Votanti 14.040.000 14. 186.òoo Conservat~ri 5.3Sq.ooo 5.35.9000 Liberali 4.1o6.ooo 4.251.000 Laburisti 4.~02.000 4.348.000 Sommando i voti liberali e labUJisti si ha l 'ammontare del Yoto antiprotezlonista, cioè 8.599.000, ossia una maggioranza assoluta cli 3.240.000 voti; maggioranza anche più eloquentemente commentata dal fatto che solo in 26 collegi si ebbero mag .. gi'oranze protezioniste assolute. D'altra pru:te som,maudo i voti liberali e conservatori si ha l'ammontare del voto avve.rso alla leva sul capitale propugnata da-i laburisti; ossia 9.610.000, cioè una maggiora117...a assoluta di , ::;.362.000.Il :verdetto eletlorale è quindi una condanna ad: un tempo del tariffismo e della panacea laburista e di questa anche. più di quello. Se si esru1tinailo i seggi parlamentari• toccati ai vari paa-titi, 1a risultanza è poco diversa e dovuta interamente a.1 fatto che l''assenza. nell'attuale legge· elettorale inglese del voto preferenziale o clell:a rappresentanza" proporzionale ba permesso che vi fossero circa 250 elezioni con tre candidati, in 1noltissi1ni dei quali è riuscito eletto llll candi.dato che rappresenta solo una illlnoranza dei ,·otanti. Composizio-ne del nuo'VO Pa:rlume,i.to. Seggi effottiw1ment". co.uquieto.t.i f• Conserva.ton 253 ' Liberali 151 Seggi spettanti a ogni partito se vigesse ,a rappr. proporzionule 226 179 Laburisti 192 183 Queste cifre non sono rigorosamente definitive, ma non possouo essere sostanzialmente modificate nella loro portata dai risultati ancor non giunti. Esse sono itnportanti perchè 'mostrano ' che da ogui 1 ifonna della legge elettorale in senso più razionale che si introdu~ prima delle nuove elezioni i liberali sono i destinati a trarre maggior vantaggio. ~elle attua.li elezioni essi hanno indubbiamente sofferto, cli fronte ai consen·atori p1-opugnanti la protezione e di fronte ai labw·isti pmpugnanti la leva sul capitale, dello svantag~ gio rli cui soffre un medieo onesto che raccomanda di stare a dieta di fronte a dtte ciarlatani che proclamano di avere la ricetta per tutti i mali. 11 combattere le illusioni prctezionisle e socialistei l'esporre cioè.-i diretti ùi sistemi cli ctL.iscnw a pri1n., vh,ta \'i:-;ibili solo i vantaggi immediati è opera molto più difficile e meno rimunerativn che il criticare il libero scan1bio, che non pretende d'essere il rimedio per tntti i mali, ma solo di esc;;ere migliore e mc:110 doloroso per la società, alla lunga, che le altre clu.e ricdte:. Queste: ('ifr<:. dicono chiaro che il paese ha detto <"hc·la solu7ione de:l prohlcm'.1 della disoccupazione: non pnò nò deve essere cercato in qunlsiasi varietà rli protezionismo - reciprocità, prcferc:n;,,a imperiale, protezione del merc-ato intc1·- no, e-e-e. e nemmeno in alcllna le,·a del C"apilalc:, ma 111 altre dirctth·c, ehe sono quelle che , liberali <· i 1.ahuristi hnnno i11 com111w in qll(.:- slio11i i11tl-r11c.·e in qm:lh., <·he hanno in com11n<.' in que:--tioni c..;,kre anche {·oi J:i1'1 i11klli_gd!l. e mo<lc.-•·rnitra i consc:rvato1·i. E~i <li<-onoche l '.:1ttuak- \'ilt.ori-1 lihcri-.t.:1. (.' anclH più dccisi\·a di quelle <lei 1906e ,I<-1 1910 perchè gli aumenti i11 ,·oti e: in scg-g-i dei laburisti, col dimostrare che v'l- una g-ra11 parte: del pa<;se eh<.:ha non paui-::t clella le:va 111capiLllc:1 pc1· quanto remota e problem..atica, ma, dc-1 pe:rkolo tariffista, mostrano anche che il t.-1lismnno tariffista ha cessato di f>OSSe<.krla \'irtù di scongiurn.rc il pr>:1'1cololahttrista. ed anzi dirctta1ncnt.c: lo pronx::a. l\!a le dfre da noi ri1,01i.atc richiamano la nostra atten:r,ione anche SLt .cli nn altro aspetto dèl verdetto elettorale : per la prima ,·olta nella storia parlamentare inglese non c'è un solo _partito che possegga una maggioranza.._ indipendente di governo, ognuno dei tre partiti, incluso il consen:atore cbe resta il più forte, non potrebbe comporre un. Gabinetto che se certo almeno dell'appoggio <li 1tno degli altri due; e nondin1e110 nessuno vu0le mia coalizione, ossia la _pa..r:tec-ipazione cli uoinini suo~ a un Gabinetto in cui entri.no uomini di altro partito. Il Te<:ente c6alizionis{uo irrita ancora le narici di tutti; si sente che presit.a.rsi al coalizion.ismo è commettere suicidio; chi più saprà resistere alla tentaz,ione e più saprà aspettare trionferà d~gli altri. Eppure occon·e bene che qualcuuo governi, rifonn.i la legge elettorale, facda apPro,·ase il bilancio e indica, forse in giugno o luglio, le nuove elezioni. Le cifre date dei seggi che aspetterebbero ad· ogni partito i Ili regime d-i rappresentanza proporzionale mostrauo che ancùe con questo regime il problema del come evitare una coalizione rimarrebbe tale e qu.ale. 11 cl.1Ssicodualismo dei partiti ha, almeno 'per un buon pezw, ceduto il posto al triadismo; non è solo la l.egge elettorale che va modificata; va mo•àificato pure il concetto dei rapporti ed obblighi reciproci tra' Governo eil opposizione. Intanto una cosa è 'certa: con la ehmi~ioue del prote,.jo11ismo dal progrn.mma del pa1-tito conservatore e con la sconfitta <leg'li elementi di questo che impedi\·ano a Lord Curzon di a...,;;.s.umere di fronte alla Francia. un atteggiamento più risoluto 1 la politica estera inglese, pur se fino alle future elezioni in mano ai conservatori., sarà anche priù di prim.a intesa· a fare de1la Lega delle Nazioni e delle idee cli cui questa è simbolo, il pernio -delle proprie operazioni in Europa. Poinc~ré e i suoi imitatori cou6uentali dev~ono prepararsi ad avere ossa più dure da rodere. E ciò sarà anche più vero nell'ipotesi cl \m Governo liberale. specie se tacitamente appoggiato dai labwristi e sopratutto se, come tutto fa prevedere probabilissimo, esso avesse a vi'I.1cere le future elezioni. Ora che il pericolo tariftista. è eliminato per una generazione afanen91 il problema delle pross-ime elezioni sarà quel1o di spacciare il partito laburista trovando una alternati va. al suo feticcio della leva sul capitale. Tale alternati,·a non può uon essere costosa, non può venire dai conservat6ri alle cui spese dovrà farsi; 11011 potrà venire che dai liberali! ~he sono in Inghilterra i più dotati di genialità finanziaria. Se essi avessero a proporre un bilancio, che fosse la sola alternativa, anche pei consen·atori, all'avvento al potere dei laburisti, essi avrebbero ogni probabilità di ridiventare il partito più forte. I laburisti hanno fatto il 1oro m.:,ssimo sforw; moltissimi tra i loro guadagni sono dovuti, come si accennò, all'imperfetta legge elettorale; molti sono dovuti al fascino che sempre esercita un partito che ancor non sa. le' responsabilità, le tentazi01ii 1 e le perversioni che vengono dal potere. Il loro partito è poverissimo di capacità cli governo; sru·ebbe facilmente alle prese con la burocrazia cli cui sarebbe facilmente la vittima; sarebbe il più timido e pruralitico dei partiti al governo; oscillerebbe tra la timidezza e l 'impulsh,ità e prestissimo si rivelerebbe Ul.1a coalizione di el~enti eterogenei che al primo urto con grn.- vi problemi si sfascierebbe in vari gruppi trascinando nella sua crisi il governo emerso dal suo seno. Un paese come l'Inghilterra, cui è essenziale un grande cotnmercio di esporta;:ione; cui è essenziale la più vigorosa ed elastica ini.zia.rtiva privata; cui (: essenziale il massimv credito nella sua vita conunercia.le e finanziaria, non potrebbe tollerare a lungo un governo di labttristi, a meno che in pratica sa:pesse funziouare non dh·ersameute da un go,·emo di liberali o cli conservat.cri; nel qual caso esso spegnerebbe gli entusiasmi che l 'a ,·rebbe.ro reso possibile. La bancarotta dei consen·atori, che, risolta ìa questione :irlandese, e l'eterogeneità, l 'iuespenenza, da parte dei laburisti dell'inacleguatc,,::za delle loro ricette ~tn_plicisle pei mali d'un.a complc.ssa e clelicala socict3 industriale moderna, cooperano egualmente a non lasciare altra ,ia d'uscita, oggi o fra sei mesi, che il ritorno alla tnu.lizionc liberale rin,·igorita dal 11110\·o pensiero ricostrutti,·o 11clr111anchesteria110. Qul·-.ta la portata clelle elezioni de:\ 6 dicemhn.:'. I 11 <.-c11lrnstol'OI l'Olltincute in cnì la realtà l· più che· mai c;1raUcrizzata dal ritorno al nazionalismo e al militaris1no pilt e.sa~perato e hrutale e iu cui le libere is.titttzioni crollaJ.10 c. :,;ono apc.-1t.amcntc dileggiate da legioni d'.i111.bedlli, l'lng-hilt.cn·a ha dato ancora ima YOlta l'e- ~mpio dc.·lla maturità politica e dell 'indipendenza cli spiiito clel sno popolo col respingere l'att.a.c.·copiù fo1miclabilc fin qui lancialo al libero sean_1bio, n<.:lmomento che fin qui fu più favorc.-\•olc alla riuscita dell'attacco m(•dcsimo. l'n p<,polo c-hc.:-;a -.u di una. questione complessa l'omc la fi:--cale, i11 un'ora tanto buia, infliggere al suo Co,·erno una. l<.:zio11c ome- quella inflitta :1 lfaldwin dà con <.'iù stesso la mig-liorc ·aelh: spic:g-.azioni e delle giustificazioni del post.o che <.:s:;oha tH:lla stoda e nel mondo e delle spe1·anzc c: cklle attese che in ogni part<· d'Etll"OJ¼'l si ripongono llcll'op~ra s11:i e nel suo l:Sempio per la re-st.aurnzione dello spi1·it.o cli pace tra le get1ti e clel se:-nso del dirilt.o nei loro rapporti reciprnci. lu Inghilterra almeno il 1.ibcrali.sm.o resta l'anima della vita pLtbblica. e nessuna cos<•ienza L· L.'1ntoabbi<:tt..a da bestemmiare la libertà. A~c1-:r,o CREsPr.

LA RIVOLUZIONÉ ttBERALE LAPOLITICA S OLASTICA DELFASCISMO pseudo classicismo anche le correnti marginali del pr6letariato e della borghesia, togliendo per contro ogni diritto e ogni possibilità anche <li vita sp-irituale autonoma, agli elementi o più un1.ili o pili renitenti <li quel proletariato e di riuella borghesia. E riforma, ho eletto, più regionalistica che 1iazio11ale 1 perchè l'idea di bandire una simile crociata scolastica contro quel tal ceto socialc 1 non poteva mai venire in mente a<l. un uomo del Norcl o del centro <l'Jtalh, dove la difTe,·enza fra la clientela della scuola media clas,;ica e quella cieli.a scuola media tecnico-profes::.ionale è, i11somm.a, n1eno prof911da e sensibile, e dove la nece.,:.sità ili una scuo.la media tecni• co-professionalc (; più sentita, ma poteva nascere solamente nella testa di un uomo del me;,;;,..odJ, per cui l'unica scuola che meriti il nome dj scu.ola è il ri1rnasio-li<:eo, la scuola per galant,uomint, me11tre tulle le altre scuole me<l.ie, tecniche, mar gistrali, C<'C., 11611 sono che importazioni estere, superfetazioni non rispondenti alle esigenze social i ed economiche e spirituali cli quei paesi, cou vegni di scugnizzi e di picciotti ribaldi e screanzati, non L,tituti di istruzione. La scuola dei galantuomini l difensori ragionevoli della riforma Gentile i(dicendo « riforma 9"entile » intendiamo • rifot·- m_adella sc:uola tne<Lla », che è dell'opera del mi111stro fascista della I'. I. la pa,·te essenziale) ~~ndo,_ eh fr~nte ag-li ,irgom.enti degli oppositon rag1one,·oli, clevo110pur riconoscere la realtà -e_la qttantità dei cla1rni che l'esecu.z-ione cli essa nfonna _lw recati alla scuola, si rivalgono poi sempre ncorrcucl.o al grande: a1·gomento d~Ua u organicità• d.i essa riforma. Anche Benedetto Croce, nella già citata lettera al Giornale d/Jtalia adduce,·a a dif~t dell'opera del Gentile, com; argomento principale, appunto questo: « m.ercè J'opera <}el Gentile si ha. ora .. w 1 oHliuamC1ito ~!~~o, raziona.le, coerente... il quale ... è bc11e piantato,. c~pace di SYolginieuto •· Voglia1no vedere ogg, ;n che cosa consista L..'l salcleza.z e la Cùércnza dell'edificio scolasLico 01· ora creato dal fasci:-mo, e ,·ogliamo precisare quale sia il concetto « razionale» da cui sono stati gttidati i costruttori di tale e<lificio. Pe~ quant~ concenie la scuola media italiana., lo e stato cli fatto», -quale s'era venuto costituendo presso cli uol dopo la legge Casati. e in n:~lo occasionale» e <t so\·ente sotto lo stimolo di interessi che non erano 11è cli educazione nè di istruzione l', era, insomma, il seguente: una scuola cou latino prepa.ratoria ali.a unive1·sità (gimta::.io-liceo) e m1a scuola. senza latino O re tecnica n, iu pa.rte e media• o preparatoria all'U11iver~ità, in parte fine a se stessa e professionale. Caratte1·istica di questa seconda « branca » era l 'esi~te1v..a di u.na scuola inferiore un.ica (1 'antì.ca tecnica), da cui si poteYa accedere o alle sezioni professionaE dell'istituto tecnico, o.alla nonnaJe, o, med.iru1te la sezione fisico-m.atem.atica deLI'istituto tecnico, all'Università. La scuola media italiana era, co111edel resto tutte le istituzioni cli tutti gli stati, in « crisi ll : --i m~li di cni soffriva ora in Italia, come ieri in Fra1_1cia, come duemila anni fa in Roma, eran parecchi : difetti di ordinamenti e cli metodi vizi cli uomlui, malanni cti tempi. Naturalment; questi mali eran più gravi 1 per la. scuola dii tipo tecnico, più receut.e di origine, p1ù povera di .esperien.za didattica, invasa dalla « gente nuova », più aderente e più soggetta alla realtà dei tempi o più buon.i o meno bÙoni; difetto massimo1 di questa scuola, sorta e.on intendimenti di ({realità » e dì ~cismo, era quello di aver via via sm.a.Trito gran parte del suo realismo e del .suo tecnicismo per tornare al tipo della , scuola cli coltura generale- a prevalenza. Jetteraria :o. Data la malattia della scuola media è naturale. che ci fossero dell'inferma i medici e per l'infermità le ricette. Gran fervore di discussione in- ·torno alla riforma della sèttola media'. in Italia vi fu negli anni così tipicamente riformatori del -p,focipio del secolo (r902-i°9o6) : àOCÙmenti j}iù notevoli: di q,ieg-E studi e di quelle ~scussioni gh att, dei ccngress1 della Federazione degli insegnanti medi, il volume Galletti e Salvemini .sulla Riforma della scuola media e i due volumi _della. Commissioi;,e Reale per detta riforma. In quelle discussioni s'eran delineate du'e correnti più lltDportanti, con c:i.asC'U.tia un suo tipo di Scuo. 1a media riformata : una corrente, che qui chiameremo Salveminiana, il cui po5tuJato fondamentale era quello dell'esistenza di duè tiJ}i di scuola 1nedla: uno quello tradizionale del liceo-ginnasio classico, l'altro quello d'un ginnasio-Iièeo motler- -no e scientifico, avvianti entram.bi, a pari Writ- •to, all'Università; l'altra corrente, g.nella della Commissione Reale o anche della Minerva la quale tendeva a riS0l vere il problema della s:O-U.o1a l)ledia con l'istituzione della famosa scuola -unica inferiore seMia latino, con ulteriori di.ra- --mazioni in liceo classieo, moderno, scientifico, corsi professionali eC'C. Motivo comune ai due disegni era, fra gli al- •tri, quello della necessità di creare, a~anto alla scuola n1edia vera e propria, una g:ran quantità e varietà di scuole « reali » e «tecniche». Preoccupazione costante dei o: riformatori », particolar- ·meute di quelli che facevan capo al Salvemini, -era questa : che la riforma della scuola media era anche e sovratutto 1u1a questione fina117Jarfa., e ··che t: non si dovevan fare 1nai le nozze coi fichi sec-chi .,_ Poi, a poco a poco, quell'ansia di riforme s'era qnctata; volumi ed attl era11 JJ3ssati nelle biblio1:eche e negli archivi: altre questioni aveva.no attirato 1'attenzione dei professori e degli studosi, e adagio adagio s'em venuta forma.udo l'opinione che il i;:n.igliornmento della séuola media non si dovesse attendere dalla attuazione di questo o· qu.el djsegno, « coerente, saldo, razionale» di riforme, ma piuttosto dal miglioramento degli uo- - mini.: insegnanti, che si Yolevan più ·colti, scolar.i, che. volevano più scelti; e sopratutto dalla ·tt1teia della scuola contro il peticolo che si vedeva sempre più incalz.:inte, del suo « imburocratichim.euto lJ, del suo tr.asform.ismo da scuola in « ufficio li, cla IBtitnto di eclucazioJ1e in « am1uinistrazione )J. Negli anni immedi.ata1nente antecedenti alla guerra e 11egLianni della gnena e in quelli del dopoguerra, questa ter1.a. corrente accennava a p1·evalere, almeno nel mondo della cultura supe- , riore, e la questione della « ·riform.a d'ella scuola » s'era mutata in quell'altra, più vasta, più alta, deUa « libe1ti( della scu.ol.a ,. Il primo tentativo - dav,·ero serio, coerente, saldo - di rinnovare in questo :,è.uso la sc1lola italiana e cti « indiiriz7.ada alJ.rinvigorimento del pensiero, del carattere c dell:c culbtu'a italiana ,, fu quello fatto dal Croce cou l'appoggio di Giolitti e cU Don Stu.rzo, d~l quale tentativo il pregio sommo era quello <.hnon proporre nessun vasto e « ra;,..ioll.ale,, sistema di rifor·me, ma <li operare empiricamente, <llla liberale, suJla realtà, magari irrazionale, ma ,·iva e concreta, della scuola italiana esistente. L'opera del Croce fu fnL5t1·.ata, più che dalla resistet1za cl.elle democrazie e delle • classi 11 professon1 li e studentesche, da errori di tattica del m.inistro e dallo scioglimento della camera de1ib~rato nella prima,·cra del '2r, dal Giolitti: dopo <.liallora in Italia, per la ribellione delle classj dirigenti ai risllltati delle elczio·ni. del '21, uon ci fu p,iù 11ègoverno nè azione legislatrice, fin.chè \·euue la mai·c--iastt Rom.a, cd il governo fascista. Col fascismo al potere s-i chiude - o s'interr01npe - il ciclo cli esperienze di governo liberale, tentate da Nitti e da Giolitti delle quali esperienze le più not;voli erano stat~ quelle della proporzionale e della riforma Croce, e si torna a.i·« piani 01·ga11iC1e razionai.i di riforme», al progetl"'ismo astratto e giacobino, del quale « riformismo progettista ,, uno dei documenti più insigni è appunto quello che si chiama. « la. riforma Gentile della scuola media». .~ La quale rifopna, se non ha tenuto conto come s'è dimostrato, della vivente realtà scola~tica italiana, e se non ha tenuto conto nemm.eno delle condizioni finanziarie ed economiche dell'ItaJia ùel dopogueJTa, più inadatte che mai ad esperienze di riforme vaste e rncUcali, tanto meno ha . tenuto c:outo degli studi e del.le discu.~sioui avvenute sulla questione della riforma,s'èolastica, nell'ttltimo venteumio. L'ideatore della riforma, aObandonato francamente l'indirizzo liberale ed e:mpi•rico rappresentato dal Croce:, è tornato, come s'è detto, all 'jndirizzo « riformistico_• già prevalente nei primi anni del secolo, ma, trascurando tutti i piani cli riforn1e organiche allora escogitati, ne amma.i1uiva uno suo proprio, la cui idea centrale, e qui ne è ·1a maggior sfugolarità,_ non è nè filosofica, nè nazionale, ma è propriamente sociale e regional'istica. ti sen. Gentile nelL'tdeare e nell'attuare la sua riforma dke di aver perseguito fra gl-i alt1i e sopra gli.altri questo ~copo: cli ridurre il numero dei lau1reati, dei licenziati, degli abilitati, che la scuo~ del « ve<:chio regiine n ogni anno metteva in circolazione. Anche la riforma Croce mirava espressamente a questo s<;:opo; m~ il Croce nel1'attuare praticamente il suo proposito, tendeva a contrarre im.~ialmente il numero di tutte le scuole di Stato, di qua.1,;,,,que tipo esse si fossero: anzi, avendo il Croce posto come criterio e.li questa sop~ressione il critedo della popolazione scolastica, ed essendo gli istituti scarsamente frequentati quasi tll.tti gini:_iasi e licei, all'atto pratk,o la SC1J,olaP,iù sacrificata \la quella riforma veniva ad essete fa scllola. classica, cioè I.a scuola delle classi più agiate, ciÒè appunto il congegno essenziale della fabbrica governati va dei laureati; meno disturbate i11vece, o non disturbate affatto erano le altre scuoi~ (tecniclie, istituti, normali) protétte contto l'a minacciata riduzione quantitativa appunto cta,Ua -Jorq, quasi sen1pre, esuberante popolazi~ne ~1:astica, e frequentate, c01ne Ognuno sa, ·d:ai figli della minu.ta boighesia, •e del nostro j>roletariato più elétto. La riforma ·Gentile invece, generosissima, come abbia.rii clin1ostrat6, verso la scuola classica, la scuola nwjorum. genti,u.m., è stata addi-rittlll·a feroce rontro· la scuola della piccola e della povera gente. Pe.r eSSa i ginnasi licei regi con cin- ,que, tre, zero al~ll11i per •classe, situati a venti, dodici, sette chilometri di ferrovia da altre sedi di ginnasi~licei, sono stati rispettati o, tutti o quasi tutti; p<::ressa a città secondarie, dove era già di troppo nu liceo classico, è stato regalato 1 anche un liceo scientifico; per essa le classi e i corsi dei' ghrnasi licei sono stati, oome s'è visto, comp,lessivameu.te anm.e;1tati cli numero così nel, le grandi come nelle meclie città; m,a per essa riforma. la scuola tee11ica è stata privata del priviregio di dar accesso alle scuole medie superiori; per essa le normali sono state ridotte da 153 a 87; per essa sono stati ridotti di pum.ero, cli sezioni, di corsi e di cl.assi gli istituti tecn.ici, niente affatto numerosi in Jt'alia·, sebbene quasi tutti pletorici; per la riforma Gentile i11sotJ1JTiam, entre i figli e le figlie dei gol.a.ntu.oniini d'Italia hanno trovato oosto, •tutti o quasi, assai comodamente nelle scu~Ìe fatte per loro, i figli invece dei piccoli esercenti, dei contacl-ini rinciviLiti, degli .operai p:iù scelti, sono sta.ti - a migliaia e migliaia - esdus~ rlalle scuole di stat'o, divenute d'ru1 tratto ....,_solo per loro, specialmente per loro - anguste ed inospitali. E per i superstiti figli di questi u: artisti >) e « maestri » e « cafoni >1, ostinati avoler freqLLentare la scuola .governativa, lo Stato fascista ha foggiato Ltna scuola, 1a quale fosse quanto più possibile uguale ~Ila. scuola dei « gal.antu01nin~ », che avesse il latino come quella,, la filosofia come quc:lla, Plutar.co come quella, Virgilio· come quella, it signor Preside c01ne quella, e che fosse cosl in graclo di « 1imanjzzare. », cli « 111gentilire », dj « g-abnt_uomi11i.zzare » anche i r·ozzi e selvatici figli dei ca{oni. Sociàle dunque la. riforma Gentile più che politica: cioè rivolta a. favorire •più ttna classe che l'altra., anzi, in tma. classe, più una categoria che un'altra.: e, se politica, uou conservatrice n'è ta.ntori1-eno aristocratica, ma piuttosto democratica, cli qnella pa•rticolar clemocrazia. 11:a;,..ionalfascista., per cui si vuole <l'i botto e a forza inalveare nel letto del_ naziona)ismo, dell'idealismo e° de)lo Ma la 'questione impostata com.e l'ha impos-tata il sen. Gentile è;; male impostata, e, quindi, peggio risolta. Anzitutto(; - con licenza - ingenuo credere che la crisi della so-vraproduzione dei laureati, diplomati, ecc. la si possa risolvere con u11ariforma scolastica. Ci sono in Italia tropp,i avvocati, tropp1 ingegneri, troppi ragionieri: è vedssimo, ma ci sono anche in Italia troppe. modi•stC', troppi fruttivendoli, troppi bar, troppi macellai, e così via; e quest'altra crisi di sovrair produzione, non meno grave di quell'alt-ra, nessuno pensa sul serio di risolverla p. es. - con una sospensione ài concessioni d'esercizio: questa crisi 1a si potrà risolvere solamente con fa- ~-orire l'incremento delle industrie, dei commerci, dell 'agricoltuira, la si potrà risolvere solamente con Parricchire l'Italia. E non. è a credere che per la.,crisi degli ingegneri e' dei ragionieri il rimedio sia diverso. C'era, se mai, un mudo di sfollare un poco le scuole medie ed università, riducendo il numero degli aspiranti ai diplomi, e questo era quello di stabilire con legge che p~r adire agli •impieghi pubblici non occorresse nè laurea., nè di.p·1oma.,nè licenza, ma bastasse l'esame orale e scritto di ammissione; ma invece, 'proprio ieri l'altro, nel Regio Decreto rr Novembre 1923, .n. 2395, sul1' ordinamento gerarchico dell'Amministrazione dello Stato, all'art. 16, è stato di -nuovo sol~llemente posto il J}rincipio che , per l 'ammissi&e agli impieghi è richiesto o il diploma, o la laurea, o il titolo equipollente, o la licenza d'istituto medio di sec6udo grli.do, o quella di scuola me- <lla inferiore, o alcu.no dei corrispondenti d:iplmni a tennini <f:eldecreto 6 Nlaggto 1923, cioè della l'egge Gentile sulla riforma della scuola media. In secondo luogo," il sen. Gentile non ha. tenuto presente che tutta l'Italia non è mezzodì-, e che tutto il mezwdi non è... Castelvetrano : ali 'atto pratico è successo che la. piccola bbrghesia milanese e lombanla, se,,oU.ita tosto da qutlla del resto d'Italia, è illSOrt:a contro la « serrata » delle sue scuole, e, a poco a poco, ·questa parte della riforma è. stata limata e corrosa e sgretolaµ: oggi era la c~nservazione sino a consutoa.zione. delle magistrali « soppresse ,,, douia.ni era la concessione d'un secc,ndo istituto tecnico a Ma.lano, d"un istituto tecnico a Lodi o a Legnano, domani l'altro erano i decreti per cui si mettevan fuori i corsi parralleli aggiu,nti per istituti te~ici prima tenuti in serbo; .fìuchè venne, con ·l'estensione del corso pop_ola.-efino alfa. ottava e con la concessione dei corsi integratori alle complementari,. ùt reintegrazione vera e propria. dell'antica -tecnica nella sua funzione e dign,ità di scuola unicp. preparatoria ai corsi medi superiori. In appresso i figli dei a: cafo~i n, insieme con i loro insegnanti, provvederanno loro a far giuistizia pnche del latino, altro ostacolo che il sen. Gentile aveva lord buttato fra le gambe per impedirli nel loro fatale andare verso il «titolo». E così nella lotta ingaggiata in margine al fascismo fra iil ministro sicilia~o e la nrinuta. borghesia del Nord, chi avrà vinto in definitiva, sarà quest'ultima, e chi. sarà stato svalutato come uomo p~litico, come,..« reali7,zatore », sarà -in ultima- -istanza i.1 sen. Gentile. In questa lotta noialtr.i, che prnre vedevru110 di buon 6cchio la « chiusu.ra dei ruoli )) nella scuola media cli Stato, n'on abbiamo potu.to sostenere il Gentile, anzitutto per q,uella tale pregiulliziale liberale, e poi perchè la « serrata » noi la volevamo di tutte le scnole: meclie e non di ·una piuttosto che d'nn'altra; e in ogni éaso, secondo noi, se rigna.nli si dovevano usare, _questi doYeva110 essei·· riserbati pi,uttosto per la scuola che serviva a11a povera gente che non per quella frequentata dai ricchi, piu.ttosto per la scuola tenica e mod~nia che non per la scnola clisinteressat:"1-e c..L.~sic.:1.. r.ra· a.uche per altre ragioni uoi sianlO profonclame11te- ostili a.ll'a dfonna Gentile. Per noi, che in fondo si.au10 i $Oli aLLtentici « militaristi )> in Italia,, vi devono e&:;ere nel nostro, come negli altri paesi, tre tipi di sct1ole: la scuola per soldati, che f.: la clen1<.~11ta1·pcopolai-e, la :,;énola per nffi.clali, che è la media e la universitaria, e la, scuola per sottufficiali, eh€:.è la me<J.ia t~1Jic.a e professionaJe: cercare ora quale sia de1le tre scnol.e la p-iù importante (; inutile: certo si è c;he la terza, quella per :;ottnfficiali, quella tec11icoprofessio11ale, quella per. la minuta borghesia ~ per il proleta.riato sceHo, uon è, nell'It2.lia odiei·R na, la scuola che meriti 1a 111~noreattenzione: la 163 crisi di Capo-retto è stata anche, se non specialmente, la crisi dei graduati di truppa. e dei sergenti ; la stabilità della nostra vita sociale ed economica è raccomandata specialmc.--nte alla costituzione ed educazione di una bu.ona categoria di sottufficiali civili, maestri, esperti di aziende indu_striali e agricole, capi operai, operai qualifica.ti, impk-gati d'ordine, ecc.; l'antica scuola tee- a nka, le sezioni profe.-,sionali dell'istituto tecnico, la scuola. normale dovevano sc.--rvire appunto a ,formare questi sergenti e questi caporali: se queste scuole non a.'601vevano bene il compito pe:r cui erano state create dal k-gislator-= liberale circa jO anni fa, questo era dovuto al fatto eh.e tali S<.11oleavevano visto obliterarsi il loro carattere tecnico e professionale e col prevalere della e: coltura generale_. eran divenute delli?copie, del!~ brutte copie, della scuola umanistica disintcr_es.sata; rifonnarle voleva dire ricondurJe ai loro fini primitivi, rimettere allo scoperto il loro carattere professionale, cli.flerenziarle dalla scuola cli colJurn; la riforma Gentile ba fatto tutto l'opposto: la riforma < ~uisitamente fascista , anche qui ha accelerato e portato alle ultime sue conseguenze il processo già iniµa.to ne-pi anni antecedenti, C>'l ha definitivamente e COIDJ}letamente assimilato la scuola media tecnico-p,:ofessionale al.I.a scuola cla-.c,;ica disinteressata· cioè ha soppresso, in defi.nitiva, la scuola per ca~ parali e per sottufficiali; per questi graduafi di truppa e per questi sergenti, dopo I.a riforma Gentile, non dovrebbe restare altra alternativa che di retrocedere- a sol.da.ti semplici o di salire a ufficiali : il mezzodi, che non dà sottufficiali o ne dà pochissimi, potrà forse accontentarsi cli ciò; il KorcL d'Italia non può accontentar.sene e non se ne accontenta di fatto. Ancora una e poi ho finito. :,foi, che, con tutta la nostra de:moc:razia, sia.mo for:se i soli autentici ari.st.ocmtici che ancora !tirino per l'Italia, siamo offesi dalla riforma &ella < scuola per galantuomini •• perch.è per essa \d.ene divulgato, viene e: democratizzato • quello che formava per noi la quintessenza aeiJa. scuola aristocratica, cioè l'insegnamento del latino. Per noi già troppa gente in Italia., prima del '22, studiava latino che non era degna di tanto onore, il fascismo ha alimentato di 12 x 5 volte il numero di questi aspiranti, pii). o meno coatti, ali.a nobiltà del qui-q=e•quod, con il che non si è rannobilita la scuola dei ragionieri ma sibbene si è raumiliata -la scuola dei dottori Può darsi che ai maestri elementari smaniosi di far .carriera pi.accia di essere pominati dottori in entrambe leggi : noi, nelle cui I case sempre e sono stati molti letterati• troviamo la cosa di assai cattivo 2"11sto e ci -Pare che in questo rinnovato mediC:vo sia tornato al mondo il marchese di Mombaldone che conferiva patenti anche... anche al somiero del· suo mugnaio. E noi che, co~ tutto il nostro classicismo, siamo dei pochi uomini mod<èTni sperduti per questa vetustissima Italia, sili.mo ancora dolenti eh~ la no:1°eili e: scuola per galantuomini » abbia SP3:2-za.toyia anche - guardate un po' dovè posiamo le nostre te.nerezze - anche la sezione fisicomateµ,atica de)l'i&ituto tecnico. La bontà o meno di u.na scuola. è tutta una cosa di didattica· e la didattica è .tutta una questione di tradizio~ e di esperienza : la scuola classica è da noi e in Francia superiore alla scuola moderna e scientifica specialmente perchè ha al proj}rio atti;o una tradizione didattica non secolare ma millenaria· però in q~esh., se<:oloe mezzo in Europa, in q_u: sto cinquantennio in Italia, anche. la scuola scientifica e mod~ si veniva cr~ a poco à. poro, per tei:i-tati-vi e per esperienze, una sua tradizione didaftica, della quale anche in Italia già si avevan notevoli documenti in ìibri, studi, , testi, ben not?- a tutti gli studiosi di queste materie;' a poco a· poco anche da noi veniva sorgendo e assodandosi, accanto alla bimillenaria ;- scuola cla~sica, una \cuola media a base di scienze e di lingue moderne, la quale era pure la schietta e genuina rappresentante di quella non disprezzabile civiltà che, incominciata, se si vuo-- 1e,. col Galilei, non aveva ancora finito, se Dio vuole-?di portare i suoi frutti, e non aveva ancora detto la sua ultima parola. J;n Italia, paese malato di tabe umanistica e aédac_lemica, questa. scuola media poteva riuscire, per la creazione di nuovi ceti tecnici, preziosissimi; occorreva_ anche qui aiut,are questa scuola ad acquistare ed ~ e,ousen•are una pr-opria fìsionimi:11 occorre\·a favorirla cbu liberalità ed amore, accreditarla presso 1'opinione pubblica, anicchir~ la 'cli mezzi e Q.i uominL La riform~ Gentile, facendo sparire la sezione fisico-matematica degli istituti tecnici, ha schiantato dalle sue uon tenacissime radici la pianta ·nove.Ha di questa •&..;uolamoàen1a; il fascismo nella sua inettitudine a capjre uap.to è moderno, scientifico,, ind~striale, «capitalistico», ha faitto piaz.z.à pulita ·a,1quella che dove,·a essere nell'av- ,·e.nire la scuola specifica dei ~pitarii d'indu$tria e dei teqllci di stile,· e-vi ba pos~o inveC'e u·n doppione de1 liceo classico, a cui per irouia, ha posto il nome cti scientifico, « lucns a non /ucendo ». A.nche per questa ragione, noi che' siamo i sol.i Yerì -a1nici del capitalismo e dell'alto tecnicismo, ci dichiariamo ru1cora tma volta della rifor,rna Gentile decis1 nemici, augurandoci che venga ridotta, nel più breve tempo possibile, con l'aiuto òel terzo, del quarto e-clel quinto' stato, ad un 1;cordo e ad un cap.itolo di storia della scuola italiana. AUG...USTO l\fONTii. I •

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