La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 37 - 27 novembre 1923

LA RIVOLUZIONE LJBERALF GIUS'TINO FORì~UNATO è f;iulltino Fortunato dev'essere anzittttto llll si- ~.n~: a quel 111odoche possono esserci dei sig!101;1 anche da noi, in It.alia. Gentiluomo d'i proYBlCU\. 1 e padron dj lerre con cura di anime. La chiarezza istruttiva ed ornata dei suoi discorsi &nelle di 111.ateriafin.a11ziariao in altro modo tee~ lilfca, mi piace. Co111eil suo stile largo, riposato e'fiorito, e le sue citar .i.oni oraziane. Vorrei poter vedere da vicino le domestiche sedi e il pubblico f.,_mìgliare delle Società Operaie di Melfi di VL~ nosa., di Palazzo S. Gervasio, e dei co~uni cli Lavello e di l\luro Lucano, OYC egH si recava a _parlare, per poter degnamente raffigura.re, iulor- ».oa\la su_a.:figura, l'ambiente paesano e casalingo. 1 I'n 1 pohl1canli del suo tempo, per quanto fatto ~o d'onori, visse appartato e solitario : « profeta di scingure •, per forza di cose, e sebbeue e: C06lantemente lontano dalle ire di parte», costretto troppo spesso ad« an<lar contro corrente:». La politica, considerò in fondo sempre, e non a to1to, sfogo di passjoni, nonchè bn.1.tali morbose e torbide, stolte e vane. Onde chi vi partecipa deve, per 1iscattare la sua iu11ocew...a 1 proporsi ""comp;to di sinceiità spietata, di calmo e attento g-iudlzio, di rigorosa onestà. ~ell'onestà privala anzi egli vide, la difesa più stabile dell'ottestà politica». Nè l'integrità 1norale gli parve qualità di poco conto, e insomma non necessaria, a coloro che in qualunque modo partecipano al governo della cosa pubblica. E 11011contento d'ofhire c~·li stesso uu esempio cli saldo carattere e di con0.otta. diritta e serena, volle anche studi.are e iiconoscere le cause delle nostre più profonde mis.e...-iec, onvinto fin da' pirimi alll1i « che Plta.Iia; dopo se-coli di abiezione e cli schiavitù, era moralmente fradicia ed economicamente povera, molto più povera di quello che anche ora ere- -dm.mo, e, per giu.nta, niente aff3itto omogenea. l'!. Cotesta nattuale povertà e pochezza 1norale, si compiacqtte di porre quante più volte gli fu possibile, sotto gli occhi dei suoi concittadini e co111patrioti, deciso di tutto posporre ali'« esat: ta minuta percez~one del vero )'), e preoccupato S.e11a necessità d'aver coscien:za della « suprema ,dolorosa verità delle cose». Insonuna, vivendoci 0entro ne] 111o<lopiù corretto dignitoso ecl esempla.re, egli ebbe camoo di conoscere a fondo tutta la miseria e l;intttilità della vita pubblica. E oe.rtrunente ru1che suo, e maturato d~ lui, dopo ess.ersi 11uoyamente ritratto, fuor delle cure parJ.a.menta.ri, nella solitudine napoleta.n.a, deve esieTe quel convincimento, che egli attribuisce al :tratello, da lui onorato con affetto così alto e eommosso: « rinascita civile ed elevamento morale essere. t~nnini inseparabili, e tutto il resto ciarla, non ehe vana, dannosa» ✓ Spirito cli predicatore, e quasi d'apostolo, c'è -infatti in questo ic pessilnista ,, : in questo « provYe<:litore d'inquietuclini' », come lo chiamaxono per dileggio. Perthè a' molti, quel suo tono di pedagogo,. e quelle nozioni fredde e tristi offerte con monoto11a. (se pur cOm.mossa) insistenza, dov-evan riuscire senza dubbio noiose, terribilmente n.o1ose. Lui che ci aveva sempre negli occhi le terre bruciate dalla mala,ria e'dal sole, e la lauda desolata e nttda dell'Oianto, si sgolava a descrivere e ragionare le difficili condizioni nattu-ali di mezu..a.Italia - la povertà del suo1o, 1'inclemenzia. del cielo, la mancanza d'acque sorgive, la cieca letta contro le argille avvelenate - e anche, pe11etrando più addentro, osservava che « l'a terµ-a nu-ddiona1e, più che sterile, è esaurita, <lacchè per secoli la nostra economia agra.ria si è fondata su Jo sfnittaruento, meno del suolo che del coltivatore, e là p~oduzione fu ed è dovuta più All'opera ciel lavoro che al contiibuto d.el. mpi- -tole ». Da. queste prem.esse faceva discendere bitte Je sue conclusioni. Perchè, una volta climo- :ètrata la precaria situazione economica (e morale) d'ltalia, diventava natruale per llli chiedere "''" politica cli sincerità e di raccoglimento, alie1!2. da ogni fasto e vanagloria.: convinto che « il p.-oblema agricolo di tanta parte d'Italia,, qttello d'i passare clà,lla cultura estensiva alla cuJtrua intensiva, è un .p.roblema puramente agronomico: 14che YUOl di.re, più chiaramente, un problema di ca:pitali a buon mercato», - non poteva non inYocare una politica finanziai·ia cauta e senza illlraloni, un governo cìe1nocratico preoccupato di moderar saggiamente e co111porre le aspre diffen:J1¼esociali, somministrando pace e giustizia, qu}ncli un limi.te alle spe:3e militari, e 1Lna condotta all'estero pn1dente e parca cli grandezza e gral.l.diosità. S2uesta 1'idea fissa di Fortunato: predicare agli italiani la coscienza e il p-roblema della loro m1.seria. Senonchè, essendo partito per 1a sua ~niS• ~one con un discreto bagaglio di entusiasmi e m speranze, gli accadde <li doverli !asciare ad uno ad uno per Yia, rien1piendo invece Ja sua bisaccia cli nuovi timori e sospetti. Chè se dapprima, come a t"utti gli uomini clel1.a sua. generazione l'rnnità polit~~a. conquistata qnasi per caso gli pa1rve dovesse diventare il principio d'una nuova era più prospera e fortuna,ta, o·iunse più tardi' a ·convincers<i, con 1'espedenza degli uomini e lo studio <lene cose, che proprio un.1nnità effettiva e sostanziale era tutt'altro cl1e - rag-giunta - e quello appunto era i1 pr~blema che ~i doveva risolvere, supel'an.clo ostacoli forse :in.sormontabiU. - Allc condizioni natuirali-storiche e geografiche ìella penisola, che egli conosceva e descriveva .coN. cosi stoica, disperata ed arci~,na esattezza, -.J e a correggere i modi della politica nostrana, egli volle applicare le forme cli quelle dottrine forestiere - liberali e democratiche - che gli erauo care. Cosi difese in ogui istante e proclamò la necessità di confermare e rafforzare il sacro pat,imonio delle istitttzioni monarchiche c parlamentari, a.uzichè abbatterlo, come troppe volte allri avrebbe volttlo, cedendo alla sfidttcia d'un momento e alla naturale .. apatia cinica e dem.olitiice del volgo,. Perchè in questo ordinamento formale, quanto più esso è lontano e forse contrario alle nostre consuetttdini secolari, egli vedeva il più efficace - se non l'unico - sistema di educazioue progressiva, per un popolo come l'italiano, nel fondo antoritario, e uso per eredità e per costurni e o a troppo comanda.re o a ,troppo obbedire,. Contro l'antica parlizioue della Camera - Destra e Sinistra - predicò un più logico e sostanzioso ordinamento dei partiti : la necessità che essi « abbiano, 1.Wabuona volta, distinzioni ve.re e profonde, teorie non saltuarie 11è eventua]j, contrasto di idee non opposizione di uom.ini. .. Bisogna che la Destra cl-vienti realmente un partito conservatore, libero dall'empirismo ciel s110 passato, e la Sinistra, scartando ttttto ciò ehe è vieta re.m.iru.iscenzascolastica, si ricomponga tutta, con tendenze positive, in partito de~ mocratico; l'una e l'altra inspirate da nobili sistemi più che da gonfi programmi di Governo,. Egli appartenne a llll ideai partito di Sinistra, o progressista. - come allora si diceva - sostenendo fin dal r88o il " concetto moderno di llllO Stato democratico : dello Stato, cioè, in cui la partecipai.ione dei cittadini a' diritti garantiti ~dallo Stc~tuto sia larga ed. effettiva, e in cui gli interessi delle varie classi siamo, il più che possibile, in eqwi rapporti fr,i loro e rivolti al maggior utile dell'uni versale ». Poichè II un regime di libertà, nel mondo moderno, non è assoltttamente compatibile se non· col benessere delle moltitudini , , compito precipuo dello Stato democratico doveva essere l'assictuare ai molti pace, libertà e giustjzia, diminuendo il distacco, cosi g.rande da noi, tra le classi dirigenti e il popolo. « Concilia.Ie l1Italia con gli italiani >i. E' d'uopo riconoscere francamente che questi s1ioi principi democratici non rassomigliarono mai alle teorie moderne cl 'origine tedesca e calvinista. Anche per lui (come per Albertini, per Eiuattdi, e qualcun altro .degli ottimati, dei signori italiani) il pensiero di creare in Italia grandi partiti di 11U1Sse dar luogo a llUa piena e integrale lotta di classe e politica, non gli parve cosa. seria. E il suo ideale rimase sempre quello d'un'onesta pedagogia. Si preoccupava anzi àel fatto che gli ltaliani volessero « progrediire troppo in poco· tempo, imitar troppo dagli altri in quello che non ancora 1ispondeva al nostro sviluppo storico». B di recente, interrogato a proposito della proporzionale 1ispose che, anche questa volta, si era voluto correr troppo, al solito. Insomma ebbe in qualche· modo coscienza del fatto che, in Italia, anche la dottrina democratica, diventa una predica, con frutti lenti e qttasi insensibili : e miglior consiglio gli parve quello di andar avanti adagio e con j-uicio. Sperò dapprima in un/opera di saggia moderazione ed educazione governati va : « U110 Stato cosi forte di autorità e: di ·mezzi 'da condurre esso tutto il popolo italiano Sll le' vie 'della cultrua, della morale, della pubblica ricchezza». Più t,,rdi s'avvide d'aver sognato,, e si convinse ~h1era (< vana impresa concepire una qualsiasi g1~anclc: opera. fuori o al di sopra delle libere endgie individuali ii, lasciando al Governo il co·mpr:ito di « rendere giustiz.ia a tutti, e instaurare il' regno deJla sicurezza personale». Errerebbe tuttavia chi interpretasse quelle paro!<; - libere energie individuali - altrime11ti che cosi : sforzi singoli e sporadici di edtica7,ion; politica e mo1·aJe compiuti da ciascuno nel suo paese, tra la su.a gente, per uno scopo coi:nu.ne che si raggi tt11gerà, forse, in un tempo lontano. Invero una delle sue ultime parole in, pubblico, lasciando il Parla1nento nel 19091 fu questa~ « Educhiamo l'uo- ·mo, tutti gli uomini della terra che ci vi<le nascere e ci nutrisce, - sèhiavi se non più del peccato, del1a 1nateria, - e confidiamo nell 'av• venire». Se a taluno, per avventura, l'opera sembri b'oppo lunga e difficile, o magari astratta, e 1a speranza cl 1u111,risultato futuro irriso1io; - gli ·confesseremo che, anche noi, dopo aver esplorato e studiato a ltu1go tutte le strade, non abbiam poi saputo trovare UD p-iù saldo e sincero cam1nino. NATALINO SAPEGNO. .Pe:n.sieri di G. Fort:u.:n.ato I. - Il problema dell'unità e della libertà. Se li1tnità del.la grande. pat1'ia i.taliana, il mw.g· gior a1rven.i'-m,entopolitico del secolo decùnonono, « pM'Ve m:ira.colo e resterà ·ltna favola » 1 perchè piuttosto che ·il frutto della energia, nazionale fu' . u:na niirabile ini,pro'Vvisazionei sorretta. solo dalln forza d,i u11a idea; se essa,, come t;,u,tti, ci augu• ·,.fa.m,o,è chia1nata ad atteggiare la penisola, fino a -ieri ig11ot(1'a sè -niedesf:ma, ini una n1t01Jase'tnbianza di vita, la q11.alevalga a. carncella1'e le d,i. sparità. storiche, gli antagonism,i ·regionali, i dis• siài po/.1.tici, I.e 1'iva.lità. economiche, le varietà etno.efra.fìche,ossia, t1itte le ca.usedeU.a,1niJ.lenari.a -impote·Hza -nost·ra: la. q'l!-estione che anco·ra ci so- ' vrasta, il problema the ancora ci resta da risobve, r, sotto peru, di essere fatalmente respinti nella tragica forturu, del passato, è sempre quello del/.a stessa unità. (Il Mezwgiorno " lo Stato Italiano. I 5-6). La rivomzione italiaru, fu essenzialmente, esclUsvvamente politica, conseguenza integrdle di un avvenimento storico, non effetto diuru, trasforma. zione delle energie moraU del diritto pubblico e privalo, delle credenze, delle norme stesse della vita quotidiana. Di qui la ragion prima di tutte le nostre incertezze, forse anche di tutti i nostri traviamenti, non appena l'esercizio della libertà nel pensiero e nella azione, è venuto e 'Viene alle prese col vecchio concetto e con la vecchia pratica dell'autorità. Noi siarno autoritari nelle ossa; e per eredità, per educazione, per costumi, siamo imdotli o a troppo comandare o a troppo obbedire. Ad essere sinceramente con ta Libertà, a vo• lerla intera e sempre per tutti come per sè stessi, devota e ossequente alle leggi, riguardosa, gelosa financo : a volerla edlucatrice e moralizzatrice, J>remio non gastigo di Dio, a noi insegru, soltanto, qua:ndo insegna, la scuola, il libro, magari la i-mitazione straniera; non mai, assolutamente non. ma·i l'intimo, profondo con-vincimento dell'anim.o. (Ibid. I, 398). II. - Debolezza. e ambiguità della pubblica opinione. La vita pubbUca, fra noi, scade per difetto di correnti spontanee e sincere, non per mancanza di uomini poW.tici, che quelle correnti sappiano rappresentare con intelletto d'amore, con nobiltà di carattere, cv1i autorità, con perseveranza. Il male è nella pochezza di quella sorw,na di ideali, di c1·edenzee di sentimenti, che si chiama ed è la coscienza nazionale. , (Ibid. I, 400). Siamo parlamentarrnente deboli, perchè mamca tra noi l'elemento integrante d'ogni buon go- -ve,rno Ubero: la pitbblica opinione, la vera, non quella dei giornali, non quella de' caffè e de' circoli, meno di ccniverSazione, che di giuoco e di mormoraoione... Perchè tra noi La vita poli, tica, priva di ogni solida e larga corrente di pubblica opinione, è organata come l'antica nostra vita letteraria: sul fond:amento delle accademie. (Ibid. Il, r74). III. - Antinazionalismo protestante. Un paese non può essere nè glorioso nè grande se ancora è 1nisero e iinci1Jile; e non è cer/Jo col pascere i nostri orgogli nè con l1accrescere le nostre 1.llusioni che daremo nz.ai, a.l niondo 1noder• no, il concetto di un popolo degnamente risorto dalle ceneri. L'Italia ufficiale è ammalata della peggiore delle malattie politiche: La mancanza <li sincerità. (Ibid. II, 217). So bene tutto quello che, non i più, ma i più cla1norosi, i più romantici fra noi, gli apostoli di u.n -verbo no1JeJ.lo ,' il naziona.lisrno, che pare non debba esser più sinoni1-no di patriottis11w, rispondono: • Come appartarci .dal mondo? sa.- re·nimo forse tornati a nascere, noi, gU eredi di Vènezia, de1 C01nivni e della Rinascenza,, per rap: presentare la parte che oggi rappresenta.no la Spagna. e la Grecia»'? Ahimè, se non 'VOglia11io i,n eterno rasso11,igliare alla Spagna e alla C,,.ecia, se non vogliamio 7estare i'n eterno il paese ~ per 'eccellenza - degit spos~, noi dobbiamo, il più presto po,ssib-ile, fare appmito quanto esse non !J~nno voluto mwi fare: risorgere, nello spirito e 'nel corpo, liberi da ogyii esagerazi0ne, da ogni sterile i11inui,gin.azione dèl passato. (Ibid. II, 225). IV. - Il problema della miseria. Di fronte a noi non 'Vi, ha paese ove le classi popolari sopportino niaggiori oneri., e ove il ststem,a. dti tassa,zi.one 1·edda il salari:o dell'opera.io. più che il pro'Vento del capitalista e del proprie, tario: chè il nostro bil.ancio è costit·1<•toin modo, dall'i•n.g?anaggio dell 1a-11i1ninistrazione e dai me• todi d.i accerta.nient o, che i pesi m,aggiori sono a ca:rico dei più piccoli e i maggiori benefizi a, vantaggio dei più gra.ndi, cosl che i potenti possono sf«ggire facilniente a certi aggravi cui diffici/,, mente è dato ai deboli di potere sottrarsi .. (Ibid. I, 278). (A proposito della crisi bancaria). Io non ho 1nai partecipato alle queri111,owie;:Ji coloro) che > ham. c1·eduto·e credono a 1,na.-decadenza occasioa nale d.ella fortwna del paese : per me non è stato e no,n è questione se non tÌi· wn. ri,torno benefico al.lo stato norma.Le, povero e lento, di littta quanta l.a v'llta ecmw1n:ica ,itaLitÌna.; 'Vermn.ente bene• fico se è valso e va1·rà a distogliere le m.enti. dal, l.a im.magi-ne di una ricchezza che non abbia·mo, o ,11-ieglio, di 1ina progressfone ibi ricchezza che 1ion raggi1'ngere1no mai. (Ibid. I, 388). Sia•mo pove·ri; e non volere accm·ge1;sene, sognando un'llal.ia ricca d·i Jorz-ierb e li.be·ra disponitrice di d.entwo è col.pa... A bbiamio avu.to, pol'itica1nente, troppa fidu,çia nei. nost1~i entu...sias111,1c,h) e n.o·n si'gnifi.ca'Vano nè voJ.ontà nè esperienza; abbia mo troppo intaccato ìL d.ebole pa, trinio·nio delle nostre energie produ.t.t.i1Je: e .'a forza. d.i resistenza non è stata pari. a.Ila. forza delle iLl.u.si.on..i A'bbi'w111:os,op1'a,t1itto, voluto progredù· troppo in poca tem.po, i niitar troppo dagli altri in quello che non, ancora. ,rfspo·ndeva al not stro s-,;il·,ippo storico e sociale, adottare ·u.ngrado , di ci.viltà. di moUo s·uperi.ore ai nost1'i 1nezzi, - noi. che abbia,mo tmita es1t.bera,1~zda.i popolazio11t in ta:nta. sca,rs-i.tàdi ricchezza .. (lbicl. II, n6, rr8) . I 151 L'Italia deve a'Vere un. fine proprio, e non co, smopolita, direi quasi una propria idea fissa; questa: che non metteva conto diventare un« grande nazione per esser sempre la 'Vecchia ItaU.a, p(Yl)era, irrequieta, corrotta; la vecchia Jta, lia aru,lfabeta e pitocca, assai facile a spargere sangue umano, che non basti economicamente « sè stessa, e rvm.anga nella più crassa ignoranz« delle plebi, e sia tuttll/Via elemento di disordì,ne, invano sforzandosi a raggiungere le maggiori po, lenze dell'Europa, - quando ancora non è se non di poco superiore alle due altre penisole del Mediterraneo. /Ibid., II, 479)· POS'_l:'ILLE La Santa Sede trasportata a Madrid ? Da llll carissimo ainico di Roma, molto ad.dentro nelle segrete cose della politica internazionale, riceviamo la notizia che più sotto pubblichamo a semplice titolo d'informazione, non a""1ldo la possibilità di controllarla. La serietà dell'informatore /il cui nome non facciamo per comprensibili ragioni di opportunità e cli pruclem..a), ci dispensa però da ogni dubbio e ci rassicura; tanto più che le buone dispo5izioni dell'on. MuS60lini verso la S. Sede non wn. ignote a nessllllO. E' quindi con vivo piacere che noi, antifascisti per temperamento e per sistema, questa volta rendi.amo omaggio alla dirittura cli carattere clell'on. MllSso!ini ed approviamo la sua grandiosa riforma che d'un colpo lo consegna alla storia e lo ricolloca nella magnifica corrente d.ell'anticlericalismo romagnolo; cli cui. sempre, anche nei rari momenti in cui l'opportunità e l'apparenza potevano far credere il contrario, egli fu l'invitto campione e il naturale rappresentante! Ed ora, ecco la notizia; come la stralciamo dalla lettera d.el nostro amico :_ , Sembra che l'obbiettivo segreto del viaggio in Italia delle L.L. M.M. spagnuole e cli S. E. il gen. Primo d.e Rivera sia l'accordo col Governo fascista e la S. S<:d.ecirca il trasferimento di qttest'ultima a Madrid, in applicazione cli llll noto progètto dell'on. llillSsolini, pubblicato nel n. r83, anno VI (r920) del Popolo d'Italia. , Stando alle voci più accreditate nei circoli ufficiosi della Capitale la sovraccenna.ta disposizione dovrebbe al più presto essere un fatto compiuto, essendo vivissimo desiderio dell'on. Presidente del Consiglio, la soluzione dell'annosa e dibattuta questione romana· •. Il presidente leonino Verona r6, notte. Il Circo Krone, che in questi giorni è a Verona, ~à omaggio all'on. :1.'IllSsolini di llll superbo leone. Il simbolo della forza e dell'ardimento a nessllll altro meglio si addice che al nostro Presidente del Consiglio. (dal Resto del Carlin-0). Nel 192~ Rivoluzione Liberale deve arrivare a 3000 abbonati. Perciò abbiamo disposto perchè tutti i nuovi abbona.ti per il 1924 riceva.no.gratuitamente la. rivista già in queste ultime settima.ne dell'anno vecchio. Preghiamo vivamente gli amici di rinnova.re subito l'abbona.mento ; chi lo rinnoverà pnma. del 15 dicembre riceverà in dol).o il bel volumetto di E. Berth, La France au milieu du monde. Chi ci trova.· un nuovo a.byonato può ric'hiederci in dono, mentre ci spedisce la. cartolina. va.glia., Il problema italiano di A. Di Staso. STUDIO EDITORIALE IL CORB.4CCIO MILANO • Via Ugo Foscolo, 4 bis - MILANO RIVJSTA DI l\,1ILANO POLITICA E LETTERE DIRETTOR:EARISTIDE RAIMONDI ,iNNO III . ,WE?iSILE " Ufl,FER.ll0R0llENTEf{Eltlt.llP. UìREF.ll.ZIOfjE ,, Abbouamen.to a.llìlltto L. 20 - Un numero L. 1:-,T um.eri cli saggio gratis. Si cercano ov;unque rap.pre..se.n.ta.nti e corrispondenti Novità: PIERO GOBETTI LA FRUSTA TEATRALE Paxla di E. Zaccorni, E- Duse, E. Grammatica, i'VLMelato, A. Borelli, A. Gandusio, D. Galli, A. Falconi, Carini, ecc. ecc. Stron.cattu·e e paradossi. Si speclisce franco di porto a. chi ma11.èlavaglia di L. 7 all'ecl,itore. i11 iVfila110V, ia u: Foscolo,~ bis

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