La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 37 - 27 novembre 1923

' ' LA RIVOLUZIONE LIBERALE LA LOTTA DI CLASSEIN RUSSIA piccola privata, l'atteggiamento dello Stato in ràpporto agli operai s'è in certo modo capovolto. Per il proletariato le nuove condizioni segnano una continuazione ed accentuazione di quel progressivo allontanameuto della legislazione del lavo1:o dalle originarie applicazioni della teo1ia comunista, che ·già da tempo si veniva compiendo. Già con l 1ordina11za del 17 giugno 1920 Lenin a,veva rinunciato alla teoria comunista del suo Stato e rivo!usione, di quel livellamento egualihrio dei compensi, as.sociato alla distribuzione del compenso in natura (paiok.), cui la mancanza dei generi necessari non aveva consentito d'i riu-. sc:ir pari alle necessità della sussistenza. Simile politica, applicata nei primi 'anni della rivoluzione, aveva aYuto effetti disastrosi. « Distntggendo ogni senso di proporzione tra lavoro e sa- .lo.mo e tra salario e costo della vita (riassume il Pagliari da uno studio del Levin), questa politica scoraggiò I 'operaio, che cominciò a •considerare il lavoro come l'unico mezzo per ottenere il più grande pos.sibile paiok - razione alimentare - con un minimo di lavoro possibile, e usò la miglior energia per procurarsi i mezzi di s.ussi-, stenza mediante la spe:culazione, il commerci_o minuto o il furto; e 1a fabbrica divenne una co~ ~ondaria, e il lavoro UDa semplice occupazione fortuita e la disciplina industriale un peso •. L'ordinanza de.l 17 giugno 1920, eliminando l'uguaglianza dei compensi, mirava a stimolare il laYoro e la produttività con 1'introd.uzione di quel sistema dei premi di produttività, che si può vedere ampiamente esposto nel cap. IX della Russia sindaca/e del Bianchi. Cosi il principio, pr~lamato da Lenin nel discorso dell'ottobre • 1921, che bisogna u basarsi sull'aiuto delPinteresse personale J) era stato già da pitì d\1n anno inna.nzi sentito e seguito nell'azione economica <lei Governo dei Sovieti. E allo stes.so fine dell 'accres<'imento della produzione il decr. 7 apiile 1921 aggillllgeva ai sistemi dei premi, delle multe, del cottimo ecc. anche l'abolizione cli ogni limite al lavoro fuori orario; e il decr. 9 aprile anche la facoltà, di servirsi delle officine per fabbricare nelle ore supplementari oggetti adatti a costituire un supplemento in natura ai salari. Ciò che era al tempo stesso anche una confessione di quella insufficienza dei compensi alle •necessità della vita, che è stata per il proletariato industriale la dura condizione permanente ~ tutti questi anni di riYoluzione, e che è tuttora persistente: si da far concludere al Levin che le conseguenze della rivoluzione, per la classe degli eper.ai industriali, non si sono concretate affatto in aJcun vantaggio tangibile e materiale, come per i contadini, ma in evidenti perdite e-peggioramenti, che ne han prodotto , una completa disintegrazione, quantitativa e qualitativa J). Confenna nuoYa - se ce ne fosse bisogno - della essenza reale della rivoluzione effettivamente compiuta: agraria borghese, e non affatto proletaria socialista. ~. tornando ai mutamenti della legislazione del Jayoro, riconosciuto il fallimento della completa 1laturali=zazione dei sala1·i (pagamento in natura anzi che in moneta), l'ordinanza. del giugno 1920 aveva tentato la via che L-Osowski cosi esponeYa: , data la penuria dei prodotti, si è nsato il pagamento in natura solo a scopo di incoraggiamento .,. l\1[a neanche il sistema dei premi potè mantenetsi; e dovè quindi convertirsi in regola senza eccezioni quella, che a un certo momento lo Schliapnikoff. indicava come ecce7Jone aHa regola: «i salari in contanti deYono talvolta sostituire i ptodotti naturali fomiti dallo Stato,. E con l'introduzione generale dei salari in contant_i, il problema delle tariffe si poneva in t!ltta la sua gravità. Il secondo congresso panrnsso per le tariffe operaie nel settembre del 1921, preoccupandosene in relazione col problema dell'aumento della produzione, veniva a decisioni importanti per l'industria-di Stato : 1° con la classificazione dei salari in varie categorie (17), distribuite in grnppi notevolmente distanziati fra di loro ,per es.sere le !ispettive retribuzioni stabilite nel rapporto di un.o (salario pari al necessario per il ma11tenim2nto di una famiglia di tre persone) per gli operai non qualificati, di tre per i qua/ijicat:t e di cinque per il personale amministrativo; 2!) con la sostituzione, al si..<,."tema dei premi, dei sistema della partecipazione di operai ed impiegati agli utili dell'azienda. Deliberazioni, rimaste poi afferma:doni teoriche 5e117,a attuazione reale; perchi: i salari (come vedremo) son restati sempre, nell'industria di Stato enormemente inferiori alle necessità elenfen~ri della sussistenza, e là ~rteci.pazione agli utili è un'amara ironia in azieru:le che sono in gra,-e deficit persistente. Ma come affermazioni di principio ha.nno una notevole grav1tà, st.a 1u quanto dividono la classe lavoratrice in tre categorie ben differenziate come ceti djstinti, sia in qu;,urtO'introducono teoricmnente il principio della concorrenza industriale e commerciale anche fra i gruppi proletari (maestraID'..e) appartenenti alle diverse aziende, che se potessero in realtà trovarsi cointeres<,ati ognuno alla maggior sonm1a di uti Jj nell'azienda propria, assumerebhero, in luogo della netta figura di salaiiati e ,1e1la coscie:n:t..adi dasse, una figura e coscie-11:t..a miste cli elementi proletari e capitalistici, fra i ~uaH l'egoismo e l'interesse particolare, stimolati dalla cointeresse11za, tendercbbe,-o a far preyaJere i secondi sopra i prlini. é:l Nell'inctustt'ia di Stato sia l'inettitudine dei . dirigenti, e la catti,,a organizzazione, sia la graJ;,a partecipazione delle maeStranze agli utili vezza dell'enorme apparato burocratico e d'imdelle singole aziende (dove veramente se ne ab- piegati, sia l'improduttività degli operai depresr biano) può essere, senza dubbio, un mezzo di si da.Jla denutrizione e dalla sfiducia, ,i" deficitaumentare la produzione; ma, nell'applicare in persistente imp011e il problema dei costi di proquesto campo il motto della imova politica ·eco- duzione: e, come clice lo Schwarz e conferma la nontica proclamato da Lenin : - r l1iuteresse stessa Econornic. Zisn nel 11. del 25 febbraio 1923, personale aumenta la produzione; e noi dobbia- '- il metodo car'atteiistico degli industriali rossi mo, sopra tutto, aumentare la produzione 'ad (i dirigenti. le azie11de statali) è cli seguir là linea ogni costo » -, i comunisti non guard.avano al della minore diffiooltà, cercando il pareggio a rischio di atomizzare e dissolvere in antagoni- spese dei salari. Ora la riduzione di questi nella smi particolaristici di maeS t ranze quella solida- industria na:oioua,lizzata e il parallelo aumento rietà e coscienza di classe del proletariato, che in quella privata riutiovano, sotto altro aspetto, per un partito comuniS t a dovrebb'essere il porro il fenomeno del riflusso della mano d'opera (sou.,i·win necessariu.nz.. Quando, in Italia, i capitali- pra tutto spedalizzata)., eh~ già prima della nuosti proposero, in luogo del chiesto controllo sulle va politica economica minacciava di dis.solnz.ioindustrie, la partecipazione delle maeStranze ne -l'industria d-i Stato, abbandollata. \dai lavoraagli utili delle aziende, le organizzazioni siutla- tori che tornavano all'artigiallato e alla campacali intuirono Subito il pericolo e respinsero la · gn,a. E il Govérno ora, non sapendo altrimenti proposta. E in Germania uel gennaio 19 22 g-li arrestare questa corrente prodotta dal dislivello .operai <lelle officine Krupp, respingend◊ ,mani- · bb . . . . 1 . crescente, avre e (secondo comunicazioni fatte rru. an.aloga o~e.rta. di a~~onanato: cos .motiva- nell1aprile 1923 al Consigli◊ panrusso dei Sindava~o. 11 loro nfiuto: « L introd:tztone. eh quest_e/ cati) emanate istruzioni per la sospensione degli az1oru.non può che nuocere agh operm._.. lo spi- al.l.menti alle quali i &indacati operai si sarebrito di solidarietà, che solo può assicurare 1:av- bei-o att~nut/ - • venire delle classi lavoratrici, sar~bbe considerevolmente ·i11debolitodal fatto che alcuni operai si trovino ad avere gli stessi interessi dei padroni J) (Avlltnti.!~ 29 gennaiq 1922). La Repubblica dei .Sovieti app,licherebbe invece (se la passività persistente delle sue aziruide non l'impedisse) il sistema, pw· riconoscendo - come si esprimeva Kruneneff in una relazione, che abbiamo già citata - che u anche fra gli operai noi ci troviamo nella corrente piccolo borghese"· In realtà il ri1nprovero di Kameneff non era intieramente giustificato. Egli accusa'!a di tendenze piccolo-borghes; gli operai, in quanto fra loro si andava « manifestando sempre più l'aspirazione a ricevere un sala.rio esattamente fissato,. Ma questo era inevitabile, visto il fallimento della naturalizzazione dei salari, e la sostituzione sua col pagamento in una moneta di valore continuamente deprezzato. Il problema del sahu-io s'imponeva in tutta la su.a gravità per Je necessità impellenti della _vita. Nelle aziende private è· di _nuovo riconosciuto e ristabilito j.n pienç,, nel fatto e nel diiitto, il salariato, con1e soggetto alla legge economica der· ra'pporto fra la dòmanda e l'offerta, ossia assumente la natw·a di m.erce (nel regno della merce anche la forza di lavoro, inevitabilmente, dìvien tale) ; e pei le aziende statali ,il problema del salario e ùella sua corrispondenza ai bisogni della. Yita si complica col rapporto al livello dei salàri nella ind:ustria privata, e si converte in antitesi fra le esigenze degli operai e le resistenze degt amminis.tra'.torie dirigenti. Vero è che i decreti· 10 noveÌ:nbre1921, 23 gennaio e 15 febbraio 1922, affidando alla Commissione centrale del fondo salari il compito di fiss~re mensilmente un minimo legale obbligatorio per le singole industrie, di Stato o private, sembravano prevenire ùna grave causa di competizioni. ì\.1a questi minimi son rin1asti (secondo una dichiarazione dello stesso capo della. statistica uffici,llei sempre insufficienti a soddisfare i bisogni anche più elementari degli operai. Una ,·olta che sono fissati in moneta, risentono gli effetti della caduta del valore del rublo; anche se l'aumento enorme dei salari nom,imali abbia trasformati in mUùniari gH operai) il salario reale' è in discesa : secondo la tabella statistica del 11. no del Trnd, organo ufficiale dei sindacati, dal novembre 1921 al maggio 1922 i pre:.tzi di derrate e manufatti erano aumentati di 50 volte, e i salari soltanto di 15 volte. Dati ufficiali ottimisti) riferiti in Russian Injor,m,ation a.nd Re- -view, presentano medie <li salari che van110 dal 50 al 7 3 % (solo per clue categorie si avrebbe I'89 e il 98) <leisalari, già estremamente bassi, del periodo prebellico: dati pure ufficiali, ma meno ot- -timisti, della fine d.el 1922 dànno ,ma media generale \li solo il 50%. dei salari dell'anteguerra; e uel secondo sem12stredel, 1923 risultano ancora per i ferrovieri i1 27 % e meno ancora per i maestri elementari. Lu.nadarski, al X Congresso dei Sovieti (dicembre 1922J, dichiarava che il personale sanitario ha solo il 33%, gli addetti ai trasporti il 24 % , e i maestri elementari i! 12% della sonim,a ritenuta indispensabile per il 1ninùn.o de/l'esistenza! Queste cifre, di una gravità ilnpressionante, costituiscono quel. salario legafo o rnin.ltmo, stabilito me11silmc~1te dagli organi di Stato cornpctc,nti per le diverse industrie, e pagato quindi ai lavoratori delie aziende di· Stato. )Jcll'industria privata, i11vece, le conclizioui degli operai, che riescono ad, ottenere salari più alti che in quella di Stato, raggiµ11genclo spesso e talora supera11clo anche il livello dell'anteguerra, sono notevolmente migliori. Così, mentre il Codice del lavoro stabiliva che il sala.rio contrattuale nell'incl1Lstria privata non potesse essere inferiore al 1ni1tùnio legale fissato per la relativa industria di Stato, già TolllSk.i al Congresso comuni.<;tadel 1922 osservava che, ripre~o lo svi h1ppo de] capitale pri \'ato, non si pcte•:a più ammettere un massimo legale di pa· ghe: < ora (dkcva) sarebbe ridicolo esigere che gli operai rifiutino p'<lghe superiori a quelle stabilite». Pure:, di fronte aJ dislivello che si viene a produrre fra la grande iuduslria statole e la Ora questo passaggio da]la imposizione di un 11'1,ùii?no a quella di 1u1 m.assi?no di salari, se ançhe attuato con l'adesione .momentanea dei Sindacati, che non si sono ancora spogliati dell 'abito e -della funzione di organi Stata.li, non mancherà cli esser gravido di conseguenze: tanto più con la .crescente abolizione di quella partecipazione dei Sindacati alle funzioni direttive delle aziend'.e industriali, già attribuita loto,· ed oggi sempre piiù riconosciuta incompatibile con l'inizi,tiva e l'unità di col11alld'ocli una gestione a base commerciale. Da organi di Stato, i Sindacati si avviano a .tornare organi di tu.tela. e difesa della classe lavoratrice, .in tutto ciò che riguarda i contra:tti di lavor0; come già dichiarava Tomski al citato Congresso comunista del 1922. • « Le nuove condizioni ii:p..pongonoai Sindaeati la neces.sità cli 1ifiutare l'intervento diretto nella produzione. Il compito principale dei Sindacati sta ora, nel difendere gli interessi degli operai seguendo hn 'twica linea politica. Non si deve vedere una differenza fra gli operai delle imprese pr.i~,ate e que.11,idelle imprese statali': quando , nélle prime si ottiene t111 aumento delle paghe, non si deve ..chiedere agli opera.i statali di accontentarsi di paghe inferiori». • Cosi che il compito dei Sindacati torna ad. essere, in ogni campo, quello deUa difesa., della resistenza, della conquista: tornano organi di e.lasse e di lotta, dopo la temporanea conversione in organi stata1i, partecipi delle funzioni clir~ttive e regolative della produzione e distribuzione sociale. Il passaggio dell'industria nazionalizzata dalla fw1zio11e di sendzio pubblico a quella di impresa commercia]e nou poteva non produrre simile effettç,. La funzione di resistenza e di lotta era stata immediatamente :riconosciuta e proclamata nei rapporti con 1~ risorgenti industrie private, sin_ dal 1921. « Attualn1ente, (scriveva l'Econom. Z-tsn nel n. 89, 19921), in presenza della libertà di scambio, il prezw d'acquisto della forza di lavoro si assimila a quello delle merci soggette al libero scambio ». E poichè « la for7.a operaia esige di poter aumentare continuamente il suo prezzo", ha necessità di contrapporre all'azione depressiva de11a concorrenza la resisten1...a e il contrappeso della propria _U!Jionesolidale. Tanto più in vista (come notava il Trud, organo della lega sindaca]e p"'1rus.sa, nell'ottobre 1921), della formazione dell'esercito dei clisoccupati, che la nuova politim economica ha fatto subito risorgere, con l 'abolizione del] 'approvvigionamento statale e con 1:i. riduzione e il licenziam·ento di forti percentuali cli lavoratori nelle aziende e negli uffici sovietisti. Un articolo clell'Ecòm. Zeisn del marzo 1922 p,re~ vedeva già per .l'aprile un'ascesa. del ui.nne:rodei disoccupati da 600 1uila a un milione; e questa crescente ar;nata di 1--iserva sarebbe stata un formidabile mezzo cli abbassamento delle condizioni dei salariati in mano dei capitalisti, qualora non vi avesse fatto argine la resistenza dei Sindacati. Gli ultimi mesi clel 1921 e i primi del 1922 sono appunto segnati da una serie cli processi penali contro padroni di imp1reseprh·ate, per violazioni _de1le leggi sul lavoro: prolungamenti d'orario sino a 121 16, e fin 17 ore, coudizioni antigie11iclte delle officine, mancato rispetto alle tariffe stabilite dalla Federa'l~ionesindacale-, opposi1,ione al1'inscdzio11e degli operai nelle org·auizzaz.ioui di mestiere, assnn:done di essi al di fuori della mediazione deHa :Borsa cli lavoro, sfruttamento illegale di minorenni, ecc. I Sindacati così si trovarono dinanzi un immediato còmpito di resislenza. e di difesa contro il padronato e lo sfruttamento del lavoratori; e in qnesto còmpito si presentava loro anche qtte1l.a nuova condizione, espressa da Tomski nel ciiato discorso: " Ora non si deve iJ:1 modo assoluto rifiutare lo sciopero,. E il Trud fin dall'ottobre 1921 presagiva: a: gli scioperi nelle aziende pri• vate saranno inevitabili :n. l\11.a, mtnlrc al101·a, rilevando che il massimo i11teresse tlclla Russia stava 11ell'a'llmento della produ;,,ione, j] Trud ~oggiungcva.: tt ne pofrebbe conseguire che i Sindacati, uelhute:resse degli operai ,tessi, a,·rebbero il dovere di impedire scio, peri nelle ·ind41-StTieprivate • --:: pochi mesi do,., nella primavera del 1922 (n. 102 e 137), dove..a riconoscere una, realtà di fatto superiore alla ..,.,... lontà delle stesse organizzazioni: • gli ultimi 1nesi sono sta.ti caratterizzati da una- serie di o-ravi contlitti nelle industrie principali (stata/<) : dalla fuga di operai qualificati dai più impo,- !anti cli'stretti industriali. Tutta l'industria sta,- tale è seriamente miMèe'iata ». Al Congresso commtis_ta de.li 1922, Tomski, pur riaffermando il principio dello sciopero, cù-, chiarava: « bi-sogj.a però d'istinguere gli scieperi nelle imprese private, che costituiscono una lotta contro lo sfruttamento, dagli scioperi nelle imprese statali contro i rappresentanti dello Su1; to che adempiono al loro dovere con trascuratezz,a e minano in questo modo~il potere sovietista, e dagli scioperi infine che son mezzo di lotta contro il potere sovieti&ta. Contro quest'ulti111.0 genere di scioperi bisogna lottare con tutti 1 mezz'i possibili , . Distinzione troppo sottile, che in pratica si traduce in un ricouoscimenta effettivo del diritto di sciopero soJo. nelle aziende pt·ivate e in una repressione costante nell'industria cli Stato·. il1a se tale ancora è la politica dei Sindacati, la graduale' abolizione delle loro funzioni di organi statali e della loro ingerenza. nella direzione industriale coopererà sempre più coo. 1 'impellente interesse degli associati a ricondurli ali 'orientamento e all'azione di classe. Le tesi della Federazione centrale pan.t116S8. dei Sindacati già nel febbraio 1922 ponevano chiarrunente la questione. Come le aziende private, ùl- • sì anche ora quelle statali, « trasformate in azieade su base mercantile , , si troveranno « Per c•nseguenza i,ieli,ttabile cogli oper,i.i in antitesi più o meno aspra ... La necessità imperiosa di aumeatare la prod~ttività del lavoro e il rendimente delle aziende, determinerà inevitabili antagoaisrni fra le masse lavoratrici e i capi delll, aziende statali nelle questioni iigu.ardanti le condizi~- ni di lavoro. Per ciò incombe ai Sindacati il dovere di tutelare gl'interessi dei lavoratori, di mtgliorare per quanto possibile la loro condiziou.e materiale, di correggere errori ed esagerazioni ·de:. gli organi amministrativi». Così la lotta di classe e ia necessità della difesa sindacale risorgono: non soltanto nei rapporti del proletariato col capitalismo privato, beBsì anche in quelli con lo S!fto dei Sovieti, che pure si chiama lo Stato degli operai e dei cont«-~ dini. In qu'ista lotta - che sarebbe assurda fra un proleta1iato dittatore e la sua dittatura - appare nella massima evidenza. il mutamento di carattere che Jo Stato c01npie, convertendosi da proleta.riato, quale voleva es.sere, in capitaJisticc:,, qual'è costretto aà essere di fatto, tramutando il cru·attere delle sue aziende da servizio pubblic<- in impresa commerciale. Ke deri,va quindi an- t che tutto un rn,utamento dei rapporti suoi con le organi~zazioni sindacali : che prima, nei Sovieti cui veniva deferita la determinazione delle c~ndizioni di salario, co.nìe ad organo legiferante in mate.ria; •oggi, nella difesa Sindacale, diventano strumenti di una lotta, che può be!! essere anche antistatale. Onde mentre prima l'iscrizione dei salariati ai Sindaca.ti era obbligatoria, appunto per la ftmzione statale che al Sindacato era deferita, d,al febbraio 1922 la federa- , zioue dichiara « assolutamente necessario rendere facoltativo l'aggregamento ai Sindacati ». Lo Stato non potrebbe mantenere l'obbligatorietà di una iscrizione dei salariati ad prganizzazioni, che verranno a trovarsi anche contro di lui con le anni al piede in vigile difesa; e il Sindacato, d'altra parte, non può formarsi che di volo11tà e di coscienze liberamente aderenti, per averle convinte e decise alle azioni, e-be fin d'oggi considera inevitabili. « L'adesione ad una organizzazione « scriveva. Jarotzki nel Trud, nel febbraio 1922) dovrebbe scaturire da 11,nbisogn<J spontaneo e dal.la logica i.nsita nella vita eco-ncnnica ». JI bisogno spontru1eo risponde all'esigenza clel1' , as.soluta libeiià dell'operaio di decidere se voo-li'ao no esser membro di 1{11 sindacato J); la lo;ica insita nella vita economica'giustifica. ii.- ve~ la p.ressione delle organizzazioni sui singoli operai (anche con gli scioperi) per _ottenerne l'iscdzione, pressione, cli ClÙ Jarotz.k1 riconosce la rao-ion d'essere e l'utilità in Russia, come negli al;ri paesi d'Europa e d'America. Ma questa logica delle realtà economica, rie<>- nosci ut.:"1. per la Russia sovietista eo1ne ~r le uaz.ionl estere, s~gnifi~a la coscienza. di._un~ ideutità che nei rapporti fra classe lavoratrice ed aziende iuclustriali la Repubblica dei Soviet.i pre- ·senta con i paesi capit'ali~tici. Anche per questo rispetto, della posizione dei lavo,·atori salariati e della lotta di classe, il ca, pitalismo che si crea le sne leggi, si vien delineando nella sua potenza dominatrice del prncesso storico in corso. RODOLFO MONDOLH. " b'EC!ODEbbA5TArnPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giorna1i e rin.te fondato nel 1901, ha sede ESc1.us1vAMENT1t in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplicativi e taril'le cou S\"mplice biglietto cJ.a visita.

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