La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 34 - 6 novembre 1923

140 LA RIVOLUZIONE L I,B ERA LE contro l'interventQ.. E si può ammettere, dal ..punto di vista costituzionale, che la Camera avesse diriLto di rovesciare un Governo che, non interpretando.bene la sua volontà, aveva deciso la guerra. Avrebbe c.ompiuto un'azione disonorevole, a mio giudizio, ma forse non iJlegale. Ora, ci sarebbe una prima considerazione da fare, alla quale accennerò soltanto. Guardato da questa distanza, il regime giolittiano può parere un paradiso di libertà e di legalità, ma indubbiamente le Camere create da Giolitti, qualunque fosse il sistema di suffragio, non erano la rappresentanza fedsle della volontà del Paese. Era quindi abbastanza naturale che il Pa,ese, dato il loro vizio d'origine, sul quale è inutile insistere, non le sentisse come • cosa completamente sua, come una genuina rappresentanza. Ma lasciamo pure da parte quest'argomento che, sebbene impo>Ttante per la condanna dei metodi elettorali governativi, sarebbe troppo pericoloso, se conducesse alla conseguenza di contestane la validità di tutti gli atti della Camera. E facciamoci un'altra domanda: « E' condannabile a priori e in ogni caso qualunque manifestazione, chiamiamola pure di pia.zza, intesa a influire in qualunque modo sulla Camera dei Deputati? ». Per risponder.e, bisogna tener conto di quel che era la situazione politica in regime gioliUiano. A parte i socialisti, i partiti si può dire che non esistessero. Tutti i deputati nuotavano o stagnavano in un solo calderone, dal quale il gran cuoco li pescava secondo che piaceva a lui, scegliendo al tatto i più molli e pieghevoli : e neppure nel Paese esistevano partiti organizzati. I giornali si sa quel che sono. O tenuti su da qualche uomo o da qualche gruppo per difendere i propri interessi, o organi personali rispettabili, ma attraverso i quali non si ha la garanzia di sentire la vera espressione della volontà popolare. Date queste condizioni di fatto, alle quali è da aggiungere il livello mediocrissimo della levatura dei deputati, anch'esso dovuto in parte ali'azione giolittiana contraria a tutte le .figure di rilievo per i,ngegno e pe,r ca1'attere, se una parte autorevole dell'opinione pubblica, in un momento decisivo per la vita della nazione, sente che la Camera non è l'interprete dei sentimenti e degl'intei,essi della nazione stessa., quale mezzo ha per far sentire ai deputati quail-e è la linea di condotta ch'essa ritiene la migliore? Ed è proprio, e sempre, un delitto ricorrere a manifestazioni di piazza per esprimere quest'opinione?. Mi pare che si possa lasciare la domanda senza risposta, e invece d1 esprimere un giudizio, fare una constatazione: che, cioè, date le condizioni della vita pubblica italiana dell'antegnerra, le giorn.ate di maggio, considerate dal punto di vista della legalità, siano state una manifestazione di. ineducazione politica, resa però necessaria dalla mancanza di mezzi legali affini per influire altrimenti sull'azione del Parlamento. Quando esistessero partiti organizzati che comprendessero la grande maggioranz·a degl'Itali.ani, o almeno di quelli che intendono partecipare alla vita pubblica, quando ognuno di questi partiti avesse una rappresentanza proporzionale al numero dei !'luoicoonponenti e quindi potesse esercitare un'azione corrispondente al suo peso e al suo valore, allora manifestazioni come quelle del maggio 1915 sarebbero non solo condannabili, ma forse neppure concepibili. La mancanza di quest'organizzazione di partiti è la loro spiegazione e, in parte, la loro giustificazione. La rappresentanza proporzionale, nonostante i suoi inconvenientì ci stava avviando e educando a una situazione politica degna di un popolo moderno e civile; non riusciamo ora a vedere quando quel poco cammino che si era fatto, interrotto, e ripercorso all'indietro dal fascismo, potrà essere ripreso. UN UNITARIO. Liberismo pratico Sotto questo titolo l'on. Euozzi a raccolto i discorsi pronunciati alla Camera durante. la discussione sulla tariffa doganale,t.e l'ha fatto per difendersi dall'accusa di essere diventato una nuova recluta dell'esercito protezionista, mentre in realtà egli si sarebbe proposto di fare del < liberismo pratico , e sarebbe stato costretto perciò a collaborare cogli aYversari nelle commissioni parlamentari. Poichè se~uitiamo a credere che, nonostante le apparenze ;ontrarie, le federazioni di mestiere di origine socialista saranno ancora chiamate ad esercitare una parte importante nella vita nazionale, riteniamo opportuno, all'infuori da ogni velleità di polemica personale, di discutere l'atteggiamento di uno dei loro organizzatori più intelligenti ed autore\·oli di fronte al massimo problema della nostra politica economica. L'on. Buozzi è dunque convinto e Yuole essei creduto quando egli afferma di non esser venuto meno ai principi liberisti; e noi riconosciamo YOlentieri con lui che è molto più difficile e pericoloso, ma può condurre a risultati molto più utili 1 col1ocarsi sul terreno concreto dei fatti e scendere ad intese e comproniessi per ottenere rinuncie e concessioni su11e singole voci di una tariffa, piuttostocbi: trincerarsi comodamente dietro una formula negati '-a, sottrarsi in tal modo ad ogni critica e permettere intanto agli interessati più abili di foggiarsi liberamente u11 sistema ultraprotettirn. Tutto questo è perfettamente vero, e l'argomento difensivo è tanto più valido inquantoch,, non vi è oggi in Italia alcun ]iberista cosl convinto ed intransigente il quale non riconosca 1a necessità di procedere per gradi, per non precipitare il paese in una crisi ùa cui stenterebbe a rilevarsi. Di qui la necessità della discussione e dei compromessi con gli interessati in tema di riduzioni. )la se tutto ciò Uin10stra la necessità di un 'azione concreta t Contingente, non può condurre però alJa conclusione che il liberismo per essere pratico <lt::bbaarrivare alla negazione di se stcs so. E tale inve<:e ci sembra sia stato il caso dell'on. Buozzi. Questi infatti ha spe-aato bensì qualche buona lancia contro i fautori della tariffa autonoma, si è dimostrato un bri1la11te avversario del protezionismo agrario, ma ha attenuato la sna opposizione ,<li fronte al protezionismo industriale in genere, ed ha finito pc.-r di. fendere il prntezionism.o siderurgico in particolare. Ora, ce lo permetta l1on. Buozz.i, il Parlam.ento potrà apprezzare altamente le sue qualità di oratore sobrio ed efficace, il suo ingegno acuto e la sua vasta e solida coltura di autodidatta; ma l'importanza e l'autorità maggiore derivano alla sua parola dall 'u.fficio che egli ricopre di segn, .. tario generale della F.I.O.1\1. Agli on. Olivetti e Benni importano ben poco le sue affermazioni e le sue critiche di hberista generico; ad essi interessa invece moltissimo cli mettere in evidenza che, sul punto particolare della prote'l,ione all'industria metallurgica e meccanica, il rappresentante autorizzato ed autore-Yole degli operai è d'accordo coi rappresentanti degli industriali. Perciò appunto la recentissima conversione del deptttato socialista è stata rilevata con vivo rrunmarico anche dai critici che banno per lui la massima stima. Nel 1919 iufatti l'on. Buozzi, com'egli stesso ricorda alla Camera con legittimo orgoglio, parlando a Napo1i, nel collegio cl.Ie da parecchi mesi lo aveva eletto deputato, ebbe il coraggio di dichiarare apertamente a 3 1nila operai dell'Ilva che essi dovevano rassegnarsi a mu• tar mestiere, perchè egli non si sentiva di a.n<lare a chiedere una maggiore proteziolle per la produzioue della ghisa per la quale non vi è iu Italia possibilità di vita, Egli duuque, metallurgico e organizzatore cli n1atelltu-gici, apparteneva allora alla schiera dei liberisti più intransigenti che riconoscevano la necessità cli sacrificare l1esistenz.a stessa della sideru.rgia di prima laYorazione, o per lo meno della produzione della gl.Iisa. Oggi inYece egli difende strenuamente la siderurgia in tutti i suoi rami, ritiene necessario cli appoggiare colle forze degli operai gli argomenti degli inclustriaU, nonostante che questi, tra il 19r9 ed oggi, abbiano a\'Uto quel piccolo regalo eh 'i: la tariffa del giugno 1921. Il solo argomento sostanziale che l1on. Buozzi accampi per giustificare la sua conversione, non è senza valore, ma non è affatto nuovo. Da un ventennio noi sentiamo ripetere che cla1la scomparsa totale d'u.na siderurgia nazionale di prima lavorazione non trarrebbero alcun vantaggio i consumatori, che in uesto caso sono i metaJ.lurgici ed i meccanici; ma. ne approfitterebbero gli industriali stranieri e gli intermediari, liberi ormai cl 'imporre qu.alunque prezzo ai clienti italiani. Ora anche l'on. Bu<Y;,,;dsi €: convinto della gravità del pericolo, e che per sottrarsi ad esso « non vi è altra soluzione all'infuori di questa: aiutare l'industria siderurgica nei limiti mù1jmi indispensabili perchè possa vivere e servire di calmiere alla produzione estera. Il pericolo non è forse cosl grave cd imminente, come si vuo1 fare apparil'c, poirhè esso pre. suppone che tutti i paesi esportatori di ghisa e di acciaio greggio rinuncino alla concorre1na e si uniscano in un trust mostruoso per taglieggiare i paesi consumatori. Ma non vogJiamo escludere che il pericolo in qualche mome11lo possa affacciarsi e che esso deva perciò essere tenuto in considerazione. 11-1.a. l'on Buozz.i, 11 quale conosce le condizioni della siderurgia cento volte meglio cli noi, può forse affermare che la protezione im,posta nel 192r dai siderurgici miri efiettivame11te a dare alla loro prnduzioue la modesta ed utile funzione di moderatrice dei prezzi? E' forse per questo semplice scopo che il dazio sulla g-hisa da affinare: e da fusione, vera e propri.a materia priID11. p<:61" una serie infinita di grandi e piccole i llClustrie, dalla misura già molto elevata di 10 lire pc-r tonnellata è stato portato a lire-oro 43,70, corrispondenti oggi a 198 lire-carta? e che in co11segue1na tutti gli altri <laz.isui laminati, sui tra- :filati, sugli attrezzi, sulle macchine sono stati, in media, triplisa_ti in lire-oro? In realtà non si può parlare di calmiere, quan. do si rende im.possibile ogni co11corre.11za:quello che si è voluto creare e si è effettivamente creato è l'assoluto e incontrastato monopolio dell'industria nazionale che può liberrunente imporre i propri prezzi senza preoccnparsi di aumentare e di migliorare la produzione. Se nonostante i dazi proibitivi è continuata negli ultimi due anni l'importazione dei prodotti metallurgici, questo è derivato dal fatto che l1iudustria nazionale non è in condizioni di sodclisfare a moltissim.e richieste del me,·cato. Ma per quei prodotti che, bene o male, son fabbricati all'interno, non v'è acquirente diretto od intermediario cl.te si ostini ad importarlo dall'estero per sosteuere fra dazi e trn.- sporti una spesa per lo meno uguale a quella del prezzo d 'or.igine. Com'è stato sostenuto da tecnici cli grande valore, se si voleva effettivamente 111ettere la siderurgia di prima lavorazione iu condizione di sostenere la concorrenza. coi produttori stranieri, bastava compensarla d~11a condizione cl 1infedorità a cui la coudauna la n~essità d'importa.re il carbone dall'Inghilterra; e poicbè per produrre una tonnellata di ghisa si impiegano all'incirca r400 chilogrammi di carbone, si trattava tntt'al più di rimborsare il prezzo del trasporto; e per questo, coi noli attuali, il vecchio dazio cli 10 lire-oro era ,press'a poco, sufficiente, e non v'era alcuna ragione di quadruplicarlo. Per la stessa ragione non si può dare U11 grande valore alle riduzioni. proposte ed in gran parte ottenute dalla sottocommissione di cui faceYa parte l'on. Buozzi. E' Ye:rissimo e-be per nessun a1tra delle sezioni in cui è divisa la tariffa doganale furono proposte taute riduzioni quante ne concordò la sottoconunissione per la ,serJoue quarta (minerali metallici, metalli, prodotti delle industrie metallurgiche e 1n~caniche); ma bisogna anche aggiungei·e che uessuna t; divisa in 1111 nu1nero cosi infinito di voci e sottovoci e che in, nessuna altra, com i11 questa, in seguito al dep,rezza1nento del carbone e dei metalli ed alla fortissima contrazione della richiesta, la misura dei dazi ottenuti si è rh-elata superiore alle necessità stesse della protezione, tantochè in 1noltissimj casi i produttori nazionali si son dovuti limitare a usufruirue soltanto per una piccola parte. Se prendiamo ad 'esen1pio il caso delle rotaie per ferroYie, la riduzione del _30per cento proposta dalla commissione può sembrare una vera conquista liberista.. Ma Pin1pressione muta immediatamente, quajclo si osserYa c-he il punto cli parten7...c:'t è m1 dazio Jettera.lmente proibitivo di 14 lirè1oro per quintale (65 centesimi-carta per chilogra.m.ma. !) e che esso resta. proibitivo 2J.1chedopo la riduz.ione. Escluso dunque ogni argomento di carattere economico che possa giustificare la conversione, ;resta soltanto un movente politico o professio11:11e,che il segreta.rio della Fiom ba confessato aperta_mente nel suo discorso alla Camera. « Ebbene ,egli ha soggiunto dopo l'accenno al suo atteggiamento del 1919 <li fronte agli operai na. poletani dell'Ih-a, io vi dichiaro che oggi a ragio11are in tal modo 11011ci andrei più e 11011 per. chè le mie idee siano cambiate. Il fascismo ha troYato il suo maggiore alimento nella crisi e nella disoccupazione. Arrestare delle attività industriali attualmente, vorrebbe dire aiutare quel moYimento fascista che si è abbattuto con tanta violenza sulle nostre organ.izzazioni. Per questo suicidio io non sono disposto a prestare Ja mia opera. Quando la libertà permetterà alle nostre organizzaz.ioni di riconquistare quell'efficie11za cui hanno diritto, ragioneremo più liberisticamente». Alla prhna. impressione trna t..1.leaffermazione sembra così ingenua che si può giuclicarla come 1111 semplice pretesto. i\'frt in realtà sotto di essa si nasconde tutta la dolorosa e profonda contraddizione a cni non ha potuto finora sottrarsi 1'attività dei nostri organizzatori, per quanto indipendenti e coraggiosi essi fossero. Jn p~riocli cli salar-i' crescenti e di facili vittorie essi possono p8-rlare ai loro organizzati la YOCC rude della Yerità. In periodi cli crisi, di disoccupazione, cli salai1 decrescenti, quando l'esercito si as6otliglia e le reclute dell'ultima ora cercano altre bandiere più promettenti (oggi il fascismo, come ieri il sindacalismo rivoluzionario o l'anarchia) l 'organir.zatore è costretto a. rinunciare a certe pregittdiziali, .a non rifiutare quegli aiu.ti che possano almeno momentaneamente alleviare la crisi ed impedire la dispersio11e t1 ota1e degli or. ganizza.li rimastigli fedeli. Quando agisce in questo modo l'organizzatore - siamo prontissimi a ricouoscerlo - non obbedisce acl un meschino criterio botlegaio, tna ·obbedisce ad una. necessità cd ba sopratutto di mira 1'interesse degli operai eh 'egli rappresenta. 1\{a l'orga11izzatore che è anche un uomo poli. Lico, che ha un sistema cli idee po1ilicbe ecl economiche da difendere e da far trionfare, dovrebbe aver 1a forza di superare tjHeste necessità conlinge11ti, per quanto gravi esse siano, senza pone quelle idee in aperta contradclh.ione con la propria atlivilà pratica. La lolta cli classe combattuta in regime di ]i. bertà doganale e s.en,..,'allri interventi proibitori, è senr,'t confronti più aspra e difficile, poichè in essa salariati e datori di lavoro sauno di dover contare soltanto sulle proprie forze- e-che la lotta finirà col danno od anche con la rovina dell'una o dell'altra delle due parti. In regime protezionista inYece, e sopratutto in regi1!l.e èit prote-· ziOllllsmo crescente o clin~arnico, le due parti in lotta sruino che alla fine nè l'una nè l'altra sarà. chiamata a pag~re completamente le spese, urn che queste, almeno in parte, graveranno sopra un terzo, cl1e da quella lotta è 1imastro completamente estraneo. ì\lla la vivacità stessa con cui l'on. Buozzi ha sentito il bisoguo cli protestare contro la qua. lifica di protezionista ci fa sperare cb 'egli abbia visto il pericolo a cui pnò condurre la smania essere pra.tici, e che egli come molti altri dei suoi compagni mJgliori, comprenda che in questo momento può valere assai meglio a tener strette le file la. fede aperta e ~icura nei propri ideali, piuttostochè Ja ricerca affannosa di vantaggi immediati. Del resto poi, in questo caso particolare ,~i è auche Ja possibilità di conciliare la fede ne.i principi con la praticità. Nel chiudere la discussione sulla tariffa doganale, la Camera dei D, • putati ha approvato all 'nnanimità un ordine del giorno che itnpegua il governo ad eseguire cal concorso cli una commissione parlamentare· gli opportuni studi per sostituire il regime del premio cli produzione a quello del dazio s111laghisa. Il regime dei premi di prod1;1zione non rapp:resenta certamente l'ideale cli un liberista; ma nel caso della ghisa in cui non .si cerca e non si desidera ttn aun1ento di produzione, ma si v,iole solo garantire quel minimum che assi~ri l'attività degli impianti e serva in qualche modo da calmiere, quel sistema rappresenta un .ma1e minore ,ed offre sopratutto il vantaggio inestimabile di smantellare dalla base tutto quell'edificio di dazi mostruosi che nella protezione della side-• rurgia cli prima lavorazione han trovato la loro prima e massima giu.stifìcazione. Son passati onnai ·quattro mesi e di quel vo~ nnanime, com'era facilmente prevedibile, non s1 è più ·sentito parlare. Ecco un'ottima occasione per l'ou. Buoz.zi, che a quel regime s'era in precedenza dichiarato favorevole, cli richiamare il gover110 all'adempimento di quel voto, e cli. climostrare in tal modo ch'egli vuol fare effettivaniente del li.beri:sn10pratico, senza che la prati-- cità implichi la rinlLllcia a tutti i propri ideali. GINO LUZZATTO. OEI.tIZIE INDIGENE Il ses'retarìo dì Gentile L'on. Lup-i, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzicue, ba indato ai proYveditori agli studl la seguente circolare : « Nella mia cfrcolare n. 2 del 31 gennaio 1923 prescriveYo che le scolaresche, prima cli use-ire, sfilando in dga od a gruppi, debbono salutare il tricolore. Ad eliminare ogni possibile dubbioi chiarisco oggi che il salu.to prescritto non può essere altro che que11o nel quale riYi·•,:e la 110-- bile belle-,.za e la serena potenza della nostra t,·aclizione, que11o che meglio dice la cortesia, laciignità, il civile rispetto all'autorità delle leggi, e cioè il saluto romano ». Potenza e libertà ossìa la luce e il sole e le stelle , E Dio disse: ·- Sia fatta la luce: e la luce fu fatta. E la sera e la mattina ftu-0110 il primo gioruo. E Dio fece due grandi luminari, il lumiuare maggiore per goYernare il giorno, il luminare minore per g0Yen1are la notte: egli fece anche le stelle. E 1a sera e la mattina fw·ono il qu.c1.rto giorno ll. Genesi, I, 3, 5, 161 19. « 11. popolo italiano, che è tertamente più sano 1 spesso, di coloro che presumono cli rappresei1tarlo, apprezza i ,·antaggi dì questo regime che impone la disciplina 11ecessaria. Xon siamo in 1111 1110111entofacile, o signori, specialmente in Europa, e quando- la nave della ~azione sulla qua. le siamo caricati è sbattuta dai flutti del la tem. pesta, è necessario che la disciplina sia rigidi.,;.. si1ua. Qua.udo avremo toccato il potio e la meta, allora si potrà dare nna libc:1·tà ragionevole agli equipaggi. Non prima, perehè sarebbe delitto contro la Nazione, (applausi). (Dal discorso del 24 ottobre '23 di Mussolini 11el Comune di Torino). PIERO Ei□BETTl - Editar~ TORINO - Uia XX Sellembre, 6□ € uscito:· FEDlll<TCO HEBBEl, AGNESE BERNAUER Tragedia in 5 atti Prima versione italiana cli G. )Jccco Si spedisce franco di porto ai nostri abbonati che ci manderanno cartolina vaglia di L. 6 O.G.E.B. - Corso Principe Oddonc, 3~ - Torino. PI!lRo GoBWfTI - Direttore-responsabile

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