La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 34 - 6 novembre 1923

138 verso· le vittorie elettorali, insomma. tutti quelli che si erano già innestati nel vecchio tronco trasformistico, divennero di colpo antistato. Le piccole minoranze armate, dilettandosi di manifesta7ioni pretta.mente mimetiche, poco preoccupandosi della reale situazione del paese, credettero <li dichiarare immed.mtamente la guerra a tutto il mondo, e così iniziarono o~cllpazioni di· pubblici u.ffici, Yiolenze private ed alt.re simili manifestazioni, che ebbero il pregio cli frazionar'si, comnue per comune, secondo le Yarie <'onfigurazioni locali. Naturalmente queste a7ioni 1 (k'lto il loro ca. rattere cli rnunic-ipalità, era110 assolutamente pTi- ,·e di un filo uuico conduttore, e s.:ì riYolge,·ano ora contro i così detti nittiaui, or.a contro i gio1-ittiani, ora contro i democrn.tici sociali e liberali, riuscendo poi, per forza d'incidenza, ora a fayore dei nittiaui, ora a fa,·ore dei giolìttiani, ora a favore dei de...rnocraticisodali e dei liberali. Così i1 fenomeno di adesione alla realtà trasfonnistica incominciò subito. • Là dc,·e il fa.scismo era rapp.rese.ntato da ele. menti amici ciel partito al potere fttrono sollecitati provYedimenli. contro le minoranze; 1à doYe era rappresentato dal1e opposizioni s'iniziò la lotta alle amministrazioni locali; là doYe, invece, non era stato ancora accaparrato fu una ressa terribile di gente di ogni risma per infiltrarsi. Prendete. dunque, quei fenomeni descritti a proposito de1 primo moYimento dei combattenti, ingranditeli a dismisura, esasperateli fino all'impossibile eci a,-rete il quadro della situazione campana durante quel periodo. In Yerità Aurelio Pado\·ani tentò di fronteggiare questo vasto fenomeno politico, cercando sopratutt_o di infondere all'azione dei suoi adepti un senso profondo di eticità attraverso la formula dell'intransigenza. M.a questa fonnula, se ha un grande valore morale, non ha mai aYuto un Yalore politico, • specialmente pt=r partiti di goYerno, e contrast_q. va stranamente con la realtà del possesso del potere da parte delle supreme gerarchie fasciste, e, perciò, con la necessità d:i assorbire i1 maggior numero di forze possibili. Essa non era una formula d'attacco, ma. di difesa •e perciò non poteva non indebolire lo sforw politico di chi era costretto ad usarla. Tnttana Aurelio PadoYani brancolò i1perbamente nel caos, cercando sempre di costruire 1.1 nuoYo mondo. Formò sezioni, ne sciolse, destituì fiduciari, rifece direttori, impastò, spastò, sempre cercando di raggiungere una perfezione politica che era una categoria puramente formale. Questo sforw, assurdo dal punto ai rata politico, ma bello dal punto cli vista morale, fu derio::ounh·ersalmente, tanto sembrò impossibile che. un uon;.-o solo potesse, col semplice irrigidirsi, riforma.re il costume politico di una regione. ~la -il trasformismo non si d.iè per vinto e mentre i caYalli di Troia, spinti nel feroce esercito padovaniano, d:it.:enivano più numerosi, quelli çhe non aveYano potuto eutrare nella categoria dei prh·i]egiati - timorosi di restare indietro nella divisione delle grazie governath·e - si dettero a. sfrutta.re la camicia azzurra. Così buona parte dell'antifascismo locale - cioè i nemici cii quelli che erano riusciti a penetrare nel fa.'icismo ufficiale - dive:nnero nazionalisti, e noi ,·edemmo due dei partiti, affratellati al centro dalla comunanza delle idee e dalla gioia del conquistato potere, nelle provincie bastonarsi di santa ragione. Talora l'abilità trasformistica dei capi arrivò fino al punto da tentare d'impadronirsi dei due partiti. l:n autorevole e simpatico sindaco di uno dei piU am€1li comuni della mia provincia mi spiegava, all'inizio di questo svolgimento storico, che egli a ,·eva preveduto tutte le eventualità e così mentre egli restava democratico, il nipote era riuscito ad ottenere 1'incarico di costituire la sezione f.ascista ed il segretario comunale aveva già costituita la =done nazionalista. Cosi - egli aggiungeva - i miei avversari debbono per forza eSSere... antinazionali. Katuralmente, però, accanto a questi trasformismi da semplicioni, in lotta terribile tra loro, ri.mrureYa in piedi il trasformismo più vero e maggiore: quello che si potrebbe dire delle competenze elettorali : i deputati. Questi signori compresero subito che il miglior calcolo politi.CO era di restare al proprio posto, impugnando l'arma. della coc-renza. ::11uovendosi, lasciandosi pr<.-nàc-redal panico, mentre correvano il rischio di screditarsi tra la gente che odia fe1ocemente i girella, a,Tebbero contribuito ad accreditare la deduzione politica, che questa fermenta>cione di avventurieri grandi e piccoli corrispondeva effetti vamc-r.te ad una mutata situazione politica - come si scriveva negli ordini del giorno di queJl'epoca - e che i fascisti della prima, della seconda e della sesta giornata. rappre~tavano effettivamente il nuo-vo _popolo meridionale. an LA RIVC,LUZIONE LIBERALE Ecco che i1 deputati meridionali concepirono l'a1· dito disegno di rimanere immobili 1nentre infuriava il mulinello. Efa questo un abilissimo 1110-· do di co11servaz.ione, ed una effiç:a.cepolitica verso il governo, assolutamente ignaro delle cose nostre. Se il goYerno - essi ragionavano - crede sul serio, con quella incomprension.e della nostra anima che è caratteristica neg1.i uomini del nord, che questi giovanotti inesperti rappresentfoo la terra br1.1ciata, noi gli dimostreretno col solo fatto di restare i111mobili,che s,inga1111.a partito. Gli dimostreremo cioè che se117.,adi noi non può go\·eniare, perchè noi siamo la qu.intessenza del tecnicismo elettorale, conosdamo a menadito i bisog-u.i e le aspir.azio:ai de] nostro pepo.lo, e, perciò possiamo intel1igente1neute esercit~re quella funztoue dì medi::t2ione, etti lo stesso go- \·erno aspi·ra. Certo che il fascismo ufficiale nell'ebbrezza del primo trionfo e nell'erronea convinzione cli poter fondare un governo giacobino, non comprese nel primo m.omento che per il goYerno non era btwna politica 1'aspettare che Padovani ed i suoi seguaci riuscissero a conquistarsi la 1112.ggioranza. :Jel 1[ezzogiorno, quando vi. e:ra 1ma m.iniera di n1inisterialisn10 ad ogni costo pronta per essere sfruttata. :Ma, a mano a tnano che ci allontanian.10 dalla marcia su Roma, e che si profilerà sempre più l'aderenza completa della politica del Governo allo stato delle vere forze del paese, 11011 può non en1ergere nella sua giusta luce l'importfmza sto1;ca, che ha avuto in questo periodo la resistenza passiva dei dep11b1ti meridionali. ~ .C'intransigenl{a padovaniana Intanto la lotta tra il fascismo ed ii nazionalismo can1pano, balzando in prima linea, contribuiYa sempre più a proiettare nel1'01ubra la resistenza. passiva dei deputati, desiderosi e grati alla tregua. loro concessa. Questa lotta sorgeva come conseguenza della cosidetta « intransigenza padovaniruia » ed assumeva il.suo aspetto più clamoroso in dipendenza del patto di pacificazione tra fascisti e nazionalisti. Bisogna riconoscere, e lo abbian10 già accennato, che il capitano Padovani, chiusosi nella formula dell'intransigenza, aveva t~nta:to, per quru1to poteva essere nelle forze di un uomo so19, di argina.re i fenomeni di arrivismo. In.chieste feroci, da lui compiute contro fascisti della p-rima ora, scioglimenti di fasci, decretati con la rivolte11a in pugno, avevano avver. tito la gente che il capo della Campania voleva eYitare la cuccagna. E' Yero sì che, dopo aver sciolto il fascio ostile aila. amministrazione comunale, aveva do\·uto per necessità di cose ricrearlo tra 1e creature dell'amministrazione, ma è anche vero che qaesta rigidità cli concezione costituiva una potente remora all'ingresso cli parecchi tra gU aYventurieri più noti. Fu, perciò, che i1 nazionalismo, partito buon ultiiuo nella corsa .alPorganizzazione demagogica, si gonfiò improvvisamente come un torrente, e, per n.atura1e meccanica di cose, si sentl avvampare cli spirito a11tifascista, c:ioè antipadovaniano. Xon fu certamente 1111 antifascismo teorico, derivante da una diversa ccncezione della lotta politica, ma. fu l'odio del servitore cacciato verso l'altero padrone. Tra i due partiti, identici per genesi, configarazione organica e te1eo1ogica, vi era nn muro costituito dalla somma dei municipi in giuoco, e le teste rotte, che seralmente i buoni chirurghi partenopei ripara\·ano, non erano certamente of. ferte in olocausto per il trionfo di una grande idea. Cosi il patto di pacificazione, votato a Roma dai capi, non si poteva mettere in esecttzionc: a causa, proprio, di tutti questi 1nunicipi, congreghe di carità, ed altre pubbliche istituzioni lhe i contendenti si palleggiavano. Ma Aurelio Paclovani credeva sul serio di possedere una grande idea . .Egli si trovava in uno :;tate, di esaltazione, che gli faceva apparire miracolosa la sua formula <li intra11sige117..a.Egli ve.deva nel nazionalismo campa.no ]'anticristo, i.1 principio del male contrapposto al principio del bene e oons:derava reprobi tutti quelli che si opponevano o soltanto dubitavano dei suoi sforzi. E s'ingaggiò la lotta, in cu.i egli era destinato a sicura sconfitta. J termini della loffa Stava contro di lui, pdma. di ogni cosa, quello stesso principio di rigida disciplna gerarchica, cli cui égli si era fatto bandii.ore tra le ge11ti ; la necessità dell'esecuzione del patto di fusione anche nella Can1pania, ove, certamente, non si presentavano con<li,cioni cliverse eia quelle delle altre regioni; l'opp<,rtunità da parte del Duce di saggiare vittoriosa.1nente 1a sua forr..a anche c:on i suoi c!Lscepoli, ed affermare in cospetto di tutti i suoi propositi di riorclinamento. !\on gli giovava 1' atteggiamento d' in.cHpcnde11.7.,ea quasi di critica al riavvici11amento con la Chiesa, dipendente dalia antica appartc-nenr.a alfa Ma.ssoneria. ◊li nuoceva l'aver risollevata ed aver insistito sulla sterile formula della tendenzialità repubblicana, abbandonat~ rkfi nitivam~nte dal Duce c., ai pie~i ·-ae·J t:1·01;10, nell'atto di farsi riassorbire dal sistema c1i Casa Savoia. l\la sopratutto aveva contro di sè tutte I~ vfcchie forze m(>rm.rchich~e costitnzionali della regione, che, pur intnendo l 'ineffieacia rh·o1uzionaria cli quella ferme11taz'ioue,, te1nevano che la prolnng,ata insistenza su di un p,rogramrn.a di intransigenza potesse consolidaYe le posizioni locali dei loro giovani contradditori. Qtteste forze, facenti capo al Presidente della· Can1era, ad ex-11in.istri e Sottosegretari di Stato, installate sal<lamente su posizioni elettorali in. crOllabH.i, sonette in va.rii punti da. una milizia volontaria più potente del fascismo stesso : la malavita, prem.evano terribilmente contro il povero Padovani, reo cl'i non vole1Jsi piegare ai loro voleri. Sembrava che la lotta fosse gtticlata eia.I deputato Greco, ma, in verità, quest'ultimo era soltanto Ltll simbolo. Il suo nome, asstwto ad. i11dica,re il fascismo transigente contro quello intransigente racchiudeva le speranze }li quei gruppi che intendevano riprende.re attraverso il fascismo la ft1117,ionedi mediazione fra i1 Gove.n.10ed il paese. In vet·ità - e qu·e:st'osservazione s'impone senz'altro per evitru·e il.Iazioni esagera.te da questa posiZiione cli fatto - il pa.dovanesimo non aveva niente d'i rivoluzionario, perchè esso riproduceva integralmente l'accennata organizzazione 111ecli.a11itcra Governo e paese. Ne11e prodncie i fiduciari e direttori non miravano ad altro che ad essere ass1111tidalle popolazioni. c0111efonti di favoritismi, e l'azione intransigente verso i cap,i diventava transigente verso i gregari, purchè disposti a tradire. i\Ia, appmito perciò, minacciando <li riuscire questo svolgimento politico a nient'altro che ad una sostituzione di persone, destava allarme granàissimo, e d'a ogui p.a.rte si esplicaYano sforzi colossa1.i per non clistrn1ggere ne11a mente delle popolazioni il rapporto esistente tra .rapp1"esen. tanti e rappresent~ti. Bisogna pur riconosce-re che il pado\·anesimo, esig~to all'epoca deìla marcia stt Roma, era assoluta111ente priva' di un.1tlite che pot-esse lottare sul campo del trasformismo con i vecchi nomi.ni politici. Conseguentemente in tutta la Campania perd111·avauna situaziOne di cose, assolutamente insosteuibile, percb è mentre da ,t11a parte l'azione padova.niana non aveva gran che scalfito le posizioni trasfonuistiche dei più foiti deputati campani, dall'altra parte per la secchezza della sua intransigenza non faceva -prevedere maggiori ~ionl\ per I 'ayvenire sia nel ca1npo di w1 rivoluzioITaris-111e0ffettivo, sia nel campo della stessa trasformazione. .Ca sconfitta di j'adovani In tale condizione di cose il Governo non poteva non essere contro l'intrausigenla campana. Infatti ili fronite all'insu.fl:ìdew,A,1.rivoluzionaria del fascismo al centro, che non riusciva a superare il trasforn1ismo costituzionale prima, e parlamentare dopo, ma si spingeva ormai Yerso ritorni pa.rlamcutaristi:i attraverso il paese, il Governo non poteva più soppo1ta.re sterili conati rivoluzionari alla periferia .. Se Mnsso1iui a,·esse potuto, se la 1neccan:ica della marcia su R01na non fosse stata soltanto quella di un,'insnrrezione seguita da una sosbituzionc di gabinetto, avrebbe egli stesso fatto quelle innovazioni istiti.tzionali che gli sàrebbeto sembrate più opportune: m.a, cessata la prima intenzione, il Governo non poteva sopportare pacificameute che la rivoluzione, fallita al cenr tro, si ripToducesse alla periferia, sia perchè tutto ciò costituiva sostanzialmente llll tentativo rivoluzionario contro il n01J'USord.o che il governo aveva creduto di prescegliére, sia pe:rchè nessun governo in Italia può azzardarsi a fare so. stanziali mutamenti quando ha il lviez1.-ogion10 in subbuglio. Mentre ·MussoliJ1i nlira,·a, in maniera non larvata, ad adeguarsi quanto più era possibile al regime, sopravvissuto integralmente alla pretesa rivolu1~ione fascista, i1 padovanesimo gli c-re,'lva una situ.a:;,.ione politica. di una stranezza inverosimile, perchè mentre Yeniva ad attaccare proprio uno elci puntelli del regime, nella persona <lei Presidellte della Camera, lasciava scoperta la posizione del Governo, che si trova.va ne1la incredibile posizione di non poter servirsi elci partito padovruda110 percl1è intrnnsigenle, e cli non poter aderire alle vecchie, cd ancora po. tenti forr,e coslitt,zionali perchè combattute dal fascismo ufficiale. Pa.rlovani stava fcrn10 come una diga contro il furore delle acque, che urgevano da ogni parte e si inrrangeyano Rehi11manti contro la durezza della pietra. !vr.a, come qualsiasi dig-a ckve finire per soccombere sotlo i I cn::sccntc urto dei ma rosi, cosl o.,~lsuo ,~ntnsinsmo giovanile p,ssò la. ma.rea. Il fascismo campano fu riassorbito nel partito ufficiale e le preoccupazioni transigenti del Governo ebbero u11a trcg,rn. Padovani veramente cadde su una questiouc di clisciplina. Egli fu espulso, qua.. 1,;i eh<: la sua intransigenza fo1:.sestata contro lo spiri lo dd l'atti lo ! E' questo uno <lei tanti capricci della storia, una del1c prove che gli uomini 11011 sempre si aecorgonc, della direzione che essi scelgono nel cani.mino. Il Paitito non comprese cbe l'aclovaui interpretava per suo conto - forse inconsciamente, ma plasticamente - l 'uuica ragione di vita del Jascis mo contro i.1 trasformismo ...cli governo, tenta va l'unica via contra-ria all'assi:mdla~ione delle nuove forze nel circolo vitale, ra._p.presentava, insom.ma, la prima trincea su cu:i cominciava la ba\taglia del Goveruo contro il Partito per disintegrarsi da questo e passare a T?ppue8entare altri interessi, ed invece cli sorreggere questo giovane, ed integrare il suo sforzo di quel contenuto ideale che forse alla rigicli,tà dell'azione paclov.ani.ana difettava, non seppe far altro eh.e espellerlo con un motivo rego1.am-eutare, come se si fosse trattato, di un sergente .dell'esercito punito con ]a sai.a cli rigore! Cosi il Partito non si accorse che consacrava l'inizio della sua clecaden:ia e che dopo Padovani altri cani - rei di aver fallacemente creduto aJ conte~uto rivoluzionario del fascismo - avrebbero ùovuto essere sacrificati' ai bisogni qu~tidia,ni dell'azione governativa. .Ce ragioni della scon.fiffa Qttesta storia. campana insieme eroica e grottesca, ingenua ed iro.11ica,non è stata scritta in- \·ano, percbè se i fatti um.ani possono servire 1 qualche cosa ed il loro studio non è un perditempo, debbono consentire che dalla ricerca delle cause si possa trarre ragione cli evita.re altr~ e più clamorose sconfitte. _ Così oggi deve emergere i.n piena luce agli occhi dei me.rklioua.li intelligenti che il movimento padovauiano è faliito perchè 1nent--re ogni azione politica um.itaria è per definizione anti1ne~ ridional.e, non è possibile fare della. politica. ttnita:ria differe1ite anzi contraria a quella go1Jer• na.ti,.va. .A pa,rte la clissertazione se la marcia su Roma. fu una rivoluzione o soltanto un'insw.Tezione - come oggi, finalmente, si comincia ad ammettere aucbe dai fascisti militanti - è certo che tale moto era una resultante di un vasto movi1nento politico-sociale, rivolto a rinsaldare il do1ninio elci vec<:hi ceti dirigenti settentrionali sullo stato italiano, ciO.è a rinsaldare le ragioni origitiarie di schiavitù politica del Mezzogiorno d'Italia. Ora tale rnoto non soltanto non andava incoraggiato da parte del :Mezzogiorno, ma. doveva esse.re combattuto con una netta affermazione., circa la necessità di àecentramento _politicoamministrativo. Il decentramento era ed è tuttora ] 'arma potente che il :i\iezzogiorno e le isole dovevano brandire contro l'unitarismo delle classi dirigenti, nello stesso istante in cui queste s'indebolivano ed era110 costrette dalla meccanica degli avvenimeuti ad esercitare una Yasta mano\·ra di conYersioue per sostituire i dirigenti alla ribalta politica. Se Padovani avesse conosciuto la storia nazionAfe, aYrebbe intuito che per fare la rivolu.. zione nel 1\1ezzogiorno occorre ergersi a paladini degli interessi meridionali con programma nettamente autonomista, e forse oggi noi potremmo t."onoscere quale possibilità di successo abbia questa idea di battaglia nel campo della vita. Perchè, se è yero elle egli in tale ipotesi non avrebbe avuto l'apporto dei numerosi fascisti, che, prima o dopo 1a marcia su Roma, urgevano intorno al Partito per ragioni di assestamento trasformistico, avrE>bbe però certamente contribuito a cn.,are un'élite di giovani, che nel momento del co1lasso nazionale avrebbero bandita la grande idea, e, costretto il risorgente u.nitari.•nno sett'=ntrionale a veuire a patti con le nuove generazioni del sud. Invece l'inconsistenza ideo1ogica pacloYaniana, esasperata dalla brutale malvagità di alcuni suoi seguaci. servi a distruggere qualsiasi genne che aYesse potuto fruttificare in tal senso, perchè prospettò agli occhi delle popolazioui attonite le vecchie classi trasformistiche come amanti del!la libertà e de.Ila giustizia, tanto che si può sicttramente affermare che non pochi dep11tati del vecchi0 regime, già consU11ti cL'\11'esercizi.o del potere, hanno riacquistato novelle silnpatie apptwto a seguito delle stupide e sterili persecuzioni ricevute. Insomma, mentre all'agitazione padovaniana è mancato il soffio cli una grande i.clea, perchè costretL:'l entro i Hmiti cli un assestamento trasfonnistico sulla base della {ermenl:.:.'17,ionneaturale dei combattenti, ha avuto contro, se non come reazione contrastante, per lo 1ne110come resistenza passi va, 1 'un.ica grande idea. politica, in nome della quale le plebi meridionali avrebbero potuto irrompere sulla scena della vita nazionale. GUIDO DORSO. " b'Eao DEbbA STArnPA " iI ben noto ufficio di ,;tagli da giornali e riviste [ondato nel 1901, ha sede 1,SCLUSTVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplitativi e tariffe con S(>ll!- plice bigli<ctto da visita.

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