La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 31 - 16 ottobre 1923

bi 128 PROBbEffilPRATK!I III. Lo Slato nei rapporti deU'agricoltu.ra e delle classi -rura/,i. Bisogna che i lettori, se vogliono seguirci, tengano sempre presente il caso, denunziato nel secondo capitolo, dell'industria delle conserve alimentari sacrificata a quella della latta. Che cosa fa lo Stato in quel caso? Perchè non sieno spese all'Estero poche migliaia di tire per acquisto di latta, oltre a impedire un maggiore smercio all'Estero di conserve alimentari, compromette lo smercio avutosene fin qui; perchè non vadano all'Estero poche migliaia di lire, oltre a impedire che venga dall'Estero in Italia un maggior numero di milioni di lire, compromette quell'entrata di milioni di lire verificatasi fin qui per acquisto di conserve alimentari. Per timore che i quattromila operai della « Magona d'Italia » si trovino sul lastrico, rischia di far trovare sul lastrico molte migliaia di operai delle fabbriche di conserve alimentari; J}"J impedire che l'industria della latta chiuda la sua unica o quasi unica fabbri- ~a, rischia di far chiudere più d'una fabl:>;:icadi conserve alimentari e di costringere gli agricolt<;>ri a rinunziare a molte culture redditizie; per proteggere la • Magona d'Italia• e i suoi quattromila operai, rinunzia all'occupazione di molte migliaia di operai che l'industria delle conserve alimentari potrebbe assumerf oltre i settantamila che occupa attualmente, rinunzia all'impianto di nuove fabbriche di conserve alimentari, rinunzia a vedere meglio sfruttati molti terreni che ora prcducono poco. Prendiamo il proprietario d'una grande azienda, il quale, persuasosi un giorno di dovere non andar soggetto ad alcuno per i bisogni della vita, cominciasse dal confezionarsi u.n vestito da sè. Non sapendo fare il sarto, gli accadrebbe probabilmente questo: che avrebbe impiegato molti giorni più Ò'l' quanti avrebbe impiegato il sarto, e il vestito sarebbe tant.o brutto da farlo parere, rndossatolo, assai ndicolo. Ma sarebbe il minor guaio. Egli avrebbe risparmiato le 'p0Che decine di lire che avrebbe preso il sarto per la manifattura; ma, avendo perduto molto tempo a. cucire, non si sarebbe occupato come prima della sua azienda, e quindi avrebbe perduto molte e molte migliaia di lire. Si tratterebbe di un pazzo, voi dite. Giusto; eppure la condotta dello Stato nella questione delle consen·e alimentari e della latta non è parago- ::iabile altro che alla condotta di questo pazzo. . . Bisogna, dicevamo, che 1 ,1.etton tenga~o 5(:mpre presente il caso del! rndustna delie conserve alimentari sacrificata a quella della latta. Bisogna che tengano sempre prese.ntè !'esempio del pazzo che trascurasse la sua azienda per confezio=si da sè, senz'essere sarto il vestito. Lo Stato 1tahano, quas1 da quando l'Italia è una, si è rego½tto, neUo svolgimento di tutta la sua att1v1ta, col c;1terio del pazzo dell' esem]l'lO, ha favorito sempre - nel campo politico, .nel c~mpo economico, nel campo morale - tutto c10 che somic.,liava all'industria della latta per dannegciare, sia pure nolente, tutto ciò che si tro,';.va nelle condizioni dell'industna delle conserve alimentari. Se abbiamo incomin: ciato dal parlare della quest10ne doganale e s!ato per rendere intelliggibile la quest10ne dell'industria dt-!le conserve ahmentan sacrificata all'industria della latta, la conoscenza di tale questione agevolando a SW: volta la ccmorer.sione dell'idea centrale d1 questi articol1. . . :\'on c'è più alcuno oramai 11 quale non riconosca e non proclami che l'Italia è u.1,1 paese eminentemente agrico!o e che per~w la sua fortuna, se fortuna sara, dipende prrn· cipalmente dallo. sviluppo agricolo. ?-'fa ne conosciamo pochi s1 s1ano domandati come si ottc-rrà cotesto sviluppo agricolo. Si con: tano poi su le dita quelii che si sono accorti aver fatto lo Stato itaFano come colui ,: quale, possedendo ~~ terreni in p3:rte sterili e in parte fertili, s1 desse a diS$0<larc· i terreni sterili e lasciase perdere quelli fer: tili. L'Italia aveva bE:n pc,co da attendersi dalla città e molto dalla campagna; ma lo Stato ha fatto qualche cùsa e sr=so più di qualche cosa ix-r la città e nulla .o qu3:s1 nulla per la campagna. La p<,r~,laz1ooecittadina d'Italia è composta qua.si sempre per la maggivr parte di parassiti e di fannul)oni mentre la popolazivne rurale è labonosa: industre, incline al risparmio, onesta, frugale, è la forza d'Italia : c.hi potrà negare rhe la popolaz1cme rurale sia stata abba.ndona.ta a se stessa mentre la popolazione C1ttadina è stata invece sempre curata? In Italia pullulano le scuole d'arti e mestieri! donde escono dei bumù operai ; ma ~on si cono,re alcun3 scuola dcnde escano de1 buoni contadini. Vi sono, sì, delle .scuole agra: rie, ma lì non si formano gh operai .dei campi, come J?elle .scuole d'a'.l! e mestieri i formano gli operai delle rndustne, ma LA ~IVOLUZTONE LIBERALE coloro che dirigeranno gli operai dei campi. U stesse scuole elementari abbondano nelle città, ma difettano ancor oggi nelle campagne. Peggio ancora: le scuole ruraJi hanno gli stessi programmi o quasi delle scuole urbane, come se la mentalità d'un ragazzo di campagna sia la stessa di quello cli città. I treni passano attravetso la campagna, ma perchè ciò è necessario per congiungere i grandi centri; raramente si è pensato a congiutigere i grandi centri facendo di prorposito passare le linee ferroviarie attrave1:- so zone agricole e in genere ri.traJi da valorizzare (r). Le classi rurali han fatto la g\ierra e quell'altre non l'han fatta, o l'han fatta ben poco; han fatto la gue1Ta e l'han fatta bene, ma l'han fatta be.ne perchè sono buone ed oneste, non perchè sapessero bene cos'è la patria; e non sapevano cos'è la patria perchè lo Stato non le aveva educate all'idea e al sentimento di patria. Le classi rurali costituiscono la maggior ricchezza e la forza principale J.ella nazione; ma se &i potesse calcolai·e quanto lo Stato pìglia loro e quanto loro 1'estitui.sce e quanto piglia e dà alle classi urbane, forse verrebbero fuori delle cifre impressionanti. Si è considerata la nazione come un'entità astratta, prescindendo sempre dalla, su'.1-economia e dalla, sua etnografia. S1 e ndotto sempre ogni problema a proble.ma politico mentre .non esistono problemi pramente politici. Persino la questione del divorzio, che per tanti anni è stata il cavallo d1 battaglia della democrazia italiana (che lusso, come se non vi fosse stato altro da fare !ì finisce di -:ssere politica se si considerano le conseguenze economiche che la facoltà di divorziare può portare nelle campagne, specie ove vige il sistema della mezzadria. Nep: pure la politica estera ~ quella meno d! tutti - si può fare prescrndendo dalle classi rurali. Ma non c'è stato probabilmente un governo che si sia ricordato, quando h'.1trattato con gli altri Stati, d1 tutelare gh .tnteressi di un nazione eminentemente agnco!a. Da settant'a110i lo Stato italiano non fa che dissodare il terreno sterile lasciando perdere quello fertile, sicchè oggi non ha. da raccogliere alcun frutto e deve mcomrnciare da capo. Con questo nou vogliamo dire che !o Stato debba proteggere l'agricoltura e le classi rurali a danno delle industrie e delle cl= urba,ne. Lo Stato deve proteggere tutti ma solo dai delinquenti. Ma se proprio vuole proteggere qualc1u10più d'un altro, bisogna tenga contro che la sua forza risiede nelle campagne principalmente. Se vuole regalare dei quattrini, li deve regalare alle campagne : ritorneranno a coloro cru h prende e frutteranno assai più alla collettività nazionale che se ii regala., per esempio, ai cantieri navali. L'anno passato i cantieri navali si presero, se mal non ricordiamo, cinquecento milioni che lo. Stato .dovè dare p2.r impedire la discccupaz.one di qualche migliaio di operai dei cantieri; se E avesse prestati, solamente ptestati, senza mteresse agli agricoltori dell' Itali.a centrale per l~ costruzione di case coloruche, avrebbe ripreso, prima o poi, tutto il suo denaro, avrebbe assicurato negli anni venturi un maggior raccolto di grano, ci sarebbero oggi non già qualche migliaio ma parecchie migliaia in meno di operai agricoli clisoccupa.t1.Ma basterebbe che lo Stato non togliese ai più per dare ai meno, basterebbe che non togliesSt a coloro che producono per dare a ccloro che non producono o producono in perdita; non togliendo ai primi dà a se stesso,. aumenta la forza della nazione; dando a1 secondi impoverisce la nazione. Il problema meridionale stesso, in qua.nto c'entra lo Statr1, è tutto qui, è il problema per così dire.esasperato dell'Italia agricola. Volete, valon.zzare il Mezzogiorno quel tanto che e possibile valorizzarlo' Tre cose occorrono innanzi tutto: la libertà, specialmente economica; la giustizia, specialmente tributaria; e che l_o Stato si ricordi sempre, quando deve altrimenti intE-rvenire, che l'Italia è agricola, è rurale Si ricordi, per dare un esempio, che se scuola elementare unica dev'es.'iere, dev'essere fatta per le classi rurali e non per le classi urbane; in tal cas.:, istruirà l'Italia più vci-a e maggiore; cosà com'è ora, la scuola non S<-rveche a pochi, non i~truisce l'Italia. Le città dovrebbero essere per lo Stato come i posti di convegno, d'incontro, di scambi tra le classi rurali, e le cla.551urbane come il coll<:gamento tra le classi rurali. La tutela della campagna e delle classi rurali dovrebbe essere considerata come il fine dell'attività delle, Stato, quc·lla delle città e. delle cla.ssi urbane come il meno per raggiungere quel fine. Quando la tutela delle città e delle cla-;;si urbane minaccia di danneggia.- re la campagna e le classi rurali, città e classi urbane devono csS<.-rcsacrificate. Con tutto cib non si dice - crc:clia.modi e,serci spiegati abbastanza chiaramente -· che lo Stato debba disintere&5arsi cli tutte le altre classi e di tutti gli altri intere&si : tanto mr:glic; se può tutelare tutti senr,a colpire nessuno; si dice che se tutela le classi e gli interessi urbaiù a spese delle classi e degli interessi rurali, il danno è dell'Il:alia perchè le classi e gli interessi rurali sono l'Italia; mentre sarebbe di gran iunga minore il danno se le classi e gli interessi urbani dovessero fare le spese delle classi e degli interessi rurali pe1-chèquelli non sono ancora l'Italia. . I govei-ni che si sono succeduti dal 1861, tranne poche eccezio.ni, non hanno avuto una qualsiasi idea direttiva, organica, che li guid= nella direzione dello Stato; ma quando l'hanno avuta non è· stata precisamente quella che. noi 'indichiamo. Se, ad esempio, Crispi avesse tenuto presente che l'Italia è un paese eminentemente rurale, agricolo, molto probabilmente, nel 1887, non avrebbe rotto il trattato di commercio con la Francia, ciò che provocò una crisi terribile di cui. ancora . oggi in alcune regioni si risentono le conseguenze e si trema al ricordo. Quella rottura cagionò la crisi vinicola di pletora., e furono milioni e miliou• buttati dalla finestra e immense fatiche offerte al vento. Se i governi che si sono succeduti dal 1861 a'Vessero tenuto presente la reale situazione dell'Italia e avessero avuto la volontà di servi<re il proprio paese, oggi tutto sarebbe diverso in Italia : dalla legislazione alla scuola, dalla giustizia all'esercito, dagli ordinamenti fributari alla. pubblica sicurez7,a, e il decentramento sarebbe un fatto compiuto da un pezzo. Pur se i governi ebbero la volontà di servire il proprio paese, il paese ne so~ perchè essi tennero presente un'Italia irreale, addirittura astratta e fa11tastica, sicchè oggi il nostro è un paese anarchico e sempre povero. Anarchico perchè gli ordinamenti statali mal s'adattano a un popolo campagnolo che, nulla comprendendo delle .leggi e delle istituzioni del suo paese, non npoue m esse fiducia alcuna; povero perchè spesso s'è costretto questo' popolo a comprare per cento ciò che costava dieci, lo si è costretto non d1 rado a vendere per dieci ciò che costava cento, e non gli Sii è pennesso di mettere a frutto la maggior parte dei suoi beui. Ma l'Italia, come si è detto, non è aJtro che questo popolo campagnolo. A. Dr STASO. OPINIONI ( corn1J1·esavi l'm•i/Jlnetica) Il Popolo d'Italia. del 10 ottobre pubblica, in prima pagina e corsivo, un 1nteressan1;e ~elegramma da Roma sotto il titolo: La lira 1.tal1ana continua a ·niigliomre. _ _ . La perspicuità dello.stile att.esta come .si tratti di uno di quei succosi comun_1ca_tiche_ ci Yengo: no Jargiti per illmn_inarci sui nsultah C?ncreh dell'opera ricostruttiva del go,·erno fasc1sta, e che così largamente giustificano l'esistenza. e proYano la contpetell7.,a.d~gli U.ffici Stampa dei ,1arii 1\'linisted. Riproducrnmo integralmente la nota che è stata, al solito, boicottata dagli organi delJ'opposizione sistematica: ROMA, 9 notte. , La lira italia,i..i ha perduto i11con.fr011toalla Francia in ragio?Te del 0107 per cento, ma ha guadagnato in wnfronto agli altri t,·e paesi da 1tn m.frii11t0di 0,2 per cento con I.a ~v,zzze:a a~ un massim.o dell'r,4 per cento con gli Stat·1,Un1. tf.. li franco fra,icese ha perduto in confronto a tu.lti e quattro gli altri paesi da. 11.n1nini1110.del 0,05 Per cento con, gli Stati Um.t1 ad ·mz. 1nassn-1_w de!l'i,04 per ce11tocon la S7.:i:::zcra. li fra.neo smzzcro ha gu.adagnato in confr~nto a tutti e q1tat,. tra gli al-tri paesi da un mi11rn10del o,6 per cento con f'ltalia ad u,n massimo dell'r 15 per cento con I.a Francia. La sterlina è rimasta alla pari 111 confw,,to al/a Frnncia cd ha perd11,to il 0,9 per cento in confronto della, S--vi:;zera, md lia gUf!- dagnato in confronto a.gli Stati Uniti ed all'lta11a rispettit:amente i'n ragione de! 0,04 e del o,o6 per rc11to. li dollaro ha perduto in confr011toalla S1.:iz:;.e1-aed all'Italia rispetti-•.:amen.te dell'1,1 P~r r.ento e del 017 per cento, ma Ila .fztada_gna_toin confro11ioal/'Jnghilterra ed alla /•1·anc1ar1spet. ti1.•a1nentein ragù1n.e del 0,7 e del 012 per cento. « Quindi, peggiora1nento assoluto del fra11co francese; /JCggioramcnto rolativo del dollaro e della ster/in(I.; 111.igli,ora,n.entodella, lira, ital'Lanll; mi.rr/ioramento assol1tlo del frll11COsvizzero•· .-\ quale periodo si riferiscano le variazioni, ncn i: detto: è lasciato, anche questo, alla scell..1. del lettore. \'cdiamo un po' di orientarci. La lir_a italiana « ha pe-nhtto in coufronlo alla F~anç1a• non.ostante che « il franco francese abbia perduto 111 coniro11to a tutti e quattro gli altri paesi '. (com• presa l'Italia/· La lira e ha guadagnato 111 con fronto agli a tri tre pae.,;i » {Svizzera, Stat~ Uniti lnghiltcn·~) ma, non si sa come, la S,·1z;r..Qra e' l'Inghilterra hanno guadagnato sull'Italia. Conclusio11e: « miglioramento clelJ:i hm. 1tahana •· Il franco francese « perde i11confronto a tutti e quattro gli altri paesi •, ma, a tre righe d1 distanza trova il modo di rifarsi, guadagna snl- ]'Italin. ~ resta alla pari con la sterlina. e Quindii peggioramcuto ass<;>lutodel frane~ ~rancese ». La sterlina « è nm... 'l Sla alla pan 1n confronto alla Francia, (la qttale « ha perduto in confronto a tutti• compresa la stcrlina) 1 ha « guadagnato in confronto agli Stati Uniti e all'Italia• (mentre l'Italia e "1i Stati Uniti, sbadal..·uneute, guacL'lgnavano s~lla sterlina). « Peggioramento rela· tivo della sterlina,. . . il dollaro... No, ci ba.sta: il lettore contrnu, pure, se è ancor dvo, l'ana1isi. A sue spesc,_però. Per parte nostra, riteniamo do_ver'?-c;oncono_ sccrc l'altissimo sentimento patriottico da cm è: animato Pintelhgente compilat.orc della nota fi. nanziaria fasdsta: egli certo nura a pe~suader<; l'alt.a banca int..crnazional<;ctc:lla.couvcnten.7..ad1 s.pccularc al ri:ilr.o sulla hra 1lahru.rn,e_noi no!1 dubitiamo un momento ciel ~uc~cssoctu è dest,. nata la sua iniziativa. Non ci siamo astenuti dal mett<:1·ci11rilievo la sua logica solo perchè sappiamo che i leltori della R. L sono tutti poveri diavoli. S. COMMENTOQUOTIDlflNQ 11caso Salvemin1 La ,\'azione di Firenze del 4 ottobre pubblica: Il direttorio del Fascio di Firenze, denu,n.ziando ai Jascisti di t1'tta Italia che Gaetano Sa111Je•J1,iwi, . col "i che volle la gi.erra d'Ita.lia per I.a. Patria alfrni e che ne disertò la grande causa, colu,i che dopo la vittorid negò pe·r la Pat,·ia altrui l'italianità dcll' Adriatico, inizia il no-ve ottobre nello Ateneo di Londra "" corso di storia della nostra politica estera. Vittorio Veneto e la .Vlarcia di Ronw avranno, anspice il conte Sforza, grande ammainatore del. le nostre bandiere, nelle sevc·re aule dell'Università londinese, un difjam.atore Ualiano, nel gi01'- no del loro glorioso anni-versa-rio. Za1·a, disperata, i Fasci della Da'1nazia reden... ta, gli italiani di Sebenico, di Trau, di Spalato, hanno lanciato ai fratelli del Fascio fiorenti:no il grido del loro dolore e del loro fierissinio sdegno per l'odiosa sfida geltata dal b'ieco disfattista alla giovi-n,ezza che nelle trincee e nelle piazze d'Italia ha sanguinato e cornbattztto per la grandezza delta Patria. Il Fascio Fiorentino, nel 1wme sacro della Dalmazia tradita, dei 11z.artiri e dei com,battenti d'Italia, raccoglie la sfida di Gaeta.no Salvem,ini, e il grido di dolore dei fratelli dalmati, e in1'j,egna i dep11tatifascisti ad esigere dalle con71>etentiautorità p-recise infonnazioni sulle ragioni e sui ca. ratte1'i che le determinarono a rilasciare al Sal~.;t. 1nini i passaporbi necessari a ogni suddito italiano per recarsi in lnghilte·rra 1nentre era noto il disegno antinazion.ale di costui; a ch·iedereal Governo nazi,onale che sia inte·rd.etto al Salvenz.ini di var. care la fr<nitn.era italiana qualora non sia uscito in /rode alla legge dello Stato; ùn.pegJ1agli e/et. ti del J.ascio nelle a·mmin.istra:;.ioni co-m1tnali e provi:nciali, gli insegnanti e gli studenti fascisti del R. Ismtuto di Studi Superiori e i fascisti tu-tti, a tenersi a disposizione del Fascio di Firenze per quella azimz.e1'1Z.Oraleche nei liniiti del. la legge 7.1algaa somniinist-rare al rinnegato-re dell'italianità del!'Adriatico il premio del/.'i11iquob1tratto. Il Direttorio dà mandato alla segretuia politica di comunicare il presente ordine del gior. no a tutti i Fasci d'Italia ed aì Fasci dell'estero e di richiedere la loro so/.ida,rietà. Caro Gobelti, con rossore di vergogna coni€: italiano e come volontario <li guerra che non portò soltauto quand'era abbrunato il cappelio dell'anna senza menzogna, le con1unico l'unita deliberazione del fascio firenzino. ~on è la prima volta che italiani recalcitrano contro maestri di carattere e di dottrina e asse. gnau loro per premio il confino. Ma per l'onor del mio paese confidoche dalla scuola e dalla vita dove Gaetano Sah-emini prodigò con disinteressata fatica i tesori del sno grande ingegno e del suo grandissimo cuore prorompa la protesta della coscienza civile. Xè l'Inghilten-a è nazione da accogliere nelle sue aule uni versitade, nè l'Italia è nazioue da allevai-e nelle proprie rinnegati e diffamatoli. E si aYYia a decadenza sicura il paese che per intolleranza politica disconosce la libertà dell'ingcgno, suprema dignità di indiddui e nazioni. PIERO }AHIER. Il caso Salvemini t: llllO degli esempi più um..ili,lnti di pazzia colletti\"a1 di ribellione e cli pc1·- secnzione degli italiani Yerso un uomo che con le sue qualità di educazione superiore, cli preyco-o·en7_,a, di eroismo morale, costituisce l'insulto pi~~sfacciato e insopportabile per un popolo bncntcmpone 1 accomodante1 festaiolo. :-on è una qttestioue di idee o di parte politica : basta la presen,.a fisica di Gaetano SalYe111:;;iper far perdere la testa a tre qua,ti dei nostri giornalisti e letteratucoli. Costoro sono troppo goITi per non essere in buona fede. Essi accusano e-on perfetta logica, credono se11;,.. a secondi fini ebe il professore Gaetano Sah·c·1 sin traditore, disfattista 1 Yeuduto. Essi banno ragione di protesL.1.re;di far capire la loro incompatibilità di carattere cou un uomo che fa to~-to ag;li istiuti del suo popolo con tutta la sua ,·,ta cÙ sacrificio, cli dedizione alle cause- più disinteressale, ùi moralismo cstetrnantc. Bisogn'l bestemmiare la provvidenza che lo ha fatto nasce. re in Italia. :S-onne a\"e,·a il dititto chi non paga il suo tributo alla. retorica, non partecipa alle sag-rc, va in parla111entosenza. inserii-si nella realtc), chi crede sul serio alla scienza, chi è sempre stato all'oppbsizione contro tulle le camorre, ha pagato d..i persona in tutti i pericoli. Sia lapidala l'ingeuuità e l'onestà nella terra dei furbi! E' naturale che gli allegri italiani non \·celano chiaro in questo esempio di \"ita austera, come non vedevano chiaro gli .-\tenie•i. nelle domande importune di Socrate. Essi fini. scono col convincersi che si tratti cli un'astuzia pili raffinalc'le vi t-rovauo i segni <li una vera e propria mostruosità 1norale. Bisogna congratularci con i gioYani insultatori del professore Salvemini: essi hanno il diritto ,hlla loro parte. Concediamo la legittima difeso. dcl1'ignoran1...ae dell 1incoscien7-.'l contro le pre. tese della scic-111.a e della moraJe. p. g. U.l,.E.l:l. - Corso Principe Oddòne, 3~ - Torino Prn•o Goowrn - Direttor,--responsabile

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