La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 31 - 16 ottobre 1923

126 LA RIVOLUZIONE LIBERALE LAPOLITICA OLIGARCHICA DELF SCISMO segu~za della concezione dicotomistica proposta clalla propaganda socialista. i\Ia c'è ·una tesi di Marx che è in stretta relazione con q11antoabbiamo sopra detto e che in-· teressa particolarmente clal punto di vista della identificazione del fascismo colla lotta di classe della piccola borghesia. Sci-iveva Marx (Das ](omni. ì\1.an. 1 Capi. I) : J. Una spiegazione sintetica e unita.ria del fascisn10 è difficile se prima non ci si rende conto che iJ fascismo è l'insieme di una serie di fenomeni storici, di movimenti di classe, non sempre necessariamente paralleli e co11comita11ti. I:' dubbio che numericamente la preYale.nza del fascismo sia di elementi piccolo.borghesi, secondo la tesi di Luigi Sal\"atorelli. Buona parte degli squadristi Yenne reclut.ata tra i lavoratori della terra nelle zone tipiche delle ex « baronie rosse• (Mussolini : « Buona metà delle milizie fasciste pro,-engono dalle plaghe ntrali ». Gerarchia1 25 maggio 1922). ?IIa anche se si doYesse ammettere che la magr gioranza degli elementi fascisti appartiene ai ceti piccolo-borghesi, resterebbe da farsi l'esame della relatiYamente maggiore o minore importanza dei singoli fenomeni, momenti, elementi, il su.i insieme Ya col nome generico e generale di r fascismo », e che sono espressione di interessi e di collisioni di ceti non sempre e soltanto piccolo-borghesi. Qui la questione può essere, in gran parte almeno, di punti di rista, E, innegabile che lo studio della parte an1ta dai ceti medi nello sviluppo del fascismo, ne spiega qnasi definitiYamente alcuni momenti. Xon ne spiega inYece altri che sono forse di non minore importanza : per esempio lo sfacelo operato nel campo dell'organizzai.ione operaia aocialista (specialmente dei laYoratçri della terraJ, il carattere del moYimento corporatiYo nazionale, la preYa1en7..adel. Jo squadrismo sull'organizzazione cli partito; ed in generale tutti gli SYiluppi successiYi al colpo di Stato dell'ottobre 1922. E' curioso ,a questo riguardo, ciò che scriveva lo scorso giugno Aldo Valori nel Resto del Cm·- li11.0. • Mentre Luigi Salvatorelli non fa distinzione tra il moTimento fascista f~o al colpo di Stato e. la successiYa azione di governo pure esercitata in norne del fascismo, ed implicitamente riconosce nel1a dittatura del Partito Fascista la forma politica tipica corrispondente agli interessi ed alle ideologie dei ceti medi di cui è espressione. il Valori spiega l'opposizione liberale del Corriere della Sera al governo fascista proprio come l'opposizione tipica della piccolaborghesia, mediocre e pigra, al governo « dinamico e rivoluzionario » attuale: < La verità si è che la forma 1nentis della piccola borghesia coincide in modo perfetto con le ini7iatiYe editoriali del Cvrriere della Se.ra. e non è più liberale di qnanto non sia fascista i è' però sempre all'opposizione di qualunque GoYerno che Yoglia farle cambiare strada, darle un, compito diYerso e più alto, chiederle sacrifi.zi maggiori del solito e sopra tutto impedirle di ciarlare e di credersi, attrai;-erso le chiacchiere, detentrice d'ogni Yerità e indispensabile alla fortuna della :S-azione. TI libernEsmo ·è quello che ci vuole per questa da&.o;e necessariamente amorfa per la sua stessa estensione. Esso non significa. nulla di preciso, ma adombra nelia sna onomatopeia una vaga speranza di poter fare il com.odo proprio e di senire in letizia il proprio egoismo. Inoltre esso •si richiama alle memorie d'un passato non troppo lontano, in cui l'Italia ·viveva una vita moralmente meschina, sia pure, ma tranquilla ~ provincialmente sicura. ~Wora le teste esaltate andavano a domicilio coatto; ora sono al potere o Yicino al potere: sorpresa terribile per il piccolo borghese, il qnale ascolta con orecchio inquieto discorsi di tono troppo diverso da quelli d'un tempo; e ne dednce una minaccia per la sua libertà : libértà di vegetare senza troppi grattacapi,. :S-on si può neanche affermare che la tesi del Valori sia assolutamente in contraddizione con quella del Salvatorelli. La verità è che quando si dice r ceto medio>, « piccolo borghese>, ecc. ponendo tali termini vaghi in relazione ai con, cetti ben precisati di classe e di lotta cli classe, .i cade nel!a imprecisione già deplorata più innanzi. La piccola borghesia, i ceti medi, piccolo.borghesi, ecc. non formano una classe. Essi sono denominati secondo la caratteristica loro più spiccata: quella di essere intermedi rispettivamente alla borghesia capitalistica ed al proletariato. :.1a questa sommaria indicazione t.ipografìca non basta ancora ad assegnare ai vari (e tra loro diversissimi) ceti intermedi, la caratteristica di cl.asse, necessariamente una ed omogenea. I socialisti considerarono quasi sempre la lotta di classe come· sviluppo di dne sole classi ben definite e separate tra di loro: borghesia e proletariato. Sarebbe deplorevole che al malintc-so dirotùmismo cli un· tempo si aggiungesse oggi l'errore cli ritenere la società nettamente divisa in tre classi, omogenee per interessi ed ideologie, in lotta tra ~i loro. II. Del resto lo stesso Salvatorelli sembra accorgersi della possibilità di un equirnco, e, dopo di a ,·er riic-rito alla piccola borghesia ed al fascismo i termini <li classe e di lotta di classe, spiega come il , mitoSazione (sia) per la piccola bor- bibI 10 tecag I i ghesia il vessi.!lo della sna. rivolta; la sua lotta di classe conti-o capitalismo e proletariato (consista) nella neg-azione del concetto stesso di classe, e nella sua sostitnz.-ione con quello cli Nazione». In 'ciò è il riconoscimento, poi esplicito, che , la piccola borghesia (è) troppo debole e inconsistente come classe organica - cioè detentrice cli un potere e di una funzione economica - per poter lottare sul te1reno classista contro Je altre due, e per portarsi una su.a ideologia )L Qual.i strati sociali, quali ceti comprende la piccola-borghesia? Salvatorelli la distingue essenzialmente in due categorie, piccola borghesia tecnica.: « i professionisti tecnici, che fanno parte dei processi produttivi ed aderiscono, quindi, intimamente alla struttura della società capitalistica.» e piccola.borghesia umanistica: « impiegati dello Stato e degli alfri enti pubblici, minori esercenti le cosiclette professioni liberali, ecc.», la cui 1nentalità « si riass1tme in lilla parola sola: retor:ica». Queste due distinzioni possono essere accett..'1.tebenissimo, ma certo sono ancora insufficienti. Ci sono Yasti sfrati sociali non-capitalistici e non-proletari che 11011 d trovano classificazione: i piccoli commercianti, i piccoli e medi proprietari agricoli, ecc. Ma già la stessa distinzione fatta dal Salvatorelli ci presenta non 1,11.a piccola-borghesia divisa in due categorie, ma due distinti e caratteristici strati sociali, aventi tra loro mojtissimi pw1ti di differenziazione e pochissim_i con1un.i. Giovanni Ansaldo ba fatto risaltare questa fonda.mentale differenza descrivendo minutamente i due tipi presentati dal ·salvatorelli. (La-coro, 3 gittgno 1923). E' difficile distinguere con termini rigorosi la borghesia propriamente detta, od alta borghesia, dalla media e dalla piccola. Il Salvatorelli esemplificando, ci dice soltanto che per piccolo borghese si deve intendere il professionista a « cliei.1tela ristretta e meschina, perchè i grandi avvocati o i grandi medici rientrano nell'alta borghesia e ne posseggono la mentalità ». Ci pare che il Salvatorelli si accosti per questo punto al Prou<lhon. Le classi non sono soltanto delle categorie economiche, come sostiene :\Ia1·x,ma un fatto morale. Ma, ed allora? Quale distinzione tra borghesia e piccola-borghesia? Dov'è la borghesla? Le poche centinaia cli :finanzieri che dirigono l'accumulata ricchezza delle nazioni non fonuano una classe. Credo che sia utile risalire ai precedenti storici. La rivolu:done francese infranse gli « stati.> separando violentemente il vincolo giuridico comune cli borghci;ia e di popolo, ancora più odioso alla borghesia che la forzata distinzione dalla nobiltà (Tocqueville). Il progresso economico ed il regime politico democratico favorirono il rapido crearsi di nuove distinzioni in seno alla borghesia. I nuovi ceti non aveyano più il carattere corporatiYo rileYato nella borghesia dell'antico regime dal Tocqueville, ma erano prodotti dal1a tendenza osser. vata poi dal Marx e teorizzata nel Manifesto Com1<nista. Parte della borghesia dell'antico regime, colla _rivoluzione assunta la direzione dell'attività capitalistica, venne creando gli attnali ceti « alto-capitalistici )) od « alt0-borghes.i )). Quell'altra parte, cui l'esiguità del capitale , non basta all'esercizio della grande industria e la concorrenza dei maggiori capitalisti li schiaccia , o le cui , attitudini tecniche hanno perduto valore coi nnoYi metodi di produzione, tende a cadere sul proletariato, e Yi cade quando non trova più posto nell'apparato complesso del potere borghese (nel commercio, nell'organizzazione politica, ecc.). Lo sviluppo economico favorendo il sempre maggior accentramento in poche niani del capitale, lascia tuttavia un margine che permette ai vari ceti piccolo-borghesi di resistere alla caduta nel proletariato. Ma è dovuto anche al tendenziale accumulamento capitalistico ed alla resistc-11zadei ceti medi se si ripete un'altro fenomeno già osservato nelle classi dell'antico regime: la rassomig-lianza tra gli appartenenti ai ceti alti e piccolo-borghesi. Tocqueville notava che alla fine del secolo XVII[ • in fondo tutti gli uomini posti al di sopra del popolo si rassomigliavano, nelle idee, nelle abitudini, nella cultura, nelle tendenze, nei cl.i vertimenti e nella lingua,. Oggi è difficile distinguere un alto da un piccolo borghese nelle idee, nella. cultura, nelle tendenze. Sola distinzione è quella econ0mica, pur essa insu"fì.c-iente Se è vero, come dimostra di credere il Salvatorelli, che la distinzione tra le classi è cosa più complessa ddla catalogazione marxista secondo la divisione del lavoro, è vero anche che una profonda, sostanziale diflerL-r:tza- a.i fini della lotta politica - non esiste tra alta e piccola borghesia. Il borghese, anche se non proprietario, partecipa ugualmente della mentalità di questi, e di.- fende l'attuale regime che pnò portarlo alla propric-tà, che gli dà o che può dargli un potere nello Stato, ,ia sotto forma di mandato rappreS<.-ntativo,o di potere esecutivo, burocratico, poliziesco, ecc. La distinzione di < piccola borghe, sia, nacque dunqne dallo sviluppo economico, nel seno della borghesia propriamente detta; ed il tennine <li classe media fu adottato come con- o « I ceti medi, piccoli industriali, piccoli mercanti, artigiani, agricoltori, combattono tutti la borghesia per conservare la loro esistenza di medio ceto. )ton sono dunque rivoluzionari, ma conservatori; più ancora sono reazionari. Se mai sono riYolnzionari, non lo sono che in quanto si sentono minacciati d.i cadere 11el proletariato, ed allora uan difendono già i loro interessi del 1n01nen.to, 111a queJli dell'avvenire, e abban. donano il !oro proprio p-u.nto di 7Jista per adot. ta.re quello del pro!eta,•iato ,. In termini elementari poniamo ora un problema che ci pare fonclamentale nella critica del fascismo. L'importanza che la piccola borghesia ha nella lotta politica e nel1a vita sociale è come fattore cl 'ordine. I reti piccolo-borghesi sono per tradizione consen1atori e per tendenza spontanea collaborazionisti, riformisti, parlam~ntaristi. (Vedi Sorel neJJe sue Réfiexions). Solo quando si sentono minacciati dalla tendenza fatale alla proletarizzazione, quando una crisi sociale li so- \Tasta, essi hanno la forza di ribellarsi e tentano difendersi con tutte le armi, , abbandonando - serondo :\Iarx - il loro proprio punto <li vista per adottare quello del proletariato,, quasi dimenticando i loro interessi di ceto e di classe "per difendere quelli dell'avvenire , , della classe che li attende. Ammesso dunque che il fascismo rappresenti la rìvolta (i mezzi violenti, la caoticità sono spie gabili colla disperazione della lotta e colla tipica immaturità dassista dei ceti piccolo-borghesi) della piccola-borghesia contro la minaccia della spaventosa crisi succeduta alla guerra, come si . spiega che la piccola-borghesia abbia rivolto le armi del suo odio contro il proletariato anzichè contro l'alta borghesia? Si tratterebbe di un particolare contingente, dovuto alla mancanza di abilità nei dirigenti del proletariato cbe non seppero mantenere il dovuto contatto coi ceti piccol0-borghesi, od è la tesi marxista che si dimostra fallita alla prova? Molti propendono per il primo corno àel dilemma, e tra questi gli esponenti dell'Internazionale Comunista. III. Il primo periodo piccolo-borghese del fascismo va fino agli incidenti di Palazzo Accursio a Bologna, e di Castello Estense a Ferrara, comprendendo in esso l'impresa di Fiume. Poi comincia. il periodo negativo, di sfasciamento delle organizzazioni dei lavoratori della terra, pagato spesso dagli agrari, favorito dallo Stato nella. speranza che la violenza fascista riesca a debellare il massimalismo ed indune i socialisti riformisti alla collaborazione. Le organizzazioni non si sfa.sciano solo sotto i colpi dello squadrismo, ma anche per reazione spontanea di parte degli organizzati contro l'inconcludenza rivoluzionaria del massimalismo. Compiuta quest' opera coll'aver costretto il movimento opera.io dall'offensiva alla difensiva, nasce la crisi tra fascismo urbano e fascismo rurale, tra democrazia repubblicana e conservatorismo reazionario. Il sanguinoso natale fiumano non ha graude eco nel fascismo, perchè esso comincia a scorgere maggiori oh.- biettivi. D'Annunzio ha ceduto il posto a Mussolini, il garibaldinismo alla politica. E' il periodo che si conclude nei tentativi di pacifica. zione, favoriti dallo Stato che vede dal crollo del m.assimalismo sorgere un nentico assai più pericoloso; voluti da Mnssolini e dagli altri capi del fascismo urbano, piccolp-borghese, che temono il pericolo di essere ridotti a strumento di guardia. bianca del capitalismo, alla funzione antipatica ed impolitica cli manganellatoti e distruttoi-i del movimento operaio per conto della plutocrazia agraria ed industriale, e vedono nel patto coi socialisti un rinnegamento dei fini rivoluzionari di classe da parte cli costoro, senza alcun serio co1Tispettivo. Il prevalere della tesi mussoliniana fa costituire il Partito, che permetterà poi un disciplinamento dello squadrismo. Continuano le vialenze agrarie ed antiproletarie, ma da questo punto l'essenziale del fascismo è negli sfor-t.i <li riorganizzazione e d'indirizzo politico autonomo, 11ella ricerca affannosa del progra=ma, dei programmi in materia economica, politica, religi0sa, come se il nuovo movimento sentisse in sè ta11ta forza da poter trasformare l'universo sul modello degli ancora embrionali !,'I'llppi di competenza. Il fascismo riacquista una caratteristica unitaria, piccolo.borghese (forse più apparentemente che nella sostanza) ed in prevalenza urbano, ma. deve il suo successo, senza pos.sibilità di equivoco, all'opera svolta nelle campagne dallo squadrismo, pagato dagli agrari, favoi-ito dallo Stato, movimento reazionario, tipicamente conservatore, che ha preoccupato la piccola borghesia, anche fascista, prima di indurla a farsene un t.ito]o di vanto cd a servirsene ai fini suoi particolari. Il < corporali vismo nazionale , iniziatosi sotto gli auspici de:gli agrari ùivcnta meno uno stru~ mento di questi, e più un mezzo di propaganda politica del Partito come lo sarà più tardi del Governo fascista; lo squadrismo si ordina a milizia. La forza armata si dirige verso le città che vuol parte sedurre e parte intimidire coli~ coreografia gue1Tesca, si disciplini pubblicamente. A questo punto - maturatosi parallelamen. te il processo di dissolvimento dello Stato, l'infiltrazione fascista nell'esercito e nella burocrazia politica: prefetture e questure -· il fascismo nou è più uno· strumento di nessuno e neppure più, specificamente, l'organo di alcuna classe o ceto. E' forza autonoma di una aristocrazia di giovani anelaci fino a.Ila temerarietà, animosi fino al fanatismo, ciecamente disciplinati alla gerarchia instaurata da un capo che ha su cli essi ascendente enorme. Questa nuova fisionomia sarà conservata da] fascismo fino al colpo di Stato e dopo. Il Partito e la milizia si disciplinano nello sforzo che tende a realizzare .i voti della « nuova..nazione» 1 della giovinezza « della patria,, ecc. tutte espressioni tipiche di questo periodo mistico ed eroic~, che culminano nel regolamento della milizia dettato dal De Vecchi per inebriare le camicie nere, preparandole nell'attesa messianica della marcia su Roma, cli cui non si fa mistero. E dopo la marcia su Roma chi può affermare che la politica di Mussolini sia ispirata dall'interesse dei ceti piccolo-borghesi ? Soltanto tenendo ben pt·esente che il fascismo al potere si considera superiore alle classi, investito in nome di Dio dalla forza dei manipoli, una aristocra- ,r.iadi « qualit~ >, si può comprendere lo spirito che ne anima i primi atti. Il fascismo è più e meno di un Partito, e le cliscussion.i, che si stanno oggi svolgendo sulla maggiore o minore opportunità di sopprimerlo senz'altro, dimostrano come non colncida coi suoi quadri. l'élite che governa lo Stato italiano. Il fascismo è un'aristocrazia chiusa, cui si può accedere soltanto apportando prestigio ail'élite dirigente, ma non per partecipare gratuitamente agli utili della redditizia impresa. Difatti oggi non si accettano più domande di iscrizione al Partito Fascista, ma sono gli organismi di quest'u1timo che invitano determinate personalità, ed indiYidualmente, ad aderird. Così si dà il caso di persone, come 11 Gentile, cbe appena iscritte al Partito, sono automaticamente chiamate a sedere nel Gran Consiglio, in considerazione del posto che occupano nella gerarchia statale; così si spiega l 'esistenz.a sopra il Consiglio dei Ministri del Gran Consiglio fascista; il legame strettissimo che unisce tuttora il Partito alla Mili-zia Nazionale, per cui si decade automaticamente dalla più alta carica coperta in essa, organismo dello Stato, uscendo dal Partito Fascista. La politica del governo fascista è qnale spetta ad un 'oligarchia del genere sopra. indicato; determinata da.ila preoccupazione di mantenersi. a1 potere e di consolida.rio : largendo premi e pro. tezioni ai ceti capitalistici, colpendo di imposte ed abbandonando alla mercè dei padroni di casa i piccoli borghesi che si accontenteranno di belle parole, dei bei gesti in politica estera e dei pro. posi ti inflessi bili di risanamento :finanziario; favorendo in ogni modo lo sviluppo del corporativismo fascista che, coi socialisti riformisti in via cli addomestica.mento, dovrà assicurare l'appoggio di alcuni ceti operai e contadini al governo. La sostituzione che quest'aristocrazia fa del mito di classe con quello di nazione si spiega .in sè, è la giustificazione e la difesa ideologica del proprio potere, più che non un'affermazione tipicamente di classe della piccola borgh~- sia, come vorrebbe il Salvatorelli. ANDREA VIGLONGOPIERO 60BETTI - Editore TORINO - Uia XX Seltembre, 6□ ,JYovità di òffobre T. FIORE EUOE SVEGLIATO ASCETA PEUFETTO L. 4 F. HEBBEL AGNESE BEUNAUEU L. 6 GRILDRIG LA LOTTA DELLE GENEUAZIONI L. 3 _.\. DI STASO IL PUOBLEMA ITALIANO L. 1 (seconda edizione) E. BERTH LA FUANCE AU MILIEU DU MONDE L. 3 LORENTZ CONSIDEnAZIONI ELEMENTAUI SUL rnINCIPIO DELLA UELATIVITA' L. 3 GIORN.AllE DI POESIA R.assegna settimanale di letteratura ed arte Abbonamento annuo L. 16, semestrale L. 8 ~' oramai 1 'unico grande giornale letterario settimanale che si pubblichi in Italia. Edito dalla Casa_dei !'oeti cli V~ese nel formato dei grandi quot1Clian1,ha raggmnto 111 questo suo secondo ann? di vita una diffusione eccezionale cosl i11 Italia che all'estero. Vi collaborano oltre ad una folla di animosi seguaci del movi.;,_ento mistico 1nanacor<liano, tutti i migliori scritto1i contemporanei. Chie,lctelo al vostro.iii;;-~;'~-~-;,.ilemigliori edicole. Numeri di saggio gratis a richiesta

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