La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 28 - 25 settembre 1923

116 PROBbEffil PRA'TIC.H I. Che cosa sono e a che servo,w- i dazi di p'Yotezione. _Molti italiani ignorano che cosa è la questione doganale, forse .non sanno neppure che es.iste una questione doganaJe. Noi cercheremo di ·spiegarla nella forma più sempli~,e breve possibile _perchè tutti poss·ano, com e necessano, seguirci. Questo sanno tutti : che ai coofini del nostro paese, dove l'ItaLila finisce e incominciano altri paesi, vi sono degli uffici, chiamati di Dbgana, dove. guardie •e funzionari esaminano le merci che dagli altri paeSli vengono in Italia, e a seconda della natu.ra dri esse le sottopongono o meno a un'imposta, che si <:_hiamadazio doganale e a seccmda della natura di esse è più o meno alta. In altri termini, come proprio avviene alle barriere comunali, vi sono delle merci che, al momento del passaggio drui paesi di provenienza Ìil1 Italia, .non sono fatte entrare in Italia se le persone cui sono dirette o che le trasportano non pagano o non si impegnano di pagate per esse un certo dazio, che varia - ripetiamo - a seconda che si tratti di una merce o dell'altra. Questa trovata, che in origine non serviYa ad altro che ad aumentare ù1 tesoro dello Stato o del Re, fu in segruto sfruttata e oggi è sfruttatissima per permettere a, talune categorie di produttori di vendere le proprie merci a un prezzo più alto del loro valore, realizzando così_un bel guadagno a danno del consumatore. E' facile a..rrivare a comprendere come. Prendiamo due oggetti identici : l'ru10 fabbricato, poniamo, in Inghilterra, e l'altro in Italia. Poniamo che quello fabbricato in Inghilterra costi al fabbricante centoventi lire. Poniamo che tanto l'un fabbricante che l'altro si contenti del guadagno di cinque 11te e che ù,l fabbrica,nte inglese, -per trasportare quell'oggetto in Italia, spenda cinque lire o pon.iamo anc)le dieci lire : resterà. s~n,ipre_ una differenza di lire dieci tra il prezzo dell'oggetto fabbricato ùn Italia e quello dello stesso oggetto fabbricato in Inghilterra. Se non vi fosse dazio doganale, che cosa accadrebbe? Che gli italiani, poichè l'oggetto fabbricato in Inghilterra, essendo identico a, quello fabbricato in Italia, si potrebbe acquùstaire con dieci lire di meno, preferirebbero comprare l'oggetto fabbricato in Inghilterra, e il fabbricante italiano sarebbe costretto a chiudere la sua azienda perchè non venderebbe più. Se invece quel dato oggetto sia calpito da dazio doganale e questo sia, poniamo, di lire quindici, il -prezzo dell'oggetto fabbricato in Inghilterra non potrà essere più di cento lire più cinque di guadagno pjÌ>Ù dieci di trasporto, ma sarà aumentat@ di altre quind_ici lirn, e verrà a costare cinque lire più di quello italiano. Allora gl' italiani; per risparmiare cinque lire, preferiranno comprare l'oggetto fabbricato in Italia. Il fabbricante italiano sarà salvo, ma tutte le centinaia di migliaia o i milioni di cOIISl.ll1l.atori avranno ciascuno, per salvare il fabbricante italiano, fatto il sacrificio di lire dieci, perchè - come abbiamo visto - dieci lire di meno pagherebbero l'oggetto fabbricato in Inghilterra se non fosse colpito da d.aznodoganale. E' supenl.uo aggiungere che da questo dazio doganale lo Stato non guadagne.i:à nulla perchè il fabbricante inglese non porterà _più !'oggetto in Italia in quanto nessuno più, costando cinque lire più dell'oggetto italiano, lo comprerebbe. Questo da:-,oio doganale, che lo Stato non incassa, sii chiama di protezione percbè serve appunto a proteggere le merci di un dato paese dalh concorrenza straniera. In Italia molti sono i prodotti colpiti da dazio doganale o ·protetti, e spesso la protezione è così: alta non solo da assicurare al fabbricante la difesa dalla concorrenza straniera, ma da permettergli anche guadagni lauti e qualche volta favolosi. Infatti, se il dazio doganale sull'oggetto che abbiamo preso ad esempio fosse non di lite quindici ma di lire cinquantacinque, il fabbricante inglese, poichè l'oggetto co!>i:aa lui cento lire più dieci per il tra.sparto più cinque <li guadagno, non potrebbe venderlo in Italia che a centosettanta lire. Basterà allora che il fabbricante italiano venda il suo a centosessantanove lire per fargli la concorrenza, per impedirgli di portare in Italia l'oggetto fabbricato in Inghilterra. Ma abbiamo detto che l'oggetto costa va al fabbricante italiano cent-OVentilire. Dunque, in grazia <liun dazio protettore <li cinquantacinque lire, invece del guadagno onesto di cinque lire, potrà far qnello di quarantanove lire. Fermiamoci ai casi di protezione onesta, quella appena sufficiente per proteggere il produttore italiano dalla concorrenza stra,. niera. Si è detto che egli ha bisogno della protezione perchè produce a un costo più alto che non il su.o collega di un altro paese. Y1:a non s'è detto perchè egli produce a un costo più alto. - LA RìVOLUl,IONÈ LIBERALE Le cause _possono essere varie. A volte dipende dalla· poca· abilità del produttore, ed è evidente che in tal caso La protezione favorisce l'incapacità. Se i prodotti di quel fabbricante .non fossero protetti, quel fabbricante troverebbe IÌ 1] modo di produrre a buon mercato. Ma spesso dipende da quest'altro fatto: che in Italia ma.ncano le materie prime per fabbrica.re dati prodotti e allora bisogna procurarsele all'estero. Ma le materie prime sono spesso ingombranti e quindi il trasporto viene a costar molto. Prendiamo ad esemplÌo i pi"odotti ciel ferro. L'Italia ha poco fen-o e .niente carbone. Ora è impossibile fabbricare l'acciaio senza il ferro e il carbone. Poniamo il caso che per fabbrica1·e un va.goue di acciaio occ01Ta.un treno di carbone e ferro. Che cosa, accadrà? Accadrà che il cos,to dril un1 vagone di acciaio, per il produttore straniero che volesse portarlo in Italia, avendo egli le mate1~ie prime sul posto, sarebbe aumentato solo del prezzo del trasporto del vagone, mentre pe1"il produttore italiano oorebbe aumentato del prezzo di un treno intero. A volte poi le materie prime non mancano ma sono di p:oco rendimento (per es.: lign.ite in.vece di carbone). Tu.tto questo non accadrebbe e noi potremmo con1;prare molti prodotti, oggi Sipecialmeute, a. prezzi molte volte più miti se, invece di metter sn, a,Ziende i cui p,·odotti non possono reggere alla, concorrenza stra- _nie1·a,fossero impiantate azÙJendei cui prodetti sii possono ottenere con minor· spesa che al!' es,tero. Dicono i fautori della p;-otezione doganale che bisogna proteggere le industrie, anche se costose, per non andar soggetti aJI' estero. Questa è una sciocchezza. Innanz.i tutto, nei casi in cn,Ì' i prodotti vengono a costar molto per manca.nza cli materie prime, noi siamo soggetti al!' estero per il fatto steso che dobbì,amo acquistar là le materie prime. A parte d'ò, non è possibile emancipar.sii completamente dall'estero, e non vi è nessn,n paese, neppure gli Stati Uniti d'America, che non sia in qualche modo soggetto all'estero. E' de-I resto necessario essere soggetti ali' estero - e -se non fosse possiÌbile forse bisognerebbe inventarne il modo - perchè altrimenti non s,i pillò avere soggetto l'estero. Ed ecco perchè. Le merci si scambiano con le merci. La moneta è inutile per se med.e:iima, diceva il nostro Sallustio Bandini. Se noi andiamo a comprare della merce all'estero' e paghiamo, come p,aghiamo oggi, in carta, in tanto ce la daranno in quanto saranno sicuri che con quella moneta, prima o poò, venendo in Italia, potranno acquistare altrettanta merce quanta ne abbiamo acquistata noi da loro. Se questo non avvenisse, evidenteme.nte all'es,tero ci avrebbero regalata la merce. Poniamo il caso che noi avessimo in Italia tutti i prodotti necessari! per vivere, p,-oprio tutti, ed alcuni in quantità tale da poterli esportare, è chiaro che, se noi non compriamo nulla dal!' estero, i prcdotti che esportiamo li regaliamo in quanto, avendo tutto in casa nostra, non abbiamo modo cJ.i. spendere la moneta mandataci daJl' estero per pagare la merce cl:a noi esp:Yrtata. S3:- rebbe lo stesso caso di un avaro che vendesse i suoi prodotti e non spendesse il denaro guadagnato e mo-rendo si faci;S\SeSs:ppellire con esso. Poniamo che questo denaro fosse tutto in biglietti di Stato e di Banca: siccome nessuno s,i pr·esenterebbe ma.i alle cas~ dello Stato e a quelle delle banche per reclamare il cambio di quei biglietti, quell'avaro non avrebbe fatto altro che regalare allo Stato e alle banche i suoi prodotti. Dunque è necessario andare a comprare qualche cosa all'estero per permettere al!'<':- stero di comprare qualche cosa da noi. I fautori dell'industria nazionale a tutti i costi porta.no ancora un altro argomento ma non è l'ultimo per giustificare la necessità dei da1,i cli prote1,ione. Ess.i ci invitano a riflettere che cosa accadrebbe in caso ài guerra se noi non producessimo in ca.sa nostra ,i prodotti più necessari all'esistenza e alla difesa nazionale. La risposta è più facile che all'argomento precedente. Una delle due: o sarem1110 alleati ed amici <li altre nazioni o saremmo completamente isolati. !\e! primo caso gli scambi continuerebbero come in tempo cli pace; e nel sccon<l'>caso avremmc poco eia fare anche H:. pr ,<l è<:ssimo tntto in casa nostra. Comunq ,e fosse, che varrebbe saper produrre tutto i casa nostra quando nessuno ci man<l $S i , le materie prime che non abbiamo? J_,,. officine ci sarebbero ma resten:bbero fr:.r., e r " a'. i. Abbiamo inoltre l'esperienza della n ente guerra, durante la quale abbiamo spesso importato, di molte qualità di merci pronte per il consumo o, come ,.i dice, finite, più che 110;1 importass-imo in ttmpo di pace. Durante la guerra si è pro'.lotto meno grano che in tempo <li pace e gli industriali del ferro, a causa della difficoltà dei tra.c;porti, hanno spesso preferito importare prodotti <li seconda e terza lavoraz,ione an2ichè le matefi1;: prime pei- fabbricare quei prodotti. ESI!.TTRG.RONISTORUl ÙElddi IfdP~ESll nr confù Il gion10 27 agusto 1923 la lVIiss{one Italiana presso Ja Conuuissione Internazionale incaricata clalla Conferenza degli Ambasciatori della delimitazione dei confini greco-albanesi, è barbara111entetrucidata in terrjto,rio greco. Facendosi eco della legittima. indignazione degli italiani, il loro governo due giorni dopo con provvida energia intima alla Grecia un perentorio ultimatum : la Grecia non può non pircsentare le sue scuse nella forma (_piùsolenne, ono- • raTe gli uccisi in Atene e salutarli alla loro parte.tvL.ada Prevesa; ino1tre onorerà. la bandiera italiana ina1berancloL:'s1u.l1e proprie navi, garantendo la pena capitale per i colpevoli, ulti-mando la inchiesta iu cinque giorni; entro cinque giorni trna i11de1111itdài cinquanta milioni sarà pagata agli offesi. La volontà dell'Italia appare rigida ed inflessibile; o accetta~ione integrale i,mmediata, o sa11zioni risolute. Thaon di Revel e Diaz piombano a Roma, tutta l'Ita.Jia onora la Grecia della sua preoccupazione. La sera clel 29 le LL. EE. Mussolini, Acerbo e Feclerwrui jn p,rivato colloquio maturano le decisioni radicali. 1'1aecco (stupore) che· la Grecia, incauta, non accetta la bandiera. italiana sulle sue navi, non vuole garantire la pena cli 1norte, non vuole versare indennità senza calcolarla; e si li volge aJla Lega delle Na1joni; l'Italia, fulminea, risponde con la occupazione di Corfù. S. E. Niussolini comu1iica agli a1nbasciatori jtaliaui, che con. tale pacifica occupazione l'Italia manifesta la sua inflessibile -volontà di conseguire le riparazioni dovutele ; e dichiara generosamente che ciò 11011 esclude le sanzioni che 1a Conferenza degli Ambasciatori sarà per ordinare a causa del rapporto di mandato che la legava aIIa Delegazione Italiana. I giornali fascisti rievocano le glorie YelJeziane e l'italianità notoria di Corfù; i machiavellici sogghignano, gli inglesi protestano e i machiavellki prendono in giro gli ·inglesi. Ctu-zon dichiara di riservare ogni comanento. Il 4 settembre S. E. Mussolini comUDicache il Governo, pur ~ifitttanclola competenza della Lega, non è alie1Jo dal far giudicare tale questione pregi:udiz.iaie dalla Coi·te de11'Aja; i ma.- chiaveHi•ci appaiano Rodi e Corfù. Il giorno dopo, Curzon ha parlato a lungo col nostro ambasciatore a Londra. Tuttavia Mussolini in Consiglio dei Ministri espri111e il ramma1ic-o per 1 'a.tteggiamento de11a stampa inglese, e rninaccia a sua volta il ritiro dell'Italia dalla Lega; ad un corrispondente del Daily 1"\fail S. E. dich1a.ra: « ho preso ora il mio pegno e lo terrò fino al completo e letterale adempimento delle conrlizioni poste nella mia nota.:. se la Grecia per qualsiasi ragione non paga resterò indefinitamente al possesso di Corfù, come per sei secoli vi sono rimasti i veneziani... la pubblica opinione italiana non ama la Lega de1lc ~azioni per molte buone ragioni ". La Reiiter~ la sera antecedente, aveva i.i:fficiosatnente dichiarato che il pu.nto di vista inglese era per la Lega delle Nazioni. Gli italiani sbalorditi da tanta robusta finezz;,, in,·iano congratulazioni eutusiastiche al Governo: questo rispoude con un comunicato, ringrazian<locommosso rla tale plebiscito. La Grecia intanto (6 settembre) si presenta an· che avanti a11a Conferenza degli Ambasciatori ; la Lega nicchia e rinvia, Politis avanza la proposta che i c-i11qua11tamilioni per la· indennità siano semplicen1ente depositati a titolo cli garanzia. Proposta che non può essere accettata. Lo stesso giorno il primo segretario cle1l1Ambasciata di Inghilterra ha un colloquio cli un'o• ra con S. E. l\1ussolini. I giornali uflkiosi in coro cliehiarano, essere:: inteso che la Conferenza degli Amba.sciatori proc11rc-rebbde i far dare con mezzi propri i dal1a Grecia ampie soddisfa.z.ioni alle potenze gravemenle offese, m.a. lascerebbe all'Italia ampia totale e irreYocabile libertà di condurre fino in fondo la propria azione autonoma nazionale, per obbligare i protettori degli assassini a cedere. li. 7 settembre la Lega delle Nazioni, accettando di buon grado l'intervento della Conferenza, comunic.::-i a questa il suo « punto di vista »; 1'S settembre la Conferenza degli Ambasciatori propone a11'Italia una soluzione decisiva e collettiva, che costituisce la copia fedele del punto di vista della Lega delle Nazioni. La pena di morie a pri01i eliminata, eliminata la indennità immediata, niente vessillo italianQ sulle navi greche; alla s01-vcglianza di un milita1·c italiano sulla inchiesta sostihtila 1a son·eglianza ùi una Commissione inlen1azio11ale presieduta da un giapponese. 1,'Italia accetta la sera stessa le proposte della Conferenza, le 4uali, ora1 sembra corrispoucla.110 lctleralmcnte alle sue richieste; ma non intende assolutamente lasciare Codù fino alla integrale esecuzione clc1le sanzioni; e poichè la indennità dovrà essere liquidata dalla Corte dell'Aia, machiavellici sogghignano. li ro settembre, l'Italia trionfa a Monza. L' 11 settembre la l.ega delle Nazioni , è felice ùi constatare che gli elementi da essa comunicati alla Conferenza hanno potuto essere utili , . Il giorno 12 S. E. I\rlussolini concede una nuova intervista in cui spiega agli inglesi che l'IWia. è una grande potenza; ed al Consiglio dei Ministri afferma la rigida volontà dell'Italia di non lasciare Corfù fino alla· esecm,ione ,Ii tutte le ripa.razionj accetta.te.· La Gl'ecia accettando si a?l-= gura che l'lla/ia voglia abbandonare Corfù aL più p1·esto possibile. S. E. Musso1111inota clie insistenze estere iu tal senso sono «inopportw1e, tendenziose e alla fine offensive ». '11 gion10. 14 l'Italia accetta di lasciare Corfù a term.ine fisso. Se l'acido diario sovraesposto appare troppo simile, nella -sua C"biaraironia, a una storiella moralistica sui limiti della vanità e della St1,perbia, la, colpa non è della malignità del cronista - 11quale enumerando fatti, constata con 1lil senso dj dolore mutarglisi sotto gli occhi la mate· ria, dia.storia di nn saggio cli conente politica estera, a cronaca cli successive contraddizioni e di progressive mal subite rinunce. Il che succede sempre, dicono i peclanti professionisti della politica estera, quando questa si subordina ai success.i immediati della politica interna. TÙTLER. da Eroe svegliato,' asceta perfetio - PREFAZIONE 1\011 si tratta di an.a meditazione ascetica, innanzi alla battaglia, di qualche eroico Na.ciketas, cliqualche discepolo di Anand.a. ~ialgrado ogni apparenza, malgrado riecheggiamenti <li disposizioni d'animo remote. Nè l 'cccas.ione della nostra guerra, molto meno la morte, consentono mistifica7,lone; nè l'a. è da. tanto·. Vi si trovano inYece altre 1nolte cose di ogglcU, .soprattutto l'esaltazioue, che non è cl'anuunziana 1ua cristiana, stLScitata, m~gfio aiutata, da ogni guerra, in alcuni spiriti, spesso in vasti strati plebei. Si pensi al dugento italiano, alla guerra dei contadini, al principe Andrea Bolkonsky, ecc. ecc. Diplomi cli nobiltà conferiti dalla natura, disse qualcuno. 11.a l'a_ fu un povero .fante, nè pitì nè n1e110.Senza parole, senza !!esti. Uno della trincea. Se si vuole, wiò formatosi prima e passato nella trincea. E in silenzio, senza gesto aktwo, francescauamente, a,-rebbe Yoiuto sp2rire dalla luce, più prosaicamente lasciar la pelle in una trincea. In dispregio di ogni rettorica. Per l'umile suo paese, seppur in cuoi- suo si senti 11011 già soldato dell'.Intesa, come il poYero· Bissolati, .ma dell'Utopia acliritttua. E questo scrittarelio che esprim~, a giudizio cli qualcuno, « un'esperienza veritiera e profonda »1 meglio sarebbe marcito, nelle pre\"isioni de!Pa., insieme con lui, in qualche tiincea. Poco male, in mezw a tanto n1ale ! Ora esso, se qualche significazione ha, -trapassa le contingenze del momento, and1e qaelle occasionali della partecipazione cli lui alla g,.1-erra,della rivolta bracalcua di Caporetto nel senso del Suchert. Così più per passare il te1npo, più per due o tre lettori che per un pubblico co111unq1teaffinato e disposto a sommergersi nello spasimo cli denudazioni interiori così ciniche, eg-1i, nei lunghi 07...i cli trincea dell'iuve.t·no '16-'17, scribacchiò qualche cosa lì, su.11agobba rossa di q. 144, in qualche sgabuzzino del ro,·escio della quota. Yer.so Dobe'rclò, e poi in seguito con·esse nei riposi di Scoclovacca. e Beligna, e compì a casa, in qualche llolorosa vicenda, e nel Val.Ione,e poi sul dentino del Fait.i. Questo per quanto può interessare. • Cosa che può pa.rere singola1-e, l'a. in quel tnrno cli tempo medita.Yail Treitscbke. Vero è che oggi siamo agli epigoni del lVIaurras.. E non Yale la pena neppnre cl'in \"OC""<lle la. morte. )la, tant'è! Per dirla col caro Giacomo, clic 11011pro1Jan sisfe11ii e congetture f Altmn.iira, 18 luglio 1923 T. FIORE. Si spedisce franco di porto a chi manda L. all'editore Piero Gohetti , Via XX Settembre, 60 ~-Torino CONSCIENTIA GIORNALE DEL !llNNOVAMENTO SPIRITUALE ITALIANO Anno Il • 1923 ... Semestrale L. 8 - Estero L. 30 Abbonamento : Annuo L. 14 DIREZIONE AMMINISTR.,ZIONE PIAZZA IN LUCI A, 35 - ROMA Chi ci manderà il n. 33 della « Il.ivoluzione Libe, raie 1> dell'anno :,corso riceverà. in dono il curiosissi• mo opuscolo di D. Mobac :· « Epistola sermoneg, giante alla società degli apoti ». Anche i 11umcri I, 2, 3, 4 e 8 di quest'anno ci sono utili. O.G.E.B. - Corso Principe Odd@ne, 34 - Torino PIER0 GonF.TTI- Direttore-responsabile

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