La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 28 - 25 settembre 1923

114 PARLAMENTO EHAPPHE5EHTDNZA DI INTEHE551 La legislazio\e economica deve essere messa in mano agli interessati:? Un provyedimento legislativo deve e8Sl!re considerato come utile alla generalità, convenieute al paese quando riporli il Sltffragio degli « interessati »? V'è in Italia una tendenza diffn&:.'1a rilene:te cli sì. l cattolici si sono fatti paladini della rappresentanza professionale; i socialìsti Yogliouo attribuire ai cousigli del lavoro nna potestà legislativa e non più soltanto consultiva; gli industriali pretenderebbero che una tariffa doganale sia buona quando;, tutte le industrie interessate la propugnano o se ne contentano: gli impiegati Yorrebbe1-o che i regolamenti del loro laYoro e dei loro stipendi iossero discussi e deliberati dalla loro classe d'a<> cardo con i miuistri cd i capi dei dicasteri ed uffici. Og,nwa delle classi interessate tende a conquistare la pre\·alenza 11el consesso deliberante; e la massima. concessione che ogni classe fa ~ la sopportazione di una eguale rappresenta.uza alla classe direttamente con essa conte:idente. La rappresrutan1-1. a: paritetica » degli interessi sembra il ncn plus ultra della sapienza legislativa mode:rnissi ma. Fa bisogno di dire che noi, .i quali sia1no contrari a queste seùicenti 1110::!ernità legislative, abbia!no il cloYere di <lire: chiaro e preciso che tutte queste rappresentanze degli iuteressi, che tutti questi con5essi paritetici sono un regresso spaYentoso Yc.rso tonne rueàicYali di r..ppresentanza politica, Yerso quelie ;fon.ne, da cui per perfezionamenti successh·i, si sYolsero i Parlamenti moderni? Dare alle rappresentanze professiopali tui.a funzione deliberativa è Yoler mettere gli iu.teressi particolari al posto çli quelli generali, è compiere oper.1fper Io più sopraffa. trice ed egoistica. Gli « interessi ~ deDbono essere ascoltati e cousultati. :Ila qui finisce la loro sfera di azione. I u competenti !) dell'azione poìitica non sono e non debbono essere i « competenti )) nei singoli rami di industrie o d.i commercio o di laYoro o di professione. Si può affermare, senza. pericolo di errare, che la competenza specifica dell'interessato cessa quando conllncia la competenza generale del rappresentante la collettiYità. Il che può essere dimostrato vero per ogni caso; m.a oggi basti farne applicazione al caso della tariffa doganale. Le rappresentanze degli interessi : 1) non rappresen.tano normalmente neppure la generalità degli interessi presenti. Come si può affermare che la Confeden1zione generale dell'industria, che le Camere <li commercio, che :il Segretariato agricoJo n.azionale siano le vere, genuine rappresentanze di tutti gli interessi industriali, commerciali ed agricoli d'Italia? Kon lo sono neppure per burla. Questi corpi rappresentano quei gruppi, rispettabilissimi si 1 ma pochi che aYeYano appunto un forte interesse da far valere e da patrocinare. Chi ci dice che altri non Yi sia che abbia un interesse contrario; che coloro i quali hanno interessi dù·ersi si siano accorti cli ciò che si sta co1nbi.nando ai loro danni da parte cli coloro che dicono di rappresentarli? O non €: accaduto che un grande n1eccanico italiano, un membro autorevole. se non erro, della Confederazione generale dtll'industria e della Associazione delle società italiane per azioni, il com.m. GioYanni Sih-estri, in una 1ettera pubblicata sulla Trib1ma abbia preso le difese del protezionismo, che i::, se non erro, sovratutto <>'6gi in Italia prot<:".t.ionismo siderurgico, accusando noi liberisti cli voler fai· comperare all 'ItaHa manufatti e non materie !)Time? 11 che, sia detto di passata, i:: un errore so1ennissimo perchè nessll.11 economista passato, presente o fnturo ma.i si e dichiarato e si dichiarerà nemjco delle materiè prime o dei manufatti ma sempre e soltanto amico di ciò ehe in quel momento è più conveniente comperare, siano mauufatti o materie prime. Qual mai veste di rappresentante genuino dell'indu.,tria meccanica può avere lo stesso Silvestri, quando si accoda a qti.ei siderurgici i quali ,ugliono dazi dai quali risulterebbe grandemente accresciuto il costo di quei prodotti che sono ie materie prime d<:il'industria meccanica? -:-;-o.Il governo deve ascoltare anche i voti di questi industriali meccanici i quali si sono, pc...-r agioni c.he (; inutile indagare, messi d'accordo con i siderurgici. ),f_a <leve guardarsi bene dall'immaginare che tutti gli interessi dell'industria meccanica siano da essi rappresentati. 2) non rappresenla110 certamente gli interessi futuri, che è compilo principalissimo, essenziale dello Stato difendere contro g-/i interessi presenti. Il solo argomento economico valido a favor" della prote-t:ione è quello di dare un aiuto olle industrie, le quali muovono i primi passi ecl inconaano ostacoli transitori, che solo l'aiut,, dcilo Stato può con.sentire di superare. Queste industrie giovani e promettenti nou hanno, per definizione, forti interessi costituiti cla difendere:; non hanno rappresentanti autorevoli nel campo della grande indu.stria. Quasi mai le -vere industrie nuo--.:e, le sole degne di essere r~r moti vi eco. nomici aiutate dallo Stato, si fan sentire nei consessi degli interessati, dove dominano i gruppi forti, antichi, coalizr.ati. Precisamente quelli che 110,i bisogna aiutare. E' compito dell'uomo di Stato, che vede lontano, moderare ed eliminare la protezione ai potenti. e C:Dllq\clerlaprovvisoriaLA RIVOLUZIONE LIBERALE mente ai dehoH, agli appena. na.ti. Or questo non si fa ehiallla11do a deliberare le rappresentanze paritetiche degli interessati. 3) noi{, difendono l'in.teresse generale. Non da oggi., 11011 da quando è couùnciata la guerra, ma da ben prima gli economisti insegnarono che polevasi dare protezione ad industrie essenziali per la difesa militare dello Stato. Anche a ciò sono disadatte le rappresentanze degli interessi. Oggi queste chiedono protezioni per le inclustrie chia'Vi, per le industrie che f1iro110 essenziali durante ia guerra passata: siclerurgid1e, chimiche, ecc. Se si as~olta il loro Yoto1 noi difenderemo industrie che hanno gu-aùagnato moltissi1no, chè, se fossero sl..1te bene mnministrate, aYrebbero dovuto in 1nolti casi. ridtu1.·e a valore zero i loro i1npianti e trovarsi ora agguerdtissi1ne contro la concorrenza estera. Invece, col pretesto delle indust1ie essenziali per la guerra, si vogliono manteuere i prezzi ad ttn livello tale <la remuue-rmo,; !Zli impianti al \·alore bellico, come se non fos. sero sta.ti o non avesse1·0 dovuto essere ammortizzati. Vi è una grande probabilità che in tal 1nodo si proteggano industrie diverse da quelle che sara H no essenzi.a1i nella. futu,ra. guen-a .. Io non so quali possaJ10 essere queste future industrie• chiavi; 111anego nel modo più assoluto la \·aliclilà della indicazione latta dai rappresentanti delle industrie che. hanno maggior voce nei loro consessi sedicei1ti rappresentativi. Se1np,re, se si va in fondo ai risultati necessari d-i una politica doganale determinata dai « com.- petenti iuteressati », noi vediamo che ess.ì. si assommano nel predominio degli interessi consolidati, antichi, potenti. J1 nuovo, il debole, 11 picee-lo ne è escluso. ~e sono esclusi gli interessi generali, quelli delle industrie che nulla hanno chiesto e· ~he lion [ttrono abbastanza forti e previdenti da orga11izzarsi per difendersi contro i coìpi recati da altri. E' un miracolo che trovino difesa gli agricoltori; ma chi clifende ad esempio l'industlia edilizia, una delle niassime industrie paesane, la quale \ede 1incarati dalla protez~ioue molti dei suoi materiali da costruzione? Si consultino dunque gli interessati, t1t.tti gli interessati. lvia deliberi il Parlamento. Konostante i suoi difetti, è desso il solo strumento esistente c}.i rappresentanza degli interessi generali. Nè si pregiuclicbi la questione con decreti reali provvisori. In questa materia il provdsorio è irreparabile. Il Parlamento può mutare l'a.liquota di una iiuposta, ca111biare i metodi cli acceiirunento. E 1 quasi impossibile muta.re invece una tariffa doganale proyvisoria. All'ombra. di essa sono sorte industrie, si sono mupliati impianti, sono cresciuti gli interessi cli prima e, divenuti ultrapotenti, recfa.1nano attenzione e difesa. Approva.re per decreto reale 1u1a tariffa provvisoria sarebbe un errore irrep-rabile. Il governo non deve, non può commettere questo errore. Esso deve c-omunicare iu\·ece al Parlamento ed ai giornali i rapporti, che diconsi stampati e che autorevolmente fu affenna.to essere stati comunicati in via riserv,atissima a qualche Camera di comn1ercio. Lrt richiesta è moderata ed equ.a. Nulla ci deve essere cli riservato in questa materi.a. Trattasi di interessi pubblici interni importantissimi ed ognuno ha diritto cli sapere per qn.ali moth·i precisi si chicggano gli enormi dazi che or son 1nessi inuanzi. Pritna çli concedere acl un p,ri\·ato industriale di tassa.re gli altri intlustria1i ed i consumatori in genere a proprio benefi.cib sicuro ed a benefido prrteso della collettività, bisogna far conoscere pnbb1ican1ente ]e ragioni del p1-i\-ilegio. Chierles.i soltanto di non bran-colr..re nel buio e di uon essere messi dinnanzi al fatto co1npiuto ed irrevocabile. LUIGI EINAUDI. ltll POhlTIGA. EGGltESIASTHrn ~EltijISOIWll\lENIO I. l.o Stato Italiano, costituitosi in imità pill per forza di circostanze e per eroica volontà di solitari che per prec-isa coscienza cli popolo, si trovò impreparato a 1-isolvere, come tanti altri, anche il problema della politica ecclesiastica; lasciauclosi trascinare dagli e\·enti, anzichè domina.xli. Gli m.ancava.110 1 per poter riuscire a una soluzione coerente del problema., due condizioni essenzia1i : una precisa coscienza del valore della re1igione e del cattolicismo in particolare e una precisa coscienza dei diritti e dei linliti della Sovranità statale. Il che era in rapporto con le condizioni geuera1i della coltura delle classi medie, in cui le tendenze si clibattt>-vanotra una religione clericaleggiante da un lato; ed un ,laicismo clogmaticbeggiante e paiimenti chiesastico dall 'a~tro. Il problema dei rapporti tra Chiesa e Stato, grave dovunque, dit·enta.va gravissimo in Italia, dove l'Unità s'era ottenuta non soltanto senza la cooperazione della Chiesa, ma contro la volontà della Chiesa: e la Chiesa vedeva nel giovane Stato il sacrilego usurpatore de' suoi sacri cli. ritti. Skchè, da una parte si aveva una focosa reazione laica che pretendeva cli 2.bbattere insieme e come conseguenza del potere temporale, anche il potere temporale dei Papi; dall'altra una tenue reazione clericale che voleva clifendere 1 e poi rl.afierrtlffi"e, con l 'aittorità religiosa, anche il potere politico. Stt questa antitesi fu costruita la Legge del.le Guarentigie, una spede di magna Cbarta della politica ecclesiastica italiana, che regola. tutt'ora i rapporti fondamentali tra Chiesa e Stato; fra questa antitesi si è svolta per settant'an11i, con infinilo danuo per gli interessi naziona.lii la vita interna dell'Italia. E' ormai un luogo comune esalta.re la sapienza legislativa della destra che inspirò la Legge delle Guarentigie e ne formulò gli articoli. In essa si riflessero - e non poteYano uon 1iflettersi - 1e agitate condizioni del tempo. E a bene an.aliz.- r,arla si scoprono difetti non di dettaglio soltauto, ma di sostanza, nqn solo di applicazionei ma d'inspirazione. Occorre mettersi oene in testa u11 punto : la Legge delle Guarentigie non può 0-sscre l 'elerno codice per le relazioni fra lo Stato e la Chiesa. Ogni legge politica, appunto pcrcl,è tale è destinata a trasformarsi i in quallto ne.lia migliore:: deJle ipotesi, rh;olve ~ problemi politici di un ùal.o periodo. Per la Legge delle Guarcntigie, oltre questo principio generale, valgono altri dati di fatto che ne accentuano e ne illumiiu:1110 1 il ncce sario carattere di precarietà. Essa, infatti, non fu il risultato cli un di!-=l:- g-no che1 almeno nelle Jince fon<lamcnlali, si pn:,scntasse con nelt.e:z%a alla mente del legislatore. La stessa Destra era tutt'altro che unonimc 110n so1o per la fonnuJazione degli articoli, ma per lo spirito stesso che avrebbe dovuto informare il documento; C<Jme j n generale in tutto il suo indirizzo di politica ecclesiastica. !~' nc-c:essario per Ja retta intelligenza del nostro punto di vista, indagare brevemente lo stato d'animo e le condizioni tli fatto da cui s'e_spresse ltJ'litica ecclesia•tica del nuoYo Regno. La magni.fica. affennazio.ue de.11 1 indipendenza dello Stato dal1a Chiesa, che anelavano gradata• mente svolgendo alcuni Stati italiani - specie il Regno di C'lapoli e il Granducato di Toscana - nella seconda metà del secolo XVIII, fu bruscamente interrotta dalla rivoluzione francese, la quale inseri nella lotta politico-ecclesiastica il suo settarismo giacobi110 e il suo pseudo rellgionis1110laico. Lo Stato, o meglio gli Stati costituitisi sui fondamenti degli im,mortali princ-ipii sbandierati dalla rivoluzione, ne ereditarono anche lo spirito giacobino; cioè la volontà di combattere nel Cattohcismo, uou solo le sue deviazioni politiche, ma la sua stessa essenza d·\ religione. Si costituiva il la.icismo, ch'ebbe in Francia la sua più caratteristica esp-ressione e che lanciò anche in Italia, tentacoli poderosi, da cui neppur ora la p<ttria nostra riesce a liberarsi del tutto. Erano i tempi in cui il positivismo comtiano -pontificava nel campo del pensiero e si manifestavano i sintomi del materialismo di Buc11ner e di I-iaeckel. Una inge11u.,.1.fede nel valore assoluto della Scienza - fatta. termine vittorioso di con.fronlo con la Fede religiosa - una vaga aspirazione alla luce schiaraute di un indefinito Progresso. a una Umanità redenta da tutte le contese sociali e naziouali, -in cui il « beati i pacifici » avesse la su.a. più radiosa attuazione, erano i costituti vi essenziali di codesto laicismo 1 pseudo scientifico, qu.a.11topseudo religioso. E' 1iesaltazione de] lVfondo nella sua finitezza terrena - t1ionfante contrapposto all'infinito della dogmatica - della civiltà nella sua materializzazione eàonistica; della Umanità, quale confine tùtimo dell'attività degli uomini, specie di novissimo Regnoi - del1'uo1110, anzichè di Dio - in ,cui tutte le miserie sociali, tutti ·i dolori t11nani1 tutti gli odi1 ]e ingiustizie e le guerre dovranno sommergersi jn un tranquillo universale oro.ano d'amore; e la Pace e la Giustizia regnare incontrastate. Le scicnz~ sperimentali, che erano ii pensiero stesso maturatosi a traverso lotte doloranti - a: provando e ripro\·ando », parvero invec:,elo strumento con ctii il pensiero era stnto illuminato. Sembrò clic, d'impro-,·viso, l'uomo, come già il biblico _:\damo gustando del pomo misterioso - avesse afierrato la Verità e costrettala. un'.1 volt.a per s-cmpre sotto il suo dominio i cicli fossero ormai squarciati, il fuoco divino Ìn\·olato: - Promrlco pote,·a lanciare, finalmenlc, il suo peana cli trionfn. S'ebbe la sciocca pretesa cli uccidere con l'arma della Scie,na (nelle sue e:;.pmss;oni , posi• ti11e 7J, e cioè sensibilmente ta11gibi1i) la Religione; si detronizzò lddio, per c:saltare il diavolo. , Salute, o Satana,. Cosl la Scic-n1,a diventava essa stessa la religione 1 con sacerdoti e templi e dogm.i e scomuniche. « Ogni nuovq. scuola costituirà una Chiesa i. Fu il gnrn verbo del laicismo. E si risolse in un.a squisita sciocchezza. Si acet1savano i preti cli avere inventato lddio - stu~ndi artcfrci invero! (cosi come si accusa.vano i Principi <li fomentare e perpetuare le divisioni di razza e di esser causa immanente delle guerre fra gli Stati!). Si scambiavano le deviazioni dalla religione per la sua essenza; si confondevano nello stesso giudizio, e nella stessa condanna cl.ericalis1no, ca.ttolicisrno, cristianesimo e perfino! sentimento religioso. Un se1.1sogenerale di stupefacente supe_rficialibì stodcai -filosofica, religiosa annebbiava le menti, e si traduceva naturalmente ne.Ila incertezza e ne1l' oscurità dominanti nel campo politico. • * * :.-,.Jèa queste naove c-orriénti cli pensiero rimase estranea la regione, che era destinata ad avere parte preponderante nelle sorti politiche e legislative del futuro Regno d'Italia: il Piemonte. Gli uomini politici che, dopo il '48, si successero nel governo subalpino - compreso lo stesso Cavour - erano tutti,· qual più qual 1neno1 imbevuti cl'iidee francesi; le quali 1 se non erano riuscite a estirpar da' loro animi le saìde radici tr.1clizionali 1 e a fru·li entusiasti del culto della Dea Ragiqnc, vi avevano tuttavia impresso orme profonde. Cosa inevitabile, del resto, per il iatto che la Francia, in nome della liberté e della fra. lcrn.,~té di tutti i popoìi. .. aveva soggiogato il vicino regno e violentemente plasmatolo delle proprie idee e <le' propYi costtu11i; 11èla reazione spirituale del Piemonte poteva essere troppo forte, messo in confronto il patrimonio d'idee del picco1o Stato, con la grande tradizione -intellettuale e poiitic.a della Francia. Sì, che molti cli quegli uomini politici avevanoi per così dire, respirato l'aria satt11·a degli incensi della Dea Ragione; o avevano, sotto la restatu·azione, lunga.mente soggiornato in Francia, iu contatto con gli elementi più fattivi dello spirito nuovo della ·rivoluzione. Non bisogna dimenticare, infatti,· che la generazione del '448, la quale impose a Carlo Alberto la costituzione e assunse il timone dello Stato, era quella stessa che aveva fatto Ia rivoluzione del '21, R<l era poi viss'uta., esiliata., fuor •deila Pn.tria 1 costituendosi un notevole patrimonio di idee e di esperienz,a politica (in terra straniera) (r). ~\.brogate per successivi reali decreti !e loro condanne, gli aristocratici riYoluzionari del '21 tornarono in patria 1 con una coltura variam.ente formata e indubbiainente multiforme; n1a in cui il bagaglio sempre scintillante degli immortali principi - codificati ormai in dogma immutabile sotto i benigni auspici del Re Borghese - occupava il posto d'onore. Il temperamento ·equilibrato dei piemontesi vietava cli portare alle estreme illazioni certi principi; ma non così che, in qualche modo, il vecehio mondo d'idee, di costumi, cli sentimenti - che la Sacra :Maestà di Vittorio Emanuele I s'era fissata cli rimettere graziosamente a nuovo; e che lo stesso Carlo .\lberto non aveva osato, per quasi un ,-entennio di regno, ·seriamente intaccare, - non se ne sentisse scosso e 11011 presentisse, nelle menti più chiaroveggenti, se pure ad esso sempre affezionate, 1a su·a im.1ninente dissoluzione. E il libera!isn,o - che nella mente de' suoi assertori e 1_ancor più, de' suoi adoratori - apparve come la n.uo-va ri1Jelazione che un Dio Benigno avesse fatto alla. umanità dolorante, s 1impone con lo scintillio delle sue dottrine e col fa. scino de' snoi risultati immediati, a quanti in calma vigilia peusosa o in esasperata attività, maturavano nuovi tempi. E da vigoroso seutin1ento di reazione a un passato ài restrizioni e cli sopn1si, il liberalismo andò cristallizzandosi in ischemi dottrinari assoluti e 1 alla lor volta, intransigenti. I nuovi Stati si costituivano con i difetti, se così m'è lecito dire, dei loro pregi. Le astrazioni più vaporose dominavano le menti e quindi le costituzioni politic-he che ne genniuavano. (c01,ti111w). \iI~CENZO CENTO. (r) Questo fatto, importantissimo per le sue conseguenze sociali e politiche, in quanto la for1n.a mJ.nt.is cli quegli uomini si rifl.etteYa nell'attidtà organizzatrice e sistemalrice della nuova Italia, non 111i pare sia stato messo finora. nella doYnta luce. PIERO BOBETTI - Editare TORINO - Vi □ XX 5e!!ernbre, 60 Uscirà ne~'Ottobre: Generale CLEMEC'ITE ASSUM LAPRIMADlfE5D EL6HAPPD 11 generale ,\ssum dimostra che la prima difesa del Grappa fu quella che salvò l'esercito dalla estrema rovina 11cl1uomento i111,cui sL tem.eva. che stessei-o per crollare anche gli ultimi avanzi della resistenza. La tremenda. battaglia che, nel noYcmbre 1917, fu c01nba.ttuta con disperato cttore p(:r 14 giorni - sul1'ulti1no baluardo montano della patria invasa - da pochi e mal fomiti battaglioni gettali s11lla montagna impreparab e nuda, tra 1'impcn·ersare degli elementi. conti-o un nemico forte e ebbro di vittoria, dovrebbe perciò occupare il posto pii', insigne nella storia della nostra guerra. Appunto perchè si dia a quell'azione grandiosa il posto d'onore che le spetta nel ricordo e nella riconoscenza, l'autore ha scritto questo Yolume limpido, vivace e documentato, con senso di re1igioso a.more per quei procli che primi combatterono sul Sacro Monte e primi vi morirono. Ali prenotatori il libro viene ceduto al prezzo di Lire IO.

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