La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 26 - 11 settembre 1923

t IL PAR1-'ITO Tra l'equivoco del liberalismo l'Ome arte di governo, la demagogia nazionalista e il pericolo clericale il parti lo socialista italiano non potè, neppure approssimativamente, operare in Italia come un episodio connesso con la stoda del 1narxismo. 11 marxismo, dottrina dell'azione popolare diretta, ;>repa.rarJone di un'aristocrazia operaia capace di promuoYere l'ascensione delle classi lavoratrici è sto.lo 1;peusato iu Italia con qua.1che originalità soltanto da pochi solitari come J\n. tonio Labriola e Rodolfo Mondolfo ccl è se1-vito a ravvi\·are i moli\; cli critica dei sindacalisti come Enrico Leone e Arturo Labriola. T, iesperjmento torinese de.Il 'Ordine Nuo-vo fu la sola iui1Jativa cli popolo alimentata dal 111..r.'l.I'xismo. So1to con le pretese cli uu patiilo riYoluz.io. nario, il socialismo si esanri nella tattica dei roiglioran1enti economici e del corpora.ti\·ismo e /inl coll'aggregare alle sue file tutti i malcontenti della media borghesia, preoccupati di formarsi con la pratica rifon11ist...'lle prop1ie clientele parassi tari e. Trent'anni di azione socialista [w·ono cosi confusi e sconvolti dalla retorica dei principi e dall'utilitarismo dell'azione. Xon si esamina\·ano i problemi pratici e le riforme politicbe per man- -tenere purissime le premesse rivoluziona.rie, mentre, costretti poi a inserirsi nella realt.à non vi si trovava alcun impulso per affrontare la crisi rivoluzionaria e preparare le coscienze aJla solu- .zione. La pratica rifonnista rimase priva di ogni lume della cultura e della tecnica, la predicazione rivoluzionaria s'inebriò di pa1·ole. Solo dopo due decenni di sforzi inani compresero l'equivoco gli amici di Bissolati e cercarono -O.i chiarire la situazioue con tllla pratica aper- "tanlente liberale di critica al ·governo fondando 11 riformismo. :Ma ai loro motivi genericamente umanitari mancava qual1111que preparazione di -studi e il loro esperimento si risolse in un fenomeno d'imitazione francese. 11 riformismo socialista era ia conseguenza logica delle premesse e delle psicologie manifestatesi nel primo incomposto sforw di liberazione compiuto dai ceti popolari in Italia. L'e<jtùlibrio della nostra lotta politica era duramente alterato dall'eredità del Risorgimento: -questo ha creato senza compierla nè soddisfarla una specifica situazione riYoluzionaria, che se restò potenziale durante il travaglio dei tecnici e -dci diplomatici nell'opera d'arte della creazione dello .Stato italiano, diventava torbidamente espii- -cita quando lo Stato compiuto si trovaxa compromesso nella situazione europea, incapace di essere vivificato dalle masse. D'altra parte fuori del governo un'aristocrazia più o meno sapiente, che professa· a priori una fw1zione di assistenza e di aiuto al popolo, tenta di corrompere con le riforme e con l'opera di conciliazione ogni azione dirètta, per illudere i ribelli con proposte pacifiche che le conservino una illuministica funzione -educativa. Il partilo socialista non si è accorto del gioco e ha lasciato che si riproducesse nel suo seno, ~ con tu1'infiltrazionc di conservatori, un1altra f0r- -ma dell'ineluttabile antitesi che separa nell'immatura Italia popolo e governo. L'accordo coi liberali conservatori e coi radicali era giustificato di fronte a Crispi e a Pelloux nella difesa delle più eleme11tari çonilizioni ili libertà. Ma superato il pericolo i socialisti non riescono più a distinguersi da Giolitti se non per una· più intensa demagogia: nell'unità del partito 1 invano ridi- - scussa e proclamata si nascondono le più contrastanti sfumature, che riproducono in un linguaggio semi-estremista i vari motivi degli altri par1:iti italiani, dai conserYatori ai radicali. La linea d'azione è identica, non lottano diversi prin. ,cipi, ma diverse persone. Perciò Bissolati è stato più coerente e più sin. cero di Turati accettando una responsabilità di governo che era ineluttabile date le premesse -id'eali. Le pose wti-govemative diventavano anch'esse nel partito posizioni di governo, modi rli lotta parlamentare. Passando dalla piazza a Montecitorio la rivoluzione si è convertita in una me <liocre diplomazia. Il comizio è solo più l'arma .dell'illusione dei nuovi capi, oltrecbè l'artificio per appagare un istinto di trib\1111,è il sistema adottato per rafforzare una posizione personale. La preoccupazione dell'unità del movimento, al -ili sopra della coesione delle idee, diventava dominante per la necessètà di apparire rappreseni.antÌ di una forte organizzazione; e perciò si mantenne una parvenza di unità ricorrendo a tutte le formule intellettualistiche che nascondono gli istinti dell'anivismo. La yuota eristica .dci co~oressi - dalla negazione delle tendenze (Imola, Bologna) all'integralismo (Roma), al riformismo cli destra o di sinistra (Fi.renze, Mo- -clena) _ 11asc011de questo riposto calcolo. Gli sforzi autonomisti delie 1nasse sfuggono alle analisi dei capi, fe.1.·m~~tanoinvano in cerca cli un'~: spressione, affiorano finalmente nel modo p1n t'onfuso dopo che la guerra eur~pea semb:a. ave~ condotto alla respom;abilità sociale nuclei_ nuovi di operai e cli contadini Ma quando _ Sl pone chiaramente il dissidio tra nform1sti e nvoluz101IBri Livorno è la squallida eredità ili 1111eqni- ,.,,..oc;durato 30_a.nni e Ponesta incertezza di Ser• LA RIVOLUZIONE LIBERALE M:oti'7'i di storia ita1iana. SOCIALISTA rati disorganizza definitivament.e le forze popolari. Attraverso questc vicende un uomo rimane in campo, costante e senr.a contra<ldir..ionc perchè 11011 mai deciso, animatore di tutta una tradi1,ione politica, anche se alieno dall'assumerne responsabilità di condolliero: Filippo Tnrati. Senonchè qual \"alore dovremo dare a questa cocrenw di trent·mrni ili vita politica? Il problema paTe restringersi nei limiti di un fatto psicologico e questa del resto è la ragione invo· cata da lutti gli ammiratori di· questo ingeutw apostolo sforltuIBto. lV[a la coerenza lineare I 'identità delle parole e dei concetti, la fcnn'e,m1 ciel carallere annuncia qui un sentimentalis1no di Yisioni dogmatiche, mm conclusione prematura, che limane unilaterale mentre si ritiene perfetta. E del resto q(ial'è il nocciolo ideale delle posizioni più care a Turati? II marxismo non è penetrato nel suo spirito, non vi ha alimentato l'esperienza realistica del condottiero di forze politiche. L'ideologia turatiana non ha giustifiCa'l...Ìonicli aperta e vigo1·osa muanità, ma si limita in un momento caratteristico per la nostra storia, ili assenza ili lotta. L'educazione di Turali lo porta assai lontano dai problemi di culturn e di realismo storico: il suo spirito si svolge sin dai primi scritti giovanili nell'atmosfera spirituale della sociologia positivista e il suo umanitarismo che rese affascinante la sna propaganda tra le masse ha un colore utilitarista e sostituisce troppo interessatamente le funzioni patriarcali del frate laico. Da Anna Knliscioff iruparò 1111marxismo di tinta romantica, da Enrico Ferri l'ottimismo dello scienziato indulgente e l'abito missionario del cJ.j_ fensore dei miseri, con Bissolati condivise· la preoccupazione di trovare poche e chiare formule di sentimentalismo sociologico da applicare ai problemi politici. La sua morale non ha nulla di rigoristico, si riduce a proclamarsi f1inzione difensiva del/.a ,,ita. e dello svil1ippo, 1111atomismo gretto e particolaristico che trasferendosi nel campo politico riduce i problemi di forze a nna tattica di astuzie economiche. Del resto anche dove egli accetta l'esigenza della conquista (graduale!!) del potere politico da parte delle masse il suo obbiettivo è cli arrivare senza lotta a un 1n.. uta;nento radicale econoniico. Qui l'intreccio è assai ingarbugliato e il problema dei rapporti tra economia e politica che il marxismo aveva validamente posto è in. genua.mente trattato da una mente aliena dalle più sottili considerazioni di dialettica storica e di realismo della praxis. Al Turati basta salvare i suoi pregiudizi di natura ottimistica e il suo concetto tollerante del progresso: la lotta ili classe e l'importanza idealistica della conquista del potere da parte dei nuovi ceti operai per il rinnovamento del rit;mo attivo della storia gli sfuggono. Di fronte alla grande importanza del co- • munismo critico e della disciplina rivoluzionaria che esso instaurava, il riformismo cli Turati si rivela sterile. Un altro equivoco di cui Turati è responsabile nella nostra incultura politica si nasconde nelle b1terminabili discussioni sul dilemma: progra.>n.-· ma 1nassi1no o progra111,1na.1nin:im,o. Il programma_ minimo è 1111programma di governo, è 1111 espediente tecnico pei· l'esercizio dei poteri statali. ilfa non spetta, non è mai spettato a un partito di masse il compito di elaborare 1111tale programma, che non può alimentare se non parzialmente la lotta politica, e in tutti i casi soltanto attraverso metodi di alta maturità, analoghi a quelli proposti dall 'Ostrogorschi e perciò assai lontani dalle possibilità cli un partito demagogico. L'azione del popolo, nel momento storico presente può svolgersi soltanto secondo gli indirizzi cli un programma massimo, uni concezione della vita e della realtà elaborata come mito suscitatore cli opere, e l'interesse verso le riforme pratiche deve rimanere un interesse di ordine amministrativo, un provvedimento tattico per superare ostacoli contingenti. Ma ]a preparazione della vittoria in questa grande battaglia eteroame_nte ripresa può venire soltanto dalla decisione del piano strategico. La strategia si r:isolveva nella tattica, nel decennio ultimo del secolo scorso, durante il qual~ si ebbe l'esperienza politica più vivace del Turati e del primo socialismo italiano. Risolto d'runore e d'accordo con radicali ed anarchici il problema materiale dell'esistenza vennero a mancare fini più coerenti e lontani. Di fronte a Cri.spi e a Pelloux Turati seppe condurre la battaglia con singolare arte diplomatica e con grande generosità. Riusci a cbnsen•are al suo partito un 'individualità, pur approfittando del concorso decisivo degli elementi cooser.ratori che gli erano indispensabili. Nia in questo comprome..sso si è esaurita tutta l'originalità di pensiero del socialismo. L'antitesi coi sindacalisti e con gli anarchìci significò appunta una pratica conservatrice. Il gradualismo attenuò ogni opposizione al potere costituito. L'idea internazionalista fu m.antenuta per pregiudizi di umanitarismo e cli Positivismo· o, nel caso Treves, per una, cruda e cÌuasi eroica necessità messianica di razza. 11 giolittismo seg.na lo sfacelo di questa ideologia percbl: il governo si dimostra più illuminalo che il partito. Mentre Salvemini sceglieva una pratica di op-- posizio11e ispirata a moti vi pratici corrispondenti alla sitna;iione del proletariato rnrale del Sud e si salvava cosi con la fecondità di una critica, Turati e gli altri parlamentari settentrionali dd socialismo si riducevano sempre più penosa,- m.cnle (tanto più penosa se in buona fede) ad una complicità non avvertita con le borghesie dominanti e salvavano le loro posizioni personali professando un grossolano pacifismo retorico e una filosofia dem0<ratica per cui speravano di procurare anche alle classi operaie organizzate del Nord i privilegi di cni godernno i dominanti. Da questa logica collaborazionista Turati non giunse ad assumere responsabilità di governo per mera timidezza. In realtà predicava alle masse, con enfasi demagogica, concetti e riforme che Ciolitti attuava stando al governo. Il rivoluzionarismo poi servi va per ragioui elettorali e corrispondeva alla psic"ologia d'inquietudine alimentala nella città moderna in spiriti non preparati al ritmo della vita indnstriale, venuti dalla campagna con l'illusione deli'avventura .. Xon si dica che incrudeliamo contro un vinto, H quale anzi oggi come vittima per noi si redime e si salva, se vogliamo fissare delle responsabilità inesorabili e dei punti chiari di giudizio del passato. Dopo la gue:ra quando il popolo ebbe coscienza di essere rimasto esterno aJla formazione nazionale, guidato per venti anni dai riformisti a un'opera anarchica di sfmttawento dello Stato, e volle una sua disciplina sovvertitrice di un ordine impostogli da tradizioni non sue, Turati si trovò a parlare attraverso i fiori della retoricii messianica un linguaggio reazionario. Il suo scetticismo verso ogni organizzazione di forze, la sua fede nella diplomazia giolittiana riuscirono in un momento storico solenne gravemente QÌseducatori. Per un 'opera di governo realizzatrice mancò la capacità degli uomini nel momento in .cui le democrazie socialiste avrebbero potuto aggiungersi alle stanche democrazie borghesi. Si può giudicare ormai il fenomeno collaborazionista con animo perfetta1nente obbiettivo, ma si deve concludere che dopo l'esperienza giolittiana e ruttiana esso non recava. nulla di nuovo nella nostra vita nazionale. Avrebbe consolidato opportunamente uno stato cli fatto ormai insopprimibile, avrebbe dat~ 1111senso ili tranquillità ai ceti medi turbati dall'attesa seguita alle promesse della guerra. Non potendo animare questa situa- .zione coll'entusiasmo di un'iniziativa epica i socialisti avrebbero dovuto dominare gli eventi con la oerizià amministrativa e lo spirito d'ordine della giustizia distributiva. Per 1111a politica reale di conservazione ,bisogna va trovare il punto di incontro e di reciproca tolleranza tra gli interessi plutocratici e le incalzanti richieste delle classi inferiori. Con l'esperimento della guerra e con la politica di Nitti era stata preparata efficacemente la coesistenza delle due correnti mediante un'opera legislativa che convertiva le contrastanti pretese in nuovi rapporti giuridici. L'autorità che Filippo Tura.ti e i suoi amici avrebbero potuto recare al governo Pa.Tte: cipandovi assicurava la continuazione di questo equilibrio, nel quale il popolo si sah·ava per l'av- . venire. Invece le aristocrazie sindacali si trovarono svuotate di ogni consistenza politica, vittime cli una pratica di corruzione e di caccia ai sussidi governativi. La loro aviùità non le poteva assistere in un'opera di conciliazione diplomatica. L,organizzazione politica sociaiista era vittima del suo stesso successo che si era risolto in un ingigautimento burocratico. L'adesione di larghi strati di malcontenti tolse ogni agilità di movimenti al partito. Invece di essere un'avanguardia çlisciplinata pronta alla manovra come un esercito i tesserati iiprodussero le incertezze della situazione italiana, divisi tra un nucleo di operai formatisi nella vita della città moderna e 1111a folla cli contadini turbati più che affrancati da una breve esperienza della fabbrica. La partecipazione di nuclei più propriamente agricoli esasperati dalla guerra accrebbe la confusio,;te perchè non li si seppe far agire al loro posto come gregari inquadrati. Non è qui :il luogo di rilevare gli errori insiti nella diagnosi della situazione preva\ente tra i rivoluzionari. Ma bisogua constatare che ai rivoluzionari i riformisti uon seppero rispondere con un pensiero chiaro e originale. Non_ seppero contrapporvi un 'organizzazione propria. Esplicarono un'opera corrode11te; invece cli assumere le loro responsabilità fuori del partito vi agirono come sentinelle avanzate cli una tattica che godeva la fiducia degli industriali, aderendo alla rivoltizione colle parole, ma boicottando coi fatti ogni sforzo di chiarimento. Rimasero nel partito soltanto per non diminuire la loro influenza parlamentare che doveva riuscire completamente fe- • conda nel momento in cui essi avrebbero portato a Giolitti o a Nitti il dono di un proletariato acquiescente e addomesticato. :Ma questo stesso proposito fu perseg,.ùto coi sistemi infantili di una organizzazione. da carbonari. Il mestiere del tribuno aveva ucciso in qt1esti uomini tutti i sensi ciel diplomatico. Le giornate del luglio 1922 resteranno l'esempio più ingenuo cli una battaglia combattuta con tutte le inteuzioni di essere sconfitti. Mentre le possibilità immediate della situazione si' risolYevru10 tutte nel ~collaborazionismo 187 essi subirono il gioco della crisi parlamentare, ebbero gli scrupoli più inopportuni nel momento in cui la loro opera era richiesta e poteva ancora sai vare i I proletariato da 1111a reazione apertamente violenta, smobilitarono le loro forze definendo legalitario UJJo sciopero che restava l'ultima possibilità ili vincere la battaglia e finirono umoristicamente col presentarsi candidati al governo quando la borghesia evitalo il pericolo non si fece alcun scrupolo di respingerli con le beffe. Lo storico di questo episodio quasi ameno che fn la. prima vittoria, non cercata, dei fascisti non potrà salvare n.è le menti nÈ: i caratteri : anche nella favola la figura della voipe gabbata riesce una parte priva d'indulgenza. Turati, ::11ocligliatii e i ID<1ndariru sindacali s'illudevano di trovare in tutta Italia Ja sitna;iione milanese di ottimismo e di bonaria complicità. Xel loro coliegio elettorale come in Parlamento non riuscivano a rappresentarsi quella vita ili passione e di esa,. spc.-razione che non erano stati capaci ili leggere trent'anni prima nelle opere di Carlo :l-1arx.. Teso verso un'aspettazione non mai appagata il proletariato restava ormai inerte e senza interesse verso l'esperimento riformista Il tono della vita italiana veniva dato da nuovi elementi e la volontà reazionaria. dei gruppi più esperti si valse della disoccupazione degli spiriti e della ili.soccnpazione delle braccia per tentare 1111'offensi va in grande stile, che si nascose, come accade, sotto la retorica del patriottismo. A gnardar bene le cose non era che il secondo termine, identico anche se reciproco, deil 'aspi.razione collaborazionista: non dovremo meravigliarci se i gregari della reazione si trovarono ad essere gli stessi che avevano guidato le avanguardie, nè che i capi, se pur dovettero mutare, resultassero ne. gli effetti fratelli di pensiero e di illnsioni - in.- somma che proprio i fascisti si dovessero trovare con la più allegra sventatezza a proporre la palingenesi collaborazionista per addormentare il popolo. Senonchè i fascisti erano più guerrieri che trib1111ie non accadde che essi si disponessero a recitare la tragicommedia dell'indecisione. p. g. PIERO 60BETTI - Editare TORINO - Uia XX Sett~mbre, 60 PACCO POLITICA lflfime copie restanti: J,. Salrntorelli: Nazi()"na/fascismo . . . L. j,50 G. Stolfi : La Basilicata senza scuole . L. 6.- P. Gobetti : La filosofia politica di Vitt0rio A /fieri . . . . . . . . . . L. 6.- P. Gobetti : I partiti e la rea!tà nella -eita politica . . . . . . . . . L. 0,50 Numero di Emergi.e N-uo-,;e dedicato alla scuola . . . . . . . . . . . . . L 2.- , (Con articoli di G. Gentile, E. Codignola, A. . Garbasso, 1'1. Valgimigli, F. Severi, L. Galante, P. Gobetti). L. 17 invece di L. 22 OPERE DESlDER.ATE. La lassa di inserzione (1 ann1111cio)per ogni opera desiderata è di L. r. Le richieste, per nostra norma, deYono essere accompagnate dall'indicazione del prezzo massimo che l'acquirente è disposto a pagare: le offerte (indirizzate sempre a noi) dall'indicazione del prezzo di vendita. Tanto le offerte quanto le richieste sono neì nostri riguardi impegnative per chi le fa. La Vace, 1909-1916, annate complete o anche numeri sciolti. Leonardo, numeri sciolti. G. Salvem:ini: l'efagnati e popola11:i._ Zola : Giti.sti.zia. Verità (Sten) . Voluttà della vita. La bestia wmana (Salani). PACCO ARTE Per Lire 25 invece di 32 Spediremo a eh; ne fara richiesta , Felice Cas01·ati Pittore, 50 duzioni con testo critico Gobetti, edizione di riprodudi Piero L. 20 ?urico Pea : Rosa di Sion-, dramma L. 4 Cesare Lodovici: L'Id-iota, commedia L. 4 Tommaso Fiore: Eroe svegti_atoasceta perfetto . . L. 4 Spedire vaglia d-i L. -25 all'editore. Chi vuole la spediz-ione raccomandata aggi-wnga L. r.

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