La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 26 - 11 settembre 1923

106 POSTILLE I consigli di Mefistofele nostri g0veruanti - ove le cure del goveru.o e le commoventi sagre ne lasciassero loro il tempo - potrebbero con gaudio spiiituale ed intima soddisfazione leggere i consigli che - nel Fausto di Nicola Lenau - Mefistofele largisce al ministro del re 1naJaticcio. Ben legitti1na soddisfazione tro\·erebbero essi nello srorgere Ulia stupefacente concordanza tra la loro pratica e la teoria di governo di cosi accorto politico. Vengono, è vero, prospettate in quelle. savie parole le difficoltà che si incontrano nell'incateuare il pensiero - primo e più pericoloso nemico del goYerno; il quale si pennette dei voli audaci verso I'isola oceanica o,·e regna la Dea Libertà - ma si pone tosto in rilievo l'efficacia del rimedio di una occhialuta censura, e, per meglio rassicurare i Pominanti, si vanta, non senza il debito disprezzo, la senilità dei dominati i quali < imparano più facilmente costumi senili di quel che si abituino a sopportare la libertà, per la quale tuttavia (a parole) si infiammano>. Difficile ad attuarsi in questi duri tempi è l'importantissimo consiglio di aver sempre a cuore una giusta prosperità materiale del popolo. « Ve1•1Iii.mmert inwner, doch n:icht z-u. scha,-f, c Dein Folkc den sinnlic1zen Bedarf ». • Di più facile esecuzione è inYece 11altra norma di mantenere costante una moderata oppres-. sione, c-.hètanto se questa si spingesse oltre certi limiti, quanto se Yenisse improv•dsamente a mancare, il popolo potrebbe scuotersi ed insorgere. E vengono Iodati i governanti pel « prender€ su di sè il peso del dominio, affinché gli altri possano indisturbati abblndonarsi al dolce istinto della servilità, sì che per concedere a quelli il loro piacere, essi si fanno Yittime del proprio a.m.ore >. Ma finalmente, a premio di cosi duro e tenace saciificio, la loro potenza si consolida e !'arte del governo diviene : e lieYe fatica e imm,ensa gioia ». Qui gillllti, consiglio agli straordinari lettori del poema tedesco di non ,citar pagina e di fermarsi lì, chè nella scena seguente Yedrebbero come basti una volgare ca.nzone satirica, che quel briccone di Mefistofele fa cantare da Fa.usto al1'indirizzo della coppia regale, per sconvolgere il senno aJ ministro, pur cosi saggiamente erudito. Su tali stupide buccie il vecchio nemico dell'uomo fa sci\'Olare talvolta i suoi discepoli ... PIERO BURRESI. Ancora del radicalfascismo Kel N. 22 di R. L., commentando Nazionaljtl5cismo di Luigi Salvatorelli, io venivo a dire, anzi a ripetere, che, ne' suoi antecedenti storici, fascismo era, essenzialmente, democrazia radicale (gaiibaldinismo, cavallottismo) e prevedevo che il fascismo, nel suo stabilirsi e consolidarsi anebbe piuttosto preso il suo colore dalla democrazia sociale che non dal patriottismo. Alle mie argomentazioni sono state messe delle obbiezioni, desunte alcune, diremo cosi, dalla storia, altre dalla cronaca. Per la storia mi si osservò che il radicalismo italiano, nel tempo in cui fiori, fu movimento di difesa d<!lle libertà, e mi si ricordò la •epica, lotta fra CavaJ!otti e Crispi. Rispondo : che la democrazia radicale di quei tempi eroici era giovane ed era e: studente e povera,, ed era quindi naturalmente disposta, come tutti i movimenti di minoranza ancor recenti, ad assumere nella lotta politica un atteggiamento liberale; da allora in qua quella democrazia si è ariicchita, si è laureata e diplomata, e si è, sopratutto, invecchiata, e di quei beati tempi dalla testa calda ha serbato niente altro che qualche atteggiamento o qualche frase, mentre per il resto s'è fatta seria, misoneista, come la più ammuffita delle consorterie. Quanto all'episodio Carnllotti-Crispi la risposta l'ha data già il ministro Colonna di Cesarò nel suo discorso di Dagnente, dove, dopo aver ricordato i • due uomini usciti dal medesimo movimento, combattenti per la medesima idea, divenuti poi < esponenti ili due opposte correnti politiche che si combatterono con l'accanimento di nemici .., l-..a eonebiuso : < oggi non sapremmo più scegliere fra una concezione e l'altra; non sapremmo più scegliere perchè le abbiamo fu.se,. Insomma: Pittaco e Alceo (mutatis mutandis) effigiati nella stessa medaglia dalla posterità ammiratrice, ma già identici in vita per temperamento e attitudini, due galli nel pollaio- Del resto il tipo ideale dell'antichità per il Cavalletti era bene Pericle, e Pericle Iu bene capo del partito democratico e insieme tiranno; e nella storia è sempre stato cosl : Cesare fu il leader dei democratici, e Napoleone cominciò giacobino, e gratta il radicale, se ci trovi il reazionario e l'imperialista: del che l''u1timo solenne esempio, in Francia, ci fu dato appunto da Clemenceau. E si capisce che sia cosi, perchè democratico è un egualitario e l'egualitario non può mai essere un liberale; rispettosi sempre, per istinto e per interesse, della libertà, sono quelli per cui l'uguaglianza non è un fatto ma I: una possibilità, n011 un pulJto di partenza; ma una mèta, non un'ereclità y LA RIVOLUZIONE LIBERALE alla lettera quello che può uscire dà.lla bocca ma una conquista; e questi sono i liberali· costoro l'uguaglianza la voglion 'conquistare e 1 percio han bisogno di libertà; per quegli altii, quando sono plebe, l'uguaglianza è ii diritto a farsi mantenere dal go\·e.rno, quaudo sono capi l'uguaglianza è, se non 1'unica testa da tagliare, almeno l'ultimo deretano da piglia.re a calci. Questo per la storia. Per la cronaca, alle mie previsioni di riduzione del fascismo a democrazia. sociale· mi si obbiettò ricorrlandom..i: prima la bottata di Mussolini contro Cavalletti nel discorso del 15 luglio alla Camera; secondo le recenti .peripezie di S. E. Colonna di Cesarò capo della democrazia sociale. Rispondo: .della , bottata » la democrazia sociale fece, con molta buona grazia, la ricevuta seduta stante con la dichiarazione di inunutata fiducia recitata da Innocenzo Cappa: il che vuol dire per lo meno questo, che anche la democrazia sociale sa di non ctoyer pigliare troppo del Presidente. Quanto poi alle sgarbeiie cl1e alcuni nazional-fascisti van facendo all'on. Colonna di Cesarò, osservo che queste sono state largamente ricompensate da una serie di :finezze usate propiic, nello stesso tempo dal fascismo alla democrazia sociale più autentica, come p. es. : la nomina del Sen. Da Como a qualcosa di grosso nell'Istituto Nazionale delle ass~curazioni, la nomina del Sen. Corbino a 1uinistro dell'Economia; e aggiungo che a illuminare di luce meridiana. il processo di osmosi e di endosn1osi che tra fascismo e democrazia sociale sta avvenendo sotto il muso va.nmnente scontento degli scrittoti cli bnpe10 e cli Idea Naeicmale, basta, insieme con la iscrizione d'ufficio al P. N. F. dell'on. Gilardini, l'episodio recentissimo dell'isc1·izione al fascio di Brescia, avvenuta per desiderio espresso del Presidente del Consiglio, dell'on. Carlo Bonardi, capo, ant01-a riconoscitt-to, della demo-social-massoneria di Brescia e di ntorni. A. M. LA R1v1Ne1T1\ 01 UN eR1T1e0 (I) Mentre in Italia la mentalità militare - con quel che ha cli più irragionevole e di coreografico -- trionfa, in Francia sorgono, semP're con maggiore e più sicura audacia, alcune voci libere e disinteressate. Lo spiiito critico, soffocato dalla censur,a guerresCP., travolto dall'ondata confusa della riconoscenza ag_li eroi (dopo l'armistizio), riprende i suoi intangibili ed insopprimibili diritti. Ed è bello che in questa battaglia intellettuale intervenga un letterato di professione, Jean de Pierrefeu, del ]01irnal des Débats, a testimoniare che l'esercizio quotidiano della critica letteraria è un 'eccellente scuola formativa. Il suo Pl·u.tarq1,.ea menti è un bel libro, ed un'opera di onestà e di reale patriottismo. Su Ila scorta dei nostri Iicordi personali comprendiamo -agevolmente l'origine del volume e la nobile indignazione, 1 'appassionata. riYolta di 'Pierre:feu. Ci stanno nella memoria il culto verso il S. A. P. che sacriiìca va uomini capaci a genialoidi dello Stato :Maggiore, perchè ness-um, ufficiale cÌi complemento poteva, per principio, ~aler più di un efjetti-vo. ·Ricorcliamo le subordinazioni a rammolliti, le gerarchie invincibili, il clispotismo cli piccoli gruppi; le confraternite dei professionali della guerra, risparmiati e tenuti in risetva per elucubrazioni tattiche e strategiche. E così pure non dimenticheremo gli insegnamenti delle scuole militari, intesi a creare nel cittadino combattente una mentalità cli casta ( quasi che la nostra non fosse la guerra di una 11.a.7.Joneannata, democratica.). La coesione tra truppa ed ufficiali fu sempre mantenuta dai. « borghesi in uniforme , che si rivolgevano aJ soldato in nome delle civili abitudini e idealità. Le virtù degli altri ci portarono a Caporetto e al caso Graziani. La Francia, la quale non ba avuto la benefica discussione dell'iuchiesta su Caporetto, che tante verità ha messo in luce, rivelando al paese, ac·- canto alla grandezza, la servitù militare (scoprendo meravigliosi bagliori di gloria ed orribili, nefande vergogne, e sopratutto strappando le aureole artificiali dei Capi) è caduta in pieno nelle ipocrite apologie. Gli storici. ufficiali hanno verniciato ogni cosa in oro: la guerra è una tragedia in tre atti, ordinata, composta, corretta. Parte piirna: la battaglia della Marna (vittoiiosa), parte seconda: il graduale sbriciolamento del nemico (efficacissimo), parte terza: la controffensiva del r9r8 (tri,:mfale). I generali sono i più grandi di quanti il mondo abbia ammirato, le truppe meravigliose, il morale-altissimo, il paese degno dell'esercito. Tutto è beue quel che finisce bene. Hanotau.x aveva una tradizione da difendere, uomo politico prima di esser storico; Louis Madelin un seggio accademico da conquistare. Victor Giraud gli teneva bordone, per lo stesso scopo, ospitando nella Revue des Dezt-x N[ondes i pesanti, anonimi e minuziosi articoli dello Stato Maggiore o degli interessati. Ed oggi, contro l'onesto Pierrefeu, alla difesa delle impalcature minacciate (e senza. perdere l'occasione per tirar acqua al proprio mulino, insultando Caillaux e invocando sterminio e ,;norte sui comunisti) muove l'abbaiatore Léon Daudet, sempre pronto a contrapporre un libello di facile smercio ai libii di attualità, e abile a crearsi un successo con la rinomanr.a.altrui. L'autore di Plutarque a menti, con elegall.7..a gallica, non imposta la sua critica nei nostri termini brutali : si accontenta di attribuire i granchi e le falsità degli storici autorizzati al fatto che i loro scritti sono stati compilati priucipalmente su te,;li dello Stato Maggiore. Ora, come Pierrefeu sa a menadito grazie alle proprie funzioni di redattore di bollettini al Quartier Generale, ogni rapporto dei Comandi è non solo ricolmo di inesattezze /e chiunque ne stese gli dà mille volte ragione) ma costruito in modo da presentar le cose sotto l'aspetto più favorevole od utile a chi lo scrive. Soltanto coloro che hanno seguito la guerra dal di fuori possono avere l'ingenuità dei Madelin, Giraud e compagni (a meno che questa sia - ciò che è più verosimile - partito preso) e infiorare in buona fede con enfasi retorica, i materiali mutili e imprecisi a loro (r) JEA!<DE PIERREfF,f' - Plutarque a menti (Paris, Gra.sset, 1923 • 7 fr. 50). o fomiti da parti in causa. Si aggiunga., a completare la stupida manipolazione, quel veleno che fu la propaganda (molti cervelli ne conservano tuttora le traccie), ed i risultati saranno chiari. Lo scopo? « Flatter l 'orgueil national, impressionner favorablement 1 'étranger, Iouer 1es hommes ptùssants, maintenir intact l'ord.re social » (p. 22). Vi par poco? Ai zelatori replica Pierrefeu: la guerra non è più il fatto di Ulla minoranza, bensi un avvenimento nazionale, suscettibile cli libera discussione. La competenza non è - come si vttol far c-redere- d.i investitura divina, e i comuni mortali, a fuiia di studio, di esperienza e di buon senso-, superano i professionisti, e anzi, recando nel loro compito i caratteii di geniale libertà' e di pratica organizzazione propri al lavoro moderno, possouo sostituirli con innegabile van. taggio. Plutarco ha mentito: « per ordine, per ingenuità o per timidezza, (p. 34) : laceiiamo la leggenda. Si entra nel vivo con « J offre et C .ie ou, le complot d'un état major bergsonien ,. Quali erano i principi che informavano la dottrina dello Stato Maggio.e francese allo scoppio della guerra? L1inttùzione deve prevalere· sull'esame in. telligente, l'offensiva scatenata a fondo supplire ad un piano da lungo tempo studiato; il capo che dubita., o si arresta. a c-onsiderare i rischi e i pe1icoli ,è da saciificare. Egli deve possedere la volontà ùi vincere e trasmetterla alle truppe. Grazie ali 'istinto francese, al carattere improvvisatore della raz7.a. e sopratutto alla camorra (il termine è crudo, ma giusto) della giovane scuola, le snc.ldette enormità avevano preso piede. Joffre nou era nè favorevole nè contrario: il suo temperamento calmo (« Che si sobbarca senza pena pesanti responsabilità e ha un gusto ormai vivo del potere, - p. 49) e placido, si compiaceva - uell 'isolamento - di trovarsi chiuso nelle reti semplificatrici degli ufficiali rli S. M. e ridotto a decidere, brevemente, su di un problema condensato. In lui, nessuna abitudine strategica, e poco aµ,ore per le carte ed i pilllli complicati : « A quoi tient la destinéè d'un pays? Parce qu'un noyau d'ambitieux entourant un général en c-hef d 'humeur paisible avaient eu l'audace d'écarter de la préparation dtt plan de campagne les hommes sages et pondérés pour qui L1. guerre ne constitue pas une aventure, I' Armée française s' est lancée tete baissée dans le traquenard que lui tendaient !es Allemands ... On ne tint aucun compte du pian de l'ennemi et l'on ne sut pas, à vingt corps d'armée p~ès, le chiffre des forces adverses qui allaient se dresser en face de nous , (p. 51). « Quiconque est soupçonné cl'espiit critique ou ne sacrifie pas à la religion du , cran » est tot ou tard m.is à pied. Centcinquante généramc iront méditer à Limoges. Etonnante dictatnre d'un groupe d'anonymes, (p. 53). O Cadorna, diciamo noi, ecco i tuoi e1nuli e maestri! La tesi di Pierrefeu è la seguente: fisso nella sua idea di offensi rn ad oltranza, lo S. M. trascurò i movimenti del nennco per scagliarsi in Alsazia. Sorpreso dall'invasione del Belgio, fu del tutto cieco sulla manovra avvolgente tedesca e si arrese tardissimo alle Iichieste del generale Lanrezac (l'unico che avesse uua idea chiara della situazione) il quale, dopo le Ardenne e Chal'leroi battern in Iitirata nonostante gli ordini cli attacco (al pali del Maresciallo French, che agiva analogamente per proprio conto, guidato dal buon senso) per poggiare sulla Marna. In un secondo tempo, soltante le straordinaiie insistenze di Ga.llieni decisero • Jof!re e C. > ad approfittare dell'errore di Von Kluck e a dar battaglia. Dopo I' II settembre - le for-,..enemiche Iisalgono verso il Nord - lo S. M. non sa. far altro che seguire l'avversario: ne risulta quella corsa frenetica dell'ala sinistra che conduce le trup. pe sino al mare, stupidamente (e prova. che nessuno dei due Comandi aveva pronta una manovra e che entrambi si sono lasciati sorprendere dalle circostanze) e le immobilizza poi nella guerra cli trincea, Iivelatiice del fallimento dell'arte militare. La guerra di posizione comincia : da una parte e dall'altra i mezzi - uomini e materiali - sono enormi, ma.nca la genialità: per quattro anni si consumano centinaia di migliaia di soldati a regolarizzare uii. linea, a giocar di salienti e-<lL rientranti. lla lo S. M. si sente sicuro, e non lo tortura il pensiero di dover fare dei piani : si limita ad attelldere. E' tutta qui l'arte militare? Ha infinite Iisorse, invero! Ed eccola impigliata in un campo piimitivo, dove due popoli si affrontano e si rodono a vicenda : « L 'événement a regné eu. tyran absolu, la guerre a cléroulé ses ravages jusqu.'à son extreme limite sans qu'un homme fut capable de I 'endiguer, de la resserrer, de la saisir au moment propice et de l'étouffer. Le nornbre, ]a masse a fini par triompher. Le gé1Ue personneJ n 'a eu jamais si peu de part à 1 'histoire du monde : cles nations ont combattu, et c'est le génie des nations qui a imposé la solution inévitable contenne dans l'énoncé du prob1è1ne. L'homme a subi, il n'a pas comandé, (p. r94). E siamo alla ripresa. Con un'analisi genialissima della personalità di Ludendorfl, Pierrefeu ne scopre ! 'elemento fonclamentale e militwe: l'amore del gioco, del rischio. Inoltre, nota che la rovina della Germania nasce appunto dall'abdicazione del governo nelle mani del1'Alto Comando mentre, nonostante il bavaglio, !'opinione pubblica francese ha potuto sempre infittire sui Capi (i). !\cl marzo '18 l'usura francese era grande (l'esercito di , }offre e C. , ebbe perdite uguali - con un fronte solo principale - a. quelle tedesche - c011 due) : LudendorJ'I' assalta, e con successo. Ma gli sta di contro Foch o: 1'insouciant , , l'uomo che s'infischia delle regole del mestiere e che, sebbene la linea delle operazioni sia inverosimile, non vuol sapere di ritirare e disporre gli elementi secondo i piincipi strategici: • Tout le génie de Foch consiste à lutter pendant quatre mois contre Ludendorff avec son cceur de patiiote indompta.ble qui ne veut rien savoir hormis ceci : on ne cède pas devant l'ennemi > (p. 302). Dopo il 27 maggio 1918 « Ludendorfl comprend qn'il n'y a rien à faire: il a beau. multiplier !es percées aux enclroits sensibles, i1 n'obtiendra jama.is de son adversaire un repli stratégique, (p. 309) : e allora al flusso segue, inesorabile, i{ riflusso, e la partita è perduta. Conci usioni ? , La. battaglia di Francia è i1 pensiero di Foch deformato dall'immenso determinismo delle cose , e il generale vittoriose può esser definito < l'impresario del caso, poichè in lui il pensiero non giunse a· dominare nettamente l'azione. L'unità «battaglione> è quella che realmente decide del conflitto: • tutti i tentativi fatti per inquadrare nelle regole questa guerra nazionale non hanno dato altro risultato che quello di renderla più sanguinosa>. Trionfano le qualità tattiche dei comandanti delle·p~ct,!é·tmitll: fallisce il tentativo di organizzare la battaglia. strategica. Tale è, malamente riassunta, l'interpretazione , di Jeau de Pierrefeu, acuta, geniale, persuasiva. e spregiudicata. Il suo studio è un modello di chiarez.za, di evidenza, di composizione. Alla parte storica si accompagna quella. polemici., e l'epilogo del libro è un ammonimento politico degno di esser meditato e conosciuto anche da noi italiani. La guerra ha illuminato chiunque avesse un animo libero e la capacità di riflettere, sui tremendi pericoli e sulle spaventose insufficienze della mentalità militare Nel corso di essa sono sorti a neutralizzare i danni - talora irreparabili - di questo stato di cose, numerosi elementi c:asuali, occasionali, e sopratutto le doti mirabili dei quadri di complemento e della truppa. Allo $pirito di autoiità e di casta che la conè=va alla rovina, la nazione ha opposto - sino a svenarsi - il proprio sangue, la stirpe la propiia genialità. Le vittorie non sono - nelle campagne moderne - frutto dell'intelligenza e sagacia di un solo, ma collaborazione di una quantità di dati, di persone, di evenienze. La pretesa dei militari di carriera cli essere 11isignoM della guerra », non ha il minimo fondamento, poichè nulla si risolve , senza lo sforzo concentrato di tutto il paese•· < Il importe plus que jamais, dans !es temP" clémocratiqt1es, que 1 'année ne se distingue pas de la nation et que l'autorité n'ait pas le caractère militaire. Qu'on cesse de tenir à l'écart et comme en suspicion la grande muette qui a des choses utiles à dire; qu'on rende au corps milita.ire ses droits civiques a.fin qu'il ne soit plus un corps: qu'en échange on accorde au:x. civils qui le mériteront !es droits militaires_ Il est néfaste pour l 'intérèt de l 'Etat que des caste; se constituent trop repliées sur elles-m@mes, dévolues à des fonctions exclusives de toutelò le sautres ... • (p. 346). Jean de Pierrefeu ha scritto il suo libro per mettere in guardia la Francia contro coloro che, da anni, invocano l'Appel au soldnt. L'espeIienza bellica, tiistissima, è istruttiva: il colt><> di stato che portasse a una dittatura militare sarebbe catastrofico. Per fiaccar le reni ad nn popolo, distruggere seriamente una civiltà, nulla di meglio di una immissione delle , virtù n militari nella vita politica. ARRIGOCAJUMI. (1) Sul retroscena politico militare di questo periodo è interessante consultare Le prestige d,., pouvoir di LAURA!<CELYON(Paris, Payot, r923) che contiene indiscrezioni e notizie non trascttra.bili.

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