La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 24 - 28 agosto 1923

100 correnti affini, per un singolare attaccamento alla realtà, a danno magari della dottrina), mentre par che si impo_verisca e metta in luce la sua parte di grettezza,- nei periodi jn cui trionfano le idee sostenute prima con accarumento (quando regna, per esempio, Giolitti) : acquista una risonanza profonda e un valore nuovo nei momenti difficili, quando si trova, senza violenza neppure retorica, all'opposizione. Chi non·-ha in· mente, per citare gli esempi ultimi, l'atteggiamento della Sta,n,pa prima e durante la guerra) e nell1immediato dopoguerra; e infine ne' tempi che videro prepararsi e trionfare il colpo di stato fascista? In questi momenti la Stampa continua mirabilmente le tradizioni liberali e ministeriali del Risorgimento torinese, che le stanno a cuore : è quasi il Piemonte! che governa di nuovo, spiritualmente, l'Italia: un governo, secondo il costume di quel popolo, senza partecipazione d'affetto, riservato anzi, diffidente, e quasi arcigno, ma sempre nobile ed elevato. Anche se i principali redattori fossero, in quell'ora, per caso, non piemontesi: c'è pur dietro cli essi tutta una forza tradizionale che ]i castrino-e e li ispira. E c'è Frassati, nume tutelar~ e :egreto, che impone a tutti, senza che il pubblico se ne accorga, la sua fisionomia; e adatta, con astuta sapienza, l'opera di ciascun collaboratore a' suoi scopi. Fu. una fortuna, per esempio, che ci fosse Frassati durante la polellllca per la pace ed il trattato di Versailles, e nella difficile situazione interna di queg1i anni subito dopo la guerra. Il prof. Umberto Cosmo, ottimo dantista e studioso di cose francescane, venne alla Stam.pa dopo una esperienza socialista un po:o sentimentale : con un gran desiderio di sfogare il suo animo esa. cerbato dalle nequizie dei reazionari d'ogni paese. I suoi istinti lo portavano a discorsi dottri. nari di palingenesi. Frassati li inquadrò, senz.a cattive intenzioni, nel suo sistema: e conferi ad essi un touo e un significato, probabilmente di- .verso da quelli che c'eran.o nella mente dell'autore. Il biellese fece servire la democrazia cristiana e francescana del suo collaboratore per gli sfoghi contro Cléfenceau; le sue attitudini messianiche per creare nel pubblico uno stato d 'animo di riYolta contro certe abitudini e certe mentalità : in quei giorni la prosa infiammata e religiosa del letterato servì (con un po' d'esagerazione e di misticismo) a rappresentare un atteggiamento insieme transitorio e tradiiionale de1lo spirito piemontese:. che, com 'era stato pri- ""l:nacontro la leggerezza e la retorica degli inten·entisti, dimostrava aUora un'uguale antipa. tia di fronte a tutte le forme ciel nazionalismo rinasceute. Qo-,n _alla Sta11,pa, domina Salvatorelli: che s'è ri~•;lato, in pochi an~i, una delle figure più vt\·e e più singolari del giornalismo italiano. E volentieri vorremmo attribuire a lui tutto il merito <l•aver creato intorno al giornale di Torino un più vasto consenso, o rispetto, o interesse. In ;erità egli non s'a11ontana dalle tradizioni: e se sfugge, per la for7.,adel suo ingegno, a11'influenza ·specifica di Frassati, non le contrasta; mentre d'altra parte ha subito volentieri il fascino d'un ambiente suisitamente politico e di una tradizione storica illustre. (Pensiamo alla differenza che passa tra i primi scritti ili Juj sulla Stampa e gli articoli di fondo, che oggj leggiamo con tanto diletto). Anche Salvatorell_1 è venuto al giornalismo dall'alta cultura, e ptu precisamente da una catte<lra di storia ~elle re: ligioni. Ha portato, nel suo nuovo ufficio, certi modj dell'antico: l'abito del parlar filosofico e dogmatieo, e spesso uno seettieismo appena velato, come ili chi tenta un dibattito, spassionato, a1l'accaclemia. Ma la filosofia di lui, a differen7.a. cli quella che oggi appesantisce e ammorba i tre quarti del giornalismo italiano, si fa leggere e piace: e tutti quei residui ac~emici, del resto, servono a fornire a' suoi scnttt uno stt]e disadorno, chiaro e preciso, mirabilmente adatto all'ufficio pedagogico, che gli è toccato jn sorte. Kel!a polemica antifascista (coadittvato, con molta intel1igen1.,a, per la parte economica, da Cabiati), e nella discussione dei problemi di politica estera (col sussidio delle lezioni d'inglese, sapientemente impartite da M. Prati), S~IYatorelli ha mostrato quella attitudine a rag,onare con signorile accorgimento e que11a riserva ili scaltrezza dialettica, che son le sue doti precipue- Rieollegando il commento . delle avv~nture italiane a tutta una serie di s1ntom1 1n. ternazionaH; abilmente mettendo in luce certi fenomeni, esagerando il ~ignificato e l'importanza d'altri; discutendo ogni fatto al lume d'alcune iùec precise e solide: i:: partito in campo, mo. tendo da u.no stesso centro ideale, contro diversi vbietth·i; e ha dato, serna parere, una specie d' unità sistematica ag1i sparsi elementi della politica tradizionale della Stampa. Se riDC"ltsiamo al piacere che, quasi ogni gior. no, ci ·arr<;cavano qucJle sue poJemiche argut_e e quadrate, nvn sapre:mmo terminare ~uesto discorso sul giornale torinc~, senza offnre a Sa]. rntorelli, quasi a nome di tutti, un pubblico ringraziamento. ]JJ quella discussione: moderata e qua.si ac;tratta, fatta d 'arg117,.ia~en1..,1violenza e sen 1.a \·olgarità., col tono <h chi s'accontenta di far sentire, attraverso un wrriso appena ahbo1..z.:1tol,a superiorità rlc11a sua educazione: in que!b p2.cata lezione r.ii buon c~stm~e e'{; ancora 1111 ~gno di quell'aristocrazia piemontese, che 1'Jta]ia nuova farà bene a non trascurare. (CIJ'nt{'!lua). i'>, LA RIVOLUZIONE LIBERALE MISSIROLI Non si possono fare i conti su un uomo giovane e pienamente· attivo e disposto a riprincipiare qualunque esperienza, non si può dare un giudizio di un 'opera corsa dalle vivaci e magari contrastanti passioni dell'ora ; sarebbe anche strano, per un esilio momentaneo e materiai':' e quand.o degli atteggiamenti assunti e delle idee :°nd1vise non è davvero giunto il momento d1 penr tirsi, evocare una figura cli uomo e di maestro come se avesse a vivere in un 'aura di nostalgia. Ma accostarsi con una parola a Missiroli ora che lm tace è un atto quasi imposto dalla coscienza, un approfittare di questa pausa come per risuscitarci nell'anima 1'eco della voce usata e misurarne pacatamente il suon◊. Quando s'era piccini eravamo avvezzi a sentir parlare malissimo dei giornali : fucina di men• zogne, carta straccia, « Gazzettino ~osa 11 ; quando si cominciarono a leggere, ci parvero, nella loro parte nobile, la pro,;incia delle idee e delle tendenze del professore d'italiano, la palestra dei componimenti ben corretti di gente più o meno interessata e parteggiante; ci si cercava. no i consensi con la uostra retorica e coi pochi pregiudizi, non la fonte d 'in~orm.azioni o la ca_us~ di discussioni. Troppo giovani per essere vociani eravamo alieni da quel romanticismo acuto ed accoi-to e troppo umili forse, anche di cultura, per assurgere al gusto e al senso letterario e dilettantesco· 1'iconoclastia futurista era d'altronde un com;dissimo affare, un 'eccellente scappatoia che ci faceva sacra la naturale pigrizia indocile e ribelle. Ma dopo la guerra si tornò vecchi e accorti che non ci si poteva dare in preda a una bizzarria senza senso, indipendenti e scontenti da non saper ripigliare l'abito delle de~erenze e delle distanze cli prima; il tono dei nostri risentimenti, il bisogno della critica, il disprezzo 0 il dispetto cli forme e mo<li che s'erano smessi, l'amara cautela di fronte agli entusiasmi nuovi noi li trovammo, ogni giorno, fatti agili da una mente a suo modo chiara e intensa, condotti fino al loro limite e anche all'assurdo, su le colonne del « Resto 11. Se altri intanto sognavano per i reduci un prolungainento del comando, una im. mediata conquista del potere, bastò la conquista di quattro pagine di carta a farci sicuri noi della maturità raggiunta, fiduciosi nell'esperienza passata e pronti a accettare con sereno pessimismo il futuro. Ma il consenso d'idee e di forme - e sopra t~tto di queste - non sar~bbe stato nulla, e,_a ragion veduta, non gli se ne dovrebbe nemme~o esser grati ; ci avrebbe allevati in superbia, 111 insopportabile saccenteria. Forse non è vero P~ chi lo conosce e con 1ui ha lavorato: ma per 1Jo1 la parola <li Missiroli ebbe auche il_ fascino cli una speciale lontananza, come ve111sse da un pu~to elevato e perfettamente isolato, ~enza. contatti nè compromessi ; e le nostre ansie e 1 no. stri desideri, che riudivan10 corredati e quasi fissati e, per noi, fatti veri con la ricchezza della sua cultura, con la qualità della sua vita, li ap" prendesse dal suo intimo senza curars! ~i ~v~r: ci simpatici e vibranti. Sicchè, a sentirsi vic1n1 a lui è stato un tormento; tutte le volte si temeva una smentita in pieno a qualche nostra. idea o afferm.azione cara e importante, e magari tre parole che sbadatamente, ma perciò p'.ÌÙ cmdelmente, ci ferissero ricordi e op1mom, leggevamo rimproveri, incitamenti, stroncat~re che scendevano a chiarirci fino la nostra anima se• greta o a sconquassare costruzioni di certezza fino allora indiscussa e bisognava tanto, talvolta cosi abbandonatamente, lavorare per rimetterci al paro, per riordinare la coscienza, ~~ riacchiappare i fili lacerati e dis-persi, che s1 titubava ormai un poco prima di pensare, volendo esser degru del suo pensiero. Era un maestro che non ha sistema, un amico che 11011può compatue. Dissociatore d'idee? scopritore di nuovi oriz1...onti?queste sono Je formule che, .rian~lanclo ~·~ sua funzione ne' nostri riguardi, Cl paiono p1u rispondenti. Ma purchè si badi a 11011 rapprese11: tarlo come un maniaco del metodo, uno che si compiace nella bravura e cerca la gloria nella difficoltà estrinseca dell'operazione ;.quale fu, per esempio, Remy de Gouxmont, e lo aiutava la estrema libertà e leggerezza dell'intelletto francese, l'alto valore e quasi il predominio che acquista nelle 101·0cosden1,e la tecnica raffinata. La freddezza. di Missiroli, dove c'è:, è soltanto sobrietà e contegno, amore della linea semplice : e mira quasi sempre a un affetto di addensamento e di suggestione finale. La dialettica, doventata passione, i:, una retorica che i~cllo sforz~ di sorvcgHarsi si acuisce, uno sdoppiamento d1 lirismo· la castità dell'osservazione inte1lctlnale è ro:se una ricerca di possesso più fine, una momentanea sospensione dc11'amorc da cui fl. nascerà più ricco e più fecondo; i?fine le definizioni proposte si potrebbero a d1nttura rove• sciare se si pensa alla sua pirotecnica facoltà di sintesi e a ecrte chiusure del suo spirito dove non si sa se vibri una fede o un.a disperazione. Ma è difficilissimo cogliere con una frase la realtà d'una vita che si sente padroneggiata in tutto, e oure ribocca di vigore e di libertà. i)icono che in un momento d'ira Mussolini 1o a\·rebbe chiamato: gesuita; a sfogo di animosità compaesana, di certo, e forse pc] <liS,pctto d'un patrimonio di pensiero di cui vorrebbe essere coerede, ma non gliene può <'ontrastarc altro che gH oneri e i non valori. H' tanto p1·ofo11da e netta la diversità fra i due Romagnoli, che essi si toccano, si urtano di continuo e, insomma, come i colori complementari, si somigliano; e sono un po' come l'ombra e il corpo, Jo spirito e la materia di quell'Oriaui ·che amano forse sul serio tutt'e due. E' inutile ripetere le nostre predilezioni; quanto ci sembri più nobile questo scarno Oriani che ha castigato i suoi scopi e le sue frasi, che ha rinunciato alle conquiste e alle rivolte. Lo spirito errante, il gusto dell'avventura ideale, il d~siderio delle lunghe traversate, che ad altri posson pa.rere digressioni e smarrimenti, dànno un senso pro~ondo alla sua opera. Essa è piena di riprese, di ritorni, di simpatie, condotti con grande finezza logica, quasi con una abilità di giocoliere : gesuitismo che non mira a accomodamenti pratici e alle contingetize éstra. nee, ma serve a che non si perda nel vano e, vietandogliene 1'abuso, gli restituisce ogni volta fresca, libera, rinnovata la fantasia. U. M. DI L. DDLTDCQUINO DIP COCUHDNTE Le pieeole miserie degli imperi Ricorsi al Secondo impero napoleonico se ne sono fatti parecchi, a propos-ito del p~esente regime italiano, e spesso proprio a proposito. Uno mi si presenta, a pochi giorni dalla natamorta (per ora) legge catenaccio sulla stampa, nel leo-aere l'ultima serie di ricordi che la n1. pote :ì;" Buloz trae dai documenti di famiglia (Marie Louise Pailleron, François Buloz et ses amis. Les derniers Rom.anliques). Durante il Secondo impero la politica della Re-vue des Deux Mondes dava alcune preoccupazioni al 1'4.inistero dell'interno: , Alla fine del r86r la Re~·ue des Deux Mondes ricevette dal governo imperiale un avvertimento ». La cronaca cli Forcade del r5 ottobr.e ne fu cagione, « visto che - ~icev~ P~rsi~ gny - l'articolo si sforza, con le asserz10111 più menzognere, a propagare l'allarme nel paese ed eccitare l'odio e il dispre-.tzo del governo 11. In quella crona~a Forcade si permetteva no~ di propagare l'allarme, ma di segnalare tre punti « inquietanti » nella po1itica :finanziaria ed economica del governo: 1'esagerazione nelle spese, J-irnpulso imprevidente dato aj lavori pubblici'. alle demolizioni ed alle costruzioni nelle grandi città e l'assenza di vedute coordinate nella direzione della politica economica ... Ed aggiungeva: « Non c'è buona finanza di governo seu~ libertà politica, al di fuori del completo e naoroso controllo delle assemblee rappresentati ve : delle vigilanti pole111iche di una stampa libera Jl. Ci sono alcuni, i quali non negano il valore probante di simili esempi storici, e ricouoscono eo-ualmente la tristezza di simili ricorsi. Ma ali:rgano le braccia e piegano il collo esclatn:'l.ndo.: _ Cosa volete farci? sono le piccole misene inevitabili ancbe nei pitì grandi imperi. lnfat. ti, a leggere l'Alfieri, se pe sa abbastanza del puzw di caserma che emanava ~on sol~ dalle caserme, ma anche dalla corte d1 Fedenco II; e Napoleone I tentò invano cli creare una let. teratura imperiale - e si preoccupava dei teatri di Parigi tra le angustie della Russia! -, e passò accanto a ·Madama di Stael con alquanta villania, sel17..asospettare che alcune faville della nuova letteratura erano lì. Le quali cose prima <li tutto con~ermano che la Yera vita spirituale, la vera cultura 11011 possono stare a servizio (lj nessuno, 1Jeanche cli un grande della tena; cb_e sono piante di selva, non di orto. Bisogna nfarsi alle conclusioni alfieriane ciel Principe e le leltere. L 'intransigen~'l di Alfieri è meno fantastica di quello che molti superficialoni, anche letterali <li cartello, immaginano. Infine, badiamo a non <=;quiYocarecon « le piccole miserie li. Le piccole miserie trovano il loro piccolo angolo e la loro piccola ombra in un grai1de impero, dove, stt per giù, tutto entra e tutto si quadra, almeno per un certo tempo. Ma guai acl equi \·ocare sulle proporzioni del quadro. Avvengono allora le più stra.ne confusioni uelJ.a valutazione delle cose; ed (; allora veni.mente 11 momento pericoloso per farsi osservare dal pro. prio servitore. Perchè n0111è vero che nn gra~- d'uomo autentico discenda agli occhi tlel propno scrdtore. I lic de-I grand'uomo sono lic, e nulla più; sono i l'l.C del genialoide che lo diminuiscono, perchè sono parie integrante della su..:1. vita. Ingenuità Qualche mese fn compariYa ncll' impero un articolo-confìcleur.a. Come va che il nostro gioi-• nale va male, mentre alcuni giornali di opposizione vanno bene? « Koi non riduciamo tutto - pnr essendo gior· nali:;ti appa~sio111.ti - a.<l nn problema g-iornalistico. Ma. djciamo: ln u11a ltalia rinnovata, entnsiasticamen.Le monarchica, n1t1ssolini::ma e faRcista, & logico clic i più cliffusi giornali sia110 dentocratici ,antifascisti, nntimussoliniani? Co· me si spiega il fenomeno Corric1·e-SlMupn.? « In una Roma Imperiale, in una Roma Ycra Capitale del Regno e del Fa.scisma (.; logico che il Mondo abbia più mezzi di diffondersi che L'Impero? Questo sarebbe logico con un governo ~ilti, m.a (: mostruoso con un governo Mnssolini ». Chi scrive queste cose dimostra con ciò stesso- o, ~- di non essere un giornalista nè Pi/i. istjnto, nè- ':- per esperienza nè per coscienza p<1:i;,fessionale. Se lo fosse, saprebbe già da sè : • 1. Cbe il giornale (quello sul serio) vive di una vita propria, al di fuori anche delle sue idee politiche. I giornali strettamente dj partito. sono sempre a tiratura -relativamente scarsa e sono quasi sempre un cattivo affare, perchè S<r no monotoni. Il fenomeno Corriere-Stampa s1 _ spiega cosl : che sono due_ tra i pochissillll giornali fatti bene in Italia. Anche la Gazzetta del Popolo, ministeriale, va bene, non perchè mj_ rusteriale, ma .perchè ben fatta. 2 . Che il giornale ministeriale, ufficioso è esso 11n assurdo, che può essere tollerato per varie ragioni di opportunità, ma che· deve ~- sere ristretto per quanto più è possibile, perche, come tutto ciò che è assurdo, genera discredito e ridicolo. Infatti Giolitti, che, ru suoi tempi, la sapeva più lunga, ha sempre sco~fessata l'~- ficiosità dei giornali anche più notonamente amici. Il giornale è nato critica ed implicitamente op.posizione, in qualche cosa, se non in tutto. E' questo il segreto per ottenere vivacità, varietà, sopratutto varietà, di cui è avido il pubblico che compera giornali. L'ufficiosità significa, al contrario, monotonia, pappagalleria, passività in amministrazione. Nessuna persona sen• nata compererebbe due gram1nofoni con gli stessi. dischi. Ecco perchè il giornale, di qualsiasi colore, può vivere unicamente in regime di libertà. Lo scrittore dell'Impero, perduta la strada, continua ad anelare di traverso. Se quei giornali avversari prosperano, egli Pensa, vuol dire che sono profumatamente finanziati dall' alta banca, la quale è infedele al regime. Dunque mettiamo le mani su11'alta banca e assicuriamoci noi dei relativi finanziamenti : « Affermo che il denaro è rimasto nelle mani dei nostri nemici e che bisogna toglierlo da quelle mani. « La mia premessa è esauriente ma - a scanso di equivoci - spiegherò ancora la mia frase: non alludo, dunque, alla proprietà privata, non alludo al denaro in quanto ricchezza, alludo al denaro in quanto forza. suscitatrice e avviatrice. Parlo insomma quasi esclusivamente della Banca , . Secondo questo scrittore le banche _esistono precipuamente per far continuare a vivere i giornali senza lettori, e la ricchezza delle banche è indipendente daJla ricchezza dei privati. Egli 11011 sospetta che il gion10 in cui fosse palese che le operazioni· principali di una banca fossero il fare piac.ere a un governo e dare quattrini a giornali male in gamba, quello stesso giorno la banca fallirebbe, perchè la banca, pr<>- prio come il giornale, vive soprattttto della fi_ ducia del pubblico, dei soldini del privato cittadino. Concepire il proposito di mettere mano sulle casse di Una banca, senza però intaccare l'economia privata è uno di quei tratti, che tra~ d.iscono abissi oceanici d'ignoranza. Però faeelamo giustizia Però sento I 'obbligo morale verso me stesso di notare in questo tacquino che più recente,. mente ·quei ragazzi dell'impero hanno sapttto trovare una parola giusta pei democratici.sociali, i quali, per bocca del loro condottìero ministro Di Cesarò, si lrunentavano che i fascisti svillaneggiassero anche loro, che pure avevano tanta voglia <li coilaborare, collaborare, collaborare. Deh, lascimniJ a11c1z.1fo son figlia di Dio! pare che gridi la misera Democrazia sociale. Le Terese del secolo XX non mollano e ris.pondono spietate: , L'accusa, a parte l'opportunità rispetto alla disciplina che uu ministro ha l'obbligo di im. porsi più di un altro, è assolutamente falsa. E' calunnioso farci passare per degli attaccabrighe. Del resto, se la Democrazia soc~ale è at: laccata dai fascisti, ciò è più che logico, se s1 pcrisa che il fascismo è dottrina en1.inenteme-nte anti.clcmocratica e che il fascismo ha salvato }'Italia battendo 1c varie democrazie che l'avcnrno condotta sull'orlo della rovina: non vi sarebbe ,b sbalordirsi se la critica fascista fosse specialmente aspra verso la democrazia che si denomina sociale: es:-;o volle, anche ne1 nome, accostarsi al socialismo». Pas trop béle, come (]ice Figaro di Don Ba. silio in una certa circostanza. " b'EC!ODEbbASTAffiPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste, fondato nel 1()01, ba sede ESCLUSIVAMENTE in Milano (r2) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplicativi e tariffe con semplice biglietto da visita. O.G.E.ll. - Corso Principe Oddone, 34 • Torino. PIEkO Gom!TTI - Direttore--responsabile.

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