La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 23 - 24 luglio 1923

94 te per tutte le tournées di conferenzè, tutte le giornate di propaganda, tutti i traslochi e tutti gli espatrii, aveva incontrato un' proprietario di terre in regime di maggiorasco. L'uomo che tutte le domeniche aYeva il bisogno fisico del comizio, era di fronte all'uomo che tutte le domeniche cercava ristoro nella sua terra. li dil~ttante del sentimento monarchico aveva incontrato il monarchico per n~cita. 11 sovver:Sivo aYeva incontrato l'uomo d'ordine. All'ultimo colloquio senza conclusione, Lassalle era finito. Smagato. Esaurito. li resto della sna vita, lo si può descrivere nelie biografie, cosl, per ocrupolo : l'ultima avventura d'amore, Elena D0nnigies la rossa, che giunge a cavallo a Rig_i Kaltbad, lui eh~ la vuole, il duello, due revolverate di avventuriero valacco in funzione di fielaazato proYocato. Scena finale buona per la platea. La social-democrazià tedesca, partito di governo, erede del pensiero unitario di Bismarck, ha bisogno di una favÙla amorosa come prefazione ai suoi aridi annali burocratici : e I 'ex-ministro e e.'X'..-Regierungsprasident della provincia di Wiesbaden, Kourad Haenisc, nella sua ultima pubblicazione (r) aggiornata coi più recenti studi 1assa11iani, presenta ancora la favola come i1 u dramma di Lassalle ». l\1a noi - ricchi di una esperienza di sovversivi trionfanti ben più ab· bondante di quella germanica - vediamo più addentro nella fine del sovversivo Lassalle. Calcolatore del successo e virtuoso della sensualità, Lassalle non avrebbe mai cercato furentemente la morte nell'impresa di portar via una dollna, se un anno prima 11011 fosse stato sconfitto da .Bi. smarck nella grande impresa della sua Yita, quella di sconYolgere un regno. Sconfitto ben facilmente: con qualche ora cli silenzio aulico, che basta sempre a s\·esciare e sgonfiare molti anni di tumulti piazzaioli. « Et n1tnc, reges, erudùnini •· GIO\'.\:,,.'NI .-\.:'.'\S..\PDO. (r) KONRAD HAF,JISCH, Lassalie Mensch ,md politiker, Franz Schneider Verlag, Berlin, Leipzig 1 Wien u. Bern. PIERO 6OBETTI - Editare T□RIN □ - Uia XX Settembre, 60 Dopo vari ritardi, dovuti a ragioni tipografiche, possiamo annunciare finalmente l'uscita della nostra prima edizione d'arte-, che apparirà ai competenti un modello di eleganza e di accuratezza fEùlCECASO~AÌI .. Pittottè 50 riproduzioni e testo critico di Piero Gobetti_ INDIO: DELLE OPERE RIPRODOTTE r Disegno di donne - nel frontispizio 2 Fanciulla addormentata 3 Ritratto della sorella - 1907 4 Ritratto della sorella - 1922 5 Dettaglio del ritratto della sorella 6-7 Paesi 8 Donna nuda seduta - pisegno 9 Una donna ro-II Paese - Ritratto della sorella - Gesso. 12 Bambina 13 Signorine 14-15 Nature morte 16 Ritratto di Anna Maria De Lisi 17-18 .(i.cqueforti 19 Marionette 20 Mattino 21 Sera 22 Le vecchie 23 Don Pedro da Consedo 24 Un uomo 25 Piantine 26-27 Studio per il quadro < Una donna • Bozzetto per illustrazione 28 Fanciulla nuda 29 Donna e armatura 30 Sorelle 31 Due donne - Disegno 32 Scorcio • Disegno 33-34 Due paesi 35 Ritratto di Silvana Cenni 36 Dettaglio del ritratto di Sii va11a Cénni 37-38 Due paesi 39 Maschere 40 Ritratto di signora 41 Paese 42 Disegno 43 Ritratto di signore 44 Studio per ritratto 45 Lo studio 46 Dettaglio de « Lo studio , 47 Dettaglio de < Lo studio , ,i8 Paese 49 Giocattoli 50 Bambina - Ceramica Si spedisce raccomandato, senza au,>1,ento sut prezzo, a eh, manda cartolina 1Jaglia all'editore in Toriiio - Via XX Settembre, 6o Ediz. in carta fin.e, patinata, rilegata in brochure Lire 20 Edizione in carta a mano, tavole stampate a parte accuratissimamente, solida rilegatura copie numerate dall'r al 200 Lire ~O Con questo -vohime ottima1nente 1'iuscito, che illustra l'opera di ,mo dei nostri artisti piii, singolari, la nostra casa comincia il suo LA RIVOLUZIONE LIBERALE DIFESA DELLA MEZZADRIASi dice che bisogna diffida.re dei dilettanti perchè sono superficiali. Per conto mio diffidò specialmente dei tecnici perchè banno un difetto peggiore: sono unilaterali, non vedono che un solo aspetto delle questioni, co1~sicferauo i fatti c'he li interessano come staccati da tutti gli altri, incapaci di esaminare se la soluzione elle essi propongono non sia per far pagare ben duramente i benefici che pro1n.ette. I dilettanti possono vantarsi almeno di questo: che possiedono un'infarinatura di molte cose (perciò restano dilettanti: perchè hanno sete di conoscere tutto) e uon rischiano tanto facilmente d'essere ingiusti. Chiedete, per esempio, ad nn tecnico dell 'a. grico!tura e specialmente alla maggior parte dei direttori delle cattedre ambulanti di ag1icoltura, cosa ne pensano della mezzadria: il novanta per· cento delle volte vi sarà risposto che bisogna distruggerla perchè impedisce il razionale sfruttamento della terra e l'attmento della produzione. E basta. Che se poi il razionale sfruttamento della terra e Paumento della produzione avranno ammazzato un popolo, questo poco conta, pei tee. nici dell'agricoltura. Hanno, quasi tutti costoro, un 'odiosa. mentalità, riformistica e socialistoide, che è caratterizzata da un grande disprezzo per i problemi morali tanto dell'individuo che della nazione. Essi avranno sentito dire qualche volta che non si vive di solo pa.ne; ma raramente si saranno reso conto ·del .;;alore profondo di questa frase. Quanti di essi, per esempio, intendono che la distruzione dei beni materiali d'una nazione può ben valere una guerra gloriosa sebbene sfortunata? Io ne ho couoscinti parecchi di questi tecnici dell'ag,icoltura, e in verità posso dire che un giorno o l'altro essi avranno insegnato a coltivare la tena ai nostri contadini, ma non avranno contribuito gran che all 'allevarnento morale dei nostri contadini. • Essi vogliono distruggere la mezzadria, ma non si sono mai chiesti se il bracciantato agricolo non sia la più terribile piaga nazionale e se, in definitiva, non finirebbe per costare assai più di quel che frutterebbe la conduzione a economia, quando fosse totalmente sostituita la mez· zadria. Innanzi tutto la mezzadria costituisce 110 argine a qnella gran piaga dei giorni nostri che è l'urbanesimo. La popolazione spa.i:sa rappresenta un beneficio per l'igiene e per il costu1ne. Nelle wne ove esiste la mezzadria la popolazione agglomerata non preoccupa percbè si tratta cli agglon1erameuti piccoli; il giorno in cui anche in quelle zone sparisse la mezzadria, tutti i borghi diventerebbero ·immensi come quel_li della mia Puglia, ove si vedono spessissimo otto o dieci persone vivere tutte in un'unica stanza, e qualche volta vi è insieme· una bestia. E' più difficile governare e amministrare quaranta o cinquanta mila persone agglomerate che altrettante persone divise i-n piccoli g,1.1ppi sparsi. Ho detto che il fatto cli sentirsi, il mezzadro, padrone per metà ciel podere cbe lavora produce dei vantaggi economici .. Ma i vantaggi morali e sociali eh~ derivano da questo fatto sono di _gran lunga superiori. Luigi Einaudi; credo ·per il p1imo in Italia, ha indicato l'inconveniente massimo dell'industrialismo moderno nel fatto che l'operaio non costruisce dal primo all'ultimo pezzo gli arnesi e le niacchine e tutti gli altri prodotti che escono dall 1officina1 in.a ciascu11 ope. raio costruisce o 1ifinisce o addirittw·a contdbuisce con cento altri, azionando macchine e motori 1 a· costruire un pezzo e spesso solo parte di un pezzo dei vari }>e'.tziche costituiscono il prndotto finito. Esso ha ann~llàto nell 'opera;o la gioia del lavoro, l'individualità di artiere che aveva una volta. Ora, gli stessi inconvenienti si avrebbero se sparisse la mezzadria, si hanno dove esiste la conduzione della terra a economia. I braccianti contribuiscono a coltivare delle piante di cui non vedranno i prodotti se non andando ad acquista.rii nelle botteghe. Non accade cosl per il mezza·dro che è tutt'uno con la terra che lavora. Ed è li che egli impara a conoscere il valore del pane che mangia e da questa esperienza deriverà poi il suo egoismo e la sua a:varizia, che però dal punto di vista na· zionale sono da benedire perchè è di là, e forse cli là solo, che viene il risparmio nazionale. Ma acquista anche le capacità direttive e la possi• bilità di comprarsi la terra. La piccola proprietà va diffondendosi in Italia perchè esiste la mezzadria. Non dicevamo cbe bisogna diffondere la piccola prop<"ietà? Si conoscono molti braccianti Intanto io nou vedo neppure quali vantaggi divenuti- piccoli proprietari? Non credp. ·economici si avrebbero da questa sostituzione. Nè vi è altro mezzo per diffondere la piccola Parlo della mezzackia classica, qU:eÙadi Toscana, proprietà. Nessuna legge potrà operare questa ove ho fatto la maggiore esperienza. Nelle fami- diffusione. La terra, quando non è stata acquiglie coloniche di Toscana (e del resto di tutte le stata a prezzo di grandi sacrifizi e duro tirocinio regioni ove si pratica questa f0nna _di_conduzione .4,.: non la si ama, no~ la si cura. Il Franch.etti, mo~ della terra) tutti lavorano, tutti, dal pocq piìt rendo lasciò una tenuta nell'Umbria ai coloni che piccino al più vecchio, sono utili a qualche mezzadri che vi si trovavano. Mentre tutti gli cosa. Mentre gli uomini v~lid.i lavorano f campi, altri mezzadri, in questi ultimi anni, si sono ari! bimbo e la bimba portano al pascolo le pecore, ricchiti, quelli non solo hanno lasciato inaridire il vecchio governa i bovini, e le donne governa~ i bellissimi poderi, ma sono poveri e cercano i maiali, fanno i bachi, preparano il formaggi~, per giunta _·mi dicono _ di tornare mezzadri, e trna volta tessevano anche. C'è forse una farm- da piccoli proprietari eh 'erano diventati. glia di braccianti i cui componenti partecipino tutti o qua.,;i tutti al lavoro, dove ciascuno si guadagni il pane che mangia? E badate cbe si tratta di lavoro, per i fanciulli i vecchi e le donne delle famiglie dei mezzadri, che non produce alcun danno alla salute. Se alla mezzadria fosse sostituito il bracciantato; le donne i vecchi e j fanciulli non potrebbero più rendersi utili : quindi si avrebbe una forte diminuzione di lavoro e quindi una diminuzione di prodotto o, che è \o stesso, una maggiore spesa. Altro vantaggio economico. Il colono è uno straordinario risparmiatore. E il risparnùo che cos'altro è se non aumentò di prodotto? Certo, sarebbe desiderabile che l'aumento di prodotto si dovesse a qualcos'altro che non fosse il non ·a\'venuto consumo. Ma bisogna ricordarsi che l'Italia è un paese povero e che non dobbiamo farci soverchie illusioni sul nostro avvenire economico. Il ter~ vantaggio economico, che è forse mag. giore di tutti, deriva dal fatto che il mezzadro vive sul posto ove lavora, per cui non si verifica l'inconveniente dei braccianti, i qu.ali, prima di raggiungere il campo, devono percorrere molti chilometri e quando iniziano la propria opera sono già stanchi. Non colloco tra i vantaggi economici il fatto che il me--.<zadro,dopo tutto, finchè resta nel podere, è per metà padrone del podere e quindi la sua cura è maggiore cli quella ciel bracciante che, alla fine della giornata o della settimana, riceve il compenso della sua opera, quale che sia per essere il raccolto, quale che sia stata I 'opera da lui prestata. Conce.do ai tecnici che a questo si possa rimediare int<:,ressando i braccianti agli utili dell'azienda, sebbene si sia verificato spesso il caso, in tentativi del genere, che ciascun bracciante lavorasse poco per timore di lavorare per i suoi compagni, i quali a fin d'anno avrebbero partecipato nella stessa propor- 'l.Ìone cfi lui alla divisione degli utili. Infatti nel Ravennate han fallo buona prova le affittanze collettive a conduzione individuale ma non le affittanze colletti ve a condizione collettiva. F, l'affittanza collettiva a conduzione individuale non è altro che una forma di mezzadria . :Ma i vantaggi della me--t:zaclriasono specialmente sociali e 1norali e varrebbero bene ogni diminuzione di prodotto che eventualmente caARCANGELO Dr STASO. PIERO 6OBETTI - Editare TORINO - U!a XX Se!lembre, 60 Sono usciti: TEATRO In questa nuova collezione saranno pubblicate opere notevoli· di autori italiani d'eccezione e traduzioni di caJ?Olavori stranieri. L'intento è di ofbire esempi di una letteratura antena, adatta anche _per il gran pubblico, ma scelta con più severi cnteri di gusto e di arte. ENRICO PEA ROSA DI SION Dramma - L. 4 La drarnmaticità più intensa si a-lterna con L'idillio sereno: E. Pea si è ri1Jelato il più forte a.,,tore che abbia oggi· il teatro italiano di poesia. CESARE LODOVICI L'IDIOTA Commedia in 3 atti - L. 4 Vi si nota una personalità di scrittore, vicino per istinto agli atteggiannenti più sconsolati di solitudine esotica, ,na sic1'ro e pad.rone di sè negli svili~pi d?'mnmiatici più aulononii. Seguu·a1wo nella stessa colle--done opere di R. Artufio, di I-Iebbcl, cli L. Andreiev, cli A. Block, di Galsworthy, ecc. Spediremo i due volumetti a chi ci manderà cartolina vaglia cli L. 7 Uscira:nno in seguito: 3. Hebbel: Agnese Bernauer, tracl. G. Necco 4. R. Artuffo: Ulisse 5. L. Andreiev: Zar Golod 6. R. Franchi : Il Miraggio e altre opere di F. M. Marti,ii, A. Blocl,, J/. Amo. retti, M. Cronw, F. nai1>1,11nd, O. Li<dwig, ecc. DELIZIE INDIGENE L'ILLUSTRE DEMOGRAFO N ZIONALE In un circolo di cultura che debbo chiamar passatista per la tendenza di considerar i problemi . residuati dalla guerra mondiale senza tener conto -del ritmo risolutivo che ha loro infuso la marcia su Roma, ho ascoltato nei giorni passati 11interessa'.11te comunicazione di un'illustrazione della nostra demografia che trattò il tema seguente : « Se l'Italia sia un popolo o una semplice popolazione ». Parecchi tra gli intervenuti, fosse o suggestione del titolo o tendenziosa interpretazione caporettista del dopoguerra rosso e tiicolore, pare si aspettassero dall'illustre demografo la dimostrazione che l 'ltalia non è ancora un popolo ma può diventarlo; e se e come Io potrà diventare. Egli invece studiò la popolazione. italiana da naturalista imparziale, al lume dei grandi nwneri delle recenti statistiche, come avrebbe studiato una varietà di formiche. E dimostrò, cifre alla mano, che le formiche italiane figliano molto e bene, che· hanno ripreso a figliare come se niente fosse; che, sopratutto per metito della razza meiidionale, han quasi colmati i vuoti della guerra e della spagnola; che figlieranno presumibilmente ancora, tanto da diventa.i- infinitamente più num.erose delle confinanti foi:miche francesi (r). E clie piìt nun1erose saranno le formiche italiane e più, premute dall'appetito, sciameranno verso le terre più ricche delle formiche privilegiate, quaii son p-ropdo le confinanti francesi, che stan meglio percbè figliano meno. E che sarà nell'interesse stesso delle formiche francesi, nonchè nell'interesse generale, accettar di d-ividere i beni con le più sobrie formiche italiane, le quali, mentre valorizzeranno il tenitorio francese, renderan grande la propria patria italiana. E dunque si produrrà naturale penetrazione e coloniizazione. E Onàn e Malthus saranno un'a]. tra volta scornati. A questo punto un'autorevole formiCa meridionale sorse a rammentar gli stenti, le epidemie di larve, le tragedie <;lomestiche e forestiere dei -fonnicai troppo numerosi e pose l'ingenua domanda se non fosse più semplice cercar di conseguiie • il benessere al quale aspira ogni umana collettività di formiche per opposto cammino; se, cioè, le formiche italiane e sopratutto le meridionali, invece di dargli sotto senza purtroppo esser consapevoli dei fini nazionali, non provvederebbero ugualmente a sè ed all'nniversale regolando la propria figliazione. E mostrò di J)referiié a -un· esercito di eroiche formiche affamate, una corporazione inoffensiva di formiche istruite. .Al che replicò vittoriosamente il demografo che figliazione scarsa o figliazione abbondante son fenomeni dell'umano v6lere; che, appena conquistato il benessere, si può attendere fiduciosi che le cresciute esigenze diminuiscano- automaticamente la figliazione. L'assemblea fece bene a non rilevare qui, l'antipatriottismo di un mormoratore affrettatosi ad affacciare che la lotta sociale crescendo il benessere delle più prolifiche classi operaie e contadine conseguirebbe appunto questo risultato. Segui poi una formica umanitaria asserendo che siccome le fqrmiche abbienti chiamano stretto necessario quel che le loro sorelle misere chiamano invece pri1Jilegio, quella asserita naturale penetrazione delle misere formiche italiane tra le opulente formiche francesi non avverrebbe per abbracci, ma piuttosto per morsi e sbrani, dimodochè guardar con simpatia alle molte culle tant'è simpatizzare coi cimiteri militari. Aggiunse che anche nella guerra testè risolta con la marcia su Roma, le formiche alemanne per aver dichiarato interesse generale la spogliazione dei formicai deli 1unigenito francese, si trovaron contro mobilitati i fonnicai del mondo intero, compresi quelli italiani e che dunque non sarebbe prudente, se pure onesto, avviare un popolo proprio a plagiarne cosi tristo destino. Al che il professore replicò, temperatamente, che poteva anche darsi ci fosse del vero nelle sue parole ma che, ad ogni modo, la guerra era sempre esistita. Fu insomma uua discussione serena e proficua. Debbo, però, deplorare che alla elevatezza nazionale dell'illustre scienziato non corrispon~ elessero adeguatamente alcuni formichini appena neonati. Uno dei quali sostenne che le precoci fanciulle meridionali avrebbero diritto a esser informate nelle scuole ( « Nozioni di diritti e doveri ,) dei gloriosissimi fini ai quali la demografia nazionale riserba i loro nati. Un altro dichiarò che le conclusioni del chiarissimo ~tudioso coincidevano perfettamente con qttclle di un ignoto demografo analfabeta da lui mcontrato sulla via di Caporetto, il quale asseri va che i signori voglion la guerra per macellare la bassa plebe. L'ultimo, che aveva un esame di statistica l'indomani, osservò che essendo la guerra Pavvenimeuto più ricco di fenomeni demografici interessanti, non potrà mai aver contrario un professore di statistica che ami la propria materia. P. J. (r) Si ricordi che la statistica è scienza nostra, scienza italiana!

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