La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 22 - 17 luglio 1923

92 LA RIVOLUZIONE LIBERALE La destra h.ege1ia:n.a SILVIO SPAVENTA Il problema dello Stato assume iu Silvio Spaventa la concretezza storica attraverso la quale soltanto era possibile la sua soluzione liberale. Se prendiamo come termine di confronto Gioberti stesso nel R·innovamento 1 dove sono le raticameute i rapporti intuiti dal filosofo torinese e con ciò stesso avvii a risolversi il ]oro contrasto; ma che Silvio riesca per il primo, iu seno a questa corrente, a scorgerli nel suo aspetto storico e reale, non come aveva tentato il Gioberti stesso nel Rin.nova,nento, dove sotto le radici del riformismo più che del liberalismo, beusì come voleva lo spirito stesso della tradizione idealistica e, insieme, della politica itaJiaua. Certo, se noi guardiamo al Silvi) Spaventa direttore del Nazionale di Napoli nel '48 e alla comspondem.a Sll<"l col fratello fino al '60, tale nuova mentalità ci appare ancora in formazione:. Da una parte essa vive nello studio cli Hegel e nella ricerca filosofica un alto dramma speculativo: dall'altra, però, questo suo impulso concettuale non collima con la concezione politica, che tende a sollevarsi fino ad esso, ma è pur se.inpre legata a una impostazione contingente dei propri tenniui, al « dato » quarantottesco non trasceso più di quanto lo trascendesse la prassi cavouri.ana. C'era infatti un contrasto immediato da superare, tra la razionalità hegeliana del1a storia e il dogmatismo della rivoluzione, tra ]a necessità dello S\·olgimento e la mutazione improvvisa che di esso si veni ,·a a richiedere : se la storia è « raiione tutta spiegata», com'è possibile che su tutto un filone di essa si pronunci il negativo verdetto rfroluzionario? e se la medesima storia è così perchè è così, che diritto ba l'indi/fduo o la parte di ribellarsi ad essa? L'opposizione del singolo e della collettività, della coscienza e dell'autorità, rimasta impigliata nelle maglie della dialettica in Bertrando Spaventa, troncata imperiosamente a favore del secondo termine dal De l"1eis, appare nel nostro meno ardua appllllto perché storica: egli comincia tosto a intraYYedere che· si può risoh-er]a ne1 senso dell'immanenza secondo cui vh·e lo spirito nell'indiYiduo, 1a società nel cittadino, cioè come coscienza di un valore infinito in fieri, che corre dall'uno all'altro contrario. Anche il maggior fratello a\·e,·a indicato quest_a soluzione, e tuttaYia non l'aveva attuata, ostinandosi apresupporre quel valore nell 'universa!e storico e ci,•ile, come già formato o formantesi rispetto all'individuo: Sih,;o inYece scorge che esso nasce :in questo medesimo individuo e solo qui trova la sua specificazione concreta. Kon si tratta più della , scoperta • dell'infinito , che è • la Società : ma della Consapevolezza di esso, come creatura nostra e insieme nostra natura; lo Stato cessa di essere la realtà e la verità dell'individuo come altro da questo, per diventare la \·erità de11à sua libertà; e la libertà non è coincidenza esterna con la legge, ma interna e autonoma unificazione di arbitrio e di volontà legale il cui risultato soltanto ci dà il principio dello Stato. Porre effettirnrnente lo Stato nel \"Ì\"O agone dello spirito, senza alcuna trascendenza.: rovesciare la teologia hegeliana e giobertiana dell'Idea nella compiuta autonomia dr:1la storia, non estrinsecamente come avevano creduto cli fare Feuerbach e :Marx, ma facendo capo alla riforma degli stessi concetti in questione: fondare davvero il libernlismo come non c' erano riusciti peranco nè i filosofi nè i guelfi moderati, e come Cavour ave\·a cominciato a delinear1o praticamente; cosi. si può riassumere il compito di Sih·io SpaYenta e della sua critica liberale. Il compito era grave, ma non si può dire che sian mancate le forze all'ardito risolutore. Il quale, tenendo fisso lo sguardo al concetto dello Stato come perfez.ione della libertà, in questa libertà ricercò le radici dello Stato e della Xar.ione: percht: la libertà si fa Stato in quanto giunge a razionaiizzarsi, all'autocoscien~..a de11apropria ragione : e lo Stato si fa nazionale in quanto esso ~· concreto, è determinato, è storico. ~ on mai •o Spaventa dimentica, nel definire questa dottrina, il punto di vista individualistico donde I: partito: evitando accuratamente di nega1·c l'individualit1 a profitto dell'uni versale, una rnlta pervenuto ad esso da quella, egli mostra come Ja prima si coordini e si organizzi nel st:conùo, a quel mo !o che il molteplice nel] 'u.110. Vale a dire che:, se: Jo Stato i: frutto cli un 'elaborazione varia e pluriYcrsa, liberale nel suo progresso prima a.11~orache nel prodotto, allora ciò che \·i:i via promana da questa elaborazione non si annulla perchl- es~a è {relath·amente) compiuta, ma conflui~ce nello stesso compimento e ne rappresenta Ja base. La \·olontà soJgd.tiva, insomma, 11011 solo i: un nwme11to necessario della libertà e della legge, ma Ja loro prima forma, su cui concrc:.;cono lz fo1 me pii1 alte e perfette e che tuttavia esse conservaM come l'albero conserva la radice, perch(: ne han· 110 bisogno qual nut;imento della propria Yita. Su tale teoria si assidono, per Sih·io Span~nta, la giustificazione del regime rapprescnt:-ith·o, in cui si legittima l 'iniziati\'a particohre, e il diritto ad esistere dei rnlori politici locali (municipio, provincia, regioue). Uno Stato che rim;egasse la sua fatic-osa genitura da quc~ti ordini di vita sociale e di pensiero, che volesse sopprim-~1 ii sotto di sè per estendere senza confini il proprio potere, si taglierebbe gli unici piedi con cui può seria.mente camminare e nell'ipotesi meno peggiOTe rimbalzerebbe a un grado e a un epoca di sviluppo di qualche secolo addietro. In pari tempo che sarebbe assurda la negazione dello Stato da parte dei valori particolari, che portano a costituirlo, se lessa mirasse a distruggere in assoluto la statalità: quando si presenta, questa negazione è piuttosto l'aflennazione di un nuovo Stato che si erige di frOnte all 'a.ntico. La storia compare pertanto nella sua positirn dialettica, come vicenda che progredisce di bal~ w in balzo, attraverso il crogiuolo delle coscienze, delle lotte, delle sublimazioni : e la prassi rivoluzionaria si spiega come la figlia stessa del regime eh 'essa vuol abbattere, sussultc.1..con esso dentro wi campo più grande e più sicuro di giudizio. Questo Stato spaYentiano deve essere monarchico e laico. Monarchico, perchè è sua funzione unificare democrazia e aristocrazia, libertà e autorità, governo rappresentativo e fermo potere sovrano : ora, soltanto la monarchia costituzion.a.le seinbra poter assolvere qttesto compito. La.ico~ perchè ba già il divino in se stesso, e in questo divino la sua religione. Quest'ultima conseguenza logica delle sue premesse non fu tuttavia svolta con pieno rigore dallo Spaventa: egli la pose come un corollario della spiritualità antiecclesiastica. La forma coerente del principio idealistico da lui afferruato avrebbe dovuto essere che la coscienza dell'infinito in cui si caratterizza lo Stato esclude e supera ogni altra infinità, oppure, quando si piega a questa, gli è da]]'infinito della religione. E pertanto il nostro postulava l'unità storica dei due infiniti nella loro conciliazione e nel loro reciproco rapporto: il che è, come tutti sanno, un modo di girare la difficolt_à, non di •superarla. Lo Spaventa stesso aYeYa pensato, nel periodo cavouriano, che il rinnovamento politico do\·esse portare a un rinn0Ya1uento religioso: lo Stato nuovo, o 1neglio la storia dello Stato moderno, crea ed esprime da sè la sua nuova chiesa. Tale è la fom;a della Protesta., che non sa1·ebbe stata, nelle sue molteplici ramificazioni, ·se non avesse avuto dietro a sè un moto politico-economico che si sta<:- caYa dal ì\'1edio-Evo; tale t: } 'aspirazione del ueogue1fis1110,che corre dal Prim.alo alla Rifo;ma cattolica. !\'la quando, freut'anni più tardi, il teorico della Destra torna ad affrontare lo stesso problema, egli ridiscende aJ livello della for1nula cavouriana, SLtperandola soltanto nella considerazione concreta delle forze che stanno tlie • tro alle due Ùbertà, della Chiesa e dello Stato. Per lni l'infinità dello Stato consiste dunque nell'infinità temporale; e ciò riYela una parziale e Yo1uta limitazione del suo liberalismo, che 11011 riesce a definire ancora come possa essere religiosa la politica in qualunque pttnto e forma. del suo processo, comprendente auche la Chiesa, e invece rifugge dall'unica conseguenza percepita. ]a statolatria demeisiana, preferendo arrestare i11 questo senso il proprio sviluppo teorico a un compromesso. Kessun compromesso per contro nella serena e austera visione della politica italiana. Qui lo Spa,·enta fece tesoro del proprio pensiero teorico per differenziarsi nettamente così dalla corrente moderata. tradizionale, come dalla forma angliciz1..ante del liberalismo: e in pari tempo per accentuare la distanza che separa,·a la Destra dalla democrazia di sinistra, Yagamente riformistica e settariamente laica. La natura delJa rivoluzione vole,·a, secondo egli stesso chiarì, che al trionfo pratico succedesse la coscie117.,adei legami avvincenti al passato e della realtà storica concreta; 1a natura del rapporto fra il particolare e la collettività, che lo Stato fosse un fattore positivo, non un legame estrinseco di clementi restii a una sostnnziale unificazione e elle cl 'altra parte esso Stato non evirasse i pro· pri genitori n~ soffocasse i propri figli, come il dio del mito. 2\-ia poi, questa rh·o]nzione avvenuta in Italia tanto meno au.torizza\·a qualsiasi aslrattismo quanto più <:ssa si era attuata come espansione storica di una forza costituita; questo Stato italiano minato da ta11tc incomp1·e11sio11i e <la così ostili mah-cleri, 11011 poteva non e~sere unitario e tende11te in ogni modo a una libera e disciplinata unità. );on lo Stato fuori della ,-it,1 rc;.{ionale, nt lo Stato storico, che rifugge da11a utopia come dalla reazione, che è « giustizia, difc:.:.a, direz.ioue •, che mira a essere in c-iascun atlimo del suo divenire, e a dt\·enire in ciascun aspetto del suo essere. Lo stato non è il diritto contro l'individuo, come il cittadino 11011 può c:sscrc l'indi,·iduo contro il diritto: ma l· la ((coscienza del diritto e della ~i usti zia » di froute e dentro al cittadino, t la forma della storin nazionale che sussume: i valori singoli senza a111111llarli. Stato di dirillo in due sensi : nel sen"° della co11ettività \'Crso i suoi membd, ma anche ne] se11so dei membri \'erso la colletthità. Sil\'io Spa,·enla, che nel '48 avern defiuito il movimento proktario fr:111ccserame un1. necessità storica di quella nazione, lld '76, alla Camera, ricorda\·a con pieua coerenza liberale che dal principio di eguaglianza « sorge un 'esigenza terribile nelln coscienza delle moltit~dini, alle quali non basta di essere eguali dinanzi alla legge, ma intendono di sollevarsi, intendono di partecipare ai beni della vita•· Questo è l'impulso che nasce nello Stato di volta in rnlta a modificarlo, secondo la classe in cui si specificano quelle moltitudini, se:- condo la forma e i limiti secondo cui ;,~ntendono questi beni : tale è, sotto una visuale economica, la dialettica del governo liberale. Ma la dialettica nel nostro si impostava con più sicura universalità, che trascende una semplice a111111issionedi valori economici nella politica liberale, come troppo fu indine a ritener sufficiente if liberalismo della Destra degenere : essa poteva già opporsi al marxismo sullo stesso suo terreno, sia percbè ne aveva dentro di sè il principio storico e non ne aveva le possibilità riformiste, perchè era veramente un metodo e un indirizzo, e non un ~dogma demagogico come que11i che vecleva trionfare con la Sinistra. SANTINO CAR.o\MELL.'1. Nazionalfascismo o Radicalfascismo ? Luigi Salvatorelli nel suo « .\razionai-fascismo ,.. sostiene insomma la tesi che il fascismo è il partito della piccola borghesia, o quinto stato, che, avendo prima clei1a guerra fatto la politica della democrnzia e del socialismo, dal tempo della guerra in qu.a, n.101 fare la politica sua. Ora.1nai sono anc-11'io d'accordo co1 Sah·atorelli nel ritenere che il fascismo sia essenzialmente un movimento politico piccolo-borg-hest>; non sono d'accordo con l~i nel credere che questo fascismo piccolo-borghese de} dopoguerra sia altra cosa dal demccratismo, o radicalismo, piccolo-borghese di antiguerra. E mi spiego. Se io ripasso la sto1 ia d'Italia dal '66, circa, al 196 1 circa, io troYo presente atth-o e diffuso in Italia a guel te111po un movimento politico, in cui mi par impossibile non riscontrare, nou òico il presentimento del fascismo d'oggi, ma ad<lirittnra il fascismo stesso, Yestito, natura1l!iente, alla foggia di allora. Intendo a11udere a quel movimento che si chiamò radicalismo 0 ùemocrazia, tanto per intenderci, cava11ottiana. « Popplanismo,.. e borghesia retorico-umanistica, irredentismo e spadaccineria, gruppi di Yolontari e fasci radica.li universitari, libertarismo e intolleranza, antisocialismo e società operaie col ritratto di Garibaldi e un presidente onorario (meglio se autoreYole e facoltoso)i il tricolore senza « la macchia» in meZZo, erano, come molti ricordano, 1e note rlistintive di quel movimento; e ancora sono, come ognuno può Yedere, le note distinti ve del fascismo odierno. Il radicalismo aveva in più l'autiC'lericalismo, che il fascismo ùice ai non avere :ma questo ci ha, come equiYalente, « l'antipipismo n per ora; appresso si ,·ecìrà. Anche il radicalismo fu sugli inizi uu moYimento capeggiato e alimentato da ex-combattenti rnlontari (inten-entisti); anche Garibaldi (e ne parlo col dovuto rispetto) fo , duce, e « dittatore » ed ebbe in dispetto i « ciarla.menti », e fu deputato, e venne una volta alla Camera in. poncho e camicia rossa; e anche Crisp-i, garibaldino e radicale, fu dittatore, e, a suo modo, nazionaHsta, e facitore anch'esso di elezioni à poing. Anche il radicalismo fiori e durò, nel :-.Iord, particolarmente a Milano e a Creu1ona, e 1 dceversa, 11011 attecchì mai, uel Nord, in Pien1onte, o, almeno, nel vecchio Piemonte. Anche il Cavallotti conobbe gli entusiasmi cli Sassari (che non è Sardegna, neppure di lingua). E ci son tanti a cui )Iussolini, fa Yenir in mente, per certi aspetti, appuuto Garibaldi. Il fascismo, dice bene il Salvatorelli, è fenomeno tipicamente piccolo-borghese, ecl l· fenomeno precapitalistico, e non è, a rigore, nè tutto, fenomeno cli dopo guerra. E quand'è cosl andiamo fino ili fondo: nel cercan1e i prodromi, non arresliamoci al radioso-maggismo (cli cui voglio parlare col S. qui, a lungo, un'altra Yolta), non accontentiamoci cli risaUre timidamente agli anni« immediatamente susseguenti al '98 »1 ma doppiamo quel capo, e giungiamo appunto al tempo della democrazia cosicletta cavallottiana; là trovi:1mo ripeto, 11011i vrodromi del fascismo, ma, di\·erso nel 1101nc, icle11tico nella ~osta111,n, esso i] fascismo. La radico-clemocrnzia, dnll 'a1luvione socialista, 11011 era ~tata clislrutt.-.'l,era stata solamente « mascherata ,..: rip1·ocloltosi, con ln p?.lillge11csi del rom:111ticif.mo 11c)l1a1.1tegucrra, e più con la crisi del dopoguerra, 1wo stato di cose cbe ricorda moltissimo da un parte il periodo '61-'66, dall'altra il periodo '81-'96, ecco che que11a radico-democrazia rinasce, e, messa alla pari cOi tempi, si chiama fascismo. I.e prove di questa identità mi paiono eviden~ ti : il misterioso e tenace attaccamento di Mussolini alla democrazia-sociale; l'assistenza della Massoneria alla nascita dei fasci specie nel centro e nel mezzodì; il tentativo di assalto fascista alla cliligenza massonica ; la permanenza di alti dignitari massonici nel fascismo anche dopo_ il Yoto del Gran Consiglio Fascista del 30 gennaio; il Secolo di l\Iilano che diventa filofascista restaudo ... il Secolo e passando in possesso cli una società di cui fan parte Gasparotto e il Goldman; le impazienze anticlericali del fascismo farinac-. ciano sempre più ascoltato e potente presso Mussolini : tutti qut;Sti fatti e altri consimili sono, per noi, più che indizi, prove cli questa, più che affinità, identità fra 1'antico radicalismo e il nuovo fascismo. Per cui io credo non sia temerario l'affermare che a conti fatti e a boccie ferme, dei partiti o delle idee politiche anteriori al fascismo, quello che assorbirà il fascismo e lo colorirà tutto di sè, sarà non il liberalismo del Gentile, non il nazio~lismo del Corradini ma bensi il demo-radical-massonismo di Colo~na di Cesarò e di Ro11 ardi. Un'altra volta vedremo la couseguenza di questa identità o assorbimento, per ciò che riguarda la « penetrazione pacifica » del radical-fascismo nel Mezzodì. E un 'altra volta ancora diremo del la questione del « radiosornaggismo • riprendendo la polernichetta, cbe su questo punto si accese· fra Salvatorelli e Un Unitario. AUGUSTO ÌVlONTI. MARIO VINCIGUERRA Ili FASCISNJ.0 VISTO !>.R. Uf,l S01..llTRRIO L. 5 Esamina con serenità di studioso la fomazione e gli sviluppi del partito dominante dell'Italia di oggi. (GenoYa, n I;m;oro, 19 maggio). Ci sembra opportuno che in questo momento sia preso in considerazione. (Roma, Pole.,,nica fascista, 24 maggio). Si sente 11ell'auto1·e uno spirito serio, pe11soso ed acuto che si sforza di Yedere il fondo de11e cose e spesso vi riesce. (Torino, Tempi ~\'u.o~.;i~ 23 giugno). VinciQ'Uerra scrittore è tutto nella sua attitudine a P-roporre dub?i e a te?e~ co~to cli. tutte le sfumature come cli eleinentl d1 calcolo; 11 suo atteggiamento è di osservqtore J!iù che di storico, gli schen1i deHa sua_ cult1;1ra 1nt~:veug':mo soltanto nel momento nsoluhvo dell 1ndagrne; durn.ute il viaggio prèaomina iu\·ece la fantasia dello scrittore. (Piacenza, Il nuo~Jo giornale, I luglio). 11 volumetto di Mario \"incignerra ha u1.1va-· Iore documentario di quanto è avYcnuto in Italia negli ultimi anni. (~apoli, Giornale della Sera, 27 giugno). Ci sembra che l'autore abbia scritto la critica pili acuta delle ideologie _conservatrici e. pseudorivolttzionaTie che tra\'aghano questo pencxlo del. ln storia italiana. \Roma, I\1. Ferrara, Italia che scrh;e, lnglio). Getta senza sfarzosità cattedratiche e senza violenze infuocate un po' di lttce sul fascismo. (:s'apoli, Roma, ; luglio 1923). Pagine che seguono a oasso le vicende e le fortuÌ1e del giovàne partito e che ne saggiano sulla dura pietra tlella più rigorosa analisi le YOlubili premesse e i vari miti che· esso è a~1dato conliuuamente a se stesso seg;nando e(l 1mpolJeudo. (Ro1na, Il .\1011do, :; luglio 1923). "b'Eao DEbbA STflffiPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da gioniali e riviste, fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMF.NTr: in Milano (r2) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplicativi e tariffe con semplice biglietto da visita. O.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Torine PIERO GonE"M"I - Direttore-responsabile L'ITALIA CH E SCRIVE ll.lSSECNA l'EU t:01,ono (llJE Lf.(WOSV ~ s.I'l'Pf.1~,lF.STO .lH:;SSlLE,\ Tt:TTI I n:RI DICI A, F. FORMIGGINI ~EDITOltE IN ROMA t L.l HI\ISTA 1auuo<aur1c.1. lTAl,U.~A l'lO \l\"A('I,! 1-;rie DU'YUS.l ABBO~A)lt;\TO L. 12.;,o - EST>:UO L. lo.00 - SAGf;JO A IUCIIIRSTA DELT,O STESSO EDITORE: l'ROFILI . CLASSICI DEL TI.JDERE

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