La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 22 - 17 luglio 1923

90 aspiri vera.men.te a 1neritarc questo nome, b. lotta politica può esser differii.a, non anmùlata. E chi, poi, potrà definitivamente sopprimere ce1te esigenze, eliminate o scomparse le quali perde fin di significato la vita moderna? Ho vivissimo il ricordo del largo sorriso di compassione col quale uu mio amico inglese sottolineò la notizia che io gli daYa della costitnzione in Italia di Sindacati che riuniYano illseme datori di lavoro ed operai. La organizzazione sindacale è, ormai, nella logica stessa della dta moderua. Esauritasi la pressione dell'ora che YOlge, cadute le artificiose impalcature tirate su iu questi momenti d'eccezione, quando le masse saran forzate a ricostituire i loro organismi 1 le Yedremo impreparate, disorieutatc, profondamente a\·vilite dalla se11sazione dcila loro impotenza. I tentativi si seguirauno ai tentativi, ed in questo peiiodo caotico nel quale non nuo,·e costruzioni emergeranno, ma simulacri di llll'ora e fantocci, si disperderauuo energie preziose, ed in mancanza di meglio la stolida, superflua violenza penserà a dar colore a questa ingrata e dolorosa fatica. * * * .Mi accorgo di aYer deYiato in osservazi01ii troppo laterali. ~fa se ci riportiamo alla posizione centrale del discorso, non potremo non deplorare anche quel che a vvieue nel cosidetto campo antifascista._ Anclie qui s'è operata una specie <li tregua alle lotte che ieri divide,·auo, inYece, così acre1neute. E perchè tutto questo? Perchè nello srnlgimento nomiale (che non esclude affatto anche la dolenza) della lotta politica s1è creata una soluzione di continuo, avendo la dittatura determinato comuni esigenze di difesa in ceti disparatissimi. L'operaio che ha visto perire nelle fiamme la sua camera del LaYoro è spesso vicino all'industriale boicottato nelle aste o colpito in altri mille modi, pe.rchè non s ·acconciò a dare il suo assenso alla oligarchia dominante. Il sovYersivo che sorride alla colomba liber~ tutta garrula di antiministerialismo, è il sintomo di una situazione grave, destinata ad influire lungamente sulle nostre vicende politiche. E che si sia ancora irrimediabihnente nel solco del passato, che tutti deprecano a parole, lo dicon chiaro certi atteggiamenti paternalisti di chi s'è assunto il compito c1· dìrigere la vita della Xazione. L'antica Yiltà di voler ridurre il molteplice e complesso della ,;;ita ad una asfissiante unifon11ità s'è: drappeggiata ora d'eroismo e cli fierezza verbale, ma riaffiora inevitabilmente identica. Cos'è, se nou viltà, questo rifiuto alla lotta aperta, che trova il suo limite nafurale solo nella Yalidità morale e nella efficacia dialettica dei mezzi adoperati? Pigrizia e viltà insieme è questo \-oler considerare tutto nello schematismo semplice, negando in tal modo le permanenti ragioni della tragedia umana. Questi sono i pericoli, graYissimi, che debbon esser denunciati. Altro che metter le virgole ai progetti di legge ed a11e riforme che Yengono quotidianamente sfornate! :Koi abbiamo bisogno che il Paese torni ad avere i suoi organismi politici nettamente differenziati, YiYi, agili, procedenti, nella lotta, in sede propria. l\-1a per arriYare a questo occorre trovare un sedativo che duca l 'agitazlone data <la tante isteriche dichiarazioni di patria in pericolo, dì imminenza di baratro, di nemici da sgominare, di traditori da colpire. Occorre spazzar via tutta questa fraseologia e tutta questa atmosfera di brigantaggio non solo, ma anche rimuover lo st.ato d'animo dal quale essa emaria. Il Paese ha un gran bisogno di tornare alla normalità, la quale non è certo sinonimo di quietismo bucolico e di inerzia. Ed a questo riguardo {; assai curioso constat.are che i restauratori d'oggi, con tutte le ioro verbose dichiarazioni di dinamismo, han diffuso nel Paese un'irrespirabile atmosfera di sepolcro, nella quale ogni conato di vita ineluttabilmente affoga. Ecco come il Fascismo, nonostante 1e sue variopinte insegne rinnovatrici, ba obbligato gli Italiani a ritornare alla nefasta politica dei blocchi. Se questo sia un servigio reso al Paese, lo lasciamo al giudizio di chi è ancora UD uomo e non un gambero arrostito dalla passione di parte. GIQ.\CCHIXO ::-(ICOLE'fTI. U. FOR::1-rnN'l'INI GERARCHIE SINDACALI L 3 <;iudiKi L'operetta del Formeutini ha la forr,a sintetica di osservazione e di espres.<;ione di uno scritto machiavellico. (l'Ja.<:enza, Il Suo110 Giornale, 31 maggio). In un acuto studio apparso recentemente, lo scrittore {;baldo Formentini dél gruppo cbe fa capo alla Ri110luzione Liberale, afferma che il sindacalismo delle Corporazioni costituisce l'aspetto più interessante e degno di osservazione del movimento fascista. (Milano, A-vanti!, 5 luglio). Questo studio, benchè conchiuda in maniera - a nostro parere inesatta - ha molle buone osservazioni e si raccomanda per la serietà delle indagini. (Roma, Poleniica fascista, giornale fascista, 23 giugno). Lo studio sulle Gerarchie sindacali riesce a illuminare lo sviluppo della rivoluzione fascista con profonda novità. • 1Roma, Studi politici, giugno, 1923). Diligente analisi. LA RIVOLUZIONE LIBERALE NOTE DI ECONOMIA ILMINISTERO DELL'ECONOMIA AZ ONALE I. Il comt111icato govcruati\'O che a1111uncia la riunione in un unico dicastero dei servizi relatiYi alla tuteb dell'agricoltura, industria e commercio, chiama cpn ull uome nuovo il raggruppamento di tre 1\Iiuisteri, staccati da appena sette anui : forse è peccato abbandonare cosl una tradizione di ltwghi decenni. Il nostro tempo, pazzo per la rapidità, può preferire il nome più breve; tuttaYia le tre parole: « Agricoltura, industria e commercio» parlavano subito chiaro e preciso, meglio della più accademica espressione scelta dai nuovi ordinatori. La quale anzi suo11a a1ÌJ.bigua e pencolosa, se la parola « nazionale » Yieue accentuata come rinuncia alla concezione classica ed italiana della vita e della poliLica economica, per assu1nere quella teutonica. Le produzioni nostre non debbono essere più legate. a quelle di tutti gli altri paesi del mondo? e si intende rinunciare a vendere all 'este.ro e<l a comprarvi, t.ronca.ndo l 'espan.sione nostra nei mercati europei ed oltreoceauici? Suonava bene quell' « agricoltura » al primissimo posto, in prima linea, davanti all'industda ed al commercio. Tradizione, certamente : ma forte e gagliarda, e legata ben stretta alla realtà. Tradizicnc ancor più ricca di significato di quella che fa apparire la parola • commercio» prima dell 1 «industria• nelle Camere sorte dalle antiche corporazioni dei mercanti. La tendenza degli improvvisatori porta ad accentuare lo sYiluppo manifatturiero, misurando il progresso economico dal numero clel!e imprese nell 'industria pesante, dalla quantità di cavalli-vapore installati, dal capitale delle società azionarie. rvra per l'Italia tutti questi indici sono assai meno siguificati\'i di quelli che rappresentano l'agricoltura e i 'artigianato, commerciante e produttore insieme. Più di metà della popolazioue italiana, circa 18 milioni di inrliviclni - secondo l'ipotesi del Coletti - sopra i 34,8 milioni censiti nel 19n, rientrano nelle falallgi della terra. _All'industria cd al commercio si dedicano quasi certamente un buou terzo cli meno; e di essi ben sette milioni - più di metà - -rientrano nell'artigianato, che Don si riuscì ancora a tro,·are il tempo di censire con esattezza. Ecco i due nuclei cui dedicare più attento esame. lo Zllcchero polè: passare da 22 scellini a 64? ed il prezzo dei bozzoli da 84 a ro2 lire tra il febbraio ecl il mnrzo corrente, mentre le sete torte i-imanevano tanto al di sotto da costringere alcuni industriali a sospendere la lavorazione, per non perdere? 1I corso dei cambi non segnò tra l'apri le ed il giugno un peggioramento, nel prezzo della sterlina passando da L. 93 a più di 104, e nelle altre monete in relazione, proprio nel periodo in cui l'andamento stagionale dovrebbe proYoca.re la maggior debolezza? Kon ma11ca chi vonebbe spiegare ìa Yastità delle scosse con la cresciuta importµ.11za delle grandi imprese, con l'affermarsi impetuoso cli aku11i colossi finanziari e commerciali, capaci di imprimere la propria voloutà al mercato attraYerso ali 'imponenza delle domande o delle offerte presentate. Accadrebbe come nei porti, quando_ si n1no,·ouo i gigru1teschi Leviathan del mare: con -le migliaia di tonnellate di stazza. ad ogni operazione di accosto o di 1;lasc:io sommuo,·ono le acque iu tutto il bacino. Ove realmente tale concentramento cli potenza produttiva e finanziaria fosse a\·ve11uto1 non riuscirebbe impossibile coordinare questi nuclei co11 accordi, diretti dal i\'linistro dell'economia nazionale. L'esperienza di tutti i paesi ha dimostrato infatti la possibilità di stri11gere in un consorzio efficace le imprese attive in un dato ramo, appena queste si siano raggruppate in organismi minori, limitando così i rapporti inten1i. • Nessuno potrebbe però dimostrare in quali proporzioni sia avvenuta già una distribuzione di imprese sotto la supremazia di un ristretto numero cli persone. Il decorrere anzi della crisi, con i molteplici fallimenti, logora in modo rapido parecchi capitani d'industria; ma per dar occasione a presentarsene dei nuod, i1n·ece di lanciare questi impianti ed organismi nel dominio di chi ne possede,·a già in gran numero. Non accade mai infatti in periodo cli crisi che si accrescano le dimensioni delle imprese: l'iucertez.. za ed il desiderio di m.antene1·e la massima disponibilità di mezzi liquidi per il momento della rinascita trattiene i più dall'approfittare dell'occasione per compra.re, anche a basso prezzo, nuovi opifici. Influiscono pure le crescenti difficoltà di controllarne parecchi in modo efficace : il rispannio di alcune spese trova presto rincari ancora più alti per la minor accuratezza di alcune Quanto al Yalore annuale della produzione agricola, il Serpieri calcola si aggiri sui 35 miliardi; me11tre quello dell'attività manifatturiera probabilmente 110nde,·c superare i 25 miliardi; di questi inoltre buona parte troYa la propria origiue nella stessa produzione agricola. Infatti il cen- • simeuto industriale del 19n ha dimostrato come ne] ramo utilizzante le d,errate agricole per trasformarle in merci atte al consumo diretto, fosse occupato il 28% dei lavoratori: gruppo che Yeniva secondo per così poco da potersi cakoiare alla pari col ramo tessile do,·e si raccoglievano le schiere più de11se cli persone. Superava inoltre tutti gli altri per numero di opifici, dando vita a più di metà di quelli censiti; e coll'utihzzare il 18% dei cavalli-vapore si poneva al secondo posto, dopo le imprese di forze motrici. Il primato insomma 1'agricoltura non lo consern\ per tradizione soltanto, in forza di un pridlegio arcaico contraddetto dalla situazione presente, .- opera.zioui. I colossi hanno quasi sempre i picd di creta, ecl i picc:oli riescono molto di frequente a sviluppare concorrenza efficace. ma per la sua forza assoluta preseute. • Prima di rivoluzionare gli ispettorati generali ed i vari uffici, il nuovo Ministro dovrebbe prospettarsi rapidamente le dimensioni cla concedere a ciascun ramo, in accordo allo sviluppo raggiunto o potenziale. Tenendo conto, per esempio, che l'industria del pollame fornisce ogni anno all'Italia un miliardo di lire, cioè più del doppio di quella mineraria; che la frutta, gli ortaggi e l'olio raggiungono i sei miliardi annui, proprio quanto la coltura del frumento o del vino, cosicchè meritano pi l1 atténzione della fabbricaz.ione dei coloranti e forse altrettanta come l'industria delle automobili. All'interno poi dei singoli rami non vorrà più assegnare oltre~ una decina di milioni al servizio cli monta equina, mentre languono prive di mezzi le cattedre ambulanti, e restano sted1i per mancanza di fondi vari isti. tuti di sperimentazione. C'è moltissimo da fare: e le piccole industrie merita110 qualcosa di più della nomina cli Comitati loca1i dove entrano persone che se ne attendono decorazioni cavalleresche. Più ancora: il nuovo Ministero dovrà valutare con occhio Jimpido il gran<lLc;simonumero di lavoratori che fanno da sè, silenr.iosamente, senza chiedere contributi ed appoggi allo Stato; per contrapporli alle schiere striminzite degli imprenditori politici in cerca di tutele e prez,,i senza concorrenza e convincersi che al suo dicastero 11011 spetta j] compito assurdo cli dirigere l'economia nazionale, ma l'altro più nobile e meritorio di studiarla per rimuovere gli ostacoli dal cammino. Il. Riesce facile inoltre scuotere· itnpro-r,·isame11te i :mercati con sbalzi di prezz.i per un altro motivo. Il prolungarsi della stasi e del marasma disorienta produttori e consun1atbri ; nell'attesa dell'assestamento dei prezzi questi dilazionano le compere, sicchè agli altri non conviene la dpresa del la\'oro, prefereuçio attenersi a quanto basta per non arrestare l'.attiYità dei reparti rispettivi. Di conseguenza non distribuiscono profitti e salari elevati, toglielldo 1nodo ai loro dipendenti di aumentare i propri consumi. Per quanto la crisi stessa renda b:issi i 5alari ed il saggio di interesse e le materie primé, ed i magazzi11i dei com1nercianti e dei consu111.atori sieno xidotti al minimo - tutte· condizioni proprie alla ripresa - la mancanza di paçe nel mondo, la çontinu·1 successione di violenze e rivoluzioni, l'incertezza circa le solnzioni dei problemi della Ruhr e della Russia, della Bakania e clell'Oriente provocano la sospensione assoluta di qualunque iniziativa ~essuno calcola il rifon1imeuto di tutta. l'atinata, procurandosi i1ffece lo stretto necessario per le settimru1e immediatamente successive: ma . così basta una domanda di poco superiore al minimo, oppure un'offerta appena mediocre per provocare UDO sbalzo dei prezzi. Le previsioni abituali di rincaro o ribasso non giovano più come prima, o n1eglio nelle stesse condizioni et prima: e nemmeno la distribttx,ione usata dei rifornimenti nel corso dell'anno viene mantenuta, per la formazio11e di altre abitudini, con cirli più brevi e differenti, che alla lunga ripercorrono in complesso le vie primitive. Cosl la te11sione autunnale si frantuma nelle varie stagioni, e può presentarsi anche dura.nte l'estate. (Genova, La Gazzetta di c001-o, r luo-lio). Gli sbalzi improvvisi nei prezzi di alcune merci e le oscillmdoni violente nel corso dei cambi, disorient.a110 molti osservatori, lasciandoli incerti dei fenomeni cui legarli.Come mai in pochi mesi ~u Come osservarono parecchi scrittori, il « sistema capitalistico, - _reo di molteplici colpe e condannato dai più diversi riformatori _ 110n esiste come sistema. '.Manca l'unità di struttura e cli governo, la clipendcn1.a. cle11egrandi lJlasse da pochi onnipotenti imprenditori, che le tengono quali puri strumenti produttori compensati con dei frutti. L'ordinamento è legato e coordinato soltanto all'interno dell'opificio o c\ell'impresa, ed i legami si dimostrano già più apparenti che reali iu parecchi sindacali, dove il silenzio ceLt agli esterni le concorrenze intestine e l'azione vivace delle forze disgrcgat,;ci. La scelta delle produzioni, e l'impiego dei fattori disponibili viene lasciato a céiiu.r.que ne as:-;uma il rischio: c.: la vita economica si svolge da sè, in modo elastico cd automatico, sotto l'influenza del prezzo e delle proporzioni della domanda e dell'offerta. Nei limiti fissati dalle leggi, e non cli rado cercando di evitare; quelle met10 propizie, ognuno lavora per soddisfa.re qualunque desiderio che si presenti accompagnato dall'offerta di nn prezzo. La politica economica del Ministro del! 'Economia nazionale non saprebbe dare coordinamenti altrettanto semplici e liberi : nè vi giungono le forze finanziarie per quanto potenti e grandiose. n concentramento, I' integrazione verticale ed 01izzontale, e tra manifattura- ed agricoltura od aziende di trasporto, possono riunire alcuni produttori; ma con improvviso sconvolgimento l_'eqttilibrio - appena raggi=to a fatica - si rompe, si sfascia per il sorgere cli forze nuove incontrollate, per esperimenti nuovi. Se il Ministro dell'economia nazionale interviene per volgere la corrente in una data direzione, .quante volte non accadrà che dalle forze mosse verso una certa meta si spiigiouino reazioni capaci di portare a tutt'altro punto? Le modificazioni tecniche inoltre abbattono quanti, troppo confidando nella prÒpria superiorità, si arrischiuo un momento. L'esperienza modifica .di continuo le vie da percorrere· le finalità delle imprese cambiano presto, nei limiti della convenienza (allargati vieppiù dalle svalutazioni), a lato delle grandi imprese continuano a spuntare le medie e 1e piccole e l'artigianato, non per forza di tradizione ma per abilità segnalata dal successo. Chiunque ha il coraggio di affrontare un rischio vuol imprimere il proprio nome ad un qualche organismo, insofferente di rimanere anonima particella: e ricercherà un profitto dubbio invece di un salario sicuro, e magari affronterà un capitombolo, nella speranza di accapan·arsi una rendita. Ben venga il nuovo Ministro dell'economia nazionale : ma sia un nomo aperto, di larga dottrina e di forte intelligenza, per comprendere dove si arresta il suo compito - già enorme - di oss<,;"vatore e preparatore di libero campo. Torino, 5 luglio 1923. VINCEN~O PORRI. PIERO 60BETTI - Edital'e TORINO - Uia XX Se!lembre, 60 Sono usciti: TEATRO In questa nuova collezione saranno pubblicate opere notevoli cli autori italiani d'eccezione e traduzioni di capolavori stranieri. L'intento è di offrire esempi cli una I.etteratu:ra amena, adatta anche l?er il gran pubblico, ma scelta con più severi wteri di gusto e di arte. ------+-<-i:-+-----~- ENRICO PEA ROSA DI SION Dramma - L. 4 La dramm.aticità più intensa si a.Ite-nia. ca,i l'idillio sereno: E. Pea si è rivelato il. più forte a11.toreche abbia oggi il teatro italiano di poesia. ______ ,,_ ------- CESARE LODOVICI L'IDIOTA Commedia in 3 atti - L. 4 Vi si nota "ZLnaperson.a/.ità di scrittore, -vicino per istinto agli atteggianient'i più sconsolati di solitu.d-ine esotica, •ma sicuro e padrone di sè negli s'lJilu.ppi draniniatici più au.tonomi. Seguiranno nella stessa collez.ioneopere di R. _-\rtuffo, di Hebbel, di L. Andreiev, di A. Block, cli Galswo1thy, ecc. GIUSEPPE S'l'OLFI LRBD51LltATA 5ENZR StUOLE Lire 6fiiudi;:l Lo Stolti narra fulgini esempi cli abneo-azione 9"'i.11se&"ua.nticostretti a fare scuola in p:1iliai o 1n umide stalle, e casi di sacrificio personale da parte di contaclini per la scuola del loro paese. (~Iilano, Corriere della Sera, 22 giugno). Il problema dell'analfabetismo è analizzato in modo impressionante e le condizioni psicolo2"'iche del paese sono ritratte con grande mae~tria. (Rivista. di .\lila110, maggio 1923. Giuseppe Stolti ebbe il merito sino-olare di assumersi nelle regioni del ~o_rcl il co~upito di difendere e far couoscere gli interessi del Mezzogiorno. Ne( suo libro si n?ta twa conoscenza perfetta del p1oblerua scolastico del Sud e sulla Basilicata si pubblicano dati completamente nuovi. Esponendo questo materiale di studi diuturni lo S~olfi __ M ~celto la forma suggestiva del viagg10: \,_,s,0111d1 paesaggi, ritratti di tt0mini, aned, clot~ ~1 alternano così piacevolmente con le note politiche e statistiche. (Potenza, La Basilicata, 17 giugno). .Lo Sto 16. a cui l'ardente amore della sua regione non toglie cli poter considerare con realistica fredde7:za tutti i Stt0i m.ali, ci ha dato una magnifica pittura di quello che è la scuola nella deserta_ e trascurata Luca11ia e dell'appassionata asp1ra7:1one d1 (Juel_leplebi rurali verso un sapere che gh uom1nt e 1! destrno congiu,ano per sottra~re alla loro brama. Le pagine dell'arguto scnttote hanno spesso così un sapore di romanzo che pure corrisponde a una dolorosa realtà (Genova, Ga::etla d.i Ge11ova, r luglio). •

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