La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 20 - 26 giugno 1923

LA RIVOLUZIONE LIBERALE DEL GIORNALISMO IN ITALIA Preludio generièo Che lo spoglio della letteraturn periodica, e. peggio dei quotidiani, 5ia officio naturalmente atto a persuadere le meuti della Ulliversal fralezza e caducità delle cose, dell'estrema brevità dei nostri odii e amori e desideri, e della con• t.inua e sola costnnte mubbilità, nouchè degli e"•enti, del moclo di ginrlicare pensare e sentire: i: \·e1ità corr.unemenk. osservata da chi iutrn.- prenda, <'omc 0gg-i J1oi (pei cc,nsolar la noia e seconclar la pigrizia dei nostri benevoli lettori), questa melanccuica fatica. Da un8. siffatta constatazione della \·auità e debolezza dei pensieri e delle azioni registrati nelle cronache, molti, fennandosi sopratutto a considerare la leggcre;~- za spensierata e giornaliera dei co;nmenti, uc . trassero addirittura la negazione in blocco del gionmlismo. inteso come una potenza. corruttrice, e quasi u11amassoneria, che avesse per iscopo dì i1wilire-, con il culto dell'abilità ingegnosa e pronta, superfici_a!e e paradossaic, ogni ouesi..o maturo e dureYole sforzo. ~ella Voce del 1909, per es., Prez:-:.olini definiva il giorualismo 11 soffocatore d 'intelligenze n e la fatica dei redattori « ,·ita di prostihvjone:,: che non sono certa• mente titoli onore\·oli; nè giustificati, se no11 forse dall 'irn della polemica. Si tratta, a dire il vero, ài clichiarazioni apocalittiche, ispirate al-· l'ottimismo moralista che era in uso a quei tewpi, e in quel clima. J.n verità audrà cercata per altre vie. 11 merito che, sopra ogni altro, pare a noi debba reuden·, se noll grade\·ole, certa1ne11te benefica e salutare, la lettura dei giornali, è appunto la possibilità di ritroYare descritti su nno stesso pi:!=!.no=t\·Yenimenti grandi e piccini, cose che non degn2m1110 rl'un sol sguardo e fatti che scat~narono tutte le nostre passioni, la ri\'oluzione fascista,fe J:1. ~rouaca del ..-eglionissimo. l\ e può deril:are, con un senso di melanconica i11d.ifferenza, qnell 'attcggiamento di benigna sopportazione, che è i"orse il pili opportuno per chi '\·uol correre 1e de ùel mondo e degli uomini. Chè ~e anche la somma delle nostre constatn• zioni Yarrà ad avviiire il nostro orgoglio; e la <liSarnina deila letteratura periodica avrà esercitato sulla nostra co:-::cie11zuan 'influenza analoga (per ciò cbe rigu~.rda i risultati) a quella che puù derivare della lettura rlell'Apo'logie de Rai• mond Sebo1ut, non certo noi vorremmo dolerci 50\"erchiameute •della nostra esperienza. Ci si aY- "·ez7.,a 1 a poco a poco, a sollevarci, dalla cronaca minuta dei fatti, e dalle passeggiere impressioui dei dettagli, dei paradossi, delle ideologie, ad urur più austera, serena e desolata contemplazione: e spesso l'occhio nostro che pur a terra ·mira, si distoglie dalla quotidiana lettura per riYolgersi al cielo, Yale a dire a un fondame11to stabile e sicuro, che ci chiami a sè mostrandoci te sue bcile==e e/eme. ?\on si saprebbe pertanto tro\·ar modo migliore e più misurato di ritornare sull'argomento che oggi ci appassiona (I 'esame particolareggiato e la spregiudicata descririone della mentalità italica, ue11e sue apparenze e uclla sostanza), cii questo che abbiamo sceito, dcsiderosj quasi di scrivere, senza pretese, fa 9toria de' ;ostri tempi. Jnyece d'una. poJ.emica settaria, faremo, secondo le naturali tendenze del nostro spirito, un discorso accademico. Relati \"3rnente obbietti\·o, se 110ndel tutto spassionato. I lamenti che spesso risuonano, per opera anche di persone intelligenti e di buon gusto, sull'influenza diseducatrice del giornnlism.o, dcri• van <li solito dal considerare il gion1ale quasi un nuovo genere di letteratura frettolosa e spuria. In \'C:rit:à la poesia, e tutto ciò che ha attinenza cou le lettere e l'a1te in genere, entra solo ,ii straforo nei quotidiani : nè sarebbe opportu• no, e tanto meno garbato, richiedere ai giornalisti attitudini e risultati estranei al loro ufficio. .i: Orecchio ama pacato La musa e mente arguta <.: cor geuti1e :1 : cioè, non propriamente il pubblico misto ed informe delìe gazzette. La sostan7.,a vi n~nte dei giornali e'; la passione politica, intesa in iargo senso, così da comprendere anche gli entusiasmi popolari per la nascita di u11 principe e il mutrimonio di u11a duchessa e la vittoria di Uil campiom" cic1ista e il morboso intéresse per i processi dei vtleni o elci sangue. ~ei tempi di agitazione civile più intensa e tumultuosa, il giornaJismo acquista nuo\·o impulso e senlé pill immediata la sua ragion d'esser<:; deca<le nelle epoche più riposate e obliose. L'nnima <li questi notiziari è costit11ita ùal tessuto di quegli <Xli ed amori, simpatie, invidie c<l aspirazioni, che per essere fragili brevi e incostanti, non son meno la sostanza più appariscente e tormentosa de11a nostra umanità. E nessulla ct?t forse fu più adatta a compn.-ntlerc con amore I 'onesta fatica di chi s'adopera a seguiré o mutare 0 dirig-ere l'incostante rnlonta dei partiti, delle classi e delle iolle, di questa nostra che ha visto, jn Italia e fuvri, un cosl intenso, se pur frct~ toloso (: caotico, tumulto d'aspirazioni e di lotte politiche . . r'\ lla rinascenza. dei cuori, s'accompagna, come suole av\·enire, t111adesolante immaturità dei cen·elli : ma proprio non tanto ai cern::lli, qua11to ai cuori si dirige ] 'opera del gion1ali~1110 1 come in genere ]'atti\·ità dei politicanti. .\nch<: noi cii qi1csta yasionc b I 1><:a,che pare rra essera il IJ italica ed curosegno (11011 ti,() a se più ouorevole o ..iufame) •de' tempi, abbiamo, a modo nostro e secondo le 1lostre deboli forze, partecipato. Odi e amori, aspirazioni e simpatie, sono stati e sono anche nostri. Cosl abbiamo iiuparato a leggere ogni 111attino il gionrnle con uu fervore pressochè religioso; e entrando nelle au.le cli qualche redazione, ci parve talora c1 'esser .in un tempio, e saluta1nmo le dattilografo quasi come sacerdotesse. :\nelle per ciò il cli~ scorso, se ritrarrà dal nostro umore di oggi una tal quale obbiettività, uon potrà essere, come dicemmo, del tutto· spassionato. :\!essi da. parte i pregiudizi protestanti, 11011ci avdciue1·emo dunque al giornalismo italiano c,;n l'animo di quel cepperello (della i·oce), per di• scutere sul valore e sulla profondità dei cronisti letterari cd artistici, o per rammaricarsi soverchiamente dello spazio più o me110 grande, che questa o quella gazzetta possa concedere alla crouaca scandalosa. Neanche vorremo istituire paragoni tra i nostri e i grandi gioruali d'oltre Alpe. I quali, sarà vero che, quando li si apre; u par d 1entrare nel cervello stesso della nazione; non di quella che gioca o che chiacchiera.; sl deila nazione che °pensa, che opera, che fa il c_hiai·o e ·10 scnro sulle terre del paese e sui mari del mo11do ». Tuttavia un paralle)o non è possibile: e non sapremmo neppure inu11agi11a1jdla figura d' 1rn Italiano, che lcgges.se quotidianan1cnte qualcosa cli simile :il Times o al Nfanchcste-r G1tardìau. Il 11ostr'ogiornalismo ritrae, dalle sue origini storiche, ce'rte particolari qualità, che. potran rinscire m1ti,Patiche e magari esser veramente dauuose, 111.a sono iuta.iito quelle che sono e a \·olerle mutare si farebbe forse peggio. ~ato fra le ideologie e 1e fo1ioui del ~isorgi-- mento rc1,nantico e rivoluzionario, cresciuto tra l'accidia pettegola e l'eloquenw letteraria dell'Italia nmbertinn, fiorente oggi che la politica la !anno .i retori, i poeti e i filosofi; il giornale italia1:,.osi ~ fog-giat--◊ questa Sua faccia tra il fazioso e l'accademico, Cbe 1uirabilrne11te risponde all'anima ù 'u.n popolo abituato a confondere piacevohnente la politica con la letteratura. In quelle pagine, gli scrittori strettamente politici e d 'e· conomia, che altrove sarebbero la 1naggio,ranza1 rappresentano délle eccezionì, molto rispettabili veramente, forse 1e cose più degne che vi si possan trovare, ma insomma delle eccezioni, che va'lgon soltanto a confermare' la regola. Ve;·amcut•.:1 chi badi a.Ila saperficie 1 si potrebbe fors'ancbc parlar di differeuzc e progressi nel giornalismo italiano degli ultimi \·ent'anni. All'ignonwtc e a\·yenturosa baldanza elci frequentatori cli treni intern.aziouali ~ di première.s, e alla polentic~~ scintillante e paradossale dei redattOri politici, si è sostittùto il gusto di un Hnguaggio chian,. p1·eciso ,contesto (fin che si può) ·di ragionan1euti e di sillogismi, in uua parola filosofico. La cronaca dei libri, dei concerti, delle commedie, ~ diventata oggi, o almeno si chiama, aucbe sulle colcnne clei quotidiru1i, critica letteraria, teatrale, musicale. Gli artico1i di fondo, perduto il tono frizzante e mordace delle \·ecchie battaglie, hanno acquistato un Yiso grave e posato, sdegnoso delle metafore e dei pettegolezzi. Si tratta, in realtà, di differenze soltanto esteriori: la sostauz.a è sempre quella, forse oggi con più fastidio e desolata monotonia. Pcrcbè, se non ci s.ì vuote accontenta.re delie apparcuze, eh i vorrà disti ngucrc snl serio la povera e franca piacevolezza di uu Barz.i'ui, o la retorica smagliante ed incerta di u11 Rastignac, daila dialettica tenue e azzardosa di j\1issiroH? E. 1 sempre lo stesso spaccio di mo.nctc false, don; importa più il suono. e lo scintillìo che ao11 il valore effettivo; senonchè oggi a tuttociò s'agghmgc 1a tedi<?sa oste11taz.ionc d'una cultura superiore più adocchiatn. che posseduta. Se l'oratoria vnol Cssere la sostan1..a, come della politica, cosl del giornalismo, diremo che l'eloquenza più diffusa ccl ascoltata in Italia, non è quella più persuasiva per precisione cli argomenti e ricchezza di notazioni concrete, ma sempre que11a che si fa forte dei paraclossi, dei 1notti, dei lazzi, delle triue d'accatto. Con che non si nega che Yi siano delle ecc.:c:- ;,,ioui, e non i;olo di uomini isolati. E neanche: si vuol dire che quelle altre cose non abbiano nna qualche loro piaccvole--1.:za,per quanto effimera; e pet· giunta aduggiata ora dalla smania fiìosofica: cosl che vien fatto di ripensare cou nostalgia alla vecchia e sana razza dei cronisti quasi letterati, come Scarfoglio. 31a insomma quello l.: il colore non solo clominanlc: naturale; e il giornalismo italiano, cosl come oggi si presenta nel suo complesso, (; certamente il mig-lior..edei giornalismi italiani possibili. Lamentar l'incostanza e la \·a.porosità delle opinioni, la manca111...adi una tradizione di precetti e, di consuetudini, la virulenza odiosa delle polemiche, la prodncialità della crouaca, sarebbe vana e risibil que:rcla. Per antico ttso, nd nostro paese, le fazioni e le accademie han \·iln fragile e: breve:, e 1ntercssauo il pubblico ù '1111 municipio, o al pilt cli una regione. Chi rifletta alla precaria csislcuza di coteste fazioni ed accademie, e delle ideologie che le rappresentano, l!On si meraviglierà troppo constnl-~ndo cbe g'li unici giornali in Italia, che abiauo una tradizione abbastanr.a precisa t relativan1entc:: antica, u11 pubblico ,·a.sto e costante, un bilancio florido e autonomo, son proprio quei pochi eh(: sfuggono nllc: caratteristiche del quadro genernlc, per ric:utràre ne11a categoria ristretta ma fortunata delle eccezioni. In mezzo a tante vite disorganizzate o parassitarie ·o brevi, in n1ezzo a tanti ·revire~ men.ts di opinioni, sono i soli che possau vantare una linea politica sufficientemente diritta e una solida for;,:,a:&nanziaria. Oltre il ristretto numero dei fedeli, un gran pub1ico 1i legge, a111mirando 1-1. ricchezza e precisione delle notizie, il tono quasi europeo - o 1neno provinciale - dei commcuti, e una certa serietà nelle informazioni e • ponderazione dei giudizi. Gli amori più intensi, ma divisi, vanno alle altre gazzette: la Jettura del grande quotidiano del Nord è un'abitudine regolare, elle non scuote gli adepti e 11011 eccita le passioni. 11 contenuto dottrinario e pedagogico, che è pur l'esse11za cli questi giornali, non lascia quasi traccia negli animi della maggioranza dei lettori: facilmente offuscato dalle altre voci più facili e· scintillanti cd am.ene. Qui .appunto ~;i deYe riconoscere il maggior difetto cli coteste forti tradizioni protestanti, le q'tlali, pur seguite da un vasto pubblico, non riescono a creare una fertile e durevole cooperazione (li idee e di laYoro, o ci riescono solo Jen~a:r;neute <: con molti ripieghi. i\1a su questo problema converrà ritornare, per distinguere più profoudamente, e tener conto dei dettagli. I11ta11to è cetro che un pi l1 vasto consenso di pubblico inton10 a questi -giornali, almeuo Delle apparenze, esiste. E non senza ragioni profondamente obbiettive ,ispirate a un attento esame della statistica delle vendite e degli introiti, nè solo pe1· Seguire nostre pe1·sonali simpatie, che forse ci insegnerebbero altri e più segreti cammini, raccogli.eremo le analisi particolari del nostro discorso intoruo all'esame centrale dei due maggiori quotiùiani protestanti d_'ltalia: il Corriere di Milauo e la Stanipa di Torino. S. POS':ll.."'ILI.,E ·okhiarazìone d'amore Parf,ire ... obliare ... sognare forse? Questo è il 111-0110logcohp non sa.rò solo, credo, ad tmer 1nOrc ·morato più d.'u:na 7.:olta, ri~ùolgendo l'anim.o con nostalgia profonda ai lontani e fa1Jolosi lidi d'un parad·lso perd-uto, e per un istante ritro~iJato nella. fantasia - o addirittura. su.Ila carta· geografica, il ph't bel cano'Vaccfo da sogni che lJingcg110 ·umano e-i abbia donato. Partire. Lasciare questa 1Jecchia Europa i·mpastata •di mo1-te e di sangue, do~.;eogni 1non.tc. ogni fi1t11ie, ogni pietra è card.cadi ricordi d.'odio. I naziona/.is·ini esaspe•rati ci lacera110, la poli• Uca ci a';J1Jelena, ci soffoca, ci brucia. Se11to dire che è grande, che è iwvitliabile sorte questa cl-le ci è toccata, di confonde1·e la fimnmella della. nostra vii.a a codesta gran. fimn• 1ìW, a codesta fornace, che è supremamente bello 11 ,..Jh.icre ardendo e non sentire il male». E sarà. N!a lascio ad alll~i tali eroici furori: io, po- -verùio, non ·mi sento di tenipra. siffatta. Partire, obliare. Cercare sotto altri cieli il n·uo- ,..JOllisso. Farci liberi coloni oltremare, nelle ape1·le pianu.re senza vestigia archeologiche, sen, za 1nemorie illustri, in terre le q1rnLi altra storia 110n lta11110che la storia naturale, do1Je i cong fini ci sono ma non si indo--iJinano, noti soltanto ai lontani, che 11 hanno segnati su. un parallelo o S'1t nn ·meridiano senza esserci ·niai stati, confini custoditi dagli animali sel'Vatici, dalle forest.e e dalle steppe -i-i,·J-iolate.Circondarci di sani _tig"lioli che non andranno all'Uni1Jersità e non porteranno colletti i1tmnidati, che non dipenderanno dal fele_fouo nè dal.la fcn·o--i;ia... • .lfa t11tio ciò ,10n è --:e;o: è an:coni un detrito di lct.teratu.ra che Jcnnenta decomponendosi in fondo al 11ostro ruorc pieno di sentimenti e di -velleità d'acca/.to. In. --..ierilà, se potessimo per un 1non1.ento di- .ù. entare, corpo ecl anima, abilan,ti del pianeta Marte, jJOtren1mo certo osservare le faccende del nostro ,..ùecchio·inondo con I.o stesso interesse di- "Jerlito col q1urle qui in terra osservia·1no le guer• re delle formiche. A11zi, 11e trarre11w10 forse un a:rgome11to a ripro--Ja della sapien=a di·vina: creat11re cosl p·iccoline e sanno. fars-i tanto male! 111agià i non +emotissimi A1nericani, che guar• dano un. po' le cose 11ostre (a meno che s'i. tratti ili accaparrarsi f,elrolio o d.i risc,iotere dollari) con occhio d'abitanti d'i j\,farte, ci dànno -un tantino di nausea ... Chi si sente di fare s11l serio l' A 11tericano? Noi, siamo, po~Jcre crealurc, co,ne i galli, c11e so/tani.o da piccini si possono far ca·111biaredi casa: dopo è troppo tardi, e, se non scappano perdutam.enle, vagano sconsolati nella n1iova dimora, con ,niagolii tristi e paurosi. Non ·imp-unc• mente 1101abbiamo sorbito il --..,eJenodella 111Le11sa e comjJlicala ••ila C'i?..dle;i11sensibilmente abbiCI.. 1110preso 110n so e Ile contagio dal cont.atlo tielle vecchie 1H1ira inlrise e patinate di sloria 'llOst1·a -- dàUi all'u:n.tricc ! _ Ormai questa. essenza ci si è dist-illata dentro, e in poche 1;occe di sangue sono i semi di 1nillen11i di cii·iltà che neppure couosciamo, ma che of,cr<1110in noi silen-:;iosame11te, continua,111e11tc, ineluttabilm.cnte. S"-iamo incatenati a questi luoghi, non possiamo ,·espirare altra aria clic questa, noiallri cocainomani della civiltà, della cullura e della politica! Non possiamo strapparci diL qu.es/.o -::ecchio suolo. Co. noscete forse 1rna can.::oHe pih disperata.mc11te napoletana di q1<estn? • Mc voio scurdà 'o cielo, tutt',: canzo11e e 'o 111arc, mc voio scurclà Napule ... 11. A col·ui 11iedesimo che la canta, essfL d'ice : « Ci sei 11ato, e sei napoletano per la ·;;ita !J,. Chi besteni.tnia,. ,rende OrtJaggio a Dio. 1 Siamo segnati per la "Jita dal 11rarc),io euiàfieo, abbe-verati d·i q_uesta atmosfera, e la nostra stessa im.prccazione è '1t:n segno s1,prem.o d'amore, è im. grido, fatto ròco e stridente dalla "Jiolenza della passione, di q'l!esto aniore infiltrato nelle ossa,. nella can1e, nel sangue. Non ~ razionale? ?l0t1 t limpido? non è classica-mente composto? e perciò 110n sarebbe 1Jeran-ien.teumano? Ma, da qu.an...- do Nietzsche distrusse la leggenda della olimpie, serenità ellenica, credete -voi ancora alla umanità. sinoni11-w di equilibrio_, di 1nisura, di riposante eu:ritniia? NoJ 110. E' torbido, è confuso, t ti,, rann.ico arnore, e perciò 1Jerissi·mo, -zimanissim• a.·more. La -volontà è itnpotente a troncare quest• legmne. Legm·1i.eim·mediato, recondito, invisibile, fatto d'mnaro e di dolce, d·i disgusto e di desi• deTio, di ribellione e d'abbandono, profondo e opaco co1ne una forza della natura, che c'è e ti s'i-nipone pri-rna che tu abbia ne·in111-enotentat• di 1'cnderti ragione dell'esser su.o. lierranno poi i. razionalisti a sisteniare tutt, ciò in ben ordinate catene di deduzio11i. Per queste costruzioni e giu .. stificazioni cJè senipre tempo : le Danaidi della ragione ragionante han110 qui il loro coinpito non ignobile, di niotiVaretappa per tappa l'accettazione della -vita e ren· derla omogenea, digeribile, trasparente, accetta• bile senza undliazione della nostra coscien=a or• gogliosa e insaziabile. I o dichiaro la guerra - dice-va Napoleone. - Penseranno poi i 1niei le:. gali a tro1Jarne J.eragioni giu.ridiche. Napoleone era la vita, i giuristi erano la scienza. O piutto~ sto Napoleone era una scienza superiore ed ir~- nica, che conosce~,..:ab.ene la scienza stessa e i suoi ·ministri. • • * Du.nq11e niente addio, 1Jecchia Europa, 'Vtc~ chia terra maledetta ed amato. Tutt'al più, chi più dispera partirà. per dare un nuovo cielo ai suoi figli o appena ai figli dei figli. Ma nesun• di noi potrà, lontano, esser altro che un profug• pieno di oscuro rimorso e d'inconfessato terrore: Odi et amo. Questo seritùnento profondo e contradd.itorio nti dice che sono da1,•1Jeroeuropeo e, ahimè, figi.io del secolo. LUIGI EMERY. Gli Ingegneri Bisogna sapersi rallegrare delle cose 'in ap-- parenr..a più ostiche. Gli studenti d'ingegneria ormai 1o sa11110 i laureati a pieni voti 1 il meglio elle gli possa capitare è di farsi commessi viaggiatori di articoli di mode, o commercianti di liquori, o rappresentanti e piazzisti. per qualche nuova invenzione. Si potrebbe osservare che inolti non meritano di più, se ci s'erano iscritti per assicurarsi il posto in batteria invece chein trincea; 1ua poi, a guardar bene, si vede che è proprio una fortuna. Era gente sicura del fatto suo, perchl: CJ tecnica :a ; teneva in pugno, con la manuale scienza del I-Iiitte, il cuore della civiltà presente e leradici del tempo :ivvenire-, la Yita si faceva per loro limpida e schietta, come 11n cnmpc- sàturc; di beni riposti da far fruttare suscitaudo le latenti energie; il ritmo della loro 1zione era iuagico : di. ogni ·cosa essi avevano il segreto e b paclrouanw., attonita restando la povera genle irreale, che altroye aveva messo le speranze e~l i sogni. Il successo confermava quasi punto per punto tale loro prospettiva; s'era mediocre, era colpa dell'incomprensione e degli altrui ritardi, dei me--tzi :insufficienti, dell'opinione restìa: tutti retrogradi mali a loro estranei che si sa.r~b· bero fugati propagando la scienza, a furia di luci fredde e di raggi ROntgen. ~on AYenarins, l\>lach e Poincaré: ma l'ostilità alla loro professione, l'impossibilità della carriera. e l'indifferente negazione dei loro propositi impone una revisione del valore di quel!~ scienza cui s'erano, con cieca praticità, affidati. Non una teoria clell'idealismo 1 ma il crollo rli quella realtà esterna che s'erano foggiata quale, gentilmente complice materia delle loro imprese fruttuose, il rnnL·usi nel loro confronto d'un mondo che doYC:\'aesser fisso e in.:i.lterabilc nelle leggi li convinse d'una realtà più profonda che clcYono conquistare in sè pezzo per pezzo, rìbelle alle formule, imprevedibile e proterva. E' finito il tempo della lcggiaclra alchimia; nel segreto dell'algebra non stanno più in potenza i tesori. Quando tutti gl' ingegneri si saranno ammuffiti a t.irar Je son1me su i registri, o si saranno imp11zzoliti nei magazzini tra i barili cli sardelle e ,li grappa, a vincere l'odiosa sta.11chezza. saranno [orse finalmente capaci d'am..1.re, gioYcutù sottc:nala, la loro antica scienza. u. i\I. ,jj 1,. ---~-- Regime plebiscitario C'è in Italia, oggi, una situ.azibne paradossale. E si può esprimere in questa formula: che noi, sostenitori del suffragio universale, <lclla proporzionale, del governo di maggiora111..a, difendiamo - coscientemente ocl incoscicutcmcnte - i sistemi meno plebei e piìt aulici di govc:rno: e che il Presidente <lei Consiglio, i suoi collaboratori, i s.noi giornalisti, lutti assertori delle élites e dell':1vvcnto di una nuo\·a :tristocrazia, vanno cercando jrnldessamente l'applauso della folla, la popolarità a q11alunquc costo, e dirnoslrano di tenerne conto come <li trna. pre-zios.issirna. consacraziom.:. CrovA~Nr .-\!'<S\T,J\IJ.

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