La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 19 - 19 giugno 1923

b IO Ili GE~TlltUOf,fO l.tIBEijlll.tE Libertà, putrefatta dea! Pure, ieri la pa- _ :wola liberalismo era di moda, tanto che andava seguendo gloriosamente la sorte di altre parole come pragmatismo, modernismo - diciamo le più grosse! - socialismo, ld~lismo ... A poco a poco cioè quel tanto di senso che si è abituati riporre in esse, !perdendosi del, tutto nella gran massa delle idee nuove venute, ciascuna di queste fortunate parole diventa così gonfia da definir l'universo; allargamenti di significato facili e quasi naturali, in epoca di idealismo alla portata di tutti: si arriverà al punto che ciascuna parola contenendo in sè tutte le altre, le lingue si confonderanno, e per farci in qualche modo intendere, ricorreremo a da-da. Nel caso nostro, a questo- appunto si è arrivati: se non proprio a disperdere la lettera della parola, a svuotarne e a dissolverne il significato, fin che la solita voce roboante in tono di scoperta feroce vien a dar la so- • lenne consacrazione del dissolvimento avl'enuto, della identificazione perfetta con da-da: cosa vuota di senso, cioè, arcimorta: libertà, putrefatta dea!. .. Allora, ritardatari superstiziosi, entriamo nel tempio sui gradini del quale .giace calpestato il cadavere della morta dea, peneiriamo ad una ad una nelle cappelle dove è conservato il ricordo dei patriarchi della ·libertà: furono uomini onesti che ancora possono insegnar qualcosa, e di cui può pur farsi la commemorazione; poi non è detto ehe si debba esser sempre in compagnia .ai vivi, in piena luce e in cospicuo godimento di attualità, ma forse per amor del popolo e devozione alla storia, è necessario in alcu~ periodi che possono anche abbraccia.r l'intera vita, essere impopolari e antistorici. Fra questi patriarchi del libera,Iismo, uno ve n'è che si presenta forse per primo,. tanto per lui il liberalismo è ancora più che dottrina, temperamento e metodo di vita e disciplina e finalità di lavoro: Alexis De Tocqueville. Ha perfino lo stile del liberale: uno stile piano e garbato, alto e onesto, dòve le idee son prodotte dai fatti numerosi elaborati intesi e anche sottintesi, dove innumerevoli pensieri profondi son espressi ienza che nulla in essi sappia di boutade, di nervi o di cafJ;è. Stile plasmato per far assimilar di colpo le idee, poichè sorge esso stesso da una assimilazione, ma che non permette mai alle idee cfi staccarsi, genericizzandosi, miticizzandosi, seguendo la propria vaporosa via. E fin i due grandi argomenti che De Tocqueville prese a studiare san argomenti da liberale: toglier ~ioè dal sempre efficace ricordo della più grande rivoluzione dei tempi moderni, tut-. to quel che v'era di mitico insieme e di pre5untuoso, ricollegandola al proprio immediato passato da cui essa si era violentemente staccata, col mostrarle come essa sorgesse più da quel passato che dallo slancio vioJent-0 con cui se n'era scissa. Opera sottile cioè d'arresto e purificazione della violenza intesa come peccato originale, opera che trova la propria necessaria continuazione nell'altro gra,nde argomento ch'egli studiò, la democrazia americana. Cioè, dopo aver ristabilito i legami col passato, tratteggiar le vie che i tempi democratici avrebbero dovuto segnire nel più immediato domani, e indicarne i pericoli: tutto questo senz'ombra di tono profetico, ma con uno stile e un metodo ch'è, àppnnto, quello stesso del liberalismo. Poichè si sente come in lui ci sia. una forza e una abilità anche che gli fan giudicar de.i fatti quali si svolgono in democrazia con criteri molto chiari, precisi, durevoli: con idee, in una parola, sensate e pratiche che gli servon a trarsi d'impaccio con precisione ,in infiniti casi concreti, senza lasciarsi andar tanto a voli teologici nè precipitare in abissi di pessimismo, per esser poi costretto a riconoscere come unico criterio di verità la maggior forza. Un liberalismo cioè che arriva a giudicar dei fatti in tempo, perchè la volontà di un uomo o di un gruppo d'uomini possa ancora riuscire in parte a plasmarli: senza quindi il ritardo offembachia110 del pensatore moderno che giunge quando del fatto non c'è che un nulla, un corpo del reato su cui si imbastisce un chiassoso processo. Un liberalismo che è indicazione del cammino, del metodo che gli uomini devono prefiggersi per far qualcosa di buono della democrazia, perché questa si mantenga fedele a se stessa sfuggendo gli ininnumerevoli pericoli cui forse è condotta dal naturale svolgersi dei suoi elementi. Qualcosa che non si teorizza e non si dimostra e non si divulga, ma viene dalla educazione e penetra nel sangue, e che è come il segreto vero della democrazia, !'i .. deale più 'bello di una rinnovata forma di selezione in cui non v'è eredità di famiglia o di casta. Se in democrazia le leggi e le ;;ulorità son il più possibile spoglie di forr. me, poichè vivono o dovrebbero vivere nelLA RIVOLUZIONE LIBERALE l'intimo di ciascun cittadino, il liberalismo è la tradizione segreta e sana che le mantiene sempre ptù spoglie di forme e sempre più intime. Ma non' v'è liberalismo quando non si possa formare una· tradizione ~ quando debban venir messi in campo ogni giorno f problemi fondamentali, e quando la democrazia rimanga una gran massa fluida e flaccida- non organata ma trascinata dal suo peso. E non v' è liberalismo nemmeno quando per risolver le questioni più ardue si ricorre alla sorte ,sotto forma di guerre o di rivoluzioni, che son sempre rinuncia al buon lavoro metodico, prodotto e punizione insieme della pigrizia degli uomini : nè quando si è così poco cauti e operosi nel mondar i fatti dal fortuito e dal casuale, da vederseli poi davanti, gonfi d'oscure minacce, raccogliere e ingigantire insieme ogni elemento torbido: si tratti, appunto, di guerre o di rivoluzioni di passioni provocate nell'opinione pubblica di miti di scandali. Poichè il liberalismo è la nobilità, la buona coscienza, il bnon g1,.stodella democrazia. E noi comprendiamo anche perchè si sia . oggi tanto lontani dal liberalismo: questo gentil uomo liberale si era così nobilmente ingannato della democrazia, da credere che in essa potesse immediutamente sorgere, coi:ne tradizione comune della vita pubblica, quel ch'era la nobiltà della sua razza che metteva capo a lui. Se liberali lo si è solo quando unu tradizione intima rattenga e indirizzi il flusso della democrazia, liberali veramente, cioè uomini liberi in democrazia lo sono stati soio questi onesti aristocratici, come Alexis De Tocquevìlle. Poichè in essi esisteva_, appunto, la tradizione intima: ed il metodo non eran costretti a farselo ciusumo coi propri mezzi a ogni giorno. Questo onesto e calmo senso della responsabilità per loro era punto di partenza, cosa non detta, mentre ora è grazia se ci si arriva alla fine della vita: e poi i figli devon cominciar per loro conto la stessa esperienza, da capo. Ora, la democrazia deve contenersi da sè, darsi le proprie mutevoli leggi a seconda delle accidentalità per cui passa e si plasma, annullarsi da sè anche, tanto è cieca e flaccida: perchè non dirla la parola amara? 'andare alla deriva ... Come possiamo esser liberali noi oggi, con quei nuvoloni grossi sorgenti a ogni giorno, e con "la selezione del tutto arrestata per affidarci al caso o alla fona? Come possiamo esser liberali quando· siamo così poco gentiluomini? Pure, non è male si parli tanto di liberalismo, chè questa potrebbe essere forse una via per arrivarvi, adatta alla nostra epoca democratica. Gli uomini che come Alexis De ·Tocqueville hanno rinunciato quasi alla loro discendenza per divenir gli antenati della democrazia, le avevano, come si dice, nel sangue queste virtù di razza: noi invece bisogna le andiamo rovistando ad una ad una, e parlarne dopo averne inteso la mancanza, e dopo averne parlato e straparlato, forse, in qualche caso, comprenderle, inéarnarle, farle divenir anche noi, nelle nostre vaste democrazie, educazione, cosa non detta, sangue. Perchè si può anche raggiunger la virtù per saturazione di chiacchere. Il cammino è lungo, e tutt'altro che fatale è questo andare che può portarci un giorno vicino all'ideale di De Tocqueville: far che ogni cittadino sia un gentiluomo. • Oggi come oggi, il parlar molto di liberalismo è, ·appunto, c01p.eil parlar di nobiltà: cosa da gente che s'è arricchita di fresco con poca fatica; gaffe rivelatrice in un senso o nell'altro, sia che con feroce buon gusto qualcuno affermi che non è nobile, come se avesse. bisogno di dirlo e non bastasse il solo vederlo montar sul 'cavallo; sia che qualche altro, per far servir la massa ai propri non vili scopi, porti, come improvvisato capitano di ventura, a disperdere in lei i propri non falsi titoli di nobiltà. Oppure si può parlare di liberalismo, ma in senso paradossale e quasi disperato: e lo stesso titolo della nostra rivista, ne è un segno. Rivoluzione e liberale- fanno a cazzotti: pure, noi si sente.che bisogna compiere in noi una sorta di cosciente rivoluzione che sia 'insieme educazione, per poter alfine arrivare a un. liberalismo. A tanto sram giÙnti, e tutto quì è il nostro nodo. MAX ASCOLI. Ri1Jol·1,zione e Liberale 11011 fanno a cazzotti : anzi la nostra orJ.ginaiità essenziale sta nell'aver ·provato che non "si potrà parlare cli stile politico o citare Tocqueville se non avremo iniziato· i1 popolo a u,n'ascesi libertaria: ogni altra interp<"etazione o discussione di liberalismo può essere da noi seguita solo in sede accaclemica. (N. et. D.). Co:n.tribu.to al.l:a ri:i'orma. de11' Ammi:n.istrazio:n.e LA PENSIONE Se si osserva il modo col quale ~i diventa impiegati del.lo Stato, s; trova ,che ordinariamente chi prende parte a uu concorso per un impiego di Stato, non lo fa con l'intenzione di percorrere la « carriera » fino al collocamento a riposo. Il giovine che ha finito i suoi studi ed ba bisogno d·i trovare un'occupazione per non essere a carico della propria famiglia, se non trova subito « uu posto » retribuito convenientemente, quando si presenta 11occasione di un concorso ad un impiego pubblico, tenta la prova, riservandosi di abbandonare l'impiego, se potrà ottenere iu seguito un'occupazione migliore. Nella massima parte dei casi avviene che ! 'occasionedi abbandonare l'impiego o non si presenta, o non è affenata, perchè ha sempre qualche elemento più aleatorio e meno sicuro dell'impiego pubblico. Cosi si lasciano passare i primi anni, e allora lo sforzo per decidersi a troncare la carriera iutrapresa diventa sempre più difficile, e quasi' inattuabile. Ciò è' dovuto princiJ?3.lmente al pensiero della pensione. Moltissimi, stanchi di una retribuzione misera, di un lavoro nella maggior parte dei casi meccanico e abbrutente, cambierebbero volentieri professione, se non 1i trattenésse l'idea di ave1· sciupato inutilmente g1i auni passati nell'impiego, di perdere i contributi già versati per la pensione. Questo elemento di fatto ha wl'importanza capitale nella formazione della psicologia dell'impiegato. Da esso deriva quel tipo abbastanza comune di impiegato che ha per occupazione principale lo studio dei bollettini, del posto nel ruolo, dei più anziani che muoiono o vanno iu pensione, della maturazione dei quinquenni o dei quadrienni, delle modificazioni degli organici e di altre simili delizie. Per gl'impiegati 11011del tutto privi cli intelJigenza e che, per nianca11za di una buona occasione o per insufficienza di energia a procurarsela, si sono abbandonati a11apigra e incleviabiJe corrente de11' v: a vanzameuto ,,, la pensione costituisce una catena morale che modi.fica e deprime ogni spirito di lniziativa e di libertà. E questo st..at.o di disagio materiale e morale -- che sarebbe risolvibile soltanto con l'abbandono dell'impiego e che non può essere risolto per quella via a causa della pensione - dà origine alle cb11tinue agitazioni degli impiegati pc,· il migliorame1,to delle loro co11dizioni, agii.azioni sopite ora in regime di dittatura, ma che con ogni probabilità riprenderanno quando ~-i sarà tornati a un regime normale, percbè le condizioni del bilancio dello Stato non consentiranno di dare al personale, anche se alquanto ridotto, una retribuzione adeguata ai bisogni della vita. Questo lato del problema burocratico, se ne fosSe compresa l'importanza, dovrebbe preoccupare tutti i partiti, qualunque ne sia il colore, perchè qualunque regime deve tendere a met- 1 teré ogni uomo nel posto per lui più adatto, e il «beneficio» della pensione -è per gl'impi~'. gati una porta chiusa dietro di essi e che impedisce Joro cli scegliere altre vie nelle quali potrebbero compiere un lavoro più utile per la collettività. Così. si giunge alla formazione di q\1ella spede di casta chiusa che tanto contribuisce ad allontanare ia burocrazia dal Paese e a far considerare dal pubblico l'impiegato quasi come un iudividud' cli un'altra specie e co:µ1e un nemico. Se poi si considera il problema dal punto <" vista dello Stato e del suo interesse di avere buoni impiegati, si vede che 1a condizione cli cose determinata clalla pensione non porta conseguenze meuo cktnnose. ' Lasciando da parte la questio11e del diritto dell: impiegato statale alla stabilità del!' impiego, anzi, ammesso a.uche che un tale diritto non esista, è innegabile che, per la costante consuetudine, si è veuuta a formare la convinzione, negl'impiegati e negl'aspiranti all'impiego pub• blico, dell'assoluta stabilità del posto, ed è questa una delle ragioni priucipalissime .per le quali da tanti souo preferite retribuzioni e condizioni che si avvicinano molto alla miseria e che normalmente sono inferiori a quelle che si potrebbero ottenere in un impiego privato. Se lo Stato 11011fa uso della facoltà, a cui nessun privato rinunzia, di licenziare il personale ina.- datto o incapace, ciò dipende certo in gran parte dall'istituto della pensione. Non sarebbe giusto nè umano, metteTe senz'altro alla porta un impiegato, senza incleunizza.rlo dei danari, che con vero sacrifizio egli ha versato per pro• curarsi il diritto alla pensione. Cosi viene a costituirsi una doppia schiaviH1: cle11'impiegato che non può allontanarsi per 11011 perdere il frutto dei suoi sacrifizi, e dello Stato che no11 può liberarsi degli elementi più scadenti e meno redditizi per non compiere a loro danno una specie di confisca dei danari versati per la pensione. Gli effetti cli tale situ.azione si riscontrano andie quando, co1ne nel mome11to attuale, lo Stato, per ragioni di economia, prO\'vecle all 'eV liminazione di un.a _parte del suo pet?onale. Noo -può essere contestata la facoltà dello Stato, oome ente rappresentante la collettività na:dollale, di ordin,,re con atto: d'imperio il' licenzi1,- mento di un ce1to numero di suoi dipendefl.ti ;· ma se tale atto può essere reso necessario da 11a.- preme· necessità di vita dello Stato, non può essere messo in dubbio che dal lato morale, •e non dal lato strettamente giuridico, esso co,.tituisce u.u'infrazione degl'impegni che lo Stato come contraente aveva assunto verso. i propri dipendenti. Tali impegni, se non risultano d• un atto scritto, sono sanciti dalla consuetudine, sicchè chi si mette al servizio dello S1ato tiene conto della stabilità dell'impiego come di un elemento essenziale per scegliere quella via .a. prefei'enza di altre. Da ciò viene un certo carattere di legittimità alJe proteste de.i dipendeuti s_tatali esonerati, carattere che verrebbe a ·ma.11care se gl'impiegati, fin da quando assumouo servizio, sapessero di poter esse1'11e dis~b, come avviene per qualunque altro impiego. A conclusione di quanto si è detto, e come tentativo di riparare ai gravi inconvenienti che abbiamo messi in evidenza, si potrebbero formulare queste proposte: Elemento base della. 1;ifonna della bitrocrazia, quali si siano le Linee direttive genera/.ì del~ la riforma dei servizi, do-vrebbe essere la rìfor~ ma del contratto di impiego pubblico. Affinchè questo contro.tto_ à.i i?n.pie-go poss" -essere informato a. più sani crite·r-i di giustitia., di libertà, di interesse della pttbblica e privata econo11iia 1 è n.etessario sia abolito l.,istituio della pensione, il quale., com.e funziona attualmente, crea --vincoli coerc-iti'vi ch'e sono di grave daP,ttD alle pubbliche am1ninistrazioni e all.,itnpiegato. In -vece sua, devono instaurm'si sostituiU di ordine diverso - giuridico., econofn:ico e 1,rn,.ale - che., da una parte, assicu,rino dell'opera continuativa, proficua e devota. dell'irn.piegato, e dall'altm., rispet\ino integralmente la dignità e la libertà del lavoro1 a..ssie1neal diritto autonomo ed incondizionato del!' impiegato alla proprfo ri'rnunerazione; la qiwle non dovrà più esseré irrazional-niente ed ibrida-niente condiZitJnato .per effetto delt.a pensione. E1 necessario istituire a ja1Jore degli i111,.pir.- gatì della pubbliche a.1nministrazioni Cas.e Assic1wative 1 in. analogia a quelle create e a quelle da crearst con più larghi crite'Yi di previdenza, a favore degli operai e degli impiegati pri-vati; e-ventual1nente fondendo in u,1ia Cassa 1tnica1 in più ranii distinta, la gestione dei fon.- di; con ciò equiparando eq1w.11ientela condizione morale e m.a.teriale di tutti coloro che, alle dipendenze di aziende pubbliche d private, pre~ stano u.tile servizio a favore della collettività. La creazione di questa Ca.ssa. unica assic1.,:rativa, che présuppone la fondamentale unità giuridica del 1·appo1to d'i-lnpiego pubblico e di quello di impiego pri-vato, age-voierebbe il passaggio dell'impiegato dell'a1·n1ninistraziorze dello Stato alle am-1ninistrazioni pubbliche local-i, e da au-e• ste alle aniministrazioni private, e ·vice-veis~; e così ·verrebbe res,1 possibile la più ampia liberti d' azione alle a1nmin istrazioki pubbliche e al• l! i-nipiegato, par c-iò che ha rapporto alla co stituzione 1 alla dUrata e allo scioglimente del contratto d'impiego. Se si riuscisse a stabilite uno scambio di eic- , menti fra gli impiegati dcli' an1ministrazi.one statale e gli impiegati degli enti locali e privati o le professioni libere, probabilmente sarebbe compiuto, per una via finora quasi impensata, un passo decisivo verso la soluzione della aJ.J;- nosa e ponderosa questione della burocra,zia. 0BSERVlll\. PIERO 60BETTI -·Editar2: TORINO - Uia XX Sel!embre, 60 LUIGI SALVATORELLI NAZIONALFASCISMO r volume cli 200 pagine L. 7,50 Esaurita rapidamente ai prima tiratura abbiamo dovuto ritardare alcune ordinazioni. Ma da oggi è in vendita il secondo migliaio di questo importante saggio poli tice. -----<t>-4-<P------ GIUSEPPE STOLFI LABft51LICDTA SENZSAtUOLE Lire 6 - ------·<J>+-<1> _____ _ NOVELLO PAPAFAVA BADOGbIOA C!;fJPORETTO Lire 4- " b'E<!ODEbhASTflffiPf-1 ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e rivigt,, fo~1dato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENTE i~ Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplicativi e tariffe con semplice b>gltetto da visita. Prnno GonE'rTI - Diretto>'e-,·esJ>onsabile 0.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Torino

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