La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 19 - 19 giugno 1923

I il :/ r J' 1 I I bi REVISIONE LIBERALE :Ma il 'liberalismo economico e giuridico è sempre conciliabile con il liberalismo politico? Abbiamo visto come il primo significhi garanzia della libertà e sicurezza della proprietà individuale e come il secondo implichi il diritto ad aspirare al governo purchè si sappia acquistare cou i metodi legali, la fiducia della maggioranza. Ma allora una nuova aristocrazia, che dal puuto d'i- vista liberale sia liuscita a conquistare lega1m~nte il governo e che perciò abbia in mano il potere legislativo, avrà anche il diritto di intaccare profondamente quel diritto di libertà e proprietà individuale che d'altra parte è un caposaldo del credo liberale? Il liberalismo rischia du.nque di negare se stesso con i snoi stessi principi. Per esempio se un giorno mediante regolari elezioni giunge al potere un governo socialista, comuuista che abolisca il diritto di proprietà, il libernle, per restar coerente al principio <li accettare ogni governo che abbia riscosso la fiducia della n1aggioranza, dovrà rassegnarsi a ,eder rinnegato tut principio esseù- ✓.iale della su.a teoria? E peggio aucora se la m?.ggioranza dei cittadini ,oles..<:;einstatu-are un governo dittatorhle per esempio la dittatura de1 proletariato, il liberale dovrebbe accettarlo semplicemente perchè questo è il così detto volere della maggioranza? Cit.o questi esempi estreu1i per porre nel massimo risalto 1a contfaddizione che vi può essere tra i principi della libertà d- ,.,.ile ed economica e le conseguenze dell..1. illimitata ìibertà politica. E da questa contraddizione alcuni 1i~ra1i traggono la conclusione che per salvare la libertàcivile ed economica bisog11a negare o per lo meno li1nitare di mo1t-o la libertà ~tica. Questi appunto sono i liberali assolutisti i quali arri vano ad invocare il goYeruo assoluto come il solo che possa realmente tùtelare la libertà. ~fa anche così si rischia di negare il liberalismo dallo ste...~o punto di vista liberaie. Insomlll2. se si può. essere antiliberali (soc:ialisti, nazionalisti ,ecc.) liberali {che accett:rno il metodo politico liberale) si può essere anche liberali (in economia ed .i,n filosofia) antilibe.rali (rifiutando il metodo politico liberale). Per esempio un go,:erno che per combattere il protezionismo economico proibisce la stampa dei libri e la propaganda di idee protezioniste, sarebbe eeonomicamente liberale (ossia liberista) ma politicamente tirannico. E questa in fondo (: Ja mentalità di quei liberali, che per sal\·are il liberalismo Yorrebbero impiccare tutti i socialisti. nfa a questa mentalità si contrappone quella che ~uole ,·eder attuata la teoria liberale col metodo Jibe:raie. Questi si potrebbero chiama~-e liberali liberali ossia ai quadrato oppure, per antitesi agli assolutisti, liberali democratici. Questi appunto dovranno ammettere la possibilità di una forma legale di opposizione, ossia <lovrallllo attenersi ad un determinato metodo per combattere la loro antitesi pur accettandola. I liberali d.emocratici do-vranno perciò ammettere la legittimità di governi antiliberali. Ma in quali limiti? Prima di tutto i liberali dovranno esigere che non ~.-enga alterato quel metodo lega!e se• condo il quale questi stessi governi sono giunti al pote,e. E poicbè, da un punto di Yista liberale: questo metodo consiste in elezioni mediante le quali gli aspiranti al potere devono saper riscuotere la fiducia della maggioranza dei cittadini, n-e segue che tutti i governi per quanto rappresentino la volontà della maggioranza, non potranno mai negare alle minoranze ed agli individui il diritto di acquistare a loro volta 1::1 fiducia della maggioranza e <li ascendere per questa via al potere sostituendo il governo precedente. Lo Stato liberale, se riconosce la fiducia delta maggioranza come criterio della legittimità dei governi, deve tutelare ad ogni costo j diritti delle minoranze ossia de\·e loro con- .cedere 1a possibilità di spostare a loro favore la fiducia della maggioranza. I diritti delle minoranze sono appunto il primo limite della ,·olontà della maggic,ranza la cui tirannia deve essere assolutamen_te impedita dallo Stato liberale E questo obbligo della tutela delle minoranze implica naturalm<:nte. la tutela e la garanzia delle fondamentali libertà civili ossia della libertà personale, della libertà di pensiero, di stampa e di associazione. Tolte queste libertà cadono le premesse di quella libertà politica ossi.a di quel metodo liberale che abbiamo visto essere fondamento assoluto dello Stato liberale. Tolte que.ste. libertà cadono i cardini di quel me- -t,xlo politico che vuol garantire la possibiliti. della pacifica rutazione delle aristocrazie. Ma se nella difesa di questo metodo e di questa possibilità consiste il compito primo dello Stato liberale, è evidenre che lo Stato liberale non potrà mai ammettere che le libertà civili dell'individu., ~fano lese e perciò dovrà. difenderle sia contro la prepotenza di un individuo, di una minoranz,;..t o di una inaggioranza. Dunqll(c il potere legislativo delle maggjoranze non può E:.ssere assoluto, ma ba il sno limite nei diritti delle minoranze e degli individui; ossia da un punto di vista liberale la libertà di pe-rsona, di pensiero, di stampa e cli associazione, e di voto, non può essere intaccata nt: da Re, nè da aristocrazie, nè da democrazie. E il diritto di proprietà privata fa parte di questi inalienabili diritti, oppure la volontà legislativa della maggioranza dei cii- ., <lini QUÒ toglierlo? O~sia ,i pub ammettere LA RIVOLUZIONE LIBERALE la. legittimità cli un -esperimento social-eomunista qualora esso sia richiesto dalla maggiora11za dei cittadini? Naturalmente resta escluso i1 cliritt.,; al furto collettivo, ossia non si potrà mai ricouo~ scere ad uua maggioranza -il diritto alla appropria1.ioue forzata delle ricchezze di una minorauza. ì\Jla se un governo, espressione legittima ck:lla maggiorauza dei cittadiui vuole tent.:1.re nn esperi111ento di soci.a.lism.o cli Stato, i cittadini, da un puuto di Yista liberale, hanno diritto di. rìcorrere alla ribellione? A me sembra teoricamente cli no. Come un governo che intrapreuda u.na determinata politic.'l estera ha il diritto di costringere le minoranze alla guerra e indistintamente thtti i cittadini volenti o nolenti al servizio militru·e, ossia può chiedere ai cittadini la rinunzia alla stessa libertà di manteuersi in vita, cosl un governo può chiedere ai cittadini gravi riunuzie alla libe1ià economica per attuare una determinata politica economica-sociale; e tanto in politica estera, quanto in politica ecouomica sociale, il più legittimo dei governi può errare pienamente. i\fo è arcinoto che nessnua forma di governo sarebbe possibile se il cittadino si attribuisse il diritto cli disubbidire al governo tutte le volte che ]o ritenesse in errore. Da un punto di vista liberale, il parere e perciò anche il makonteuto dei cittadini non può manifestarsi che con regolari elezioni, ma a parte questo diritto di protesta, l'inàividuo deYe ubbidire e non giudicare lo Stato. Dunque i Ubera1i riterranno i1 socialismo di Stato 'un gravissimo errore, le combatteranno con tutte le armi legali della propaganda e del diritto elettorale, ma qualora la situazione po}ltica portasse al governo una classe òirigente che volesse tentare un esperime11to di socialismo di Stato, essi dovranno rassegnarsi a111ubbiclienza salvo a continuare a combattere il governo con .tutte quelle armi che H diritto costituzionale concede loro. Ed è evidente che in un regime liberale, il socialismo cli St.c1.tonon potrebbe avere che un valore di esperimento sociale, poichè esso sarebbe sottoposto al giudizio della successiva consultazione del paese. E questo ci garantisce anche che l'esperimento socialista non avrebbe per scopo 11 semplice trasferimento della riccllezza da alc1me tasche in altre tasclle, 1na che sarebbe un disinteressato tentativo per una migliore convivenza sociale. Se una classe deruba un'altra classe 11011 lascia poi il diritto alia prima di riprendere i suoi beni i Il socialisino farto è iusomma. sempre accompagnato dalla abolizione delle libertà politiche. Astrattamente il socialismo di Stato non dovrebbe comportare trasferimenti di ricchezza; 1ua soltanto ·una diYersa e presm1ta migliore annniuistrazione de11a ricc:hezzs.. In tal m.aniera se il paese coustaterà che l'amministrazione statale è peggiore della individuale, un futuro governo potrà anzi dovrà restituire ai vecchi intraprenditori arnminis:trati la gestione delle imp-rese statizzate. Un socialismo così inteso, perde tutte le attrattiYe dell'albero della cuccagna, poiehè non consente ad alcuni cittadini di impadronirsi dei beni altrui, ma esperime11la soltanto un diverso (e per il liberale pessimo) metodo di amministrazione. Questo mio ragionamento è puramente astratto perchè so benissimo che questo idilliaco socialismo che si accontenta di fare tlll semplic-..:: esperimento in regime cli perfetta libertà politica è storicamente e psicologicamente quasi as• surdo. La negazione della libertà economica implica con grande facilità l'abolizione della libertà politica e tma vera libertà politica tende a realizzare la libertà economica, ma appunto per questo sostengo che il liberalismo può ammettere che in regime di libertà politica si facciano degli esperimenti di economia non liberale e invece non potrà mai acconsentire che si sopprima il metodo politico liberale. Se questo sarà mantenuto, salvo rare oscillazioni, si avrà anche una relativa libertà economica. In concl11sione anche il liberalismo più liberale limita la libertà per poter mantenere la libertà, perciò non è giusto accusare il 1ibera1ismo di annullarsi con i suoi stessi principi. Il liberalismo propone la concorrenza economica, ma im.pone il metodo politico della libertà. Esso perciò i: dogmatico e appunto per questo è. costituzionale e non anarchico. La costituzione deve essere costituzionalmente riformabile, ma non costituzionalmente negabile, ossia per il liberalismo vi sono alcuni principi giuridici come la libertà individuale, la libertà di pensiero, di parola, di stampa e di insegnamento, la libertà di riunione di associazioni e di voto, i ']ttali, appunto in quanto senza di essi 11011 i:. concepibile la po~- sibilità della tranuilla rotazione delle classi dirigtnti, sono inviolabili, ossia non possono Cssere: legalmente soppressi, uè da maggioranze, nt da mi11oranze, 11(: <la itllUvi<lui. Questi valori souo assoluti ossia trascendono l'arbitrio degli individui singoli e associati e perciò devono essere eustoditi ed imposti da un potere indipendente dalle oscillazioni della volontà popolare-. Forse per questo la classica forma di governo liberale è la monarchia costituzionale. La libertà è garantita dallo Statuto ossia da una legge ehc vincola il Re e i suoi sudditi. Nè l'uno nè gli altri possono infrangerla. 11 Re ba diritto di re, primerc ogni ribellione dei sudditi allo Stato ed i sudditi hanno diritto a ribellarsi ad ogni infrazione dello Statuto da parte del Sovrano. Lo Stato deve rappre~entare l'universalità dei cittadini e grn,·issimo errore {_c. onfo11c1erel'universalità colla maggioranza. Anzi per s~lvare l'universalità del diritto è necessario sottrarre il dititto all'arbitrio della maggioranza. La migliore garanlia della libertà degli individui e delle m.inoranze, consiste iu t111a.salda monarchia che appunto incarni la universalità e la unità del diritto. 11 governo di minoranze che si siano acquistata e meritata la fiducia della maggionmza secondo metodi fissati da una larga costituzione garantita dal giuramento di una fedele e salda monarchia, mi sembra sia l'ideale politico del liberalismo. E quanto più una costituzi011e è largamente liberale, ossia quanto più essa consente a tutte le idealità e a tutti gli interessi politici di realizzare largameute le proprie finalità, tanto più dovrà essere rigida i1el 11011 tollerare iufrazioni. Uno Stato liberale che 110n voglia dissolversi nell' ruiarchia o essere sopraffatto da una tiraunia inclivicluale o cli partito dovrà clifendere con la forza cioè anche col sangue la sua èostituzione. Lo Stato deve rispondere con la violenza alla violenza ed ba anche il cliritto di preYenire le crisi anarchiche impedeudo l'incitamento all'odio e alla lotta di classe Lib'ertà di pensiero sl, ma 1101,1 libertà di pro~ pagare un determinato pensiero con metodi costrittivi o violenti e perciò, a rigor di logica, lo Stato liberale può anche arrivare a proibire la propagazione di idee contrarie al metodo liberale di convivenza sociale. Resta dunque fissato 11 diverso significato della parola liberaHsmo a secondo che essa si riferisce alla filosofia, a11a economia e alla politica. E1 possibile essere liberali in 1111 senso e uon 11ell1altro. E' molto difficile definire qttale debba essere il pensiero filosofico del liberale. A me sémbra che il liberalismo essendo essenzialmente una teoria sociale è teoricamente conciliabile con i principi su-premi delle cliverse grandi teorie filosofiche {idealismo, fenomenismo, realismo 1 dualismo, monismo) ossia non appartiene in particolare a nessuna di esse. Si può invece de.finire la teoria liberale dal punto di vista economico e politico. AncJ1e fra queste teorie vi può essere conflitto. Abbiamo chiamati liberali assolutisti coloro d-1e ritengono necessario di negare il 1ibera"1ismo politico per assicurare il liberaiismo economico e giuridico, coloro invece che ·per attuare il liberalismo economico-giuridico credon0 sia meglio ricon:ere al liberalismo politico e concedono anche ai non liberali il diritto di fare l'esperienza dì governo, li abbiamo definiti liberali democratici. Tanto gli uni quanto gli altri credono nella verità cli alcuni principi economici ·e giuridici e perciò nella falsità dei principi contrari, ma i primi vogriono co111battere « l'errore antiliberale » _ con la repressione e l'esclusione, mentre gli altri ritengono che il· metodo mig1iore per combattere <' l'errore anti1iberale »consista nel concedere entro certi limiti, ai non liberali, il diritto di far 1'esperienza dei loro errori per persuaderli alla couYersione. Il liberalismo integrale ha per scopo essenziale la regolazione del ricambio delle classi dirigenti. Il liberalismo dunque oltre ad essere un programma di goYerno è anche una teoria delle fonne di governo. 11 liberalismo assolutista tende a cÙnfonclere il governo che ségue principi economici liberali cou lo Stato e perciò a considerare ogni dissenso dal governo come delitto contro l'autorità dello Stato, invece il liberalismo integrale, democratico, distingue fra Stato e governo ed appunte per questo ammette che nelPambito dello Stato liberale si succedano governi di puri liberali (in economia e filosofia) e cli partiti non in tutto oppure nou soltanto liberali come i socialisti, i 1Jazionaiisti e i cattolici. Ma però è necessario che questi partiti, filosoficamente ed economicamente Ùon liberali, siano liberali politicamente, ossia che a.ccettiuo lealmente il metodo liberale per la cònvivern,.,a sociale e per la lotta politica. Garante e custode cli questo metodo deve appunto essere lo Stato liberale che, anche secondo la concezione più larga e democratica del liberalismo, deve poter difendere i principi fondamentali della propria liberale costituzione contro tutti e, se è necessario, con qualunque mezzo. Appunto perchè i governi sono mutabili, lo Stato deve essere immutabile. La teoria politica del liberalismo è poco romantica, niente eroìca 1 e piuttosto pessimista. Non crede nelle « lotte feconde", ne·i fatidici cozzi dai quali si sprigionano le faville divine della nuo,·a storia. La storia politica 11011 è un bene, ma una necessità che occorre r-egolare ed attenuare. 11 liberalismo riconosce come un clalo cli fatto il dinamismo storico, ma ha per fine la pace e la qui.etc sociale. Secondo me il liberalismo è anzi la migliore « prassi 'Il del cq1rnervatorismo. E' una specie dì difesa clastica contro tutte le violente ed erompenti novità ed i I perenne spegnitoio cli tutte le rivoluzioni. La dgida resistenza, l'assolutismo conservatore sono i migliori alleali di tutte le rivoluzioni, a11zi sono il momento 11egativo, ma necessario <li ogni rliakttica rivoluzionaria. Legalizzare il nuovo vuol dire inc:luderlo nel pas~ sato, ossia uccidere con }'evoluzione la rivoluzione. Il liberalis1110 l; pessimista appunto perchè non crede alla possibilità <li nessuna paling<:nesi. La lotta di da,;se e di nazione è un fatto, perciò è inutile negarla in nome di una astratta idealità; ma la lotta violenta è un male poiché è inutile, ed è inutile in quanto non porta nessun stabile risultato. Perciò conviene a tutti attenuare e regolare la lotta sociale e tanto i conservatori per difendere il loro passato, quanto gli avveniristi per imporre il loro fttturo, potnu,.- no, anzi dovranno, accettare il legale riformiJ,m. dello Stato libe'r.ale. Come si vede nessuna twria è meno eroica di questa, tu.ttavia ciò non si.- "1ùfica che lo Stato liberale sia imbelle e passivo. Prima di tutto lo Stato liberale presuppon<e i cittadini liberali e perciò lo Stato dovrà attivamente provvedere alla loro eduealione polij::ica e poi, contro chi persiste nel n1etodo rivoluzionario avendo la possibilità di _seguire le vie legali per tendere alla propria finalità, lo Stato liberale deve difendersi colla repressione; alle bombe dei rivoluzionari crouie:i dovrà rispondere colle sue mitragliatrici. Almeno cosl i rivoluzionari potranno fare su] serio la loro rivoluzione. NOVELLO PAPAFAVA. -----~<1>-+-«>------ POS'X'ILLA Eletto discorso degno cli consolante meditazio-- ne ci parvero i pensieri di AleSsandro Levi e di Noveilo Papafava. D11rante il fiorire più intemp(?rante di logica tribunizia e di ideologie iocprovvisate con la fertile insistenza <lei liberti, diventa una. necessità di misura l'impartire lezioni dignitose di costume costituzionale e di austerità politica. I discorsi impassibili di sole11nità gitu·idica che Lufgi Albert.ini ripete in Senato, s-enza tralasciare una sola occasione pet· recare i lumi del suo monotono protestantismo, appartengono a questo stesso nobile g~nere di lamenti sull'ingenerosità dei tempi e sul fanatismo dei politicanti. Intorno a una questione di stile vedemmo, assai facilmente, raCT:'oglier:si i più vari consensi alla nostra polemica: poichè in pieno sovvertimento degli uomini e dei ceti è lecito attribuire importanza più fondamentale alle coincidenze di costumi e cli attitu<lipi diplomatiche, quasi una comune aristocrazia di stile, che alle differenze ideologiche e agli iatenti riformatori. Pi1ì semplicemente, conserva.- tori e rivoluzionari sembrano uniti per istint@ cli fronte all'altra Italia dannunziana e fasòsta. Ma nou bisognerà esaurire in un generico consenso di stile tutta la politica. Il discorso di Novello P2pafava resta la lamentazione clel conservatore; anche se trattisi dt quel conservatorismo, che subito dopo il perio<lc, del Risorgimento, l'aristocrazia agraria italiana da Stefano )acini a Leopoldo Franchetti a Francesco Papafava sentl di dover opporre alla decadenza del parlamentarismo e del socialismo di Statp. Noi potre1umo augurarci un esperimenbl cli conservatorismo siffatto (e perciò riconosciamo nel pa1iito popolare il legittimo succ~ssore <lel fascismo) solo per i benefici effetti che I 'assestamento legale risultante e ìl rispetto degli uomini, delle idee e dei partiti, che ne verrebbe sancito, darebbe nuovo incremento alla lotta. Il metodo ùei liberalismo, Io si consideri nella sua sostanza economica o etica o costituzionale, consiste nel riconoscimento della necessità <lella lotta politica per la vila della società moderna. L'importanza di un'oppoSizione per l'opera de1 governo, la tutela delle minoranze, lo studio dei congegni più raffinati per le elezioni e per l'amministrazione pubblica, le conquiste costituzio~ nali, frutto cli 1ivoluzioni secolari sono il patrimonio comnne della mat11rìtà politica e deYono intendersi come proble1ni di costume -po1-itico propri dei liberali, come dei loro eredi • av,·ersari che no11 siano ingenuamente teneri per gli anacronismi o per le esercitru-.ioni oratorie di filosofia politica. Ma non sembrerebbe leeito che chi crede a questo metodo debba chiamarsi senz'altro liberale, mentre anzi queste considerazioni si direbbero le premesse necess.c1:rie fuori delle quali non si trovano elementi che consentano una discussione feconda. Se concediamo ai conservatori di chiamarsi liberali non saprem1no più che cosa obbiettare ai nuodssimi tiranni che parlano, per demoniache tentazioni cli dialettici fantasmi, della libertà \"era come libe1ià contenuta nei limiti della legge (mentre nel caso specifico ci acconlenterem• di ricordare maliziosamente al Gentile che rarameute i filosofi seppero sottrarsi al fascino dell'autorità per le stesse ragioni per cui le dounicciuole più espansive venerano il bastone). 11 nostro liberalismo, che chiainru11mo rivo1uzionario per evitare ogni equivoco, s'inspiu. a una inesorabile passione libertaria, vede nella realtà un contrasto cli forze, ca.pace cli produrre sempre 1111ovc aristocrazie dirigenti a patto clic nuove classi popolari ravvivino la lotta con la loro disperata volontà cli elevazione, intende l'equilibrio clegli ordinrunenti politici in "funzione delle autonomie economiche, accetta la costihtzione solo con1e una garanzia da ricreare e da rinuovare. Lo Stato è 1'equilibdo iD cui ogni giorno si compongono questi liberi contrasti: il compito della cla..9Sepolitica consiste nel tradtu·- re le eslgenze e gli istinti in armonie storiche e giuricliche. Lo Stato non è. se non è la lotta. Non bi.sogna confon.dei"e l'eticità cli questo liberalismo eon la grossolana filosofia della schiavitù dei pedanti gentiliani: è un sistema di ascesi politica, è la pratica e la preparazione attraverso cui il popolo conquista la sua coscienz.a. sociale. L'educazione popolare non si fa nelle scuole, ma nella vita, e la libertà (del produttore come del cittadino), mentre è il fine eternamente cercato da tutte le rivoluzioni che vengon.• cùi.lbasso, riesce il tirocinio speri.111.enta.l.el,'i:ni~i•- zione laica per la religione della dignità. p. ~-

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