La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 15 - 22 maggio 1923

b OTTlf«ISlVf O flJllBZIA~lO Vorremmo associarci al coro delle lodi con cll.i è stato accolto il discorso dell'on. De Stefani anche da akuni giornali che non sono molto teneri dell'attuale regime, e lo faremmo anche più volentieri perchè le idee di carattere generale, forse troppo generiche, riaffermate dal Ministro sull'indirizzo della politica tributaria e 'sui rapporti tra finanza ed economia, il senso di relativismo e di sano realismo che anima tutta la parte più scbettamente personale del suo discorso sono in piena rispondenza coi principi che la R. L. ha sempre propugnato. Ma quello che ci rende estremamente titubanti al consenso è tutta la parte positiva del discorso e la sua stessa intonazione di fronte al fatto del disavanzo. Noi sapevamo di lotte quotidiane che il Ministro deHe "Finanze ha dovuto sostenere per indurre colleghi e dipendenti a porre un freno effettivo alle spese; avevamo sentito ripetere da molte parti che egli avesse molte volte manifestato il suo scoraggiamento di fronte all'ostinata resistenza di certe tendenze in assoluto e stridente contrasto con le necessità del bilancio, avevamo notato, come un sintomo di solidarietà in questa lotta, la forma solenne ed un po' teatrale con cui il Presidente del Consiglio avea sottoposto alla revisione il bilancio dei propri Ministri; e ci aspettavamo perciò che il discorso di ?.filano dovesse risuonare come una diana ammonitrice per richiamare alla realtà tutti coloro i quali si illudono di vivere ancora nel regno dell'abbondanza, in cui lo Stato-possa seguitare ad essere Jargo dispensatore di grazie. E' naturale quindi che siamo rimasti delusi e stu• piti dal tono di facile ·ottimismo che traspira non tanto dalle parole, quanto dalle cifre es20ste dal Ministro delle Finanze. ' Di quelle cifre noi non possiamo e non vogliamo mettere in alcun modo in dubbio la più scrupolosa esattezza, come non voglia.mo disconoscere - e ne siamo lietissimi - che da un "'1110 in qua la situazione del nostro bilancio è sensibilmente migliorata. Ma nessu.no vorrà negare che dal tempo della guerra in poi si siano moltiplicati nell'esposizione della situazione :fi1Ìanziariadel nostro, come di tutti i paesi belligeranti, tutti quegli elementi soggettivi, per cui la cifra del disavanzo può essere facilmente ingrossata od attenuata senza che si modifichi sensibilmente la situazione di cassa ed il rapporto delle entrate •e delle spese effettive. Di tutti o quasi tutti questi elementi soggettivi il Ministro delle Fiuanzc si è valso per diminuire la cifra del disavanzo i e forse da un punto di vista puramente tecnico égli ba avuto pienamente ragione di farlo. Così se le obbligazioni 3,50 per cento per il risarcimento dei danni di guerra sono state garantite in modo da trovare un facile collocamento, non si pnò non lodare il provvedimento che permette di raddoppiare la somma destinata a questo scopo nel prossimo anno, limitando il peso dell'erario a soli 76 milioni per interessi ed am• mortamento. Cosl è degna d'approvazione la cancellazione dal bilancio di una gran parte dei residui di spese, approvate ma non erogate per opere pubbliche, che potranno essere rinviate ad epoca migliore. Assai più discutibile ci sembra il criterio di cancellare l'impostazione in bilancio dì quelle somme che si spera di non dover mai pagare, ma. di cui non si può escludere che un giorno o l'altro ci si chiedano tutti gli arretrati. Ma sopratutto ci sembra discutibile l'opportunità politica e morale di giovarsi in questo momento cli tali mezzi e di tali criteri contabili per diffondere la convinzione che in sei mesi la previsione del disavanzo per il 1923-24 si è ridotta da 3_s87 a n87 milioni. A testimoniare del buon impiego dei pieni poteri sembravano sufficieuti i goo milioni ottenuti con aumento di entrate e con diminuzione di spese effettive. L1aver vo• luto ingrossare questa cifra fino a portarla a due miliardi e mezzo minaccia di diffondere nel paese un senso di ottimismo e di faciloneria finanziaria assai pericoloso pet il fine che si vuole raggi ungere. Le economie, anche più che gli aumenti di entrate, si devono putroppo ottenere con sacrifici assai gra,·i dei ceti più umili: i licenziamenti e le riduzioni di stipendi e di salari del personale pù basso sono provvedimenti dolorosi i quali possono essere tollerati, senza lasciare strascichi pericolosi, soltanto a condizione che ne sia dimostrata Ja necessità indeclinabile, e che sacrjfici proporzionati siano richiesH a tutte le altre classi sO<'iali. Quando invece sia proprio il governo a diffondere l'opinione che iu sei mesi si è già compiuta più dei due terzi della strada necessaria per raggiungere il pareggio, e che alla mèta si potrà. ormai arrivare se11za sforzi eccessivi, il peso di quei sacrifici apparirà intollerabile e le proteste dei danneggiati si faranno sempre più l]Umerosc e vivaci. Ma per una ragione assai più grave l'ottimismo ufficiale può diventare estremameute pericol=. Il bilancio dello Stato t assediato, oggi più rbe mai, <la appetiti d'ogni genere, vecchi e nuo\·i, e tutti ugualmente vivaci. Banche, industrie e cooperative che voglio110 essere salvate a spe.c;c<le1l'era1io, braccianti elle d1icùono LA RIVOLUZIONE LIBERALE opere pubbliche, intermediari che si valgono di questi bisogni e della loro influenza politica per iscroccare ricchissime mediazioni, smobili• ·tati, laureati e diplomati a decine di migliaia che attendono un collocamento nei pubblici impieghi, questi e cento altri interessi in attesa, che in regime di pieni poteri trovano il mezzo di assediare i Ministri e i loro capi di .gabinetto non meno che in regime parlamentare, riprenderanno oggi nuovo vigore dòpo la parola confortante cli Milano, che non è certo stata pronunciata per loro, ma che essi sfrutteranno ai propri fini. D'altra parte quella teudenza antico-romana, imperialistica, che va facendosi strada nei discorii un po' ingenui. ...nou solo di. elementi irre• sponsabili, ma anche di qualche Ministro, e che fa a pugni con una politica di rigide economie, troverà anch'essa nuova esca nell'ottimismo su- ·scitàto dalle parole dello stesso Ministro delle Finanze. Fra i discorsi allarmanti di due anni e di sei mesi or sono e la parola confortante di ieri, noi MEA ClJLPA, Quinto al Mare, 16 Maggio. Signor Direttore, Sl : la sua analisi critica di un liberalismo italiano è veramente perfetta e çlefinitiva. Senoncbè essa ha il radicale inconveniente cli essere la necrologia di un personaggio mai esistito, del quale non avvenne mai - almeno a1lo stato vitale - la nascita, annunziata periodicamente durante una interminabile gestazione e quando questa, forse, si era già risolta in un aborto clandestino. E allora : o lei si è voluto burlare dei suoi lettori cou le risorse magiche della sua immaginazioneJ come quel bizzarro ga11ese, il quale scrisse un mirabile trattato geografico dell'Atlantide; o, nella perfetta buona fede della sua giovinezza sopravvenuta nella politica italiana in questi ultimi tempi, 1ei ha creduto II storia > una leggenda ed ha .conferito un valore storico ad una tradizione della recente preistoria dell 'attt1ale Italia -risorta. Ebbene io - che sono un rimasuglio di siffatta preistoria italiana e che di essa conservo buon.a 1uemoria per avervi vjssuto - le attesto che il Jiberalismo1 non soltanto, ma il conservantismo, la deIDocrazia, il socialismo e il resto (di cui lei discorre) in realtà non esistettero in Italia, negli ultimi venti o trent'anni. Tutte cose inventate da un gruppo di professionisti della politica e del giornalismo, miei contemporanei, allo scopo di giustificare e dissimulare la loro verbosa disoccupazione, 1a infecondità accademica delle loro giornate. Fu una colossale mistificazione, alla quale partecipammo tutti; e dopo averla escogitata finimmo col crederci anche noi - at• trappés pa-r 110s pièges - il che prova soltanto che eravamo affetti da una forma di isterismo post-bellico ... ed anche prebellico. Come le nanavo, un gruppo di politicanti e di giornalisti visse in Italia - tra il 1900 e il 1922 - e si dedicò a , fare i partiti,. Constatata la ben nota e antica repellenza degli italiani a costituire partiti - cioè degli aggrnppamenti piit o meno omogenei di cittadini operanti con coe· renz.a yerso determinate :finalità e mediante me• todi previsti e approvati in ,m loro Statuto sociale ; e preso atto della necessità di uniformarsi alle consuetudini di altre Nazioni, nelle quali i partiti sono considerati indispensabili strumenti del consorzio politico; noi, en petit comité, stabilimmo di asserire ad alta voce, da quel momento in poi, che avevamo costituito dei partiti (molti partiti), senza pregiudizio di ulteriori divisioni in gruppi, tendenze, ale, sezioni autonome, ecc. Un siffatto scenario di cartapesta, una tale co• struzione da esposizioni quadriennali ci consen• tiva di dare in essa le rappresentazioni di giorno, senza impegnarci a farvi dimorare Je nostre coscienze, i nostri vari « sensi di responsabilità li, la fede, il carattere ... - il contenuto reale ed operativo, insomma, di ogni vero e rispettabile partito politico. Noi tirammo SLL alla svelta e gaiamente, insomma, delle cose, che ci consentissero una spec1tlazio1te (nel senso filosofico, per gli un.i, nel senso commerciale per gli altri, a seconda <lellc rispetti ve vocazioni) sen74 propriamente obbligarci a farl: sul serio, ad operare dei fatti couformi alle nostre parole, a realizzare le nostre idee, ad attuare i nostri programmi. Cosi, ave::mmoun liberalismo, che si specializr.ò nel difendere la paura della libertà - della ri-volu;;ionc. Avemmo un c.u.ttoliccsimo politico <li miscredenti, intento a reagire alla spiritualizzazione della politka con un accanimento di procacciantismc, da far crepa.re. di invidia il riformismo siciliano e cremonese e operosissimo nel sostituire alla 1-'rovvidenza le prov\.idcnzc dei vari ministeri t: attualmente in carica». Avemmo un socialismo rivoluzionario, che si guardava be· ne rla!l'osarc una rivoluzione, anche una «regia, rivoluzione, ma che in nome di quest.'l si opponeva a qualsiasi inizintiva altrui, reputata offcnsiUl rampogna alla p1opria in<;rziacoutcmplativa e eh(! as&eriva ciò che non voleva, vokva ciò c11e non c·onfessava e cac<'iava la testa fra le gambe degli altri e persino tra le proprie, per impedirsi - pur convinti che un miglioramento c'è stato e che esso è anche in parte dovuto all'energia con cui si sono sapute risolvere alcune questioni annose - seguitiamo a credere agli allai-- 1ni pitì che alle notizie ottimiste. Per un paese che ha sopportato, quattro amù di guerra, che per due anui dopo l'armistizio ha seguitato a fare una finanza da gran signore, per un paese che ha pii, di centodieci miliardi di debiti, noi seguitiamo a credere che non sia possibile raggiungere il pareggio senza un periodo abbastanza lungo di sacrifici durissimi. Se poi ci ingannati, dovremo concludere che l'Italia è davvero un paese felice; e che dal '48 al 1824 la sua storia è destinata a ripetersi : cl.allo Stas tuto al Suffragio universale, dalla giornata di otto ore al risanamento delle finanze di guerra, tùtte le conquiste che si ritenevano più difficili, saranno state raggiunte con un minimum quasi impercettibile di sforzi e di sacrifici. GINO LUZZATTO. MEA CULPA di camminare in qualsiasi direzione. E, finalmente, avemmo una democrazia occupatissima nello sventare qualsiasi realizzazione democratica. della Nazione e dello Stato e, non avendo altro da fare in casa propria, affacendata nel fare la spola fra conservatori e socialisti per metterli d'accordo giorno per giorno, acciocchè i socialisti diventassero un po' più conservatori e -i conservatori alquanto socialisti: ossia, gli uni e gli altri, dei veri democratici italianiJ o quasi. Cosi stavano le cose, allorchè verso la fine dell'ottobre scorso alcuni cittadini animosi ed av~ veduti - che conoscevano bene la improvvisata inconsistenza del1e nostre costruzioni, per avervi partecipato e avervi dimorato e rappresentato - inarcando le spalle e gonfiando le gote, per simulare un grande sforzo e una eroica volontà, dettero una squassata alla nostra città di stuoie, gesso e cartapesta e la mandarono in frantumi, per edificarne un 'altra, forse con i medesimi ma• teriali; al suo posto. E la lamentevole catastrofe avvenne perchè i carabinieri e le guardie regie - che di solito erano, di guardia ai crocicchi deIIe strade della nostra Calcinopoli - non e: agirono » e forse dettero una tnano ai demolitori. Persino i pompieri si mostrarono stanchi cli vigilare le nostre baracche e stettero a guardare l'incendio con inerzia sorniona. Questa è, signor mio, tutta -- o quasi - llr verità. Io - e.be nei tempi dei tempi .qualche calcio, per stiz1..a o disprezzo, sferrai al baracca.me dèmolito - 11011 mi afflissi troppo delle sue rovine. Il fatto che si trattava di roba fìnit,i, di facciate erette cl.inanzi al vuoto, ha dei vantaggi : ci dispensa <lai contristarci coi rimpianti e non sarà, il nostro lavoro di ricostruzione, un giorno, infastidito dalla ricerca dei materiali da utilizzare, delle fondamenta da rabberciare. No : tabula 1·asa! Almeno, questa è l'opinio11e di uno fatto esper• lo di ingegneria politica dalla lunga esperienza delle improvvisazioni di stuoie e di stucchi. Ed io sorrido con tutte le mie speranze alla coscien• z.a dei giovani, come lei, che vedo animatj da una rnde sincerità, dalla volontà di costruire con pazienza, ma con solidità, la nuova casa della politica italiaua: par-va sed apla 1nihi ... Cordialmente. Uno d.i ieri l'altro. Vogliamo comn1entare parcrunente, con la cordialità che resta grato dovere ospitale, la leggenda rirguta ùi 1ino di ier·i l'altro, che non è, ma potrebbe esse1·c pacificamente come il lettore ben intende, Filippo Turati o 'Filippo Sacchi, Fera o Ciccotti. Egli ci offre invero sotto l'orma di poetica autobiografia una bella esemplificazione di quell'Italia a cui nel saggio stù Liberal.ism-o facevamo per l'appunto al processo; e conferma l'esattezza de1la nost.t·a analisi con la sua autorità di uomo pÒlitico che fu. ai primi posti e oggi è capace di provarsi b1illanlernente della dialettica cl.elio storico e dell 'a.c~us3.tore. Senonchè, come accade, la penitenza t:. forse un po' troppo compunta sino a scordare l'indu1geuz.a verso se stessi, che anche a1 peccatore è dovuta. Invece a noi pare che sia U11amoda troppo fascista è perciò app-unto troppo sventata quella di liq,ticlare senza pietà gli anni cli vita italiana (1900-1922) in cui tra tante commedie e artifici si faveva ahne-no della on.est.aamministrazione e della. moderata preparazione economica, senza abbandoni mistici alla politica cli Pulci11<:.lla.Chissà che l'Italia non debba rimpiangere come il buon tempo antico la. vita di ieri l'altro! ?\oi insomnta vogliamo fare a modo nost.ro e 11011 rimetter ~u g1i u01njni del passato c.lie si mo- ~trarono impreparati, e ringraziamo i1 nostro ospite cortese di averci capiti sin qui, ma degli anni trac.;corsivogliamo scrivere la storia non la polemica. Chiediamo il dono della serenità. DBLIZIE INDIGENE Il 29 aprile sono avvenute a Sanza, pse;,,e della provincia di Salemo, le elezioni per il Consiglio comunale. Diciamo Sanza, per esemplificazione, ma il sistema , totalitario • di elezione è fenomeno generale nei Comu1ù del Mezzogiorno, ove si vanno costituendo amministrazioni fasciste, che sono dominate da coloro, gente di ogni colore, che si rendono solleciti di occupare • le posizioni fasciste •· Squadre di fascisti fatte aflhùre da tutti i comuni vicini, si concentrrrono sul luogo, ed occLLparono il paese, circondandolo di un cordone che impediva l'entrata e I 'uscita a chiunque non avesse ottenuto il permesso dell'autorità fascista. Per uscire dal paese e recarsi in campagna, i contadini dovevano presentare al cordone un certificato attestante che a,·evano votato. Lo zelo di queste squadre arrivò fino al punto cla costringere i vecchi amministratori a votare ... coutro sè stessi! Alcuni reparti della Milizia Nazionale furono mobilitati ed inviati a Sanza perchè bisognava votare pet forza. Del resto, non può spiegarsi diversamen• te I 'aill uenza alle urne del 97 per cento degìi elettori, annunziata clamorosamente dal Com· missario prefettizio, rappresentante del Go\·erno, al console della Milizia di Salerno cav. Sorgenti, in un telegramma: , Dalla roccaforte Amendoliana annunzio strepitosa vittoria fascista 97 per cento votò lista fascio». A. d. F. Freghiamo tutti gli am-ici di rimwvare l'abbonamento e di trovarci nuuvi abbonati. Entro il mese di maggio sa1·emo costretti a provvedere medianU tratta postale alla riscossione degli, abbonamenti non ancora rinnovati. BILVCHNISAnno 120 - :19a& l!i11ist11. mensile lllost~ata di stadi nligiotli Critica Biblica - Storia del Cristianesimo e d~lle religioni - Psicologia, filosofia - Arte reli . g1osa - Morale - Questioni vive - Correnti moderne del P,ensiero religioso - Vita religiosa in Italta e ali Estero - Cultura del] 'anima - Rassegne_ di studi - Rivista delle riviste italiane " straniere - Bollettini bibliografici - Notir.iario. COLLABORATORI: P._Arcari - _A._Calderini - V. Cento _ A. Chìappellt - P. Chnnmellt - G. A. Colonna di Cesarò - E. Comba -. R. _Corso - G. Costa - U. Della Seta - A. Fannelh - G. Ferretti - C. Formichi - P. Jah1er_ - G. Levi Della Vida - E. Lo Gatto - G. _Luzz1 - V. Macchioro - G. E. Meille _ S_. Mmocchi -. F. Momigliano - U. Moricca _ N_. Moscardelh - R. Murri - R. Nazzari - Th. Neal - P. Orano - P. Paschetto - P. E. Pavolini - C. Pascal - R. Pettazzoni - G. Pioli - D. Provenza! - .M. Puccini_ - l\1. Puglisi - A. Reuda _ G._ Rens, - M. Rossi - L. Salvatorelli - A. Ta• gltalatela - A. Tilgher - E. Troilo - G. Tucci _ :i\L V1nc1guerra. QUADERNI DI BILYCHNJS. Pubblicati : 1° ~lNO PROV~~ZAL. - Una -vìtt11n.adel dttbbr-o : Leoni,da AndrezeJ. _- Con_un'appendice di Ettore Lo _Gatto : C<;nnt _bt<rbtbhografici su L. Andre1ef e traduz10ne 1tahana di alcune scene del- ]'• Anate1na > dell' And.reief (con una tavola). - L. 4. 2• A. _V. MOLLtR. • Una fonte ignota del s; stema di Lutero. (Il Beato Fidati da Cascia e la sua teologia), (con 2 tavole). - L. 4 . ... 3° A: SEVERINO. - Il senti1nento religioso di I·. 11,mcl. - L. 4. 4° R. NAZZAR!. - La dialettica di Proclo e il so€:a-~-vento della fil_osofia cris_tiana. -. L. 4 . ~ G. PIOLI. - G. Tyrrel/ e ·1/ suo ep1stola.-io. (Con uua tavola). - L. 4 . 6° A. TILGHER. • La 'Visione greca. de Lia vitn ~ - L. 57• Uco REDANO. , L'Idea dello Spirito fo San Paolo. - L. 4 . 8° G. COSTA. - Sto.-ia e Ci-vitta. - L. 5- . 9~ F. MOMIGLIANO .• li ·messaggio di G. 'M.aE;- znn. - L. 4. 10°-n° U. MORICCA. - Le lettere di lgn.ario di Antiochia e di Po/icarpo. li martirio di Poli• ca,·po. (Prefazione, traduzione e note). - L. 7. 12° Fa. A. F1-:RnARI. - Religione e .,1agia . .- L. 4. In corso di stampa: 13•-14• ABEi. ALCAIS. - Napo/ton et la Reli, gion. Idées _et sentiments de Napoiéo1t à l'égard. de la Rel1gion (con due tavole). _ L. 7. 15•_ VINCENZO_ CENTO. - Religione e Morale ,ie/ pensiero _di _G10-van.'!i Gentile. A proposi/o dei , Discorsi di Rdigwne , (con una tavola). Da pubbltcarsi nel 2• semestre Eg23: . A: H1mMF.T. • Fede cristiana -i'n un m1sti.Lo 111d,a?'o (Saclhu Sundar Sinrr). _ Studio e Antologia. " . V1.~D1MIRO S01,ov10P. - 'f·re discorsi i11 mettto• ria di F. D?stoje-vsl,ij. (Traduzione, introdLLzione e. note eh Ettore Lo Gatto). PIETRO MIGNOSl. • I limiti della religiosità. J!bbonamento annuale alla Ri-vista (12 fascicoh). ed _ai q1tadernz (6 fascicoli)': Per l'ltaliJ, L. 2j - Semestrale L. 15. - Per l'Estero L. 50. Direzione ed Amniinistrazione: Via Cresccuzio, 2 - Roma ( 33 ). Pnmo Gomrrrr - Direttore-·1·esponsabil, O.G.F:.Jl. • Corso Principe Oddone, 34 - Toriuo

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