La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 15 - 22 maggio 1923

b PEijU~llBEATllCf JlZIO~E Agli arcadi impenitenti ed agli imperterriti sognatori di U11apatria idilliaca, a tutti i buoni italiani nei quali le professioni di fede dell 'onorevole MussoliJ!i hanno ridestato sopit~ nostal- ~ie e, chissà, qualche rimorso1 proponiamo come tema da meditare la beatificazione del cardinale Roberto Bellannino, della Compagnia di Gestì, celebrata solennemente domenica scorsa nella Ba- •ilica Vaticana. Non è il caso di fare delle induzioni sul significato che la Curia Romana, i cui atti non souo facilmente fortuiti., abbia Yoluto attribuire a questa cerimonia. Intanto, essa pòtrebbe servire a far riflettere un poco - se tant'è che ne fossero capaci - certe soavi anime di hegeliani da strapazzo che pullulano: oggi, come • funghi da un suolo fecondo. A molti laici ·potrebbe servire come un invito ad approfondire il problema dell'idea politica cattolica, a molti ingenui a mostrare che la Chiesa Cattolica non è nè un sindacato, nè una camera del lavoro che ;J cipiglio dell'on. Mussolini basti a scuotere dalIe fondamenta; infine ai molti miopi - e sono i più - ai quali un prepotente senso della nazionalità, gloria di moderni tempi, ha soffocato del tutto il senso della vastità del moudo, -e che riducono il problema politico-ecclesiastico ad una questione puramente nazionale, il beato Cardinale può insegnare che, per ùna chiesa C~ttolica, il problema è, innanzi e sopratutto, universale. Che più? Tanto poco è nuoYa la Chiesa a questo problema (mentre nuova a questo cimento e inesperta è questa quarta Italia dalle giovanili baldanze), che da tre secoli, da quando, fallito il sogno medioevale, le grandi linee del mondo moderno hanno cominciato ad emergere, essa l'ha risolto, e, con due grandi gesuiti, ci ha dato pe...-fettamente elaborata, l'unica soluzione possibile dal suo punto di vista: come d'altro canto la Riforma ci dava qùell 'altra soluzione, cui ha arriso, per le ragioni che sappiamo, la vittoria. L'una all'altra opposta irrimediabilmente, come opposta è la visione della vita da cui procedono (noi viviamo nel compromesso), lo spirito delle due civilizzazioni che rappresentano: opposizione che, non senza ragione, taluno - e proprio su queste colonne - ha voluto drammatizzare. Per noi, non arrossiamo di confessare che l'esperienza quotidiana dello stato divino (non è tutto qui il travaglio del liberalismo, evitare le estreme conseguenze statolatre, logicamente fatali?), ci fa toccare per mano i pericoli' di un troppo esaltato immanentismo, e ci fa decisamente rimpiangere le dottrine che dell 'attrihuto della divinità facevano un privilegio esclusivo della Chiesa, la quale senza alcun dubbio, per 1a missione che si propone, vi ha un inoppugnabile diritto. Ma s'era promesso di lasciare in pace il significato della cerimonia di domenica, bastandoci di assaporarne I:ironia. La lezioncina davvero è bnona, e la contrapposizione non potrebbe essere più felice. Alle parole dolci, alle proteste di devozione dei suoi nuovi non disinteressati amici, alla retorica di gente usa a ridurre tutto quanto a una questione di retorica, la Santa S,,..de risponde rifacendosi a delle solide idee, a un eimbolo chiaro. Al cattivo gusto insanabile degli italiani rinnovati, che per intanto non che 1a loro anima, non hanno saputo rinnovare neppure il vecchio scenario convenzionale di tutte le manifestazioni patriottiche dal '70 in qua, e ,;i sono affrettati di accettare, se non a parole coi fatti, senza beneficio di inventario la preziosa eredità di tutti i ferravecchi della terza Italia massonica, nume tutelare Carducci tonante poeta della romanità (e ci hanno regalato anche il Natale di Roma festa nazionale), all'Italia oggi fa. scista che, cinta la testa dell'elmo di Scipio s 'asciuga una furtiva lag~imetta cattolica - la chiesa cattolica risponde ritirandosi in mezzo ai vestigi del suo gran secolo, e celebra ieri Filippo :Neri, oggi Roberto Bellarmino. Cosi Roma barocca rimane tutta al Pontefice : le chiese della Controriforma sovraccariche di ori e di marmi, dove ti vien fatto d'immaginare folle multicolori ed esotiche e ti par d'udire l'eco delle solenni liturgie e delle prediche infiammate; le cappelle dalle architetture inquietanti e prodigiose, fatte, sembra, per rispondere all'angoscia di chi, perduto, pensa talvolta che nella loro penombra potrebbe, anche oggi, rinnovare l'esperienza di S. Ignazio; le statue campate in aria dai gesti drammatici e violenti, sconvolte non sai se da nn perpetuo vento o da nn tremito interiore; nn mondo di pietra creato, si direbbe, da un bisogno insaziabile di dire, di esprimere, di realizzare una concezione superba ed impossibile - eil infine la gloria della Cattolicità trionfante: San Pietro. rtalia anche questa, profondamente italiana, che vuole sfuggire al monopolio e non si piega a salire le scalee dell'Altar della Patria: e quando non ci si rassegni agli schemi ed ai luoghi ~omnni, e non si vuol saltar a piè pari due secoli di tradizione italiana appiccicandovi sopra l'etichetta di età nera e di età barbara, è in questa Italia che ci s'imbatte. Un'Italia aristocratica che, se oggi si è chiusa in disinteressato silenzio, non vuol saperne di essere liquidata, e, di tempo in tempo, sa rompere il mutismo per impartire una lezioncina di storia. La lezione fa onore al maestro: i rinnovatori d'Italia farebbero bene, infatuati di aristocrazia, a meditarla, e a riconoL A R I V O -L U Z I O N E L I 111 ·E R A L E sccrsi dei poveri scolaretti di fronte a un simile -maestro. Dovrebbero anche riflettere alla china su etti si sono messi : chè, a solleticare cosl l 'esteti!;mo innato degli italiani (sembca che ,u di e::,~o,come sull'amore per la teatr::uità e. la coreagrafia, facciano più che su ogni cosa affidamento.), potrebbe darsi che questi antichi dilet· tanti si raffinassero in breve tanto da non contentami più delle feste che i padroni attuali loro provve<louo quotidianamente, spettacoli dozzinali e un poco barbati : quel giorno non sarebbero ca· paci - anche soltanto per puro estetismo - cli invaghirsi d'un tratto di quell'autorità ieri deprecata, che ha saputo, e non è il merito suo mino~ re, salvare il buon gusto d'altri tempi, e mantenere in me~w a mondane vicende, una linea impeccabile, quello che veramente a noi piace chia1nare uno stile? , TrMm<. Questo saggio di un catto/-ico, amico di R. L., ci sembm felicissimo e pe,fettarmmte concorde con la nostra critica fin do-ue le considerazioni rig,tardarto lo si.ile e le psicologie : ma c'è implicita u.na riserva ,n.eçafisica che noi non. consentiamo di accettare per motivi che i nostri. letto1'i conoscono. Teniamo valido tuttavia il parallelo tra Fa• scisnw e Chùsa. nella. sua sostanza artistica ed i-ron:ica. (N. d. R.). I RISULTflTI DELL'INCHIESTfl flfiRflRlfl \ Riassurnendo i 1·is1<l.tati dell'inchiesta agraria di Stefano ]acini intendiamo proporre implicita• ·mente un prog1·amma d.i lavoro ai nostri amici , delle varie regioni. Si tratta di riprendere la vec· chia: inchiesta, di confrontarla con. le più recenti indagini e di offrire per ogni regione un quadro sintetico dei risu,ltaU. • Nella conoscenza tecnica dei problemi che /01·• mano la pa,·te obbiettiva della realtà politica cre.- dimn.o che non si debbano trascu,rare i contributi che ci vengano dal passato. L'Italia agricola e il Risorgimento Prima del Risorgimento i motivi comuni del1 'osservatore riguardo all'Italia agricola erano la ammirazione per la ricca spontaueità produttiva e il lamento per la trascuranza in cui la lasciavano la pigrizia e l'ignoranza degli abitanti. • Non si può dire che questo giudizio sulla ricchezza naturale dell'agricoltura italiana fosse errato : ma ha le sue ragioni, nei tempi ~ossia sussisteva iu relazione con la minore ricchezza e capacjtà produttiva degli altri paesi. In soli trent'anni l'equilibrio è mutato perchè l'economia agricola italiana non si è sviluppata nella stessa misura delle economie concorrenti. Il problema del disagio delle plebi rurali alla sua volta che nel frattempo è veuulo a complicare la situazione non deriva da un capovoigimento <li condizioni obbiettive, ma dal n_tigliorameuto generale delle condizioni spirituali promosso dalle nuove esperienze politiche a cui il -popolo si trovò ad assistere. Le classi povere raggiunsero cosl una chiara consapevolezza della loro inferiorità economica. Tali considerazioni spiegano e criticano if_.sòverchio pessimismo che andò prevalendo in Jtalia dopo il '70, quasi la costituzione dello Stato unitario si fosse risolta in un danno economico. In realtà negli anni del Risorgimento il progresso agricolo non fu trascurabile: basti ricordare il grande vantaggio della eliminazione delle barriere doganali tra regione e regione, e Io spirito d'intrapresa manifestatosi nell'esecuzione di Opere come il canale Cavour, il canale Villoresi, le grandi bonifiche ferraresi e veronesi, l'impresa Cirio. Il probl~ma è di continuare nella stessa misura in cui lo sforzo di miglioramento è compiuto nelle nuove terre che partecipano ai mercati mondiali con i] vigore che viene dalla loro giovinezza. E anche il malcontento popolare 11011 sarà pericoloso se indica l'aspirazione a un riqnovamento economico ~nalogo alla profonda trasformazione politica avvenuta in qt1esti anni in Italia. L'Italia nel nnovo f>quilibrio europeo Mentre l'Italia doveva superare le difficoltà e i disordini connessi con la sua rivoluzione politica, l'Europa godeva di una relativa tranquillità generata dalla profonda pace e accompagnata da prosperità materiale, sviluppo delle scienze spe· rimentali e riforme economiche interne. Ne dc~ rivò un'esuberanza di capitali che in pochi anni, dedicandosi all'agricoltura, la ridussero in grru1 parte a cultura intensi va. In Italia invece, alle ripercussioni economiche delle guerre cli indipendenza si unirono alcune gravissime difficoltà obbiettive: il brigantaggio mise in forse le condizioni di sicurezza pubblica che sono indispensabili per lo sviluppo dell'agricoltura; la vendita dei beni demaniali sviò i capitali dai miglioramenti dei beni rurali suscettibili di cultura intensi va, assorbendoli in nuove culture estensive; infine tre malattie decimarono le fonti principali della nostra ricchezza agraria: l'atrofia dei bachi da seta, la crittogama della vite e la gomma degli agrumi. Proprio mentre queste ragioni accennavano a scomparire si ebbe la grave crisi del deprezza,. mento dei prodotti agrari, provocata dalla concorren1.a delle produzioni di altri paesi sui mercati esteri dove regna va un giorno quasi sola la produzione italiana, la surrogazione industriale (ossia la miscela di alcuni prodotti italiani superlativi che erano ritenuti insostituibili con prodotti esteri di minor costo), infine dall'abolizione del corso forzoso, provvedimento cbe si deve giudicare ottimo in sede di finam.a ma che aumentando il valore reale dei salari e quello dei prezzi non nella stessa misura diminuiva l'utile sulle vendite e si risolveva in un danno per i proprietari. L'enormità delle imposte prediali che il nuovo Stato dovette applicare si risolveva in un altro ostacolo pennanente per la nostra economia agraria. Rimedi Tre scuole diverse propongono ai mali dell'organismo rurale del nostro paese diverse soluzioni. Per la prima il problema è sopratutto un problema tecnico di coltivazione, per la seconda si tratta di instaurare una legislazione speciale del lavoro agn,rio, per la terza, che è la scuola pro- . tezionista, l'esigenza è di proteggere la produ· zione agraria nazionale. L'aspetto agronomico dèl problema è il¼ realtà dominante.: alla povertà dell'agricoltura gioverebbe invero una migli~re conoscenza deJla tecnica agraria, 1'istituziolle di scuole, la propaganda della stampa. Sènonchè la povertà del! 'agricoltura non è un effetto, ma una causa. L'istituzione agraria potrebbe essere efficace soltanto quando fosse superata la deficienza dei capitali applicati all'agricoltura; e si abbandonassero i pregiudizi e le idee storte non solo di indole agronomica, ma altresi di indole politica per i quali certo non basterebbe una scuola tecnica di a9ricoltun,,. La legislazione sociale Anche la povertà dei coltivatori è una grave piaga, ma 1a legislazione sociale nasconde peri• coli assai gravi. Intanto giova notare che il gros· so proprietario rurale in Italia è un 'eccezione e il numero dei proprietari è calcolato a quasi cinque milioni; tra questi proprietari, predominantemente piccoli e medi, ve ne sono molti in condizi01:1ipeggiori dei coltivatori non proprietari. Uu intervento statale in regime di contratti incontrerebbe. difficolt.à che la burocrazia non saprebbe superare e produrrebbe conseguenze assai diverse dai propositi. .1n Italia sono applicati tutti i tipi possibili di contratti agrari in relazione con le diverse condiw zioni di suolo, di clima, ecc. Una mutazione di coltivazione vuole che cambi il contratto oppure si va incontro a danni non indifferenti. I tre tipi predominanti di contratto sono la mezzadria, l'affitto e il salariato: ma ciascuno di essi è ricco di un1infinità di varianti. E' lecito chiedersi, prima di dedicarsi a pericolosi esperimenti, quali criteri seguirebbe una legislazione sociale promossa per opera del governo. Per esempio, intorno alla mezzadria sono state ... proposte infinite questioni. I sostenitori di questo sistema affermano che se ne ottiene una produzione agraria modesta ma costante e ne risulta il vantaggio cli una popolazione campagnuola tranquilla: citano a conforto gli esempi della tranquillità politica della Toscana e delle Marche. Risponclono i detrattori essere la mezzadria soltanto compatibile con la cultura promiscua, che è cultura antiquata; e costituire un perpetuo ostacolo alla specialiZ?.azione della cultura sia per la impossibilità delle spese di impianto, sia per il maggior rischio che ne verrebbe al contadino il quale non vuole assoggettarvisi. Che cosa dovrebbe fare il governo cli fronte a queste opinioni contrastanti? favorire o combattere la mezzadria? Questa domanda 11011 sussiste per chi si renda conto delle condizioni reali del problema agrario. La mezzadria ha i suoi pregi e tra questi non bisogna dimenticare il beneficio di far sorgere le abitazioni coloniche che oggi \11a11cano;in certi casi per l'intelligenza dei proprietari e la diligenza dei coloni è riuscita a promuovere note-- voli miglioramenti terreni, ma per dare i suoi frutti 11011 può essere imposta per legge; va applicata liberamente secondo contratti di volta in volta adattati alle realtà e segt1endo l'utile degli interessati. Non si potrà mai imporre la mezzadria ai fondi irrigui a coltivazione intensiva perfezionata. Cosi delle varie forme di affitto è certo deplorevole l'affitto-appalto che si risolve in una speculazione, ma questo sistema è pure il solo, data l'inerzia di certi proprietari, per non aumentare la superficie dei terreni incolti. Utilissimo sarà in certi casi l'affitto che ha carattere industriale e che consiste nel far valere il fondo altrui con capitali propri. Il piccolo affitto poi adatto alla I .. coltivazione specializzaUb_d'!_v'essere regolato pnl· dentemente nella sua durata e questo mal sarebbe provveduto dalla legge. Lo stesso si dica del salario : se fosse stabilito un minimo molti proprietari si troverebbero a non poter più far coltivare. Le condizioni dei coltivatori miglioreranno col migliorare della produzione. L'opera del governo sarà provvida se si limiterà a parificare effettivamente il popolo del.la campagna al popolo della ciltà facendo rispettare i provvedimenti generali di igiene e di sicurezza pubblica, per questo fine, anche col! aiuti •finanziari. Protezionismo La tenden,.a protézionista è stata favorita ~- cialmeute dal crescere della produzione e della esportazione americana e russa, e dal fatto clae queste nazioni hanno incominciato a instaura.re un regime protettivo. Bisogna avvertire che tale giustificazione è aG· solutamente illusoria. In paesi di enorme gra.adezza co~e gli Stati Uniti e la Russia il sistema protettivo è assai meno esclusivo: è CODI.e un carcere ,costituito da un'intera ptpvincia i»- vece che da una cella. Il protezionismo non può difendersi in Italia: esso sarà osfacolato dall'esercito innumerevole della democrazia operaia e la nazione potrà ugualmente difendersi dalla concorrenza americana perchè essa è esportatrice più che importatrice di prodotti agrari e anzi per l'appunto dt prodotti come sete, oli, agrurtli, canapa, vill.G-, bestiame bovino che difficilmente potranno C!r sere sostituiti dalle produzioni di altri paesi. Il pericolo è soltanto per la produzione dei cereaJ,i, ma è un pericolo che finisce col giovarci. Nella nostra penisola infatti la coltivazione dei cereali è praticata su terreni troppo estesi e talvolta non adatti e bisognerebbe limitarla medill.ttte la sostituzione di altre culture più redditizie. In. tutti i casi non bisogna con l'espediente, del protezionismo rifiutarsi alla lotta: se ci si vu.lc garantire per il futuro bisogna che la llO&Ull agricoltura migliori i propri sistemi. (Contin1<1l). PIER□ Ei□BETTI N Editore TOl:mm - Via XX Settembri!!,BO SONO USCITI: LUIGI SALVATORELLI NAZIONALFASCISMO L. 7,50 SOUMAIUO: Introduzione - L'incubazione fascista _ :C.ineamenti del Nazionalfascismo - La marcia su Roma - Il fascismo al potere Nazionalismo e fascismo so1{0il prodotto di una psicologia precapitalistica: intorno a questa tesi il Salvatorelli elabora una critica organica dell'immaturità dei conservatori e dei socialisti nella storia ) del dopo-guerra MARIO VINCIGUERRA Ili FASCISJV1O VISTO 0A Or,1 S01.JITA~IO L, 5 SoMMAnro: Uu po' di luce sul fascismo - Il fascismo attraverso le elezioni - Parentesi dottrinaria _ It Mito della Destra storica - Come siamo arrivati alla rivoluzione fascista - Il fascismo e la minestra di lenti. In questo libro si cerca dì individuare alcuni momenti caratteristici della storia del fascismo e di valutarli entro il quadro della nostra storia nazionale. Chi scrive è un solitario senza cipigli, per salutare abitudine di studioso; non si diletta in ruggiti leonini nè in apocalìttismo, ma guarda la realtà politica coa occhi suoi, con animo scaltrito all'esame dei fenomeni storici

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