La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 12 - 1 maggio 1923

50 sa aìla categoria de.Ile nazioni bisognose di ri- ,,olgìmento, come l 'ltalia, perchè anch'essa aveva meno capitali dei sttoi bisogni. Dunque, alleanza con la Germania. La quale alleanza, come spiegaYa una Yolta l'ld.ea Naziott.a.le, non era puramente contingente, occasionale e temporanea, ma si fondava sopra dati necessari e per- ~nanenti : era i11somn1a,qualche cosa d 'inunutabile ed incom1ttibile come una idea di Platone. Alla vigilia cl.ellaguerra europea il nazionalismo esercitava in Italia una forza d'attrazione non trascurabile. Molti italiani, che non prendevano troppo sul seiio la • dottrina nazionalista» e neppure i suoi predicatori, trovavauo tuttavia che questi compivano funzione socialmente utile reagendo, sia pure con eccesso, contro la democrazia lllRSSonic:a e francofila, e couÌro il demagogisìno di piazza, in cui troppo facilmente cadeva il partito socialista. E così eran tratti a guardare con una certa simpatia il moYimento. Tra Frctncia e Ger1nania. La guerra em·opea venne ad offrire al uazionaliswo italiano una magnifica occasione per affermare la propria dottrina, mostraudo nei fatti la riprova cli questa. La Germania scendna in campo contro la Francia e l'Inghilterra. Era la famosa gerarchia europea che veniva 1ue~a .in causa; era l'occasione bramata per rivoluzionarla e • portar su l'Italia•· La linea di condotta di questa. era dunque - per il nazionalismo - indicata senza contestazione : contro le nazioni , capitalistiche • occidentali. 11 primo impulso del nazionalismo fu infatti per 1a guerra a fianco della Germania, ed è rimasta ceiebre l'invettiva dell'Idea l\ia.ziouale contro il « sentimentalismo austrofobo , . I gregari si pronunciavano ·chiaramente, anche dopo la dichiarazione di neutralità. Ma i leaders, più prudenti, non si erano compromessi in formule troppo definitivamente impegnative. Sotto la veste di teorici dogmatizzanti c'era in loro - o almeno in alcuni di loro - stoffa di uomini pratici; e quel fiuto che li aveva condotti in parlamento e alla direzione di un gion1a1e quotidiano, li avverti ben presto che governo e paese non erano sulle direttive della guerra imperialista che sola avrebbe corrisposto alle loro teorie. E allora che fare' La « dottrina nazionalista• avrebbe forse imposto di battersi fino all'ultimo per le proprie idee, di tentare con ogni mezzo di trascinare il paese sulla via gittdicata unica giusta. Ma sarebbe stato troppo sforzo d'eroismo, per il momento, riguardo al Mcditerraueo. Invece della egemonia franco-inglese, il nemico fu il pericolo germanico. Qui lo zelo dei neofiti passò spesso Ja misura : quelli che avevano sempre proclamato come la francofilia fosse la sifilide dell'Italia scrissero articoli per dimostrate come i democratici francofili fossero illllocenti come bimbi appena nati, di fronte alI 'indurimento antipatriottico dei germanofili. E questa Germania che, come sapete, era aUeata naturale, necessa• ria ed eterna dell'Italia - cosi com'è naturale, necessarioed eterno che due più due faccia quattro - divenne colei • che dal '66 del secolo ava~ti non aveva ces63.to n1-aila sua guerra " - naturalmente a danno dell'Italia, come provano le vicende di Venezia e di Roma - ; ma che d.:ico dal 1866? • da due millenni e più un 'antitesi esiste nel centro della storia d'Europa, quella tra il pensiero latino e il pensiero germanico •. Antitesi, questa, del pensiero latino e del gcrn,_anico, che, inteso su la bocca del realistico e francofobo nazionalismo, dovette far esclamare a qualche vecchione 33 il < Xunc dimittis servum tuum, Domine,. La guerra 1·eazionaria. Eppure - nonostante i ripieghi pietosi e le goffe capriole con cui la polemica intensiva del nazionalismo cercava di spiegare come e qualmente l'Italia, nazione dinamica, dovesse -schierarsi a fianco dell'Inghilterra e della Francia statiche., contro la dinamica Germania, per con• sen·are quel sistema europeo, che, secondo il nazionalismo di qualche mese avanti, avrebbe dovuto essere distrutto - nonostante, dico, tutta questa polemica da mozzorecchi, il nazionalismo italiàno avrebbe potuto con qualche ragione sostenere ch'esso rimaneva fedele al suo spirito interno, se non alle sue tesi politiche. Quell'atteggiamento demagogico con cui esso si era presentato nell'agone politico, non era puro espediente pratico ed occasionale, ma rispondeva invece al suo carattere più profondo. I nazionalisti erano essenzialmente una piccola minoranza, ben decisa a divenire padrona, ad ogni cost9, della vita pubblica, violentando la.resistenza passiva della maggioranza. Occorreva a loro, per questo, la sospensione dei rapporti politici normali, la lotta rivoltosa, il colpo di mano a danno dei poteri costituiti. Ed ecco, la propaganda per la guerra intesista fornire a loro l'occasione di tutto questo: l'occasione di scendere in piazza, di ,esautorare il parlamento, di dominare il governo, di stabilire insomma 1a ]oro dittatura, a favore della propria for7,apolitica e di quegli interessi economici di cui erano aperti sostenitori. La rh·oluzione reazionaria e plutocratica : ecco quello che offriva la guerra al nazionalismo italiano. Tuttavia, da solo esso non bastava all'impresa. :\iinoranza, cercò altre minoranze, decise, come lui, a prepotere. Trovò i repubblicani, ben LA RIVOLUZIONE LI11ERALE lieti di rispolverare, dopo cinquant'anni di oblìo, il programma del , partito d'azione» : i sindacalisti-anarchici della settimana rossa; i veti transfughi del socialismo, che avevano bisogno di qualche altra cosa per far fortuna; quei radicali che, impazienti di non essere stati prescelti da Giornuni Giolitti, volevano gustare la torta del potere, e scnrire, insieme, il 'Grande Oriente francese. Tutti costoro si trovarono, si squadrarono, si pesarono, conclusero che si poteYa mettersi insieme per l'unica vera rivolnzio· ne che valesse la pena cli fare: la conqttista del potere. E così dal nazionalismo nacque il 11azfrnal-fasci, ·1110, che nelle giornate del maggio radioso seppe persuadere il paese, piegare il parlamento. Era un nazionalismo più vero e maggiore, che, sublimando la sua intima essenza, si spoglia rn di tutte le scorie. Era la sottomissione del ·parlamento, la messa in disponibilità della costituzione, la dittatura militare e poliziesca, e, dietro tntto questo, « la marcia dei produttori >. Pnre 1a vittoria 11011 era completa. Il governo 11011 era in mano dei 11azional-fascisti, se auche ne subiva la influenza; il parlamento continuava a riunirsi, ·di quando in quando; l'ancieti régi.meJ almeno virtualmente, almeno in teoria, esisteva ancora. Il male non era che la guerra si prolungasse, poichè, anzi, < c'era urgenza di una guerra duramente combattuta » ; il .tnale non erano le offensive sanguinose e sterili del Car· so: e< quando ripensiamo a quello che avviene in questi giorni lassù, lungo l'Isomo ~ su! Carso,, scriveva il duce del ·nazionalismo dopo la offensiva più sanguinosa e più sterile di tutte, quella dell'ottohre 1915, < mandiamo un grande respiro di solJievo e ci sentiamo consolati •; il male 11011 era neppure 1 'accumularsi dei debiti, 1a <listrnzione.economica, poichè dieci lie!'erazioni di famiglie di produttori < non sarebbero bastate a promuovere nel mondo tanta espansione delle loro industrie, quanta dal solo nome dell'Italia ne avranno domani ,. No, tutti questi mali erano beni supremi. Il male vero era la permanenza, in Italia, del , Yecchioliheralismo di temperamento», del « regitue liberale :o, che impediva di prendere « disposizioni straordinarie ,, che riapriva il parlamento, non badando che « chi crei impedimenti, cHminuzioni, debilitazioni, si toglie via e si passa oltre »; che non s'ispi~ rava, insomma, all'esempio della già detestata « rivoluzione borghese gallica,, quando • anche là ci dovettero essere quelli che invocavano la concordia nazionale, ]a concordia dello statu quo, la céncordia del vecchio regime; ma i con• dottieri della rivoluzione, quelle furie scatenate, preferirono quella concordia dinamica che sola poteva creare e alimentare di fiamma viva gli eserciti <lella Francia guerriera e vittoriosa,., preferirouo cioè, il Terrore. Con più brevità, il capo del sindacalismo interventista - parte essenziale del nazional-fascistno - invocava con~ tro i socialisti italiani le , quattro palle•· LUIGI SALVATORELLI. IL MITO DELLA DESTRA STORICA Da un certo t_~po in qu.a è torna,ta di moda, .specialmente in alcuni circoli di -ilntellettuali, la Destra storica, e si parla dii, • tornate alla. politica della Destra •. Mussolini, con le sue spiccate qualità di rapido assol'bimento, ha prese però queste idee da ristretti circoli iutellettualistJi:, ed esse hanno conservato la loro fisionomia smorta di mgazze vissute in ambienti chiusi. Receuteme.nte un eminente intellettuale, un cultore di filosofia, tiilpmf. Giuseppe Rwsi, ha parlato con molto calore d.i simpatia di queste aspi,razioni verso la Destra storica, ed ha detto cose nucve sull'argomento, e che invitano .a:discutere. La Destra, che s:ii prospetta davanti agli occhi del Rensi è una grande Destra organica, esp•ressione compiuta dello spirito di conser- ,·azione e di autorità. Ma allora - si clomand:i. - c-ome esclude.re, da una grande Destra ca.siffatta, i cattolici, rappresentanti di una delle più grandi forre di conservazione e di autor.ità? Invece .i cattolici italia.~ che -=o entrati a far parte della vita, politica dello Stato, non vogliono 9aperne cli Destrn, e nella grande maggioranza tendono a sinistra. I.nvece si sono :;;chierati a destra, e sono stati accolti volentrieri dai vecchi rappresentantù della Destra, i fa.scisti, con i resti di programma sindacalista, con le nostalgie mamniane. Tutto questo è contra.ddritorio e non è adatto a formare una vera e grande Destra, pensa il Ren.&i. Ma nel pensare questo perde di vista la Destra storica. E' troppo poco, è troppo generico dire che Destra significa conservazione, e voler costituire la nuova-vecchia Destra su questo principi.o astratto. Di risolutamente ed o.stina.tamente antÌ!-canservatore non c'è che gli anarchici - i quali per altro sono molto più di quelli che fanno parte dei partiti anarchici. Ogni altro partito che accetta cli e.ntrare, volente o nolente, nei quadri della vita politica della nazione, ha per lo meno un seme nascosto di conservatorismo, che prima o poi sviluppa con lo sviluppo del partito. In questi temp'i, come negli anni t!'a il 1898 e il '900, l'Estrema sinistra combatte non per mettere ~n effetto la: rivoluzione, ma, tutto al contrario, per garantia-e a sè stessa alcune libertà stabilite dallo Stato, e che essa ritiene concultate. E' vero che in pari tempo essa lavora anche a distendere quanto più può lo spirito della legge, in modo da farci, én.trare una maggior somma di forze a,ncora irregolari. Ma questo è preai.samente il compito storico dei partiti di avanguardia, e il fatto stesso che uno di questi partiti preferisca d~ allargare gli orli delle vecchie leggi, piuttosto che rifiutarle senza discussione è ancora una prova che ha in seno qualche spirito du conservazione. Un partito logicamente rivoluzionario non chiede trasformazione, non chiede all'avversario « che si converta e viva» ma gli nega il dnrilto all'esistenza, nè più nè meno. Ma tali partiti sono sempre partiti, cli infime minoranze, appunto pcrchè sono logici. I partiti che hanno veramente influenza su~ de1;tini di nna nazione sono illogici, perchè si muovono sotto l'assillo di necessità storiche dominanti, fl11ttua;1do continuamente tra le aspirazioni e i sogni delle loro ideologie originarie e i bisogni delle masse che ingrossano e premono intorno a, loro steccati teoretici, chiedendo effettuazioni, immediate. Ed essi agiscono saggiamente ad essere illogici veFo la logica e logici verso la storia. Pe1'. queste ragioni quelli che al Rensi paiono attegg.iJamenti contra.d.ditori nel Partito popolare italiano, non sono tali che solamente di fronte ad uno schema. astratto dri· partito cattolico .ideale. Del resto, anche sU! questo campo, il Rens-i nòn spinge la logica fino alle ultime conseguenze. « Il para.do.sso della situazione attuale - egli dice - è che colom che hanno sempre forn:ito e dovrebbero fornire, con lo strumento della _religione un, contributo notevole all'insieme dei vari fattori che concorrono alla fonnazione della coscienza conservatrice - o.ssia i cattolici - •cedendo al mimetismo della moda. politica popolaresca dell'ora, contr.ilbuiscono invece potentemente all'opera. di turbamento, agi·- tazione, demolù1zionecli essa. Aflìnchè si ricostituisse u.na. Destra forte e ben compaginata, bi.sognerebbe dunque innanzi tutto, che i cattolici rinsavrisserd, che ritol'nassero alle loro grandii tradizioni, che non sii vergognassero del Sillabo •. Ma anzi, quanto più i cattolici volessero tornare alle tradizioni, tanto più si dovrebbero allonta.re da coloro che si prodamassero discende.nti della Destra storica, perchè le trad.icioni driquesta e le tradiaaoni, del partito cattolico storico sono tradizioni di guerra all'ultimo sangue. Il Sillabo fu precisamente l'ultima grande scomunica fulminata dal Pa.. pato contro l'eresia l-ibe-rale. E iJ campione dell'eresia liberale.era la Destra storita, finchè ebbe vita e ragion d'essere, cioè quando non era nè Destra nè storica. Già, perchè questo mito della Destra storica si è venuto formando quando il partito, al qua.le si alludeva con quella frase, si era sfasciato e non. contava pi,ù come una forza attiva nella vita polirt.icai del paese. Quando invece era parte integrante della vita politica, quando era vita e non storia, allora eSSd era beu altra cosa che un club di conservatori ideologi, dal programma inflessil:xiJe. Comri,nciamocol 1ocordare che la cosiddetta Destra nacque ... Sinistra, e si affermò alla Camera subalpina. non mediante u.na. ben.e ordinata propaganda di principi, ma, med:iante un'astuta e bene organizzata manovra parlamentare, che valse ai due capi-gru.~ che la diressero (Cavour e Rattazxi) =a iin-- finità dii vituperi. Durante tutto il periodo subalpino, la Destra ci fu, ma non fu quella che molta gente pensa, equivocando su quella benedetta denominazione della Destra storicai. La Destra fu 1m gruppo che nei pr.imissim,iJtempi ebbeuna posrizio.ne preponderante alla Camera, che era nettamente di,visa tra essa e la Sinistra repubblicaneggiante di Brofferio. Con questa Destra. parve che Cavour simpatiz.. zasse durante la sua prima legislatura; ma era piuttosto una fama. cli retrivo che lo cia:- coudava, e che molto gli pesava (si vedano i ricorcl1i1di Michelangelo Castelli). Ma si vide qualche an.no dopo che cosa Cavour pensasse e che cosa intendesse fare, quando riuscl a costituire un solido partito di governo che non fu nè Destra nè Sin,istra - naturalmente - ma una sinistra che passava dall'astratto al concreto, dalla teoria alla, vita. politica, cioè un centro sinistro. Questo fu il partito che creò Cavour e che lo sostenne nella lunga lotta. La Destra, la vera Destra, per effetto di questo profondo mutamento, che dette wia vera vita parlamentare alla Camera, rjmase assottigliata ed accantonata, ad una ala estrema, capitanata dal conte Solaro della Margherita. Questa destra rappresentava precisamente il contenuto ideologico del Sillabo e delle grandi tradizioni cattoliche, di cui ci parla il Re.ns.i; ma se quella Destra/ potesse ancora esistere, a noi sarebbe stato -ittnpossib.ile gustare le arcute dis..siertazionliifilosofiche del Rensi, pe.rchè il censore ecclesiastico ne avrebbe•proibita la stampa. • . L'Italia si è fatta co11:troqueste tradizioni e 3;l Parlamento italiano sii è sviluppato, si è cost-iituito, ha acquistata la sua fisionomia na.-. zionale battagliando contro la Destra fino a che non l'a.nnientò. Quando l'annosa guett'a fu terminata,, il grande condottiero si piegò su di un fianco, ancora tutto armato, e spirò. NOIL può cl,irs,i cosa Cavour avrebbe fatto della sua ma.ggioranza dopo ml 1861 ; può dirsi soltanto, e purtroppo, quello che essa divenne senza cli luii Distrutta l'antica e vera 0 Destra - la Destra temporalista che aveva sopportato lo Statuto - 1~ parte più moderata del Parlamento piemontese (per lo più funzionari ed ex-funzionari), si spostò a destra, incontrandos.i con tutti! gli elementi me- .no italiani delle nuove prov,incie, coloro che avevano accettata o subita, la nuova Italia. Al centro u.n'altrai parte dellai vecchia. ma.ggioranza, rimasta lì più che altro per forza d'inerzia ed incontratasi con una massa amorfa prnveniente i,n buona parte dalle pmvincie meridiikmali. Tra. questi e la Sinistra il cosidetto « quarto partito •, tutt'altro che omogeneo, ma corrispondente all'incirca ad un Centro sinistro. Tutto questo in modo molto ç_;ioticÒ.A ciascu~ gruppo non corrispondeva non cli,;::o u.n, progl'amma, ma neanche un .nucleo di idee comu.nm.A destra, per esempio, stavano ,iJnsieme un individuali.s-"ta classico, Ricasoli, ed un fervente statolatra, Spaventa.; l'uno e l'altro poi, fierissimi patrioti, unitari e assertori dello Stato laico, sedevano accanto a Minghetti, che cavava sempre in seno le sue « regioni », ed a Gustavo Cavour<e Pier Silvestro Leaparcli, con i loro amori temporalistici. I governi cli questo IJP..riooocon6inu.arono ~ ad essere governi d:iJ centro - meno un breve infelice tentativo Parini, alla fine del 1862 - con questa cliffere.nza.,che, mancando un centro compatto e disciplinato, e mancando un Cavour, i governi furono fiacchi ed esautor.ati. Ma la tendenza generale fu c\-1, imitai:e il « connumo • cavouriano, attira.udo le si- :ni<;tre nell'ambito governativo. Non si dimentichi che a far parte di mini.steri di cosiddetta destra entrarono fin cl.al 1862 uolllini spiccatamente di sinistra (Mancini e Depretis, nel primo gabiinetto Rattazzi). I tentativi non fecero che aumentare I.a confu.sione; ma questo non modifica- le intenzio.ai. In mezzo a questo caos vagavano - male o punto ascoltati, - alcuni dottrinari <E eletto ingegno (Spaventa, Jacini, ecc.), dai cui scritti si può veramente desumere una organica teoria di conservatorismo illuminato. Ma è una grande :illusione trasportare le idee di questJLemiinenti solitari nella storia della Destra. La storia della Destra è una « rovina mesta» ; la Destra storica è il 1nito sorto dalle macerie. M:\.RlO VINCIGU.E;RRA. PIERO Ei□BETTI - Editore T□Rll'IO • Via XX SEtiembre, BO USCIRANNO IN SETTIIYIANII: I du.i, st-adi ~ù. com,Pleti sul fem:rm.eno fascista: I,,urGI SALVATORE[,!,[ NAZIONALFASOISMO Lire 6 }ri.-.RIO VlNCIGUERKA IL F.ASCISMO visto da wn soltitario Lire S Dai /ranuninti appa:rs·i.in qu,esto ntu'l'ui.:ro i let• tori possono g-il<dicare l'i,n portanza singolare di q"esti volumi che saranno spediti, t1'tti e due franchi di porto a chi ci manderà subito vaglia di Lire IO. Saremo grati ai nostri lettori, che non conservano la collezione di "'Rivoluzione Liiberale,, se ci vorranno spedire copia del n. 33 dello scorso anno, che ci servirà a completare alcune collezioni.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==