La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 8 - 3 aprile 1923

b 3i sa-p'evole, cioè con.scia del suo e&Sere legata alle condizioni real:il, non arbitraria, condi2iana.ta, nelle sue possibilità, e nella dit'e1Jlone ed estensione di oirii movimento. La praxis e la lotta di classi nella storia Questa derivazfone, formazione e diitezJione essenziale del marxismo appare chiara ed evidente nella serie degli sc1Tutt:idi Marx ed Engels che precedono il Mawifesto dei comunisti. E sarebbe agevole, ma ci porterebbe nn po' per le lnnghe, il documentarlo con citazioni, fino a quella formulazione scultoria della filosofia della praxis che ci appare nelle vigorose glosse di Marx a Feuerbach. Dove il rapporto fra l'uomo e la realtà s~ riassume e s'impernia saldamente nell'azione, per la stessa reciprocità che viene stabilita fra il conoscere e l'operare. Per operare occone intendere la realtà (OSiSiaè necessaria una coscienza critica e storica del mondo), ma recipr=ente noru si .imtende la realtà se non operando su d:i essa : « i filosofi han cercato di i,iterfn·etare il mondo, ma bìsogua ca11giarlo ». Ecco la recip!rocità: occone, sì, interpretare per cangiare; ma occorre del pari cangiare per interpretare. La reciprocità dm queste condizioni e di questi presupposti non si può intendei:e se .non nella praxis che si ro- 'i..'escia. La realtà del mondo umano è nella storia. Ma nella successione delle età, onde questa è costituita, ogni età è come uu ponte tra due rave che resterebbe incompren.sib:ile nella sua esistenza e nella sua funziQne se non si vedesse al li là e al di qua di esso la strnda che ad e.."Somette capo e quello che da esso s'inizia e si svolge. Così la coscienza del presente implica ed esige due condizioni del pari : non soltanto, cioè, il passato, che del presente contiene le radici e le cause, le condizioni e i limiti; ma anche l'avveni;re, che del passato e del presente deve esprimere il significato ed il valore. Quindi la coscienza storica, sola coscienza piena della realtà umana, deve abbracciare nella sua visione tutta la storia, compiuta e da compiere, mirando ad nn orizzonte sempre aperto, che si stende indefinitamente nel futuro non meno che nel passato. Solo così si coglie la visione della umanità che produce e rinnova sempre se stessa, nel processo mfinito della praxis che si rovescia. Ma per ciò appunto per interpretare il mondo bisogna volerlo cangiare; ossia, secondo il concetto di Marx, solo nel rivoluzionario può affermarsi una vera e piena coscienza storica; giacchè egli solo, mentre non può e non deve rinnegare il passato, se vuol essere co.usapevole di se stesso e della sua a?Jione, cerca d'altra parte nel futuro lo svolgimento del presente, che ne deve esplicare il significato ed il valore; e solo per tal via può cogliere veramente la vitalità e forza creatrice della stessa storia trascon_<aa. Come aveva detto Bruno, bisogna saper vivere vivi gli' anni altrui ed li, propri; ma è possibile rivivere veramente gH anni altrui, solo vivendo i propri; è possihlle intendere solo rinnovando, nel cangiamento e dello sviluppo attivo. Sviluppo attivo: ecco la differenza dalla teoria dell'evoluzione. Lo svolgimento - in questa è nn prodotto passivo di un processo di adattamento; nel marxismo è una conquista attiva che si compie per via della lotta. Perchè per via de1la lotta? Noi possriamo chiarirlo mediante nn confronto con ciò che accade nello sviluppo organico e mentale dell'individuo. A ogni fase di tale sviluppo è necessario nn equilibrio, un assestamento: le forze attive si s.istemano in fornw; ma non si cristallizzano in queste; le fasce, che stringessero sempre a un modo il neonato che cresce, finirebbe per soffocarlo. Ora analogamente nella società umana si ha nello sviluppo che è sprigionamento continuo e progressivo di forze, ad ogni fase il bisogno e !a creaz;ione di forme d'assestamento. Ma queste forme rappresentano il costituirsi di interessi differenziati, ossia di gruppi, di ceti, di classi interessate alla conservazione delle forme e dei rapporti esistenti, il differenziarsi della società equivale ad una scissione o lacerazione interiore di essa, e tale appunto risulta allorquando forze nuove, sollecitate da un bisogno di crescenza e di espansione, si avanzano impellenti, rappresentate da cebi o classi, che non possono adagiarsi nella sistemazione precedente, ma sono interessate allo sviluppo e al superamento della condizic.ne esistente. La scissione si manifesta allora nell'antitesi e nella lotta che ne deriva; la quale è, sì, lotta delle forze d'espansione contro la costriziQne delle forme che ad esse contrasta; ma non è 1Sdtanto lo sforzo del puloino che rompe un guscio inerte, perchè è lotta con le forze vive di conservazione. Bisogno di nuo- ,·e forme contro resistenza delle forme già costituite, è un'antitesi e un conilitto che nella rea)tà si concreta in urto cli forze contro forze, cioè di classi contro classi : la lotta di classi per ciò appa,re, secondo la di- ,J ·.vti"t~~ '·"· •:,r; :"i ~ LA RIViOLUZIONE LIBERAI.iE chiaraziorue del Man,ifesto dei comuni,sti, essenza. del processo stòrico, e, nel tempo stesso, forza motrice dell9 sviluppo. Certamente questa, lotta apre la via a tre diverse possibiHtà : il trionfo delle forze conservatrici (con, la cristallizzazione della vita sociale in un rig:ido regime d-i caste) ; il logorio degli avversari ne!la ~otta (con la rovina dJiJ entrambe le classi, d1 CUl parla anche il Manifesto dei com,u,nisti); e in :fine, oltre questi due resultati, che non sono mai definì; tiv.il il caso più normale, -della prevalenzcdell~ forze d'espansione sugli ostacoli _e le resistenze, con la prosecuzione dello. sVJln,ppo storico della civiltà. Le forze produttive e la preminenza del bisogno economico Quali sono queste forze d'es,pansio.ne, che generano il progressivo supera.mento delle forme sociali già costituite? Sono tutte le ener!rie ed attirvità crescenti degli uominw, che si possono ricondurre tutte al concetto di forze di produzione, dalla cui espansion~ appunto risulta l'incompatibiJ.iità deHa i::ermanenza di forme convertite tm vmcoh, impacci e limiti, che urge spezzare e superare. Ma queste forze sono gli uomi1;1is_tessi, con tutto il complesso delle condi7,1om da loro create e dei bisogni crescenti che li sospingono. L'nmpulso allo sviluppo è sempre il bisogno, dal quale l'attivj,(à è destata ed eccitata; e fra tutti i bisogni ce n'è nno che è fondamentale, più generale forse e impelle'1,- te (.nel complesso della società, bene inteso, non in tutti i singoli individuro) <l.i, tutti g;l:i altri : ed è il bisogno e l'interesse economico. Ma questo bilsogno non è mai separato ed isolato dagli altri, nè dalle altre fonne cli attività; per:chè non è separabile dal suo oggetto, l'uomo, in cui tutte le esigenze, tendenze e manifestazioni della vita sn unificano in inscindibile rapporto di azionlÌIe reazibni. Non è dunque (come pur taluno crede abbia pensato Marx) lo strumento tecnico, fatto nel proces.so delle sue trasfonnazioni quasi il dio creatore o il demone dominatore della storia: separato dall'uomo esso diventa una categoria astratta ed irreale ,:inconcepibile neHa sua stessa esistenza, assurdo nei rapporti della sua genesi, del suo sviluppo progressivo, della sua azione entro la vi,ta sociale e la storia uma,na. Contro ogni scissione, alla quale tende la mentalità asti·atta di chi non intende la sfor'i,a e la sua concretezza, si riafferma qui il principio dell'unità della vita. Non qui sempre causa, là sempre effetto (come ben.,,e\- ceva Engels) : ma uno scambio dialettico ~ti.- cessante, nna reciprocità d'azione, che. dalle fals_edisgiu=ibni analitiche di qualsiasi teoria dei fattori ci riconduce alla sintesi di una co,ncezione unitaria. Qui è la vita reale; e là è la dissezione anatomli_ca, la quale ben ri'uscirà ad isolare un organo o un tessuto rendendolo morto ed inerte, ma nou ci darà mai il SiUO rapporto vitale con tutti gli altri e la misura della sua efficacia, che solo nello scambio d'azione fr,iologica e nell'itntimità del nesso funzionale con tutto iutiero l'organismo e con tutte fe singole parti onde esso si costituisce, poti·an risultare ed esser colti. Lo svilup]J'O dell'economi:a non si verifica e perciò non s'intende da solo, ma unican:ente intrecciato agli altri elementi della storia umana , allo svolgimento di tutti gli altri l::tisogrrie di tutte le altre forme di attività. Un esempio caratteristico Marx ed Engels ce lo presentano nella spiegazione del passaggio dalla comunanza primitiva dei beni cieli'orda e della gente, alla appropriazio• ne privata: il qual passaggio ci presentano successivo alla introduzione della pastorci:cie quando, rorto dalla convivenza familiare continuata il riconoscimento dei propri figli e lo sviluppo del sentimento paterno, questo impulso di preferenza opera come dissolvente della comunione dei beni, e determina la transizione alla proprietà privata e alla trasmissione ereditaria di padre in figlio. Un mutamento economico di capitalissima importanza qui si compie per l'aziioue di sentimenti morali: è un caso tipico cli quell'intreccio e scambio di azioni che non consente di desiignare come causa unica la così detta sottostruttura economica e come semplici effettriie riflessi prbvl di efficacia storica tutte le così dette soprastrutture. Ciò tuttavia non toglie la preminenza nell'azione storica del fattore economico; perchè fra tutti i bisogni umani quello economico è il più immediato e generale, il più pressante e forte, e come tale è decis.ivo nello sviluppo storico. Che significa questa qualifica di decisivo? Prendiamo a confrontarlo con l'azione politica. Certo il materiali.srno storico non nega l'efficacia di questa; ma la subordina a due cooow..ioni : che ella segua e costeggi la stessa via che percon-e lo sviluppo delle forze produttive; e che porli a soddisfa7,ione maggiore e più piena del bisogno econom.ico forze più vaste ed intense, che non siano quelle che per altra via e per diverso indirizzo (di conservazione o di innovazione) possano conseguire appagamento più adeguato delle loro esigenze che ne scaturiscono, o p,rilma. o poi è destinata a cedere o a spezzarsi; se vuol costruire senza il saldo fondamento o in anticipo sullo sviluppo delle forze produttive, l'attende il fallimento. Ecco l'enore delle due utop;ie (della reazione e del rivoluzionarismo anticritko), che consiste in entrambe in una soprnvalutazione o fede nell'onnipotenza dell'azione politica. Ecco il senso nel quale il momento economico è decisivo i,n confronto agli altri. Questo pr:incipib sLgnifica che la conoscenza critica della realtà è la premessa. necessaria ad ogni azione storica. Signitfica che il mateni.alismo storico è - come io credo di averlo definito con una certa esattezza - nna concezione critico-pratica. Dalla critica della realtà sociale alla praxis storica : questo cammino segna il surperamento dell'antitesi di volontarismo e fatalismo in, un concetto realistico e vti,vodella necessità storica. Tanto più real-istico e tanto più vivo, in quanto la formula sopra ennnciata Sii rovescia. nella s.ua reciproca; perchè se (come s'è detto) non è possibile cangi.are senza interpretare, d'altra parte solo chi vuol cangiare ed agire sa interpretare. Lo sforzo teorri.codel :filosofo è vano se non è accompagnato e sonetto dalla volontà d'azione : soltanto nella praxis storica quindi su compie e si saggia nella sua verità la critica della realtà sociale. Ecco la filosofia della praxis che s'i=edesima col processo della storia. E quanto siamo con ciò lontarui da ogni concetto di fatalismo e di automatismo non c'è bisogno d.> star a chiarire. RODOLFO MONDOLFO. Nota. - Questi rapidi cenni non intendono certo essere una· compiuta esposizione del materialismo storico; ma solo la dimostr3.Zione _..... per via della presentazcionedi taltmi punti essenziali - dell'errore, insito nelle interpretazioni correnti ed accolto e rinnovato anche nel1 'articolo di Gaetano Mosca. Per i lettori di Ri• -uoluzio11e liberale credo opportuno aggiungere una breve risposta ad tU1 1osservazione di P. Gobetti a mio riguarclo. Nel suo primo articolo su La nostra wltura politica (8 marzo r923), in un assai cortese accenno ai miei studi sul materialis1no storie~, il G. m.i attribuisce 1rna sfiducia nelle masse e una confidenza esclusiva nelle classi medie: nel che certo ,sarebbe una grave inconseguenza con l'interpretazione del materialismo storico che io sostengo, la quale propiio sull'azione storica delle masse deve imperniare il problema sociale dell'età presente. Ma in realtà - che io mi sappia - l'osservazione del Gobet- '0-ti ton ha altro fondamento se non il ricordo. di un mio scritto sul fascismo (lntrod-uzione alla raccolta degli studi sul fascismo dettati da rappresentanti dei vari partiti italiani), nel quale io, considerando che la forza ideologica e sentimentale del fascismo era venuta dalla adesione delle classi medie, vedevo e indicavo nell 'immwcabile futuro contrasto fra queste e i ceti plutocratici ed agrari quasi il reagente chimico della decomposizione futtua. In una critica del fascismo io nti ponevo un problema ùttenio a questo : la considerazione delle masse non c'entrava ancora, perchè, quando io scrivevo, queste erano ancora fuori della organizzazione fascistica, che solo posteriormente iniziava la loro inserzione nei suoi ranghi. PIERO li□BETTI - Editare TORINO - Via XX Settembre, 60 Usciranno entro I! 15 aprile: Collezione" POùElYIIG»E ,, N. 1 N. PAPAFAVA BA DOGLIO A OAPORETTO Lire 4 N. 2 u. FOR>!.ENTINI SINDAOALISMO FASOISTA N. 3 Lire 3 P. GOBET'l'I DAL BOLSOEVISMO AL FASOISMO Li,-e 3 Per gli abbonati alla RivoluzioneLiberale i 3 volumi Lire 8 Usciranno entro il 30 aprile: Bibliotecadellanivolozionellibettale N. 1 LUIGI EINAUDI OAPITALISMO E MOVIMENTO OPERAIO N. 2 Luwr SALVA'r0nELLI NAZIONAL-FASOISMO :Jn preparazione: CARLOCAnnÀe PIEROGonETTr ANTOLOGIA DEI PITTORI ITALIANI Liberismo e~operai Il liberismo ha dominato in Piemonte e in 'l•oscana come organizzazione economica di 1111a. lgticoltura fondata sulla piccola proprietà e llUlla mezzadria. Deve dimostrare la sua vitalità adattandosi alle esigenze dell'industria che sta creJ1udo naturalmente un'economia della fabbrica fondata su una rigida disciplina interna nei rapporti tra industriali e operai. Nulla esclude tttttavia che an~he l'industria si sviluppi liberisticamente dal punto cli vista dello scambio s~ si. vincerà lo spirito dilettantesco e parass1tar10_dello industrialismo italiano rivolgendolo alla sua funzione naturale che è l'industrializzazione dell'a-. gricoltul"a. Un esame di coscienza preciso ci conviucet·ebbe che la nostra politica economica fu sviata, prima che dalla mancanza di capitali mobili, dal dazciosul grano, il quale toglieva all'agricoltura ogni volontà di lotta, le impediva le neceSliane comunicazcionicon lo sviluppo dell'industria, e non le pennetteva di conquistare il suo posto nei mercati mondiali segt1endola logica delle sae attitudini alla specializzazcione. Solo per questi er:rori iniziali veniva alimentata tra i capitalisti del Kord la psicosi dell'avventura megalomane del mimetismo internazionale che ora è difficile estirpare per le correnti di interessi artificiosi che le si sono venute formando attorno. Un movimento operaio intransigente contro tutti i riformismi potrebbe segnare I 'iuizio della revisione e offrire i quadri per la lotta inesorabile del liberismo. Gli appelli dei liberisti ai consumatori e ai contadini cadranno nel vuoto come caddero nel passato. Il concetto stesso di cofisumatore è affatto piccolo borghese e le classi medie i11 Italia 11011 hanno mai -mostrato alcuna attitudil:le al1 'eroicità e al sacrificio politico: sono da un lato i delusi dell'aspirazione al capitalismo fatl.iti per la loro insufficienza, dall'altro le pseudo aristocrazie operaie esa1u-itesi nello sforzo di imborrrhesirsi. I contadini poi sono condannati rutila :toria a una funzione conservatrice: un'iniziativa politica che muovesse dalla campagna sboccherebbe in un tumulto reazionario per la impreparazione delle menti e l 'assenz.a di attitudini specifiche alla lotta politica: non importa che i contadini si elevino per operare, ma piuttosto che essi confermino nella loro pace e nella lorn rassegnazione le energie del futuro : tutti sappiamo che attraverso la selezione de1I1in1wbaname1ito si provvede a sostituire le generazioni cittaàine destinate ad esaurirsi rapidamente. Ora è nostra ferma convinzione che l'ardore e lo spirito cli iniziativa che condussero gli operai due anni or sono all'occupazione delle fabbriche non possano considerarsi spenti per se1npr~, nè le lusinghe della legislazione sociale e ~éollaì'i'ofàz'tbnìsm6 parassiltarib instaui-ato dai fascisti addormenteranno insidiosamente la sola forza viva su cui si possa contare per il futuro. Mentre in sede di coltura politica prepariamo intorno a queste idee centrali le nuove classi dirigenti possiamo concludere, confessando una speranza, __che il nuovo liberalismo dovrà coincidere iu Italia con la rivoluzione operaia pet· offrire ìe prime garanzie e le prime forze di uno sviluppo autonomo delle iniziative. L'Italia diventerà moderna rimanendo un paese prevalen.- temente agricolo : ma la nostra agricoltura povera ed arretrata deve alimentare per _prendere consistenza una serie di iniziati ve industriali non avventate, aderenti alla realtà, deve anzi essa stessa, come presenti il Jacini nell'Inchiesta agraria, divenire industriale. La rinascita moderna della nostra economia dipende dalla volontà di azione dell'avanguardia industriale (operai e intraprenclitori) del Nord che possoao offrire, essi soli, una soluzione unitaria del problema meridionale e liberarci dalla parentesi di politicantisn10 che fu durante sessant'anni l 'unico effetto palese dell'unità. Allora soltanto, predicando il liberismo, saremo ascoltati ed intesi. p. g. :Jn vendita Jfomettitniciratti llOMERO DIEIIERlìlE UOVE D DltnTO ALLA !tU8LA Sommario: E. C0DIGNOLA: Il problemadellano.etra swola media - P. G0BETTI: La letteratura italiana nei licei - G. GENTILE: La filosofia - L. GALANTE: Il latino - M. V ALGIJ>llG r.r: Il greco - F. SEVERI: La matematica - A. GARBASSO: La fisica. Prezzodelfase.di 32pag.8°gr.su2colonne Li,-e 2 nunlERO IliRIVOLUZIONE LIBERALE nrmmoAL mmMO con studi di M. LAMJlEl<Tr, A. M0N'l'I, A. VIGLON0O, P. G0DE'ITI. Lire 2 HUMtRO DIRl?~llll,BERnU D[Dlt. filPARTITO POPOLARE con studi di M. Bnosro, M. LAMBERTI, A. GRAllSG-r, P. GODETTI,A, MONTI,N. PAPilAVA e bibliografia. Lire I NUMERO DIRlfOLUl. llBERnlE rn1mo ftlttAZIOHAUSY.O con studi di V. CENTO,P. GODETTI,M. A. LEVI, L. EllilRYe bibliografia Lire I RUMERO DIRIVOLUllDnE LIBCRAU nrn1monfi.SORU con studi di E. BERTH, s. CARA.MELLA,. LANZILLO,N. SAPEGNo,C. SPELLANZON e bibliografia Ure I Diriue-re vaulia PIERO GOBETTI TORINO - Ula XX Settembre, 60

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