La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 6 - 15 marzo 1923

bi 26 sue virtù di conduttrice nella libera lotta e nel gioco autonOi!Ilo d,elle iniziative. Ma oon queste esigenze, con quesbi ,imperati-vi etioi inesorabi1i non pare affatto congruente la politica. prote1,icmista predlicata da Cor.radini. E il sindacalismo del Roccq col parla-re quasi burocraticamente di sindacati r,.esce di fatto ad annullare la. complessità delle iniziatrive e delle forre opere.ntJiJin nome di una generica moralità burO'- cratica mentre solo in regime di libera concorrenza l'economia italiana potrà esprimere la sua élite di produttori e di polittici. Praticamente il nazional'.Ìllm.osfociava nella campagna per la guerra libica ossia in un problema assolutamente inadeguato alla ninnovazione dello Stato e di fronte alla guerra europea non sapeva distinguersi da un g,enerico ~mperialismo. Cultura'.mente si l,i.mitava a rivelare un gruppo di giornalisti sveltii e abili, pra.tiici di problemi di politica. estera, ma sanza larga preparazione ideale. Più coerente ma più limitato crei na:<ionalismo fu il tentativo di Bergmann e di Caroncini di dare con la loro rivista Critica e aiione una coscienza cli classe alla nascente borghesia industciaJ.e e di risuscitare il liberalismo economioo inquadrandola :i,n un'etica severa e hellicosa che giust.ifìcò la· guerra europea proponendola come neceasità tli ci.n.,enti estremi e d~ sacrificio eroico. Ma ·per la borghesia italiana que.ste nobili ideologie si rivelavano anacronistiche. • Il mito cli riSOOSllaproletaria. ebbe pm vigorosamente e realisticam.entè i. suoi teorici in una pfrcqla rivista torinese, L'Ordine 11-:Uovo, che fu fon;e il piil curioso tentativo dii creare una classe dirigente che aderì= alle reali condizioni eco_nomiche del -proletariato e ne fosse l'espressione e il potenziamento. Le confuse ruspirazioni mess;aniche del bol~ceviinno :post-bellioo avevano ~ loro limiti nell'inesperienza. dei ca.pi. Preoccupaaioni estranee di unità di partite, e di riformismo, errori tattici del Serrati, deoenerazou'i l6caJ.i parassitarie impedirono la fo~ion.e dj un'aristocrazia preparata e di un mito rivoh~.zionariopreci.soche 1isolve8S·ela confusa situazione di illusione e di messianismo. I comunistù torine,,' trova.r>ono il loro ·anima.tare t il loro pensatore in Antonio Gransci che aHVa elaborato la sua esperienza fuori dalle preoccupazioni della politica. ufficiale, a contatto LOD le maestranze· nuove deUa più I moderna ind1'Stria. italiana., la Fiat, che contava il più bel frutte della sele:r;ioneoperaia co:i suoi lavoraton quali.fica.ti. Essi videro !'esigenze e tentarono :li provvecrervi oon una rivùsta di. cultura che s1 proponeva una specie di esegooi pragmatistica. C:el ma.rxismo e delia rivoluzione russa e affrontava con spirito di governo , problem,i conr creti del divenire della rivoluzione. Nei consiali di fabbrica tentavano. cli realizzare una. for- ~a. d.: ordine nuovo in rorganitizazione politica acerisse plasticamente all'o;,g.a.nizzaZil.oneco-. =mica, rispecchiandone le diifferenze,_f"":'n.done emergere spontaneamente , ,fatt-0n pm imp<,rtanbi e indispensabili, dando. a.Jl_a_classe lavoratrioe in lotta contro le veççhie ehtes la forn:.s. naturale di un esercito ca12acedi affrontare h battaglia e di trar profitto di un'eventu~e . v:troria. Kon è a ripetere qui come questo te;n·' tativo fallisse per la sua esiguità stess~, p~r ,!"' - incomprensione in mezzo .all_aqual~ s1_ t~;ovo, per l'immaturità del prol~rl.a.to ',~ali~no_ a smtenere il proletariato toz:mese. Ma e d~ver060 ricordare anche in mera sede di cultura questo, eh-. fu uno deali ep,sodi 'più originali •di pensiero ma.mista ~ Italia,, anzi forse il 'pdmo, tentat;ivo di intendere 11-l_arx·al di là deTI.ecaduche illt:ruoni icreologiche neLsuo significato d1 SUSC1· tatore d ·azione. Invece non è ancora possbile piiflare in_sede di cultura e di obbiettività storica del fas01smo, il quale ha risolto prima il pr<?_bl~~ad;. governo che il problema della su:a ident:t~. L_rnterpretazione comune (reaziòne ;,.1 miti anÌ!lpatnottic: e alle ebbrezze rivoluzionarie) ha un yalore pratico ,,,-1 è parso s'..b. qui desti_nato ~ far fort1:na, ma non presenta .alcun s.gmficato_ rn sedr., poìitica ,;love gli interessi _e la retonca do- ,-rebber-0 trasforman;i in situazwm stomche, Anch" finterpr~tazions marxistica (reazione _borgh"'80) è in.o.ifficiente e sp_iega "?lo poche a.tuazicni locali. Dall'interno 11 fascismo non_ ha sar,uto G-ompiere sforzi, -~oternli per ch1ar::IS1. Il richiamo alle élites mrntan che contmuano ad agire gu.errescamente quando la guerra è finita, i,iea d,' ~ia,chia,,elli ripresa da Pareto, ha_ 601tanto un valore psicologico. Dino Grandi_ ha e,;·, cato di spiegare il fascismo con la corunderazione missiroliana delle idealità democrat1ch~ ,:lei dopo-guerra, con le evo!uzioni delle class1 medie e genericamente col fenomeno del colle l;,orazionismo di cui egli accetta l'analisi s-ugg1cstiva offerta dal F~rmentini. Il nuovo g-0- , erno avrebbe dUJ1que 1n un certo senso 11comp:w intravvisto per la prima volta dall'abborr:t,,, Kitti, dovrebbe conciliare le antitesi con un& scaltra 1X>litica democrat·ca. Le anstocrazie militari la pensano diversamente ~ non_ da c,P~i vanno agitando lo spettro della tJranmde. L,-nz:illo identifica invece il fw:,ismo col sindacalismo ,.,,reliano. De Stefan.' e Rocca ne fannry l 'u.!t ma ;incarnazione del liberismo. Mus-• per non venire a.i dilemmi inesorabi1i, , .,cidere di volta in volta il fascisrro con _.rie vibrazion: del suo t-empera.mento. Tutw ciò è periettamente estraneo alla cultura politaca, Kon mette conti> di esaminare Ja letteraLA RIVOLUZIONJJJ LIBER.ALE tura nata dal .fascismo sin qui. Senmi.chè la realtà.. ,di oggi può oompromettere la cultura e J,, realtà di domani. L'abolizione della lotta politica nell'esaltata unanimità delle folle è uu regresso evidente se si pensa che non si possono ela.borare idee politiche quando gli uomini ohe le pensano sono soffocati. D'altra parte il fallimento desolante di tutti i partiti attuali, l'i:i,- capaoità rivelata da comunisti, popola.r,i, sooiahst1 sembra proporre con allarmante urgenza la nwessità di rifarsi da prinoip.io. Bisogna che l'opera di critica. si possa svo1gere integralmente perchè si formino e oo dsfferenzi.ino le nuove élites. La palingenesi delle classi medie è un fotto provvisorio nella vita italiana dove non può tardare l';ntervento. dii forze nuove -, -ii nuove pos-izioni politiche. Altrimenti avremo a breve scadenza una lotta esasperata per le oond,zioni di libertà più elementari. Qui ,a.)la nostra indagine obbiettiva ;.restano estranee le va:- h,tazioni di bene Q dli ,na.le. Ma la cultura polit,ca si può svolgere solo attraverso la lotta p<'- litica e la lotta politi'ca nel mondo moderno ha la sua prem= necess,airia nella libertà. Vedremo quali effetti avrà avuto il fascismo per questo aspetto in Itail,.ia, ossia in uu paese che ha. superato a stento il brigantaggio e l"èra dei mazzieri oonquistjLildO molto tardi., col suffragio univeraale, le premESSe fodispensabili della lotta polì.tica. '.Ma per noi chi vuol rispondere sin d'ora ha in mano i documenti. PIERO GOBETTI. LETTERE SCOLASTICHE I. SC<JOLRLIBERRE RIFORMflSCOL1\STIC1\ Caro Gobetti, nel numero 16 di • Rivoluzione Libera.le , io pubblicavo nel 4-VI-22, una nota intitolata «Là scuola normale » in cui esponevo per brevissimi ~i alcune idee mie, che ri~ardavano, oltre 1-, questione precisa della scuola magistrale, anche d più vasto problema della riforma della nostra scuola media ed elementare. Quella noticina solleva.ya. '10 stupore di J ean Paul della Nostra Scuola, il quale in uno stellol1Cino della sua rivista, il 30-vr.22 dicli.arava di non capi.re certi punti della mia nota, o, per lo meno, di non corudividere cer-te idee in quella espresse. A ntiguelfo su La Ri-voluzione Liberale, òo su la Nostra scuola stessa ci argomentammo di dissipare lo stupore di J ean Pa.ul; ma J ean Paul e Antiguelfo, dopo essersi bene bezzicati e speronati, si voltarono ;1 codrione e la lasciarono lì, mentre io, provatomi a ragionare più pacata,mente con l'.avversario. mi avvidi tosto che la nostra discussione a ~ avrebbe approdato, perchè insomma di noi due uuo ragionando aveva jn me~te una cosa, Paltro un'altra, anvi, uno pa.rlava una lingua e ~'altro un'altra; per cui, sovvenutomi il detto del nostro Alfieri, il quale sole-va non disputar mai se non con gente con cui/ fosse già d'accordo, troncai la schermaglia con J eaml Pa!lll; e torno or:a a riprender la discussione qui con t.e, con cui mi trov.o già preventivamente d"a.ccortlo, e con cui ·panlo la stessa lingua, il piemontese, la /,ingua. pad,,re. • adagio si vada formando anche qui l'unanim:,tà circa l'idea cli sottrarre all'azione diretta dtllo Stato l'esperienza e la. pratica delle riforme scolastiche. E questa ,appllllLO è la via buona .. Lo Stato, come tale,· non d~ve ]wi. con gli organi· suoi im• piccian;i di rifonne, (e del resto, se ~i bada. bene, non !"ha neanche fatto maà) : solamente • déve lo Stato permettere che i privatr escogivino queste riforme (il che nessuno Stato ha mai potuto vieta.re) e, di più, deve lo Sta!;o, se è liberale, permettere che i privati liberamente esperimentino codeste .11iforme,e, magari, favorire quei privaihi che a lui paian mt?- ritevoli della maggior .fiducia. Messa. per questa via la questi•one della riforma scol,astica, ognuno vede co1.ueessa in Italia possa venir praticameut-e risolta. Lo Stato deve sempl.\oomente rinunziare al suo monopolio scolastipo, frutto di una politica laica, la ouale ora.mai ha già da,to ·tutti i frutti che poteva dare. Al quale monopolio può rinunz,iare: J .) smontando la grande macchina della swola r<gia, ;dJella scuola di Sta.to (soppressione di scuole governative, a.bolizione delle regifìcazioni, sempilifìcazione, fino all'abolizione, dell' amministrazione scolastica. provi,nciale), 2.) abolendo l'istituto della lioen;:a (svaluta,zione dei titclù, esame di stato come 11mmissioneall'università e alle carriere). S'intende così che, instaurato una volta codesto regime di libertà scooastica, lo Stato,. e più precisa:mente, il Ministero della Pubbhca Istruzione non deve più occuparsi di riforma della, scuola., nel senso di elaborar cllis-e;;niper la modificazione o il rinnovamento di questo o di quel tipo di scuola; a questo attendera,n~o i privaii (indi"'!dui, corporazioni, enti !OCaJl!i), i quah, n.on i:,iù costretti a uniformare la propria ,attivi•tà educativa -a:i paradigmi statali, ~perimenteranno libera.mente, in conoorrtm~a, riforme, programmi, metodi, con l'unica mira 4i conquistarsi, non privilegi e facolt,à da parte èello Stato, ma favore e frequenza da parte del pubblico. Prima cosa ch'iQ dicevo in quel tale a.rtico4, letto era questa, se ben ricordo, che, a propo~ sito di riforma della scuola, la norma da seguirsi nelila discusslione e nella pratica. non doveva e§Ser .quella di occuparsi di riforma della scuo~a, ma quella di -0ccupars, di r.'f=a dii wn.o scuola, di una normale, di una tecnci.ca,ecc. e. siccome su questo punto era scivolata via l'attenzione del mfo contradditore, oosì nella mia replica su 1Yostra scuolq., il lugli,o '22, io ve lo richiamavo sopra espressamente; perchè rr;, pareva che questa fosse qnistione·no.n secondaria ma pri!Ilci.pa.le,e che procedere non si Potesse se non quando questo punto fossa stato posto bene in chiàro'. Ma J ean PcJ:11l aveva frett1 d.i passar oltre, e, avendomi d'ato su questo :r<iguardo, sbà.da:ta:mente, ragione così tanto per acoontentarmi, m'invitava a veni![' ad un altro punto, che a, -lui, aillora, p-remeva di pjù_ Ma io· sono ancora fermo là e voglio, prima di muovere un altro paa;o, ri'b~di_r quel chiodo; antj., io penso, per meglio chiarir la mia ide~, d1 òfarmi più in su e di porre quel punto 1n rapporto con tutta la questione della riforma ef,eUascuola e con l'altra questione della libertà • il/1/nsegnamento. Da quando io ho cominci'ato a intendermi e a interessarmi di scuola come studente prima e poi come insegnante, i~ ho sempre inteso parlare ci,i riforma della scuola in genere, della scuola media in particolare; ma di questo gra.n parlare ch'io i:Iltesi, l'affermazione che m'è rimasta più in mente e che trovai, quando l'inLesi, più ragionevole fu questa: uche tale _r1fo:ma 1n Italia era urgente sì ma ancora nnmatura,. Si diceva oosl Circa vent'anni fa, allorquando le discussioni s'eran rinn?vate pit~ fErvide grazie all'opera della federazione degli insegnanti sorta pur alfora e piena di idee e di viPore e fu gran forl,una che quella sen1,enza O ~n~locutoria allora prevalesse, percbè, non essendosi pur con l'urgenza, nel ventennio, fatto nulla di irreparabile nel campo delle riLo Stato penserà a far andar bene, se potrà, 11:scuole .che esso ancor;a ai sarà conservate, e _ 1questo è il punto -- se von·à incapvnirfi a sperimefi,tar hri, con i suoi organi, de-i nuovi sistemi scolasti:ci, 11\on dovrà - e non potrà, più - allestfre disegni di riforme generali, da ap· plicarsi estrinsecamiente e per legge, a tutte le scu.ole d1; qU,el tipo esi,tenti nel reg11,o, ma ~ dovrà contentare di sperimentare, come un pnvato qualunque, con i mezzi di cui dispone (uomini, denari),quella riforma, :in quella sua scuola, con q•uegbi uomini, che crede~à adatti a ciò. Ed anche questa ridotta a.tbività, riformaJtrice lo Stato la dovrebbe esercitare solamente qua11do e dove a:~e riforme non attendessero i priva.ti da sè, o per manco di capacità o per manco c!Jiiniziabiva, il che, per ora e per un pezzo, in Italia non dovrebbe succedere più. . forme si, permesso alla quootione di maturare, ai te;,pi di mutarsi, alle idee di convenientem<ente chia6rsi. .E intanto \a questione è divenuta un"altra, Of;6ia, è ancora quella ma la si chiama diversamente, non più quesl,rJnf del~o rz/f)rr,w ,w~lalitico, ma sì questionJr, dPl/a librrtà scolnst1ca. La questione, ~ipeto, è la _stessa; solamente che mentre vent· anni fa si d1ceva: • lo stato deve riformar la scuola in genere, la secondaria in particolare, in qUhSto o in quest'altro sensca, e, se il senso era diverso per i molti i. d.entico per tutti era il c,.oetto che la riforma doveva farla lo Stato, ade9SC invece si ,jice. ,,ilo Stato deve dare a,'Ì riformatori della scuola libertà d~ azione•: e se perdura fra i riicmnatori ;il dissenso circa l'indirizzo e il modo delle riforme, mi par di vedere invece che, adagio Ma quel che è essenziale è questo, che la questione del/e, riforma della sc-uola è tutta contem1ta nella questione della libertà scolastica, e che q1w1,do veramente lo Stato ,·ogUa mettersi per questa 'l."l.acleve inimedia;tamien,te cessaired1. legiferare genericamente di riforme scolastiche e did<1ttiche, e che quanlti sono veramente convinti della necessità della scuola libera devono ceswr dall'invocar dallo Stato la riforma di quP:sto o di qurl tipo di scuola, e devono rifiutarsi di Cf)lloborarr con lo Stato, se questo 1.'0lesse, nfl!a l}llr.t i111con.srg11e11za,mentrr lalI'.'Jisce a varolf una libertà, vinlarla nei fatti, coll'imporrr, rr rhi noni vi r:rrdl', un(( ri/nnna congegna'(( dtt!Jli organi yovenwtivi. Ecco perchè io, mentre fui favorevole alla r:forma. Anile per il cosidetto Esame di ~tato, e mentre collaborai modestamente, privatamente, gratu,tamente, a 4uella rifoTma_, poi invece mi ina,'.berai quando intesi ch,e Amle vo~ leva sfornare in pa.ri tempo con l Esame d1 Stato anche la rlfoTma della Scuola Normale; ed f""CO perchè anch'io mi stupii quando vs"c!Ji i redattori de Lri nost.ra sc-uo/a, ocnvinti assertori, dicevan loro, della libertà scolastica, oollalxrnare ad un atto che aboliva di fatto la li. bortà scolastica., e di•fendere una riforma che, sfl.za entrare nel merito, non doveva in regime r:i libertà scolastica, esser d;i pertinenza. dello Stato, o per lo ·meno n-0n doveva più essere nè generale nè obbligatona. Ma il mio stupore è venuto meno quando ho letto nel N,o del novembre u. s. di La nostra scuola l'inno che il Casotti levava ali vi,ncitori del 28 novembre, e dii questo a.lleluja specia.1m0nte il passo che incomi.nc;ia con: • Io me ne frego della « 1/ibertà della scuola•, eco.,, culmina con • La libertà, ha detto benissimo '.Mtissolini1 non è un diritto, è un dovere,, e finisce con ~ueste parole: fl:Se in questo nwmento i fascisti sono dlisposti a considera1·e il problema pol;tico, e quind,,i anche quello scolastico, più sotto l"aspetto della a,itorità • che sotto quello della. Ubertà, mente di male. Se essi, per il momento diffidano dehla scuola privata e non ne vogliono sentir parlare, e desjderano piuttosto occuparsi d,ella scuola pubblica, ancora, niente di male, Anche a noi sta a cuore principalmente la scuola pubblica, o, se preferite chiamarla. cos-ì, la scuola nazionale'&. Ho capito. ];'folla migliorè delle ipotesi quello cne sta a cuore ai • liberali di destra• della NOstra scuola. è ancora quello che stava a· cuore ai moderati, della destra storica, cioè « lo Sba.to moderno, lo Stato il quale dirige un pepolo verso la c~'Viltà, lo Stato il quale non sfi restringe solamente a d,'stribuire la giustiria- e a diifendere la. società, ma vuole dirigerla per quelle vie, che conducono ai fini pi,ù alti dell'umLllliità .,,_ E se è così, io miJpermetto di rioor• dare agli scrittori liberali: de La nostra scuola che, a.ppunto, questa, definizione dello State Moderno è contenuta nel discorso che Stlvio Sfaventa ptonunziò alla Camera nel giugno del '76 su «le ferrovie e 10 State,, discorso in cui lo Spaventa sostiene, in contradditorii> oon gli avveTsari politici, la tesi della proprietà e dell'esercizio statale delle ferrovie nazionali. • Adoratore dello Stato, si proclamò lo Spaventa in quel discorso, «-adoratori dello Stato, si ri- ;velano anoora oggi, nella nostra questione, i tardil nepoti del moderato meriruonale. E se questi ,;; accontentano di veder ridotte ora le attribuzioni dello Stato non lo fan mica. perchè abbia.n lasciata l'idea dello Stato onnipotente e onnipresente, ma lo fanno solamente per • accorrciarela linea.• e ripiegare su di un « caposaldo,, sott-0 l'urto del problema finanziario, pront~ domani a riprender l'avanzata, a rioccupa.re quel che han lasciato, anzi, a spingersi ancora più ava.nti. La . qu.ale avanzata fatalmente, come si .sa, porta al sociallismo di stato: questo è poco ma si.curo, e già ne abbi.amo fatta tutti non lieta esperienza. Se è questo che vogliono i liberali di destra, ferocemente antisocialisti e sca.lman:a-- - ta.m:ente filofascisti, si accomodino: noi che siamo antifascisti, e che passiamo magari per filosocialistr, su questo terreno non li seguiremo. P.erò, siccome -essi protestano, e si offendono se si mette in dubb:o il loro idealismo e dichi.ara.nò di esser Joro i veri liberali, ebbene noi, li prendiamo rin parola, noi li impegn.:ila.m.o,e diciamo loro: «qui è Rodi e qui saltate,, avete posto il problema della li•bertà scolrustica ora risolvetelo,: se avvieranno, s,ia pure paradossas ica.mente, a ·soluzione questo problema, noi ci varremo del,la libertà conquistata, o poca o molta che sia, per ~ nostri .fìniÌ; se invece si tireranno indietro, come qualcuno ffi; loro già mostra di fare, scantoneranno, e in d-efinibiva si dimostreranno curanti non della scuola in genere ma della università in pa.rb:colare, a.m,i della cattedra universitaria, allora avremo il diritto •di di!r ~oro sul muso tutto quello che si saran meritati. Prima no. Io, almeno, voglio aspettare. Affettuosamente. Tuo o AUGUSTOMONTI. (Al prossimo numero la II lettera). Il numero scoTso era il 5° di quest' an.no e non il 6°, come fu 'Pubblicato per errore; il pros· \ simo uscirà doo:nen'ca invece di giovedì. È uscito A. l'\ONTI Scuola classica e vita moderna Prezzo L. 8. Gli editori invieranno direttamente il libro senza aumenti di spese postali a chi invierà cartolina vaglia di Lire 8, - A. PITTAVINO & C. - PINEROLO P rnno Go BETTI, d;irettore-resptni~a-bile PINEROLO - TIPOGRAFIA SOCIALE.

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