La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 37 - 14 dicembre 1922

do il mal-e trionfi, e chiudersi in un isolamento ·caldo e sicuro. S'egli è giunto a un grado suffi- ·cieute d'ottimismo, gu,a,rderà lo spettacolo del rrondo che si spiega, come un meravigh~so panorama, e finirà di credere che tntto e stato creato per il sno divertimento,. L'ottimismo accettato come wia premessa, la :religione deJ processo iusegnata dai professori della democrazia, distrugge nella coscieuza ogn, irnpu.L~ di seri.età morale, rim1ega ogni sa~n.fì-. -eia, ogui eroico furore, ogni sublim~ oppos1z10ne conduce ai f,acili accomodament1, alle con- ,c:liazio.ni superficiali. Questa è la verità che S_oTe: vede chiara fin da.ll1in.izio. E' necessano rr,antenere la gloriosa virtù educativa. deHa guerra, uscir ,d!a.l pantano in cui Sl nu_nacc1_a d. affogare. Rinnova,re la grandezza degli antichi spenta, in modo che l'invocata resurrez_1one sia, non -una sterile utopia, ma uu verace ntoTno storico vi.chianamente un ricorso. Anche oggi son ~ibili 1-e passioni ardenti, i ~1~fici eroici: teorizzandoli, Sorel effettivamente h crea. La disperazio11e soltanto può animare la volontà di rivolta: « 11011 si muovono le masse, vantando loro l1ordine, l'armonia, la ra.ziouali. th delle cose esistenti. Ogni grande movimento relicrioso si fonda su una concezione pe86.imista deJl: vita ,. !,'atteggiamento pessimista è cosi:ante in Sorel, 11001 integrale (non potrebbe) ma naturale e come sempre condimonato dàUa realtà storica; e in modo specifico, nel suo pensiero, fondamento all'azione coerente ed eroica, Le parole citate son del 1889, al principio della carriera letteraria di Sorel: il medesimo pensiero ritorna nella letbera all'Halévy del 1908: «Il pessimismo.,. un modo di vedere, senza del quale niente di grande s'è realizzato nel mondo ..... Esso è. una filosofia de,: costumi wnzichè wna ccncez:icne del mondo; il considerare il cammino ,:erso la redenzione come strettamente ,condizionato, per un lato, dalla conoscenza storica, che noi abbiamo acquistata, degli ostacoli opponentis' al realizzarsi dei nostri de,;ideni (o, se così piace, dal sentimento di un,a con<l!izionalità sociale); per un altro, dal sentimento profo,nd_o della nostra naturale 1imitatezza .. , Il pessimismo considera le condizioni sociali come un sistema tenuto stretto da una legge di bronzo, di cui non si può non subit·e l'impero, e .che non saprebbe sparire se non per una eabastrofe che tutto lo travolga, Oiò che v'è di più profondo nel pessimismo è il suo modo di concepire la lotta pe1" la redenzione. L'uomo non s'affannerebbe ad indagare le leggi della sna mIBeria e quelli della fatalità, che turbano malamente la ir.genuità del nostro org~glio, _se non avesse fiducia dì finirla con tali tiranme,. L'iniziaJe robusta dispe,ra.zioue crea la possibilità, a.nzi la necessità, dello scisi;na. Rarissimi <l..ssendooggi i conflitti degli Stati, solo neUa auen-a sociale può fond~rsi chi vuol rompere ìl -;,ortale equilibr,io: è « il solo mezzo di cui di- -spougano le nazioni eurQpee abbrutite dall'urr1anitarismo per ritrovare la loro antica vigo4 na •· « Riconsolid,are la divisione delle classi• ,significa nello stesso tempo « rendere alla bor- _ghesi,a qualcosa delle sue forze,. Risuscitare la . « concezione arcaica delle relazioni sociaLi »; propugnare, « le negazioni assolute, le abolizioni e le rinascite,; r.innovare lo spirito « istintivo, appassionato, mitologico•· Filosofia delle antitesi e derre opposizioni: giustificazione delle coeren- .-z:e disperate e. supreme. « Selv,a.ggio e.ntusia.smo n. E' troppo facile definire romantici l'atteggia- .mento e il tono di Sorci; considerare il proble- .ma che lo preocçupava come ormai sorpassato . <lalle vicende della pratica e d-ella cultura, In c,re.a)tà la polemioa antJidemocratica è forse viva ..ancora, più che non si creda. Trionfa.udo le .mutabili demagogie, la disperazione eroica di -Sorel ritorna un simbolo. Contro le filosofie del1a conciliaz.ione e dell'accomodamento, esaltare .la necessità delle opposizioni e delle lotte, è problema vitale sempre, oggi più çhe .mai. Ci sentiamo vicini a lui, alle sue dottrine, al suo ca- •-:rattere. La sua mirabile comprensione d·el mito · bolwev:ice, il suo amore per « la Roma del prole- , tariato:o e per << i soldati russi del socialismo», i l'aver scoperto « che la rivoluzione russa è l'au1 rora di un'era nuova»; la ooerenza stupend,a del :·cSuopensiero, spiegabile solo per chi tenga conto : della simpatia cordiale ond' egli seguì iu ogni : tempo gli sforzi dell'epopea proleta1~a.; sono al- ; trettanti atteggiamenti del suo spirito che ci · ,;ono cari, scoprendo in lui nna profonda, anti- , c,, (oggi così scarsa) umanità. . Le sue parole che seguono le firmeremmo vo- · Je.I!tieri, le ·accettiaimo come nostre: « Per riave- , re: un'epoca di va.lori quiritad, -è necessaria una _ catastrofe, che determini un nuovo .medio evo. - : La. teoria vichiana a~rebbe nna sua riprova, se jper un lungo periodo l'E1.1ropa calpestasse qnan1to la borghesia hb~rale ba ostinata.mente ono1rato. In questa Europa_ nnnovata, che io amo, ,qualche volta, ,figu,rar!m, gli_ iutellettuali sa,rehibero una speC1e di giocolieri, dediti al diverti1mento di chi potrà pagarne le amenità; miriadi ,di lavoratori, compiendo coscienziosamente la- ,vori OGCuri ed uniformi, insieme con i mezzi ne- ,c=ari alla vita, produrrebbero la grandezza fP.10rale. Da una severa _Penitenza 1~1.ed.ievales, i .,ha il diritto di sperare 11sorgere di una civiltà :ricoa di valori quiritari. L1ù1d1>uidualism,o saCfbbe vinto d,al/'organ,ùzazione >, NATALINO SAPEGNO. b10110 ecé..~ L A R I V O L U Z 1 O N l<} LI B E R A L E L'ORA DI SOREL Giorgio Sorel non ebbe al suo partire per l'eternità, il saluto e il compianto che si sarebb~ dovuto aspettare. Poche righe nei giornali quotidàani, qualche ra.ro •articolo, Dopo due giorni ogni ,accenno all'Uomo era Scomparso dalla cronaca, Questo disinteresse del gran pubblico ha nn movente d)indole pratica, o è indice tbc il '.Maestro del sindacalismo è già un superato nel decorso della nostra cultura e nel movimento sociale contemporaneo 1 ATduo quesito che implica profonde incognite e a.rresta la valutazione del presente mo1nento storico, con tutti i suoi conflitti, }e sue improvvisazioni, le sue complicate risorse. A voler rispondere senza pretese e senza fare della filosofia, vien di dire che il singolare stile del Sorel era il meuo adatto a creargli dei snccessi duraturi e di vasta rispondenza nella massa.. Egli non aveva un sistema da imporre, non aaitava una concezione perfetta.mente quadrat:, tale da potersi accogliere e difendere dai discepoli, da poter respingersi dagli avversari, comprender,e, catalogare, .acquisire dagli studiosi puri e dai sociologi di mesti~re., Non era un dottrinario - il Sorel - e quindi non soddisfaceva in genere gli spiriti, poichè la maggior parte degli uomini ama,no disporre di una dottrina che li appaghi con un suo completo contenuto 1·ispondente alle loro aspirazioni ed ai loro sentimenti. Giorgio Sorel non died:e una teoria, nè uu .metodo, nè una ricostruzione. Dalle sue opere non deriva un Marx, come dalle poderose scor1·ioande nel marxismo, non rampolla un nuovo programma della rivoluzlone operaia. La stessa opera sulla violenza, che è contributo forse immortale nella scienza sociale, no" rivela affatto un metodo organico., nè suggerisce nna legge storica e neppure formula le direttive pratiche del processo rivoluzionario. Qui cÒme altrove, il Sorel adopera il bulino della sua critica per ricercare la verità al di fuori delle forimùe e delle teorie, scopre di ogni verità l'erorre, come da un ammasso di errori trae un lampo di vero, Distrugge e riedifice. senza bisogno di un piano architettonico. Si comprende che un siffatto lavoratore abbh potuto· operare C06e g,randi senza che la folla dei suoi contemporanei se ne sia accorta! Se ciò è vero, è anche ce,:to che non può parlarsi di un S.orel « superato ,, oltrepassato, Le verità che egli raggiunse sonc:j acquisite alla critica moderna e son destinate quindi a trasfondersi semp~e meglio nella coscienza di ~ùtti. Il marxismo esce dal)e opere di Sorel spo, glio di tutte le vane fronill, che gli avevan dato un aspetto così soddisfacente, Qnel che resta è la idea - e più che idea ,la intuizione - del" l;indaeal!ismo, ,Ma il sindaca.lismo di Sorel e della sua scuola non ba un prog:ramma da r-agg~ ungere: è azione con temperatura, eroica., SJ)inta verso un inconoscibile. Il libro sulla violenza non codifica affatto qi:el che sia, come debba adoprarsi, quali orizzonti covi in iSè, la violenza: tanto meno si indugia a creare mia teoria di indole geuerale da applicarsi ai fatti del passato del presente e deH'avvenire, Le riflessioni sulla violenza contengono tuttavia delle constatazioni, delle " scoperte • di importanza decisiva per l'intendimento dei fatti urr~ani. Nulla di qnanto Sorel scrisse è stato smentito dalle vicende nuove: la catastrofe morale giuridica e politica del socialismo, e l'impotenz:i, dell 1intellettualisml<> <lemooratieo egli vid<> chiaramente molti anni or sono. Ma oggi quelle due catastrofi son veramente in. atto,,, Allora furono delle anticipazioni granitiche, oggi vediamo che tutta la tragedia dell'età moderna si riassume nel contemporaneo avverarsi di queste due eat,astrofi. La guerra ba troncato il processo di sviluppò e di attnazione del socialismo, quando ancora la · rinascenza sind,a... calista, attra.verso .la esperienza austera intra.- vista dal Sorel, era lontana (e si è ormai sicuri che verrà?). La guerra, pe.r aver depauperato il mondo, per avere rinverdite le esaltazioni nazionali ed abbattuti gli internazionalismi, per aver ,~abilita.te le forme .cl'i vita militari ed eroielrn a danno delle forme .mercantili, ha riportato la società col)tempora.nea dii fronte a problemi che, p·arevauo oltrepassati da un secolo, ha 1imesso in dubbio la ragione d'essere d'istituti e •- peggio - di idee che pa,revano fondamentali, ha abbattuto nel tvavaglio bellico prima., .e nel corso fulmineo di tre rivoluzioni dopo il conflitto, posizioni che parevano centrali ed incrollabili. Di f.ronte a questa. revisione cli valori, eliminazione e rielaborazione di forze e di p1incipi, l'impotenza dell'intellettualismo democratico si manifesta in piena eloquenza. La società contemporanea era dominata da.ile forme dettate dall'intellettualismo democratico: il. secolo XIX era stllito un processo di progre-!sivo adattamento del .mondo intero sulla falsariga delrideologia dernoera.tica. Questa ideologia ,i.nce la resisisten~a della boncezione· /cla~s~ea dell 'indi.vidualismo e ben presto si allea al socialismo. In tale alleanza si rias.sume la storia sociale del periodo prebellico. Oggi constatiamo che, mentre è battnto il socialismo, Je .forme prodotte dal!' adattamento democratico non bastano più: crollano qua e 11,p, er effetto delle potenti passio.ni determinate dalle vicende della guerra. Giorgio Sorel fu il ,clialettico unico che vide l'·allean;,,a soc:ialil,ta élenrociral:JJ.ca ,come mdice pessimistic~ di profonda degenerazione. Contro la degenerar..ione che toglieva ogni. luce di poesia al socialismo, che trasformava il movimento rivoluzionario in una speculazione rnatenahstica, affermò, jnvocò il diritto a.lla violen?Ja, predicò le crociate contro l'intellettualismo corruttore e la menwgna democratica, invocò la rii:asoita religiosa ,dell'eroismo. , Disgraziatamente egli non vide il contributo petente che alla sue ricerche ed al suo ard~re mistico veniva a dare la guerra,· cbe era 1 effttto ed il contraccolpo della deg_ene_razùm:deemocratica e socialista, o che qu1nd1 coslatu1va per lui la prova suprema della verità delle sue critiche! Nella guerra non vide che un aspetto, e il meno importante: gli sfuggì la valutazione della ripercussioni sociali profonde e remote .che la guerra doveva determinare, mamfestaztoru che dopa quattro anni continuano a rivelarsi! Ma noi, generazione che viss~ la guerra e conosce meglio gli elementi determinanti dell'ora presente, possiamo sicur_amente vagliare l'im~ portanza di Sorel e sentire come le s'.'e previsioni e concezioni vengano a saldarsi con la realtà attuale, Dalla fase <li profondo rivolgimento d,ato dalh guerra sta nascendo un mondo che _è ~li~entato ed impregnato fortemente dai, pnncip1 che massimamente il Sorel amò. Attraverso le a,- sperrime scosse del1a vita contemporanea, mentre la superstruttura socia.lista cade, e la ideologia demoeratiea è sconfitta, si deliuea una vita sociale assai più ricca di elementi dr_ammatiei e promettente quindi di una .alta rinar scita dei valori dello spirito: l'ora di, Sorel. AGOSTINO LANZILLO, GiorgSiooreiln Italia. Il pensiero di Giorgio Sorel parve acqnistare diritto di cittadinanza tra noi, in un'ora critica del moviment-0 operaio italiano, quando i sindacati di mestiere, adempiuto, in un primo tempo, al loro compito immediato, - ·di conquistare, cioè, ai lavoratori un più a.llo _teno:· di vita condizioni economiche meno profligate, diritti 'fino allora denegati o misconosciuti• - languivano nell'incertezza d'un'azione cui era- . no venuti a mancare tanto gli stimoli di un'accesa passione, quanto la spiuta di un interesse vicino e .presente. Il .movimento operaio in Italia.- stava infatti per assumere un deciso carat- 'tere corporativistico, era sul punto di diventare il feudo del funzionarismo e della burocrazia sindacali: carattere questo che più doveva spiacere agli animi irrequieti, agli spiriti ansiosi di novità, agli uomini pensosi del ·domani. Giorgio Sorel, con le sue teorie propizie agli slanci più arditi del pensiero, aperse nuovi orizzonti alle menti dei più giovani, che già avevano sentito il freno d'una costrizione, alla quale, invano, fiuo allora, avevano tentato di sottrarsi, privi com'erano d'una salda disciplina direttrieo e d'una robusta concezione progra.mmatica. Le teorie soreliane •alimentavano quel patlv • che dianzi s'era visto illanguidire tra le masse degli operai, soddisfatti dalla conquista di più elevati sa.lari: a...~erivano, che senza un mito, che senza nna disinteressata passione, che senza uno spirito di sacrificio, che senza un alito di frde sublime, niuna conquista è duratura, noosuna trasformazione sociale è possibile, nessun0, coalizione di forze è invulnerabile, Il partito socialista italiano, nei suoi ca. 1,i e nella grande maggioranza dei suoi gregari, restò sordo all'iulluenza, del solitario filoscfo francese: e le organizzazioni dei lavoratori italiani marciarono affiancate a ques~ partito politico, che, insieme ai sindacati, doveva presto costituire rm'enorme organizz,azione elettorale CQOperativistiea, perfetta concatenazione di molteplici interessi piccolo-borghesi, strettamente connessi all'esistenza della corrotta e disordinata aministrazione centralistica dello Stato, E' avvenuto così che, al primo urto, questa cole,_ssale fabbrica cli interessi commerciali, indnstriaJi, elettorali, mostrò profonde incrinature:" e troppo tardi i tecnici dell'ingegneria politica accorsero -a puntellare il vetnsto edificio. Il crollo ern inevitabile. Ed è quasi certo che sotto i rottami e il pclverume ha trovato inonorata sepoltura una tradizione cli compromessi e di dedizioni, di contraddizioni e cli irresolutezze e d_i abbandoni rettorici, che nell'ora del pericolo e dell'offensiva avver&aria non riuscì a trovare un attimo di eroic~ furore, wi fremito di vita! resisterua. Trista flue d'un movimento politico, chr dopo aver raggiunto il massimo di forza potenziale e di a.ut.orità., rinunciò ad ogni azion~ - non l'azione rivoluzionaria, non razione pairla.mentare fattiva., non la conquista pacifica del potere esecutivo - abbandonando forza e. presQigio fra le mani di risoluti avversar-ii, che non esitairono a. servir.sene per tenta,r di distrusgere ciò che cli garanzie .politiche e di pubbliche libertà. era stato pure ottenuto in quest'agitat-) ultimo ventem1io. Ben è ver~ che un mito quello della catarsi russa - pareva essersi impadronito delle moltitudini italiane, e imperava fra di esse, provl:io nel momento in ou.i si verificò La zn.assima ri141 nuncia e la capitolazione più significativa della politica • rivoluzionaria • del socialismo italiano. Ma il « bolscevismo , italiano fu fatto deviare e fallì schernito e immiserito, per l'inettitudine e 1a' viltà dei capi: intendo dei soli ca~i « bolscevichi •, che essendo fautori dell'esperimento comunista, da soli dovevano a.36umersena l'onore e la responsabilità: laddove essi cianciarono per due anni di « soviet •. e _di di_ttatura, con grosse parole e con minacciOSl ~tt1ntes1, per finire disertando l'impresa e conchmdendola in beffa. E fallì, anche, in notevole part-e, per la tradizionale le"gerezza ed impreparazione ita.liana, e,.sendosi°la massa <l-ei lavoratori italiani accinta ad un mutamento pieno di rischi " di probabili funeste ripercussioni,_ senza rendersi conto di ciò che fosse per significare - m un piccofo pae,;e sovrapopo'lato, isearsamente provveduto c1i grano e di forre e di carbone, eireonda.to da popoli necessariamente avversi - l'inizio cli una dittatur•a proletaria animata da obiettivi rivoluzionari-internazionali. Il mito, secondo il significato soreliano, anche i':' quell'';"- casione maturò più in apparenza che m ~ealtà: era anche questa volta una manifestazione d'intemperanza rettorica, non un affiato di vita interiore o di alta spirituale intensità. La popolazione italiana coufermò la sua inettitudine trar dizionale alle .imprese rivoluzionarie: è troppo scettica, è troppo epicurea, è troppo facile agh entusiasmi e agli scoramenti, per saper generare con dolore volontario e con perseverante sacrificio. Essa ha mostrato migliori attitudini per le violenze impulsive e senza scopo, per le disordinate impetuose proteste, per le manifesta: zioni rumorose e inconcludenti, per le crudeli persistenti turbolenze di proporzioni locaJ.i, - piuttosto che per un atto di audacia. e di forza coordinata, rivolto ad un fine conclusivo e v1talB .Essa è parsa più adatta a servire come duttile strumento per l'attuazione· dei colpi di ma,., no concepiti e diretti dai circoli aulico-militareschi, _: ed anche p<,r questi, senza attriti troppo profondi ,senza conflitti troppo cruenti. Rivoluzioni da burla e colpi di stato idillici, che vògliono finire con un generale embrassons nous: di stile perfettamente italico. Giorgio Sorel doveva perciò essere inteso scio d,, pochi intellettuali. La sua concezione del mo- <imento sinda.eale pare più adatta a,d allignare in un aJtro div~rso clima storico e sociale. Essa è la siutesi di un processo cli puriiìcazioné" bì<lividuale e di elevazione collettiva, che può essere vissuto e sentito soltanto quando un popolo• sappia amare ed odiare con' pari intensità, Sul terreno arido dell'iudifferenza non possono crescere gli antesignani di una rinnovata umanità. CESARE SPELLA.>;ZON. 1. La psyclwphycique. Lettre au directeur de la "Revue pbiloscpbique •, ivi, 1888,, I, 462-3, A proposito di un articolo del Tannery, nella stessa rivista, febbraio_ 1888. 2. La cause en physique, in • Revue philos >, 18~8, II, 464-80. 3. Esthétique et peychopliys:que. Ib., 1890, I, 482-4, 4. Contribut·ions p,>ychoplvy.,iques à l' étude esthétique, Ib. 1890, I, 561-79; II, 22-41. Studi di psicologi•a sperimentale che si connettono per altro più al Ribot e al Bernard che all'indi1~zzo fecbneriano, 5. Le procès de Socrate, (Examen critique des thèses socratiques). Paris. Alean, 1889, pp. 396, 16°, Si nnisce al Niet'lSCbe nello svalutare il mito soc,:atico, La determinazione del socratismo vien fatta principalmente sui dati senofontei, e quindi esso assume un aspetto a borghese», nella cui critica già si palesa la futura polemica del S. contro la borghesia, Cfr. « Rev. philos., 1889, II, 653 sgg. 6. Swr la géo-métrie n,On-euclicUenme. in « Rev. philos. » 1891, I, 428-30. Spunti di interpretazione pragmatistica. 7. Essai s,u- la pll/Ì/osophie de Proudhon. Ib., 1892, I, 622-38 e II, 41-68. 8. Soience et social-isme, Ib., 1893, I, 509-11, A proposito di una recens. del Tarde (i,-i, pp. 79 sgg.) del libro del Bourdeau sul socialismo tedesco e il nihilismo russo. 9. L'anrciemie et. la nou,,elle métaplvysique. Ne (e L 1 Ère nouvelle n, ma.rzo-giugno 1894. Della redazione di questo periodico, allora settimanale, fondato dal Diamandy, il S. entrò a far parte nel 1893. :Ma la ri,,ista ebbe vita breve, non oltre il 17 .o uumero (1894), Questo scritto è rifuso nel n. 67 .. 10. La fin ilii paganisme. Ibid., agosto-ottobre 1894. Rifuso a.nche questo nel n. 67. 11. Collaborazione di brevi articoli e recens. alla « Revue Scientifique», 1893-1895.

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