La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 36 - 7 dicembre 1922

b 136 sappiamo quale fosse : la burocrazia, in questa eclissi cli una libera classe dirigente, dovette essa prendere iniziativ.e e funzioni di governo, e il governo d'Italia. fu davvero e solo , governo della burocrazia •. • Adesso, dal '98 in qua, si può dire cho fra Destra e Sinistra ogni differenza sia -scomparsa. Di fronte al problema della bufocrazia, eccezion fatta di qualche solitario dell'una o dell'altra pa.rte, destri e sinistri non han fatto e non fanno che baloccarsi con d.isq uisizioui e progetti, m., restano più ridevoli del!' alta burocrazia romana. Con le elezioni del '21 gli avanzi dei due partiti, galvanizzati dal fascismo e da Giolitti, tentarono l'ultimo sforzo per tornar maggioranza e continuar a governare con le sanzioni costituzionali; furono sonoramente battuti; invece di rassegnarsi alla realtà costituzionale, traendo profitto della indecisione dei due partiti vincitori, iniziarono con Bonomi la reazione e seguitarono a governare, i demoliberali laici e clericali, contro il suffragio universale, senza, più neanche salvar le apparenze., con la burocrazia, le questure, i tribunali, e le squadxe d1 azione. 1 E veniamo al partito socialista. Il quale, veramente, sarebbe per definizione ,il partito della burocrazia uni versa.le D e, come tale, non parrebbe quindi il più indicato per osteggiare quello che noi chiamiamo • il governo della buro-<:ra.zia a. Però in Italia, al suo primo apparire, in quanto fu movimento di minoranze rivoluzionarie, fu anche, par necessità, un movimento liberale (l'osservazion~ mi è suggerita dal Formentini), e quindi reagì ainch'esso vigorosamente, alla dittatura burocratica; divulgò, con la propaganda de' primi tempi, i dati del problema, e fece a,nche una buona azione pratica di opposizione alla burocrazia centrale, sia col dare alla classe degli impiegati la coscienza del conflitto che vi era fra gl'interessi suoi e quelli dell'alta burocrazia, sia con l'immettere nella vita politica elementi nuovi, fervidi e attivi. Ma ben presto le organizzazioni professionali «solidarizzarono, effeti.ivamente con la burocrazia centrale, e perdettero ogni vigore di opposizione. Il partito socialista poi, divenuto, nella pratica, riformista, ebbe tosto bisogno della burocrazia; mentre cercava di conquistarla IJ" era conquistato; e si trasformava intanto esso medesimo, con le cooperative e le leghe, in una macchino.sa burocrazia, fatta a im_ma.ginee simiglianza di quella statale. D'altra parte il partito socialista, rimasto rivoluzionario e intransigente a parole, non volle mai; come pure aveva governato nelle provincie e nei comuni, assumersi responsabilità di governo nello stato, e rinunziò così a porre direttamente alla direzione della cosa pubblica uomini suoi, e a colmare utilmente, per tal modo, i vuott·che il ·suffragio allargato apriva, sempre più vasti, nelle file della classe di governo. Adesso ci sono in Italia almeno tre partiti socialisti; dei quali il cqmunista, in quanto tornava ad essere nel dopo-guerra, in parte, quello eh~ era il partito socialista ne' suoi primordi, era il solo che avesse capita e proclamata la necessità immediata d'una rivoluzione burocratica: gli altri due partiti socialisti, l'unitario e il m.assimalista, per ora, non sono che due poveri mendicanti, in questua dell'elemosina della Confederazione G<>nerale del Lavoro; che per ora, non avendo lardo da dare ai gatti, tien chiusa la porta a tutti, e ... attende gli eventi. Il governo della Burocrazia e i partiti nuovi 1J n pariito che pareva fatto apposta per la lotta antiburocratica era il Partito Popolare Italiano. Come movimento nuovo, il P. P. I. appariva nov compromesso con la grande corruttrice; come movimento meno recente esso ereditava dal neogne]fismo, dal clericalismo intransigente e dalla democrazia cristiana tutte le loro avversioni allo stato laico burocratico e accentratore, e tutte le loro aspirazioni alle autonomie locali, unico rimedio contro la dittatura burocratica. :y(a anche e specialmente per un'altra ragione, il P. P. I. appariva come l'ideale combattente della crociata che noi diciamo. La questione del governo della b1,rocrazia è insornma la questione dell11dta bur(Jorazia centrale, e la questione dell'alta burocrazia centrale è la questione della massonerif.l. Questo è del problema un altro pun_to assai delicato; forse il più delicato di tutti. Ora, come le democrazie riformiste, impeciate di ma&s0neria e di mentalità massonica sono le francheggiatrici più valide e sicure della burocrazia governante, così il P .P .I., antimassone per definizione, era, o doveva essere, il più animoso, e il più interessato, oppositore della combutta burocratico- massonica di Rema. Difatto, nelle carte, di fondazione, nei ccngressi, nei discorsi e, anche, nella stampa popolare, la nota antiburocratica è dominante; come )>Ure uno dei problemi più vivacemente dibattuti dal P. P. I. è quello delle autonomie locali, unico antidoto, come oramai è banale; contro l'onnipotenza dei direttori generali. Ma anche qui, se si bada ai risultati, è accaduto, p,;r il problema della burocrazia, quello che è accaduto per il problema della libertà delh scuola, che è uno dei lati del problema antiburocratico e antimassonico, anzi di esso problema è il centro e la sintesi. Là, come qui, l'opera del P .P .I. si è ridotta, in definitiva, ad LA RIVO LU/ZI ONE LI BE RA LE un'opera. di propaganda e di divulgazione, utilissima, non c'è che dire, ma infeconda di risultati immediati. E, peggio ancora, là come qui, ; i-ealizz.a/.ori del P.P.I. (clericali, trust giornalistico, banche), han lasciato che Don Sturzo è gli altri ingenui predica...<:Sero,ma essi, per loro conto, han continuato a razzolare come ai tempi • ,dell'ante-pipì, cioè han continuato ,a rodere dal didentro la famosa "forma di cacio• e, nel fattispecie, a deporre nella carogna dello stato burocratico le loro ova feconde ,cli pezzi grossi della burocrazia. Certo che, in teoria, per noi, nemici di ogni monopolio, è sempre meglio che a Roma, nei Ministeri, accanto ai burocratici massoni ci siano, a far la concorrenza, dei burocratici clericali, ma, nei fatti, io ho gran paura che, pure con l'iniezione popolo-clericale, quel monopolio sia più intatto che mai; perchè non vi è nulla che rassomigli tanto a un mas:;one quanto un clericale, specialmente quando il clericale ed il massone sono due alti burocratici. Ma via, non diamo troppi dispiaceri al povero P.P.I., e terminia,mo di parlar di lui, riconoscendogli, in fatto di problema burocratico, almeno una insigne bensmerenza: quella di aver dato ad ognuno la dimostrazione palmare che in Italia, oramai., come nessuno dei problemi essenziali, così neanche questo essenzialissimo del «governo burocratico• si può risolvere per via legalitaria e costituzionale. E, a proposito di illega1ità e di anticostituzionalismo, cioè di rivoluzione, mi vien in mente che. c'è in Italia un'altra specia di partito, il quale parla spesso e volentieri di burocratismo, di sfollamento di uffici, di distruzione di stato burocratico, e che si dà l'aria doiesser l'unico pirtito capace di risolvere, come tutti gli altn problemi della vita italiana, così anche questo di cui stiamo discorrendo: voglio dire, come ognuno ha già inteso, il Pa.rtito Nazionale Fascista. Ma i fascisti m'insegnano che programmÌ, discorsi, articoli sono una cosa, e i fatti sono una altra, e che il P.N.F., se fa anche lui, com'è la moda e la necessità, delle parole, vuole però essere sovrattutt-0 giudicato dai fatti. Ora, quando io bado, per la questione nostra, ai fatti compiuti fino ad oggi dal fascismo, e vedo che il P.N.F. si è sùbito organizzato in una grandiosa gerarchia civile e militare, con segretari, vice-segretari, ispettori, consoli, centurioni, ecc., ecc., tutta gente stipendiata, irrseponsabile e oziosamente faticante, come dei veri e proprii impiegati; quando v do che questi flagellatori inesorabili dello stato burocratico italiano mena.'Il.ocosì grave vanto per avere in un 9Ìorno solo trasformato due circoscrizioni auto- ~ome delle terre redente in due prejettwre del Regno d'Italia; quando vedo che qu,esti ~follatoti d'uffici son sempre pronti ad occupar qualunque ufficio per reintegrar nel «posto, qualunque avventizio li~enziato, purchè fascista; e quando vedo il fascismo reclutar fior di gregari, e di ca.pi, fra gli impiegati, albi e bassi, delle amministrazioni civili e militari romane e provinciali; quando odo i neo-ragionieri o gli studenti di legge d0 P .N. F. trattare con tanta sufficienza e leggerezza dei più gravi problemi tecnici del paese e penso che questa è insomma J_, classe dirigente che il fasci,smo porterà domani al governo, cioè alle prese con le vecchie volpi dei Ministeri; quando. ricordo ohe i padrini ... politici del fascismo della seconda maniera sono stati Corr·adini, che è un ex-direttore generale, e Gio!itbi, che è ... Giolitti, allora io mi domando, inquieto, se codesto fascismo non sia per avventura una maéehina, davvero infernale, messa S\l dai più interessati con l'aiuto dei più ingenui, non già per distruggere, ma invece per rinsaldare la baracca burocraticoplU:tocratico-militaristica attualmente sgovernante in Italia. E al pensiero mi sento, davvero, tutto ·orripilare. Rivoluzione e federalismo. Ma tosto mi rassicuro e mi consolo pensando che, insomma, i fascisti vogliono soprattutto a fare la rivoluzione», anzi che codesta rivoluzione essi già da un pezzo la stanno facendo. Ora Gaetano Salvcmini, fra le tante cow belle che mi ha insegnate, una me ne ha ie.scgr.ata bellissima, ed è che la questione della burocrazia in Italia non si risolverà mai se non con una rivoluzione. Anch'io sono di questa cosa profondaroeute convinto: una rivoluzione ~ l1ha data, una rivoluzione ce la toglierà. Una rivoluzione ba r,,_ galato l'Italia, con l'unità, anche la ditLatura burocratica del Piemonte o della Francia Napoleonica, con appena un po' di con-ettivo pa.rlamentare, per indulgenza alla «galleria»; e la cosa era, forse, fatale; ma la diLlatura burocratica, che, come rivoluzionaria, doveva essere te:mporanea, si è, con una serio di atti che vanno dal seppellimento del progetto Parini-Minghetti sulla regione, all'occupazione fascistica del palaz1,o della Giunta di Trento consolidata per modo che il sno re_ggimento,' prettameni,,; wcezionale per ogni paese libero, par divenuto per il lungo uso, normale e costituzionale. Ncssun rimpianto per quello che è stato: era necessario, era fatale, sarà stato, quindi, anche utile. Certo è che, pur sotto la caLafratta burocratica, la vita spirituale ed economica d'Italia si è potuta svolgere per un pezzo senza soverchi e invincibili impedimenti. Ma con lo scoppio della guerra, con la guerra, e più con il <4>po guerra, la pressura è divenuta int-0llerabile; Potenze economiche parassitarie, in combutta 0011 potenze politiche conservatrici, con il pretesto della difesa antibolscevica, accennano oramai a volersi riwlutamente "e violsntemente opporre alle forze spirituali econ_omiche e politiche, le quali, per vivere, hanno bisogno solamente d,i lib,~r.tà: la lotta, a-perta.mente o meno, consapevolmente o meno, è dichiarata, l1 urto sarà for~ midabile; siamo al punto in cui compare il paradosso tipico degli attimi rivoluzionari, che lo stato a pparen temente normale e costituzionale è lo stato anormale e .uo-sutuzwnale, e che ogni atto il quale tende a riportar le cose alla norma e alla hbertà acquista un senso ed un aspetto rivoluzionario, e che l'unico modo di avverare l'ordine è il disordine. Ma Gaetano Salvemini, il nostro Carlo Cattaneo senza l'antistoricismo del primo, mi ha pure insegnato che, rivoluzione o no, l'unico rimedio vero al « governo burocratico» è in Italia, ora, il «federalismo•. E anche di questo io sono profondissima1nente convinto. • La rivoluzione italiana, la prima, quella del Risorgimento, fu fatta per l'unità, per !indipendenza e per la libertà, ma ci iliede, con l'indipendenza, l'unità, a detrimento della libertà. Ora il processo deve continuare: raggiunta, completa, l'indipendenza, assicurata, stabilmente, l'unità, dobbiamo avere, finalmente, codesta libertà.; e come, in un primo momento, l'unità non si potè avere se non limita'Ildo 1; varie libertà, così ora le libertà vere non si potranno ottenere, se non allentando le strettoie dell'unità. Continua, anzi riprende, in Italia, e nel mondo, l'eterna lotta fra l'idea unitaria e l'idea federale; abbiamo avuto dal 1848 al 1918 il momento dell'unità; torna ora il momento della federa~ione. Il processo unitario oramai è compiuto. Spiritualmente s'era già compiuto da tempo, e documento più cospicuo ne era stata la letteratura cosidetta paesana: Verga, Deledda, Beltramelli, ecc. Era l'idea regionale, la quale, al punto di risolversi nell'idea nazionale, divenuta riflessa, si faceva estranea a sè, e .mirava a sè stessa come a spettacolo artistico, come a soggetto di studi e di meditazioni. Letteratura paesana, studi regionali erano il testamento dell'idea regionale preunitaria. La guerra ha reso perfetl:-0 codesto procedimento, non solo coi fatti materiali del raggiungìmento dei confini geografici e del superamento dei confini ten;ci (perchè ce ne sia ;abbastanza bisogna che ne avanzi), ma più con ,)a partecipazione effettiva di tutte le «masse• ·al travaglio di fotta la guerra (combattimenti, !disagi, polemiche). r Ora che "il processo unitario è, insomma, fi.- ;nito, si _può, si deve, riproporre. il problema federale; non già l'Italia divisa per 16 o per 18, ma l'Italia moltiplicata per 16 o per 18; non l'Italia negata dalla regione o dal comune, ma l'Italia accolta su sintesi nel comune e nella regione. Il Mazzini, che del resto già nel 1861 parlava della « Regione, zona intermedia indispensabile fra la Nazione e il Comune, addita- ·ta dai caratteri territoria"lti secondari, da,i dialetti, e dal predominio delle attitudini a.gricole, ind1.1s,t1·ial.,ie rnarittime », sarebbe ·oggi, il più 'fervente dei federalisti. C'è, nella storia d'Italia, !'or.a. ,dell'unità e c'è quella della federazione; la lancetta, che ha segnata l'ora dell'unità, non si ferma qui, ma si avvia. a segnare l'ot~ della federazione. Si sente dire da tante parti ché noi viviamo in pieno metl.ioevo ed è vero; ma è vero non solo per il l~to pittorcsc, (Fiume, navi in corsa, tavole del Camara, fajc~e di comune il bel med·iO-evo di D'Annunzio), e neanche solamente per le conversioni, pe-:- i nuovi Templari, per le invasioni barbarich~, ~ neanche solamente per la crisi di autorità caratteristica di quell 1altro medoevo, ma è varo specialmente per l'imponente moto di ,ind;_,;. duazione • che si produce in tutto il mondo ci- ,ile da un ventennio .a questa parte, e di cu, la guerra non fu che uno degli episodi. So1u-- ruerso e frantumato, a principio di quell'altro medioevo, l'impero di Roma, ne restav-Ll!o a fiore, scogli, isole, piccoli mondi a sè · ritirata:1i all1inizio di questo altro medioevo,' la ma,-~; positi,~istica-interna.zionalista, riemergono, per tu~to _11_ mondo moderno, i poggi, gli accideui, le rnd1v1dualità etnichs e territoriali. . Com~ nel mondo, come in Europa, così ancll .> rn Italia: il flu.sso fu dal Comune all'Umani:i,, i!'riflusso è stato dall'Umanità allo Stato N-,,io nale, e sarà dallo Stato unitario all'Ente loca'c auLonomo. Carlo Cattaneo torna al momenlo buono e si chiama Gaetano Salvemini; si forrn:-'" e dura il partito aulonomo Sardo mentre ro•·- fesa fascista riconcilia gli aULoXtomisti treut,;_~1 c?n qu~lli altoatesini; nel vecobio Piemonte ,"), norgarnzza un partito liberale che par si vogl u rnant,enere regionale; in Lombardia e in Em1• Ji,1. rinasce un sindacalismo dichiaratamente federalista; il lllezwgiorno d'Jtalia con gli uomimini dell'Associazione del Mezzogiorno e cc,r. Don Sturzo, e con la formazione di una s:..,~ borghesia, pare si avvii a fare, entro le possiu:- lità storiche del momento presente, quei Curnùni e quelle Signorie 1 che non fece nel tre e n~l quatLrocenLo. Quella lai lancetta avanza su quel tal quadrante. "L'Italia della burocrazia• è pres5':' a finire; le. darà il colpo cli grazia !a rivoluzione; la sostituirà "l'Italia delle autonowie locali,. I.a vera rivoluzione. Ma ·ubaldo Formentini, seriamente, rui •av. verte: , ... per riformare la burocrazia non. 01 vorrebbe meno di una rivoluzione o di una ,-e~- z'one che dir si voglia. Ora, questa n,.zion_e ron è aJfatto probabile, e quella che or", çhiamesi la Rivoluzione sembra indirizzata a sa!- . varo piuttosto che a ·perdere la èostituzio?e del!o Stato», cioè, intendQ io, a: a ,rafforzare p1utf:.,:•1:to che a<:!abbattere il , go·verno della bwrocr.o.:1a. •, E qui sarà bsne che ci si spieghi su .,ues." benedetta faccenda della «rivoluzione,. Quanh qui, a ;propo,;ito di dittatuna ,centrale buro-_ cra.tica e di autonomie locali, si vien fuori con la parola «rivoluzione», non si vuol mica dire che in Italia si possa pensare .ad una rjvoiuzione, la quale .abbia per programma <li marcia, sa Roma, occupare i Ministeri, m;rndar a spass, i direttori generali, e creare d'incamto sedici o diciotto cantoni italiani. Quelli che furono nella stm·ia del Risorgimento nostro moti federali non fecero che accelerare il processo unitario. Non si è visto· mai una rivoluzione attua.re immediatamente e direttam_ente le idee d~ll'uomo OI degli uomini che la promossero; si è visto spesso una rivoluzione sortire, o prima o poi, e-ffetti opposti a quelli che i suoi attori se ne ripromettevano. La demolizione del « governo burocratico, con l'instaurazione d'un radicale decentramento a tipo federale, e quindi col recupero di tutte le libertà. -recuperabili, avverrà in I tavia, se avverrà, 1wn. già direttamente per •una rivoluzicne fatta da federalùti, ma, in&,_-1:ettamente, per ,ma rivoluzione fatta da wnita,ri. Come dalle reazioni delle parlate locali alla imposizione del lat.ino castrense sono sorti ·nel mondo neolatino i d,ialetti locali e particola.ri, a nn tentativo di rivoluzione nazionale unitaria, sorgeranno, e si stabiliranno, dei nuclei di forze locali e particolari, da cui avranno origine i futuri governi locali italiani. Se nel luglio del '19 o nel settembre àel '20 fesse scoppiata in Italia la rivoluzione sowietista, ferooemente unitaria e accentratrice, il piì, sicuro risultato di essa sarebbe statà la costituzione in centri autonomi di quelle regioni, in cui più viva fosse stata la reazione al governo della falce e martello. La rivoluzione comunista falli, per molte ragioni, e specialmente per l'errore commesso dai capi di ignorare il fatto , guerra• e di svalutare il mito «nazione, ; appena dioh-iaratosi il fallimento di quella rivo-. luzione, immediatamente si rinfocolò quell'altra rivoluzione, la fascistica, a cui, circa quei tempo_, venivano aggiungendo nuova esca. i reduci da. Fiume, conquistata da Giolitti. Da allora l'incendio s1è propagato; la rivoluzione --s'è af= - fermata; o prima o poi si avrà di es.sa la, risoluzione finale. Quale sia per_ essere codesta risoluzione a noi, qm, ora, meno importa; quel che ci importa assodare è questo: che la rivoluzione fascista unitaria_ nei propositi nè più nè meno di qù'ella comunista, dovrà produrre gli stessi effetti che da quella noi attendevam-0: cioè delle reazioni locali, particolari, centriiughe, su cui si inserirà la rivoluzione federalista. La 8Ua]e sarà l.i vera rivo~zwne, quella che definitivamente abbatterà il governo d<>llaburocrazia, a cui la· rivoluzione unitaria fascista avrà inspirato un po' di oSSligenovitale. Quella sarà la ,wstra rivoluzione, la ri·voluzione liberale. Intanto la nostra bisogna sappiamo bene quale sia. Mentre la nvoluz10ne unitaria è in atto già si manifestano in atto le va.rie reazioni ad essa: le abbiamo elencate più sopra, liberalismo piemontese, a cui dovrà aderire quello lombardo facente capo al Corriere, liberali autonomisti. del Trentino riconciliabili con gli A1to-Ates1n1, neos1ndacalismo cosidetto D'Annunziano popolari Sturziani, movimenti autonomi del!~ isole e. del Mezzodì, ecc. ; le ulteriori vicende dell~ rivoluzione fascista non maa:icheranno di suscitarne altre, le qnali, necessariamente avra11110in comunE\ con le prime il caratter~ localistico e centrifugo, che è già, bene visibile m quelle. Nostro còmpito sarà di riconosaere q~esti movimenti antiburocratici e autonomistici d'Italia, dare ad essi coscienza di sè collegarli, e guidarli nella opposizione aJ r:..Sc:ismo chlagante e imperante. Nostro còmpito sarà quello <li non permettere che Ja rivoluzione una volta iniziata, si fermi a metà. ' Reazione del sindacalismo OJJeraio intransigente al politicantismo dei partiti, accentratori e riformisti; opposiz-ione del neoliberalismo al collaborazionismo demo-riform.ista-clerico-fascista. 1·eazionc della scuola libera tecnica inteTessata, _alla scuola statale laico-retorica, ribattezzata 1n scuola nazion.ale. rinnovato interesse ai' problemi locali los von Rom, politico-amministrativo; ' . qucste sono le foi-ze che, sole saràn capaci d, finire la rivoluzione avviata dal fascismo. Suscitar queste forze, infrenarle, coordinarle, gmdarle, mentre aspettiamo, o mentre assistiamo alla rivoluzione è e sarà il compito nostro. Lavoro1 001ne vedete, non ne manca. Dunque, incominciamo. Anzi, continuiamo. AuGusTo Mowrr.

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