La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 35 - 30 novembre 1922

bi 134 tici, perfezionò il sistema del governo burocratico, annullando di fatto ogni opposizione parlamentare, specie quella costituzionale; trasformando di botto in ministri le belle speranze o i pezzi grossi della burocrazia· centrale; fiaccando inesorabilmente ogni velleità d'indipendenza della burocrazia provinciale o minuta rispetto a quella grassa e centrale. Di pari passo con la creazione ed il rinvigorimento dell'alta burocrazia procedeva la connessa eliminazione della classe dirigente di opposizione, al quale scopo furono impiegati in Italia, indifferentemente quasi tutti i mezzi sopra descritti, con preferenza, dal '76 in qua, per gli allargamenti intempestivi del suffragio e per le manipolazioni elettorali. Ultimo capolavoro di Giolitti in questo campo: l'elargizione del suffragio quasi universale e le elezioni del 1913. Tristi conseguenze. Giolitti, facendo come fece, attutì certo la lotta politica in Italia, risparmiò sì i proprii nervi, e assicurò al paese, per circa un ventennio, quella tranquillità interna che permise all'Italia di lavorare e di arricchirsi assai celermente: ma, per il quieto vivere del1'oggi, Giolitti comprometteva così, a sè ed al paese, la sicurezza del domani. Con la sua politica oppiacea e, insomma, anticostituzionale, il mago di Dronero recideva i nervi all'Italia politica, e ne ottundeva la già scarsa abilità e sensibilità costituzionale j e preparava a sè e a1 paEse, il più tremendo dei risvegli. Il che avvenne quando, allo scoppio della conflagrazione europea, ritalia si trovò nella necessità di dover risolvere il problema della sua entrata in guerra e della scelta degli alleati e del tempo. Giolitti aveva per ciò un suo programma: io non so quale fosse e non posso quindi giudicarlo, ma un programma ce l'aveva; ed aveva anche, lui padrone, sebbene-non ministro, del parlamento, dell~ prefetture, delle direzioni generali. e di parte della stampa, i mezzi per far prevalere nel paese codesto suo programma ...quando e come voleva. Ma in una questione così ardente e così interessante, in un paese retto, dopo tutto costituzionalmente e parlamentarmente, egli doveva, per imporre il proprio programma, valersi dei mezzi costituzionali e parlamentari; doveva fare così, se non per fede, almeno per abilità di politica interna ed estera. In vece egli aveva perso di tali procedimen ti l'abitudine; forse tale possibilità non gli passò neanche per la mente; credette ,di pote:- anche questa volta riuscire con i mezzi antico~tituzionali, personali, dittatoriali: • lettere, gite a Roma, pronunciamento extra-parlamentari, trattative extra-ufficiali. L'opposizione, che aJlora era al governo col superstite Salandra, per un po' si battè con le armi costit,uzionali, ma poi in un paese la cui educa.zione politica. e liberale era stata così sistematicamente e deliberatamente trascurata, alla stretta finale dovette, per vincere, ricorrere alle medesime armi da!l'avYersario, ai mezzi extra-parlamentar-1 e anticostituzionali (Sagra di Quarto, giornate di maggio, ecc.). E così si fece la guerra, e ciononostante la guerr,;. fu vinta. Ma con gli avvenimenti del periodo della neutralit-à la questione delle nostre libertà co,;titl!l'ionali veniva posta brutalmente e finalmente sul tappeto; la guerra, per ciò, è stata una parentesi; chiusa la parentesi, la questione si è ripresa nel dopo-guerra, e, forse, &i sta risolvendo in questo momento stesso. Certo è che quando si cerca l'origine della cri6Ì statale, per cui dopo la guerra tre volte sia- :!!)9 ,;tati nell'imminenza di dichiarare la guerra civile, questa origine non la si può trovare alttcve che nella passione dell?- ueutralità, come c2,usa immediata, ne11a persistenza antistorica del , governo della burocrazia, come causa remota. Fine d'ottobre 1922. AUGUST?l ?-.ién(TI. (cuntinva) Per rùrpondere alle lettere, ayli in;ita112miti, alle wlesiuni, olle 7tropuste, alle riclti'-Bte di amici collahoraturi e lett(ffi 8conosciuli r;h,e11u giungono in qaesti giurt1,i per la posizione as• ~vnta dalla li. L. d,t,vremmo avere wn ·ufficio di segreteri.a/ Ma del penlfiero di ognuno si terrà conto. Abbiamo anclie dovuto sopprimere molti articoli di dùcu.ssione, lettere, ecc. La R. /,. ha quattro r,agine sole. Chiediamo venw qui per tutti .Ora il proòlema immediato è di garautire la vita della, rivista per il nuovo an1w. Chi i; d'accordo con noi ci procuri rvuovi abLonati e ci aiuti 'JX1rteci7)(IJYl,do alla sottoscrizione. LA lt l V O LU ZIO NE LIBERAL l:!J Ho sempre ritenuto e constatato che nella 1/i- •voliiz-ione Liberale è possibile polemizzare in buona fede su argomenti di pubblico interesse, e non dubito quindi che saranno accolte e pubblica poche parole sull'ultimo articolo di Ansaldo « Ceti medi ed operai , . Premetto d'essere un vecchio e sincero ammiratore cli quell'attività culturale italiana che ha come spina dorsale «Leonardo,, « Voce Letteraria», «Voce Politica•, «Unità,, «Rivoluzione Liberale»; e che ritengo Prezzolini il più brillante scrittore Italia,10: son quindi sicuro di non essere ft1aiuteso, tanto più che dirò cose molto semplici, che già da tempo avrei dovuto scrivere, ed alla cui esternazione l'articolo di Ansaldo mi è più che altro di spunto. Tempo •addietro infatti, scrivendo ad un mio intelligentissimo amico, ex-Direttore di t111 giornale riformista d'Ivrea, dovetti rilevare la infondiatezza di questa affermazione: che l'opernio, oggi, sia oggetto .di disprezzo e di odio cl a parte delle così elette classi borghesi, o dei ceti medi, come più propriamente specifica. Jl Ansaldo. Effettivamente l'articolo di Ansaldo, come più d'uno di quelli che vengono ora comparendo anche su riviste molto serie, è infinnabile, a mio a':viso, in questo senso. Ci proveremo a. parlarne, non prima però di aver pregato il dotto scrittore di valutare il nostro tentativo alla stregua dei suoi espHciti moventi, che si compendi•a.no,almeno in chi scrive, nell'assenza, come si finisce di dire, di qualsiasi odio per le classi lavoratrici. _Questa frase: «l'amore per il popolo,, che potrebbe avere un significato in Marx, o magari in Graziadei, non pare che ne abbia in altri scrittori i qua.li del popolo succTiiano ancorn la linfa. Non adoperiamo quindi, questa biblica fras6; chè, quando non provenga da Cristo, o non si!l collegata ad avvenimenti gravi quanto quelli che la crearono («L',mni du Peuple,), suona oggi o come l'indice d1un egoismo a.bbastanz'.¼ semplice, o reca implicita in sè una certa aster.. tazione d'esser dal popolo qualche cosa di molto diversi. Partiamo invece dal concetto che la vera eguaglianza sta nella proporzione - perc.hè le grandi <l.ifferenze fra gli uomini le crea e ]e mantiene la natura - e vediamo di dir quaJ .. che cosa di oggettivo- sui diritti degli operai come pure, per associazione di contiguità, su quelli dei ceti medi, tralasciando di parlare à-el oapitalismo avventtu-iero di cui l'Ansaldo L;t già detl-0 abbastanza. Vediamo: cosa trova di strano l'Ansaldo nel magistrato (a trenta lire al giorno) che sc~olh il ca.po giudicando un la<lro che ne guadagna abitualmente quaranta? Non bisogna adoperare le artiglierie della retorica contro le ombre. Le due funzioni sociali, chiamiamole ridendo cooì, sono abbastanza distinte anche per Ansaldo, io spero. Sta il fatto che le alte paghe degli operai. guando non siano il fenomeno peculiare di unlt speculazione singolarmente nuova e vantaggiosa, ma assurgano, come abbiamo veduto in questi ultimi quattro anni, a ricompensa sociale misurata dagli stessi percipienti, ed imposh con capestri antieconomici a tutte le industrie. debbono subire o prima o dopo una revisioa~ mOTaleed economica. Revisione morale, ad esempio, il faJlime{ito della Banca Italiano di Sconto, che ha detto •a-nche troppo chiaramente al piccolo risparmio italiano chì pagò per tanto tempo gli alti salari ai. metallurgici. Revisione economica immediata: cinquecentomila disoccupati. Noi crecliamo di ~~9ér nel vero affermancl, che nell'anhno t!eìle cla.ssi appena sbozzate s:a stato ~èmj)ìe tanto certa l'imminenza della rJeiusÌ!>he operaia, che l'odio per il J.avoratore a salario fantastico non ha avuto tempo nemmeno di formarsi, tanto le leggi economiche più elementari banno automaticamente corretto - qui come altrove - quella mancanza di aderenzd, fra produzione e rimunerazione da cui solo puO nascere od alimentarsi, a lungo andare, un ocl:o vero e potente fra classe e classe. E quanto al: « Guadagna più di me - che ho fatto i miei studi,, l'Ansaldo direbbe cose apprezzabili se quel fraseggiare non fosse a/fattQ entimematico. La frase che si sente spesso ripetere, è bensì quella: ma essa si riferisce ·alle funzioni sociali compiut?; coi titoli acoademici, e non a quc-,ti ultimi soltanto. Il protagonista infatti dell'episodio citato rial- !'Ansaldo è un amministratore della giustizia_; e le frasi incriminate traggono senso e sapore di verosimiglianza dalla funzione sociale del magistrato, e non certo dal suo diploma di laurea. Un epicherema viceversa, abbastanza p•lrr,are, è il seguente: 1. « Egli guadagna più di me che mi son dovuto preparare tanti anni per avere quei requisiti che la Società, attraverc;o un'esperienza p0• litica di secoli, ancora richiede a coloro che dé,- hono disimpegnare funzioni non per anco abolite, ed alle quali io sono staoo chiamato no!l prima di aver dimostrato di possedere i prescritti requisiti•. Eppure, sia o non sia il lavoro da considerarsi come una merce più o meno rara, è chia.ro ,..hn una preparazione di tre o quattro lustri di ,tudi forma un'élite che è di fatto, chiamata a. concorre.re potentemente (in teoria: lasciamo ste.re se poi in Italia sia necessario decurtare, 9purare e magari prendere a calci i quattro qu_inii dei sedicenti lavoratori del pensiero) al mané,enimento dell'ambiente necessario allo stesso pacifico lavoro che non sl esaurisce, l'Ansaldo lo ammetterà, nell 1officina. 2. E poichè appare tutt'altro cbe dimostrato che l'altezza dei salari sia stato un fenom~no connesso a specula.zioni tutte ecoezionalment~ fortunate (le condizioni dell'industria in Ital,a dicono perfettamente il contrario), o a imm,1nenti ooigenze sociali (se così fosse non ci sa:-ebbero i disoccupati); mentre invee-e sono notori~ le mene sind•acaliste e protezioniste dei lavorat0ri eia una parte e degli indust1~ali inetti o r,,. paci dall'altra; 3. Resta più che giustificata la reazione coi ceti per ciò solo posposti, la quale si sta chiudendo non già cDl tentar di togliere ana ch.;se operaia i vantaggi da essa conseguiti, ma con l'adozione eia parte dei detti ceti dei più acco:1ci .metodi perchè la revisione dellé benemeren,.e sociali sia profonda, generale, efficace alla ::ta• bilità delle istituzioni e rispondente ad un 1•iu. dizio storico possibilmente definitivo. • Questo è l'epicherema che Ansaldo tace, ma che avanza già da tempo in pratica queste poche parole di teoria. Il problema dell'assetto dei1 intellettuali non appare seconda1~0 rispetto " quello dei lavorafori del braccio: trascurarlo è come occuparni del problema del pane dal forno in· poi, disinteressandos-i ,della semina dei cereali, ed affrontandolo qÙindi come Don Ferrante di felice .memoria nelle pagine immortali del Manzoni. Ripeti-amo che il gran problema generale oggi è un problema di proporzione: e pure ammejtendo che qu,ista proporzione possa automaticamente determinarsi media.nte la stampa vivace e partigiana di tutte le classi (che in gran par·e si neutralizza, lasciando solo emergere quaìche significativo residuo); così come nelle contraf,t,~,- zioni commerciali il giusto prezzo è aut1omatkamentc determinato anche dalle opposte ed e',agerate esigenze delle parti contra.enti; riteniamCJdoveroso ricordare che al di là di certi limiti (ora non mi riferisco a.ffa.t.toad Ansaldo, nr)n ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di dirlo) 'a prosp polemica non si aggancia all1interesse d-el pubblico; cosl come nessuno prende più sul serio, per le nostre vie, il famoso turco o finto turco che va vendendo tappeti, e che clomanJs ce.nto per sentirsi offrir due, tra lo scherzo r lo scherno. Dott. X. In corso di stampa: GIUSEPPE PREZZOLIKI :CO OH.EDO L'opera di Prezzoli.tni è il più bell1esem7.1iodli reliyi,osità moderna ecl è insieme il fatto centrale da cui si JJUÒ guardare ora t'U,ttal~ n1.iova cultura italiana. Q;,esto volume è la sintesi di tir,ttçi la sua attività. AUGUSTO MONTI Scuolaclassica e vitamoderna E' il testamento spirituale di un professore che ha dediwto venM anni di lavoro a vivere la scuola classicci come fattore di modernità. Un libro che farà rimpiangere a, molti di non esser.e stati a imJxtrare greco e lat'ltn-0 con A. A101>ti.Parlare poi delle doti di ,scrittore ffl'[JUlO e fi'ne che vi si mani/es/ano è superfluo pèr i lettori della «Rivolu.zione Liberale» che bene le conoscono. LIRE 8 - AT PRENOTATORI LIRE 6 Felice Casoratit Pittore Cinquanta· opere che rivelano una individualità matura, un artista completo, Introduzione critica di Piero Gobetti, Edizione rilegata di uvera eleganza. Prezzo speciale per i prenotatori L. 20 E' uscito: UBALDO FORMEN'flNI Collaborazionismo Un volume in-8 di 100 pagine L. 8. Si spedisce senza aumento di spese a chi manda cartolina,.vaglia ad • A. PiTTAVINO & Comp., Pinerolo (Torino) VIAGGIO lN ITALIA La zattera della Medusa. La Sala dei Passi Perduti, a Montecitorio, con il suo pavimento ben lucido, pare una gran vasca per ludi nautici, una specie di «Teatro. Marittimo, di una nuova Villa Adriana: e i se: ampi divani rossi, ovali, sono le zattere sontuose per i ludi degli schiavi e dei condannati_ Bella deserta. Fuori che sul terzo .divano. Sul terzo divano rosso sono accosc,iati degli uomini, una diecina. C'erano stamattina. alle 9, ci sono ancbe nel pomeriggio. Avvicinandomi; ne riconosco qualcuno. Sono i banditissimi, i disperatissimi dei bandi fas,:isti. Ecco ]'on. Zanardi, !'on. Garibotti, !'on. Zirarclini. Uno, che non conosco, ci ha messo anche i piedi, sul velluto rosso del divano: pare chè il pavimento lucido gli faccia paura, e se ne sta colle ginocchia in bocca, tutto rannicchiato, su quell'ultimo lembo di rosso che è il divano di Montecitorio. Questi banditissimi si comunicano I.e notizie dei rispettivi collegi. Bandi, olio di ricino, inoondi alle cooperative, c'acciata. di amministrazioni comunali, complicità delle autorità, debolezza del governo, partigianeria della magistratura: toute la lyre. I commenti sono monotoni: smania di un governo forte, aneliti di rivincita,. sospiri. Fortunatamente, l1 on. De Bellis, uomo caritatevole, dritto in piedi dinanzi al divano rosso, ,racconta dellè barzellette; e tutti -gli uomini sul divano rosso ridono. - Dica ad uno di essi che domani parto per fare un giro negli Abruzzi. - Beato lei, che può ancora muoversi! E il mio interlocutore mette i piedi sul velluto rosso anche lui, e si sdraia. Noi restiamo. Pepne, 18 Settembre. Uno dei posti più indicati per capire qualche cosa dell'Italia credo che sia la rocca cli Penne. Penne, provincia di Tera.mo, Abruzzi. Quando ci salii, c'erano delle donne che met1:kvanoal sicuro un po' di grano disteso a asciugare. Il cielo era scuro. - Che paese è quello là 1 - Quello è Atri. Più in là c'è il mare. Atri e Penne si tengono compagnia così, dalla vetta delle due montagne dove pochi ulivi li accompagnano, separati da una, due, tre, quattro, cinque catene di colli bruciati dal sole, spazzati dal ventc, ròsi da laYiere di breccia che sembrano enormi ferite. La Chiesa, che con06Ce-i..,a=- nima di una rç-gione, li ha. congiunti nella piccola gloria della diocesi: c1è un vescoYo di Atri e Penne. E' l'unico decoro di queste città.in esilio sui monti: città complete, con le loro chiese capito~ari, con il loro palazzo di Margherita cl'Austria, col loro ,~mpianto dei ~orma.uni che non torneranno più a conquistarle: ptrchè i normanni cli oggi sono gaglioffi, che vogliono pingui pianure. ì\la se in Italia ci fossero delle principesse di ingegno, donebbero sentire il piccante orgoglio di. ~bitare in questo tEtro episcopio di Penne, di prega.re nel duomo cli Atri, solo in faccia al mare. Andare alle corse di San Siro e delle Capannelle, sarebbe buono anche un governatore inglese o americano, che amministrasse l'Italia e l'Abruzzo per conto del trust anglo-sassc::i ì\Ia l'Italia è qui. Essa respira fra questi cc:,i senza alberi e quel Jr.are senza porti, nel fremito cenerino <leali ulivi, nel silenzio mortale della campagna 0 sQ cui non una allodola si leva neppure quando dall'Adriatico sorge il sole. Chi norr compren<le h tragedia di un popolo confinato qui dove nou si udrà mai la sirena di una fabbrica e dove non. si ved1~àmai il ca.mino di una officina: chi uon.. sente la superbia che c'è, nell'ostina.rsi a sarchiare col sarchio de) padre un miserabile campo, già difeso da cinquanta generazioni, contro la gramigna che sola vi prospera fra i ciottoli, mentre uomini di altre razze hanno bisouno, per •rivere e far figli, di terra nera che si :pra. fumando al primo solco dell'aratro meccanico, nuovo fiammante: chi non comprende quoote. cose, chiuda la bottega del suo patriottismo, e la, vada a riaprire in America. Noi restiamo. (continua) G. ANSALDO. Nei prossimi numeri: G. STOLFI: li gcner-icn della guerra. M. FuBINI: Rarrés. P. BunnEs1: Ralnenau. N. SAPEGIO: 11 socicdismo triesti110 . U. R1cc1: Democrazia e liberalismo. Il numero su Sorel uscirà il 14 dicembre con ,;,:ritti di E. Berth, V. Pareto, N. Sapegno, C. Spellanzon, A. Lanzillo, e con una ricca bibliografia di S. Caramella e N. Sapegno. In preparazione un numero sulla questione sarda. G. B. GOBETTI, geremte responsabile PINEROLO - TIPOGRAFIA SOCIALE.

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