La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 35 - 30 novembre 1922

L LA R J V O LU Z J ON J,; LJ Jl 1;; lt A L J~ STUDI SUL RISORGIMENTO La filosofia politica di Vittorio Alfieri. V. • Politica anti-monarchica. Paralk-la alla negazione del caLtoli.cism-J s1 s~•olgc, ccme già s·(.: inLravvjsLo, la critica alla tirannide: an7~i vi è tra i due clemenl,i una sostanziale unità. ClH:cchè_sostenga di diverso lo Scandura Lra n1onarchia e tirannide non ,·'è differenza per i! pc.nsatore a.sligiano. li cOGLiLuzionalismo non gb offre garanzia di sorLa pcrchè egli non si è mai ftrmato a sludiare con ~i11ridica sottigliezz,;. il problema delle forme di governo. Sotto Jo stimolo del giusnaturalismo egli è tratto a pçnsare la storia secondo un principio sche,naticamente dualistico: il trionfo della libertà e, antitetico con es.so senza possibili mediazioni. il dominio della tirannide ).'.la St. il punto cjj partenza resta il giusnaturalismo, la statica concezione di Rousseau e l'incapacità sua di ;cop1prenclere l'oo:gamsmo socia.le è superata dal nostro in una visione trascendentale che riconduce libertà e tirannide a un principio pr,agmatistico e a una dinamica volontaristica. Do\·e la Yolontà è autonoma, dove il prin- ,cipio di ogni miglioramento e svolgimento è i,1 noi stf:ssi: quivi esiste libertà; da u11a stessa giustificazione, da una stessa b~se morale nascono dunque per l'Alfieri libertà individuale e libertà sociale. Si troYa tiranuide contrapposta a libertà, doV•~ all'autonomo svolgimento che ha in sè il suo fine e il suo principio si sostituisce e sovrapp011e un ·esterna gerarchia 'che negli uomini veda uno strumento per la soddisfazione di limitati interessi da cui tutti, eccettuato il tira1ino, restano -esclusi. Non si attenda a questo pm100 dall'Alfieri la giustificazione che lo storico può e deve da.re della tirannide, esaminancl.o realisticamente le cose. Studiare nel )700 la questione da un punto di vista. storièo significava schierarsi già ini- .zialmente coé fauto-ri della tira.nnide. La foTZa cieli' Alfièri dunque è nella su~ debolezza. Rinunciando al realismo politico egli conquista una posizione di realismo filosofico. Il profeta si libera <l.al suo tempo perchè 11Òn lo capisce (o meglio non lo capisce da politico): in questo paradosso c'è la de.finizione pill rigorosa di tutte le torbide divinazioni dei p.r-ecui-sori. L'Alfieri nega la tirannide percbè più forte dell'esigenza, sociale freme in lui il represso ardore eh una attività individuale, più forti di tutti i motivi democratici 1o· animano gli impulsi anarchici e aristocrc.1tici della sua esuberanza e della sua concreta coscienza creativa. La ·sua critica è superiore all'enciclopedismo e al liberalismo sensistico. Bencbè la sua fraseologia sia ancora sostanzia.lm.ente quella dell'uti..- iitarismo, egli tende. ad elaborare una concezione precisa della società come necessario organismo idea.le, e rdello s1)irito come socialità; e si guarda dal ricader nelle i11coeerenze dei democratici che per un risultato edonistico erano pronti ad accetta.re .trascendenza e dispotismo. L'Alfieri fu conscio talvolta dell'astrattezza che caratterizzava la sua. critica e, allora, ben- ·Chè privo di cultura e di esperienza storica, sep- _pe eleYarsi a visio;ni sintetiche di potenza vichiana. La ,,o,,c,ie,nza dell'inesauribilità dello spirito in lui limpidamente te0-1~zzata gli suggerì idee luminose sulla relatività delle, cose umane che temperano e arricchiscono nella sua ,considerazione della storia il rigido siste-ma iniziale dEll'entusiasmo imma.nentistico. « E' il vei·o che nessuna cosa poi tra gli uomini r1esce permanente e perpetua: e che (come ,già il dissero tanti savi )la libertà pendendo tuttora in licenza degene-r.a finalmente in servaggio; come il regnar d'un solo pendendo sempr:~ in tira-nnide, rigenerarsi. finalmente dov1"€-bb0 in libertà ». (Della 1'ira1111ide l. 1 cap. I). Al primo semplicismo della concezione cluali:::tica è qui sostituita una lucida visione di crncretezza dialet,bica da cui l' Alfier si affretta a dedurre una norma.di pratico opèrare: ((. ogni uomo- buono deve credere e ~pe.rare che non sia 9rmai lontana quella necessaria vicenda per cui sottentrar.e alfin debba all'universale ser- :1>aggiouna quasi univèrsàl libertà , (id.). Qui dal mondo me:tafisico s1è passati a una concreta- situazione storica. e :a questa significazione relativa Gi devono specificamente comrn..isU1·are quelle affermazioni che so,ltanto per maggiore .-efficacia e quasi per artificio di scrittore si er:.unciano com~ se rivestissero un valo-re assoh.1.to: per non aver posto ment,e a, ciò gli interpreti dell'Alfieri si sono perduti in tanti equivoci e incertezze. C'è un'altra giustificazione della tirannide, di carattere decisamente metafisica, cui 1'Alfieri accenna. appena, ma che avrebbe dovuto fa,r meditare i: critici frettolosi sulla; ,complessità e sulla feconda inquietudine del suo .pensiero. Nel primo libra dd trattato Della. 1'iron'17Acle abbi,amo visto il tiranno considerato come colui che sa conoscere gli uomini e perciò valersene. Tutto lo spi6to del primo libro Del Principe e delle lettere anche- se s'intende come satira e saJ·casmo, è necessariamente .fonda.tor GU runa premessa teoretica che nella tirannici~ riconosca qualcosa di praticamente e teoricamente valido. E non ~iamo noi i primi a notare che attraverso lç tragedie la figura elci LiraJJno s'impone e op_era conie_ realU~ idealo da c~i l'Alfieri è persino alTascmalo quando HCl luanno c·è forza e i·i ~hi gli soggiaco debo]e'l,'l,a Egli voleva per j suoi uornini di libcrt~i la lempra ferrea dei suoi tiranni e sentiva in sè i due eroici furori della libert~t e della forza sino ;1 voler impers.onare i11siemo quando rcçiLaVGLegli stesso il S'uo Filippo le due figuro a.ntiLetiche di Carlo (lib~rtà) e cli Filippo (Lirn11nide). Tut...tavia esigenze csl,c.tiicliee sentimentali sono crucle'Jinenle, imperiosamente soffocate dal prevalere di u'na sola esigenza morale: la negazione della tirannide a.cquista il pathos della negazione dell'apostolo. Reciso contro ogni dubbio 11 Alfieri scultoriar meute definisce : (t La. parola ])rinclpe importa: Colui che può ciò che vuole e vuole ciò che pill gli piace; nè del suo operare rende ragione a persona; nè v'è chi dal suo volere, il dipa1'La, nè chi al suo potere e volere vaglia ad opporsi ». (Del Principe e delle lef./.ere, 1. 1 cap. 2). <e E quindi o questo infrangi legge sia ereditario o sia elettivo, usurpatore o legittiuw; buono o tristo; uno o molti; a ogni modo chiunque ha una forza effettiva che basti a ciò fare è tiranno D. (Del.la 'l'irrM1,11ide, libro I, ca.p. 2). Le parole sottolineate mostrano a chi parli di fonti del pensiero ,a]fieriano quale abisso vi sia tra queste affermazioni e la dottrina del Montesquieu. Riprend<> l'esame delle seduzioni estetiche che su lui aveva. esercitato la figura del principe; ogni incertezza è stroncata: .si dimostra inesoTa.bilm-ente che il priuoipe considera,to come conquistatore, com.e legislatore, come mite governante è Sempre vituperevole e inutile 'all'umanità. Gl..i esempi sou scelti tra i pill efficaci: implacabili 60110 le (( stroncattu-e » di Al€6Sandro, di Giro, di Tito. Conclude: la tirannide è Jlantitesi del vivere umano,: << se anco da noi tutti non si dovesse aver mai altri principi che dei simili a Tito, ne saremmo quindi noi forse maggiormente uomini 1 1101 credo_; poichè i Romani non ridive.nnerO maggiormente Ro-mani sotto Tito, n'è sotto Traiiano, nè sotto gli Antonini, di quella che il fossero sotto Augusto, Tiberio e Nerone,. (Il l'rìncìpe e le letti re - libro II, cap. VIII). Dai primi motivi se"J1timenta.li ed egoistici la critioa s·è trionfalmente ampliata e integrata sino a. diventare una. deçisa aJfermazione morale: la polemica contro il monarca si tr,asforma in negazione assoluta d·el dogmatismo politico: il problema s'a.rriqchisce di un intimo contenuto peda-gogico e il liberalismo è ricondotto a.i suoi fondamenti filosofici. Gli sviluppi empirici, le::pa.rentesi quasi autobiografiche, gli stessi particofari erronei non devono. esser esaminati ingenuamente come tali, ma accettati in quanto illuminino ed -esprima.no con approssimp.,zione 5aim bo-lioa il coerente edificio sistematico della, sua divina.zione immanentistica. Anzi la casist.ica pratica che si deduce im~ mediata.mente dalla teoria dimostra, in un secolo di sensismo, l1irreducib.ile aspirazione ia un.i assolute-zza filosofica: non solo· si combatte il cattolicismo, ma lo si vuole sostituire integra1mente. Co-n una log.ica sei-rata l'Alfieri dei;-iva dalle sue premesse l1esig-enza del tirannicidio: il suo immanentismo -essendo fortemente legato a m<>tivi di immedi,a.tezza spirituale e di ingenuo impulso creativo è natura1e che egli c01ntrappon.ga all'individuo l'indivi1ch.1-0-,al tira,nno la passione del regicida. V'è in questa oorrentissma logica astrattium-0 e in-esperienz-a politica: ma è quell'inesperienza che fonda le nuove esperienze. E qui è il luogo di intendere e chiarire quel concetto apparentemente contradditorio e assurdo - che si ritrova nel Pam,eg-irico a, Traiano e qua ,e là in frarbmenti delle altre opere .__ che il solo princ~pe degno· cli rispetto sia quel- },.)che clona la libE}li,à ai suoi sudditi rinuncian-. do al domi'lrio. In teso il conç.etto grossolana-, mente si tòrnerebbe in pieno este.tism.o umanist.ico, e alla visione, della politica come ooscie,nz.1. e organizzazione. cli coscìell.2e si s)st.ituirebbe il gesto esterno, si porrebbe come f.econdo di co1-iseguenze universali un atto limitato, isolato, scisso dalla sto,ria. Non certo ad una libertà doiata aSpira 11 Alfieri'; la su.a libertà deve esse:r frutto di inesal_,\Sta vo.Jontà e di labo:riosa iniziativa. Nel Panegirico dunque non v'è nè ua. programma politico, nè· un ideale: si esprime la crisi di coscienza del tiranno, si mostra in lui il .dolòroso contrasto tra la sua qualità cli tira.uno e il pensiero che _gli cleve lla.scere in cuore naturalmente appena si senta uomo. Così non v'è liberazione per lo 6pirito, del despota fu_or che in questo ideale suicidio; la traiedia idima colta dalla fantasia dell'artista è la riprova rigorosa. d-ei motivi cli critica teori_ca. L'Alfieri enumera tre mocli di orig.i1rn della tirannide: 1) la forza, 2) la frode, 3) la volontà dei sudditi mossi da corruzicne \., e vede in lutti e tre il prevalere <lelittuo~o di una volontà malefica artiftciosamunte operante Lra. individui inc-apa<'i e ingenermi. Monarchia t: ùis1-,otismo non si <li-stinguono perchè -il monarca rncderat.o tc;sendo tale per suo arbitrio è in ciò tiranno e i sudditi, anche ;;e non ~ono malmrnat i, sono :;.chiavi. Ricondotto il critt:rio della di~t,inziono tra tirannide e libertà alla pc~ihilit,à di sviluppo dcli' attività, autonoma <le; citLadlni, la pn·smna di un dominatore che att.inga la sua autorità dallie~U!rno è di ptr st: r;tessa, r-sclusa ogni e0nsid~·razione :-:.ulla benignità e feroci:1 clej risult,ati, _una ]imitazione, una dimi11uzionr, di spiritualità J,Cr chi gli &ta cli fronte e gli è sottopooto. I/esigenza deil'auLorità in un mondo libero si altua per un prucésso Ji:.t.lettico a cui tutte le forze partecipano, sì che il dominatore serve ad un tempo e<l è espressione e simbolo <li Lutta la realtà. La monarchia aIBoluta o moderata 1 asiatica o europea è sempre un insulto a questa legge e la sua benignità non è che un nuovo peccato di ipocrisja. Se c'è in questa critica un torto esso non dipende da altro che dall'arbitrio con cui se ne è pensala l'esegesi. Il processo .,torico ha dimostrato che la monarchia, ess-endo realizzazione en1pirica di un concetto, e perciò s.ottoposta all'imprevisto d.eUa praxis, può rinunciare alla sua. iniziale giustificazione teorica senza rinunciare a se stessa. La logica dei concetti non è h logica della pratica. Nella dialettica storica la libertà non esita mentre si afferma a servirsi de.gli istituti stessi che sono sorti dalla sua antitesi. Il costituzionalismo giuridrico ha rivelato nel corso di un secolo le sue eccellenti capadtà di mediatore e ha dato le garanzie necessari-e nella conciliazione. Questo mondo di realiz.zazio-ni p:articolari e di limiti empirici si sottrae al dominio della profezia. Il profeta è il filoso-- fo dell'hizia.tiva, della forza che si esprime rivokzionariamente, il teo,rico di oscure volontà e di inesauribili impulsi spirituali. Gli elementi ,del contrasto e della dialettica unità si sottraggono alla coerenza line,are che li ha fatti scaturire e che co~tinua a presiedervi come norma e legge_ operosa. Lamentare che Vittorio Alfieri non abbia divina.to l'unità d'Ita.lia sotto la mona.rchia costituziona.le vuol dire lame1itare che la sto,ria non sia finita con Vittorio Alfieri . La storia non ubbidisce ai propositi degli individui, non crnrrisponde mai ad alcun schema. Ma gli schemi sono il segno delle volontà che vi incalzano, che la creano·. Un Alfieri costituzionalista in pieno secolo XVIII avrebbe potuto so,ltanto documentare un momento di stasi e 1dli interruzione, segnare un esame cli coscie.nZ.J, e una rinuncia riformistica. Era il momento eroico dell'aziO'ne,, l'alba di una catarsi per cui i miti, dovevano far scaturire volontà pur-e e ine$c.:rabili, 1~igide sino al messi,anismo. Poi sarebbero venuti i legisti a foggiar misure e a costruire formule intellettualistiche. Ma il realismo politico voleva forze e ideali senza cui il momento del relativismo, ·formulistico sarebbe stato arido -e decadente. La negazione delLa monarchia in Vittorio Alfieri è dunque 1ma volontà e perciò non ammette transazioni, è una forza. idea.le e non una riforma repubblicana. Liberi i critici di trovare i.mprecisioni dove l'Alfieri vuole formulare in una pa.r:vellza di sistema pratico gli sviluppi della sua teoria .. L'Alfieri si è preso cura nel suo trattato, di enumerar.e quasi diligeutement.e i sostegni della tirannide: la pmura. (dell'oppresso e dell'oppressore) la viltà (che instaura il regno dell'adulazione), l'rrmb·izionc (viziosa dove vale soiltanto a soddisfare private passioni -e a procurare turpi s.terminate ricchezze), la milizia, la relirfaone, il falso onore (tirannide esclude sincerità: ri~ m.aner fedeli al tiranno vuol dire essere in realtà spergiuro e fedifrago), la nobiltà (so;i:ta eroioamente !Come· classe -politica ma corrotta e schiava per la permanenza a corte), il l1.bsso (che inverte e contamina tut,h i va.lori). Una enumerazione che potrebbe essere conti- • nuata e in cui si trovano, è vero, punti di rifw:imento col iVIontesquieu ma, forse p.iù, derivazioni numerose dal semplice senso comune. Il crit-erio secondo il quale il pe1Jsiero alfieriano va giu'dicato 'non consiste in una sottile critica di carattere tecnico, ma -si deve riparta.re ancora una volta all'unità sentiffienta.le della pas·- sione e d~lla coerenza alfie.riana. La negazione della tirannide ha anche in questi sviluppi la suo. misura in una originale coscienza etica. Dove queste afferma,zioni sembrerebbero implicar.e una .risoluzione cF problemi concreti e-co17omicamente o po,1,iticaTne.nte.cI,eterminati 1' Alfieri non riesoe a ·nascondere la sua fretta e la su;_:impreparazione. Non nelle sue opinioni economiche consiste la. sua. g,ranclez-za di pensatore politico,. Nella ·sua profezia che è un sistema e u11'aspirazione diventati imperativo categorico, i riferimenti •a.ll'economia non possono ·non essere utopistici: e conscio della loro astrattezza l'Alfim·i vi attribuisce un significa.l;o del tutto secondario: clov.e questi suoi accenni hanno avuto nella storia una conferma non è possibile tTova.rvi alla ra,dice un'inesorabile volontà. che trasformi il caso in profezia e organismo. La negazione del lusso sembra dedotta da.Jla negazion<>del principio della disparità exessiva delle ricchezze: ma, benchè il secolo XIX abbia in un certo senso oognato il tramonto delle grandi • proprietà feudali, la negazione a.lfierian.a. resta tuttavia connessa all'astr.attismo dei primi socialisti utopisti. Così è tutta ca,,nale l'acutezza apparente deJla sua critica all'accumulamento d·ei 133 beni di terra in pochissime per.sene, benchè 1'800 beni cli terra in pochi.ssime persone b<>ncbè 1'800 sia stato per l'appunto iì •=lo della piccola proprietà; e non è dipendente da una precisa gi usticazion e l:,.x;nica o da una esperienza economica iJ fatto ch'egli non .~i preoccupi invece della di:mguaglianza di ricchez1,e proveniente dall'industria, dal commercio e dalle arti: egli non poteva avere cç:rto dinanzi agli occhi i1 quadro speci fi.co del)• evoluzione della società borg hf.;1:;e;ma in realtà pur movendo da RouSGeau recava j germi de]l'assoJuto attiyjsmo del ]iberali::irno moderno. La negazione della milizia poi non può intenrlersi in aleun modo come anticipar.ione dell'ideo1ogia paòfista. Invero l'ideale aristoc.-ratico e attivistico <lell'Alfi.eri difficilmente gli avrebbe potuto concedere l'adesione a sogni de-rnocrat..ici <li pace universale: con la sua profezia egli porta l'annuncio di una lotta, non la rinuncia <li un ripiegamento. Ogni affermazione di un imperioso dover essere deve santificare ed esaltare almeno una guerra, che- realiz:zi l'ideale impegnando tutta la personalità: e la milizia ne è strumento necessario. Così pens'8. l'Alfieri e, nonostante i dilettanteschi pregiudizi di ripugnanza alla disciplina militare che si trovano qua e lii nella Vita e nelle Satire; è ben conscio del processo di éroica disciplina e dedizione attraverso cui deve attuarsi la redenzione della libertà. il1a la milizia nella tirannide non è rnilizia: «non patendosi dir patria là dove non ci è libertà e sicurez7.,a, il portar l'armi dove non c·è pat.ria riesce pur sempre il più infame cli tutti i mestieri: poichè altro non è se non vendere a vilissimo prezzo la propria volontà, e gli amici e i parenti e il proprio interesse e la vita e i ·onore per una causa obbrobriosa ed ingiusta». (Continua) P. GOBETTL LA REAZIONE. Caro· Lobetti, Sono perfettamente d·accor_çlo con te, con Emery, con la idvoluzione Liberalt: noi dobb1arno prepararci ia Essere gli illnministi di un nuovo '89. I psendo-hegeliani dei caffè aspettano dopo la tesi com_unista e l'ant-itesi fascista, b sintesi della democrazia sociale. Ko: la si.:., tesi sarà rivoluzionaria, in un modo o neffal- _tro, e si affermerà quando man mano, sotto la spinta delle idee ;- degli eventi il n06tro pessimismo sarà cosa pubblica, e r'orte come la disperazione. Se andiamo verso un regime zarista, 0011 i prug·roms contro i socia.listi, troveremo a quesfaltna cantonata la rivolta del popolo ita. lic.n. o. E !:>periamo che sia ancor più fiera ed austera di quella di Lenin. Io penso che siamo pe-r assistere a un go-· vtruo di accomodamenti sosta:nziali, senza ritegno, con il contorno di una severità e autorità da operetta, e affiancato dalla continua repressione di ogni oppositore temibile, in via imrr.,.ediata. Non credo che ciò possa servire a qualche cosa, eccetto che per certi piccoli elementi superficiali e illusori, atti a soddisfare chi. vede solo la superficie (come quei tali topi gia.ppo,nesi che sentono· due sole dimensioni, si dice, e probabilmente scambiano le croste di formaggio per le forme pol_pnte: salvo poi a féi.re i conti con lo stomaco!). Per esempio, può darsi che per un paio di mesi, se non meno, 1 burocrati romani vadano a.ll'u:fficio in orario, a leggersi il giornal sugli scanni invece che sotto 1.-•,coperte del morbido letto. Pare infatti cbe. :Mussolini lasci il suo biglietto da visita nei vari uffici alle nove del mattino. Se è vero, gli consig-lie1·ei.cli istituire anch0 la contabilità dei fogli di cart.a. _La plcco1'a borghesia plaude al Duce come 11ovello Mazzini, o G,tribaldi. Parole non ci apI Ulcro; ma farò questa pic.coia obbiezione: che ·.Mazzini e Garibaldi 11011 erano d'accordo coi Prefetti. Quanto a.ll'avvenire, è sulle ginocchia, non di (ì.j,0ve .ma di Iside· addirittura Se Mussolini fa _ rà una politica. di clest,ra con venature naziona1 ùeJ1tagogiche, ve.dremo a una sua caduta (non. troppo vieiua ma nemmeno troppo lontana) la riscossa del ]iberismo e della democrazia intellettuale: se farà ancora. di più e peggio, se vorril tene;· dU1·0 a tutti i costi (ed è uomo ·d~"t farlo) avremo, assa.i pill in là, una scossa molto più profonda, dopo cui si potrebbe ricominciar~ ex no1:o a f.ar l'Italia. Sogno d1 invu1cibili idealisti che no-i siaJ1101 ! Perchè si attuino, ci vor~·ebbe o la disperazione della f,ame o il ritor-. no almeno iniziale a u11a condizioni migliore di vita economica e sociale. Il popolo non vede altra salvezza che in questo interesse o quando si sente libero dalle pill assillanti esigBnze. nia nei crepuscoli economici e sociali come è questo, in cui ciascuno pensa al suo boccone di pane, o a riaffe.rrare quel tozzo anche più misero che gli è sfuggito, l,a passione politica nel Senso vivo della parola è inerte: per questo abbiamo visto ora l'Italia apatica e indifferente verso questo accaparramento dei suoi destini, per questo il fascismo è riuscito, forte della sua eco~ nomia reazionaria. tu~·· SANTINO CARAMELL 1A. (da unci lettera.)

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