La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 31 - 25 ottobre 1922

mpre_ssione si_ venga_ ad appoggiare il giudizio; e sara _retto 11 gmdiz10 degli appassionati pel retto, rruquo al contrario quel dei malnatL,. (lVlisogallo, Prosa seconda). Proposizion,i ambigue, che implicano problemi filosofici non adeguatamente risolti: ma attraverso molte incertezze ,si esprime ch,i,aramente la negazione così del sensismo 0ome dell 1arido e freddo dogmatismo cattolico. E' una passione nuova che postula e intravvede una nuova filosofia. Nè è senza importanza che paco prima del passo citato l'Alfieri abbia un accen,no ricco di efficacia contro i Filosofi, o meglio « quegki im- ,passibili egoisti, che oggidì questo sacro nom-e s1 usuxpauo •· Nella negazione c'è un deciso intento filosoiìco. Nell'entusiasmo poetico s'è introdotto un principio di coscienza riflessa. 4. Sulla questione del sapere scientifico sono importanti i capito.!,>III e IV del libro III del Prin.ci pe elle il Bertana, tra.scura. e fraintende qua1ido accusa l'Alfieri di non avere cap~ta lru importanza delle scienze e di aver negato ad esse ogni effiaaoia sul pensiero morale e su.i destini deJl'uorno (16). I suoi entusiasmi per il divino e grande Newton, la venerazione per Euclide e Archimede, l'ammirazione per Galilea e Cru:- ~o ic_dalla ~i_vil~e, rel~giooa, potenza perseguitati e 1mped1ti p1ù aesai che protetti» testimoniano clecisamen!te il contra.rio (Il Principe e le lettere, Libro III, ca.p. III). Sublime chia.ma altrove la geometria, d'ogni altra scienza base e radice (id. libro II cap. IV). E tanto lo turba il pensiero dell'immeru;ità. delle conoscenze scientifiche_ dell' astronomi~ sopra tutto) che gli nasce 1u cuore uru commosso accento òi scettica ironia v~rso le cose ter,rene, non diverso da quello che ritroveremo in Leopardi: • Cose tutte invero grandiose, e per cui i Romani, credutisii signori del mondo, assai piccioli si troverebbero -GepotesseTo ora ccmv.i:noorsico' loro occhi qual menoma parte di questo globo occuparono, e qual minima dell'universo è dimostrata essere questo globo stesso dalla. investigazione rettiiìcau della universale armonia dei corpi celesti. Gran pascolo alla insazlabile umana curiosità ; la quale pu<re, per quanto ai fonti della verità. si disseti, vede e tocca ogni giorno con ma.no, ~he qu.an~ più si sa, più tD:erimane a sapersi» (Il Pnnc1pe e·le lettere, libro III, oap. IV). Accanto .a, questo poetico entusiasmo troviamo un'a notevoh, defi.nizione alfi.lmana delle scienze che attesta in lui lo sforzo di determinar raZlionalmen:teil suo interesse: « Gli arcani a le leggi de1la natura dei corpi investigate e spiega.te peii quanto .il possa l'intelletto umano». Invece non si parla più di intelletto quando si defi.niaco.n.ole lettere: <Gli arcani, le leggr e le p·a.ssioni del cuore umano, sviluppat&, commosse e .alla più alta ubi.le-e vera via tindiriz.. zate» (Il principe e le lettere, libro III, capitola III). Questa antitesi è specialmente importante quando si chiarisca che cosa significhi per Alfie,~ la pru:ola- lettere: ,i] problema è sfuggito al Bertana ignaro di •studi speculativi: eppure qui è il seg,:-eto j,er intendere i due concetti enunciati. Tra gli esempi di cultori di lettere l'Alfieri n001€Sita a porre acca-nto a Omero Platone: più che a valori artistici egli pensa dunque a valori fi.losofici ohe nella sua. concezione attivistica nooessariam-ente si tmaducono in norme <l'azione e contano in quanto si inserii.,sconO' in una. praxis sociale. Dove il Bertana vede una incomprensione c'è una limitazione cosciente che muove da una. <>hiara gnoseologri.a: la <:ritica del sapere scientifico è una vera. e propria critica dell'intellettualismo. Della scienza l'Alfieri coglie mirabilmente il duplice limite e l'ò,nsuperabile relativismo a cui la con_osoenzad. ella natura pet lo stesso processo da. cm scatunsoe è sottoposta. Il limite del sapere astratto in un sistema dell'unità morale è limpidamente determinato quando l'Alfieri nota che le leggi fisiche non offendoino 11 prmc1p_ato e deduce da questa ,as- .serz1one la ,sua teona dei rapporti tra scienza e governo di principe. Notando il seconclo limite l'Alfieri nega l'assolutezza del sapere scientifi.co • al criterio oggettivo della verità sastituisce it rapporto tra soggetto e oggetto come distinti e diversi, €SC1udenti un termine superiore che li inveri nella prop-ria. assolutezza: spunto iniziale di una teoria ·essenzialmente J:"om.anticache rìto:nerà ancora, rinnovata., nel sistema crocia.n.o. Di fronte al dogmatismo scientifico settecentesco il concettoalfìrriano riesce a una vigorosa af-. fermazione del!' autonomia è dell' assolutezz& del sapere fìlooofico contro tutte le riduzioni della filosofia a una serie di aatr·azioni sui dati della soienza. . Nella concezione attivistica del!' Alfieri a.nche· il sapere scientifico conserva tutta.via un suo va.lcre assoluto: occorre meditare perciò diligenten,cLte la sua dist~nzione tra il momento· oreativo deHa scienza e il momento del successivo -pr~gredirn e diffondersi. Nel qual concett.o si puo l~1ttima1:nente scorgere un principio gnoseologico ds differen21a~101netra il sapere sciemtifìro come risultato, come materia come cO'll.- gene di_cognizioni e l'atto d!'llo spirito che Id crea. Vittoria Alfieri ha così vivo e profO'll.doil senw dell'attività., della spiritualità. del crea.re che rotto tutte le sue oscure intuizioni si avverte una fervida e <>ostante -a.desione intima alla concretezza del fare, alla realtà. dello spirito come <Spenenza, e quoota riesce feconda anche se ma.nca una ba.se scientifica. u LA RIVOLUZIONE LIBERALE Sapere per lui è veramente inventare, creare: e creare \Don si può senza libertà.. Infatti, le <scienze, come ogni altra egregia cosa, ùi derivano an1ch'esse dai Greai vale ,a dire da uomini liberi. E pru:e_infatti che al ritrovamento dei principi nascosti e subluru delle cooo, si richiegga un coeì grande sforzo d1 pensare, che nel capo di un tremante schiavo .sì a.lta e difficile curiosità non ,;a1·ebbe potuta en.trare giammai, (Il Principe e le Lettere, libro II, cap. III). « Ma :il semplice aggiu.ngere akuna cosa ai già scoperti e dimostrati sistemi e i( far progredire le scienza, prmc1palmente nella n.atura dei corpi, a parte a parte pigliandoli, in tutto soggiace alle vicende annesse al coltivare le verità '10'11offendenti l'assoluto potere, come quelle <>hein nulla influiscono sopra_ lo stato politico e 1n nulla migliorano la proibita, scienza. ciel cuore dell'uomo,. La distinzione posta è dunque tra l'intuizic,n)i) sintetica dell'universo e l'astraltta analisi dei dati empirici. Qui l'Alfieri è persino clispasto ad ammett;,re l'utilità. del principe in quanto eali aiuti lo .scienziatoi per le « necessarie infinite spese, invenzioni ed esecuzioni costose di ma-e.- chine, infinite esperienze, sterminati viaggi,. Ma per il pOctl rigore con cui i due can>cetti sono séeverat.i, l'intellettualista (e anche in parte il critico equo) si trova di, fronte a contraddizioni infinite appen.a vogl-i:a valutru:e integralmente questi spunti di teoria. Si può precisare la, distinzione e togliere alcune incertmze rend.endo più €6plici:ti i concetti del signifi.oato pi,a,. tico e del s:ig111ificattoeo!I",eticode11a scienza dialetticamente intesi. La scienza è attività. teoretica in quanto è <>reazionee libertà. (libertà. di pensiero, superiore all'empirila politica, che si afferma contro gli osta.coli, a!llchesotto la tirannide: il pensiero dell'Alfieri già nella. Virt1ì ScO'floscv«ta è in a.ntitesi con lQ scetticismo del Gori e ha dinanzi con piena chiru:ezza gli •esempi cli Cartesio e di GaliL leo). Il principe aiuta (o può aiutai,e) 110!11 quest.o processo di creazione ma il momento pratioo in: cui la scienza viene orgauizzaita e a,pplicata secondo I.a sua utilità sOciale. Questa seconda affermazìone non è senza oscurità e non segue semprn coerentemente la Limpida visione specula. tiv,a prim-a raggiunta della scienza come cono- • scell/la creativa. L' Alfi.eri non ha visto il processo di obbiettivazione per cui la libera ·creazione spirituale si irrigidisce e s-ilimita in un organismo di risulta.ti scllematici per la loro necessari·a '1Strattezza. E' così di lacerato di duhi;; e di fotuizioni_ non -rigorose e ancora il capitolo III del Pnnc1pe tutto ,anòmato invero di dialettica drammaticità che riproduce .anche nel movimento ritmico e stilistico del peniodo il corso "di un pensiero torbido e chiuso illuminato a un tratto· .per una sforzo i!nteriore ,attraverso: stridenti <:ontraddizion\, dalla luce di una verità carpita con entusiasmo e stupore in.si.eme al dubbio e non ancora dominata e svolta. < Mi viene ora osservato che parlando lo dei capi-setta !innovatori :ruellescienze·, me li conviene ,in gran pa.rte sottrarrn dalle leggi, a c·ui ,ho sot,toposto le scienze ste6se ;" e chiaramente .vedo, che le ]oro vicende accomunare si debbono 1a quelle dei letterati ; -poichè, oome filosofi, un <JOSÌ splendido loco riempion.a degnamente fra· essi. QuestJi.pochi innovatoci-creatori si aebbono dunque in tutto eccettuare da quegli altri tubti, che nelle scienze e,sa.tte, dotti solta.nto dello scibile, e facendo pure alcuni benchè impercettùbili passi -più ÒJ11 là. del di già -saputo, si debbono quindi ripu-tare come le vere ruote dei pro- ,gressi delle scienze, Questi SOiilO gli scienziati protcggibili e protetti: ed a questi, l'esserlo può sommamente giovare. Ma gli àltri, come Euclide Archimede, Newton, Galileo e Cartesio, interamente corrono la vicenda dei letterati•· Neanche qui il Bertana confesserebbe soddisfatta la candida pretesa di una base scie,ntifica ·e di una organizzazione sistematica delle idee. Non c'è garanzia di fredda oggettività. in questa frammentaria i·ntu.iZl~antgeenerata da un violento moto sentimentale: i limiti pSIÌcologici suggeriscono ,d, definirla mera fantasia poetica senza filosofica lirnpc,rtanza, Invece l'aff-ermazione del carattere inventivo e creat.ivo della scienza .in un secolo dì formulismo e di astr,attismo basta da sola alla. gloria speculativa di un pensatoa:-e, aù.che se l'affermazion.e non risolve· poi, per UJ1anecessità che altrove abbiamo chiarita, tutti i problemi suscitat1. Coesistono, è vero, accanto alla scoperta mi- ·rab.ile residui dii dogmatismo scientifico, ma talmente lievi e sovrapposti che non turbano la visione generale, e in taluni errori si avverte talvolta fremere quasi nn presentimento di verità. Si ponga mente per esempio quando l'Alfieri parlando dei movimem.tmdei pianeti dice che ·« le cagioni di/ tai moti furono assoggettate a inalterabili leggi dall'ingegno dell'uomo,. V'è in questo «inalterabili• qualcosa cli rig.ido che pare in rontrasto· con l'< affermato relativ.ismo •della scienza e col ca~attere creab>'vo del sapere soientifìco. Ma .a domi'llare il contrasto ecco l'idoo poderosa, profonda quant'è vivid.a l'imagioie, dell'ingegno dell'uomo che titanicamente assoggetta a una legge liberamente creata e inidagata i movimenti d8lle stelle. Imagine così forte non poteva scolpire chi non fosse tutto invaso dal pensiero dello spirito come perennità cE orea.ziooe. Di pa.ri efficacia e di natura identicam€111tespecula.tiva è il contrasto tra l'entusiasmo per il disinteressato sapere (opera di libertà cream.va) e il dispre-u/40per l'utile empirico elle dal sapere può <lerivare (lusso e arti cli raffinate-,za). Ma la sterminata empiria dell'ineaa.u'ribile sa. pere scientihco non lascia pace se non si instau- ,·a_l'impero di una tra.scenct.entale unità, che si alrnu,nti, nascendo, dei primi dati naturalisti.e.i e venga pmificarsi nella serena e compreru;i va assolutezza della metafisica. . < Che so le leggi dei moti dei corpi, scoperte e dimostrate, lusmgano pur tanto la superbia. dell'uomo, la ignota cag10ne cli esse leggi e la sola terrestre generazione delle piante e degli animah, nascoste entrambe negli arcani di u:na profondis.sim.a notte, assai più lo lascia.no avvilit.o e scontento,. Il mero sa,pere scientifico non può liberare l'uo-mo da questo p€S8imismo. 5. - La risposta decisiva spetta all'az.ione e in ,;ede sistematic"' alla teoria del!' azione. Ma il pragmaijismo del!' Alfieri non è una confusione ili elementi mistici, volitivi, sentimentali, psicologistici come la dottrina moderna che V& sotto 'l. uesto n,ome. L'attività co110SCitivaconclude all'az.ione; l'azione poi non si intende come esperienza frammentaria, come fatto, ma è l'ultJi.mo grado perfetto e nec€>SSariodella conoscenza; la conclusione di un organico processo razion.al.e. Si tratta di un'interpretazione attivistica della conoscenza e di un'interpretazione razionale dell'-atbività.. Il pragmatismo resta ai suoi primi ingenui e validi motivi, alle prime spontanee e in.sopprimibili esigenze. Sorge nello spirito dell'Alfieri come convinzione immediata e quasi impulso di psicologia individuale e so-lo,a poco a poco perva.de e informa di sè, attraverso un prOcesso, <li coscienza "°ncrescente, tutti i momenti della sua. rifless10ne. Nella <V,oloutà.» di Alfieri, uno dei più· di13cussi e tormentati problemi di psicologia bio,. g,:-afica, c'è come il presupposto e il dato primo su cui si elaborerà questa convinzione. Ma non importa a noi a.ccertare i ]ùniti e i risultati della famigerata volontà alfieriana perchè il problema biografico si è toccato. quri.solo in qu-anto è materia di speculazione filosofica e rivelatore primo degli impÙl'ili originru:i della _riflessione. La linea di perfetta coerenza dello sviluppo spirituale dell'Alfieri, la feroce :intolleranza oon cui dt>duce dalle proprie esperienze gli effetti p.iù rigidi e più chiari, lo stato di incomprensione e di solitudine in cui egli deve brovars;i di fronte alla cul_tura contempora:nea, come noi abbiamo rigoTosamente dimostrato. - danno argomewto allo storico per a.ccetbare questa, nuova metodologia. L'equivoco delle vecchie indagini non si abbattè per pregiud'izi di natura. letterai,ia e di metodologia erudita: invece le fonti valide del pensiero alfi.eri.ano si penetrano solo attrayerso uno studio misurato e parco degli impulsi che defruiscono k,. sua personalità.. La sua cultura non è fatta. di libri. E la vali<lità sto~ica. delle sue osservazioni non si deve fissare con richiami erucl.'itil, ma con aperte e ingegnose disamine delle sue contraddizioni. La Vita ci documenta esaurientemerute il concetto che qui' ci importa: ossia non la sua volcntà, ma la. volontà. di volere. Il primo sforzo cli teoiira, il primo momento in cui la rifl~ssione divenba. un prnpoeito speèulativo si legge nella Virtù Scorwsciuta (17) un vero pic,colo trattato di' etica, un .saggio di morale eroica. Il conce.tto dominante del dialogo è preciso in queste parole di Francesco Gori: a: A ciò ti aggi u:ngea.; che ufficio e dovere di. uomd aìtamente pensante egli, era ben altrimemtj il fare che il dire; che ognli ben fare essendoci interdetbo dai nostri presenti vili governi, e il virtuoso e bello dir-e essendo, stato così degnamente già preoccupato da ljberi uomini che d'insegna,re il da loa:-pratiicato bene aveano assai maggio,- di.ritta di noi, temerità parea.nù il vo-lere della feccia nostra presente sorger puro ed iHibata d'esemplio, e che viltà. mi pru:ea lo imprendere a d.irn ciò che fare da noi non si, iardirebbe giammai, ecc., (La Virtù sconosciuta in scritti po1'itidi e filosofici, Para.via, pag. 200- ·20l). Le CC!l1S0guenzepratiche cli questo pensierQ pessimistiro (la rinuncia) non sono accettate dal- !' Alfieri che '\erso l'amico Gori e in atteggiamento di ammirazione polemica. Ma attraverso le sfumature della. poetica es-- pressione si avvertono qui quattro momenti concettuali che l'Alfieri -accetta come agevolmente si può scorgere dal r-iscontro dii altri passi e di altre opere. 1) la superiorità. del fare sul dire esp<ressa> come mera tesi lettera.ria e qu:asi cooferma. della sapienza popolare: ia questo primo momento il .p'ragma.tismoè poco più che un'immed:iata condizione senbimentale benchè sia riflessamente esprwso. 2) l'idealizzazione trascendentale del risultato empirico, la concezione eroica (iibermenscb) dell'uomo liber:amemte operante che ha per ter, mine la vaga lusinga della gloria e pm· intima realtà il forte sentire, che per ogni nostra vena e fi.bra trascorre e a tutti i S€'nSIÌsi affa.ccia (id. pag. 203). Il superuomo alfieriano ha una re;ltà. etica e 117 concettuale nuova in cui il patriarcalism.o d.ell'eroe greco e romallX>è direttamente superato nella figurazione di un'infinita e assoluta attività, che trova in sè il proprio fine: e nell'ascesi è anoora più puro ohe il martire -cristiano da elementi utilitaristici e particolari. Tuttavia il concetto deve essere altrimenti in- ~erato e r~vvivato per generare una nuova etica rntegrale: 11ripensamento si esprime in due sviluppi di razionale ampiezza e di conscia indipencleooa, , 3) il fare c?me conoscere: oocura possente intwzwne che s1 spng10na dalla affermazione fortissima, al.6.erianamente incisiva: « ufficio e dovere d'uomo altamente peroante wli era ben. altrimenti il fare che il dire,. 0 4) negazione della conoscenza che non è ~-reati v-a. Così soltanto si può intendere e limitare il pensiero « che de' libri benchè poehi sian gli ot.- -timi bastanti pure ve ne sono nel mondo, a. chi volesse ben leggerli, per ogni cosa al retto e 5Ublime vivere necessaria imparare, (id. p. 200). La nostra esegesi di questo pensiero che, accettato grossolanamente alla lettera sembrerebbe invece bizzarro, è colllfermata cl~lla negazione della cntioa d'arte che l'Alfieri vli fa sevuire • e che si deve intendere come cO&C;ntesvol;imen~ to del paradosso iniziale: « benchè corra ~desso questa sma.nia di belle arti, ed a-lcuni, nulla potendo essere per sè stessi, n.è far del loro abbi.a.- no cr;,ata questa nuova arte di chiaccherar sull'altrui; tu sai che io sempre ho reputato esser questa una mera impostura; perchè il vero senso del bello si può assai più facilmente provare che esprimere, (id., pag. 203). Dove l'ultima conclusione parrebbe addirittura aderire ,a un misticismo del sentimento Parrebbe - ma in, realtà il e provare, è pe; !'Alfi.eri (critico egli stesso e, del resto, deferente .al Calsabigi) un modo di esprimere, è la ric;eazi= fantastica contrapposta alla divagaz10ne erudita,; la sua polemica s'appunta contro la pedantesca critica acritica che già .iel Sett.ècento (nel secclo di Baretti) rappresènta.va un mondo sopravvissuto - oon contro quella .moderna critica filosofica che ancora non era nata E chi pensasse a possibili contesta.zioni per l'a..: senza di un preciso linguaggio tecnica dell' Alfieri, rimediti i criteri metodologici già esposti e non .c.hmentichi che nella Virtù Sconosc11Uto. abbia.mo I;,. dialettica fusione di due esigenze e l'Alfieri continua ad essere in posiziQile di polemica verso 11 Gori, anche se consente con le sue premesse sentimentali, pessimistiche e ne esalta l'ardore pragmatista.. Tutto il passo del resto è da esaminarsi in rapporto con la limitazione alfieriana della validità del sapere scienrt1ifico(utilitario o astrattamente analitico)·: ne riesce ancora più decisa.- mente illuminato il vi_gor"'-"◊ concetto del sapere come fare che esclude inesorabilmente il sape.re come passatempo, come divulgazione superfi.- ~iale, erudizione disgregata o ricerca di vantaggio pratico; e per i nuovi chiarimeruti è fatto più preciso il presupposto su cui la polemioa si fonda: l'affermazione dell'unità. morale. Nella 7'Ìlram1,de e DeJ. Principe gli sviluppi della dottrina conducono a tre nuove concezion" esplicite che, del resto agevolmente si deducono dalla Virtù Scorwcsiuta. Le posizioni e le antitesi sono troppo inesorabili perchè nel!' Alfieri non si trovi la più chiaxa coerenza e la più netta continuità. di pensiero. , . 1. Il concetto del letterato come propagan- .d1Sta (non in senso illuministico, ma. rivoluzionario) di libertà.: che è il Ml.eleo centrale del Principe e ha una forte espressione di carattere autobiogra.fico nel sonetto conclusivo del Misogallo. 2. La riduzione della scienza della natura, dell'indole e delle passioni umane alla loro validità politica, In, caso di r,ivoluzic,ne gli à.tali.a.n.i « che avran megl.io studiato e conosciuto nelle diverse storie e nei diversi paesi dello stesso lor secolo la natura, l'indole, i costumi e le passio- ,ni de.gli uomini; quelli solo potranno allora con adeguato serino provvedere a ciò che operar allor si dovrebbe per -il meglio; cioè, peI mell/J male» (Della Tira.nnide, L. II, cap. 8). E consiglia. a tal fine ai pratici La lettura di Platone. 3. Infine l'ap-profondòmento del concetto del letterato -propagandista, riesce al concetto del letterato attore, che, se ubbidisce a una possente esigenza autobiografica, mn è meno valido tooric?mente in quanto presuppone una cosoi<enza dell'unità dello spirito così profonda che .appen-a sa<rà.conquistata qualche decenmo più tardi dalla speculazione romanbi.ca tedesca. L'affermazione alfierian-a, recando con sè una. viva esperienza creativa, consente inoltre una valutazione adeguata dei valori individuali e del concetto stesso di i-mdividualità. Unia citazione chiarirà la nostra eseg.esi: « E Bruto! e Nurna e Romolo stesso, erano, sovra ogni altra c~a, conoscitori profond,; e scaltri commovitori del cuore umano e delle sue tante ipassion.i; ciò vi:ene a <lirreche dOS'toro,in altre circosta'l1zetrovatisi, sommi scrittori si sarebbe ro f.a.tti. A pochi uomini concede il destino di poter operare, e d!igiova,: al pubblico in atto pratico col presente lor senno. Quindi, se alcuni di quei pochi a. c~ò "-tJti, ed .a, ciò non ,eletti, si trovano dalle loro circostanze impedilti di operare questì colla locr-'))<minainsegnano agli altri ciò ch'essi eseguir rum potevano; alle vacillanti pubbliche virtù soccorrono con diletteYoli aiuti;

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