La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 31 - 25 ottobre 1922

116 premesse per il pe:rfetto· danuun:cianesimo. Se si dovesse, caro Prezzolìni, risalire a certe respo1I1sabilità della Voce del '141 Io ti confesso ohe norrume ne sento il coraggio tanto mi son abituato a considera.rtii insieme con gli altri tTo miei ma€Stri Cr.oce, Einaudi e Sa.lvemini, la p~ì1 perfett,a antitesi del dallllunziauesimo. Tutto questo disoorso può forse sembrare ge.- uerico ma spiega perchè le proposte di costituirci i11 congregazione o di pregaire per la rivoluzione, fuichè s01·gono così a oaso, ci lascino più stupiti che curiosi. Creare una scuola libera 1 ,Ma q•.1estoè un altro problema, un altro proposito che nn un uomo come A. Monti si può considerare con qualche fiducia sinchè egli ci descri-.. ve le s:ue espe.rien~e (ve&ete il suo libro Scuola cla:3sica e vita moderna, che stiamo stampando), ma che incomincia a non esser più evidente appena si fanno progranuna per l'avven.i,re. Ven·à l'esame di Stato1 Potrebbe. anche darsi: ma per me e per il progetto di Monti l'esame di tSa.tc non è nulla finchè non si sopprimono metà delle .attuali scuole medie: e a questo certo non si verrà. E dove sono gli uo1nini maturi per insegnare nel modo nuovo~ Ha ragi,one Monti; Prezzolini è uno dei più singolairi educatori ·1Ilostri, e con lui Ansaldo, Papafava, Emery, Formelftini, Caramella, Fubini, Sapegno e cento altri; ma educatori, almeno per quel che se ne può gJu-. dica.re sin qui, ilzl quai1to facciano ci,ò che fanno, studino, pensino e scrivano articoli, librj, conferenze, ecc. La Voce, L'Unità, La Riv'Oluzion,: Liberale sono scuole libere, scuole alla greca, ma finchè :restano La Voce, L'U11.tità, La RVVoluzionie Liberale e in questi organ..ismisi limitano le esperienze di maestri di molti di noi. Sapremo fondare utilmente delle scuole1 E' un'altra ce5a: possiamo provarci, appena ne sentiamo vivamente il bisogno: ma sia ben inteso che il cimento è tutto diverso da quel di prima; si tratta di fare U'llia. cosa nuova -e bisognerà ben va.gliarne l'utilità, e gli effetti, che potrebbero anche essere tutt'altro che felici.- Io, per es., non ho nell'istituto scolastico tutta la fede che ha Monti, forse percbè non ho, come Monti ha, il mio liceo, frutto di vent'anni di lavoro: e Prezwlini, Ansaldo, Emery e tanti altri saranno per l'appunto d'accordo con me. Ad ogni modo fondare de)le nuove scuole, checchè ne pensi l'amico Monti, non è più rivoluzionrurio che il far u11arivista nuova; 06Sia non è che un elemento del processo delle iniziative e bisogn:a tenerlo al suo posto, neì. suoi limiti, senza attribuirgli nessun significato palingenetico_ che lo trascenda, altrimenti tutti i nostri sforZ1 di autonomia si distruggeranno da sè medesimi. Discutiamo di scuola j vediamo se si•amo capaci di fondar noi le nostre scuole riformate: il tempo ci mutererà: i risultati verranno, ma queste sono soltanto le premesse dell'elaborazione. Ecco il pnnto: bisogna smetterla oon le inqu.ietuc:Lini e le conolnsionii ed enuncia.re delle premes.se, invee.e che dei programmi. Starno nvoluzionari in quanto creiamo le concùilzioniobbiet: t.Ive che incontrandosi con l'ascesa delle cl.assi proletarie, indicataci della storia, genererau!ll? la civiltà nuova., il nuovo stato.: ma non perche ci mettiamo a bandire la riYoluzione, a darne ii se"110 ,m un articolo di ,,.im-naJ,, o in uu, discorso alfe masse: anzi la nostr.a posizione è così delicata e curi06a che noi ci guardiamo beue dal parla,re alle masse, temendo che per es.se le nostre parole diventi.no unia rivela.zu>ne illum1rustica d.aJ.l'alto che ne interrompa il salire autonomo Potremo formare la congregazione degli apoti? E una propcsta che non sapp~mo respmgere, ma nemmeno accettare senza diffidenza. Bisognerebbe prima che Prezzolini ci dicesse bene che cosa vuole: noi non abb1amo nessuna smania di coe:titu.irci in ordine chiuso anzi vogliamo essere più aperti che mai e l'inventario si farà tra cent'anni; i frutti li raccoglieranno gli altri e saranno diversi per fortuna da quelli che oggi operiamo. L'ordine chiU50 per noi sarebbe una posizione di difesa: la potremo a.5sumere, ma in un caso SJJP.....Cifi.co, in una n~...sità concreta. Per eoempio di fronte al fascismo. Mentre a,.sistiamo ali{}più vi"liaccbe dedizioni degli intellettuali ai fase! neri.non ci siamo mai &entiti ta!Il/t,oferocemente nemÌ<,~di q1J.€6t'"i-ntkllettualità delinquente, di questa eia""" bastarda, boll.ata così definitivamente da Marx e da Sorel e in Russia dai bolscevicbi. Sapremo mostra,re come ci dist~u.iamo da questi parassiti anche a cr..;;to di ricorrer~ a una tattica anarchica di. irumrrezionismo armato, se pure il fascismo ,;i.onsi risolverà allegramente in un.a pa1t11genesiottimistica di d~- mocTazia e di riformismo. Di fronte a un fa,;c1smo che COll l'abolizione della libertà, di voto e di stampa volffise soffOcare i germi della nosbra a.zione formeremo bene, non la Congregazione de"li Apoti, ma la compagnia della morte. Non ~ fare la rivo]117..ione,ma per difendere la rivclur.ioue. Mi scrive Papafava dalla Germania k ste,;se cose: per una poosibilità di tal genere, dice, è pronto a ritornare per menar le mani: vedete, noi sappiamo beniS8imo che fare. Ci 90· no oltre queste altre vie aperte, altre poe,sibilità 1 Benissimo; limitata in questo seru;o la ricerca è utilissima e rinf!Taziamo Pre-zwli.ni di aver cominciato la <lisc~cme e preghiamolo di e,-on~ tinuarla. Przno GoBE'fTI. b10 10 eca LA RIVOLUZIONE LIBERALE notedi legis_lazione s ciale. L'assicurazione per la invalidità ,e la vecchiaia viene fatta in Italia col sistema delle marche d" applicarsi dal datore di lavoro su tessero personali di ciasctm lavo-rato.re. Solo per le famiglie colonich-e e degli affittuari la tessera è unica per tutti i loro componen,ti. I lavoratori che possono provare di avere versato un minimo di contributi, in caso di invalidità, o a,rrivati ai (35 anni, banno diritto ad una pensione. Il datore di lavoro applica periodicamente sulla tessera la, marca cli più o menQIvalore a seconda del sa1aTio che cor,risponde al lavoratore. Egli stesso sootiene. la metà di questa spesa) l'altra metà la. sostie.ne il lavoratore, in qt.anto e.gli se ne rivPle trattenendone l'importo sulla sua, pa.ga. Il datore eh lavoro è però respons1,bile della incompleta o mancata assicurazione anche se il lavoratore non n.e vuole sapere. Questo sistema dà molte 110ieai datou·i cli lavoro, ha. parecch.i inconvenienti e costa, eccessivamente. • Si· immagini di quali complicazioni è causa questo sistema nelle aziende agra;ie a conduzione diretta, in cui il la vo-ro dei campi è fat,to i_n prevale11za da giornalieri. che cambiano 1n continuazione e le mairche vanno applicate in rapporto all'effet_tivo lavoro, prestato talvolta. a frazioni di settimana o di giornata. I lavoratore perde spesso la tessera, la sciupa focilmente, ed occorrono lunghe pratiche p<è! ottenerne un; duplìca.to in cui si riporti il numero delle marche pagate nella ve<:chia tessera. Quando j[ bracciante presta la sua opera fu pa~ecchie aziende successiva.mente, riesoe impossibile di t.l'ovare il datore di lavoro responsabile se uno. di essi non abbia pagato l'assicurazione dovuta. Per le famiglie coloniche le marche vengano applicate una sola volta l'anno su m1'unica tessera. Ma le marche da applicarsi sono di diverso valore a seconda del sesso o dell'età di ciascun componente la famiglia colonica. Il ·dat◊re di lavoro deve quindi téner in regola tutto u110 stato di famiglia, non essendo obbligato all'assicurazione peT i ra.gazzi fino ai 15 a~ni, dovendo pagaTe una data somma per l'assicurazione dei lavora.tori dai 15 ai 20 alllli, ed una somma diversa per i lavoo-ato-ri-dai 20 ~i 65 -alllli. Se nn membro della famiglia colonica va a lavorare fuori del podere per un certo periodo, egli non è obbligato a fare per lui l'assi<:urazione, poichè ad essa deve pensare il .datore di lavoro presso cui. quello. si reca. Il proprietario terriero deve t;,n.'er conto di chi muore, di chi parte, di chi si spOsa, di chi nasce, di clii l~vora fuori del podere~ , Infine siccome i oolon.i in genere non ne VO,.. glion sapere della trattenuta su.i saldi per la metà della spesa d'assicu-razione, ed il proprietario secondo la legge ne è l'esattore, responsabile anche per la loro parte cÒn diritto di rivalsa, ne sorgono questioni ed attriti, che ancor più rendono difficili i rapporti fra proprietari o ccloni. Un agricoltoTe, 11 eriig. Orazio Tamburini, in nna lettera che dirigeva ali'< Agricoltura Toscara 1, scriveva te.rnpo fà con ragione a questd prop0sito: « Noi proprietari agrip-01toni vogLiamo cose chiare, semplici, precise; noi siamo occupati, cari signoroni degli uffici, nott abbiamo tempo da perdere dietro le vostre circolari e sui vostri moduli. Nei nostri scrittoi non c'è pooto che pe, i libri colonici, che per le riviste agricole, e voi continuate a soffoca.reicon regolamenti e decreti, con ogni sorta di carta stampata. Se volete del dena;ro, avanti, coraggio ... noi si paga a pronta cassa•· Quello che indispone gli agricoltori, più aJlcora del nuovo aggravio fiscale per l'assicurazion-e, .è il modo della sua riscossione. La vendita delle tessere e delle marche, la rinnovazione annuale delle tes3ere1 i controlli, i visti, le ispe½ioni, le contravvenzioni, le controveraie che ne nascono, importano una spesa sproporzionata per il mantenimento di tutta la burocrazia riecessaria. Crediamo che i contributi riscossi finora non eiano stati neppure sufficienti a pagare gli impi€gabi. Sarebbe una cosa buona avere delle cifre precise che di mostrassero quant'è costato realmente ,[a,!la sua costituzione ad oggi l 'ordinamen Lodelle a•seicurazioni per J1invalidità-e la vecchiaia, e quali rooulta'.:,isono stati conseguiti. Ammef.C.,om, a non concesso, che lo Stato, ,] quale in Italia non riesce ad assolvere i suoi compiti essenziali e sbarca il lunario gioocnoper giorno aumentando continuamente i suoi delri.iti, debba provvedere ad assicurare il minimD cli rendita ai lavoratori quando per invalidità, e vecchiaia non siano più capaci di guadagnare, a c-iò si dovrebb0 provvedere, come si è già provveduto per l'assicurazione infortuni in agricoltura, col sistema delle 60Vrimposte invece che con quello delle marche da applicarsi sulle tessere iLdi viduali. Lo Stato dovrebbe cioè assicurare per suo conto questa rendita aumentando le imposte per sopperire alla Jruova spesa. Senza bisogno di creare 11uovi.organi di riscossione e di intralc:i.El. re le i11izi,ativep.wduttrici, Fa ridere il sentire che la complicata riscossione dei contribuiti è conseguenza della vok,nfa educativa che informa la nostra legge. Lo Stato, si dice, non vuole da.re a.i lavoratori un'assistenza e basta. Vuole educarli alla previdenza e al risparmio. Invero da un 'buon pulpito viene la predica! •Ed il metodo di questo educatore, che ritiene di potersi così poco fidare dell'educa.udo da obbligare un· terzo ad essere responsabile dei pagamenti eseguiti per suo conto, ci sembra assai saggio ... L'assi~urazione per la vecchiaia è fa.tta a traverso l'assistenza dello Stato, e non con una frnta cli assicurazione. Ar,iv-ato a 65 ,anni il lavoratore belga ha diritto ad u.ll'apensione; minore o maggiore a se~ . I conda, se abita in un Comun;, di prima, seconda 0 terza categoria, ed a s~onda se ha più o mBno ,·i.sorse finanziarie per suo conto. (Da noi anche un colono che ha qualche centinaio di migliaia di lire alla banca, per il fatto di essere colono è obbligato alla assicurazione e riscuote la pensione come se nrnn avesse alcun altro provento). Le spese necessarie per il pagamento della pensio,D'e sono nel Belgio per cinque ottavi a carico dello Stato, per un ottavo a carjco delle Provincie e per due ottavi a carico dei Comuni. Nient'altro. Ma .... allora non ci sarebbe bisogno di un' a.pposita e< Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali», nott oi sarebbe bisogno degli « Istituti Provinciali di Previdenza Sociale», non ci sarebbe bisogno di man.tenere in vita. quasi appositamente un Ministero ... ERNESTO ROSSI. STUDI SUL RISORGIMENTO La filosofia politica di Vittorio Alfieri. III. La gnoseologia. La metafisica della Libertà si fonda, nell' Alfirui, su aJcuni espliciti presupposti gnoseolog,j:ci, coscienti ·e oiJ.·igin.alin, on mai organizzati in una vera e propria logica e tuttavia rimasti a ispi- ;rare ogni sviluppo ideale, come costanti convinzioni. Per questa gnoseologia, immanente e professata., l'Alfieri partecipa in .mod.o originale, nel gran qua,dTo della storia, della cultura europea ,rue[ '700., a.Ila creazione delle correnti di pensiero romantiche. La logica intellettualistica è tutta negata e superata nelle affermazioni con%t-tuali che qui riassumiamo ed -enunciamo e che po;i. cercheremu di intendere 'e valutar;, nel momeruto storico che rappresentano, e nell'unità dello -spirito da çui sOrgono. I. Limiti del sapere umano: negazione della metafu;ioa dell'essere e delle relig,ioni riveJate. - 2. Spon<taJ1ità e ne<:essità dell'attivita spiritua, le: lo spirito come conoscere. 3. - Unità dello spiiito come unità di giudiicare "' di sentire. - 4. Carattere creativo del sapere aoientifico : Limiti dell'astratta attività intellettuale. - 5. Valore 'pragmatietico del conoscere. N ecessità dell'azione. 1. - L'.a.rui,mae la divinità so= per Alfieri cose che l'uomo non intende e intorno a cui si è lasciata fare un'opiruoùe da altri (Della Tàrannide, libro I, cap. VIII). Per altri devesi intende.re i tiranni ci quali dalla, superstizione e totale <ignorano:a dci popoli t.l'.aggolllpartito per ing1annarli e impau.ri:rli ottenenclone cieca obbedienza. La religione come strumento di tirannide è iruvero un concetto tradizionale dell'anticLericalismo. :P,,m, tuttavia che I ',Alfieri ne intenda con profondità, il fondamento psicol()gico e filosofico perchè lo attribuisce non alla forza e alla violenza dci tiranm, m,a alla loro astuzia nel conoscere il cuore dedi uomini. L'asserzione nel suo valore sillogistico riconduce dunque alla premessa necessaria, qui lasciata sottintesa., che nel cuore degli uomiirnila religione &iva di una certa realtà, corrisponda ad un'esigenza, a,nche se la soddisfi i11 modo illusor"". Il concetto è affermato altrove in modo ben più singolare: , Donde wn error si svelle, a/tro s,m, pumti •· (L'anti:religioneria. Satira VIII). E qui la frase scultoria m,irabilmente. ripro-- du.ce il pensiero •a.lfieriano nella sua doppia sfurr:atura. La religione come sistema., come rivelazione metafisic.a è un errore:, ma il mondo se me vale e non può farne a meno. FalS:e sono 1le religioni, falsi i dogmi, vera la religione, vero la spirito ,religioso. All'esperienza etica, all'esperienza umainia.,si cLeveri,durre il criterio di va1ut;izione e di giustificazione: per la logica e per la metafisica la conclusione è, ,anche nel Misoga!lo: « lndaua,· non dessi - Di Iddio mcvi ,vulla ». Questa duplicità di atteggiamenti caraitterizza limpidamerute un Alfieri anticattolico e antivolteriano. La misura e il significato che ba pre- . so per noi il suo .antidogmatismo ci consentono di interpretarlo come posizione di critica contro il vecchio mondo .medioevale. D'altra parte avremo agio cli comprendere meglio le esigeinze religiose nettamente moderne sentite dall'Alfieri se le ripo.rteremo al valore etico cbe eglri.attribuisce, come abbiamo. visto, al fatto della religiosità. 2. - La negazione stessa della metafisica rivelata reca già impliicita in sè l'esigenza di una altra forma del conoscere a cui l'Alfieri possa credere deliber:tamente. Sarebbe ingenuo, tuttavia, attenderci a questo punto da lui un'affermazione panlogistica che non troverebbe terreno spirituale adatto a uu adeg-uato svoli1mento. La sua forte ind,ivi.dualità reagisce anzi vò.o1,mtcmente alle costrizioni del formulismo razionalistico e cerca cli tradurre in valori spi.rituali le a,.pirar.ion,i del sentimento. Tornerebbe per qne:sta via il pericolo cl<lllametafisica, della metafisica del cuOre, della credenza, schietta.mente mistica e ineffabile. Ma ,i[ ritorno non ha .minore irc..portanza del punto. di partenza perchè ci fa ~edeTe l'Alfieri sollecitato dai motivi spe,,ulativi più elevati del suo tempo, incerto tra una posizione dà ci·itica che Teca qualcosa cLipiù profondo che non. sia negli enciclopedisti, qualccsa, di ciamo la pa:rola, di Kantiaino j e una posizione di pragmabista che riecheggia, originalmente, Rousseau e J aòobi. Da questi dissidi non riso.tti nascono le contradd-izioni notate dai critici: eppure in questa perell/nità dci contrasto (tra l'esigenza anarchica. e l'esigenza sociale j tra sentimento e ragione) risiede ù! segreto della sua, grandezza libe,ra dalle esclusivistiche intemperanze cli due momenti antitetici, 1e qua.li docum.entano una rna.lattia del secolo mentre egli supera. la crisi e Oscuramente i·ntravvede le soluzioni deU1 avvenire. • Questi concetti sairanno più chiari quando avremo spiegato in qual senso si discorra qui dì U:ll. pragmatismo alfieriano. Facendo sua una lucida visione del i\fachiavelli l'Alfieri :Y.iconoscenel tir-anno un uomo superiore, capace cli conquistare il dominio solo in: quanto abbia iruiz.iaJmentemaggior capacità intellettiva~ ossia sappia penetrare e conosoo.re le inclina.zionn degli uomini (Della Tirannide, libro I, cap. VIII). Altrove si dà del tiranno altro giudizio: ma la oontradclizio-rne è solo apparente. Poichè accanto all'odio sacro l'Alfi.eri non .r:iesoea soffocare una certa sfumatura cli simpatia quando- -çede il tiranno nel suo sforzo di affermarsi, nel momento in cui crea la propria. superiorità. Si speg1nequesta ammirazione dove la tirannide affermata diventa un'abitudine che la sola violenz.1basta a manten,,re: a eiffa.tto tiranno l'Alfieri oppone lo scritto,re, vindice di libertà ,in pagine che paiono addirittura contr,asta.re con il suo costante amore per La pratica (Del Principe e del- ],, L<,t,t,;re, libro II, cap. VII), ma di questa lllloortezza già s'è cLata una ragione a priori. La necessità di scrivere per uno sfogo dell'anima • può spingere l'uomo ad essere quasi che un Dio, (Il principe e le lettere., libro II, 00,- pitolo I) ossia seri vere per l' Alfiertl è lo stesso ,che pensar-a, e pensare è agire. Ne La, vVrt-ù scrfn1 osciuta ta1e conclusione rimarr-ebbe dubbiosa. Nella 'ftirannùle è limpida e sicura. Ripugna al11 Alfieri, .artista, ogni concezione estetizzante dello :spirito: sentimento e ra.gione; pratioa e teonia sono le forme dell'umana attività,, ma tanto unite e coerenti che insieme prOSperano in ,regime di libertà e insieme si corrompono sotto l 1 protezione del pri-11cipe. Poéchè nel principato si può raggiungere l'eleganza del dire, ma IIlOll la sublimità e forza del pensare (Il Principe e le Lettere, libro I, cap. III). 3. - Anche all'affermazione alfieriana deU\,. nifa dello spirito no.o:bisogrta att.l'ibuire un valore tecnico: il problema dell'wJità, e dei distinti non s'è posto ancora nei termini teoretici e col significato preciso che oggi vi annettiamo: enciclopedist.i, e cattolici muovono spontaneamente senza discussione, dall'unitli indistinta ., im,;ediata del senso o dò.Dio . & tratta di uua intuizione che scaturisce di- ;rettamen te dalla forte iudividualità dell'Alfieri e eia oui egli si sforza cli dedurre tutte le conseguenw etiche. L'unità di sentimento e di pensiero ristaWendo come cnteno di valutaZLOne morale la categoria della ooerenza costituò.soe il presupposto teorioo dell'agire secondo una concezione di intolleranza. All'esame intellettualistico che considera lo spirito secondo artifieiali d; visioni e rigidi casellari sottentra il concetto del giudicar;, come atto mDrale, il concetto dell'errore come immoralità. E' vero che l'Alfieri non ha dedotto dalla sua ocoperta chiare conclusicmi, ma vi sono impliciti 1tuttavia i pre:suppos\Ji. per una nuova etica cOstru.ita intorno al concetto cLiazione come espe- .rienza interna invece che intorno agli schemi di una precettistica tradizionale. « Il giudicare e il sentii.re, rono uno: nè senza ,affetto alcun giudizio sussiste, poichè ogni cosa, qualunque O vista o sentita, deve cagionare nell'uomo, o piacere, o dolore, o meraviglia, o sdegno, o invidi,a, od altre; bai che su la. ricevuta

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