La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 25 - 27 agosto 1922

92 == rouo, piccole nunoranze, Sonnino e Fortunato) pe:r mantenere la giustizia nei riguardi degli iiidustriali g~à tanto protetti ; inaugnrandQSi cosl una tattica di ritirate strategiche, di rinculi che servono di slancio, di don. dolante pendolo di cui deve essere molla lo Stato, intesa ad accordar sempre nuovi dazi agli industriali per poter richiedere in nome della giu:stizia pa:ri:frcatrice sempre nuove protezioni per gli agrari. Di nuovo nel 1901 il Salandra "rappresentante di granicnltori » potrà contemporaneamente richiedere provvedimenti protettivi per il vino e per gli agnrmi, ed annauciare il proprio voto favorevole ai prov,-ed.imenti per le industrie settentrionali ; perchè egli non vuole la lotta, nè si piega al contratto; chiede soltanto si riconosca il diritto. • Con questa base sociale ess-enzialmente reazionaria, illiberale, Antonio Salandra si ac cinge alla ricostruzione del morto partito liberale. Si nuò dubitare della stessa possibilità di un partito liberale come tale, dove compito dei partiti è l'esaspemzione, l'esagerazione di una parziale verità. Ad ogni modo il Sala.ndra risolve preventivamente la questione della coesistenza nello stesso corpo di due anime : radicalismo e conservazione, cacciando per la finestra la funzione ri,-.:;luzionaria, e intendendo il partito come semplice partito conservatore; e tenta di ridargli una tradizione, affermandolo figlio e continuatore della vecchia Destra, del par tito moderato. Ma le condizioni che rendevano necessario il partito moderato, non valgono più per il novello partito, poichè, pur continuando il dissidio chiesa-stato, i cattolici sono entrati a vele spiegate nella politica attiva. Il Salandra si affanna a cercare una "alta idealità », una « anima nuova" al corpaccio inanimato del suo partito conservatore che ha così poco da conse.-vare, ma anche qui la ricerca è vana. Egli non trova di meglio che le solite vacue generalità della "idea di nazione », mentre la nazione non può servire di base o di vessillo ad alcuna parte, risultando essa invece dalle libere lotte delle parti, nazionali tutte anche a lor dispetto. Anche qui la via de! nostro è sbagliata, i tentativi sterili. La politica dei conservatori si riduce a una pigra difesa, non ha fisonomia propria, ristagna e si impaluda. Monarchico per sentimento e per necessità logica, il Salandra è più atto a comprendere la politica umbertina, desiderosa di grandezza e sprezzante delle forze popolari, che quella di re Vittorio, demagogicamente aristocratica. Non a caso fu con Pellonx nel famoso ministero, ch'egli disse poi non aver peccato di intenzioni, ma solo di misura. Nei lunghi anni giolittiani di politica sonnacchiosa non risalì al potere che per volontà d'altri; per poco tempo, e non ai p-.-imi posti. Allorché nel 1914, pel ritiro volontario di Giolitti, egli ottenne la presidenza, era, al pubblico italiano, quasi uno sconosciuto, e fu Totonno. Certo, la sua figura non poteva essere popola.re, così rigidamente chiusa in un cerchio di concetti astratti, così ostilmente conservatrice, così cattedratica; spiacevole agli uni per il trop-po reazionarismo, agli alL.--i per i troppi appdli alla libertà, ai più incognita e nuova. Tra gli italiani tradizionalmente amanti del successo e della astuzia non poteva ia sua coerenza suscitare entusiasmi; coloro che andavano cercando tra i partiti nebbiosi una possibilità di liberazione non potevano trovare nella su.a « politica nazionale » che un generico e falso schema cl;ie sempre più avrebbe allontanato l'« Italia politica» dall'" ltalia reale», inteso a costringere un co1·po in crescenza nelle fredde for- = di istituzioni invecchiate e non sentite. ?--:0ncii qui poteva venire la parola nuova, mentr':'. tutti i problemi ingigantiscono nelle incapacità dei solutori, e l'iudifierentismo, i rifonnis:ni, le camorre, suscitavano in tutti una accorB.la tristezza ,uno sconsolato fastidio. ~a ecco, impreveduta e imprevedibile, la guerra. Fu capovolto ogni calcolo. Pt:r essa nacquero nel popolo i primi germogli di una salda coscienza di stato, attraverso il comune sacrificio, la vita e l'opera comune, i ravvicinamenti educatori; mentre apparve con uua tragica cbi2rezza la vanità delle formule del nuovo ingombrante politicaotism.o prebellico, e la necessità della rinnovazione. Tutto questo moto sc,rgeva per il fatto stesso della guerra, indipendentemente o io violenta contraddizione con le ideologie che alla guerra ci spinsero, con gli scopi eh<: alla guerra furono proposti. ).°on poteva <;Sser<:<: non [u la guerra attU2.zione di un programma. Perciò coloro che l'avevano fatta lt si opposero poi, e la negarono in una disordinata gu(:rr.a civile, attraverso la quale, JJUr con stc:nto, errori e lentezr..a, si va oggi foggi:indo la 11<,- stra vera unità. Antonio Salandra aveva pr<:veduta la guerra come conseguenza della propria « politica na,,ionale ", di qu<:lla politica eh<:dà lu,,g0 a una condizione « di cr,ntinua possibilità di conflitto fra gli Stati che la alluano. Xcn dlinqur; premessa, liberazione, redenzione, ma. risuJtato, compimento, termine. LA. RIV()LUZ!'ONE LIBERALE Non ci fermeremo a giudicare i singoli atti politici del nostro, nè a discutere del momento dell'intervento, o della sua maggiore o minore utilità. Troppo è più facile oggi il dire che allora il fare, nè l'esame di questioni di questo genere ci sarebbe di alcun vantaggio. Ci preme soltanto di chiarire la concezione che il Salandra ebbe della. guerra, cui egli diede tutto sè stesso; distinguendola dalla sua azione politica, che se da questa concezione fu influenzata (guerra alla sola Austria) fu dagli avvenimenti quasi fatalmente tratta, strumento suscitatore di non_ prevedute realtà. Appartiene il Salaudra a quel gruppo assai numeroso di italiani che vedono nel Risorgimento il centro non solo della nostra politica passata, ma anche della futura, quasi la forma predetermi:nata sulla quale la nostra vita statale si debba foggiare; le sacre tavole della legge dalle quali tutti e sempre dobbiamo prender norma. A ciò si aggiunga il suo concetto di nazione, che, come quello dei nazionalisti è primitivo, naturalistico, antidialettico (perciò soltanto si potè parlare di " sacro egoismo»). La guerra non mutò un briciolo negli schemi del Sala.ndra, anzi vi entrò come una mano in llil guanto. Concepita come continuazione e compimento del Risorgimento, da attuarsi con le stesse bandiere per la medesima idea, la guerra deve essere necessariamente guerra cli Stato, o più precisamente di monarchia. La monarchia non è più piemontese : ma se un pugliese se ne fa il maggior paladino ciò non significa ancora che essa sia nazionale : essa è piuttosto neutrale. Ad ogni modo, se la guerra è guerra di monarchia, non può essere attuata che da forze veramente monarchiche, tradizionali, conservatrici; dal partito liberale-democratico. Era finita la lunga attesa, gli appelii senza risposta, l'opposizione paziente. Di colpo venivano rimesse in gioco tutte le possibilità. La guerra doveva ricreare il partito liberale non solo, ma dargli una tradizione ed una gloria; il partito liberale stimmento di guerra monarchica, somma e unica difesa· delle istituzioni, doveva riprendere con mano sicura il tim_one; fi:mdare e definire l'unità monarchica nazionale. Questo sopra tutto importa al Salandra, che la guerra non esalta in nome del principio di nazionalità o di autodecisione, nè delle fragili ideologie wilsoniane, nè del diritto, della giustizia, deila libertà; che non vede quasi la terribile unità della guerra, ma la concepisce divisa in tante guerre limitatamente parziali; che non fu mai irredentista. Il vero scopo della guerra è per il nostro, ripeto, il consolidamento dell'unità monarchica, cioè la defìoitiva con. quista d'Italia da parte della monarchia. Le bandiere d'Italia sono le bandiere del Re : se sotto queste bandiere muoiono gli ex-rivoluzionari, ·ciò « è già una grande vittoria». Non è questa concezione. gretto calcolo parlamentare, infame gioco di politica interna, inteso a resuscitare per interessi personali partiti oltrepassati. Ii Salaodra non ha tenaci ambizioni governative. E' invece il tentativo di attuazione della unica idea salandriana per tanti anni vagheggiata e tornita - per questo il pensiero e l'azione del Salandra in guerra erano facilmente prevedibili da chi conoscesse il suo passato. Egli fece il possibile per attuare con sicureZ?,a e compiutamente la propria idea: nell'astrattismo, nella illiberalità della quale va ricercata la causa della sua caduta e del suo definitivo fallimento. Perciò il Governo si isolò dal Paese co11 la censura, con il poco sviluppo della stampa ufficiale, circondandosi di mistero, lasciando l'incertezza fino alla vigilia; scatenò per l'Italia l'offensiva di un interventismo piccolo borghese retorico e vuoto; nella sicurezza del proprio scopo trovò il Salandra la abilità del patteggiatore pa.rlamentare, attraverso i molti rimpasti e rifacimenti ottenendo una insperata stabilità; servendosi a tempo degli uomini e della piazza, delle ideologie e degli interessi, delle minaccie e della adattabilità. )la quando col discorso di Torino il suo giuoco fu chiaro cd egli si sentì stanco, subito cadde. Fu continuata la sua politica dai successori, non bene; e quando la guerra fu vinta la si esal.tò per ciò che in essa vi fu di peggiore, di inutile, cli vistoso. Demagogia e incapacità continuarono la stessa politica nel dopoguerra, onde la rivolta. Salandra sta ancora con l'ordine, con gli agrari, con il fascismo « provvidenziale: anarchia"· -~fa il suo posto non è più nella lotta; ancorn convinto che il proprio compite, storico non sia /ìnil.o, si sente tuttavia sorpassato; stancn per aver passato l'intera vita in vano ad un ideale non realizzabile:. Egli non sa, come il Sonnino, ritirarsi del tutto e scrivere di Bc,atrice; avendo meno peccato se:nte meno il bis<,gno di espiare. :via siede in sile117,ir,, come: chi ~ e:saurito per sempre dopo aver raccolto ogni prop,·ia potenza cd averla gittata in vane, nel supremo sforzo rli alluazir,- ne del più rhgrnatico illil,erale liberalisrnn. C\1<1.0 f,F.l"l. SONNINO e DISANGIULIANO Rileggendo, nel volume pubblicato quest'anno dai Fratelli Treves, i , Discorsi della guerra > dell'on. Salandra, si è colpiti nel , Discorso del Campidoglio del 2 giugno 1915 da 1U1 accenno all'azione politica dell'on. Di San Giuliano, che nel 1915, in tanta piena di eventi, passò quasi inosservato. « Il Governo italiano - diceva l'on. Salandra il 2 giu.gno del 1915 - la cu.,f li.nea non ha. mu.tato, e mi piace dirlo ad onore del1a memoi-ia dell'illustre runico e coJlega, il cui solo rimpianto innanzi alla morte fu cli non aYer veduto :il giorno 1 da lui ardentemente auspicato, delle rivendicazioni nazionali :n. E l'accenno del 1915 è co1lfe1·mato in Ulla nota al volume di quest'anno ,in cui l'on. Salandra scrive: « Il marchese dl San Giuliauo aveva pienamente com... preso che nella grande conflagrazione i più vitali interessi del paese erano impegnati, e che era suonata Pora storica del cou1piJne11to de1l1opera del Risorgimento: egU aveva iniziata la p·repa. razione diplomali-ca dei fatali eventi futuri)). In queste affermazioni c'è una verità e c'è un equivoco. La verità è che il marchese di San Giuliano vide immediàtrunente, dopo la dichiarazione cli neutralità, che l'Italia non poteva tenersi estranea a11a guerra provocata dall'« ultimatum» alla Serbia, e che il problema della integraiione nazionale era divenuto improrogabile. L1equivoco è che , la linea cli condotta del Governo non abbia mai mutato», quasi che la politica de11'ono- ·revole Sonnino sia stata nua continuazione della politica dell 'on. Di San Giuliano La verità è che l'on. Di San Giuliano, iniziando nell'agosto del 1914 gli scambi di idee con I'Intesa, poneva fin dal primo momento come condizione prelimina1·e perchè l'Italia interYenis• se nella guena, l'impegno den:rnghilterra e della Francia a concentrare il 1nassìmo sforzo rui]i... tare contro l'Austria-Ungheria; e questa ideari· torna insistentemente in tutto il carteggio del settembre 1914. Mentre l'Italia - spiegava l'on. Di San!Giu1ia· no in una nota del 15 settembre - deve consi· derare come suo avvesra-rio l'Austria-Ungheria, per l1Inghi1terra e per L.1. Francia, in,·ece, l'avversario è la Germania: occorrono pe1c10 impegni precisi fra l'Italia e l1Intesa riguardo alle opera-. zioni militari da condurre contro l'Austria. E il 17 settembre ripeteva che « l'Intesa non deve voler risparmiare l'Austria,. E il 19 settembre esigeYa tassativamente che la flotta anglo-francese facesse un grande sforzo per appoggiare la cam· pagna serbo-montenegrina contro l'Austria, dopo di che- si sarebbe potuto avere l'intervento dell'Italia. Inoltre proponeva, in una nota del 25 settembre, che le Potenze dell'Intesa antigermanica si garantissero a vicenda nel dopo guerra, per un con... gn10 periodo di tempo, il nuovo assetto territoriale conseguito nella vittoria, mediante un ac· cardo difensivo per il mantenimento dello « stato quo,. Per 'Italia, nella stessa nota del 25 settembre del 19141 domandava come confine il « displuvio principale» delle Alpi ed il Quarnaro. Su la Dalmazia, di cui si era t:ominciato a parlare da una decina di giorni da alcuni giornali, non aveva idee definitive, nonostante che nell'agosto il ministro russo Sazonof l 1avesse offerta. all'Italia per attirarla alla guerra: voleva eYitare un urto con gli Stati del Sud: era incerto se eSÌO'cre alcune isole dell'arcipelago dalmata, e quali. Ad ogni modo, ritene\·a necessario iniziare con\·ersazioni con la Serbia (nota del 6 ottobre 1914). L'ou. Di San Giuliano mori il 16 ottobre 1914; e dopo un breve jnterinato dell'on. Salandra, Yenne al 1\1i11isterodegli esteri, il 5 110Yeu1bredel 1914, l'on. S011nino. Ora il sistema di idee dell 'on. S01111inoera assolutamente agli antipodi con quello dell'on. Di Sa11 Giu lia110. Infatti l1011. Sonnino 11011 pensant in nesstu1 modo atl nn'alleanza destinata a garantire anche per il dopo~ucrra a tutti gli alleati i frutti della \"ittoria. Per 11011. Sonnino, la guerra fra l'Italia e 111:'\ustria non ave\·a 11essu11legame pennanente con la guerra fra la Triplice Intesa e gli Imperi centrali. Era « la nostra guerra», come faceYa dire chi giornali a lui fedeli, che si combatteva accanlo alla g-uerra generale senza confoude.n:;i con essa. L'Italia era nna « allcatn. prov\·isoria » dell'Jntesa :rntigennanica: alliée ponr le momcn.f, come <1iceYaa Parigi un nostro cliplomntico. E pe_r il dopo g11e.rra si riservava pie.Ha libertà di az1oue. 1\fe110 che: mai 1'011. S0;1ni110 pcnsaya ad csig-egerc uno sferzo dcclsi,·o internllcato conlro l 'Au· stria come: condizione prc:limiuarc all1intervcnto dcll'Halia m.:lla guerra. Era conYinto che la g-ucr• ra ~arehhc finita, al più tanli 1 entro l'anlnnno del 19r5, e eh<: sarebbero baslati all'Italia pe:r condurla a tuml11c 40 milioni di sterline, cioè u1. miliardo, preso n prestito in I11ghilterra: nel fchhraio ½li ycnn<: il sospetto che 40 milioni t1i s.krline: non bastassero, e cl1e fos. .;cmeglio chie:• dcrnr ... i.o! 1',.,.011 occorn::\·a, qnincli, far partecipare ;:;li « alk·at..i prov,·i~ori » alla « no;-;tra g-ucrra ». St' era il caso di proporsi come pro~ram111n cli ½llC:rra 1111ececssin> im!c-lwlimtnlo clcll '.\ u-;lria. Ancora n<:l clicembrc dd "1916. l'un. Som1ino tlc• fìtiiYa ('<Jme 1111a jollì11 il pi,t110 del ge:nc·rale Cadoma e cli Bissolati cli concentr;,re le fone <j.el1 'Intesa per un attacco :i fondo contro l'Austria, perchè , la venuta di truppe alleate sul DQ&tro fronte avrebbe compromesse le nostre direttive di politica estera •. Quanto ai limiti delle , rivendicazioni naxionali , 11011 occorre ricordare il contenuto del P~tto cli Londra. E quanto ai rapporti con la Serl>ia, è noto che l'on. Sonnino non volle mai venire a trattative; anzi si oppose tenacemente ad ogni proposta che tendesse a far conoscere ufficialmente alla Serbia il contenuto del Patto di Londra, anche quando il documento era diventato il segreto cli Pulcinella. Queste fondamentalissime differenze cli orientamento fra l'azione diplomatica iniziata daH'onorevole Di .San Giuliano e quella condotta a termine dall'on. Sonnino, sono rimaste finora incognite. Nè gli accenni contenuti nel voium.e dell'on. Salandra sembrano diretti a far la luce su di esse. Ma l'equivoco merita di essere una volta per sempre, eli1niuato: e per rispetto alla verità storica, e perchè restino ben definite le responsabilità personali di coloro che hanno contnòuito a stabilire il programma diplomatico della guerra italiana nella crisi mondiale. La memoria dell'onorevole Di San Giuliano è gravata con troppi errori per gli anni, che hanno preceduto e preparato la guen·a europea, perchè si debba appesantirla anche con le responsabilità dell'on. Sonnino e dell'on. Salaudra. Il quale, i1n-ecedi af!ennare che la linea di co11dotta del Governo non. ha 11wi 111,u.tato dal1'on. Di San Giuliano all'ou. Sonnino, farebbe opera preziosa per la cultura politica del paese nostro, se ci spiegasse per quali motivi la condotta cielGoverno subi dall'uno all'altro nùnistro m1 rnutame11to così radica.le. Il problema merita di essere riso1to. GAETANO SALVEl\.UN"I. NOTSAULCOLLABORAZION All'invito, fattogli dall' eclitore, di inserire nel suo volume Collabora.zio-n.ismoJ una nota. a proposito dei recenti fatti politici, Ubaldo Formentini ha risposto con questa lettera che noi siamo lieti cli offrire come primizia ai lettori. 11 volume U5Cirà in tempo per il congresso socialista, ove è da sperare possa chiarire ai collaborazionisti una materia di cui molto parlano senza aYen1e fatto mai oggetto di studio profondo. La Spezia, 17 agosto 1922. Caro Gobelti, Confesso che dopo gli ult-im.i a-v-venimcnt; hn sentito ~ùiva.nz.ente la necessità di una nota di cronaca a.l Libro. Essendonz.i -vol.cn1tarianiente disabit1t.a.to da.ll'espri:m.ere, anche ·nel.la più. raccolta. intim.ità, giudizi giornalistici, ho rim.anda.to, sine d.ie, non solo di esprimere un. giu.dizio -nz.aanche di nz.editare s-u.U'argom.ento e, a pochi giorni di distanza, tro- -vo che quel 1nio di.sagio si è press'a poco quietato. Forse t,itlo sta in ciò: che il titol.o COLLABORAZIONIS!\IIO è m.eno opportuno editorialniente di quel che pareva -,in mese fa; i.nfatti, il titolo da me pensato era LA CRISI DELLA SOVRANI!.~, certo assai più rispon.dente al.la. 111.ateri.a.: - ma è il caso ora di fare ·un cmnb-ia.m.ento di q·u.estogenere? Mi parrebbe dar segno di 1J.naresipiscenza che, dopo tutto, non ha ragione di essere. D'altra parte, per accordare il l.ibro con la cro1ia.ca, do·vrei parlare non solo degli 1t.ltinii av-venimenli, nia anche di altr-i di poco p1·eceden.tì, che ho del tu.lto trascurati e voluto trasc1trare, compreso lo stesso 1no1Ji1n.entocol/.aborazio-n.i.sta. in sè come 1novi11z.e11topa.rlam.entare e po-litico. Com; ja·re? Pel nz.omento non rn.i sembrerebbe di poter ca~Jaredalla cronaca recentissima altra concl'ltsi.o. 11c per il niio tema che q·nesta: - che il Jascism,o, là d.01:e si sostitnisce ai socialisti nel proseliti:s1no e 11cll'organizzazio11e sindacale eredita tutti i problenl-'i del coUaborazio-n:isma socialista. Tntt.a1Jia, questa è a-nco·ra nna 1Jeduta sommaria elle '?mo/ essere approfond-ita .. La q·uestione forse va posta in questi ter11ii.ni: - il sindacalismo o_l,eraio 1u1 proposto ·11n problema. di organi:;:::a:::i.011egiuridicopol.itica dello Stai.o, pe11sa11dodi riso/.-uuto co·i p1·opri. me:::zi, co·i propri u.om-i11i, con la propria aristocrazia. A un dato momenf.o ha tro1Jato altri clementi e altre Jor;;c concon·c11ti. alla. stessa sol.1Lzione: fra queste forze bisog·na contare anche sul jascisJJ10. Se 1ni fossi porpost.o cli sf11d.i.are nell'insieme -il moto e la composi:::ione di q·uesti /alt.ori, il mio libro a-vrebbc seH:::a d11bbio il difetto di trasc1-t• rare ~egli elementi che non possono stimarsi inej. ficac1. Ma. io ho sl11di.ato la crisi della so1.·ranità sopra. t11tt.o come cr·isi indi~viduale e soggeltiva; come 1111 fatto _del.lo spirito cioè ci,e co111.prc11dc-nella sua .amp1ezza e spiega a11clie Je ;11a11ifest.a:;ioni fasc1~fc, 11aturaln•e11te, se i 1niei giudizi non sono errali. Veda lei, caro Gobelti, se le -poci,e righe che prcc~do110, bnltate giù in lntta fretta, poss0110 s~rmre i)er 1111a nota, a piè di pagina alle 1tltimis• snne parole del libro; se no lasci pure le cose come si tro~;mio. UBAt-DO Fo1n1.E::-.1TINT. .\ ffrett....1te\·ia mandai~ci la vostra prenotazione pel l' O L L ,\ "R O R !\ 7, I O è< I S ìl[ O di ·1• Formenlini. - T.ire 5 in,·ec<..-di lire 8.

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