La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 24 - 13 agosto 1922

90 JOTDEIPOùITI1CnArEQ~A Diplomazia e umovismo Risale· all,1insurrerione modenese del '31 l'ammonimento realistico del Pecchio, che da Londra, in contatto con una cultura e una praxis europea, opponeva al provincialismo dei Menotti, dei Pepe, dei San Marzano (emuli dell'ingenuità di Santarosa) un'esperienza politica e diplomatica concreta : son • passati i tempi dei Transibuli e dei Pelopida ,. Ma i socialisti nostrani in fatto di tattica non han superato le sette, non che essere allievi di Carlo Marx. L'Alleanza del Lavoro è una carboneria; i collaborazionisti (Il Lavoro di Genova) non sdegnano l'insurrezione legalitaria : sarebbero disposti come Ciro Menotti e Santon-e Santar05<1 a farsi giocare da un Francesco IV o da iìn Principe di Carignano, mediatore Bononù al posto di Misley. Hanno pronto il loro Mamiani per la futura ... assemblea dei rappresentanti delle provincie unite nella persona di A. Baratono ! Il partito socialista è oggi più atomisticamente e astrattamente scisso dai federalisti italiani nel '46: ma è assai più vicino alla sua Novara perchè non ha saputo fare le 5 giornate ed è privo non solo di diplomatici ma anche di pensatori. Bisogna risalire addirittura alla Grecia del 1815, con i mandarini sindacali al posto dei Fanaristi ma senza i ?\1aurocordato e senza i Rhigas (o forse il loro Rhigas sarebbe il poeta D'Aragona?). I1 curioso si è che i collaborazionisti italiani pretendono di fare della diplomazia. Assistiamo allo svolgersi di una lotta politica reale con forze, interessi, tendenze precise: il più elementare discernimento dovrebbe suggerire ai combattellti 1'intransigenza non formale ma intima ; che possa dare una consistenza decisa al principio nuovo che sta per entrare nella storia nazionale. Ciò può anche non escludere le manovre parlamentari : purchè queste non di ventino fine a sè stesse. Ma sono proprio i socialisti che diventano parlamentaristi e dimenticano le loro forze reali : codesti ripiegamenti hanno il torto di non essere neanche arrivistici. Sta bene : non importa che la logica sia coi comunisti come era con Mazzini ; si possono ro- , 7esciare le condizioni obbiettive, si può imporre nna logica nnova: specie in Italia dove se le avanguardie del Nord suggeriscono una via chiara c'è pure l'eterna antitesi del Sud spagnuolo; specie nelle condizioni presenti in cui i·romunisti diventano sempre più un'incognita anche se hanno saputo valutare realisticamente certe situazioni, incapaci quali sono e furono di rappresentare veramente l'avanguardia rivoluzionaria del proletariato. Ma. bisogna per accingersi a ciò sentire in sè l'animo di Cavour: e anche chi conosce bene la povertà spirituale di Turati, MOOigliani, Treves, Baldesi, dovrebbe restar perplesso di fronte a un tale tentativo. Invece i collaborazionisti impostano il problema di governo rovesciando Facta sulla questione sentimentale Miglioli. Dunque degno teorico del loro disegno di governo sarebbe proprio Mussolini col suo Stato e antistato ! Stroncando lo sciopero del Piemonte e della Lombardia, si spogliano della sola arma di cui disponevano. Si lasciano giocare dai popolari che finiscono per accettare l'inclusione della destra. Turati diventa guardaportone del traditore I. Bonomi e mettendosi alla sna stregua liquida per sempre la stessa apparenza di una sua originalità. La stessa offerta di collaborazione venendo qt1ando tutto è compromesso significa solo più un'offerta che nessuno vnol accettare. Le ultime ritrosie di verginelle contrite ianno perdere loro anche la possibilità di ricevere un 'elemosina. Si sfogano con uno scio. pero che deve es.sere Pultima manovra, ma si affrettano a svalutarlo definendolo (Turati) legalitario. Del resto le carte so-no già scoperte prima dell'inizio per un'imprudenza del J...,avoro. Così si presentano al congresso liquidati a prio• ri mentre potevano ottenere una vittoria dj mi· sura : la loro partecipazione al govtn10, una volta che il partito li e,;pellz, acquista lo stes.so significato del destreggiarsi sospiroso di BeYione o di Colonna di Cesarò. Serrati coi suoi inesauribili fallimenti raggiunge in confronto a loro la statura diplomatica di Metternich. E' naturale che j giornalisti e il popolino considerino con la maggi~re curiosità, in tutto eiò, le dame rosse signore Donati e Modigliani che si fanno incontro a Turati reduce dal Quirinale. Questo è il solo fatto nuovo che dà alla tresca un colore più ameno. 1 socialisti non banno il senso dell'umorismo. p. g. La di!!alura per "referendum,, Ognuno crede di possedere la ,·era ricdta per guarire l'Italia dai suoi mali (la fO'!]'.!JuJèa nota: • ristabilire l'autorità d<:llo Stato,). Una delle più curiose è quella me.s.sa innanzi, durante quest'ultima crisi ministeriale, da un uomo che per altro è ritc-nuto persona seri2, cioè: dall'on. Ettore Ciccotti. Se il sistema par_amc-ntare funziona così male e si mostra cos. in.capace di portare rimedio ai nostri mali - scrh·eva il Ciccotti nel Giornale d'Italia (29 luglio) - è anche wro che l'Italia non sembra fatta per un colpo di Stato. Pure, a ,maH straordina.ri O-...""C0rrosntoraordinari rime• LA R I V OL U Z I ONE L I J{ E R AL E di. Elezioni generali ? Poco o nulla gioverebbero. Ma, se la Camera è incapace di costituire ministeri politicamente vitali e tecnicamente capaci, non oo.rebbe il caso di far rivivere, come un ri• medio, la prerogativa reale di scegliere i ministri e di poterli conservare in carica? L1on. Ciccotti vorrebbe, insomma, una specie di dittatura. Ma una dittatura ... democratica (che diamine ? siamo nel secolo XX), circondata di garanzie costituzionali, dosata, calibrata, liberamente rogata davanti al notaio, d'accordo tra governanti e governati ! Questa riforma sarebbe da fare nientemeno che sulla base di un referendum,. Dice infatti testualmente il Ciccotti : , Per avvalorare la cosa(!) bisognerebbe ... rendere l'isti 0 t uzione temporanea ed ottenere per essa il previo consenso della =..ione. Le dittature degenerano solo col protrarsi a lungo ..'. Mi lusingo che nn referendmn., se l'Italia non vuol perdere ogn.i ragione d'essere, sarebbe favorevole •· La trovata di una dittatura a termine fisso è veramente deliziosa, e non poteva venire in mente che ad un professore di storia. In un paese sfrenatamente individualista come la nostra bella Italia, dove ciascuno vuol sempre dire la stia su tutto e su tutti, una dittatura di vera forza, instaurata senza "il permesso di nessuno, ma imposta, sarà certo possibile, quando a Dio piaccia. di far balzare stilla scena della storia un nuovo Napoleone. Ma la dittatu,ra per volontà della Nazione, con scadenza fissa, è una dittatura .da teatro dei piccoli. E, altro che soppiimere la subordinazione della composizione del Governo alle contingenze parlamentari, altro che sospendere per un anno o più le cia.r:le e risse parlamentari! - come si ripromette il Ciccotti col suo sistema. Le masse e le ciarle non sarebbero mai tanto fitte e velenose, essendo più che mai alta la posta in gioco in questa annua lotteria a premio. E il Capo dello Stato non potrebbe non tener conto del giudizio fatto dal Paese sul Governo durante l'anno di esercizio del potere, nel formare il nuovo Governo per l'anno successivo, senza tornare a1 regime assoluto, o correre il rischio cli farsi cacciare. E sapete perchè tutto questo scompiglio che il Decotti vorrebbe gettare nella nostra vita politica? Per questo bel risultato: « Cosi, per un anno, il sovrano diventerebbe, più o meno, ciò che è il Presidente degli Stati Uniti d'America, con le relative attribuzioni e la conseguente autorità• (Wllson insegni). Ah, non per questo ... ! L. EMERY. NOTE DI ECONOMIA lla. nota inglese sai debiti La questione dei debiti interalleati è stata finalmente posta sul tappeto delle discussioni internazionali dalla nota di Balfour, il quale, sapendo che la Francia e l'Italia non possono assolutamente pagare, non può avere avuto di mira che due altri risultati : indurre l'America ad essere un po' più arrendevole nel suo stesso interesse ed, in via subordinata, convincere i suoi concittadini che devono pagare qnakhe alM"oresiduo delle spese di guen-a. Qualunque possa e&- sere la fortuna del tentativo inglese, resta però acquisito un fatto notevole: per la prima volta in un documento ufficiale si parla di remissione dei debiti interalleati e si riconosce che essi sono stati contratti per uno scopo comune che ne renderebbe mostruoso il pagamento. La parola è ora all'America la quale, in questo problema, ha dato una solenne smentita alla sua fama di paese pratico, rea1iz1...atore,ostinandosi a non convincersi che l'Europa non può pagare questi debiti e non li pagherà no11ostante i suoi uomini di governo siano ogni giorno costretti a dichiarare in solennissime bugie che i loro Paesi sono pronti a mantenere i loro impegni. f,'lunieipi e Go'l/ei<no )folla lotta fra socialisti e fascisti, sono frequenti episodi di que.sto genere : i fascisti impongono alle Amministrazioni socialiste di dimettersi e spesso raggiungono il risultato Ira l'en.t11,siasmo della cittadinauza. Ciò dimostra: 1) che i socialisti amministravano m.ale; 2) che il Governo c01JSentiva che queste cattive amministrn1jo11j continuassero a depauperare i loro Co-. muni. Quando, perciò, i deputati socialisti invocano la legge per fare re.spingere le dimissioni.. volont.a.riame-nte presentate, fauno ma.le perchl:, in base a quella ste.ssa legge, i Consigli climissionari dovrebbero essere s.enz'altro sciolti e buona parte dei loro componenti dovrebbe passare in galera. Ma l'autonomia comunale, allora, dove se ne va!' domanderà qualcuno. F,cco : 1'au.tonomia va considerata per intero e non soltanto dove il suo rispetto deve significare facoltà di spogliare una categoria di cittadini. a dam10 di altri. T socialisti ddl'autonomia h.an110finora capito solo questa facoltà e se- ne sono largamente serviti. Il Govr:rno, che prima scioglieva i consigli comun.a1i pt.r UJl 11011nu11aq, uesta volta no11 si è dato per inteso: ha tollerato gli ab11,si quando non li ha sanzionati con prestiti, mutui, sussidi, concessioni ed altre forme di tacitazione della torrn.a urlante. Di alcune innegabili illegalità fasciste l'origine va cercata nella mancata applicazione della legge da parte delle Antorità Centrali, alla cui colpevole leggffeu,'1 ,ci deve in buona parte il dissesto finanzia.rio che travaglia la vita dei nostri Com.uni. I fascisti devono, dunque, smettere le occupazioni, ma il Governo deve ricordarsi che c'è una legge da ,;spettare: quella Comunale e Provinciale. , Ila eondi:r:ioni della pobbliert sieoi<e:z::za La freqt1enza dei furti è divenuta straordinaria ed impressionante è la maniera con cui la massima parte di questi reati viene. commessa e la quas.i impunità dei colpevoli. Le cronache dei giornali sono piene di gesta di ladri audaci che di pieno, giorno o di notte in punti centrali di città popolose scassinano negozi, svaligiano case, profittando qualche volta della breve temporanea assenza degli inquilini, e si dileguano senza lasciare traccie che consentano di acciuffarli. Non pare che il Governo si preoccupi troppo di questo stato di cose, come se la tutela della proprietà non lo riguardasse ed è un indice notevole della deformazione subita dai nostri istituti quello che ci mostra uno Stato che vuol fare tante cose che converrebbe lasciar fare ai privati e che poi viene meno ai suoi compiti più gelosi ed importanti. Lo Stato impresa.rio, lo Stato industriale, lo Stato socialista insomma si è sviluppato a spese dello Stato carabiniere ! Ma, quando si pensi che la deficienza di tutela della proprietà p,;vata si risolve in una diminuzione dello stimolo al risparmio e in un aumento nei costi di produzione per le spese di guardiani, assicurazioni, custodia, sorveglianze e pe:r i danni dei furti che si patiscono, e si ricordino gli insegnamenti dei nostJ.i nonni che consideravano quella tutela come uno dei requisiti indi-spensabi1i di una sana. economia, non si può non restare stupiti vedendo drappelli di Guardie Regie sorvegliare accuratariiente le sedi dei Fasci e delle Camere del Lavoro mentre a pochi passi i ladri farrno tranquillamente i propri comodi. E mentre si propone l'aumento della Guardia Regia nessun Ministro dell'Interno pensa di aumentare gli agenti investigativi che, soli, potrebbero argi;,a,e i furti. Evidentemente la repressione dei furti non è più funzione della Stato. • EPICARMOCoRBIN0. G. B. GoBETTI, gerente resp01,sabile Officina Grafica Editrice Bodoniana - O. G. E. B. f>f\NCI\ f\Ci RICOLf\ ITf\LlflNI\ SedSeociaelDe ireziGoneenerianle TORINO G. B. PARAVIA&C. TORINO • MILANO • ARENZ•E ROMA • NAPOLI - GENOVA Ubreria Treve, - TRIESTE - Libreria Cappelli • PALERMO PIETRO GORGOLINI Sac11ahavara Umana A >etologia modem; ad uso delle Scuole Professiimali, Indust1·ial-i e C01nmercia/.i, c01i prefazione di FRANCESCO MERIANO 2 volumi in-16°, di pag. 816 complessivamente, con 12 illustrazioni fuori testo, L. 15 ognuno • L'autore, con questa ope.ra che ab~raccia i diversi rami della tecruc~ profess1onale, i11dustriale e commerciale, ci offre una rapicfa. e complessiva visione d~~ ~acro IllOU~ do del lavoro umano. Le p,u importanti rivoluzioni scientifiche, le innumeri scoper• te ed invenzioni - verificatesi durante se· coli e secoli di continua e faticosa ascesa dell'umanità, vieppiù tendente verso le superiori fonne del ci vile progresso e verso le maggiori estrinsecazioni de11a propria inesauribile attività creatrice - sono, con cronologica esattezza, f1port.:1te in que&to libro. Scienza, arte, letteratura, geografia, storia ed utilissime e fondamentali nozioni relative all'industria, al commercio ed alle relative professioni, io mirabile accordo, sfi• !ano nell'opera del dott. Pietro Gorgolini, che Gabriele D'Annunzio, or non è 111olto, giudicava « prode nel pensiero e 11eU 1azione ». Vera e propria opera di coltura e cli arte, e uon già una delle solite creslomazie, vecchie ancor prima di n.ns.cerc, ques~ (a· tica nuova del valente scrittore mnrclngta· no, co11ticnc brani dc} più alto intc.re~sc scicnlifìco e storico scrilti da egregi r,pecialisli delle singole materie tec,1iche e professionali. « Sacro lavoro u:ma1w 11 riempie dnnque una reale lacuna nel campo delle pubblicazioni del genere e risponde perfetta.mente alle attuali e.sigenze scolasUcbe ccl a_i nuovissimi programn1i m1111stenah. Nutriamo pertanto fiducia che, anche questa recentissima pubblicazione del Gorgolini, sia per i suoi intrins~hi pregi didattici sia per quelli culturali, verrà favorevol~1cnte accolta nelle scuole d' Italia e consultata, quasi una piccola enciclopedia, da tutte le persone desiderose di accrescere la loro istruzione. Esperienza liberale Il popolismo russo L'esperienza bolscevica n~n ha insegnato nul3:" a1'.l, Jn teU.igen.za 1·u 1 ssa. Scn·ve candida~ente il Caciorovschi in un saggio molto accademico p_ubblicato nel numero di luglio dell'Europa Orientale su • Il socialismo in Russia• : • Il popolismo è il socialismo in~~rale, idealistico individualistico, organico, pos1tivo. In Russi.a ~so ha ha trovato un campo di applicazione, particolarmente vasto e fecondo. Nell'immenso paese c'è una quantità inesauribile di ri~chezze naturali. Nel popolo immenso, nella ~olhtu:line delle nazioni c'è un enorme focolare d1 creazione molteplice. La classe contadinesca di cento nùlioni è democratica, attiva, cooperativa, giovane ed ingegnosa, e assorbe la cultura con una rapidità sorprendente. In tali condizioni, con un tale popolo, viene tentato il popolismo più ardit~. Nella Russi.a l'idealismo popolista è ultra-reahstico, è dettato dalla realtà stessa. Per un gigante la via delle azioni eroiche, quasi miracolose, deve essere ne11o stesso tempo l'unica via reale. Date le prospettive cosi lontane, procedere con pas.si minuscoli sarebbe forse un'utopia. In questa coincidenza - degli enormi slanci colle enormi possibilità - si trova la soluzione della religiosità russa. Que&ta religiosità non è lo slancio verso il sovrannaturale ma verso l'infinito : veno l'infinito non fuori. di sè, ma dentro di sè, cioè veramente verso il creare, il quale è infinito. La coscienza di forza, di giovinezza, di gioia di vivere, e le vie chiare, aperte, lontane, chiamano verso il fine ulti-nio ed integrale, sia pure con uno &forzo sovrumano ,,. La conseguenza di queste chiacchiere fu il fallimento della rivoluzione del 1905. Il teorico del popolismo ll1icailovschi è un confusionario chè non è andato mai oltre le premesse culturali di un anarchico. La sua sociologia è liquidata quando si dica che egli vo1eva fondare il volontarismo sulla genealogia di Comte. Col suo pasticcio sociologico di attivismo, di finalismo, di evoluzionismo e di individualismo egli non è, riuscito ad altro che ad an-estarsi impotente di fronte al dissidio insuperabile dell'individuo e delle forme sociali, problema risolto per tutti già da Marx non volenclo risalire ad altri. Le idee economiche dei popolisti sono ingenue come quelle di Pestel. Michailovschi è dogmatico e fanatico come ogni ingenuo che sia alle prime armi ne1la professione <lirazionalismo: cOGi è del resto di quasi tutti i pensatori dell'Intellige11za russa : mancano di ironia, non hanno il senso della sfumatura e de1l 1incertezza. Il loro concetto di cooperativismo è infantile e dissipat,;re : , Tutta la terra passa nelle mani del popolo lavoratore, ed è considerata proprietà popolare. Ogni singola regione dà la terra in uso alle comunità o ai singoli uomini, ma solo tali che si occupino essi stessi del lavoro di essa. Nessuno ha il diritto di avere la terra in quantità maggior di quella che egli è capace di lavorare , . Anche i.n questo grossolallo progettismo, goffo e sicuro di sè, si rivela la loro completa mancanza di stile, di quello stile e di quella serenità che, per esempio, condusse il diplomatico Trotzki alle giornate di ottobre. I popolisti hanno copiato. da pedanti le più immaginose declamazioni di Rousseau: con massiccio ottimismo invocano ancora libertà ed uguaglianza. Ma la loro , uguaglianza», come il loro col1ettivismo, è assai vicina per natura ai primitivi: anzi a.i più aridi e ai più utilitaristi tra i oelvaggi; della libertà non· hanno mai conosciuto il realismo, per una istintiva paura religiosa della lotta e dell'imprevisto: non è un paradosso dire che essi sono più teocratici e più reazionari degli czaristi. li mal12rialismo di un pseudo-idealista SuJl'articolo di A. Monti, pubblicato dalla R1- 'VOlu.zfrme Liberat.e1 intorno alla scuola normale osserva Jea.11Paul nel! 'ultimo numero de La Nostra Scuola: , )ion dispttterò qui col Monti intorno al concetto cli cult.ura. genuale (meglio sarebbe dire 1w1ana) dato che le nostre divergenze in tal ma• teria riescirebbero al massimo, Yerbali, concedendo egli che, in fondo, la miglior scuola normale sia rappresentata dall'attuale ginnasio-liceo classico. 1'1a mi stupisce poi il Yede.re che egli, ammesso tal principio ,ne limiti le conseguenze ai maestri dei grandi ceutri urbani e si rifiuti di applicarle ai maestri rurali. Ora, è ammissibile, caro amico, che la cultura, -io non dico nei ·mezzi esteriori e co·J1ti11ge11f'i d manifestarsi, ma nella sn.a sostanza etica e ne.I suo valore spirituale debba cambiarsi a seconda che l'individuo abiti al monte o al piano, in 11n paesello o in una città? - che il latino, buono sul livello del m.are e fra centomila anime, diventi cattivo a mille metri d'altezza e fra quattrocento abitanti? - che la fi.losofia, la quale rende ottimi servig; a Firenze o a Milano, perda tutta la sua efficacia iu Val Camonica o in Basilicata?,. In tutto ciò noi vediamo una sola cagione di stupore: che si voglia giudicare di complessi problemi pratici senza averne alcuna esperienza, irrigiditi in uno schematismo filosofico peggio che illuministi<::o. O forse è venuta l'ora, chi voglia essere idealista e storicista sttl serio, di riprendere, c◊-n maggior ragione, la polemica di Cattaneo contro le presunzioni rosminiane? ANTIGUELFO. ..:

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