La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 23 - 30 luglio 1922

84 I capitalisti veramente contribuenti stanno per trovarsi nelle condizioni di isola.mento in cui si trovarono gli israeliti nel Medio Evo : essi sono forti ma non tanto da poter resistere a viso aperto. Del resto man-· cano, i più, di una coscienza capitalistica e liberistica, e cercheranno di difendersi, di non lasciarsi sopraffare partecipando essi pure all'accordo e facendosi pagare in dazi e sussidi ciò che devono elargire in imposte. L'operaio (e l'agricoltore specialmente) non usa avYedersi di questo ultimo anello della catena per cui il beneficio inizia le torna a ricadere su di lui. Mancando di iniziativa coraggiosa ha bisogno di delegare, anche a proprio danno, allo Stato la funzione cli allontanargli l'imprevisto e il pericolo.• Per questa via la soluzione del problema finanziario, che implica appunto la creazione di classi politiche e cli una mentalità capitalistica, in Italia resta ritardata : la rivoluzione 3uspicata dal Corbino non può scoppiare perchè nessuna rivoLuzione è mai nata per ragioni soltanto finanziarie {la rivoluzione inglese che è la tipica rivoluzione finanzi2ria fu insieme religiosa, autonomistica, nazione.lista, puritana); e attualmente i nostri finanzieri non sono in grado di elaborare integralmente un sogno rivoluzionario. Certo si sta annunciando una lotta fra demagogia parlamentare e parassitismo piccolo borghese da lilla parte e iniziative economiche e rivoluzionarie dall'altra. La lotta tra Giovanni Senz; Terra (lo Stato intervenzionista) e i baroni. Bisogna preparare contro il governo degli impiegati {di Buozzi e di Miglioli) uua triplice aristocrazia : i tecnici e operai guidati da una minoranza rivoluzionaria; i capitani d'industria; i principi mercanti (commercianti ed emigranti) : noi dovTe.mo elaborare di queste aristocrazie la dottrina e la lotta politica. PIERO GoBETT1. LETTURE L'idea liberale CARLO CURCIO. Le origini dell'idea liberale in Halia,. Napoli, JYiorano, 1922 1 pp. 86, 160. - In. L1idea /.iberale, estratto dal 11. L'Idea ll, quaderno mensile di critica idea1i.stica, marzo-aprile 1922, pp. 17j-r92, 201-215. ·n primo di que,-ti studi vorrebbe essere una rapida ricostruzione e rassegna delle premesse storiche da cui parte il secondo : non una storia, che il Curcio si sc~---adi no1.1aver fatto e che pur aYrebbe dovuto stargli presente come esi-- genza lontana delle sue ricerche. Questo dico perchè non è difficile cogliere qua e là affermazioni. inesatte e affrettate; per es. a pag. 14: « Così Verri, sulle tracce di Rousseau, ripete Kant senza conoscere Kant i,! - e a pag. 18: e Il romanticismo politico : ecco lo sdilinquimento di XoYara 11.La prima frase è proprio da pigliar con le molle : ma il Curcio È: scrittore così YiYace e simpatico, che gli si perdona volentieri e si procede Hella lettura. I:n sostanza Ja tesi del volumetto è questa: che la vera e propria fondazione critica dell'idea liberale si trovi soltanto negli Spaventa, mentre in Giobert le manca tuttavia la concretezza deUo spirito e e in Carnur essa è annullata da un astratto costituzior..alismo anglicizzante, che trionfando nella storia della Destra: porta allo sconoscimcnto ciel Yalore religioso dell 'nomo e alla decadenza consecutirn della Destra stessa. ?\el pensiero di Eertrando Spa\·enta viene invece risolta l'antitesi tra l'idrologia 1ousseauvianeggia!lte della libertà e la nuova coscienza storica formatasi nel Risorgimento : antitesi che il neoguelfismo in\·ano aYe,·a cercato di comporre. E il C. nel chiudere la sua frettolosa nota bibliografi.ca dice che gli ultimi libri del Monti, deU'A nzilotti, del Quadrotta non gli pare che in fondo gli diano torto: nè gli darà torto io, perchè una semplifi 0 cazione schematica ciel nostro pensiero dell'Ottocento, come è il suo sguardo storico, difficilmente potern condurre ad altri risultati. Ma se il C. a,·esse prtcisato un po' cli più e considerato più pazientemente il suo probk:ma avrebbe visto che, alla fin dei con.ti, l'ideoiogismo libtltario non cade poi tanto a vuoto, dato che eia Verri e Pagano attraverso il Cusco (il primo dei liberali!) non porta soltanto a Rumagnosi, Cattaneo Ferrari, ma anche a Mazzini : la cui posizione egli trascura, salvo un fuggevole accenno. Mentre in. realtà bfazzini ha una importantissima funzione negativa nd formarsi del nostro liberalismo, e viene da ultimo a piegare le sue esigenze religiose verso la tet1denz.a di Giob<::rti e Spaventa (dr. Dal Concilio a Dio). Co<;\ an· cora, è troppo rigida l'esclusione: del neoguelfismo dal campo della vera idea liherale : e frellolosa tutta l'esegesi del pensiero giobertiano, cb<o parrebbe im·auo aspirare alla soglia del libc:- ralismo, da lui intravveduto soltanto, non com.- prendere Hegcl, detestare Rousseau.. Ma ,ia! Leggete: Gioberti sul serio, come avete letto SpaYenta, caro Curdo: <:: <la cima in fondo. Poi 11;i ~aprde dire: Sé G. detesti Rous.~11 <; :,,i1 t;rnt<J LA RIVOLUZIONE LIBERALE lontano da 1-Iegcl con Jluniversalismo del11l11troduzìone e del Ptirnato: quando già nel 1855 lo Spaventa polemizzando col Tommaseo av,·ertiva i suoi stretti rapporti con l'uuo e con l 'altro. 11 movimento cattolico dal '40 al '60 non aYrebbe, secondo il C. creato se non fanùna libesale : troppo poco, per spiegare come esso giunga ad aderire dopo il '56 alla politica cli Cavour, e come nasc.a da esso il liberalism.o piemontese che vigoreggia proprio quando la Destra finisce per negare sè stessa: ma poh-ete dire che manchi il liberalismo in Rica.soli, a cui per gi~mta io darei il n1erito cli uno storicismo assai più concreto che non avessero i piemontesi? - I due buoni capitoli su la speculazione di Bertranclo e il pensiero pragmatico di Silvio Spaventa, ai quali manca però almeno nn cenno sui minori hegeliani, non bastano dunque a salvare questo saggio, dove fra 1' altro si apprende che la questione religiosa era per Cavour un problema d' oràinaria ammiuistrazione 1 che la separazione della Chiesa dallo Stato era un paradosso in atto, e sim.iF: come se anche solo il buou senso non insegnasse a valuta.re la. storia nel suo momento reale, prima di trascencler1a con il giudizio soggettivo. Perchè il C. ha fatto proprio così, iu tatti gli due gli scritti: costruita una sua concezione del liberalismo 1 ha squadrato con quella tutti i sassi d~Ua storia. Ne L'Idea J.iberalc (il secondo saggio) l'indagine cerca lo sviluppo di questa idea, a grandi linee, e corrian10 da l'latone ed Epicuro a Grozio a Hobbes a Locke a 1'idealismo con uua rapidità che non lascia nemmeno il tempo cli guardarsi attorno per vedere doYe si è arrivati. Scrivere di queste sintesi è certo permesso, ma con le debite precauzioni : e dopo aver ponderato i Iofo fonda .. menti particolari. Qni invece troviamo presentati gli epicurei come i primi negatoti dell'assolutezza dello Stato, qnasi non -fossero esistiti i Sofisti e Protagora non superasse nel11individua1isrno Epicuro; qui si pone l 1iuiziarsi di una teteologia storica con1e contemporanea a Tomaso d'Aquino, quando al contrario t:1.le speculazione sorge dal neo-stoicismo e dalla Patristica, e Tomaso, contrapponendo la fenomenicità del tem.- pu.s all'assoluto de11'ae-v-u·m.e dell'aeternitas 1 nega la storicità della Provvidenza.; si presenta lo Stato cli M.achiavelli come esterno allo spirito, si trascura l' Alth usi o che pure è un cosl diretto precursore di Locke, si ignorano i romantici della ra.ison sociale - che sono il punto di partenza del giovane Gioberti ... E in ultima analisi il Curcio delinea la storia di questo sviluppo come la farebbe non un liberale, ma un liberista : per poi denunziare l'equivoco liberista e a.bo·u.tir al liberalismo. 1VL..'\ che intende egli poi per ·idea liberale? La ~ sintesi di tradizione e coscienza (Gioberti), di autorità e libertà, legge e individuo (Spave;,ta), · nella storia ,riva dello Stato nazionale. « Far scaturire dalla coscienza viva del paese la realtà storica, : ecco lo Stato liberale (Origini, p. 78); « l'opposizione è superata 1 l'individuo e lo Stato, la libertà e l'autorità si producono in una sintesi dialettica sopra lo stesso_ terreno, che è 1a sto-ria nazionale, da un lato, ma pure la storia ideale, fuori del tempo, e cioè spirituale, che si compie senza compiersi mai. Da questo conceao brilla perfetta l'idea liberale, (L'Idea, 2n). Kou direi tanto perfetta, sebbene il Curcio la chiarisca· giustamente con il concetto gentiliano della attualità dello Stato nella coscienza: giacchè in tal maniera noi restiamo pur sempre fissi all'opposizione del singolo e del tutto, dell'individuo e dell'universale che non è da Hegel nè dagli hegeliani conciliata se non in apparenza. li Curcio è troppo bene informato della più recente letteratura filosofi.ca per non sapere quanto ancora affatichi la nostra speculazione il pro• blema dell'Uno e dei molti, che si riflette in quello dello Stato e degli individui; e il problema del liberalismo odierno, come (a parer mio) di ogni corrente critica della politica contemporanea, è proprio questo di porre, tanto sul .terreno speculativo che su quello pragmatico, 1a \·era e vivente unità. In,·ece nell'hegelismo (e nemmeno, per quanti sforzi egli faccia, in Bertrando Spaventa) l'unità fra i singoli è semplicanente postulata come necessità della relazione, a posteriori, e a priori come presupposto: e l'unità fra l'individuo e lo Stato c'è solo in a21:ratto (l'individuo e il diritto come tramite dalla psiche alla storia: ma la storia, come fine, precede al mezzo) o meccanicamente (}'individuo che riconoS<!e sè; stesso nello Stato : sl, ma negandosi come individuo, platonicamente). I dpe termini sembrano pur sempre distruggersi a vi• cenda: se si ammette l'individualità dello Stato nella coscienza, lo Stato liberale pare un'astrazione: ma pure quest'astrazione è reale - e allora? Una. via di soluzione potrebbe essere questa: 1) che il problema dello Stato, ossia della unità e organL<;,111c0o11ettivo della prassi storicosoc·iak:1 ?· nc:l campo cidl'empiric e clclla prassi me:d<:.sima.: pt::r la quAle j ·molli ci sono, cd l· reale la moltcplicith prima clell'unità,o per meglio dire: si passa da unHà minore e più slegala a. unità maggi01·c e più cocn:nte; 2) che in qncSt..'1 cmpirie della singola cosdtnza, che ha di fronte a sè lé altrc:1 il suo «stato" non è ancora lu Sta.to, ma deve entrare in relazione più di1·elt1 ton gli altri , stati , (idee dc:llo Stato) e: limitar:,.l ,, depauperarsi p<:r convenire con lo State, storico (,;,in qui, <: JJOllpiì1 ùllrc i: la verità meramente .fenomenica del contrattualismo) ; 3) che a questo punto il processo si rovescia e lo Stato così raggiunto per astrazione o •depauperamento apparente, si rivela essere il vero Stato, che esisteva e viYeva già prima di questo riconoscimento, come creatura della Storia e fattore degli lnclividtti; 4) dove il riconoscimento si arresta, e appùuto perchè lo Stato concepito nella coscienza compare più ricco e diversamen· te determinato da quello storico 1 sorge la prassi riformatrice o_rivoluzionaria.; 5) la quale si aut· pia, si aggrega ad impulsi affini, cresce e si svi• luppa, fìnchè non rovescia, per essere ormai più viva ricca e co11creta, lo Stato qual 'è (lo Stato qnal 1era non è in questione: i reazionari sono anch'essi, a modo loro1 trasformatori. Mentre il conservatorismo si ferma. solo all'oggi per ragioni meramente utilitarie). Ma in questo processo non si deve cerca.re l'unificazione in uessu• no dei singoli momenti, per sè preso: totalità che è relazione, epperò ci addita l'unità nel diritto, non nella storia come di là o di qua da esso. Punto di arrivo volta per volta cercato e poi superato e negato per una nuova ansiosa ricerca: ma proprio per esso da questa vivace empirie della politica, cosl irrfinitamente divc.rsa1 si trapas..~ n€l campo speculativo di una trascendentale unità. NOTE DI ECONOMIA L'on. Salandra ha presentato una proposta di nomiua di una Com.m.issionissim.a per .la riduzione delle spese stat.a1i. Non ne 1.t7ettiamo :in dubbio le buone intenzioni ma <lobbia.mo nianifesta• re la 110stra sorpresa per 1a inge1rnità della proposta stessa, che viene da uu navigato parlamentare, o per la sua semplicità qualora si pre• tenda abolire di fatto il Parlamento e dare origine ad una forma di governo assoluto, sia pure in via del tutto transitoria. Infatti : o la Commissione si dovrà limitare a fare delle proposte, ed allora l'unico risultato positivo che se ne ca_... verà sarà quello di pagarne le. spese di funzionamento, o dovrà agire direttamente e tagliare seriamente sulle spese, ed allora eliminerà il Parlamento .. Io llon dico che il secondo ,ris1ùtato non sarebbe ottimo; credo però che un Parlamento che non ha la forza d'impedire l'aumento delle spese, difficilmente si spoglierà dei suoi poteri per a·rriYare alla riduzione di quelle attuali. Una tale capitolazione sarà solo possibile quando una forza esterna nuova riuscirà a imporla con un movimento politico di carattere prettamente rivoluzionario, e ciò pur non potendosi del tutto escludere:, sembra però alqnanto prematuro. Peichè l'ou. Salandra ed i suoi aIUici, in luogo di proporre delle Commissioni che non servono a nulla; non iniziano un movimento serio alla Camera dei Deputati imponendo, con tutte le forme possibili ed OCC'Orrendocon un ostruzionismo sisteniatico ed ininterrotto, una politica di economia? Qullle atteggiamento intende egli di assumere dinanzi al vergognoso provvedimento proposto per la ritenuta sugli interessi dei titoli di Consolidato al portatore che rappresenta un.a fonna larvata di fallimento dello Stato? E' indice di quella mania portuaria che sta facendo sprecare centi112.ia di milioni in opere di cui non è dimostrabile nè l'urgenza, uè 1a ne~ cessità, nè la convenienza, e che è uno degl'iufiniti episodi di disgregazione economica del nostro Paese. Anche Roma vuole essere unita al niar-c:. e vuole aYere il suo porto, e come tntte le città italiane non si preoccupa del costo di quello che domanda: eia quando iu qua del resto Roma ha avuto di queste debolezze? C'era una volta da fare un impianto elettrico importanti&- simo e la città -fu in\'ltat:a ad entrare nel Con· sorzio relativo per i bisogni della sua azienda elettrica. La testardaggine di non so chi impedì che Roma entrasse e si oppose a che la concessione. fosse fatta ad una Società: in conclusione l 'impiauto non s.i fece più perchè concessionario Don poteva essere il Comune cli Rom.a. Ora si ,leve costruire il porto cli Ostia perchi: qualche bum1 quirito (la cittadinanza non se ne cnra neppure ed il Mond.o se ne addolora!) vuole sentire l'odore dell'acqua salata r011w11a; che iJ costo delle opere sia assai el~vato nou vuol dire proprio nulla: se111,o non semo romani'! Tanto più che Paulalone paga la metà della spe· sa e pagherà anche l'altra metà pcrchè il Go- \'erao trova f->Cmprc qualche mezzo per sanare il deficit del bilancio della Capitale, e cosi con qualche- cosa di assai viciuo ai 300 milioni di spesa Ro1na avrà il suo porto che assorbirà poi di0:.::iuc ùi milioni di spesa anmk1. cl.i 1nanute11zione ~ 11011 vuole a sua volta c·sse,·c ns.<:.0rbito dalla Rpiagg-ia. /\ I Se11alv si i:. fallo q1wkbè obiezio11c alla opportunità di questa spesa discutibile anche dal punto di \'isi.a t<:cni~o: 1'origine della opp0--c;i1.ione' f,a rivalità degli altri porti, secondo il .Uondo. Co.sl parle;n::hbcro a Roccacanuucda, e Rom~, climenlicanclo di <::S"-C'.ri.: la Capitale parla allo st.c:sso modo. Ma pec il porto òi Roecarannu<'cia trecc:1!lo milioni f_.ono troppi! Abbiamo avuto anche noi uu ribasso nel tasso ufficiale dello sconto: eia! 6 al 5,50 q=le ripercussione di quello avvenuto negli altri mer: ca.ti monetari. L'avveuimento è passato quas1 inosservato ma. merita un conlll)e11to1 ed lW commento sfav~reYole. Ci souo è vero delle ragioni a favore della effettuata riduzione, ma ce ne sono di più forti per cleplora1fa. C'è _sopratutto il bisogno di capitale straniero a CUl bisognereb· be offrire ottime condizioni di impiego e sicurezza nel pagamento dell'interesse. Tasso dello sconto alto, cluuque, e pedate ai vari Ministri delle Finanze che Ct'edono cli potere imporre cli far credito allo Stato come si impone la discussione del progetto sul latifondo. E i biso!!!li delle industrie? dice qualcuno. Io nou so che 0 cosa resti del risparmio che in Italia si accun1ula dopo 1'assorbimento che :tie fa lo Stato col debito fluttuante; ho l'impressione che debba restare ben poco. E' perciò proprio per i bisogni delle industrie che ci vorrebbe un afflusso di capitale straniero. Se costa caro, se ne serviranno solo quelle industrie che rendono, ma qualcuno se ne servirà. Invece cosi non si potrà fare uso del capitale nazionale e non se ne trova di altro. Intanto !'on. Bertene ha presentato un progetto cli legge per favorire l 'impiego di capitali esteri in Italia: non credo che sia utile, ma non ne sarebbe -qe.mmeno utile i1 ritiro. Servirebbe di più il ritiro cli Bertone dal Ministero. EPICA:RMO CORBINO Edlz!onide la " !llìtoluzioneltibe1ale ,, Uscirà 111 agosto : UBALDO r'Olii!IBNTINI COLLABORAZIONI..SlJIO Con questo volume di serena indagine critica La Ri-r,oluzione Liberale rive1a uno dei più forti pensatori dell'Italia contemporanea. Il Yolume sarà messo in vendita a L. 8. Ai preuotatori L. 5. Sono riservate ai prenotatori che ci invieranno L. 20, venti copie di lusso numerate. MODULO DI PRENOTAZIONE sottoscritti s'impegnano di pagare entro it settembre 1922 lire cinque, prezzo di prenotazione del 1JO{u.nie Collaborazionismo d-i UBALDO FonlvrENTINI. 1.. 2. 3. L 5. 6. 7 .. 3. ,... 9.. 10. Ri11\·iare il foglio con finue e indriizzi all'Aruminì;;trazione della Ri1:ol·1t.zione Liberale _ Via XX Settembre, 6o1 Toriuo - Chi ci procu.ra died prenotazioni riceverà gratuitamente il 1JOl1t.111e. Lt somme possono essere manctate siu d'ora. S·i lratta di sape-re ,e il nostro P,rogello rii 1•endita. dirella p,1ò riuscire. Ne a;pende h, vila del nostro organis1110 ediloriale e quindi anche La Rivoluzione Liberale. Se /1,!1 ti i nostri amici ci 111anderaJ1J10s11bit.o l'import.o e ci lruvernnno nll.-e prenotazioni potre,n 0 realizzare il mfracolo cli dare per cii,que lire 1m libro rl,c l'editore coin11,ie farebbe pagare dieci lirr.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==