La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 22 - 16 luglio 1922

cuto dilemma di Missiroli : o verso la democrazia e la necessaria riconciliazione col socialismo, o Yerso un'impossibile reazi<me. Io credo che talune schiere (<Cioè gli elementi elle classi medie, e quei sindacati agricoli emiliani che sotto la inesorabile pressione della realtà stan riproducendo - oggi verso gli altri lavoratori, domani, inevitabilmente, verSò gli agrari - le forme d'azione già rimproverate alle leghe rosse) prenderanno la prima via; altre (le falangi degli agrari e degli esercenti) tenteranno di ostinarsi nella seconda. :Ma tenteranno invano. E questo significava. Paltra mia previsione, dell'utopia antiproletaria destinata dal suo contrasto con la realtà storica a cadere; utopia che io ravvicinavo non - come La Ri1J0l-u.zione Liberale mi fa dire - ad una utopistica pretesa del 111.a1·xismo (nel quale anzi io Yeggo la più profonda coscienza della realtà storica) ma a quella del nia.ssinuz.lisnw nostrano di poco felice memoria. La critica, , capace di illuminare la lotta pratica» per il partito socialista, secondo me si deve compiere sopratutto stù terreno del suo proprio essere e dei suoi propri atteggiamenti e indirizzi teorico-pratici: nella critica di sè stesso, ben pili che in quella degli altri, ogni partito deve ricercare 1'orientamento e le norme all 'azioue. Ed :io non credo di essere rimasto inconsapevole di simile esigenza, nè di aver mostrato su questo terreno di preferire ,::uno spirito di adattamento alla realtà, al -ro--vesciamento del/a. p-raxis. Qualcosa potrebbero ricordarne forse anche quelli, tra i lettori di Rivolu.zi.one Libera.le, che siano stati già assidui di Energie No7Je. ~Ii abbia, con tutta cordialità sho R. MONDOLFO. Bologna, giu.gno 1922. IV. In R. ~1ondolfo noi intendiamo criticare non il caso di coscienza di uno studioso, ma la posizione di incertezza di un partito, indeciso tra le premesse rivoluzionarie e le difficoltà dell'azione. Un uomo cli partito non può cfare degli stessi fatti politici due Yalutazioni una per sè e una per il partito; il suo giudizio della storia che si ja non può essere contradditorio con la sua posizione pratica. Infatti Mondolfo critico del fascismo non è in contraddizione con ] 'atteggiamento dei socialisti di fronte al fascismo : studio e pratica si concreta.no in una fondamentale inerzia; l'autocritica, giustamente raccomandata dal Thf., non genera lotta operosa; la formidabile unità di Marx tra pensiero e azione si riduce e si realizza a un più tenue livello di forza politica. Noi non c'ingannavamo dunque prendendo il M., ad esempio e simbolo dell'inerzia e dell'immaturità in cui si trovano i socialisti di fronte ad 1111 fenomeno come il fascismo che essi agevolmente avrebbero dovuto stroncare se avessero avuto una specifica Yolontà politica. p. g. NOTE DI ECONOMIA I 325 milioni ai Cantieri, Mi è stato riferito, e la notizia se non è vera è verosimile, che il lvfinistro dell'Istruzione ha dovuto sospendere i concorsi universitari per la mancanza dei fondi per retribuire i Commissari. Contemporaneamente il Ministro della Marina ha ottenuto dal collega del Tesoro 325 milioni da erogare a favore delle costruzioni navali in 4 esercizi. In questo contrasto €: contenuto l'inclirizw di politica economica del Paese in questo momento, politica imposta al governo da gruppi nnmerosi cli ricattatori. In materia di cantieri in Italia non si è mai ragionato; dal 19r6 in poi, l'unico tentativo serio cli ragionamento è stato indirizzato ad addossare allo Stato, e quindi ai contribuenti, le bestiali esagerazioni di alcuni megalomani che si illudevano che i sottomarini sarebbero stati una causa di affondamento del naviglio anche in tempo di pace e che avevano perciò trasformata l'Italia in un cantiere navale che ha inghiottito centinaia di milioni e continuerà ad inghiottirne. / La situazione de1le industrie marittime e narnli è oggi di una semplicità tale che solo per i loro appditi smodati, costruttori, alleati dei siderurgici, possono non vedere o fingere di non vedere: c'e, nel mondo, nn tonnellaggio per lo meno doppio di qu<:llo occorrente. I porti sono fermi, sono vuoti. le banchine sono deserte; 50]0 le rade sono affollate di carcasse in disarmo. I piroscafi cli li= viaggiano con carichi che costituiscono appena una modesta zavorra e, per quel che riguarda l'Italia, caricano il bilancio di un onere annuale che la burocrazia si guarda bene <la1 far conoscere ne11e sue cifre più significativ~. (Pensare che nel 19()8 fu data una battaglia feroce per la pubblicità delle statistiche delle società sovvenzionate; oggi 1'esercente è lo Stato e non sappiamo nulla cli quello che acca.de!). Se la baraond3. non fosse la caratlerL~tica del] 'odierno momento, bisognerebbe falciare LA RIVOLUZIONE LIBERALE spietatamente nelle linee fino a ridurle ad un terzo di quelle anteriori alla guerra; ma ecco in- ,·ece cosa accade. Vriene riunita una Com.1nissio11e di deputati e senatori di regioni matittirne per esaminare il problema marinaro; la Commissione - non insensibile al grido cli dolore degli interessi colpiti dalla crisi - propone al Ministro quello che non avrebbe potuto non proporre data la sua composizione e, cioè, il mantenimento di tutte le 1inee o quasi, e la costruzione di un materiale adatto. E così una crisi: cli abbondru1za di naviglio si dovrebbe risolvere facendo costruire nuove navi! Le quali poi dovranno navigare e inghiottiranno altre centinaia di mili.oni, mentre fra quattro anni, allo scadere di questo prm:vedimeuto, saremo da capo perchè anche allora i nostri cantieri non potranno lavorare. Tutto questo accade con un bilancio in disavanzo, con una agitazione dei burocratici che provocherà aumenti di spese e con un inizio di sciopero dei contribuenti che si risolverà in una dim{nuzione delle entrate, in una sessione parlamentare in cui si dovrebbe discutere anche del fallimento indecoroso dello Stato con la ritenuta del 15 % sulla rendita dei prestiti di guena. Sembra incredibile, ma è cosl. Ed è per questa ragione che non entro nel merito del progetto De Vito, destinato, fra l'altro, a crea.re un mastodontico organismo burocratico che sarà interessato a perpetuare il sistema dei premi e degli aiuti statali. Fra quello che si dovrebbe fare e quello che si propone di fare c'è tale una distanza che i particolari del progetto diventano di secondaria importanza. C'è in questo problema tutta una serie di menzogne con le quali si vuole strappare il consenso del Parlamento : 1) Che siano necessarie le linee proposte, ed è menzogna; 2) che sia necessario far costruire in Itali; il relativo materiale, ed è doppia menzogna perchè col materiale esistente si potrebbe andare avanti e, occorrendone di nuovo, s\ potrebbe aver dall'estero a metà prezzo; 3) che con questo sforzo si sistenù per sempre questo diabolico problema, ed è la menzogna più grave perchè fra quattro anni saremo di nuovo costretti a sperperare centinaia di milioni. Codeste sono le menzogne ai danni dei contribuenti. C'è poi la menzogna ai danni dei costruttori, e l'ha messa in evidenza. il prof. Einaudi con la sua coraggiosa, magnifica franchezza, ed è quella relativa alla possibilità di pagare : non si illuda questa gente. I milioni dati sulla carta non saranno pagati : non potranno esse1:e pagati perchè continuando così, non fra quattro anni, ma prima lo Stato attuale sarà fallito. ll porto franco ài Trieste. Una Com.missione triestina gira :i vari Ministeri per domandare il porto franco - ] 'unica via attraverso la quale Trieste potrà superare la crisi gravissima che imperversa sulla città e riprendere, in parte, la sua antica funzione. Auguriamo ai triestini il successo, ma non abbia.mo somma speranza che ]'augurio si realizzi. La concessione del porto franco risponderebbe ad un indirizzo di libertà economica che si affermerà in Italia ed altrove solo dopo che qualche cataclisma avrà distrutto tutto l'insieme di protezionismi che ha avuto modo cli affermarsi nell'ultimo decennio e che trova negli interessi di gruppi, cli consorterie e di campanile la sna più larga e cop~osa fonte. Venezia, per esempio, combatte il porto franco di Trieste e lo combatte perchè: lo chiede anche per lei. Venezia fa male, cosi, a Trieste ed a sè, perchè ]a concessione del porto franco a Trieste non nuoce alla Regina della Laguna a cui basta un p,mto franco. Trieste ha un hinterland pre\·alentcmente straniero, Venezia lo ha prevalentemente italiano; per la prima il porto franco è una necessità imposta dalla sua situazione geografica, dalla vicinanza di Fiume, Stato libero, dalla c011conem,a dei porti del Nord. L'accoglimento délla 1ichiesta triestina non toglierebbe una tonnellata al traffico di Venezia cd aumenterebbe il traffico del Regno; ove un pericolo di questa natura esistesse si potrebbe neutralizzarlo con qualche convenz.ionc fra i due: Enti destinati ad integrarsi non a combattersi. Però ammettiamo che, da un certo punto di vista, Vcne'l.ia ha ragione: percht', 1nfatti, solo questa dttà dovrebbe avere tma visi011c realistica dei suui vc:.ri interessi, quando in tutta l'HaJia si attraversa un pc:riodo c]j incomprensione assoluta dei problemi ec011omici? EPJCARMO COIU.ffNQ. X<clprossimo numero: R. BAUfcR - A. VrGJ.ONGO: l'olem.ica sindacale. C. E. SucKr.1cr: Cli eroi capcn.:olli. S. CARAMF.J,LA : L'ideale liberale. C. A.'-'SAl,DO: La Conferenza di Genova. Non si tien c-onto dei cambi d'indiriz7..0 non accompagnati dall'importo di L. 0,50. Un lette11aletogislatotte E. JANNI, Memorie di d.ep1<tato - Roma-Mila110, Ed. Mondadori, r922. Poichè E. Janni evidentemente si crede un letterato, come appare dal contesto e dalla forma anche cli questo suo ultimo libro, mi parrebbe opera di conversione, se non del tutto inutile, certamente alquanto dubbiosa e quasi disperata, ripetergli le vecchie osservazioni, tanto vecchie che si prova una tal quale vergogna nel pronunciarle, sulla saggezza aurea e mediocre. Fors'egli non riuscirebbe mai a capire che 1'uomo cli lettere non è per necessità uno svagato e un perdigiorno, che non sa muoversi nel mondo, che non sa trattare con gli uomini, e ripugna ai loro maneggi, ai loro calcoli, alla vicenda esperta dei dibattiti politici: che anzi forse è doYeroso a lui, come e più che agli altri, accogliere con discreta sapienza la varietà dei casi, e nonchè dire gaie parole ad una bella donna, tramutarsi niagru·i, quando occorre, in legislatore. Fors'anche inutile sru-ebbe ricordargli che se pur si può menar buona ad un letterato la mancanza di attitudini politiche, così come a Don Abbondio quella del coraggio, tuttavia i difetti profondi e originari del nostro temperamento è opportuno se mai non parlare. • Pare invece al Janni d'aver acquistato dalla sua esperienza il diritto ad una malintesa superiorità da predicatore del buon costume e della morale pubblica. Senoncbè qui appare più chiaro il fatto di cui noi ci eravamo accorti da. un tempo, che lo scrittore si fa in questo suo libro portavoce di un'opinione largamente diffnsa. E qui appunto volevamo giungere, perchè ci si presta l'occasione di additare il danno non pie.colo derivante alla coscienza politica del paese e alla generale educazione dall'atteggiamento di svalutazione e di disprezzo dell'organismo parlamentare comune in certi strati più o meno ampi della popolazione. Svalutazione e disprezzo che più spesso ha.tino le loro radici, com'è n.el caso del ]anni, in una falsa letteratura, e nell'artificiosa coltivazione di nn sogno di purezza meravigliosa e soprannaturale evidentemente poco opportuno per chi vuol mettersi a contatto della realtà : ne nascono certe arie sdegnose e scandolezzate, certi attucci di dignità offesa e cli verginità insultata, sulla immoralità dei quali mi par inutile discorrere. Talvolta persino la svalutazione tenta di farsi metodica e regolata, come nella teoria astrattissima dei comunisti. Ed è in ogni caso dannosa, perchè impedisce ]a formazione cli quella coscienza politica più avveduta, spregiudicata e sapiente Che dovrebbe essere, in Italia, patdmonio antico e comune. Ma forse ci accade di dar troppa importanza ad un libro, che svela agli occhi di ogni lettore esperto la sua falsità, e non è atto quindi a recar danno. Non diremo mùla del suo stile talora barocco e pretenzioso, altra volta pedestre, sempre abbondante, stucchevole, priYo di sottintesi e di imprevisto: non ne diremo nulla, perchè in fondo n.on è uno stile, ma un insieme di loquele strane e diverse, delle quali non sarebbe troppo difficile indicare con precisione ]e fonti. TrascriYeremo soltanto un periodo, a caso: « C'è Yento fra i lecc:i, su. Il cielo è sparso di grosse nuvole tra cui il sole appare e dispare; e ]e nuYole sono come ruine gigantesche. Il cielo e il colle si corrispondono. Ondeggiano pensieri di be11ezza e ò.i terribilità, di sov\·ertiruento e di gloria, col respiro ansante e poderoso che ba il vento. Tutto passa; ttttto dura. Ogni tramonto è un'alba più in là. Signore Silenzio ... 11. E qui l'autore continua, regalandoci nientemeno che Ul].a preghiera, che noi definiremo, per evidente eufemismo, soverchiamente immaginosa, e che tiene persino qua e là del metafisico. Senonc11è noi non abbiamo forse il diritto di riversare sugli a]tri la noia delle nostre letture. ,1. s. s2.·,r Edizionide la " ll!voluzlonehlbePale ,, Uscirà in settembre : UBALDO FORMENTJNI COLLABORAZIONISMO Con questo volume di serena indag'.ne. :ritica La Rivoluzione Liberale nvela uno dei piu fort, pensatori dell'Italia contempo~anea. . Il rnlume sarà messo iu vendita a L. 8. A1 prenotatori L. 5. Sono riservate ai prenotatori <;he ci invieranno L. 20, venti copie cli lusso numerate. MODULO DI PRENOTAZIONE I sottoscritti s'impegnano di paga-re entro il setteuibre 1922 lire ci.nque1 prezzo di prenotazione del volume Collaborazionismo di UBALDOFORMENTINI. I. .. 2.. 3.. 4. 5. -- 6.. 7.. 8. - 9. 10. Rin\·iare-iJ foglio con firme e indriizzi all'.\.mministrazione della Ri~volu.zione Liberale - Via XX Sette·mbre, 60, Torino - Chi ci procura dieci prenotazioni rice~verà gratu.itaniente il 'VOL1one. Le somme possono essere mandate sin d'ora. Si tratta di sa.pere se il nostro progetto di vendita diretta\può r·iuscire. Ne dipende la Inia del nost1·0organismo editoriale e quindi anche La Rivoluzione Libera.le. Se tutti i nostri amiCZ:ci manderanno subito l'imp01·- to e ci iro-uera.n,walt-reprenotazioni potremo realizzare il 11·1·iracoldòi dare per cinq·u.e lire un libro che l'edito-re c01nune farebbe pagare dieci lire. G. B. GOBETTI, gerente responsabile Officina Grafica Editrice Bodoniana - O. G. E. B. BI\N Cl\ f\GRICOLf\ ITI\Llf\N/\ SedSeociaeleDireziGoneenerianle TORINO La Macchina che ,. s impone lngC. .OLIVETTI & C. IVREA Filiaeldiagenzniellperincipcaitltià In TORINO: Vi~ XX Settembre, 70 -Tel.53-5

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==