La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 22 - 16 luglio 1922

81 ne. Le due civiltà, senr..a.aver ]a pretesa l'una di elider l1altra 1 tendono, invece, ad integrarsi. Questa inlegrazione si compirà con i metodi che sono proprii del mondo dello spirito: non bmtale immediata sovrapposizione, ma lenta graduale compenetrazione reciproca. i\la per avvicinarsi i occorre capirsi. Chi capirà di più, parteciperà più largamenle alla creazione di quel tipo di c1-v1/là occiàe11tale eu:ropea, di cui la guerra ha riaITcr11,ato non solo Pinderogabile necessità, ma ha posto anche premesse che non possouo essere cancellate. Lo stato attuale di iucivilimenlo delle nazioni latine 11011 è, comparato a quello anglosa~-:.oue, uno stato di inferiorità, sempre cd iH tu.lto. )ii seu1bra più giusto dire, per una quan-- lità di ragioni che è .inut.ile enumerare, elle esistono _ tra il mondo lat1110 e quello anglo sassone _ nlcu.ne tipiche differenze, che non potranno mai essere eliminate. ì\Ia come si può affermare, ad esempio, sic et simpLiciterJ che in Italia ora tutto è morto? Mi sembra, inoltre, che I 'Italia non può essere collocata sullo stesso pia.no della Spagna} quando proprio nel recente conflitto europeo, ha dato una chiara misura della sua intrinseca vitalità. E' morta una Italia che partecipa ad una guerra cmne quella mondiale e Yi p3rtecipa, nonostante tutti gli errori che conosciamo della classe dirigente, con onore? Che elimina cou lo sforzo del suo popolo armato un anacronismo come l'Impero austriaco? Che con la ,;nascita del pensiero idealistico segna il passo alla filosofia contemporanea' Che manda all'estero 10 milioni dei suoi figli? Una Italia rhe è tutto un fennento di esperimenti e di lotte, le pili disparate ed estreme, compiute quasi tutte con sanguinosi sacrifici, può dirsi con tanta tranquillità, un cadaYere? Tutto meno che questa definizione può convenire ad un Paese come il nostro, del quale di lontano se è facile Yedere tutte le profonde deficenze, non è difficile anche aYere la sensazione che qualcosa di Yeramente profondo e -ritale ci resta in esso, sia pure offu... scato da errori e da aberrazioni Che, talvolta, offendono atrocemente il senso che noi abbiamo della Patria. L'Italia, come ben diceva il Mazzini sin dal '57, è un jatto nuo~ùo, un popolo -n:uo- 'VOJu11a -vita che ieri 11011, e?'a. ):"oi siamo un popolo giovane, ecco tutto. La nostra impossibilità a vivere alcuni aspetti della moderna civiltà è più connessa alla nostra data di nascita che ad una inguaribile incapacità di assimilazione. Non occorre, mi sembra, per il gusto di sembrare paradossali, crear antitesi oltre quelle realmente esistenti. Oggi la crisi è generale : esiste nel mondo latino come in quello anglo-saSsone. Questa situazione di comune marasma è la più propizia, a mio avviso, per la formazione di un tipo di civiltà nuova, che conterrà in sintesi quanto i due mondi, che la guerra ha avvicinato più cli quel che abbia diviso, banno conservato di veramente vivo attraverso esperienze e cimenti secolari. Il processo di questo solidale ranicinamento è dichiarato chiaramente dagli scambi ,culturali, dall'ansia e dalla· buona volontà che ciascun popolo mette nel conoscere l'altro, che non raggiunsero mai, nel passato, la odierna integrità. Il trionfo del , Mondo», quale è veduto dal Suckert, 1ni sembra davvero effimero, per non dire inesistente. In un secolo in cui tutti i sistemi sin qui banditi e praticati sono dichiarati insufficienti (dal comunismo al capitalismo, indifferentemente), nel quale si è dovuto riconoscere che anche una soluzione perfetta non eliminerebbe il dramma che oggi vive in ogni coscienza, il trionfo di questo mondo (civiltà messianica, etc.). 1)UÒ apparire solo a chi si indugi appena sulla soglia della realtà. Le ~ùarie e 1nn:zt.1nere-uoli forme della. modernità si sa ora perfettamente quel che siano e non hanno pili alcun potere di fascino se non su mentalità superficiali e grossolane. Se uon fosse a trattenermi il timore di lanciare affermazioni troppo genedche, direi 1 anzi, <'he questo tipo di 1nondo ba segnato il suo pieno fallimento. E mi sembra, concludendo, molto strano che ]'A., pur deplorando le unilateralità del Keyues e deo-li altri economisti, venga poi ad annettere, qua1~0 afferma il trionfo della sua modernità, ~a importanza principalissima a quegli aspett~ della civiltà, che non Yorrebbe fossero da altn <:on1unque tenuti in considerazione. lo non credo di muovermi nel campo dell'utopia se affermo che alla faticosa e difficile elaborazione cli un tipo di civiltà europea fa riscontro, nella se1ie dei fatti meglio controllabili e positivi, 1;i. Società delle Nazioni d'Europa! Derisa ed intralciata ora dalle cliplomazione e dalle superstiti borie nazionali questa idea ha già conquistato il profondo dell'anima popolare e si avvia lentamente a tradursi in atto. Sarà essa certamente incar ... nata, domani, in una nuova organizzazione politica dell'Europa, anche perchè i futuri conflitti di razza, che forse nel lontano Pacifico troveranno la loro prima esca, obbligheranno l'Europa ad essere un solidale corpo economico sociale e politico. :\'on sarebbe, infine, niente affatto stupefacente, che le esigenze della difesa comune della ciTiltà occidentale, facessero sorgere proprio qiti, ove la protesta luterana ba avuto uua incarnazione secolare, 1a parola che, per l'Italia, reude perplesso il Suckert: Controriforma. Gro.,ccm:<o l:\ICOLETTf. LA RIVOLUZIONE LIBERALE IL Che due persone riescano ad inleuclersi iu uua discussione, è cosa1 si sa, alquanto difficile: se ad esse poi se ne ,·ieue ad aggiuugerc una. lcrr..a, la cosa diventa, senza alcun dubbio, imppossibile. E nulla, dopo le iulcrcssauli cose scrille dal Suckcrt e dal Nico]etli, io avn'.!i voluto dire, per 11011 confondere il lettore e per non darmi l'aria il che è del tutto estrru,eo alle mie intenzioni) di assidermi giudice tra j <luc conlc11dc11t.i. Ma lo scritto del Suckert mi è parso rispoudere ad ut.lél t.endcm•,aoggi molto i11voga: ed é su qucsla tende111..ache ,·oglio scrivere qualche linea, libero il Suckcrl, se ,·orrà, cli dire cbe queste liuee a lui non si riferiscono. E' co~ì facile fraintendere il pensiero e l'animo di uuo scrittore attra,-c:rso la fugace lettura di uu articolo, per quanto si ,·oglia pensato! La leudenza a cui alludo, si può definire estetismo fil.osofico: comune, per ragioni diverse e con diYersi aspetti i11Francia e iu Germania, si /.; da qualche anno andata diffondendo molto anche da noi. Si vogliono staccare concetti da quei fatti particolari che essi illuminano e da cui sono limitati, si erigono ad entità, si trasform.a.110in cose che si co11templauo e si vagheggiano così come l'artista vagheggia i suoi personaggi. E se si giungesse ad una rappresentazione artistica, poco male! lWa, sotto questa visione estetica. permane il desiderio della ricerca filosofica: e tutte queste costruzioni soffrono di interno squilibrio nè possono avere una qualsiasi conclusione, o armonicamente artistica o linearmente logica. Non è un caso che le conclusioni che si possouo dedurre o si deducono, siano per lo più indiffereutemente opposte. Rileggiamo l'articolo del Suckert, che pure tanti pregi ba di pensiero e di arte (si rilegga, ad esempio, la rappresentazione della figura di Lutero). Vi si parla di Riforma e di Contro-Riforma, di Cattolicismo e Protestautismo, ma fino a qual punto esistono sotto questi nomi, fatti reali? Che la civiltà moderna nasca dalla Riforma, che le nazioni settentrionali siano tutt'ora penetrate dal suo spirito, che quelle meridionali siano invece ancora penetrate di cattolicesimo è cosa indubitabile. La questione nou sta qui e può essere, credo, formulata nel seguente modo: Piiò L'antitesi di. cattolicesimo e protestantesimo espri1nere appie·no la crisi che oggi tra-uersia11w '? Non sorge questa crisi da un terreno nuovo, non ne sono le cagioni da ricercarsi in tempo più a noi vicino? Che nella serie delle cause si possa risalire fino alla Riforma, è cosa natnrale : ma vi è il pericolo che il risalire a cause troppo lontane faccia perdere di vista l 'individualità del fenomeno. Non pensa il Suckert che, se non nelle formule delle Chiese, nella vita di ogni giorno, nel sec. XIX i paesi protestanti si siano andati penetrando' di spirito cattolico e di spirito protestante i paesi cattolici? Opera lenta, naturalmente, che perdura tutt'ora, ostacolata in diversi modi nei diversi paesi, ma non per questo meno sicura. Non si accorge il Suckert, che quella Contro-Riforma, come a lui piace chiamarla, e a cui egli guarda come ad un incerto avvenire è da tempo in opera in tutti i paesi d'Europa? Badiamo solo a noh trasportare i nomi troppo lontano dai fatti che essi significano e a credere che la nuova sto1ia debba prendere le forme identiche a quella passata, perchè, per un effetto estetico, a noi è piaciuta denominarle con identici uomi. Il Suckert dimostra un disdegno mag11auimo verso gli economisti e bene ha fatto il Nicoletti a dimostrare quanto d sia di esagerato in tale atteggirunento. Gli economisti fanno il loro compito, calcolando le forze economiche di un dato periodo: ma poichè quello che Yi è di 11,·uorvoJ deve loro sfuggireJ è naturale jl loro atteggiamento pessimistico, quando essi si rivolgono verso l1avvenire. E che vi è cli diverso da qttesto nelPatteggiamento di chi, convertendo la storia della filosofia in una storia naturale, esige la ripetizione di uno stesso fatto e vede morta l'Italia perchè non ha avuto la Riforma come la Gennanià o la Genu.ania perchè non è cattolica come l'Italia.? Il Suckert stesso non riesce a celare quauto di artif:ìcios0 vi sia nella sua costruzioue. ~on parlo della posizioue identica che egli ha assegnato alla Spagna ed all'Italia e che il Nicoletti ba già mostrato come errata : ma che seuso possono a,·ere le sue parole sulla Francia? « Il francese, questo parassita della làtinità, rinnegatore e traditore della commH~ origine » : queste sono le parole del Suckert : ma che s1gnifica latinità? Che significa tradimento? E che cosa rappresenta oggi la Fraixia, secondo lo scrittore? Forse egli la crede morta : ed allora la nazioue, da ltti scomunicata, si trova in buona compagnia, perchè morti siamo anche noi, e modboudi almeno i popoli settentriouali 1 uccisi per l'opera nefasta della Riforma! Proprio come nel ,·erso finale di. quella parodia, i personaggi del dramma suckertiauo, finiscono tutti la loro ,·ita nell'ultimo atto: , Nou li aspettate più; son tutti morti ». E q11i ~ la contraddizione maggiore in cui si dibatte l'acuto scrittore: se noi siamo -reramente morti, come può da noi sorgere l'auspicata Coutro-Riform.a? Contraddizione che nasce dall'altra latente in .tutto lo scritto: o l'opera della Riforma era legittima e 11011può essere stata quindi disastrosa, come dice il Sucke1t 1 o era illegittima e come ba potuto in tal caso fare appal'ire morto il cattoli 0 cesimo e i paesi cattolici, come pare cg1i dica? Un 'a11titesi cosl rigida come quella esposta dal Suckcrt, non può essere Yera. Xon si tratta di adagiarci ju un comodo otlimismo: le antitesi sono molte ed aspre, ma, come ha detto il .'-,icoletti, non foggiamo antitesi immaginarie perchè lroppe sono appunto le reali. Può aYvenire che diJ1am.i a queste e ai tanti dolori da queste causate, noi proviamo una certa vergogna per la vanilà delle costruzioni dcli.a nostra superbia iutellellualc: e può anche avvenire che qt1este imPOLEMICA J. La Rivoluzione Liberale, che nei passati ffiorni ha dedicalo un n.wmero intero al Fascis1no, continua ancora nei successivi ad occuparsi del nostro movimento in iono poiem.ico, prete11dendo di seguirlo « neli.e sue linee di s1Jiluppo 1 attra: erso lo studio dei suo-i presiipposli ideati ,. fl parte la presunzione, da-v-cero grande, de/- L'articolista - Mario Lamberti - il quale afferma senza anibagi d'a-uer esan1,i11ato, chiarito e valit.talo il Fascismo sia ·nelle sue estreme teorie} pare a neri supremarnente ingiusta, se non ridicola} la pse,,.do-stro11calura che in delto articolo il Lamberti, polemizzando 1..on uno dei nostri, ha creduto infliggere al nostro 1no-ui11iento, al nostro progra'mma, al uostro Partito, alla nostra dottrina} alla nostra filosofia., •·nsomma ! Con q·uatlro chiacchiere retoriche non si spaccia in ~ùerità il Fascism.0 1 c)ie si è ormai innestato fonn.idabilmeHte nella ".Jita nazionale per rigenerarl.a e p·u.-rificarla. La 11ientalità settaria non ci annm:z.w-ue. I nostri avversari sputino pure fuori tu,tto il fiele di citi è capace il loro vaso atrabiliare. Certo è che il Fascisrno che possiMno senz'altro identificare col bin01nio nwzziniano: Pensiero e Aziolle, oggi : 1) Do11ii11a incontrastabilmente tutta la :ii.ta pohtica italiana; 2) s'accmnpa - esercito poderoso e disciplinato della Salute sociale nazionale - ferreamente nel cuore del Paese; 3) obbedisce liberamente ad un Capo e questi segue con niilitare compa.ttezza nella s1ta costante ascensione; 4) si batte risoL,ttamente perchè sia .riconosciiito il suo diritto di cittadinanza politica; 5) d:irnostra di avere u,n progranima fatti~ùo di ricostruzi.01ie interna, di . ci·vil.e e connnerciale espansione all'estero; 6) colosso di mole d.oLomitica, respinge con tranquilla compostezza gli assalti e gli attacchi - cruenti ed incruenti - di fotta La -vile teppa-- ,rlia rossa 111.obil.izzata a:i suoi da.11.ni; 7) s'adergeJ giustiziere inesorabile, contro tu.lte le turpitudini borghesi, e anche proletarie, fiero della sua onestà e della onestà dei suoi propositi; 8) dichiara con sicura coscienza di essere il più l.egitlimo e preparato su.ccessore dello Stato bO'Yghese-Liberale putrescente; 9) prepa-ra /.e site imbattibili falangi per la suprema ora ( che potrebbe a.nche da un ,n.omento a.U'altro scoccare); 10) elabora, i-nfine, geniabnente, nel crogi-uolo ·1nentale dei suoi ·migliori cer-uelliJ i principi àottrin.ar-i che do~ùranno rinsangua.re totalni.ente l'aneniica intellett1urlità politica 11.azù:nuzlec/1.e oggi. si dibatte in una crisi insanabile. Questi capisaldi fascisti 11011.possono essere ones-ta11rnnte oppugnati dagl-i ar1.i'Ve·rsariche, non vivendo i u mezzo a noi e non conoscendoci se non superficialissiman1ente, creano cmi I.a loro fantasia wn Fascismo di maniera, di comodo, di moda e non di realtà. Il Fascisnw è in-vece un feno·meno storico troppo c01aplesso per poter essere esa.1t.riente111.ente vagliato, studiato e analizzato: e q1iesto rni sem.- bra di a:vere di11iostrato nei 1nio ultinw ~ùolum.e di esegesi e di coltura. Ozioso poi, è, a niio ·modesto a-u-uiso, pole11iiz• za.re circa il « 111ussolinis1no ». 1VIusso[:inis11w e Fa.scisma sono la 11iedesi11ia cosa. Un uomo di grandissima ·intelligenza e sapere ha il diritto (ed -i suoi segm1ci hanno il do- '?Jere di accetta rio) d'-i-,npo-rre ad 11:nnio-vim,ento da Lui d,i.-vinato e creato, iL proprio nome per le 1zecessarie ident-ificazioni storiche di paternità. Come il marxismo è insieme socialismo e comunismo, ed. il leninismo è ... bolscevismo o massimalismo, così il Iascismv è mussolinismo e rJiceversa. A q1testa fatai.e legge storica, non si può sfuggire. Tutti ·i grandi rirùo/.gim.enti. politici, social-i, spiritu.a.li, religiosiJ economici del/.'wmanità. sono infa.Ui legati al 110,,ne di chi prùna li intwì., li iniziò, e Li portò, forte del.la s11a fede e del/a. verità insegnata, al più, radioso trionfo. E' inutile pertaato (altrimenti ci si potrebbe ace1tsare di fare sfoggio di facile erudfaione a bu.on mercato) tentare una scorribanda nei secoli per compro1.1are ciò che è evidente e ciò che è inco-ntro'Vertibil.e. Il Partito, l'Idea, il Mo~Ji1nento, sono incarnati 111- Jlussolini, artefice della riscossa degli spiriti e delle coscienze che sal·vò già il Paese durante l'i-inperversare del bolsce'Uismo (a-vente bu.o-n alleato il 11ittismo rinnegatore di Vittorio Ve11elo). Ecco perché il fascismo è rivoluzionario (ciò non se·111briparadossale) e nazionale ad un tempo. La ri·volu.z'ione, s-ì, ma per il beue e la grande:za della Naz-io-ne. Ai critici inesorabili del Fascis.mo, yipetiamoJ e maginazioni creino in noi un tormento \·ero tant:o più doloroso quanto più oscuro, simile a quello ricordate? in cui si dibattevano i milanesi del secolo XVlf a cagione degli untori. , Ed era invece i1 po,·ero sen::o umano che cozzava coi fantasmi creati da si: •· :\LlRro Fue1,-;r. FASCISTA con orgoglio lutto italiano, !a sublime nostra fede: L'Italia innanzi tutto e sopra tutto! JL Fascisnw -cince, il Fdscismo regna, iL Fascisnto frnpera. Grazie dell'ospitalità. PIETRO GORGOLI5J. Il. L'articolo cosi dolentemente incriminato da Belli e da Gorgolini era tentativo di valutare il fascismo nella sua realtà, che non può essere solo nei qualsiasi presupposti programmatici, ma - come per ogni altro fenomeno storico - 1i supera e li tra,·olge. La valutazione non era naturalmente n~ esauriente nt definitiva (come fermare e schematizzar~ la storia?), ma non è presunzione troppo grande 1 'affermare - di fronte ad accusa di preconcetti e superficialità - che ,1 era esaminato ogni aspetto pratico e teor1Co del fascismo: se ques.to non a,·essi fatto, non avrei scritto. Come già prima Belli - Gorgolini non infirma con alcuna seria obbiezione il mio studio (e ad esso ogni critica deve riferirsi, e non solo alla breve risposta al Belli che lo presuppone) - liquidatolo con poche Yiolente parole, riafferma entusiasticamente in dieci punti i capisaldi del fascismo: che il fascismo voglia identificarsi con quei capisaldi (e non sono forse anch'essi, in un certo modo, come ogni programma approssimatirn, falsificazione della realtà?) potrei anche accettare, ma ad infirmare una critica non basta una riaffermazione dogmatica. Chi pare invece non voglia accettare i punti di Gorgolini è, proprio, il fascista Piero Belli. Vorrei si accordasse l'affermazione di Gorgolini: « Mussolin.ismo e fascismo sono la medesima cosa • con quella di Belli: < Il fascismo - ohimè! ... - non è il mussolinismo ». Ma è ora di chiudere l'inutile appendice polemica, che ha avuto soltanto l'effetto di dimostrare nei fascisti quelle incertezze e quella impreparazione che noi avevamo prima indicata. m. i. III. Egregio Sig. Gobetti, Mi consenta - per la parte che mi concerne - una (sebbene un po' 'tardi ,·a) risposta alle sue note critiche del 28 maggio (in Letture sul fascismo). Ella ha cercato nella mia introduzione alla raccolta sul fascismo, ed in alcuno degli scritti dei collaboratori, qualcosa di diverso da ciò che era negli intendimenti della collezione stessa : la quale - precisamente come il nll!llero speciale di Ri-uoluzi.one Liberale, dedicato allo stesso argomento - non voleva essere che un contributo alla comprensione e critica storica del fascismo. Per ciò io a,·eyo chiesto ai miei collaboratori dei diversi partiti di presentare la visione e valuta, zione che ognuno di essi, mo-rendo dal proprio angolo visuale, si formava del fenomeno storico in corso; non di tracciare un programma d'azione al proprio partito. :\'on ha forse inteso, nello stesso modo, anche La Ri-uoluzione Libera.le, nel suo numero speciale, di compiere un'analisi cri... tica (la quale in più punti viene a coincidere con quella del Missiroli e con la mia) senza volgersi affatto ad indicare un programma d'azione ai liberali? Ora come sarebbe fuor di luogo rimpro,·erare al Suo giornale di non aver tradotto nè in azione nè in teoria per il proprio partito quella, che voleva essere soltanto analisi critica dell'azione e della teoria di altro partito, così non è il caso di rimproYerare al mio scritto Per I.a coniprensione storica del fascis1no la mancanza di « un imperath·o di lotta e di più virile coscienza, onde niaturase le masse al ritmo della storia ». Kon c'è nel mio, come non c'è nel vostro studio un programma d'azione, perchè ciò era affatto estraneo agli iutenti che entrambi ci eraYamo proposti : storici e non pratici. E trarre da ciò la supposizione che al processo attivo del rovesciamento della praxis io abbia sostituito uno spirito cli adattamento alla realtà, t un errore di interpretazione, che fa anche scambiare per consigli e suggerimenti talune mie semplici previsioni di fatti. Xel 1nettere in rilievo un graduale rav,·iciuamento delle classi medie al proletariato, io non YoleYoaffatto « suggedre l'unico rimedio preven 4 th-o al fascismo»; ma notare in\"ece un elemento di scomposizione interiore del fascismo stesso (traevo per ciò dalla chimica la espressione metaforica del reagente), nel quale prevedevo il futuro separarsi e divei·gere cli schiere prima unite. Che potrà anche essere una previsione errata - io non lo credo - ma che secondo me è la risposta, che la prossima realtà storica darà all'a-

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