La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 22 - 16 luglio 1922

:E?.ivista Storica Settiman.ale di I>olitica Anno I. - N. 22 16 Luglio 1922 -------- Edita dalla -------- Casa Editrice Energie Nuove fondata e diretta da PIERO GOBETTI TORINO - Via Venti Settembre, N, 60 • TORINO AHH~HAM[ff Il: Per il 1922: L. 20 (pagabile in due quote di L. 10) - Sostenitore L. 100 - Estero L. 30. IL BARETTI SUPPLEMENTO L T ERARIO MENSILE Non s1 vende separatamente UN NU1'c'.l:ERO LIRE (Conto Co1·1•ente Postale) o,~o SOMMAR I O: A. CRESPI: Che cos'è la "Modernità., - G. NICOLETTI • M. FUBINI: Sul dramma deJla Modernità - P, GORGOLINI • M. LAMBERTI - R. MONDOLFO- l'• g.: Polen1ioa fascista - E. CORBINO: Note di economia - N. SA.PEGNO: Un letterato legislatore. Che ' ' cose la L'articolo del Suckert : " Il dramma della modernità » è uu eloquente sintomo che anche in, Italia si comin<::iaa dubitare sul vero carattere di tanta roba, di cui, in un certo senso, abbiamo ragione d'essere org?gl_iosi e in un altro siamo fi.n troppo orgoghos1 ed idolatri e che è a fondo di quanto passa per moderno. Noi cominciamo a sentire che alla « modernità » mancano forse le fondamenta e che essa è in disintegrazione. Ma io dubito se il Suckert abb,a spinto su.fficietitemente il viso al fondo e se il co.ntrasto ed il divorzio ch'ei crede di vedere tra la mentalità latina, dommatica e cattolica ·da un lato e la nordica ed angh-sassone (o più propriamente celticosasso.ne), critica, etica e protestante dall'altro sia una diagnosi o non piuttosto una mera formulazione del problema da risolvere. Per mio conto mi par d'essere sulla via della soluzione e ciò non facendo altro che approfondire e ~ompenetrare reciprocamente le luci di molte tendenze ovvie non solo in eminenti scrittori tedeschi, come ad es., il Troeltsch, ma, ancora e più in molti pensatori giovani e promettenti, filosofi, storici, amministratori, economisti, letterati del mondo bntan.mco, quali A. E. Zimmern, Eustace Percy, G. K. Chesterton, H. Belloc, W,. G. Peck, A. L. Smith, Lloyd Thomas, pur lasciando a parte menti costruttive, storiche, di prim'ordine come Federico von Hiigel, forse la più comprensiva, massiccia, geniale personaìità e mentalità cattolica vivente nel mondo di lingua inglese. A mio modo di vedere noi non abbiamo ancora abbastanza approfondito 11 significato del sogno imperiale di Dante e della visione che presiedette al De Monarchia e del perchè tal sogno fu a un tempo possibile e fallì. In una delle sue ultime conversazioni con un illustre amico comune, che me ne parlò, il defunto Lord Bryce disse ch_e solo ora dopo tante decadi dalla pnma edizione del suo classico Sacro Rom.ano Impero, ei cominciava a, capfre l'importanza centrale di tal visione ed espresse il desiderio di voler ricostruire ed allargare il capitolo dedicato a Dante. Lord Bryce, pur già in un certo senso, più di altri conscio della cosa, s' accorgeva solo allora di quanto gli storici abbiano errato nella loro analisi del Medio Evo e nella loro valutazione pel fatto di aver negletto che pei contemporanei gli eventi di tal periodo erano sempre inquadrati nella grande visione di una società universale, che da uu lato era Stato e dall'altro era Chiesa e che se in un certo senso questa fu solo una visione e una teoria in un altro le visioni e le teorie, appunto' perchè riflettono gli ev:nti _e in un certo senso li continuano e li sviluppano logicamente ne sono i migliori commenti e le più ovvi~ dilucidazioui. Ora il fatto più importante da tener presente per cogliere la significazione storica della visione di Dante, specie se la vogliamo pe.nsare organica con la sintesi filosofica di San Tomaso d'Aquino e cou lo slancio misticamente universale di San Francesco, si è che essa è la culminazione logica di_un lunghissimo processo di quella cattolicità, di cui ,il Cattolicismo è solo un aspetto ed una concretazione. I Greci, ad esempio, nei loro massimi pe.nsatori, ,sono già cattolici perchè, per dirla con Matteo Arnold, tennero fisso l'occhio alla realtà e l'abbracciarono nella sua totalità; ne videro tuttil i problemi e videro ogni problema in relazione al tutto; videro il tutto come logicamente anteriore alle parti. Ond'è che non a casa a molti la Repubblica platonica e specie quello sviluppo che ne s?lo Le leggi pare precorrere come una profezia la Chiesa Medioevale colta nella sua idea, come corpo mistico di Cristo, di cui i fedeli. son membri '' M d ·t, o ern1 a,, e per; opera del quale sono membri gli uni degli altri. Si può dire che dal trionfo di Ate. ne sui Persiani, attraverso al costituirsi dell'impero di Atene celebrato da Eucidide, attraverso alle conquiste di A·lessandro prima ed attraverso all'inclusione del mondo greco nel romano e del mondo <l'Israele nel mondo classC,:co,su su fino allo sfasciarsi dei culti locali ed alla sostituzione del Cristianesimo all'antico paganesimo come religio.ne di Stato e su su fino all'incoronazione di Carlo Magno, alla costituzione del Sacro Romano Impero, noi assistiamo a u.n processo relativamente continuo di comprensione e di sintesi obbiettiva, il cui aspetto subbiettivo è l'allargarsi dell'anima civica della polis in quella della Città universale di Marco Aurelio e della Città di Dio di Agostiuo, è l'estendersi della teoria della città-stato ideale di Platone e di Aristotele in quelle della cittadinanza imperiale e poi i.n quella della cittadinanza nella Gerusalemme terrestre e celeste. E' un processo durante il qùale, per dirla col Royce, la filosofia dominante è una filosofia della fedeltà, della fedeltà dei consanguinei all'anziauo, poi dei seguaci verso l'eroe o l'av·venturiero, indi .di tribù verso il Re, indi, nelle Repubbliche, dei cittadini verso la Città, consacrata dai suoi Iddi, di cui le leggi erano sempre pe.nsate come in fondo emanazio.ni : la parte è leale verso il tutto, il meno verso il più, ed il culminare di questo processo, col trionfo del monoteismo cristiano è la lealtà o fedeìtà verso Dio, è l'inquadramento, di bel nuovo, a un più alto liveilo che col politeismo, de! mondo visibile r:ell'invisibile; è di bel nuovo il riconoscimento che l'autorità non è nella mera forza, nè nel mero numero, né nel mero arbitrio o giudizio indi,viduale, ma in ciò che ad ogni momento s'impone'a tutti come espressione di valori universali, incarnati in individui rappresentativi, in tradizioni e istituzio.ni e capaci di dimostrarsi autorevoli col suscitare devozione, omaggio, entusiasmo, obbedienza. Questo processo, a un certo punto, in pratica, fallisce perchè data J'assen2la del regime rappresentativo e date le difficoltà delle rapide comunicazioni e dei trasporti fu impossibile al mondo romano risolvere i problemi della conciliazione dell'u.nità con la libertà e la cooperazione vivente di tutte le parti al governo dell'Impero, così come oggi essi sono risolti in istati non solo nazionali, ma continentali e pluricontinentali, come gli Stati Uniti o l'Impero Britannico: di qui quella crisi del Governo Centrale dell'Impero Roma,no, che prima necessitò la sua divisione in due parti e poi un'ulteriore suddivisione ed indi preparò quell'emergere di monarchie locali barbariche e poi lo stesso frazionarsi di queste in mille feudi, che è in tutto un fenomeno analogo a quello per cui si ebbero i Re faitneants in Francia, per cui forse, senza la conquista Normanna si avrebbero avuto Re fannulloni in Iughilterra e per cui gli Imperatori furono s,pesso Re fannulloni in Germania. Il feudalismo del!' Alto Medio Evo non fu che questa crisi del Governo centrale, dalla quaie emersero a poco a poco come nazioni indipendenti le antiche provincie, ma il prrincipio di Autorità rimaneva immutato; la filosofia della fedeltà rimaneva dominante e il mo.ndo unificato da Roma e dalla Chiesa continua·va a ritenersi uno Stato unico nel suo aspetto temporale e uno Chiesa u.nica nel suo aspetto spfrituale, con la gerarchia feudale e l'ecclesiastica rappresentanti le burocrazie rispettive. Senonchè .non si riuscì ad un accordo circa le relazioni tra i due aspetti e le rispetti-ve burocrazie : do,r,de la lotta tra Chiesa ed Impero da cui il com.une concetto del!' Autorità doveva uscir .screditato ed il processo di disintegrazione •,"iiziale della crisi del Gov:erno centrale romano venir affrettato ed anzi assumere aspetto non più solo amministrativo e politico, ma pur a.neo religioso. E non si riuscì a un tale accordo perchè a mano a mano che lo sfacelo dell'autorità politica e le invasioni barbariche obbligavano la Chiesa, unica autorità morale superstite, a prenderne più o meno il posto, la Chiesa, da società missionaria orga.nizzata a milizia pel regno di Dio veniva diventando uno Stato, còn interessi, meccanismi, ambizioni statali e veniva sviluppando nel suo seno la capacità di non saper resistere alla tentazione di usare l'influenza e il potere così acquistati rendendo servigi, per esercitare. dominio in isfere nou sue, violando l'autonomia dell'autorità politica. Di qui l'imperialismo d'Ildebrando, il clericalismo nella sua forma più vasta : la concezio.ne della Chiesa come il vero e proprio Impero come la sola società perfecta veramente sovrana di cui lo Stato era solo un dipartimento vassallo. E questo imperialismo ebbe pieno campo di sviluppars,i col soverchio trionfo del Papato sull'Impero, conseguente alla caduta degli Svevi. Il }a,pato non contento di rintuzzare le inten- ,:,a'òni imperiali in questioni ecclesiastiche, divenne esso stesso intrusore e si servì sempre più del suo prestigio religioso per mantenere ed accrescere il vassallaggio politico delle nazioni cr:istia.ne, che frattanto, nel processo della lotta tra Chiesa ed Impero, avevano acquistato crescente senso della loro autonomia. Si può affermare che la causa del fenomeno della,•«modernità • è in questo fa]_ lito accordo tra i capi delle due gerarchie, la politica e l'ecclesiastica, del mondo cristiano e nella lotta tra Imperatori- e P.api e che la Modernità incomincia col subordinarsi dell'interesse religioso al politico nella Chiesa e Gon.la reazione delle nazioni cristiane men romanizzate a questa violazione della loro autonomia., reazione a un tempo religiosa e politica. La Moder,nità incomincia a questo punto perchè a questo punto il processo di sintesi costruttiva e comprensisr-a, politica e spirituale dell'Europa in gran parte s'arresta e cede sempre più a un processo inverso. L'opera di Dante è l'espressione, tutt'altro che isolata, della consapevolezza da parte dei più vigili spiriti del tempo. che si era arrivati ad una svolta critica della storia e che occorreva far qualche passo indietro dalla strada, per cui la società cristiana si era messa se si voleva co.ntinuare a camminare per la via ascendente fin quasi ad allora seguita. Dante ha; in comune con ambo le categorie di coloro che gli stanno di contro il concetto trascendente della Divtinità, il co.ncetto che in ultima analisi l'autorità è in Dio; ma si differenzia e dagli uni e dagli altri nel ritenere che sia la Chiesa sia l'Impero, pur essendo di diretta origine divina, sono diversi livelli, diverse sezio.ui, per cosiì dire, d'un unico cono avente una identica base e un identico vertice : il medesimo Iddio opera nell'universo e nella storia preparando le condizioni della pienezza dei tempi per l'annuru,ìo della Buona Novella, per l'I.ncarna.- zione e per l'avvento di quell'inizio del Regno di Dio sulla terra, destiuato a crescere come germe in fiore e in frutto che è la Chiesa·. L'intuito del poeta e l'impulso francescano del mistico si compenetrano nel suggerirgli il coucetto d'una Chiesa, d'u.na società organizzata. di santi, erede e centro della cultura umana cli tutti i tempi, che ad essa accenna e che essa integra, apolitica o piuttosto superpolitica e supernazionale avente Cristo a Re e Dio. a Padre, capace di rispettare le norme di vita specifiche dello Stalo, delle varie associazioni professionali e culturali, delle varie genti e razze, delle varie scknze ed arti nelle stesso atto che le ispira, le penetra di sè, le sostiene e le completa unificandole senza confonderle. La filosofia della fedeltà, che è al centro del Cristianesimo inteso nella sua essenza, che è solo secondariamente un codice etico e il culto di un ideale, ma è in prima linea il culto e la imitazione di una personalità divina, trova nel Divin Poema e nella gerarchia dei suoi cieli come nelle cattedrali gotiche la sua espressione più alta e sublime, più alta di quella de11'Aquinate e in un certo senso pur della francescana, almeno in quanto entrambe vi contribuiscono. Nel canto di Dante il processo simbolico della Cattolicità ha toccato fino ad ora la sua vetta più alta. La Riforma, che è la prima fase della modernità, ha il suo inizio nelle cause del fallimento del processo che rese possibile la visione dantesca : è la reazione delle nazioni incivilite dal Cristianesimo ed in ispecie delle più lontane e me.n tocche da Roma alla vioiazione, da parte di Roma, della loro autonomia politica in nome della comune religione ed alla violazione, pur da pg.rte di Roma, del loro genuino sentimento religioso. Non occorre entrare in dettagli documentati. E' la Chiesa che per !a prima ccl subordinare la religio.ne e la morile alla politica ne prepara il divorzio, .prepara le menti a porre -. ·,-affronto la religione e la morale, la Chiesa e il Vangelo, ai distinguere tra morale e politica e a sacrificar.e quella a questa ed a far della morale un capitolo e un'appendice di questa: è Roma che farà.da modello pratico alle teorizzazioni di Machiavelli e, lasciando libero campo alle rievocate e non sempre ben comprese ideologie pagane, preparerà a Lutero e Calvino prima il campo per la divinizzazione dello Stato moderno e poi più tardi quello per l'infallibilità delle maggioranze e dei parlamenti eredi del diritto divino dei Re, da questi foggiate, con logica dantesca e ghibellina per competere ad armi eguali col diritto di'llino dei Papi. E' la Chiesa così che, con la sua tempo-ralizzazione genera le prime àpplicazioni del prin{:ipio d'autodecisione: autodecisione nel campo religioso da parte del Principe (cuius est regio illius et religio); poi da parte dell'individuo di fronte sia alla Chiesa che al Principe; poi più· tardi da parte di intere classi e nazionalità di fronte allo Stato ed alla compagine storica di cui son parte. E' la infedeltà della Chiesa al suo spirito originario e costitutivo, sotto la cui egida crebbe la civiltà europea verso una crescente unità spirituale, culturale e politica, che pe~ reazione genera, dalle individualità e nazionalità ·compresse nelle loro autonomie una filosofia dell'infedeltà o piuttosto dell'emancipazione, che ispira tutte le dichiarazioni dei diritti dell'individuo, delle nazioni, delle classi, delle razze. E' il fallimento della Chiesa nella fedeltà al!' Autorità che la creò e suscitò ·e la pose al centro della storia mondiale, che genera la: crisi del]' Autorità di cui il mondo moderno soffre. La tradizione del process◊ costruttivo della Cattolicità e la corrispettiva mentalità non poteva.. no non essere dogmatiche: ogni atto creativo è dogmàtico; ogni azione presuppone una soluzione metafisica del problema della vita, che .non è che una tra infinite soluzioni possibili, affermarla- l'unica vera, fondarvisi sopra come sull'urnca vera e costruirvi sopra una intera civiltà non può essere che il risultato di una fede colossale di una, o più personalità colossali, che perciò stesso pongono tutto il problema della natura umana e offrono sè stesse e le loro convinzio.ni e le loro gesta co!ne soluzioni e testimonianze, attorno alle quali tutto il rimanente dell'espe_ rienza viene ad organizzarsi, a u.n tempo contribuendo conferme e, anche più ricevendo luce . Viceversa, una volta nata la sfiducia nel- !' Autorità fino a.liora quasi indiscussa, la

mentalità che ne doveva nascere non poteva essere che scettica e critica. Una volta venuta meno la fiducia amorosa nel!' Autorità depositaria dello slancio vitale dell'intero proces--so, una volta ravvisata contraddizione tra essa e i suoi atti da un lato e tante cose eh' essa stessa insegnò a considerare come vere e sacre, sarà difficile sia a nazioni che a classi e a individui non aITivar presto o tardi a far centro chç in sè stessi, ad eriger sè stessi ad Assoluti, a centri dell'universo, giudici ed arbitri esclusiv:i dei propri destini; e gli universali parranno mùl'altro che creazioni, somme, conglomerati di particolari, l'albero parrà nato dalk, foglie, la stat11a dalle molecole del marmo. E poichè ognuno si sente e créde a modo suo l'universale e lo legge negli altri a propria immagine e som:iglianza e tra gli individui esistenti, ad ogni dato momento, il reale contenuto d'universalità varia da un minimo a un massimo in ogni ramo sia dello scibile che della praxis; il mondo civile invece che un mondo, cioè un ordine, tenderà sempre più a divenire un caos. Per qualche tempe> questa tendenza sarà cscurata dagli effetti benefici immediati nella negazione dell'antica autorità; pe.r qualche tempo parrà sufficiente la Bibbia; poi parr« ~ufficiente la teologia naturale e razionale; poi il razionalismo; poi la scienza positiva; J?er qualche tempo pµò parere che lo Stato possa reggersi da sè, che il patriottismo po.ss<ttener luogo àell'antica religione; o che basti a ciascuno d'essere lasciato libero perchè sia capace di seguire il suo n~ro bene e che ,dalla somma cli questi ,·a.ri beni debba da sè nascere il bene comune; ma presto o tardi ci s'accorge che Stato, classi, individLli son lungi dal trovarsi d'accordo sul loro vero bene e si viene fino a cl ubitare e a negare se esista un vero bene comune. E' questa l'esperie.nza del mondo europeo dallo sfacelo della cultura medioevale ad oggi; l'ultima gueITa col portar quasi allo sfacelo dell'organizzazione sociale ed economica nel mondo e col creare negli spiriti più vigili la persuasione che continuando per la stessa via lo stesso processo non tarderà a portarci a una catastrofe forse irrimediabile per secoli non ha fatto che aprire gli occhi di tutti a.oche più di prima e porre il problema in termini anche più crudi : siamo noi siùla via giusta o il teITeno comincia a venir meno sotto i nostri piedi? E forse la coscienza di questo problema è più viva nel mondo anglo-sassone che nel mondo latino precisame.nte perchè nel mondo anglo-sassone la Riforma ha pressochè esaurito il suo compito prima che altrove e i bisogni di sintesi cominciano a prevalere sulle mere tendenze secessionistiche e critiche. La Riforma contribuì certo potentemente alla fortuna del mondo anglo-sassone col mantenere l'unità organica tra religione, morale, cultura e politica, o almeno con l'impedire che nascesse tra di esse il conflitto che si verificò nei paesi cattolici ; fu quindi fattore di coesione e cli misticismo pratico individuale e collettivo; e soprntutto servì a mantenere carattere sacro allo Stato. L'esistenza d'una Chiesa di Stato, il rito dell'incoronazione e m:ill'altre cose sono almeno segni che si sono risparmiate energie altrove sciupate in conflitti intestini e che l'Autorità non è meramente derivata da voti, ma si fonda su tradizioni ci1e ispirano reverenza pure in chi più non crede alle idee che le originarono. La Riforma cioè ha favorito i paesi da essa abbracciati non perchè, come par vedere il =',fissiroli, abbia cperato un quasi assorbimento della Chiesa nello Stato, ma precisamente nella misura in cui non ha potuto restringersi alla creazione di Chiese meramente nazionali e nell,i quale quindi ha co.ntinuato io quei paesi a preservar più o meno quella unità etico-politico-religiosa, che era l'ideale medioevale e che r>ei paesi latini la Contrr,-1<.iforma, l'arresto di sviluppo del Catt0licismo per l'accentramento ecclesiastico, il s:.ioallearsi ai despoti.smi e !a reazione rivoluzionaria, p<Jitica e culturale, nel secolo XVIII e XIX invece sfasciò creando il laicismo. La Riforma cioè giovò fino a che non spinse ail'estremo la logica delle negazioni e delle proteste che l'iniziò. :via in oggi è giunta a tale estremo. In oggi è; fo1·se nei paesi anglo-sassoni che più che altrove c'è la crescente consapevolezza. che 110.11si pur, fcmdare una filosofia dell'autorità, ciot dell'armonia, rlella sintesi e dell'oU,e, 1ie11,,a sulla filosofia ddl'emancipazione che pre:vale da quattro sr~colie cioè sul dirittfJ di rilx:llarsi e di appartarsi; e che più che altrov<: si è sulla via di una rivaluta.zi,,ne critica della tradizione classica-cristiana del miglior<: :Vfr:dioEvo; sulla via di 1111r<:inquadramrnto d<;:ll'e.co;10mianella politica, della r,olilic& nell'etica e di qut-sta in una intuizione str,rico-etico-religiosa della vita e del mondr,, che vie.ne elaborandosi non tanto J*r r,r,e:ra dei f,losr,fì, quanto r,er , ia srx:riméntalc: e <.t2.rei per dire pragmatistica abbandonando, senza forse dirlo, quaJ1tJJè spiritualmente ingombrante e ravvivando quanto spiritualmente pare promettere fec011dità, non chiudendo gli occhi 8lle differen,,e ma concentrandosi sugli LA RIVOLUZIONE LIBERALE cattolica, nel senso largo di questa parola, compre.nsiva cioè e rispettosa di tutte le antonomie pratiche e culturali acquisite fin qui nell'atto stesso che le ispira e le ccmpleta. C'è un senso in cui la fonnula hbero St.ato in /.ibera Chiesa è più vera dell'opposto; è p1ù vera nel senso che in una società ideale di nazioni e classi distinte in funzioni e i.n carattere ma penetrate da una certa somma cli cultu1·a comune ed ispirate a una visione della vita in cui le competizioni pei beni quantitativi sono dominate dalle emulazioni pei beni qualitativi, che ciascun gode in rngione diretta del numero dei partecipanti al godimento, la vita politica, l'a_mministrativa, l'econo1nica, sono ispirate, ciascuna secondo !e sue categorie, delle luci provvedute dalla comune tradizione ed esperie.nza spirituale presen,ata e coltivata, come ogni altra per mezw di istituti, metodi, funzionari specifici. E' vera nel senso che l'esistenza di una specifica vita e moralità politica, amministrati-,·a, industriale, ecc. misura il difetto 80 di sautità nella vita umar,a comune ,ossia il grado in cui la condotta ispirata dalla v:isio.ne del bene, che <; funzione specifica della Chiesa il coltivare, ha bisogno di essere integrata da quella _ispirata _da motivi diretti od indiretti di coazione o d1 pren110, attuale 0 potenziale (che è funzione specifica dello Stato l'organizzare). A me pare che al mago-ior successo cli un liberalismo positivo e ~ncreto sia essenziale che esso non si sposi ad una particolare fi!csofia religiosa od arelio-icsa e non accresca oltre il necessario le sne di,·erge.nze con le forze religiose esistenti : l'essenziale è anzi che abbia pur con essa il massimo cli punti in comune e che sopratutto abbia in comune con essa e stimoli anche in essa il senso della fede in sè stessa, i! senso del rispetto all'autonomia di tutte le forme della vita dello spirito ed il distacco da forme antiquate ed addormentatrici cli privilegi politici o gim·idici. A:\'GELO CRESPf. elementi comuni ed unificatori. :Nessuuo pensa ad abiurare le a.utonom:ie conquise; nessuno pensa ad adottare il Sillabo; ma un numero crescente di spiriti accoglie con gioia e fervore ogni segno ed occasione di ravviciuamento e di preparazione d'una società ed Autorità religiosa capace cli dimostrarsi tale col suscitare la devozione e la cooperazione cli molti fino a ieri fin troppo pro.ni a insistere sul proprio ·io egoncentricamente ed in oggi ansiosi cli dedicarsi a qualcosa cli più alto cli sè medesimi, lieti cli esse.re sè stessi e cli avere un lo per spenderlo in servizio di qualcosa di grande, a cui è gioia l'appartenere. Ed un numero crescente di spiriti, pur tra protestanti, pur tra no.n credenti professi ha visto con gioia la caduta de.gli ultimi pw1telli del temporalismo papale con lo sfasciarsi clel1'Austria-Ungheri,i e l'inizio da parte di Beuecletto XV di una politica vaticana, che mira a riconquistare alla Chiesa come influenza etico-politica nel mondo ciò che ha perduto come potere. E spia con gioia ogni segno che la Chiesa sempre più costretta ad essere più Chiesa e meno Stato si avvia a correggere a un più alto livello l'errore commesso verso la fine del Medio-Evo e che provocò la scissione religiosa prin1a ed indi ncu la mera ed utile distinzione tra morale, religione, politica ed economia, ma quella crescente tendenziale separazione che doveva più tardi rivelare l'a.narchia della cultura europea nelle guerre dinastiche, nazionali e coloniali e più di recente nel carattere materialistico e cgni dì più brutalmente amorale delle competizioni commerciali tra nazioni e tra classi. Insomma non è detto che la tradizione classico-cattolica no.n abbia ancora ad aver parte decisiva nel nuovo ciclo storico costruttivo in cui siamo entrati, per salvare, coordinandole, pur le conquiste del periodo di trionfo della filosofia dell'emancipazione. Il mondo latino è solo un mondo, che soffre d'un temporaneo arresto di sviluppo ed irrigidimento; ma sta accorgendosene, ossia sta svegliandosi. SULDRAlvrMADELLAlv1:0DERNITÀ Si desterà in tempo o l'impulso vitale alla nuova Cattolicità politica culturale e religiosa avrà tempo d'elaborar.si naturalmente in seno allo stesso tramonto delle ragioni storiche della Riforma o per scintille che vengano dalla Russia o dall'I.ndia, che sotto l'egida britannica sta compiendo una evoluzione religiosa non senza analogia con quella che portò al trio.ufo del Cristianesimo nell'Impero Romano? Nessuno può dire; ma che si camm:ini in una direttiva. di questo genere mi pare innegabile. Mi pare innegabile cioè che la nostra « modenùtà » non è nella sua essern<,J che un intervallo - comprensibilissimo, iuevi tabile, e pro tanto benefico - di reazione prevalentemente negativa, atomistica, secessionistica, livellatrice, demolitrice ,:ontro le cristallizzazioni, le perversioni, le oppreEsioni degli organi e dei rappresentanti della tradizione classico-cristiana, da parte delle sfere d'esperie.nza cresciute sotto la loro egida, ma che a un certo punto essi preferirono dominare invece che continuare a guidare e a servire; un intervallo critico tra due momenti dello stesso fondamentale processo sintetico creatore di quella civiltà che da romana ed europea s'è oggi fatta mondiale ed ha in forme sian pure malferme e deboli, fatto del mo.odo un consesso cli popoli. Mi pare innegabile che il nostro compito sia riconnetterci a questo processo ed aiutarlo a coITeggere gli errori e le deviazioni che portarono al fallimento della visione di Dante. Il Missiroli ha non una, ma mille ragioni da vendere affermando che il problema spirituale del Risorgimento italiano, il problema del- !' Autorità e dei rapporti tra Chiesa e Stato è fi.n qui rimasto insoluto. Ma ha torto quando crede o par credere od augurare che esso possa essere .suscettibile d'una soluzione puramente nazionale od italiana e che questa soluzione possa consistere nell'assorbimento della Chiesa nello Stato, nella sostituzione - in pratica, che altro sarebbe' - della onnipotenza statale in materia culturale alla infallibilità papale o biblica mediante la pratica erézione dell'immanentismo a filosofia ufficiale:. Ha torto perchè il problema, se mai, i: universale ed anche la soluzione, pur se trovata in Italia, 11011 potrà che essere potenzialmente cli validità universale; ha torto perchè u.na tal soluzione i: più pericolosamente illiberale che l'esistenza d'una concorrenza tra due r,rganisrni rappresentanti due: di•1<:rseculture; ha torto perchè, almc:110 a par<:r mio e:di molti altri, la .stessa fìloso11" dc:ll'immanc:nza, lungi dall'c.ssue un superamento c: una comprensione della , risi attuale: è c:ssa stc:ssa. un prodotto dc:ll'c:sarninato f>l"ùcc:ssoc:d intervallo di disintc:grazionc:, un prr,dotto di reazione alla p<:rvc:rsiùne <:d all'irrigidirnentr, dello slancio vita!<:classicocristiano, prodotte, transiV,riamc:ntc: utilc: ed c:man<.:ipatore1na in S('-stc:sso po\c·ro C! vuoto d'energia cn,ativa permanente, di quelle em·rgie pc:rmanenti fondatrici di civiltà, che fin qui non son venute che: dalle profondità mistc~rir,~·,c:dt:l gc:nio r(;ligif)S'>.Pc:r n1c:la soluzir,ne è.: proprio da truvarsi in direzione: opp<,•,t.a: e~sa non può venir.· <..hedal ricustrursi d1 una vera e: propria cultura e: religiosità l. Lon(!;·a, giugno. Volete concedermi un po' di spazio e di attenzione perchè possa chia1~ire,.sovratutto a meste:,•- so, alcn11e considc:rar.iou.i cui sono st.-:i.toindotto della lettu,a dell'acuto articolo du «Dra1nma clelia moden1ità »? Anzitutto, mi seu1bra che il Suckert dia un'importanza eccessiya a queilo spirito goffamente pro'ViHciale col quale, da noi, \·iene comunemente interpretata. 1a crisi odierna. E' ormai, un luogo acquisito, per non dire comune, il considerar la cdsi che travaglia oggi il mondo moderno nou soltauto economica, ma più - e so- \Tatutto - crisi di pensiero e spirituale. l\1a questo riconoscimento, nel quale ogni perso11.c:'l appena 1:necliocremente colta non dura fatica alcuna a convenire, non esclude affatto la utilità e, talora, la necessità che siano anche analizzate le 1nanifestazioni di indole strettamente economico deila crisi, elle se non sono state tutte direttamente determinate dal caos spirituale che oggi imperversa, sono state da questo rese immensamente più gravi e difficili a risolvere. Io ritengo che questa divisione di laYoro, nell'ruializzare la cdsi, sia necessaria, poichè soltanto così è possibile afferra.re tutti gli elementi di essa e misn .. ·rarne la reale estensione e profondità. Riguardo, quindi, senza la ostilità del Suckert i lavori, po11.iamo,di un Keines o di un Nitti 1 e - dal mio punto di vista - li considero esattamente per quel che Yalgono: contributi, limitati ed uuiJaterali quanto si voglia, ma innegabili coutributi che ci aiutano a capir meglio la realtà in mezzo a.Ila quale operian10 e della quale siamo attori. Spetta, poi, al1o storico 1 alla sua capacità uniYersalistica di comprensione, di far la cernita accurata degli eleu1enti validi che sono iu ciascuna cli queste indagini parziali per arrivare 1 con un processo di sintesi creatrice, al possesso del quadro generale della situazione 1 alla pienezZ<.1., cioè, della storia. Può darsi benissimo che io mi inganni, ma mi sembra di scorgere, nelle successi\·e affermazioni del Snckert, una specie di petizione cli principio. .-\fferma egli, e giustamente, che -il lieYito dtale della moderna civiltà è tutto uella Riforma, che introdnsse, in opposizioue al dogmatismo cattolico1 lo spirito critico, cl'improuta nordica ed occ-ide11tale. Più oltre, l'A. co11\·ie11eche '10 spirito critico moderno non t stato una creazione originale della Rifonna, ma nacque dal ùistacco operato.si tra l'antica mentalità dogniatica e la. nascenle cosce11za critica. In questa ultima, cli cou'- seguenza, de\·e ricercarsi la radice clel11.crisi at· tuale, poichè - secondo afienna l'A. - tutta la sloria cli qu.allro secoli a questa parte è figlia diretta di quella sep:.iraz.io11ccui si è dianzi accennato. Pitl che ad un'apologia della Rifonua 1 ci sembra che il ragionamento, poichè )'A. mostra di 11011 compiace:rsi gran che cli qnelli che souo stali i frutti clclb. motlcrua ci\·illà, conduca ad una cspliciL'l condanna di nTI orientamento di pensiero che, se fu i11ii'.ialmcnle utile, diede poi i rcsullati che possiamo oggi agc\·olmcute co11trollarc. E questa co11clusione mi sca1bra :-ia i11 c\·identc: contrasto con lo spirito che informa tutto l1articolo e con le illazioni centraJi del Sucktrl. .\ questo punto, 11011 sarà ckl tutto inutile dare un rapido sguardo a quel che av\'lene qui, o\·\: la civiltà di tipo anglo-sassone ha potuto pieuame11t(.;svilupparsi. Siamo anclH: qui in pi<:na, profonda c·1isi1 che - per l::ilu11iaspetti - è; forse più grave di quella che imperversa. da uoi. ::-S-011 è il ea.. '>U di ripekn.: qu-..:llocht t11lti sanno. E ciO.: che la Riforma ha esercilato una funzione stori• e.a irnporL111ti 'lima, 11t:l ~L:11~0 che h·t s:1.lvato i p1.esi c-hc: s.c: ne rc:n.:rol,andilori da qudla :--opralfaz.iunc: cld loro ~pc.-cificogc11ìo nazionale:: che la Chie;~a di Roma a\ r •lJbecc:rtamcntc: opérato. O;zgi si può di.re che della Riforma abbia largamenk bc:ndìcato aneli(: la Chiesa CaUolic.l 1 poicht: - solto il pu11golo vigoroso di quella - essa gradatain~ntc: si riporlò alla sua spt:cifica funzione.: di htituto univc.:r:-;alcdello Spirito, contraffattosi e snaturatosi specialmente dopo la completa Yittorìa del Papato sugli S\·e\·i. Yla ora appunto qui in lnghiiterra, O\·c mi tro•:o da qualche mese nella fortunata situc1.zione di non doYer riguardare le CO/e e gli uomini con meutalità e fretta gion~alistica, ma solo con lo scrupolo di un oue-- sto osse1T2tore che \·oglia capire prima per sè che per gli altri) qui in Inghilterra si assiste ad una i1!tc:-cssante e\·oluzione del1a coscienza relicriosa, i-idc.statasi, attraverso le sofferenze e gli sniarrimenti dell'ora attuale, ad una vita 11uova, di cu.i ora, si capisce, si ha soltanto u11 1alba ricca di promesse. Il fatto appare tutt'altro che strano quando si . consideri che la Riforn1a, in ultima analisi, non fu che una reazione, e come tale ha avuto un carattere essenzialmente negatiYo. Più <:he porre valori sostanziahnente nuovi, esEa si liniitò a difendere strenuamente la ,·ita ed il libero s,·iluppo dell'allora sorgente stato nazionale dalle sopraffazioni cli una chiesa avida più di dominio temporale, che di esercitare la sua tipica missioue di suprema guida spirituale dell'umanità. i\.Ia ora che la coscienza nazionale ha potuto qui, in drtù appunto della Rifonna, sostanziare i suoi \·alari meglio che presso tutti gli altri popoli civili 1 si è iucomiuciato ad avvertire che religione e morale non possono più oltre t'SSere un capitolo dell..a politica e si domanda un distacco netto tra la p, testà religiosa e quella politica. che la ragione di Stato tiene ora insieme congiunte e confuse. ~cn è di oggi 1 nello stesso campo protestaute, iJ s01gere di infinite chiese accanto ed i11 rcn..::orrenza con quella anglicana ufficiale, le qua.Ji n.:te quero appunto dalla protesta contro tUk'l. religi011e troppo legata a istituzioni politiche. Queste Chiese clissideuti tendono oggi a federarsi, per superare l 'atomis1uo in cni la pratica religio&.1. della. Naziol.!e pare\·a dovesse fatalrnente 3\"\•iar.si. Si \·uol ridonare al Paese quell 1unità di coucezi0ne e di pra...,is religiosa che sin qui gli è mancata. L'origine del moto determinatosi tra elementi aY. \·ersi all'augllCanismo 11fficiale, esclude che que• sto pos:-a assolvere il nuo\·o compito. Si parla, inn~ce, con insistenza di un possibile ritorno al Cnttolicismo. E sta. di fatto che, mentre si assiste, uegli a1ubienti del1a. cultura religiosa e da parte' degli spiriti pili acuti, ad una serena rivalutazione del cattolicesimo per scrutai·e gli elementi vitali e pennauenti che ancora sono iu esso, le con\·cr6ioni cli protestanti alla Chiesa di Roma avYengouo ora iu misnra che sorpassa di grau lu11gn quella di ogui altro periodo. Questo ritorno al cattolicesimo 1 o questa tendenza al ritorno, sta ad indicare che anche i1 wondo e la civiltà anglo-sassoue stru1110 pas.saudo attran:r.-:;o una crisi che si ri\·ela in mille altri aspetti, ma della quale quello che io ho preso in sommario esame è uno de.i più tipici e che potrà sbocca.re 11elle direzioni pii'1 impre\'lste. Qual'è, dunqltC, qnesto tipo cli ci\·iltà anglo sassone che l'A. vede SCèSO a tenzone con quello latino, e che a lui appare esistcnlc come una entità daYvero organica, mouo!iticnmcnte salda? E cloYe sono i deposi Lari di qncsto tipo nuo\·o di \·it.a da imporre :dl<l coccittk"l recalcitrante mentalità caHolica meridionale? Lascimno stare per un mome11to la (~cnnauia, tutta iutenta alle sue ricostruzioni cd ancora troppo sbigottita dal!a sconfitta toccatale per pensare a <'ompiti di espansione spirituale nel mondo. Os:'ierqn1do q nel che a \·\'iene i 11 ] 11'- ghillcrra, Yediamo che anche qui islìtuli trarli- :donali e: posizioni cli coscienza. acqui~itc da ~coli \a11110rapidamcute c\·oh·enclosi. Si cerca. di uscire - t se ne: uscirà, forse, meglio qui che allro\·e - da una grande h.:mpesta 1 che non :'-il: :i.bbaltuta ~olo ~ui gioiosi lidi mediterranei, tna ha avventato anche i suoi marosi sulle spiaggie pie.ne <li brume del se:llentrione. lo <:rc.:clomodestamente che la situazione sia ùivcrsa - e profondamente - da quella cbe ~ apparsa a.I Sucke:rt. A !!le, infatti, sfugge il senso e la portab della lotta che il Suckc,1: afTcnua <·sisl.ere tra il mondo latino e quello anglo-sasso-

81 ne. Le due civiltà, senr..a.aver ]a pretesa l'una di elider l1altra 1 tendono, invece, ad integrarsi. Questa inlegrazione si compirà con i metodi che sono proprii del mondo dello spirito: non bmtale immediata sovrapposizione, ma lenta graduale compenetrazione reciproca. i\la per avvicinarsi i occorre capirsi. Chi capirà di più, parteciperà più largamenle alla creazione di quel tipo di c1-v1/là occiàe11tale eu:ropea, di cui la guerra ha riaITcr11,ato non solo Pinderogabile necessità, ma ha posto anche premesse che non possouo essere cancellate. Lo stato attuale di iucivilimenlo delle nazioni latine 11011 è, comparato a quello anglosa~-:.oue, uno stato di inferiorità, sempre cd iH tu.lto. )ii seu1bra più giusto dire, per una quan-- lità di ragioni che è .inut.ile enumerare, elle esistono _ tra il mondo lat1110 e quello anglo sassone _ nlcu.ne tipiche differenze, che non potranno mai essere eliminate. ì\Ia come si può affermare, ad esempio, sic et simpLiciterJ che in Italia ora tutto è morto? Mi sembra, inoltre, che I 'Italia non può essere collocata sullo stesso pia.no della Spagna} quando proprio nel recente conflitto europeo, ha dato una chiara misura della sua intrinseca vitalità. E' morta una Italia che partecipa ad una guerra cmne quella mondiale e Yi p3rtecipa, nonostante tutti gli errori che conosciamo della classe dirigente, con onore? Che elimina cou lo sforzo del suo popolo armato un anacronismo come l'Impero austriaco? Che con la ,;nascita del pensiero idealistico segna il passo alla filosofia contemporanea' Che manda all'estero 10 milioni dei suoi figli? Una Italia rhe è tutto un fennento di esperimenti e di lotte, le pili disparate ed estreme, compiute quasi tutte con sanguinosi sacrifici, può dirsi con tanta tranquillità, un cadaYere? Tutto meno che questa definizione può convenire ad un Paese come il nostro, del quale di lontano se è facile Yedere tutte le profonde deficenze, non è difficile anche aYere la sensazione che qualcosa di Yeramente profondo e -ritale ci resta in esso, sia pure offu... scato da errori e da aberrazioni Che, talvolta, offendono atrocemente il senso che noi abbiamo della Patria. L'Italia, come ben diceva il Mazzini sin dal '57, è un jatto nuo~ùo, un popolo -n:uo- 'VOJu11a -vita che ieri 11011, e?'a. ):"oi siamo un popolo giovane, ecco tutto. La nostra impossibilità a vivere alcuni aspetti della moderna civiltà è più connessa alla nostra data di nascita che ad una inguaribile incapacità di assimilazione. Non occorre, mi sembra, per il gusto di sembrare paradossali, crear antitesi oltre quelle realmente esistenti. Oggi la crisi è generale : esiste nel mondo latino come in quello anglo-saSsone. Questa situazione di comune marasma è la più propizia, a mio avviso, per la formazione di un tipo di civiltà nuova, che conterrà in sintesi quanto i due mondi, che la guerra ha avvicinato più cli quel che abbia diviso, banno conservato di veramente vivo attraverso esperienze e cimenti secolari. Il processo di questo solidale ranicinamento è dichiarato chiaramente dagli scambi ,culturali, dall'ansia e dalla· buona volontà che ciascun popolo mette nel conoscere l'altro, che non raggiunsero mai, nel passato, la odierna integrità. Il trionfo del , Mondo», quale è veduto dal Suckert, 1ni sembra davvero effimero, per non dire inesistente. In un secolo in cui tutti i sistemi sin qui banditi e praticati sono dichiarati insufficienti (dal comunismo al capitalismo, indifferentemente), nel quale si è dovuto riconoscere che anche una soluzione perfetta non eliminerebbe il dramma che oggi vive in ogni coscienza, il trionfo di questo mondo (civiltà messianica, etc.). 1)UÒ apparire solo a chi si indugi appena sulla soglia della realtà. Le ~ùarie e 1nn:zt.1nere-uoli forme della. modernità si sa ora perfettamente quel che siano e non hanno pili alcun potere di fascino se non su mentalità superficiali e grossolane. Se uon fosse a trattenermi il timore di lanciare affermazioni troppo genedche, direi 1 anzi, <'he questo tipo di 1nondo ba segnato il suo pieno fallimento. E mi sembra, concludendo, molto strano che ]'A., pur deplorando le unilateralità del Keyues e deo-li altri economisti, venga poi ad annettere, qua1~0 afferma il trionfo della sua modernità, ~a importanza principalissima a quegli aspett~ della civiltà, che non Yorrebbe fossero da altn <:on1unque tenuti in considerazione. lo non credo di muovermi nel campo dell'utopia se affermo che alla faticosa e difficile elaborazione cli un tipo di civiltà europea fa riscontro, nella se1ie dei fatti meglio controllabili e positivi, 1;i. Società delle Nazioni d'Europa! Derisa ed intralciata ora dalle cliplomazione e dalle superstiti borie nazionali questa idea ha già conquistato il profondo dell'anima popolare e si avvia lentamente a tradursi in atto. Sarà essa certamente incar ... nata, domani, in una nuova organizzazione politica dell'Europa, anche perchè i futuri conflitti di razza, che forse nel lontano Pacifico troveranno la loro prima esca, obbligheranno l'Europa ad essere un solidale corpo economico sociale e politico. :\'on sarebbe, infine, niente affatto stupefacente, che le esigenze della difesa comune della ciTiltà occidentale, facessero sorgere proprio qiti, ove la protesta luterana ba avuto uua incarnazione secolare, 1a parola che, per l'Italia, reude perplesso il Suckert: Controriforma. Gro.,ccm:<o l:\ICOLETTf. LA RIVOLUZIONE LIBERALE IL Che due persone riescano ad inleuclersi iu uua discussione, è cosa1 si sa, alquanto difficile: se ad esse poi se ne ,·ieue ad aggiuugerc una. lcrr..a, la cosa diventa, senza alcun dubbio, imppossibile. E nulla, dopo le iulcrcssauli cose scrille dal Suckcrt e dal Nico]etli, io avn'.!i voluto dire, per 11011 confondere il lettore e per non darmi l'aria il che è del tutto estrru,eo alle mie intenzioni) di assidermi giudice tra j <luc conlc11dc11t.i. Ma lo scritto del Suckert mi è parso rispoudere ad ut.lél t.endcm•,aoggi molto i11voga: ed é su qucsla tende111..ache ,·oglio scrivere qualche linea, libero il Suckcrl, se ,·orrà, cli dire cbe queste liuee a lui non si riferiscono. E' co~ì facile fraintendere il pensiero e l'animo di uuo scrittore attra,-c:rso la fugace lettura di uu articolo, per quanto si ,·oglia pensato! La leudenza a cui alludo, si può definire estetismo fil.osofico: comune, per ragioni diverse e con diYersi aspetti i11Francia e iu Germania, si /.; da qualche anno andata diffondendo molto anche da noi. Si vogliono staccare concetti da quei fatti particolari che essi illuminano e da cui sono limitati, si erigono ad entità, si trasform.a.110in cose che si co11templauo e si vagheggiano così come l'artista vagheggia i suoi personaggi. E se si giungesse ad una rappresentazione artistica, poco male! lWa, sotto questa visione estetica. permane il desiderio della ricerca filosofica: e tutte queste costruzioni soffrono di interno squilibrio nè possono avere una qualsiasi conclusione, o armonicamente artistica o linearmente logica. Non è un caso che le conclusioni che si possouo dedurre o si deducono, siano per lo più indiffereutemente opposte. Rileggiamo l'articolo del Suckert, che pure tanti pregi ba di pensiero e di arte (si rilegga, ad esempio, la rappresentazione della figura di Lutero). Vi si parla di Riforma e di Contro-Riforma, di Cattolicismo e Protestautismo, ma fino a qual punto esistono sotto questi nomi, fatti reali? Che la civiltà moderna nasca dalla Riforma, che le nazioni settentrionali siano tutt'ora penetrate dal suo spirito, che quelle meridionali siano invece ancora penetrate di cattolicesimo è cosa indubitabile. La questione nou sta qui e può essere, credo, formulata nel seguente modo: Piiò L'antitesi di. cattolicesimo e protestantesimo espri1nere appie·no la crisi che oggi tra-uersia11w '? Non sorge questa crisi da un terreno nuovo, non ne sono le cagioni da ricercarsi in tempo più a noi vicino? Che nella serie delle cause si possa risalire fino alla Riforma, è cosa natnrale : ma vi è il pericolo che il risalire a cause troppo lontane faccia perdere di vista l 'individualità del fenomeno. Non pensa il Suckert che, se non nelle formule delle Chiese, nella vita di ogni giorno, nel sec. XIX i paesi protestanti si siano andati penetrando' di spirito cattolico e di spirito protestante i paesi cattolici? Opera lenta, naturalmente, che perdura tutt'ora, ostacolata in diversi modi nei diversi paesi, ma non per questo meno sicura. Non si accorge il Suckert, che quella Contro-Riforma, come a lui piace chiamarla, e a cui egli guarda come ad un incerto avvenire è da tempo in opera in tutti i paesi d'Europa? Badiamo solo a noh trasportare i nomi troppo lontano dai fatti che essi significano e a credere che la nuova sto1ia debba prendere le forme identiche a quella passata, perchè, per un effetto estetico, a noi è piaciuta denominarle con identici uomi. Il Suckert dimostra un disdegno mag11auimo verso gli economisti e bene ha fatto il Nicoletti a dimostrare quanto d sia di esagerato in tale atteggirunento. Gli economisti fanno il loro compito, calcolando le forze economiche di un dato periodo: ma poichè quello che Yi è di 11,·uorvoJ deve loro sfuggireJ è naturale jl loro atteggiamento pessimistico, quando essi si rivolgono verso l1avvenire. E che vi è cli diverso da qttesto nelPatteggiamento di chi, convertendo la storia della filosofia in una storia naturale, esige la ripetizione di uno stesso fatto e vede morta l'Italia perchè non ha avuto la Riforma come la Gennanià o la Genu.ania perchè non è cattolica come l'Italia.? Il Suckert stesso non riesce a celare quauto di artif:ìcios0 vi sia nella sua costruzioue. ~on parlo della posizioue identica che egli ha assegnato alla Spagna ed all'Italia e che il Nicoletti ba già mostrato come errata : ma che seuso possono a,·ere le sue parole sulla Francia? « Il francese, questo parassita della làtinità, rinnegatore e traditore della commH~ origine » : queste sono le parole del Suckert : ma che s1gnifica latinità? Che significa tradimento? E che cosa rappresenta oggi la Fraixia, secondo lo scrittore? Forse egli la crede morta : ed allora la nazioue, da ltti scomunicata, si trova in buona compagnia, perchè morti siamo anche noi, e modboudi almeno i popoli settentriouali 1 uccisi per l'opera nefasta della Riforma! Proprio come nel ,·erso finale di. quella parodia, i personaggi del dramma suckertiauo, finiscono tutti la loro ,·ita nell'ultimo atto: , Nou li aspettate più; son tutti morti ». E q11i ~ la contraddizione maggiore in cui si dibatte l'acuto scrittore: se noi siamo -reramente morti, come può da noi sorgere l'auspicata Coutro-Riform.a? Contraddizione che nasce dall'altra latente in .tutto lo scritto: o l'opera della Riforma era legittima e 11011può essere stata quindi disastrosa, come dice il Sucke1t 1 o era illegittima e come ba potuto in tal caso fare appal'ire morto il cattoli 0 cesimo e i paesi cattolici, come pare cg1i dica? Un 'a11titesi cosl rigida come quella esposta dal Suckcrt, non può essere Yera. Xon si tratta di adagiarci ju un comodo otlimismo: le antitesi sono molte ed aspre, ma, come ha detto il .'-,icoletti, non foggiamo antitesi immaginarie perchè lroppe sono appunto le reali. Può aYvenire che diJ1am.i a queste e ai tanti dolori da queste causate, noi proviamo una certa vergogna per la vanilà delle costruzioni dcli.a nostra superbia iutellellualc: e può anche avvenire che qt1este imPOLEMICA J. La Rivoluzione Liberale, che nei passati ffiorni ha dedicalo un n.wmero intero al Fascis1no, continua ancora nei successivi ad occuparsi del nostro movimento in iono poiem.ico, prete11dendo di seguirlo « neli.e sue linee di s1Jiluppo 1 attra: erso lo studio dei suo-i presiipposli ideati ,. fl parte la presunzione, da-v-cero grande, de/- L'articolista - Mario Lamberti - il quale afferma senza anibagi d'a-uer esan1,i11ato, chiarito e valit.talo il Fascismo sia ·nelle sue estreme teorie} pare a neri supremarnente ingiusta, se non ridicola} la pse,,.do-stro11calura che in delto articolo il Lamberti, polemizzando 1..on uno dei nostri, ha creduto infliggere al nostro 1no-ui11iento, al nostro progra'mma, al uostro Partito, alla nostra dottrina} alla nostra filosofia., •·nsomma ! Con q·uatlro chiacchiere retoriche non si spaccia in ~ùerità il Fascism.0 1 c)ie si è ormai innestato fonn.idabilmeHte nella ".Jita nazionale per rigenerarl.a e p·u.-rificarla. La 11ientalità settaria non ci annm:z.w-ue. I nostri avversari sputino pure fuori tu,tto il fiele di citi è capace il loro vaso atrabiliare. Certo è che il Fascisrno che possiMno senz'altro identificare col bin01nio nwzziniano: Pensiero e Aziolle, oggi : 1) Do11ii11a incontrastabilmente tutta la :ii.ta pohtica italiana; 2) s'accmnpa - esercito poderoso e disciplinato della Salute sociale nazionale - ferreamente nel cuore del Paese; 3) obbedisce liberamente ad un Capo e questi segue con niilitare compa.ttezza nella s1ta costante ascensione; 4) si batte risoL,ttamente perchè sia .riconosciiito il suo diritto di cittadinanza politica; 5) d:irnostra di avere u,n progranima fatti~ùo di ricostruzi.01ie interna, di . ci·vil.e e connnerciale espansione all'estero; 6) colosso di mole d.oLomitica, respinge con tranquilla compostezza gli assalti e gli attacchi - cruenti ed incruenti - di fotta La -vile teppa-- ,rlia rossa 111.obil.izzata a:i suoi da.11.ni; 7) s'adergeJ giustiziere inesorabile, contro tu.lte le turpitudini borghesi, e anche proletarie, fiero della sua onestà e della onestà dei suoi propositi; 8) dichiara con sicura coscienza di essere il più l.egitlimo e preparato su.ccessore dello Stato bO'Yghese-Liberale putrescente; 9) prepa-ra /.e site imbattibili falangi per la suprema ora ( che potrebbe a.nche da un ,n.omento a.U'altro scoccare); 10) elabora, i-nfine, geniabnente, nel crogi-uolo ·1nentale dei suoi ·migliori cer-uelliJ i principi àottrin.ar-i che do~ùranno rinsangua.re totalni.ente l'aneniica intellett1urlità politica 11.azù:nuzlec/1.e oggi. si dibatte in una crisi insanabile. Questi capisaldi fascisti 11011.possono essere ones-ta11rnnte oppugnati dagl-i ar1.i'Ve·rsariche, non vivendo i u mezzo a noi e non conoscendoci se non superficialissiman1ente, creano cmi I.a loro fantasia wn Fascismo di maniera, di comodo, di moda e non di realtà. Il Fascisnw è in-vece un feno·meno storico troppo c01aplesso per poter essere esa.1t.riente111.ente vagliato, studiato e analizzato: e q1iesto rni sem.- bra di a:vere di11iostrato nei 1nio ultinw ~ùolum.e di esegesi e di coltura. Ozioso poi, è, a niio ·modesto a-u-uiso, pole11iiz• za.re circa il « 111ussolinis1no ». 1VIusso[:inis11w e Fa.scisma sono la 11iedesi11ia cosa. Un uomo di grandissima ·intelligenza e sapere ha il diritto (ed -i suoi segm1ci hanno il do- '?Jere di accetta rio) d'-i-,npo-rre ad 11:nnio-vim,ento da Lui d,i.-vinato e creato, iL proprio nome per le 1zecessarie ident-ificazioni storiche di paternità. Come il marxismo è insieme socialismo e comunismo, ed. il leninismo è ... bolscevismo o massimalismo, così il Iascismv è mussolinismo e rJiceversa. A q1testa fatai.e legge storica, non si può sfuggire. Tutti ·i grandi rirùo/.gim.enti. politici, social-i, spiritu.a.li, religiosiJ economici del/.'wmanità. sono infa.Ui legati al 110,,ne di chi prùna li intwì., li iniziò, e Li portò, forte del.la s11a fede e del/a. verità insegnata, al più, radioso trionfo. E' inutile pertaato (altrimenti ci si potrebbe ace1tsare di fare sfoggio di facile erudfaione a bu.on mercato) tentare una scorribanda nei secoli per compro1.1are ciò che è evidente e ciò che è inco-ntro'Vertibil.e. Il Partito, l'Idea, il Mo~Ji1nento, sono incarnati 111- Jlussolini, artefice della riscossa degli spiriti e delle coscienze che sal·vò già il Paese durante l'i-inperversare del bolsce'Uismo (a-vente bu.o-n alleato il 11ittismo rinnegatore di Vittorio Ve11elo). Ecco perché il fascismo è rivoluzionario (ciò non se·111briparadossale) e nazionale ad un tempo. La ri·volu.z'ione, s-ì, ma per il beue e la grande:za della Naz-io-ne. Ai critici inesorabili del Fascis.mo, yipetiamoJ e maginazioni creino in noi un tormento \·ero tant:o più doloroso quanto più oscuro, simile a quello ricordate? in cui si dibattevano i milanesi del secolo XVlf a cagione degli untori. , Ed era invece i1 po,·ero sen::o umano che cozzava coi fantasmi creati da si: •· :\LlRro Fue1,-;r. FASCISTA con orgoglio lutto italiano, !a sublime nostra fede: L'Italia innanzi tutto e sopra tutto! JL Fascisnw -cince, il Fdscismo regna, iL Fascisnto frnpera. Grazie dell'ospitalità. PIETRO GORGOLI5J. Il. L'articolo cosi dolentemente incriminato da Belli e da Gorgolini era tentativo di valutare il fascismo nella sua realtà, che non può essere solo nei qualsiasi presupposti programmatici, ma - come per ogni altro fenomeno storico - 1i supera e li tra,·olge. La valutazione non era naturalmente n~ esauriente nt definitiva (come fermare e schematizzar~ la storia?), ma non è presunzione troppo grande 1 'affermare - di fronte ad accusa di preconcetti e superficialità - che ,1 era esaminato ogni aspetto pratico e teor1Co del fascismo: se ques.to non a,·essi fatto, non avrei scritto. Come già prima Belli - Gorgolini non infirma con alcuna seria obbiezione il mio studio (e ad esso ogni critica deve riferirsi, e non solo alla breve risposta al Belli che lo presuppone) - liquidatolo con poche Yiolente parole, riafferma entusiasticamente in dieci punti i capisaldi del fascismo: che il fascismo voglia identificarsi con quei capisaldi (e non sono forse anch'essi, in un certo modo, come ogni programma approssimatirn, falsificazione della realtà?) potrei anche accettare, ma ad infirmare una critica non basta una riaffermazione dogmatica. Chi pare invece non voglia accettare i punti di Gorgolini è, proprio, il fascista Piero Belli. Vorrei si accordasse l'affermazione di Gorgolini: « Mussolin.ismo e fascismo sono la medesima cosa • con quella di Belli: < Il fascismo - ohimè! ... - non è il mussolinismo ». Ma è ora di chiudere l'inutile appendice polemica, che ha avuto soltanto l'effetto di dimostrare nei fascisti quelle incertezze e quella impreparazione che noi avevamo prima indicata. m. i. III. Egregio Sig. Gobetti, Mi consenta - per la parte che mi concerne - una (sebbene un po' 'tardi ,·a) risposta alle sue note critiche del 28 maggio (in Letture sul fascismo). Ella ha cercato nella mia introduzione alla raccolta sul fascismo, ed in alcuno degli scritti dei collaboratori, qualcosa di diverso da ciò che era negli intendimenti della collezione stessa : la quale - precisamente come il nll!llero speciale di Ri-uoluzi.one Liberale, dedicato allo stesso argomento - non voleva essere che un contributo alla comprensione e critica storica del fascismo. Per ciò io a,·eyo chiesto ai miei collaboratori dei diversi partiti di presentare la visione e valuta, zione che ognuno di essi, mo-rendo dal proprio angolo visuale, si formava del fenomeno storico in corso; non di tracciare un programma d'azione al proprio partito. :\'on ha forse inteso, nello stesso modo, anche La Ri-uoluzione Libera.le, nel suo numero speciale, di compiere un'analisi cri... tica (la quale in più punti viene a coincidere con quella del Missiroli e con la mia) senza volgersi affatto ad indicare un programma d'azione ai liberali? Ora come sarebbe fuor di luogo rimpro,·erare al Suo giornale di non aver tradotto nè in azione nè in teoria per il proprio partito quella, che voleva essere soltanto analisi critica dell'azione e della teoria di altro partito, così non è il caso di rimproYerare al mio scritto Per I.a coniprensione storica del fascis1no la mancanza di « un imperath·o di lotta e di più virile coscienza, onde niaturase le masse al ritmo della storia ». Kon c'è nel mio, come non c'è nel vostro studio un programma d'azione, perchè ciò era affatto estraneo agli iutenti che entrambi ci eraYamo proposti : storici e non pratici. E trarre da ciò la supposizione che al processo attivo del rovesciamento della praxis io abbia sostituito uno spirito cli adattamento alla realtà, t un errore di interpretazione, che fa anche scambiare per consigli e suggerimenti talune mie semplici previsioni di fatti. Xel 1nettere in rilievo un graduale rav,·iciuamento delle classi medie al proletariato, io non YoleYoaffatto « suggedre l'unico rimedio preven 4 th-o al fascismo»; ma notare in\"ece un elemento di scomposizione interiore del fascismo stesso (traevo per ciò dalla chimica la espressione metaforica del reagente), nel quale prevedevo il futuro separarsi e divei·gere cli schiere prima unite. Che potrà anche essere una previsione errata - io non lo credo - ma che secondo me è la risposta, che la prossima realtà storica darà all'a-

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