La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 19 - 25 giugno 1922

platz: è prima di tutto un moderno funzionario prussiano, poliglotta, specializzatosi nello studio della Russia, dei diplomatici russi, delle possibilità di afiari in Russia, che ha percorso nell'ambasciata di Pietroburgo parecchi gradi della sua carriera, e che ades...sovuole spremere ino al] 'ultimo succo tutta la sua esperienza di -russiches hand und he1ite. Egli vuole tanto - ormai - tirare le somme, che non ha neppure sentito il bisogno di andare in Russ.ia dopo la rivoluzione: Mal1Jzahn ha catalogato la Russia, i suoi campi e le sue miniere, e ha portato il catalogo a Berlino, Ost - .1 bteilung (Divisione Orientale del Ministero degli esteri). A Berlino, l'accanito giovanotto che, dieci anni fa viaggiava in Rus...sia ammucchiando appunti nelJe sue tasche e nel suo cervello, ha ricevuto una pàtina di Berl-i11ertu.1ns, cli u: berlinesismo », è diventato un sedentario, ha preso un tantino il gusto a giocare il ruolo di Holstein del nuovo regime, conosciuto e apprezzato da pochi, potente ad influire sulle sorti dei molti : convinto che nella riparata oscurità della centrale della Wilhelmplatz, ci sono più saporite soddisfazioni che nou nella legazione ad Atene, dov'egli andò per non lungo tempo, e donde tornò via contentissimo. E poi a Berlino, città di diplomatici, ci passa tanta gente : c~ passa, per esempio, anche « il signor Baggiano-Pico, incaricato d.iplcnnatico italiano per la Ru,ssia, di c1<iio ho potuto apprezzare izlfta la. conoscenza di cose nuo·ve, e che, s011-0 certo, a Pietrograd.o mrrà c01npiuto opera assai ejficace n come dice il signor Freiherr, scrutandosi bene, per Yedere se aYete un sospetto almeno di quello che sia il l-Vitz berliuesei Ja maniera sorniona di canzonare la gente. E poi, a Berlino c'è maggiore probabilità di tirare le som.... me del lavoro compiuto. Se c'è jl Freiher von 31ahlzahn con una esperienza così solida in materia russa, se c'è una Ost-Abteilung affidata a lui, il coronamento inevitabile dev'essere il trattato con la Russia, in sè e pe rsè, che io, Malllzahn, bo il dovere di funzionario di preparare tecnicamente, senza preoccuparmi di ciò che non è del mio réssort, di ciò che non è nieine sache, affare dell'Ost-Abteilung: sia quel che voglio, magari l 'in,;,-asione francese, das ist nicht 1neine Sache. Verrà, deve venire il momento in cui il trattato sarà firmato: compito mio, punto d'onore mio, è di affrettare quel momento. La conferenza di Genova, le predisposizioni di Rathenau a fare qualche atto clamoroso, e la prontezza di Mahlzahn ad approfittare della varutà offesa di Rathenau, diedero partita vinta al funzionarxio, e il trattato fu firmato. Durante tutta la durata della Conferenza, il nome di Mahlzahn comparve nna sola volta sui giornali tedeschi : in una specie di sp1egazione tecruca del trattato, ch'egli diede qualche giorno dopo la firma ai giornalisti del suo paese. Sui giornali étaliani non comparve mai. La stampa llyodgeorgiana lo trascurò, eccetto M.r Garwin, che lo chiamò addirittura un farabutto, cosa di cui il lv!ahlzahn parla\"a senza neppure una venatura di quella compiacenza che le ingiurie sogliono pur suscitare nelle persone insensibili alle ]ocli, Per questo superbo, per questo uomo del retroscena, la vendetta più squisita contro le male parole di Garwin consistette nelle preghiere che da Villa d'Albertis gli furono ri- ,·olte dal , principale , di Garwin perché nei periocli di tensione con la delegazione russa, egli intervenisse a Rapallo : e questa vendetta se la assaporò per quindici lunghi giorni, negli incontri quotidiani cogli esperti alleati, che lo cercavano, lui, lo , sleale • secondo Lloyd Gec-rge, il , farabutto, secondo M.r Garwin. Malzahn amava questo compito di sensale nascosto e indispensabile in diplomazia e nei grandi affari. Ricordo con che sapiente irorua parlava delinutilità del] 'intervento delJo Stato, con i suoi uffici, J)(:r lnvCYt5liarei capitalisti a imprese russe. • Non è que.st,o :::heoccorre. Io non ho m.ai tr""at· tato di questi affari nel mio ufficio. Se a Berlino c'è qualche industriale che ha delle idee f'er la Russia, io lo melto a contatto con le persone adatte facendoli iro'iJare1 che so io? a colazione. Da me --,.:engono: mi conoscono. Ma non ~.,errtb· bero nel mio ufficio. Forse, però gli industriali italiani saranno meno diffidenti dei tedeschi: io questo non lo so, signore l giudizi di ~-1ahl7..ahnsui delegati bolsce;\·ic-hi erano si!Jgolari, e divc:rsissimi da qutlli più acc-n:::dita.ti.Fu i'unic:o da cui uWi dire che; Litvinoff fosse l'uomo più forte <leJla delegazione, quello con cui bisognava stare in buona. Che gli inglesi avessero grande stima di Krassin non lo mera\igliava, ma lo divertiva 11 gran(.1e conto che ne facevano: .. Krassin e troppo inglese: è poco uti!e trattare con lui ~. A 11 'infuori di questi e simili, appre:a.,amenti generici, non era ptrù JX.'5Sibile saperne di 1,i\l. Von :\lahl7..ahn. ~ une, spkn<lirk, esempio di funzionario pru~siano antico stile, trapiant.atu in ni.ezzo alla americanizzazione crescenlt a dsta d'c;çchio, ùella vita politica ed c.-conomica tedesca e !x-rlines,e. Il trapianto, nel suo <.aso personale, e riuscito, e ha dato un uomo in c.11i] 'antica discrezione e 1..imitate-.tza del funzionario prussiano sono riuscite a rimaneré tenaci accanto a una grande capacità affaristica. Xei diplomatici tedeschi di qui a cinquant'anni quella discrezione e quella limitatezza prussiana saranno scomparse e sarà tanto peggio per tutti. LA RIVOLUZIONE LIBERALE flnglofilia diffusa E quanto fosse diffusa, nelle persone dirigenti della delegazione tedesca, lo osservai per Ja pri• ma volta al vivo, nel ricevimento cui ho già accennato, offerto da Theodoro Wolff a Nervi, nel giardino della villa Croce-Sonnenberg, la vigilia di Pasquai alla stampa inglese e americana. Queste cose si capiscono meglio del modo di farsi presentare la gente o dal modo di porgere la guantiera ad una tavola imbandita, che da cento discorsi reticenti e falsi. M.r Garwin, il direttore dell'Obsen1er e l'amico di Lloyd George, era il vero protagonista di quella grande riunione, e Rathenau cercò di fare una vera captazione cJj simpatie da parte del giornalista di confidenza del Premier. C'era una ben grave umiliazione in questo ripiego, di far la corte al giornalista, non potendo parlare con· 1iuomo di Stato! Qui alla Villa Croce conobbi cii Keynes, oggetto cli una Yera adulazione da parte di tutti i capi della delegazione tedesca. Il Keynes, un perticone inodoro, incolore, insaporo, dall'aria ammoscita peggio della finanza ruondciale, è però inglesissimo in questo : nell'accettare i compli-- menti e le adorazioni tedesche come una specie di tributo obbligatorio. Durante quel rice- ,-imento, egli se ne siette quasi sempre zitto e svogliato; mentre inutilmente Rathenau e la Signora Yon Prittwitz conducevano inutilmente la conversazione in inglese, e tutti attendevano che Poracolo aprisse la bocca e sentenziasse almeno, come Pantico Seneca, che i salami non sono sal:- sriccie. In fondo, il beneficio che Maynard Keynes ha ricevuto dalJa enorme reclame stamburatao-li dai tedeschi, è immensamente superiore ai be:efi.ci che i tecle.schi hanno ricavato dai suoi pagatissimi e inuti1issimi articoli. Avevo già veduto Rabindranah Tagore godersi l'adorazione delle quarant'ore da parte degli intellettuali di Berlino: a Nervi vidi Keynes godersi l'adorazione delle five o' clok da parte dei, diplomatici. ~essuno, come i tedeschi, venera cosi le proprie inYenzioni. La delegazione tedesca, durante tutta la conferenza, adorò una invenzione ad essa carissima : che gli inglesi fossero particç,Jarmente ben disposti, verso la Germarua. L 1unico, foi-se, fra i delegati, che fosse meno propenso a questa anglofiliai e più vicino, tendenzialmente, alla politica continentale sostenuta dallo scarso e malinconico gruppo che fa capo alle Sozialistische Monatshelfe, era iJ Cancelliere Wirth. Lloyd George dovette capirlo, perchè ne" gli ultimi quindici giorni delJa Conferenza volle av'=re dei colloqui con lui senza Rathenau: e chissà qua.li balle gli avrà raccontato. Ma Wirth ha pochi ganci cui quell'altro si possa attaccare. _.:\.nchenel personale subalterno, si trovava qualche elemento più diffidente verso le manovre inglesi: così, per esempio, lo Hilferding, che portava a Genova le vedute del Salon Cassirer di Berlino, il diffamato focolaio del riavvicinamento franco-tedesco. Ma erano isolati. Gli esperti e gli emissarii inglesi erano gli ospiti più graditi dell'Hotel Eden, e L!oyd George ce li mandava a stormi. Quando sorse la polemica se e, nel caso, chi.dell'entourage di Lloyd George era stato preavvertito delle trattative con i russi condotta dal Mahlzahn, io commisi l'imprudenza di publicare il nome di M.r Sidebothon. l\fa il giorno dopo, aYrò avuto altri cinque o sei nomi di persone diversei e a me sconosciute, della delegazione britannica, che mi venivano comurucati in tutta confidenza, da inglesi che speravano di poter fare, per mezzo del giornale locale, il pettegolezzo personal<i. Non publicai più niente : ma rimasi persuaso di questo: che per lo meno venti persone compresissimo Lloyd George erano tenute regolarmente al corrente del] 'affare che si covava a Rapallo. GIO\'AN'.'Jl ANSALDO. (continua). Più <li miliE: persone ricevono ogui settimana La Ri~/Jolnzi011eLiberale e non ci hanno ancora pagato l 'ahbonamento. ~oi potevamo comprendere la diffidenza del pubblico dj fronte al primo nutnero: oggi contro ogni ostacolo abbiamo fatto u:5cire 19 numeri, c1ando più di quello che non promettessimo. Da persone che chiedevamo fiducia ci sia_mo dunque trasformati in creditori e<l L ;.{iusto che ci si mandi le: ycnti lire che ci spett.-i110. Se: ognuno compirà questo clementariss1mo rJCAer<:, J_a J<.hJOlitzionc J,i.berale pot~-à già in quc:st':-mnu aumenta.re la tiratura e il numero delle pagine. Jl pros:-..imonnmcrc, s.arà ckdicato aJ l'. P. 1. e, pcr ra;;io11i n.:.da;,,icmali,U,.',{"iràil 9 lu~lio in\'ecc: che ii 2. Conterrà nrtiroli e.li N. 1-'apafa\·a, I\. >1'oilti, .\1. J.,:1mhcrti1 E. Corhi110, :\-1. Brosio, J>. c,_,b(::ttil ecc :'\rm sj tic.:nc conto dei camhi cl'indirizz.o <..he 11<,.n siano ;.iccompagnali ùall'l1nio di L. 0,50. FELICE CASORATT t·J'(TO!IE 5ù vpcrt: !iprodottc 111 e::ùiziunt ùi lusso con lé'Sto. - Ai prenotat.ori L. 20. u. FOJ<.\.iP.STJl'-'1 COLLABORAZIONISMO A i prenulal.oii L. 5. 1 nostri ani.ici si Qfjretli1io a mandarci le s011i..,ne cd a raccoglierne. POSTILLE Vedi Bologna e poi :fllol'i Le agitazioni di Bologna, dal recente e famoso decreto Mori in poi (decreto e Prefetto sinorà non ·sconfessati) hanno fatto versare fiumi d'inchiostro. Su questo terna sono state svolte infi• rtite variazioni, come interpretazione dei fatti stessi,. Vediamo di accennase quelie dei principali interlocutori". 1. Liberisti. - 11 Governo, organo dello Stato (giuridico) deve garantire la libertà di tutti i cittadini nel campo economico, il libero mercato d'ogtù merce, e così de11a merce lavoro. Nessun monopolio. La lotta economica, attraverso i suoi esperimenti, che si chiamano crisi, eìnigrazioni, fallinienti, ecc., risanerà tutto in nn nuovo equi• librio. 2. Denwcratico-sodali. - Il problema non è soltanto formale. Va guardato nel suo contenuto economico particolare. In pratica, la sistemazione creata dalle o,rganizzazioni dei socialisti nel Bolognese alla questione della mano d'opera è la più perfetta sinora escogitata. Noi non possiamo assistere con l'impassibilità ottimistica di un economista puro, scientifico osservatore di fenomeni in 'Vitro,' a questa tragedia, per attenderne la-fatale soluzione. Affermia1no che, in tanta miseria, oggi la· soluzìone monopolistica data dai sooialisti è la migliore. Non si può spazzarla via di colpo. Il governo ha agito saggiamente, per prevenire conflitti, garantendo la permanenza di quell'assetto in attesa d'ullà nuova soluzione (che potrebbe essere quella dell'annunciato ufficio di collocamento di Stato della mano d'opera, col quale si avrebbe una libera concorrenza con una autorità moderatrice neutrale). ' 3. Fascisti. - Il monopolio socialista non è ri-- su1tato di una vittoria economica e tecnica, del più atto ed agguerrito, conquistata mercè concorrenza in campo libero. E' il risultato dei favori (giolittiani) e nittiani del Governo asservito ad una parte. Ora il Governo ,deve cancellare parzialità cosi commesse. Lo Stato siamo noii perchè lo Stato è nazionale e noi soli siamo patrioti e ci organizziamo inalberando il tricolore a.nzichè la. bandiera rossa, e gridiamo Viva l'Italia e non Viva Lenin. Faremo anche la riYoluzione, per difendere lo stato. Intanto, salviamo l'Italia. 4. D'Annunzio. - Schiavisti agrari! Nazionalisti ! Io parlo con Cicerin e con D'Aragona. Io vi dico: Bolognesi, la discordia sembra oscurare e abbattere anche la fronte della più sana giovinezza. Trionfi la Patria! Viva sempre e su tutto l'Italia! 5. Socialisti·. - Macchè Stato e nod Stato! Sotto questa crosta di vocabolario politico, i fascisti fanno una lotta che è tutta economica. Essi difendono gli int~ressi dei padroni contro quelli dei lavoratori. Se no, perchè incendierebbero cooperative e sedi di organizzazioru socialiste? In nome dello Stato, come &i spiegano queste cose? Anch'essi fanno la lotta di classe. E allora siamo pari; anzi no, perchè noi 1o diciamo. Se noi ebbimo Nitti dalla nostra, essi hanno ora la Guardia Regia e la P. S. (l'assenza della G. R. e della P. S.) dalla loro. 6. . Nazionalisti. - Lo Stato uber alles. Lo Stato è la Nazione. La Nazione sola esiste la classe non esiste. I fascisti affermano la N 1 azioue i sociaHsti la negano. Dunque lo Sta~ giuridica.mente costituito, lo Stato di fatto, il Governo deve garantire la libertà a coloro che riconoscono lo Stato; verso quelli che lo negano, verso i suoi nemici, no, esso non ha alcun obbligo di tutelarne ]a libertà; anzi i all'opposto, deve combattt:rli senza quartiere. 7. Cerli liberali. - Lo Stato, lo Stato di cui parla la Filosofia - tirata in ballo, poverina, a proposito ed a sproposito - lo Stato, se è vero che è - come dite - una categoria dello spirito e non una , ideologia,, lo Stato siamo tutti. Anche i negatori dello Stato sono, come possono, e magari contro loro volontà, nello Stato. Se no11 altro come- involontari coJJaboratori alJa formazio~e dello Stato che sarà domani, al di là delle loro intenzioni e forse delle previsioni di tutti. Se anche essi si illudono di negarlo, neg~ndo lo Stato d'oggi, essi ne fanno in realtà una affermazione Jont1na, immanente, Non col bastone e con le bombe a'• mano vincerete quel che c'è di idea in essi, e che - poco· o tanto - ci deve pur essere, se son uomini. (O vorreste rinnovarè nella politica interna i furori intesisti clie, p,,r la politica estera, facevano proclamare a taluno, sedicente :filosofo, che il (l Tedesco non è uomo,?). Non già sopprimendo violentemente questi nemici li conquisterete alJa vostra idea delJo Stato. La realtà storica non si lascia tutta ingabbiare nellè vostre formule. Voi siete Stato, si, ma non voi soli. I primi hanno ragione. Ma anche i secondi - o buon 1'-fanzoni ! - anche i terzi, quarti, quinti... Tutti hanno ragione. Allora, hanno· tutti torto? Chissà! Tutti affermano lo Stato; ciascuno ben inteso, a modo proprio. Vogliono tutti, in fondo, la stessa cosa. E perciò sono nemici giurati : come il Papa e l'Imperatore nel Medio Evo. Tutto starebbe a mettersi d'accordo su un punto: che cosa è lo Stato? Qui est 'Veritas? A Bologna. dicono: Moohf A Bologna non \"edouo più in là del prefetto comm. :Mori. 11 gran gesto dei pezzi grossi locali fu quello di < troncare ogni rapporto colJ'autorità prefettizia locale, comunicando direttamente col Governo , . E il Governo ... rimandò il Prefetto nella sua Sede. In quest'aria umida ed afosa tutto prende un aspetto, tutt'al più, di tragicommedia. A descrivere la politica bolognese, al di qua - o ... al di là? - dei significati profondi, « immanenti » de11a cronaca, ci vorrebbe, piuttosto che un politico, un umorista. L. EMEH. SOTTOSCRIZIONE Abbiamo mandato il nostro biJ.ancio e un appelJo ai .nostri amici. Abbiamo biSOQ"no oltre 3:lle so111;1negià r~ccolte, di 6ooo lire per 1 garanbre ]a v1~ materiale del nostro organismo. Ringraziamo 1ntanto .gli amici che hanno risposto al nostro appello e attendiamo con fiducia che il lor? ~se1:1pio sia seguito. Lu1g1 E1naudi . . L. ,o Giuseppe Prezzolini > ,oo Edoardo Giretti Giuseppe Prato . Giacomo Pontecon·o -~gelo Crespi Giuseppe Manfredini Mario Gandini Carlo Bruni A. Bagnara > IOO > IOO > 200 • 115 ,. 20 )I 25 • 25 ,. 50 Riccardo De Angelo » roo Elenchi preced.en.t.i. L. 326o TOHLE L. 4155 Prossimamente : P. GoRGOLINI, R. :Mo~OOLFO, !\-1. LA~JBERTI, P. GoBETTI : Poi.emica fascista. G. NICOLETTI, ?t'I. FUBIKI: Il drcinuna della modernità. E. CORBI?\O: Fallimento o rh..1oluzione? Dello stesso: Note di economia.. R. B.\UER: Rassegna sindacale. N. SAP~GKO: Un letterato legislatou. G. B. GoBETTI, gerente responsabile Officina Grafica Editrice Bodoniana - O. G. E. B. B/\NC/\ /\Ci RICOL/\ IT/\Llf\N/\ SedSeociaelDe ireziGoneneerale i TORINO La Macchina h ,. e e s impone lng.C.OLIVETTI & C. IVREA Filiaeldi agenzniellperiaci,acliittà In TORINO: Via XX Settembre, 70 -Tal.SH

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