La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 19 - 25 giugno 1922

col cambiare dei partiti al potere, che non presti comodo 11fianco alle cupidigie di questo o di quel Rabagas, che non serva a soddisfare gli ~ppetiti degli speculatori, siano essi_ deputati o burocrati, proprietari o. orgamzzaton. Se lo Stato riconosce co.nven1ente che la terra dalle mani dei proprietari che percepiscono le rendite senza apportare le 1oro cure alla direzione delle a,;iencle, passi alle mani dei veri coltivatori, ebbene: si tuteli questo passaggio. Esso a,1--vienespontaneamente, si dirà; è vero, ma 10 non sono tanto liberista da nou rico.noscere, d'accordo col Serpi.eri, che questo 11011 basta. Dove la terra è richiesta. essa sale eh prczw oltre ogni misura : onde si verifica i) fatto che a pochi chilometri cli distanza terre meno fertili sono pagate il doppio di terre assai più rimlll1erative. Ma il contadino che compera, vuole la terra dove egli abita e paga quello che il proprietario vuole, con quella larghezza che i .rispa.nni accumu.lati gli consentono. Ora è evidente che di qui a qu.a.lche tempo, quando la terra sarà meno richiesta e sarà calata di prezzo, il couta.dino si troverà ad avere assai male impiegato il suo denaro, e forse sarà costretto a vendere e a ritorna.re nelle condizioni di mezzadro o di salariato. Così resteranno danneggiati proprio quegli elementi migliori che lo Stato avrebbe invece interesse a tu.telare. Ma ripeto: tu.telare (e non suggerisco come, perchè confesso che non ho idee molto chiare in proposito) u.11movimento che già si verifica, non forr.,arlo o artificialmente provocarlo con provvec\imect.i legislati<vi che, s" sembrano ispirarsi a sani concetti economico-sociali, si ignora dove Yadano a riuscire. Così nel caso delle irrigazioni, delle bonifiche vuoi idrauliche, vuoi a.,,,orarie. Lo Stato deve aiutarne ogni forma e tentativo : ma - si tenga presente - lo Stato spesso e volentieri e specialmente del caso delle bonifiche, investe i suoi capitali a un saggio assai basso : in sostanza per il presente le bonifiche rappresentano un cattivo impiego cli denaro. Ma le venture generazioni si trovano ad avere un patrimonio fondiario accresciuto; quando forse il capitale altrimenti impiegato, dopo aver dato per un certo periodo di tempo interessi elevati, sarebbe scomparso del tutto. Vi è qnindi un interesse nazionale a che si bonifichi e si investano capitali nella terra. Ma anche qu.i c'è u.na certa misura che l'uomo di stato deve fissare. Epi:;oi sarà ma.le se l'impiego di questi capitali si farà con criteri di saggia economia? La dove lo Stato può spendere dieci, non spen_cla cento? Se si eviterà che ogni opera pu.bbhca sia una mensa imbandita agli appetiti cli impiegati, cli cooperative, di appaltatori e via c\icenc\o? Festina lente. Qu.ando io veggo presentare un disegno cli legge come questo sul latifondo che anche ammettendo fosse scevro di inquinazioni demagogiche ,e volto verso la giusta direzione - vuole però buttare sossopra tutto il nostro aspetto agricolo, mi sento venir la pelle d'oca. Vi sarà capitato cli ritrovarvi col vostro tavolo di lavoro ingombro cli carte, di fogli volanti, cli cartelle: avete mai pensato a metterci ordine con lo spalancare le finestre a tutti i soffi del libeccio o della tramontana? Si cita l'Inghilterra. Che ha fatto l'Inghilterra? La riforma irlandese fu cominciata nel 186o dal Palmerston e non fu compiuta che con l'Atto di Lord Ashtourn, successivamente modificato dal Balfour nel '96 e dal Wyn.dham del 1903. Quarant'anni cli tempo! do,·e noi vorremmo impiegarvi un giorno. Eppoi non sembra che i risultati siano stati troppo brillanti. Leggete nel Caroncini, cli cui in questi giorni si sono pubblicati gli scritti (1), qnello che scrive a proposito della legislazione agraria in Irlanda e della Riforma Agraria inglese. E dopo tutto che cosa rappresenta l'Irlanda nell'equilibrio eco.nemico del Regno Unito? Piuttosto che andare in cerca cli nuove terre, cli nuove forme cli conduzione, a base di cooperative, coltiviamo meglio le vecchie terre. Su cli esse troveranno lavoro altre bracci_a,e gli agri.coltori sapranno da sè trovare 11 modo per far loro posto. Lasciamo la terra agli agricoltori e gli agricoltori alla terra : non distogliamoli dai loro campi con le lotte elettorali! Le agitazioni agrarie, per concludere su quanto abbiamo detto sopra, non hanno mtaccato profondamente l'istituto della mezzadria, nè hanno economicamente c\annegfato i propri.eta.i : onde si potrebbero gmd1care sotto questo riguardo con animo mdulgente. Ma hanno avuto questa conseguenza c\a.nnosa: quella cli turbare l'anti-· ca bu?na armonia e_cordialità di rapporti tra propnetan e colom, senza di cui non vi è contratto agrario, pur perfetto nelle sue forme, che possa dare buoni frutti. Un po' più all'll.Ilo, un po' meno all'altro non ha grande importanza; l'importa.nte è che la borsa (:r) Problem:i di Politica nazionale. Laterza, 1922 LA RIVOLUZIONE LIBERALB da dividere sia abbondante : ossia che st coltivi bene, e non importa che il buon coltivatore si.a un grosso o un piccolo proprietario. Su questo punto c'è moltissimo da fare e da insegnare; e lo Stato fa poco e i partili politici niente. Gli agricoltori avevano fatto non poco da loro, prima e dopo la guerra, e so.uo convinto che 1110ltofarebbero e faranno per l'avvenire. rJ buon agricoltore investe i suoi risparmi nel fondo quasi per istinto, per a!Iezione, senza calcolare se qu~i:o capitale renderà il 3 o il 5 per cento, calcolo che d'altronde non riuscirebbe nemmeno a fare: la u.a terra è il suo salvadanaro. Ma egli vuole essere sicu.ro che a u.n certo m.omeulo non verrà 1111 Tir,io qualu.nque - esso fregiato di scudo crociato o cli falce e maii:ello - a portargliela via. Il cattivo agricoltore.. con il diffondersi delh, istitu.zione agraria, con l'elevarsi delle condi,,ioni generali dell'agricoltura - e magari col peso delJe imposte - vogliamo sperare che col tempo sparirà. Ma vorremo noi, per sopprimere il reato cli furto, abolire la proprietà' Milano, mag1;io r922. GJUSP.PPE BRUCHIP.R. ;\OT/\ );°cll'csarne della crisi agraria e dei movimenti proletari dopo la guerra crediamo c:be sfugga al Brughier la valutazione cli alcuni clementi politici, concreti uouostante l'apparente demagogia. Ma oggi, di fro-ute aU'insuJl:icienza delle illusioni collaborazioniste, la su.a critica è p<:-Tfeltamente giustificata. La Conferenza di Genova :\ppare.utemente, la delega1Jione tedesca era molto meno inquadrata e molto meno stilizzati,. cli quella francese. Mancava ill essa la pattuglia di universit.a.ri cbe c'era nella francese, e anche i diplomatici provenienti cl.alla vecchia diplomazia guglielmiua erano pochi: \"Oll Simon, segretario di Stato alla Wilhelmplatze, vo11Mahlzabu, di etti parlerò dopo, e von Prittwitz, diplomatico dal 11omefredericiano ma di orientamenti molto anglofili. Dne o tre altri 110a conta vano assai poco. Così, molti giorual:isti. resL.'tvauo sconcertati dalla mediocrità dell'ufficio stampa impiantato al Ba-caria, e diretto cl.al Frhr. von Tucher il quale parlava un po' l 'ita.lia.no ma non sapeva mai niente. Tutta la stampa :italiana non desiderava di meglio che le « suggestioni » t.edesche, ma i teqeschi erano troppo prudenti per impiantare un servizio aulico di informazioni crune funzionava presso i francesi. Preferivano lavorare iu altro modo. MinisterialdirektorM!iller Direttore ,·ero e ufficiale dell'ufficio stampa era il Dottor Oscar Miiller. Io lo avevo conosciuto cli passata a Berlino, nell'inverno del '20, quando egli era ancora corrispondente dalla capitale tedesca per la Frankfwrter Zeitung. Chiamato nell'autunno del '2r ad occupare stabilmente una posizione nell'alta burocrazia, il l\'Itiller, g:?lrnse a Genova, con un.a parte c1i prima impo1tanza : fu l'uni~o direttore cli Ufficio stampa che partecipasse alle 1iunioni dei capi della sua delegazioue : e spesse Yolte vere deliberazioni furono prese dalla terna Wirth-Rathenat1-Miil!e:-. Il 1narchese Visconti Venosta e Si-r Edward Grigg, che poi avevano niente da fa.re con I'Ufficio stampa, mette,·ano molta compiacenza a comparite trelle riunioni quotidia11e dei giornalisti della nazionaLità rispettiva: Oscar Mi.iller, al contrario, non amava affatto le comunicazioni coram pop!!lo. Egli parlava con pochi giornalisti tedeschi di polso, e per n1ezw di essi ti.rava uella scia governativa e rathenauesca tuttri i pesci piccoli, tedeschi e ... italiani. Questo gli era facilitato dalla preseuza a Genova dt due giornalisti ber1iuesi, 'l:'hcodor ì,Volff del Berliner Tageblat e Georg Ber-nhardt della Vossische~ che hanno uel g-iornalismo tedesco un'autorevolezza come nessun giornaìista italiano ba, corrispondentemente, nella nostra stampa: senza essere ufficiosi, si noti. Da noi, i <lue o tre giornalisti romani che hanao le loro grandi e piccole entrate alla Consulta, e che a Genova potevano, per esempio, parlare con Schanzer quando lo avessero voluto, non sono neppure essi ufficiosi, wa tanto meno autorevoli: auzi sono riconosciuti come emeriti fanfaroni. Il Bernhardt faceva parte, in qualità di perito, della Delegazione: e si vede,·a meno. 1fa Theodor Wolff riprese finalmente a Genova il suo ru0-- lo di 1nenager della stampa forestiera. Le sue in..fonnazioni erano sempre precise, controllate, rara.mente e, se mai, discretissimamente tendenziose: e, regalate così com'erano da un « eminente collega » nessuoo sapeva resistere alla teDtazione di tenerne conto nel compito serale. Iu qltesto risultato finale ed essenziale, si chiariva tutta la superiorità deli 'accapan-amento tedesco sugli <i: uffici» francesi dell'.Hòtel Savoy. Un altro giornalista contava la delegazione, Hilfferdiug: ma l'ex-direttore delìa Freiheit era perito fiuanziario effettivamente e faceva poca politica, auche per il fatto che Hilfferding si esprime con ,·ero stento tanto in francese ehe .. iu tedesco i pare ,be le parole se le tiri su con la carrurola da! fouclo dello stomaco : solo i -::ongn.ssi socialisti tedeschi hauno la sopportazione uecessaria per un parlatore simile. Del resto, quei tre primi erano sufficienti alla bisogna; la delegazioue tedesca era quella in cui l'opinione dei grm!di gioruali arrivava ufficialmente nelle più ristrette riunioni per mezzo del i\1iiller, e le dirctti,·c ai g-ior11alisli erano imp1·esse con maggior sicurezza per mezzo di Bcrnharclt e \YolfL !..'imprenditoreR11thenau L'atto priucipale della delegazioue tedesca a Genova - il trattato di Rapallo - è stato il risultato di una combinazione fra i sentimenti e i risentimenti di Rathenatt, da una parte, e le opinioni ben salde e circoscritte del Freiherr von rnn Mahlzahu, capo clell'Ost-Abteilu11.g al Ministero degli Esteri tedesco, dall'altra parte. I due uomini si incontrarono, e, ciascuno in base a motivi personali diversi, decisero di compiere quel gesto. Vediamo come ci si sia deciso Rathenau. Egli venne a Genova per compierd « qualche cosa~- Ratheuau t; rimasto quale venti anni di attività industriale lo haW10 foggiato: un grande intraprenditore moderno. L'cr affare» industriale ha semplicemente ceduto il posto, nella giornata di quest'uomo, all'« affare> diplomatico: il bisogno primitivo, direi infantile, del11azioue1 che è in fondo ad ogni intraprenclitore di raz7,a, egli lo ha portato entro il campo della sua attività diplomatica. L'errore inevitabile in cui Rathenau è caduto è stato precisamente questo : ha creduto che la posizione del grande imprenditore e del grande diplomatico rispetto al guadagno, fossero identiche. Scrive Rathenau in un suo vecchio libro (Refi.exionen): « lo non ho mai con.osci1tto u.n ~i;ero 1wn1-0 d'affari, per il quale i! guadagno rappresen'ta.sse la pri1icipale preoccupazione : e potrei a!Jennare che chi è attaccato al g1tadagno personale di denaro, nan può essere u.,i grande 1.w1110 d'affari,. Consideiiamo come sua questa riflessione dr Rathenau-imprenditore. E pensiamo che quest 1uomo, per venti anni, dalla sna attività professionale è stato disciplinato a stimare autentici il successo industriale di gran'- de portata, ed il guadagno in stretto senso (cioè il successo immediato, controllabile d.all'oggi al domani); che quest'uomo ha continuato a pensare che per essere lungimirante, fecondo, bali.11brecher, occorreva, prima di tutto, saper concentrare l'iuteresse sulla intrapresa: e L'obbietto, su. cui l'u.01110 d'affari accimutla il suo lavoro e le su.e preoccupazioni, -il suo orgoglio e i s1wi desider-ii, è l'intrapresa in. sè, qwzlunque essa sia: fabbrica, ba:nca, annaniento, teatro, ferro7ia. L'-uom.o d.i affari non conosce alcun'altra aspVraziane, all'infuori di questa: trasfm··mare l'intrapresa. -in un fi.orente e fo-rt,e organism,o ... )I (Reflexionen). Ebbene : quest'nomo è messo a dirigere la politica estera di uu grande paese, è inviato ad una grande adunanza internazionale. Qual'è il guadagno di un diplomatico, in questo caso? Ottenere libe1tà di iacontri, di discussioni, di combinazioni : ottenere la fiducia dei concorrenti : conservai-e la seggiola al tavolo, con su s'.critto il p1·oprio 11on1e. Questo e guadagno • immediato, precisamente, e non altro, Lloyd. George serbava alla Gemi.auia alla Conferenza: e questo guadagno, precisamente, Rathenau era dispostissimo a ueglettere o ad abbandonare, per concentrare il stto interesse sull'impresa concreta cui da tempo attendeva volt Mahlzhan : la conclusione di uu totale e clamoroso - indispensabile quest'ultima qualità! - e clamoroso accordo con i So,iet. ha storia di un appuntamento A questa pred,isposizioue generiea, si aggiunsero le moti.ifi.cazion-i ricevute, specialmente da Lloyd George. Rathenau è israelita. Del giuclaismo 1 questo gli è 1imasto: la vanità. Vanità di uomo superiore, ma eh~ si tradisce ugualmente nell'accuratezza un tantino ricercata e non sempre fine delle fogge di vestire, nel penchant alle comparse sensaziouali in mezzo ad una folla convocata. apposta per sentire le sne parole, uell'abitncìine, anche quando è en petit com:ité~ a non poter fare due dichiarazio:rui senza il pulpito di una seggiola, di una scalinata, di un tavolo; nella compiacenza 11.-i.aui[esta di usare cou padronanza assoluta le lingue estere: guardate che, mentre parta, egli contintt.c'la darsi all'aplo·mb della giacca e dei p:1.11• ta1oni d,iJige11tissi1name11tcstirali ... (Ancora un riscontro di Canues. Quando Ra· thenatt - primo tninist.ro tedesco che s.i prcsen73 ~s-e al Con&iglio Supremo non in condizione cli accu..sato - espose, in ge.nn.aio, dinanzi a Lloyd George 1 &,nomi e Briand, la situazione economica della Gennania, cominciò con queste frasi testuali : , Tralascerò di usare della. mia lingua, il tedesco, per risparmio di tempo, evitando l'interprele: e solo per questa ragùme. Mi esprimerò dunque direttamente in inglese, e poi tradurrò io slesso in francese. Solo per risparmw di tempo, ancora un.a volta - continuò rivolto all'on. Uouorni - credo opportuno astenermi dalla traduzione in italiano chiedendo--11,escusa all'(nt-0re1Jole Prùna Minisl-ro d'Italia 11. Non si sa se riman<.-Te più storditi cl.alla c:sibi,iione lnzzatti.aua cli questa prontezza poliglotta, o dalla ... squisitezza cli tenere un tale discorso dinanzi a due uomfoi notoriarnwte e disperatamente monoglotti, come Lloyd Ceorge ... e Bcmomi !) La vanità cli Ratbeuau, nelle prime giornate di C<:nova, non fu risparmiata. Tre volte egli chiese un colloquio a Lloyd George, ma questi, ingolfato nelle discu..ssioni del Club, gli fece tenere delle risposte in cui, stdngi, stringi, c'era questo: , Adesso non ho tempo,. L'ultima richiesta e l'ultima ripulsa furono scambiate il venerdì 14 aprile. Già in precedenza, Teodoro Wolff aveva invitato i maggiori giornalisti inglesi ad un ricevimento intimo nella Villa Croce-Sonnemherg, a Nervi. Xon è verosimile che questo ricevimento a uomini legatissimi a Lloyd George sia stato indetto, nella previsione di burlarsi cli loro e del loro patrono entro le 24 ore. Ratbenau passò ancora iu attesa la giornata di sabato, vigilia cli Pasqua. Proprio alla sera, e proprio durante il ricevimento 1 da :persone vicinissime a Lloyd George, fra l'altro da. M.r Ganvia, Rathenau venne a sapere che all'indomani il Premier inglese ave,.·a intenzione di solennizzare I.a festa. integralmente : messa e benedizione, partita. a e: goli I) in giardino, gita in automobile lungo la Riviera} nientissimo di politica: si noti che chi daYa queste informazioni era anche ).Lr Garwin, compagno ordina.rio di que~te réjouissan.c,es domenicali. Credo che nella serata, Rathenau si sia lasciato convincere a firmare il trattato: e all'indomani, Pasqua, andò a Rapallo. :'.\elle spiegazioni sulla propria condotta che Lloyd George do,·ette dare in seguito a Barthou, nel Club, egli disse fra l'altro: a: Io ten.tai di combinare -un incontro con ;l Cancelliere del Reich e con il Dottor Rathena.u 1iella giorn.ata di Pasqua : m.a la assenza del D.r Rathenau., che si tro-va1Ja già a Rapa.Uo, to impeài ,. Questa ,·ersione, L!oyd George la ripeté poi ,;arie volte, anche in pubblico, e anche, il 15 giugno scorso, alla Camera de; Comlllli : ed. è esatta, ma clisa,,--trosa per la serietà, o per la riputazione cli serietà, del suo autore. Il ministro Rathenau fece colazione al1' Eden, a Genova: e non parti da Genova prima del tòcco, anzi delle 14. Lloyd George fece telefonare all'Eden per avere un abboccamento con i minii-stri ledescl.J.i verso quest'ora, e non prima: non nella mattinata. Perchè non lo fece prima? Oh1 mio Dio : soltanto al tòcco aYeva incominciato a pioYere come Dio la mandava: e durò tutto il pomeriggio di Pasqua. Lloyd George - se<:ondo le solite relazioni degli intimi, ricercate come bollettini della salute del!a Couierenza - aveva passato la mattinata secondo il programma festivo stabilito: ma il tempaccio maledetto gli fece rinunziare al re:,--todelle sue distrazioni pasquali, con suo grande disappunto. Conclusione : visto che, per colpa dell'acqua, la gita in Riviera era impossibile, e che bisognava rimanere bloccati a Villa d'A.lbertis, Lloyd George si decise a Il combinare un incontro con il Cancelliere e con il D.r Rathenau ». , Or·mai - an·à detto il Pre·nder - ormai la giornata è sprecata ... Tanto -vale sentire u.n po' cosa "JUO!dirci co/.ui~ che per tre -volte mi ha seccato con le s·ue richieste di colloqui ... ». i\ia Rathenou era già a Rapallo. Cou questa diligenz.a e con questa previg-genza1 Lloyd George affrontò l'eventualità, a lui notissima, dell'accordo russo-tedesco!. .. li funzionario Uon-Mahlzahn Ratheuau - secondo me - stette indeciso fino alla ,·igilia della firma dell'accordo. Ma v'era uel,la deleg-azrione tedesca un altro uomo che, al coutrario, fu clecisiss-imo a concludere fino dal primo gioruo. Quest'uomo era il Freiherr von ì\1.ahlzahu, presente alla Conferenza in qualità cli Segretario della Pi:esidenza del Reich, l'autore vero del trattato, e il personaggio forse più iu~ teres&'lnte della delegazione. Vicli diverse volte il Mahlzahn dopo la conclusione dell'accordo di Rapallo: egli era difficilmente accessibile, perchè, cotn'egli stesso diceva, ormai quasi disoccupato. Alto, biondo, saklw anzu..g, nessuna cicatrice stadentesca che dettupi il v-iso regolare e calmo, nessuna abitu'- dine a stringere le mascelle, a spalancare gli occhi alla maniera di Federico il grande, come non è difficile che fattia qualche consigliere segreto dell'austro regime, per darsi un i. tono». Mahlzahn è , schlicht, : è semplice. Più che diplomatico, egli si picca di essere un « 1ueuagcr » politico di grandi affari internaziouali: e ce1io gli pare che questa sua fo1·uia di attiYità sia quella che più conviene agli J.ffari del suo paese: perchè, da buon tedesco liberale, ;\fahlzahu ha una viva ammirazione per l'Inghilterra, un.a vivissima per l'America, e per i siste1ni diplomatico-affaristici degli anglo-sassoni. ~fa egli rimane tuttada radicato alla \Vilhehn-

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