La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 18 - 18 giugno 1922

68 LA RIVOLUZIONE LIBERALE zione francese - compresa la stampa relativa, e anche la stampa di oppos.izione - era la prima e la più bella delegazione della Co.nferenza. 3arthau e Pertinax. Barthou ei-a del resto il-primo « sorvegliato speciale» nell'ambiente della delegazione. Se ne temeva la impulsività che avrebbe anche potuto tradursi in adesioui e accondiscendenze pro-Conferenza.. Per dissimulare il suo disagio, in talune riuuioni pronunziava con tono vibratissimo le dichiarazioni più innocenti. Nell'ultima seduta pnblica egli pronunciò con tale gallica prosopopea le parole di pacifica e, in fondo, conciliativa risposta a Ratbenau, che V\iirth, il quale non comprende il francese, chiese tutto allarmato a un addetto cosa stava succedendo, e se per caso la Conferenza non finisse a male parole. L'in-itazio.ne di Bartbou contro Poincaré era profonda: e convien dire che Poincaré non gli risparmiava reprimende ed addirittura mortificazioni. Alle 5 o alle 6 del matt1110, Bartbou si sentiva chiedere conto da Parigi di docrunenti presentati la sera precedente alla Segreteria Generale della Conferenza, e non ancora trasmessi in forma ufficiale aIle varie ·delegazioni: questo buongiorno non è il più adatto per conferire un felice umore. Di più, a Barthou dispiacevano vivamente ali attacchi sui giornali, anche italiani : e, :bagliando completamente tattica, più volte (come in occasione della sua gita a Parigi) fece, per mezzo di giornalisti fra.ncesi meno legati a François Poncet, intercedere per qualche complimento. Tattica completamente sbagliata, percbè i complimenti dei giornali italiani erano altrettanti capi di accusa per lui. E l'accusatore publico, 'per Bartbou, era Pert-inax. Ho potuto assistere una volta a un dialogo fra Barthou e un gruppo di giornalisti francesiJ fra cui Pertinax. Non dimenticherò l'aria provocante di quella facca da bull-dogg di Pertinax, uomo dalle mascelle quadrate e dal cattivo sguardo, e tutte le prevenienze appena dissimulate di Bartbou per l'oracolo dell'Echo de Paris. Pertinax era effettivamente temuto alla delegazione francese : e molte delle sue informazioni pa.rticolari, delle boutades da lui riferite, delle botte e risposte di cui egli si valeva nei resoconti delle sedute più riservate, erano l'runile omaggio di Barthou o di qualche altro delegato, offerte a questo individuo • dal catfrvo sguardo », e sostanzialmente il frutto del ricatto continuato in danno dei diplomatici. Nessun altro giornalista francese ba informazioni di prima mano come questo signore, convinto di mendacio. Egli le drammatizza, cioè le sa far valere : ma sempre, nel suo papier, ci sono gli spunti da lui solo conosciuti, e predati della sua spregiudicatezza e delle sue aspre critiche. Il fenomeno Pertinax è interessante per conoscere usi e costumi della stampa francoitaliana. La figura del giornalista dei giorna. li d'ordine anzi nazionalistoidi : su cui aleg. giano sos~tti di sovvenzioni Governative ... o Consultive: e che lungi per questo dal servire docilmente il pagatore, si fa temere dal personale diplomatico, dai Ministri e dai delegati, ba anche da noi qualche bellissimo campione. E siccome, per ragioni ovvie, non posso fare nomi, me la piglierò un po' con !'on. Sforza: il quale fu il primo nostro ministro che avrebbe potuto evitare il ridicolo che la Consulta debba pagare i critici dei ministri, e i telegrammi stroncatori s~<liti dalle riunioni inter;nazionali; e non lo kce : non !o fece per quella sua strafottenza mezza da toscana.ccio e mezza da grand se,gn.eur che di queste cosaccie se ne frega. L' onorevole Schaw.-er, lui non è proprio il tipo da fare piazza pulita: non parliamo dell'on. Tosti soLtosegretario, che verso i Pertinax nostrani ha addirittura una specie di timore reverenziale. Ma torniamo a Barthou. he banhamme Calrat. :'.\ell'ambiente del Savoy, la stampa italiana ci bazzicava poco : et poiir cause. Paul Hazard, addetto ai giornalisti italiani, e il su.o successore non facevano che lamentare l'assenteismo quasi completo delle persone da •informare"· Finchè, l'ultimo giorno, Barthou decidette di prendere congedo con un ricevimento offerto ai giornalisti italiani. Anche questo ricevimento falll. Sotto gli occhi indagatori di M.M. Poncet e Carteron si intrufolò nel salone del Savoy il fiore del cafonismo conferenziale e stampaiolo. Barthou pronunciò un discorso ass,ai sciocco, coi soliti ritornelli dell'amore per l'Italia: ma la buona educazione più elemf:ntare impo-neva di starlo ad ascoltare. Invece ci fu un tizio che cominciò ad approvare, gravemente, col capo: un altro tizio, che aveva già dato saggi cospicui di villaneria, replicò al primo, mentre il ministro parlava : «Ma la smetta! Non mi pare che in questo discorso ci sia tanlo da applaudire! ... » Il povero Barthou fu il primo a ripigliare fiato dopo questo récord della faccia rotta, e volgendosi gentilmente ai due interruttori, disse:« Vous comprénez, Messieurs, que nous ne sommes pas ici a Palais Bourbon, je ne peux pas répondre à des polemiques » : e tirò via, con gran sollievo di M. Carteron, che aveva per un minuto temuto uno scatto di Bartl1ou. Quando, pochi minuti dopo, l'incidente fu riferito a Colrat, l'altro delegato francese, qnesti, col più amabile dei suoi sorrisi, romen tò la risposta di Barhtou così : « On voit bie n, qiie la failùe de la Conf èrence lui a délendus !es nerfs ». Botta che coronò degnamente tutta una serie di motti di spirito cui M. Colrat ebbe cura di infiorare i « lavori • della Conferenza. Il signor Colrat, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ,aveva preso il suo partito fin dal primo giorno della Conferenza. Egli e Ban-ère rappresentarono la estrema destra della Delegazione : ma mentre Barrère, in:cartapecorito e arido, mandava avanti il lavoro di sabotaggio con mala grazia, Colrat rappresentava veramente, di fronte alla mitologia confereozi'.lle e ricostruttrice, le bonhomme Ma.rgarilis di Ba]7,ac. Quando, bien repu de barta.velles et de -vin de Bourgogne se ne usciva verso le due dal Savoy per avviarsi ai lavori. della commissione economica, lo stecchino fra le labbra, godendosi il sole, era assai amichevole e alla mano, e parlava volentieri. «Ne touchez pas celle queslion la, ,,w,isieu.r : q-uant à moi, j e récons tnàs l'Eii.rope (e qui boccheggiava comicamente) et je n'en sai.s rien. Vou.s .voyez: j'ai tra.vaillé de ce matin à dix heu.re jusqu'à niid·i a réconstn,ir 1.'Europe (altro vario boccheggiamento) et je vais maintenant encou à celte lo·urde tache ». Dopo che avevate ascoltato questi frizzi del signor Colrat, voi eravate fixés sulle sne opinioni. Tutti i giorni., il « comunicato Colrat J> faceva il giro di circoli discreti, e dei giornalisti francesi. Sua, per esempio, la definizione di Cicerio•: « Il me pa.ra-it un pion de col/.ège, maltraité par !es cmnara.des » ; u.na definizione che esaurisce tutta la posizione e tutta l'azione del delegato russo alla Conferenza. Ed ancora suo il motto sintetico della situazione, quando Lloyd George si an-abat- .tava per far ;s,1enirePoincaré a Genova: « Oh oui., je le cornprends bien : après nous a-uofr cu/.bertés nous, il voudrait c-ulbertér aussi Poin.ca.ré ». E tanti altri, che non ricordo o che sarebbe ozioso aggiungere. Io penso che nel bonhomme Colrat Lloyd George abbia avuto, in Genova, il suo più ostinato e più forte avversario. Colrat riusciva a nascondere tutto il V11otodella condotta francese, tutta la meschinità della paura, tutte le miserie del misantropismo francese, tutta l'aura antipatica che esalava da ogni telegramma di Poincaré. Per lui, il fa]_ limento della Conferenza è stato qualche cosa &isicuro, fin dal primo giorno : e, comunque andassero le cose, egli era tanto saldo nel suo com--incimento, che riusciva a diffonderlo attorno a sè, senza lunghi discorsi, col prestigio di un buon se.oso apparentemente terra terra, e con l'arma di una arguzia bonaria e di buona lega. (Continua.). GIOVANNI ANSALDO. UOMINI E ID E E PR.j'iTJ!.ùEOf-l.I. Roma, 10 giugno 1922. Egregio Signore, Su « La Rivoluzione Liberale» richiama la mia attenzione la Sua di maggio con la qLtalemi 1·i11grazia per « l'autorevole adesione », per il a: c01·• diate appoggio », cosa questa dimostrataLe con l'aYer , trattenuto le copie della Loro Rivista Settimanale >1. Lei è lieto di potermi , iscrivere tra gli abbonati" e di a: annoverarmi tra gli amici del Suo lavoro». E mi invita a mandarle L. 20. Io penso che L. 20, in questo caso, mi dà1rno il diritto cli rispondere alle varie cosine che 1~1la mi scrive. In prima linea devo dirle che non mi sono accorto dell'arriYo de11.aSua « Rivoluzi011e Liberale,. Xon ho il tempo per stare attento a tutto quel che mi giunge per posta. Cercando tra le carte non ancora cestinate ho trovato il n. 4 giugno e<l ho letto le cinque colonne e mezza di Suckert., che 1ni sono riuscite indigeste come un chilo di pane K. Poi ho visto un primo preposto a un articolo sui u Lineamenti teorici introdt1ttivi "A del problema militare. Lei non può immaginare il mio sgomento: una Il introduzione .11, e «teorica-,, per giunta, e cli soli {( linean1enti 11 : un primo al qt1.:'llefarà seguito, per lo meno, un secondo! 1',1a,caro Signore, neanche se Lei regala a mc 20 lire, anzicbt volerle da mc, ho tempo, trovo piacere, ricavo un profitto intellettuale se leggo consimile roba. Proprio l'A. ha un nome infelicissimo! Stia 2ttento a 11011 perdere la sua i ,, in una polemica. ;Ifa, poi de"o dirle anche questo: Dalla Sua lettera vedo che sono collaboratori suoi Salvemini, ~1issiro1i, Prezzolini ! Ed ~ quanto hasta pcrchè io non vog1ia stare dove stanno loro, co1laborare dove collaborauo loro, le:ggere ciò che scriv0110questi messeri. cl t; E' da un pezzo cbe ci conosciamo, essi ed io, e che ci siamo sempre trovati in campi opposti. E ci siamo detti quello che avevamo da dirci. Le accludo L. 20 a patto di 11011 ricevere più e: La Ri\·oluziouc Liberale» e Le interdico nel modo più formale di spacciarmi presso altri co~ me sostenitore 1 aderente o collaboratore. Osse4u1. l\1. PANTALEONI. Il prof. M. Pautaleoni è servito. Interdirci ne/. modo più formate di spacciarlo, ecc., è cosa inesatta perchè si interdice solo audan<lo contro un desiderio o un proposito altrui e noi no11abbiamo mai desiderato spacciare l\'I. P. come « sostenitore, aderente e collaboratore » non essendo usi a spacci siffatti. Dobbiamo, per appagare le fantasie di ì\1. Pautaleoni e: spacciarlo presso altri » come non collaboratore: e la pubblicazione della sua lettera lo soddisfa ad usura dimostrando tale sua qualità esplicitamente ed implicitamente: il suo stile non corrisponde infatti a quella misura che qui si vagheggia. Il professor Pantaleoni scherza: ma non vorremmo poi che ci fosse troppa involontaria ingenuità quando egli pro11tt11cia i suoi giudizi e laucia i suoi motti. Il professore Pantaleoni si sdegna perchè s'avvede di avere verso cli noi un debito di venti lire: pagandolo si· vuol sfogare: mentre dovrebbe incolpare sè stesso che è cattivo amministratore e non trae profitto dagli insegnamenti economici che pur rn impartendo da tanti anni. Non vogliamo insistere su questi allegri fatti personali. Ci basti notare il caso Pantaleoni che ha il suo posto nella storia dei costumi. Egli \'a diventando il dog1natico di sè stesso: allo studio cd all'esame s'ostina a sostituire uno scherno buffo e una leggerezza che sono a doppio taglio. E' credibile che la posta nou gli porti pitì nulla di nuovo. Egli dovrebbe essere un docente nniYersitario, un educatore: ma 11011 ha più nulla da imparare : tiene Je sue caselle pronte e ciò che non può intendere vien ri(erito al ·pane J{. Fuori cli Vita. Italiana e del Patto cli Loudra si trovano soltanto esecrabili ·messeri come Salvemini, J\1issiroli, Prezzolini ! E con questi messeri egli non mantiene discordia d'idee, ma la rigidezza intransigente della divinità colta in fallo, della debolezza ingenerosa. Per nostra pace, i modelli di ca.ratte.renon sono tutti come M. Pantakoni e perciò noi ne possiamo parlare serenamente e metterlo sin d'ora al suo posto nella storia : le sue nuove prose umoristiche, gli atteggiamenti bizzosi e spiritosi non ci faranno dimenticare il A1a.nuale d.i econontia pura e gli Scritt-i vari d.i econo·mia. Egli può ben scialacquare e divertirsi e perdersi in cose vane: nel 1910 il suo bilancio si chiudeva con fortissimo avanw. O'R.f,ll'{Uj'iZIO. Parlare con D'Aragona, Baldesi, Cicerin, Sturzo - annunciare che si va verso i] socialismo di Stato e concedere la sola intervista ufficiale chiarificatrice al Corrieredella Sera - parlare con fraccaroliano spirito e leggerezza di Cicerin: ecco tutti i numeri per sembrare in Italia un grande politico. Gli italiani pensano sempre il politico molto viciuo al commediante. Non per nulla amano il Conte di Cavour nel... Tessitore. Gabriele D'Annunzio adora tra i metodi d 'indagine l'inchiesta diretta. i\1a 1'intende in modo assai cw·ioso: u: Per mezzo di questi colloqui rigorosi io ora conosca cli tutto il movimento operaio e marina.i-oe contadino, assai più di quanto abbia appreso da letture faticose ed infide. E' risparmio quest'occhio che troppo presto si stanca e s'appanna , 1 La beffa al « buon dantista » D'Aragona non pote,·a essere più arguta nè più meritata. Ma che cosa crede cli conoscere G. D. del movin1ento operaio? D'Aragona e Baldesi, vil]a.11 rifatti, conoscono il movimento operaio come i contabili conoscono l'industria, come il tipografo conosce le poesie che stampa. « lo parlo ai m.iei operai nel mio giardiuo. Li faccio sedere. Io rimango in piedi». C. D. ragiona da perfetto schiavista. Sa eSsere umile e de·mocralico, 1ua a patto cli poter subito osservare: - Vedete come sono 1unile, come vi degno della mia confidenza? E sono Gabriele D'Anutmzio ! La 111e11te cli G. D. è rudimentale; non gli è clat.ocomprendere nuJla della realtà politica. Per Jui lo Stato di Fiume può trattare con la Russia dei Soviet - lo Statuto della Reggenza è il comunismo - anelare coi comunisti non esclude che si possa andare con Baldesi. - E' in ciò popolano: e perchè 11011 capisce, perchè si [erma alle apparenze e alle idee gmssolm1e perciò è popolare. Fu politico nel '15 quando la politica si confondeva col palrioUismo. Oggi del mo\·i· mento sociale i11lcndc una parola: pacificazione e non capisce che anche per 1·ealizzare la retorica questa volta occorre diplomazia. Jl Senatore Albertini, cou la consueta pnicle11za, ha saputo 11eutralizzare l'amena letteratura d'annunziana e meulrc gli avYenturicri e i disoccupati inttllc:ttu.ali si attendevano un proclama del Comandante nelle Battaglie Sindacali o un articolo di fondo 11cll 1/l-va11ti! lo ha messo al suo posto e gli ha dedicato quattro colonne: m.a. nella terza pagina al posto della varietà e della \ettcralura. Ti: ha m.andato Simoni, non Uorgesi; nè Emmanuel ad intervistarlo. p. g. Espetrienza libettale Lo spazio tiranno ci ha impedito di mettere in luce come si doveYa l'importanza della lettera de-l Grnppo di Studenti uni?Jersitaridel Collegio Borr01neo che ci è riuscita profondamente cara. E' un esempio che si può bene. additare a tutti gli avanguardisti che buffoneggiano per le Uruversità italiane. L 1Italia nuo,•a verrà dal la·voro e dalla disciplina di questi gruppi silenziosi, che si 1naturano severamente sdegnando le ch1acch1ere e o-li entusiasmi faciloui. Saremo ben lieti di collaborare a questi sforzi isolati : anche La Rivolu.zi.one I.iberal.e è nata da un processo simile e desidera che giovani come questi dell'Università di Pavia le portino 11 loro contributo di studio. Ci scrive un amico che la lettera di Un ·u:nilario 11 è im.porta.n.tissim.a.;in-volge t·u.tta la. ragione e il ·modo di essere di Rivoluzione Liberale. 1vla si potrebbe ·ribattere che la s,,,periorità di R. L. su UNI11\ è a.ppu.nlo nella. 1naggiore « 1t.nità » di indirizzo fi.losofico(idea/.ismo)e poUtico (liberali1no) : lJinferiorità è nella scarsità di studi 1nuni,.. ti. di doc1t.m_entazionestatistica originale, che erano il pregio del settim.anale Salvern.inia.no, e nell'abuso dell'argomentazione e del gergo filosofico che può degenerare - nei gio~uanipedissequi - in retorica filosofica, equivalente alla retorica unianistica del. '48 ali.a retorica scientifica dell'8o e così via , . Il problema posto dai nostri due collaboratori è veramente il problema centrale del metodo e della tattica della R. L. Ma non vede Un Unitario che l'ideale nostro di autonomia e di operosa iniziativa è una vera affermazione di superiore giustizia? Ce1to la nostra giustizia è assai cli v~rs~ da11apigra astrattezza democratica e perciò 11011 può avere la virtù demagogica dc1le predicazioni al popolo dei vari cianciatori me&- sianici. :Ma il nostro compito dichiarato 1Jon è appunto la formazione di una classe politica su nuove basi di onestà culturale e di organicità storica? La Rivoluzione Liberale non: è L'Unità. L'Unità ebbe per nove anni un compito tecnico preciso che ha assolto mirabilmente. L'Unità era la rivista de, problemi della ?Jita italiana. Sul problema della burocrazia, del Mezzogiorno, del protezionisnio doganale, della scuola, sulla questione adriatica) L)Unità ha dato una coscienza (più che una inforrnazio,ne)agli italiani. E' un compito che bisogna continuare, ma non è più il compito essenziale. Salvemini stesso all'ora del congedo affermava che u in questo campo L'Unità ba ben .poco da dire, ,che non abbia già detto negli anni passati :&. Il patrimonio ideale dell'Unità si sta divulgando: i partiti 1 i giornali se lo assimilano: c'è tra la cultura tecnica politica di dieci anni fa e quella odierna una differenza conf01i.ante, e u::i produrla l'Unità ebbe la sua parte. Oggi gli unitari seri vano nel Corriere della Sera, nel Lavoro, nel Secolo, nel 1vlondo, nel Popolo Rom.ano, nel Resto del Carlino, ecc. ecc., e cercano di informare questi giornali del loro spirito e del loro metodo. E' sorta per opera cli Bruccoleri 1 Tajani, ecc.1 una rivista tecnica, quasi arida ma utile e precisa, che riproduce il sottotitolo del giornale salveminiano e ne ripete gli argomenti. Don Sturzo è egli stesso un divulgatore del problemismo salveminiano. Ora pare a noi che questa stessa diffusione e smisurata fecondità che naturalmente altera le linee più pure del lavoro di Salvemini, indichi la debolezza del giornale che tanto ci è· stato caro e necessario. La prevedeYa oscuramente Sah·emiui in una delle sue ultime postille quando scriveva « forse il credo 1norale implicito iu tutto il nostro lavoro ha il difetto di essere troppo implicito». L'autocritica era approssimativa, ma svelava una giusta inquietudine: il lavoro di Salvemiui, formidabilmente organico nel suo spirito - e ne è prova la sua eroica coerenza che resta un esempio unico in questo ventennio - perdeva parte della su.a unità e frantumava il suo ardore nella considerazione separata dei vari pro· blemi, che 11011 erano nulla scissi dallo spirito e dal metodo che li determinava. Le particolari soluzioni di Sah-emini poterono essere accettate da Giolitti e dai popolari sen7..a che si avesse il miglioramento sperato nella vita italian~. La Ri?JohizioneUberale è preoccupata det problem:i, 1ua più del problema della vita italiana. Pubblica studi cli tecnica pratica: !)agricoltura piemontese di Giovenale, le note su.ila burocrazia cli Monti, le ricerche di Corbino, cli Slolfi, di Bauer. Avrà saggi di Einaudi, di Prato, cli Borgatla. I\1a questa tecnica pratica deve essere rinnornta nello studio del problema stesso della azione. :Kon dalle affermazioni teoriche che L'Unità rimproverava a Volontà, ma dall'esame clc:lla realtà storica, dallo studio degli uomini, delle tradizioni, delle forze contemporanee si avrà I 'educazione delle nuo\·e classi dirigenti. 11 realismo politico non può consistere per noi 11elle astratte. professioni ideali, e neanche nel1a mera tecnica problemistica. 11nostro problemismo deYe trovare il suo posto in una dsione integrale della storia che si fa. In questa idea possono la" vorare insieme, a un solo organismo ideale Salvemini ed Rinaudi, Missiroli e Prezr.olini. ANTIGUP.I.FO.

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