La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 13 - 14 maggio 1922

ma una espressione economica e sociale) e del centro d'Italia creava o sviluppava industria, commercio, agricoltura, e il « proletariato» del Sud andava di là dai mari e di là dai monti a cercarsi e a farsi la « sua» Italia. he invasioni barbariche. •]\.,fa intanto· con l'incremento economico prodotto dall'~ttività di questa borghesia e dii ,questo proletariato. (ma son poi davvero -due classi in Italia?), avvemva quel tale • elevamento dei ceti popolari•, gravido di quelle tali conseguenze che io_dissi . nell~ prima mia nota; e nelle file dei funz1onan a lato e invece degli i·iigenui ro1na.1iie ltalic-i di prima si aìnmettevano i barbari dei ceti grezzi, frettolos_amente ripuliti dal!' _istruzione obb]igatona e dalla scuola media semio-ratuita. Ed allora : addio patria! addio reli!?!Ìone dello stato, addio eroico monsù: Tra';;et; arrivavano i liberti, gli eredi delle moltitudini ch'eran rimaste assenti dal travaglio della _creazione del nuovo stato, avvezzi da secoli a considerar come nemico ed oppressore quanto sapeva di «governativo•; gente quindi che portava nell'esecuzione delle sue nuove funzioni la forma di mente in loro innata·, e che nei rapporti con lo stato da tma parte aveva la tendenza a « fregare " lo stato, cioè a defraudarlo della propria asLA RIVOLUZIONE LIBER.ALE siduità ed a sabotarne la proprietà, da una altra parte inclina.va ad assumere, nei riguardi del pubblico, il contegno dell'arnese cli lirannide, cioè ad essere del pubblico non il ininister, ma l'aguzzino, lo sbirro e l'inquisitore. In pari tempo questi funzionari di nuovo tipo, più impreparati per coltura. e per ispirito, si trovavano ad avere che fare con un pubblico, il quale, sempre per via di quel taV~ «elevamento», rico1Ttva sempre più numeroso e sempre più petulante agli uffici ed ai servizi pubblici, e ne rendeva sempre più difficile e irritante l'attività, sia con l'accrescervi il lavoro, sia col tenere verso gli organi statali quel contegno irremissivo e ostile, che è particolare delle plebi che passano di colpo da.Ila soggezione del servo alla insolenza del ribelle. Contemporaneamente, insofferenti della meschinità della vita dell'impiegato, disgustati da èerti contatti, disertavano o cessavano di affiuire agli impieghi pubblici i figli di quella borghesia colta e libe1·a.leche abbi.amo detto, i quali seguivano sempre più numerosi i miraggi. del libero professionismo o le seduzioni dell'industria privata. E il « servizio», in tali circostanze, si metteva ad andare alla gran diavola. AUGUS1'0MONTI. no scarse (cosa per lo più impossibile: uno degli unici esempi cli resistenza è dato dall'azienda Fortunato di cui discorrerò più a lungo in altra sede) o vendere la terra, che la volontà operosa sorretta dall'ausilio di capitale a buon mercato avrebbe migliorato. I BRAGCIANTI RURAIitNI BASihICATA Prima della guerra dunque, per effetto della maggiore ricchezza proveniente dalla lenta accumulazione del rispann,io e dal mi-· nore sperpero del decennio di pace che segui gli anni fortunosi delle guerre africane e delle rivolte del 1898, si notava in Basilicata un sintomo di miglioramento che, se pure non annullava del tutto la questione del bracciante rurale, faceva sperare la sua risoluzione, solo che si fosse continuato ad ammassare denaro e a provocare la diminuzione dell'interesse che, ridotto a meno del 3 per cento, avrebbe permesso quella colonizzazione interna che è opera precipua cli popoli ricchi. Bastarva che fosse continuata la formazione di una nuova classe forte di danaro e di volontà, per attuare il sogno fallito cent'anni prima, di creare anche nell'Italia meridionale una democrazia rurale avente lI!Dlto capitale circ:olànte, che con un'opera rinnovatrice lanciasse « un paese arretrato e chiuso nelle maglie del latifondismo medioevale nel vortice della vita moderna ». Per ciò sarebbe bastato che lo Stato non avesse rastrellato il rispannio con spese pazze e non avesse aggravato la condizione dei -on1 aclini , ,Jn una p;ù forte pre53·ione tribu, taria e con una più violenta politica doganale fatta po::r sal·vaue industrie anemiche e per. procurare, secondo l'immagine felice del Fortunato, il benessere degli uni con la fame degli altri. La provincia di Potenioa, leggiamo nel fa_ scicolo 1° del libro sul!' Ita.lia agricola e il su-0 avvenire di Ghinci Valenti,'è tra le regioni italiane nelle quali maggiore è la proporzione dei giornalieri di campagna rispetto alla massa totale della popolazione rurale. La media generale del regno è del 46%, che le regioni del mezzogiorno (fatta eccezione degli Abruzzi) superano tutte, in misM'a ri~ levante : Puglia 76%, Sicilia. 68%, Calabrie 67 %, Basilicata 6I %, Sardeg)la 53 %. In provincia d.i Potenza - è meglio precisare le cifre - su una popolazione rurale che ammonta a 176.816 persone di età superiore ai dieci anni, si contano 108.309 giornalieri di campagna, le cui condizioni economiche sono in generale misere e il ctù problema merita di essere studiato attenta-· :mente. La questione del bracciantato rurale si è -venuta aggr.avando con la guerra, ·anzi, si è aggravata nel periodo successivo alla con- ,chiusione dell'armistizio e continua a p=anere davvero preoccupante. Prima del 1914 i bra-ccianti erano in Ba- .silicata iu misura superiore all'attuale, ma .sorrideva loro radiosa la speranza di potere .risollevare il capo dopo lunghi secoli di miseria valendosi di uno di quei meravigliosi istinti delle razze vitali, che li aveva spinti in America fin dalla ·èostitu1'ione del Regno, a rinnovare il mito sabeJ.lico del « ver sa- .crum ». Abitavano una terra à:spra e dura: montagne cretacee solcate. da torrenti impetuosi che rodono i fianchi delle pendici incombenti, una terra fornita poco di alberi . verdi, più spesso arida e pietrosa con alcuni campicelli in pendio che « si vestono appena dei fiori giallastri della ginestra e nutrono scarsamente il granetto dalle spighe avare, ·una terra eh.etroppe volte chiede più che non renda, e concede sovente solo quello che ·vuole •· Un paese povero, e ciò vuol dire che poco frutta e dà' appena il sostentamento, ,che non potè mai chiudere il bilancio con un forte awnzo; dissanguato com'éra da una eccess·iva contribuenza di stato, che a Ca.- milio Porzio faceva scrivere tra· i,! 1577 e i1 1579 qualmente il «Regno» di cui esso era :parte non fosse inferiore nè a quelli çl.i ·Francia e di Spagna, perchè « è più abbondente e più armato a più ri:cc~di lo:o, _e_de\- 1a sua ricchezza ne fa cert1ss1mo gmd1z10 11 gran danaro che ne ca,va il Re •, un paese che vivacchiava del solo reddito' della terra e che era saccheggiato ininterrottamente da bande di briganti e da compagnie di ventura ... Per secoli interi la Basilicata - come -del resto tutto il mezzogiorno - ha vissuto con due classi in lotta tra di loro: l'aristo- ·crazia terriera molto.meno dov,iziosadella fama, e il proletariato agricolo reso più torpidi, e il pr?let~riato agrilolo reso più torpi- .do dalla m1sena, senza una terza classe che, ricc_acli capitale circolante, lo <lesse a buon mercato, al 3 o anche al 2 per cento (interessi questi non mai visti nell'Italia meridionale fino agli anni immediatamente precedenti alla guerra libica) all'una o all'altro perchè tentassero nuove vie e corressero la eorsa alla ricchezza. La terza classe, la borghesia venuta su non attraverso i fondachi e 1~manifatture come nell'Ita.lia setten- ·trionale ma cal foro e col fitto, si ,afferma so1tanto' sul tramonto deJ. settecento e ·all'a1- ·ba dd secolo XIX, quando--tenta.di liquid~- re l'economia rurale e creare al suo posto la proprietà libera, grande o piccola che sia, in mano di contadini lavc,ratori .. Feudi e demani furono così quotizzati dopo il 3 agosto - 1806 in maniera impressionante, ma il sogno di creare una dasse numerosa di proprietari coltivatori fallì perehè i coloni, senza soldi e senza scorte, vendettero subito la terra che non potevano più tenere vantaggiosamente, e il feudo risorse nel campo economico, se non nel legislativo, più ~spro di prima, con l'aggravante che il denaro liq,ùdo che. avrebbe ·potuto fornire i mezzi per tentare le migliorìe agrarie fu investito nell'acqu.isto di nuovi campi, ne!La speranza cli realizzare grossi guadagni, perchè correva allom - èome oggi - la leggènda della straordinaria feracità della· terra. L'illusione di poter convertire in moneta sonante i pregi del clima -che tutti magnificavano coh ignoran~ pari al.La tenacia, e l'aumento della popolazione imposero di avanzare col semi- ,nato fino in cima alle montagne, rovinando, l'economia sociale con La distruzione freneticamente barbara dei boschi, perchè in un paese cotto dal sole, e ciò non 'ostante ·qmdotto nella massima parte a vivere di pastorizia e di agricoltura il baluardo più vicino e sicuro di proteiioné naturale, che col raffreddamento degli strati atinosferi-ci ma.ntiene l'umidità e tira le piòggie è appunto il bosco. Ma 1.anatura si vendicò di questo vandalismo forsennato, e i monti lasciaron/ scorrere le acque che si precipitarono impetuose nelle ·WJ.!late,straripando a.I piano e inaspremlo la malaria; l'aridità e la siccità del clima aumentarono automaticamente ; :.i disordine metereologico crebbe del pari, e signori e· contadini - chiuse anche. le vie comme'rciali dell'estero da.!la politica protezionistica sempre più grave - si trovaT9no di fronte ad una 'realtà spaventosa. . * * * I proprietari della terra - La cui opera è superiore alla loro fama - non poterono tentare le migliorie agrarie che avrebbero salvato il wiese perchè avevano impegnati i loro risparmi nell'acquisto delle piccole quote feudali, e perchè soggia<:evanoad una fiscalità eccessiva che si inaspriva sempre più per le maggiori esigenze della politica del nuovo stato; i contadini - tutti braccianti .....:i_ngaggiati a pochi· soldi al giorno qua.ndo c'èra lavoro, non potevano che mori_re lentamente di inedia, consumando ogni giorno cicoria selvatica bollita senza sa,le e pane duro, s:icchè furono costretti d;lla fame a vendere i pochi mobili sgangherati e à prendere denaro a presti'to per lasciare i loro paes-i sacri alla malaria e alla miseria : chi senti va in sè forza di lavoro e necessità di miglioramento doveva anda:re lontano a raggiungere la mèta, e se non sapeva vincere gli .affetti e la nostalgia .della terra infelice, vi rimaneva per praticate migliaia di buchi nella: creta e affidar loro la semenza, e finiva nell'ombrà, col vano ricordo delle speranze sfiorite. Sorgeva in questo modo, in Basilicata come in tutto il mezzogiorno, la lotta tra la vecchia classe dominante e la nuova che si affermava con rapidità, lotta economica essenzialmente, percl;è i contadini ritornati in patria fecern spérimentare subito la verità della legge del- . la domanda e dell'offerta, e ai proprietf\ri imposero subito v,ittoriosamente il dilemma : o pagare cli più le braccia disponibili che era- * * * La guerra mondiale ha interrotto questo lavoro di elevazione, fino a quando non so, e ha impedito che la cosidetta questione meridionale - cui scrittori e legislatori avevano invano tentato il rimedio - si avviasse ad essere risolta con: lò spezzamento di quel circolo vizioso che incombeva insolubile fino a che, « partendo dalla miseria, si fosse approdati nuova.mente alla povertà ·senza mai uscirne fuori col risparmio e la produzione di ricchezza nuova». Limitatasi automaticamente l'emigrazione con la chiamata alle armi dei contingenti più validi, richiamati in. Italia i connazionali residenti all'estero per partecipare alle operazioni di guerra, in Basilicata si sono avuti durante la guerra molti campi e poche braccia perchè vecch'i, donne e bambini (ai quali solo dopo molto tempo s; aggiungevano temporaneam~te i giovani esonera.ti) non potevano, anche buttando nei sokhi tutto il loro sangue, mantenere Ìa produzione nei limiti degli anni precedenti il 1914. D'altra parte, la necessità del momento costringevano a distruggere ancora i pochi boschi esistenti, sicchè il fa~tore clima che è tanta parte dell'inferiorità naturale del mezzogio.rnorispetto, per esempio, a.Havalle Padana, si presentò ancora più grave che nel passato. E non valse imporre la <0ltivazione obbligatoria del grano nelle terne cosidette incolte per non far ripensare alla condizione tristissima in cui si sarebbero trovati g1i smobilitati quando fossero ritorn,i·i a casa e avessero trovato un terzo alm_:,o delle an- •tiche aziende sèomparse per h partrnza dell'imprenditore che faceva liquidare l'impresa per l'impossibilità di essere continuata. E se durante la guerra i lavori difensivi sull'Isonzo du,rati specialm~nte lungo il r9r6 ed il 1917 avevano lenito la disoccupazione perchè il Comando supremo aveva nd-.iamato 'nell'Italia settentrionale una gran parte dei braccianti 'meridionali disponibili, dopo l'armistizio la Basilicata s'è trovata· ad albergare troppa gente : i disoccupati durante ia guerra (e non erano pochi), i contadini che prima vivevano in patria e dei quali non tutti ritrov:arono occupazione (molti piccoli proprietari furono obbliga.ti a vep.dere la terra perchè il •sussidio alla famiglia era insufficiente alla vita sempre più cara), quelli cheerano ritornati dall'America e che l'Immigration bill del 1917 escludeva in misura rilevante. Il problema. del bracciante agricolo che era gravissimo fin verso il r88o si ripresentava ancora maggiore, con l'aggravante che il migliorato tenore di vita s,pecialmente durante il servizio militare rendeva troppo duro, per: non dire impossibile, il_ritorno alla cicoria senza sale e al pane raffermo che in tutti i paesi del Potentino i più vecchi "ricordano nella loro tragica realtà. Allora come oggi il hracciante vive all:i giornata, e, se invèce che su pochi soldi può contare su poche li~e come ricompensa d'un la- ' voro senza fine (le otto ore vigono solamente nei pressi di Lavello per l'opera svolta dalla locale camera del lavoro, 'l'unica che in Basilicata veramente abbia imposto delle migliorie che la migliore natura del suolo rende possibili), il iì;iglioramento è solo illusorio perchè - facciamo l'esempio piiù còmnne - il pane gli costa ora 1,75 invece che sei soldi e la pasta 2,50 im,ece che 25 o 30 centesim) (i cosidetti « maccheroni neri » di fari.na d, scarto che si davano dutante la mietitura e la vendemmia ai la,,oratori). Il guada_gnò è aleatorio, per le peggiorate condizioni economiche che obbliga al lavoro anche il proprietario che prima della guerra si limitava a sorvegliare l'opera dei giornalieri; - la spesa è sempre certa e alta quasi allo stesso modo. Ogni giorno il bracciante è costretto a comprare tutto ciò che gli occorre pel sostentamento, e non ha µiodo di occupa.re i ritagli della giornata la-vorativa, nè di avere le piccole industrie che sono una risorsa tutt'altro che di..s.1>rezzabiple r il colono che vive sul fondo; ogni giorno la sua condizione i: delle più penose come quella di uno che <:erca lavoro e sa di potere essere matematicamente certo di averlo soltanto nel periodo d~lla ~min3: e d~l raccolto. La disoccupaz10ne s1 verifica m proporzioni allarmanti superiori assai a quelle che appaiono nel Bo!~ lettino dell'Ufficio del lavoro, ed è lenita perriò in modo troppo scarso. La speranza di impiegare utilmente la mano d'opera disponibile in lavori di migliorie agrare è. vana. Chi lo tentasse oggi darebbe prova d1 scarso senso economico: la ter:ra n?u è ricca come si crede, e il piccolo pn:~1;0 c~e abbia oggi 50.000 lire di d~b1ti e destinato a fallire perchè col reddito d1 essa paga appena l'interesse del suo dare ed_è perciò obbligato a chiudere la cucina. ~ m1ghone agrarie saranno possibili solamente quando il danaro sarà sceso tanto - al 3 al 2 o, meglio ancor1:, :i-ll'r e_me77..oper cent; - da. p~rm.ettere d1 m-vestire forti capitali nel miglioramento deHe condizioni dell'am- ?1ente senza avere lo spettro della miserià 111':ombent.e. La col_t!vazioneche si fa oggi detle, terre d1spomb1h non è destinata ad ass~bire una _quantità maggiore di gente perc._e__qua~do 11gr~no muore di sete sulle pend1c1dell Appenmno è pazzesco credere di poterne aumentare la produzione estendendo ancora 1~ s~•pe:ficie coltivabile. L'unica. sper~nza d1 nughorare le condizioni del bracciante _rurale basilicatese - cosa necessaria· pe~ ev1tan: che_si _det:rminino da un giorno ali altro. s'.tuaz10n_1m1ill;cciose da cui traggano ongme fatti grav1 come le rivolte di Cerignola e di Verbicaro di infausta memoria - è data <;la]compimento di tutte le opere pubbliche c~e sono state promesse mo.1t~ '.'olte ,ancora recentemente dall'On. Giolitti quando tornò al potere. V'è tanta gente che ha fame, e che non può obbligare lo stomaco allo sc_iopero. La sua 'condizione può essere allev1at'.1 ~emporaneamente quando buona parte dei disoccupati attuali fosse richiamata ad opere di interesse pubblico che la legge del 1904, voluta dall'on. Zanardelli e_cl '.1-f>prova•tsaotto il governo dell' on. Gio1:ith ,ha promesso alla provincia idi )Potenza : le fognature che mancano in nove decimi dei paesi, le vie di accesso alle s'tazioni che servono _ad un quarto degli abitanti, le poche ferrovie a•scartamento ridotto che pare non s1 debbano finire mai, e suJ cui completamento si esercita spesso l'ironia di tutti anche d:gli ingegneri che debbono studiarle ; me ne ntorna alla mente uno, dimorante attualmente ad A., il quale affenna che il tronco affidato alla sua direzione verrà ultimato tr~ molti anni, nove o dieci che siano per otto chilometri di percorso, proprio .in t~mpo per per1:1et!ergli di andare in pens10ne senza commc1are alcun altro progetto! * * * . Le grandi opere pubbliche! E' doloroso n<;or~ere a questa frase, sapendo che esse m'.ghoreranno di ·poco le condizioni economiche det paese, che attende dal rifacimento della sua. terra - sistemazione. dei bacini montani, bon-ifiche,- la sua salvezza. Ma questo ora non è possibile, perchè il danaro è troppo caro, e i campi così sistemati sarebbero gravati troppo dalla spesa resa necess:ir:a dalla loro sistemazione. Oggi come oggi s1 possono attenuare le conse211enzedella disoccupazione, e se si trova;o 200 rrùlio1:i per salvare çlalla rovina un'industria ant1-econoinica -comei cantieri navali se ne p~ò anche trovare qualche decina. ~ ·migho~e. le c?ndizioni igieniche dei paesi della provmc1a d1 Potenza ed evitare la fame a pa.ecchie decine di migliaia. di persone e non far ripensare al sarcasmo.atroce di T~mmas~ ~oro, che i governi so,no in mano a pochi mteressati, « et machinationEs eoruni leges fiunt »... GIUSEPPESTOLFI. 6rop4pmoidcella"Rivoluzione L berale ,, - Torino Ottiniamente è riuscita là prima riunione d_egliamici. torin~si. Lunedì r5 maggio contmua la, d1s-cuss.1onedel Manifesto in via Carlo Alberto, 44, presso l'Associazione dei Combattenti. Tutti i nostri lettori vi sono invitati. Nel r,rossimo numero: B. GIULIANO L. EMERY: 'Polemica. nazionalista. Prossimamente: Un num,ero dedicato. a] fascisrri.ocon articoli di M., LAMEERTIA, . MoNTr, L. EMERY ed altri.

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